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Transcript:

Si veve procurât un Partigian Une butìglie di sgnape soprafìne, par vèndile ai Russ in ritirade: come c al vès in man une cantine! La sgnape, no si discòr, a è di màrcie, sigilade, cul sò tapòn e cere spagne; figuraisi i Russ a viòdi che bondanze, figuraisi la gòle di vê la sgagne! Olmàde che redenzie, i Russ, batûz e stracs, avilîz, plens di pedois e plens di seit, ti tàchin a contratâ aì ta strade cu la monede in man, menant il deit. Al passe un uffiziâl chi son mì! cun t une muse di paròn che, càndadio: Alt, alt, a me dar sgnapa camaràt; quante lire dar, comprare io! Carosc!, rispuint Francesco, il partigiàn, Mil lires, galiot e po tu l âs!. al tire la monède e vie di corse, augurant al Russ ca sa bêvi in pâs Antologia Paluzzana - 51

No pàssin dîs minûz, fòlc ti trai! che il Russ, cul mitra in man e inrabiât, ti còr di ca e di là a ciri Checo. Ma parcè cun chei voi da inspiritât? Po sfidi iò, vendete a è vendete; la butiglie di sgnape soprafine no è nuemancul che, indovinait? Mieze aghe e il rest la so urine! Paluzze o il doi o il trei di mài dal 1945 52 - Antologia Paluzzana

1947. Garibaldi, questa volta con viso serio e compreso, posa con la moglie Maddalena e i figli (da sinistra) Maria, Gaudenzio, Rosetta (la più piccola) e Wanda. Antologia Paluzzana - 53

VIN DI VOTÂ A lla vigilia delle elezioni politiche del 18 aprile 1948 Garibaldi, da buon cittadino, dà il suo contributo per esortare gli elettori ad un voto che avrà grande importanza per l Italia. Si tratta di scegliere fra la libertà o il ricadere sotto una dittatura più oppressiva di quella di cui ci siamo liberati nel 1943. La campagna elettorale è particolarmente accesa ed anche a Paluzza l Albergo alla Posta, la Casa Balilla e le altre case vicine hanno le pareti esterne interamente tappezzate (fino al tetto!) di manifesti multicolori e con i simboli elettorali più strani. In Vin di votâ il poeta, con il verso scherzoso che gli è congeniale, rievoca questa fantasmagorica esibizione di liste e di simboli fra cui l elettore può scegliere (e non è facile!) per un buon voto. Garibaldi, dal canto suo, sa con chiarezza chi scegliere e invita il copari immaginario, a cui si rivolge, non solo ad andare a votare ma anche a non fare sciocchezze: a votâ, sì, ma BEN!. 54 - Antologia Paluzzana

Dì po copari, doman a si vôte. Cui vino di sielzi? O fasino di pòte? Ce ûl dî mo, copari? Che il mont a l è mat: di lassâ che si rangin! Ben pierdistu il làt? Vin la trombète, la falz, il martiel, vin la fumete e vin il turgiel, la stele d Italie cun t une corone, la mape dal mont che dut a ti done Il libri, la pale, il rali, la sape, (controle la liste!) a dut si adàte Vin las tenaes, la lime, l inquìn, trei giambes (trinacrie) su, alc mo votìn: Antologia Paluzzana - 55

Vin foes di vespul, di èdere verde, vin mo ce sielzi (nulla si perde!). Vin ce vôtâ; vin il soreli, vin po la lune, atent cul zerneli. Ma il segno plui biel (dal vêr strussiadôr) si ciate ta schede: la Crous dal Signôr! Cussì mo copàri, votâ a si scuen; nò fâ macacades: votâ sì, ma BEN! 17 avril 1948 56 - Antologia Paluzzana

Il guerriero Garibaldi, soldato nel 260º Reggimento Fanteria durante la prima guerra mondiale. Antologia Paluzzana - 57

TI SALUDI REDIPUGLIE (da ciantâ su l arie di Ave, Vergine, us saludi! ) I l poeta Garibaldi è stato valoroso combattente nella prima guerra mondiale tanto da meritarsi una Croce al Valore Militare. E naturale, pertanto, che di fronte al grandioso mausoleo di Redipuglia, ove sono sepolti decine di migliaia di Caduti in combattimento sulle pietraie del Carso, dal suo cuore sgorghi spontaneo il saluto al fogolâr dal nostri amôr!. Si commuove, il poeta, davanti a tanta gioventù che si è sacrificata per la Patria e promette che la fiamma benedetta del ricordo dei Caduti non verrà mai spenta dall Italia. La composizione risale al settembre 1949 e si presta ad essere cantata sull aria della bella preghiera friulana: Ave o Vergine, us saludi!, come ha fatto il Coro di Paluzza, diretto dal m.o Mario Lazzara, il 18 di detto mese in occasione alla visita - pellegrinaggio al suggestivo Ossario. 58 - Antologia Paluzzana

Ti saludi, Redipuglie, Santuàri tricolôr; ti saludi o Redipuglie, fogolâr dal nosti amôr! Oh crosutes benedetes, oh crosutes di carmin, sino degns dal sacrifizi? sino degns dal vostri fin? Chi, sul Carso, veis ufride la plui biele zoventût; pa la Patrie, simpri grande, veis sufiert e combatût. Ah! Che flame benedete, come dal soreli il rài distudade da l Italie, oh ciârs muarz, no sarà MAI! Redipuglia, 18 settembre 1949 Garibaldi Delli Zotti Antologia Paluzzana - 59

CARNEVÂL 1950 AL SANATORI DI PALUZZE N el 1945, appena terminata la guerra, tornavano i reduci di guerra dai campi di concentramento nazisti in cui soldati e partigiani, catturati nei rastrellamenti, avevano trascorso mesi e mesi senza cibo e in mezzo a torture di ogni sorta. Quelli, tra i più fortunati, che riuscivano a ritornare in Patria, arrivavano minati nella salute, la più parte colpiti dalla tubercolosi (TBC), allora molte volte letale. Questa malattia, causata dal bacillo di Coch, poiché non esistevano medicine capaci di annientare il bacillo, si curava con l iperalimentazione e il soggiorno in località montane. La Provincia di Udine, per curare adeguatamente questi poveri giovani, utilizzò la caserma della Guardia alla Frontiera (GAF) di Paluzza, non utilizzata, per trasformarla in un Sanatorio provvisto di adatte strutture diagnostiche e dotato di uno staf medico di primordine (Chi non ricorda il Prof. Marin e il dottor Cella?). Il Sanatorio, allestito nel 1947, in sette anni accolse centinaia di giovani, molti dei quali riuscirono a guarire, mentre altri dovettero soccombere alla terribile malattia. Naturalmente, tra gli ospiti e la popolazione si stabilì un cordiale rapporto e non era raro il caso di festini, organizzati nella struttura a rendere più sereno agli ammalati il passare delle ore. Garibaldi, nella seguente composizione, canta uno di questi allegri incontri e con il suo verso scherzoso, coinvolgendo pazienti, cameriere e medici, cerca di spargere a manate su tutti allegria e speranza nel domani. 60 - Antologia Paluzzana