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Transcript:

UN PIANO DI LOTTA PER UNA VITICOLTURA SOSTENIBILE (ALCUNE CONSIDERAZIONI) Un buon piano di lotta alle avversità della vite non può prescindere dalla ricerca degli equilibri naturali nel vigneto. Essi vengono raggiunti quando è richiesto un numero minimo di interventi colturali (pochi, precisi e tempestivi). FOTO 1-2 Vigna Pietra Orlando (MERUS ROSSO SUPERIORE) Vigne di Malies L equilibrio del vigneto si valuta attraverso l equilibrio vegeto produttivo della singola pianta e delle piante nel complesso dell intero vigneto. Le piante in equilibrio, oltre a dare una migliore qualità con maggiore costanza negli anni, riducono anche i costi di gestione e la dipendenza dalla chimica. In generale la gestione di piante vigorose è troppo impegnativa e dispendiosa portando a ritardare e a peggiorare la maturazione.

Fondamentali sono quindi, in relazione alle caratteristiche pedoclimatiche del terreno, le scelte quali: Varietà e/o cloni e portainnesto; Sesto di impianto e forma di allevamento; Gestione del terreno; Gestione della pianta e della chioma. (ARSIA Manuale viticoltura Biologica) Nel definire il piano di interventi per la difesa della vite, nella nostra zona viticola, occorre impostare la lotta sul patogeno guida: la peronospora. Si tratta sicuramente della maggiore avversità della vite, anche se non si può trascurare la lotta all oidio, alla botrite e/o i marciumi in genere (soprattutto sulle varietà suscettibili) e alle tignole. SCELTA DEI PRINCIPI ATTIVI La moderna evoluzione degli antiperonosporici Anche se già dagli anni Sessanta era disponibile la dodina, primo fungicida penetrante, ad ampio spettro comprese le peronospore, questo prodotto non ha mai trovato un reale impiego sulla vite.

La svolta si ebbe in Italia nel 1980, allorché fu introdotto il cimoxanil, ad azione specifica, dotato di capacità di penetrare e muoversi nei tessuti, e soprattutto nel 1982 con l immissione sul mercato di fosetil-al e metalaxil, due prodotti storici per la difesa antiperonosporica della vite. Essi furono, infatti, i primi prodotti sistemici, ma soprattutto consentirono, grazie alla maggiore persistenza, la possibilità di allungare notevolmente le cadenze di intervento, che furono portate anche a 14 giorni. Nella stessa linea si collocarono negli anni seguenti benalaxil e oxadixil, analoghi al metalaxil. La novità arrivò in Italia nel 1995 con il dimetomorf, primo esponente di un nuova generazione di antiperonosporici, sempre a lunga persistenza, collegata nella maggior parte dei casi a una parziale penetrazione e traslocazione, in altri a una tenace permanenza alla superficie dei tessuti. In totale, a partire dalla fine degli anni Novanta sono state introdotte 13 nuove molecole: nell ordine azoxistrobin (analogo delle strobilurine e primo rappresentante della nuova categoria dei cosiddetti QoI), famoxadone, iprovalicarb, fenamidone, piraclostrobin, ciazofamid, zoxamide, bentiavalicarb, fluopicolide, mandipropamid, valifenalate, amisulbrom, ametoctradin. Da ricordare, inoltre, lo sviluppo di metalaxil-m e benalaxil-m, che costituiscono una versione aggiornata (sotto forma dell isomero attivo puro) rispettivamente dei noti metalaxil e benalaxil. In pratica, nel corso degli anni si è venuta a creare una disponibilità di sostanze attive molto ampia, che, attraverso combinazioni con diversi partner, ha generato una ancora più ampia gamma di formulati. Ciò ha, nell insieme, fortemente aumentato le possibilità di contenimento della peronospora della vite, ma ha anche portato a un quadro tecnico-commerciale molto complesso, che può causare incertezze sul piano pratico, considerando le peculiarità tecniche diversificate delle sostanze attive. Il problema delle resistenze Ulteriori motivi di difficoltà decisionali potrebbero derivare dal problema della resistenza, che coinvolge la maggior parte degli antiperonosporici moderni, a causa del modo d azione specifico. Ciò richiede una costante attenzione nell uso delle sostanze attive, allo scopo di limitare e gestire il fenomeno, che peraltro si è già manifestato a livello pratico una decina di anni fa in diverse aree dell Italia settentrionale a carico dei prodotti cosiddetti QoI, portando all esclusione dell azoxistrobin dall impiego su peronospora della vite. In tale situazione, al di là delle fisiologiche esigenze della concorrenza commerciale, è opportuno che le scelte operative tengano in considerazione entrambi gli aspetti sopra ricordati. In tabella 1 è riportato in sintesi il quadro dei 19 antiperonosporici moderni oggi disponibili nel nostro Paese, suddivisi in base ai meccanismi d azione e al rischio di

