Poor Niagara Falls! scrisse un lontano giorno, con una punta forse di invidia, Eleonor Roosevelt sul libro d oro dell albergo delle Cateratte dopo aver visto le cascate di Iguazù.
In effetti sono spettacolari: si espandono in un anfiteatro roccioso di ben due chilometri e mezzo nella lussureggiante foresta sud tropicale: una massa spumeggiante, argentea, contro le varie tonalità di verde della natura circostante... Poiché l Iguazù (affluente del Paranà) è al confine tra il Brasile, l Argentina e il Paraguay, è possibile compiere escursioni su ogni fronte. La maggior parte delle cascate si trova in Argentina, ma per ammirarle nella loro possente maestosità, bisogna essere sul versante brasiliano. Da qui nasce il detto: L Argentina ha le cascate, ma il Brasile ha il panorama!
Le acque cadono da 60, 80 metri di altezza, provocando arcobaleni cangianti, e il loro rombo è pari ad un tuono e si ode in un raggio di 25 Km
Esse, come ho detto prima, offrono uno spettacolo unico, anche perché sono varie, dislocate in sei gruppi, su ripiani diversi, costituite da un numero impressionante di titaniche, singole cascate, grandi e piccole: ben 275!
Se questo affascinante spettacolo di salti, gole, giochi possenti di una massa d acqua che si butta nel vuoto, si trovasse in una zona ampiamente accessibile, servita da rapide comunicazioni, invece che nel cuore della selva, della foresta vergine sudamericana, dove non solo è pericoloso, ma è anche disagevole arrivare, si sarebbe invasi da una folla di turisti, superiore a quella attuale!
Per fortuna la zona si presenta ancora incontaminata, selvaggia, anche in tempi come i nostri, dove la civiltà di massa ha rovinato i luoghi più deserti.
Iguazù ovviamente è un nome indigeno: Yg significa acqua e açu, grande. E proprio gli indigeni Guarani hanno creato bellissime leggende sulla nascita di questi salti maestosi..
Un capo della tribù india aveva una figlia, Naipi, una ragazza così bella che quando si specchiava nel fiume, le acque si fermavano. Un guerriero l amava, ma Naipi doveva essere offerta, secondo le usanze, al dio serpente.
Il giorno del sacrificio il guerriero rapì la giovane con una canoa.. ovviamente il dio serpente si arrabbiò molto, squarciò la terra e provocò un cataclisma lungo il corso del fiume. I due innamorati precipitarono così da una delle tante cascate appena nate e morirono. Lei fu trasformata in rupe e lui in albero proteso sul fiume; vicino a loro, in una grotta sotto le cascate, il dio serpente continua a sorvegliare le sue vittime perché restino sempre dove sono.
Oggi, la sensazione che si prova in questo luogo è qualcosa di particolare, è l espressione quasi di una nostalgia profonda che, in questa natura rimasta pressoché intatta per millenni, ci richiama alla mente le immagini di un doloroso passato, di un crudele attentato alla vita e alla dignità dell uomo: gli indios non vivono più in queste zone, la maggior parte di loro sono stati sterminati prima dai colonizzatori, poi dai fanatici gesuiti, infine inseguiti e ridotti allo stremo delle forze dai bandeirantes, gruppi di avventurieri brasiliani.
Eppure il passato è qui, con le sue storie e leggende davanti a noi turisti curiosi, e quando in pieno giorno, i raggi del sole si riflettono sopra i vapori dell acqua che ribolle e precipita nella stretta gola, larga non più di 80 metri, chiamata "Garganta do Diablo (le Fauci del Diabolo), ripensiamo alle repubbliche di indios che vivevano felici, ai due innamorati che in queste acque morirono alla bellezza e al fascino suggestivo che tutto il luogo, che si stende a perdita d occhio, imprime nel nostro cuore.