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2 Alcuni cenni storici L attuale cappella, attigua alla chiesa parrocchiale, fu costruita sul terreno occupato, in parte, dalla precedente dedicata al SS. Sacramento e risalente al 1583. Nel 1600 la famiglia De Ponte aveva a Scarnafigi un ruolo politico, sociale ed economico di rilievo. Aveva beni feudali non solo a Scarnafigi ma anche a Lombriasco, Casalgrasso, Albaretto, Corveglia, Montanera, Castellero e Villareggia. Inoltre, tramite diversi matrimoni i De Ponte, si erano imparentati con le famiglie più distinte del Piemonte ed alcuni di loro erano saliti a posizioni importanti alla corte Sabauda. E vi primeggiarono non solo uomini, ma anche donne. Il 15 aprile 1608 Carlo Emanuele I conferisce il titolo di Conte ad Antonio De Ponte. Si colgono espressioni di grande elogio e stima per il suo operato come ambasciatore a Roma e per altri servizi "secreti e importantissimi" svolti da lui e da altri suoi congiunti e antenati". La lunga permanenza di Antonio De Ponte alla corte di Carlo Emanuele I e II e di M.R. Cristina, e proprio nell'epoca in cui, non solo per motivi religiosi, ma anche politici, la devozione alla Sacra Sindone si andava accentuando a Corte ed anche fuori, potrebbe essere uno dei motivi determinanti del progetto di costruire a Scarnafigi la cappella del Santo Sudario. Caduto in grave infermità mentre si trovava a Torino, il 14 luglio 1637, Testi tratti da uno studio di D. Ettore Dao, parroco di Scarnafigi (+ 2001) e della studiosa d arte Piera Condulmer (+1992). Elaborazione di D. Giovanni Gullino Fotografie dell archivio parrocchiale. Restauro integrale della cappella nel 2008 promosso dal Comune e dalla Parrocchia con il contributo della Comunità Europea, Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Ministero dell Economia e delle Finanze, Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo e Compagnia San Paolo. Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per il Piemonte: arch. Elena Frugoni Soprintendenza Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico per il Piemonte: dott. Bruno Ciliento Progettista arch. Mario Brunetti Responsabile unico dell intervento: arch. Graziella Ravera Ditta appaltatrice: Pavin (Torino) Restauro degli affreschi e tela: Doneux & soci (Torino) Impianto elettrico: Studio tecnico Aragno - Omento (Savigliano) Ditta Luigi Pisano (Barge) Studio Illuminazione nuova luce s.r.l. (Roreto di Cherasco) Altri lavori : Ditta Giuseppe Monge (Scarnafigi) Ditta Fratelli Sacco (Scarnafigi) Falegnameria Chiavazza (Scarnafigi) Impianto di deumidificazione e monitoraggio: Ditta Mercury Elettronica (Costigliole Saluzzo) 19

tengono in mano delle rose e stanno - con una mano - per porre sul capo della Madonna la corona regale, mentre, con l'altra, sorreggono e stendono la corona del Rosario. Dal canto loro, sia la Madonna che il Bambino Gesù, consegnano, pure, essi la corona del Rosario a S. Domenico e S. Caterina da Siena che si trovano, così in primo piano, davanti al trono. Lungo i pilastri che stanno a lato dello scenario e sul frontale soprastante, sono disposti a mo' di quadri, o di medaglioni, racchiusi, in belle cornici, i quindici misteri del Rosario: i cinque gaudiosi sono collocati sul lato sinistro, i cinque dolorosi, in alto, i cinque gloriosi sul lato destro. E' facile, tuttavia, ravvisare che alcuni di questi soggetti, qui trattati, quasi in bozzetto o in miniatura, vengono poi ripresi, tali e quali, nella cappella del Santo Sudario: ad es. La natività, la presentazione di Gesù al Tempio, Gesù smarrito nel Tempio, l'agonia di Gesù nell'orto, la flagellazione e l'incoronazione di spine, la salita al Calvario, la risurrezione di Cristo; bellissima pure l'assunzione e l'incoronazione della B.V. Maria. Oggi la cappella è sede del battistero, opera pregevole di pietra marmorea, in stila gotico, attribuita ai fratelli Zabreri di Pagliero; è in forma ottagonale. Fu costruito su commissione di Giovanni Gautier, il cui nome stampato alla base del battistero, compare in documenti dell'epoca. Oltre alle iniziali del «Pater, Ave, Credo», è ben leggibile la data: MCCCCLV. fece testamento, in cui fra l'altro si esprime a favore della cappella del Santo Sudario di Scarnafigi. La cappella venne portata a compimento dai suoi figli Gianfrancesco e Alessandro tra il 1637 e il 1643. La cura della cappella era affidata ad un cappellano. La cappella nel 1788 divenne di patronato dei marchesi Seyssel d'aix di Sommariva Bosco, gli eredi dei quali, nel 1912, rinunciarono al diritto donandola alla Casa della Divina Provvidenza di Torino che, a sua volta, la passò alla Parrocchia. Progettista Non si conosce l'architetto che progettò la costruzione della cappella del Santo Sudario: potrebbe essere lo stesso che, qualche anno più tardi, stese il progetto del castello (Arch. Michelotti?). Infatti le colonne ed i capitelli del protiro, antistante l'entrata della cappella, rivelano un'evidente rassomiglianza con quelle del loggiato del castello, ma la forza dell'argomento non è assoluta, perché il protiro potrebbe essere un'aggiunta posteriore alla costruzione della stessa cappella, la quale nel suo interno ha uno stile architettonico suo proprio: esso si mescola e si 18 3