resistenza valutato dal Frac (gruppo di lavoro istituito dall industria agrofarmaceutica per seguire e gestire il problema della resistenza dei patogeni ai fungicidi). È fondamentale considerare come alcuni prodotti, anche appartenenti a gruppi chimici differenti, avendo lo stesso modo d azione (ad esempio CAA, QoI, QiI), presentano un rischio incrociato, e ciò va attentamente valutato nella definizione dei programmi d intervento. Oggi, tra l altro, questo aspetto è anche inserito sia nelle etichette dei formulati, sia nei disciplinari di produzione integrata, che impongono limiti al numero annuale di trattamenti. (informatore agrario 11/2013) Classificazione dei prodotti in base all attività Per quanto riguarda gli altri aspetti dell attività antiperonosporica, in tabella 2 sono sintetizzate le caratteristiche fondamentali delle numerose molecole oggi autorizzate sulla vite in Italia. Pur con un inevitabile semplificazione, le diverse sostanze attive possono essere riferite ad alcune categorie fondamentali, basate sul loro comportamento sulla e nella pianta. In estrema sintesi si può osservare che, mentre i primi antiperonosporici dell era moderna (introdotti all inizio degli anni Ottanta) si caratterizzavano per le spiccate capacità di penetrazione e traslocazione nella pianta, la maggior parte di quelli

introdotti dalla seconda metà degli anni Novanta, pur in grado di penetrare, sono accomunati dalla capacità di permanere parzialmente alla superficie degli organi, grazie alla loro affinità con le cere cuticolari. In alcuni di essi tale caratteristica diventa esclusiva a scapito della penetrazione, assimilandoli ai prodotti di copertura. Questa peculiarità, se da un lato penalizza l azione curativa, può essere un vantaggio in termini di protezione preventiva superficiale degli organi, con particolare riferimento ai grappoli. Per contro, i prodotti con più spiccate attitudini alla penetrazione e traslocazione (sistemici), oltre alla maggiore azione curativa, possono vantare una migliore capacità di proteggere gli organi in attivo accrescimento, in particolare le foglie. È opportuno tenere presente che, essendo la maggior parte delle molecole moderne formulate in varie miscele binarie o ternarie con prodotti tradizionali o recenti, la caratterizzazione tecnica dei relativi formulati dipende anche dal tipo di combinazione. Valutazione del rischio (informatore agrario 11/2013) Riguardo alla valutazione del rischio di infezioni primarie, a parte le eventuali indicazioni fornite dai servizi di consulenza, può essere utilizzata la «regola dei tre dieci» in maniera flessibile riguardo al fattore pioggia, tenendo presente che un andamento climatico piovoso nelle fasi precedenti la ripresa vegetativa incrementa la prontezza di risposta delle oospore e quindi la probabilità di attacchi primari importanti. La valutazione del rischio dovrebbe essere fatta in via preventiva, anche utilizzando le previsioni meteorologiche, in modo da consentire, in caso di rischio

elevato, l effettuazione di trattamenti preventivi, a prescindere dal tipo di prodotto prescelto. Scelta delle sostanze attive Nella scelta e nell uso delle sostanze attive moderne, allo scopo di ottenere la massima efficacia attuale e futura, è fondamentale attenersi alle seguenti indicazioni: rispettare le strategie per limitare il rischio di resistenza, con particolare riguardo all alternanza dei prodotti con diverso meccanismo d azione; privilegiare le applicazioni preventive e non utilizzare intenzionalmente i prodotti penetranti in modo curativo; nei diffusi programmi su base cadenzata di 10-12 giorni, in caso di previsione di una perturbazione all avvicinarsi della scadenza dell intervallo previsto, è consigliabile anticipare il trattamento, specialmente nelle situazioni di maggiore rischio; i formulati caratterizzati su sostanze attive a elevata penetrazione e mobilità (sistemici) offrono i migliori risultati nella protezione degli organi in attivo accrescimento, specialmente foglie, e in condizioni favorevoli all assorbimento da parte della pianta; i prodotti con maggiore capacità di permanere sulla superficie degli organi trattati, anche in relazione alla loro resistenza al dilavamento, appaiono in grado di proteggere meglio i grappoli. (Agostino Brunelli Dipartimento di Scienze Agrarie Uni. Bologna) PIANO DI LOTTA ANTIPERONOSPORICA ADOTTATO DA VIGNE DI MALIES Il piano di lotta adottato da Vigne di Malies negli anni 2013 e 2014 ha tenuto in debito conto le considerazioni sopra riportate. Il piano di lotta si è basato sulla opportunità di utilizzare prodotti con principi attivi a base di Fosetil Al, prodotto sistemico, sia acropeto che basipeto con rischi nulli di resistenza, utilizzato in combinazione e/o in modo alternativo ad altri principi attivi (dimetomorf, mandipropamide, ametoctradina, ditiocarbammati e rame).