fonde con l'impostazione barocca delle linee e dell'apparato decorativo in stucco e dei vari elementi strutturali che ne occupano le quattro pareti dalla base alla volta. Misure La cappella, di forma quadrata, misura m. 6,50 per lato, mentre l'altezza è di m. 10,35 c.a.. La volta, suddivisa in quattro archi, da costoloni in evidenza, misura m. 6,30 di lato, mentre l'altezza, a partire dal cornicione è di m. 3,20. E' dotata di quattro spaziose finestre, di cui una, quella verso l'altare maggiore, venne chiusa, nel 1669, quando fu costruita la volta della Chiesa. La tela della Sindone con la cornice, racchiusa, fra due colonne, misura m. 1,95 x 3. I tre riquadri della Passione, che occupano il 4 centro delle tre pareti, misurano m. 2,00 x 0,90; altri otto m. 1 x 1; i sei della base m. 0,95 x 1,35. Autori degli stucchi. Non si dispone, né di notizie, né di documenti relativi ai pregevoli lavori in stucco che adornano l'interno della cappella. Forse non si è lontani dalla verità se si attribuiscono o ai fratelli luganesi Antonio e Domenico Beltramelli o ai fratelli Rusca che operarono, largamente, a Savigliano e dintorni. E' possibile fare un accostamento stilistico dell'interno della cappella della Sindone di Scarnafigi con quella del Crocefisso di S. Pietro di Savigliano, attribuita ai Beltramelli. Le loro strutture architettoniche, trovano corrispondenza quasi completa. Inoltre gli affreschi relativi alla Pas- Madonna del Rosario con S. Domenico e S. Caterina da Siena Questo quadro fu realizzato per la cappella del S. Rosario, fatta costruire dalla compagnia omonima, formatasi a Scarnafigi fin dal 16 marzo 1603: E perciò, direttamente collegato con le pitture realizzate, e in piccola parte ancora esistenti, nella cappella del S. Rosario in Savigliano, anche se esso costituisce un soggetto unitario suo proprio e a se stante. Ad un'osservazione d'insieme il quadro risulta, concepito e progettato, come uno scenario che viene aperto da un angioletto, il quale tira su, con fatica, tentando di avvolgerlo, il sipario: vi compare, in piena evidenza, la Vergine in trono che tiene in braccio il Bambino Gesù. Alcuni angeli - soggetto tipico del Claret, trattato con frequenza e con molta grazia - sovrastanti, 17

L apostolo San Giovanni L apostolo San Matteo sione, le figure degli Angeli che maneggiano delicatamente gli strumenti della Passione (scala, chiodi, flagelli ecc.) sono pure trattati in modo analogo. Né si può scartare l'ipotesi che vi abbiano lavorato, per gli stucchi e la decorazione, i fratelli Carlo e Bartolomeo Rusca. Autori dei dipinti : Giovanni Claret e bottega Non rimangono dubbi, invece, che l'autore delle pitture sia il fiammingo Giovanni Claret (1599-1679) che proveniva da Savigliano. Per realizzare il complesso di questi lavori, il Claret dovette soggiornare, a lungo, a Scarnafigi, cioè almeno negli anni 1643 e 1644, come L apostolo San Marco 16 L apostolo San Luca Stato della cappella nel 1972 5

suggeriscono le due date poste l'una alla tela della Madonna del Rosario: 1643, e l'altra a quella della Sindone: J. Claret Faciebat 1644. Fu, certamente ospitato dai De Ponte: un segno di cordialità e di stima, oltreché della provvisione del finanziamento e del pagamento del lavoro eseguito, può essere colto nel fatto che il conte Giovanni Francesco De Ponte, ambasciatore in Francia, il 19 ottobre 1645, funge da padrino, in S. Pietro di Savi- sione di Cristo che sfocia nel quadro della Sindone. La fascia pittorica inferiore narra la vita privata di Gesù fino al Battesimo nel Giordano. La fascia centrale presenta la passione e la morte di Gesù. La volta narra la gloria di Cristo. Non si tratta di semplici episodi, ma attraverso di essi veniamo portati a riconoscere Gesù. Sarebbe comunque un errore concludere la visuale con il quadro della Sindone, che pur gode di un grande rilievo nel complesso del tutto. Bisogna, infatti, alzare lo sguardo alla volta dove, al centro di un ottagono (l'otto è la perfezione per eccellenza, come il dieci) è dipinto il Cristo che risorge alla pienezza della vita. gliano, per la figlia secondogenita del Claret, Agnese Maria, assieme alla contessa Taffini di Savigliano. Nella cappella della Sindone è presentato il mistero di Cristo con particolare risalto alla pas- 6 J. Claret Maria portata al tempio dai genitori A lui rendono testimonianza i quattro evangelisti; gli angeli che sorreggono i festoni di fiori e di frutti, gli arcangeli collocati ai lati delle finestre, i putti, così leggiadri e legger, che tengono in mano i vari strumenti della Passione negli spazi liberi dalle finestre. 15

la Maddalena, la peccatrice redenta, che sembra portare al sudario l'offerta della sua bellezza, oltre che dei suoi aromi. E in posizione estatica, di fronte a quel lenzuolo che si dispiega e dove, poco a poco, appare la figura del morto Signore. Infine Maria, la Madre di Gesù Tutto il dramma del Golgota è rivissuto, senza barocchismi, anche in questa figura di madre, mentre le tre croci, rizzate ancora sul retrostante colle, in una paesaggio tra giorgionesco e leonardesco mantengono la loro tragica eloquenza. IL CICLO PITTORICO Ciclo dell infanzia-battesimo Si parte dalla sinistra in senso orario dal lato rivolto al presbiterio.. La gloria di Cristo La natività.: prima e dopo i restauri I Magi, prima e dopo il restauro 14 7

L a p a l a d a l t a r e La presentazione al Tempio e la circoncisione. La fuga in Egitto Il ritrovamento di Gesù fra i dottori nel Tempio 8 Il Battesimo di Gesù al Giordano La pala dell'altare raffigura la Sindone che dà l'intitolazione alla cappella. In questa pala la Sindone non è distesa, ma la sostengono due angeli che la estraggono dal sepolcro, poco a poco. Di fronte campeggia Maria di Magdala, 13

A Scarnafigi compare lo stesso personaggio, che però ostenta le natiche coperte da una specie di asciugatoio; un particolare che mette in risalto il forte collegamento di ispirazione e di progetto pittorico, esistente, in questi anni, fra il Molineri ed il Claret. Ciclo della passione Più ricca ed ampia la narrazione della Passione nella fascia centrale della cappella, ove gli spazi consentono una descrizione maggiore e minuta dell'avvenimento. La deposizione dalla Croce La Sepoltura, ove il ricorso al lenzuolo è ben evidenziato, così come è marcata la roccia e lo scavo per riporre la bara: un posto di rilievo è dato alla Maddalena. Sono riconoscibili i personaggi che i Vangeli ricordano presenti alla sepoltura: Giuseppe di Arimatea, S. Giovanni, la Maddalena, Maria di Giacomo, Giovanna e la Madonna, la quale esprime il maggior coinvolgimento, fisico e morale. Il pittore non sembra trasferire lo stesso fondale - cioè il Calvario e la città di Gerusalemme - di questo quadro con quello che si osserva nella tela della Sindone. 12 L'agonia di Gesù L arresto di Gesù Gesù nel nell'orto del Getsemani, con l'angelo consolatore e gli apostoli dormienti. (Episodio tratto da S. Luca). Viene portato davanti ad Anna ed a Caifa; 9

L incontro con Erode Verso il Calvario Viene poi la salita al Calvario con la caduta, l'incontro con le pie donne, ed il particolare della Veronica che gli asciuga il volto 10 Gesù flagellato La coronazione di spine Il giudizio di Pilato Claret non raffigura Gesù di fronte a Pilato; egli invece descrive molto bene Pilato che mostra Gesù al popolo dal Litostrato, quando esclama: "Ecce homo" La grande scena della Crocifissione. Conviene richiamare l'attenzione sulla figura ingombrante del soldato, sbracato, che si appoggia alla lancia. Dipinto di schiena, si colloca in primo piano all'occhio dell'osservatore, così da suscitare l'impressione di un soggetto scomodo e indisponente. Nell'ampia pittura murale stesa per il martirio di San Paolo, in San Pietro di Savigliano, di fronte al carnefice che sta vibrando il colpo con la spada, appare ben visibile questa figura di soldato romano con l'elmo in testa che nasconde le brutte ispide natiche. 11