Nel corso del 2013 e del 2014 sono stati utilizzati anche concimi fogliari a base di fosfito di magnesio. I risultati ottenuti sono stati buoni se non ottimi con un numero di trattamenti ridotto del 30-40%. I sali dell acido fosforoso esplicano nei confronti di alcuni organismi patogeni, fra cui Plasmopara viticola (Dongiovanni et al., 2008), un azione inibente dovuta a due differenti meccanismi d azione. Un attività fungitossica diretta prodotta dallo ione fosfito che inibisce la crescita del micelio, riducendo la sporulazione e modificando la struttura del micelio tramite l alterazione del contenuto di acidi grassi liberi e degli amminoacidi delle cellule di parete, alla quale si somma un azione indiretta, che stimola la produzione di fitoalessine (terpeni, fenoli aromatici, ecc.), molecole di autodifesa che la pianta ospite produce in presenza di lesioni di varia natura (Kelderer e Morten, 1996) (con meccanismi di azione analoghi a quelli del Fosetil Al). Il fosfito, distribuito come sale di potassio, sodio o, più raramente, altri microelementi, (Vigne di Malies ha utilizzato fosfiti di magnesio) risulta completamente solubile in acqua e, assorbito dalle radici o per via fogliare, viene traslocato nel vegetale in direzione sia basipeta sia centripeta. Per quanto utilizzabile legalmente come concime fogliare, è ben noto da tempo l effetto secondario nel contenere la peronospora della vite. Le prime esperienze nell utilizzo dei sali dell acido fosforoso contro P. viticola furono condotte in Australia nei primi anni 80 del secolo scorso (Fenn e Coffey, 1984), mentre in Italia l introduzione degli stessi è piuttosto recente, con diverse sperimentazioni svolte a cavallo fra i due millenni (Morando et al., 1999; Lembo et al., 2002) e buoni risultati, specie nella protezione fogliare (Borgo et al., 2006). In annate particolarmente difficili come il 2013 il 2014, la difesa antiperonosporica effettuata preventivamente risulta irta di difficoltà spesso con scarsi risultati. La copiosità delle precipitazioni associata al rapido accrescimento dell apparato fogliare e dei grappoli riduce la persistenza d azione dei fungicidi utilizzati. Il verificarsi quindi di infezioni gravi (precipitazioni molto abbondanti o particolarmente durature che cadono al termine del periodo di efficacia di una sostanza attiva di copertura) rende assolutamente necessaria l attuazione di una difesa curativa per definizione ad alto rischio. Il concime fogliare contenente fosfito, utilizzato, ha garantito un elevato grado di efficacia come antiperonosporico curativo, molto efficace se si considera l alta pressione infettiva. Per la loro azione traslaminare, la loro elevata capacità di essere assorbiti e la loro conseguente efficace attività inibitoria sono considerati degli ottimi fungicidi. Presentano bassa tossicità e basso costo. Fondamentalmente I fosfiti sono utilizzati in agricoltura come concimi fogliari per via del loro contenuto in fosforo e potassio e/o magnesio.

I concimi contenenti fosfiti rappresentano, anche a motivo della loro buona attività sistemica, un interessante alternativa per il trattamento di chiusura. Occorre sottolineare che la vegetazione risulta sempre ben protetta dai fosfiti; tuttavia il tallone di Achille dei trattamenti curativi con fosfiti o prodotti a base di fosetil Al, eseguiti a partire dalla fase di mignolatura è rappresentato da una netta riduzione dell efficacia nella protezione del grappolo. Mentre gli stomi presenti sull acino in via di sviluppo si chiudono e non possono più essere infettati dalla Plasmopara Viticola, il rachide rimane ancora sensibile all attacco. Non appena l acino raggiunge un diametro di circa 2 mm, i suoi stomi atrofizzano e quindi l acino può essere infettato solo per via indiretta attraverso il peduncolo. In questo caso la colonizzazione degli acini è possibile fino all invaiatura e si manifesta con una sintomatologia conosciuta come marciume bruno o peronospora larvata poiché non porta allo sviluppo di muffa. A partire dallo stadio sopra richiamato, dunque, è fondamentale, sopratutto in annate particolarmente difficili, mantenere una protezione preventiva, con prodotti come dimetomorf, o mandipropamide, o ametoctradin, molto persistenti grazie alla affinità alle cere cuticolari.