Parole d amore alla stazione. La lettura è il viaggio di chi non può prendere un treno. Francis de Croisset

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1 Parole d amore alla stazione La lettura è il viaggio di chi non può prendere un treno. Francis de Croisset Comincerei volentieri la mia storia con il c era una volta dei libri che leggevo tanti anni fa. Ma quello che segue è un racconto che è legato con mille nodi alla realtà, e allora la storia comincerà in maniera diversa. Gente. Dappertutto c è gente. Gente che passa di fretta. Corre senza nemmeno accorgersi di questa bella serata a Zurigo. Il sole si vede ancora nel cielo e illumina gli ultimi attimi della giornata. Brilla come se ci fosse ancora un unica possibilità di sopravvivenza. Una giornata di quelle, che ti viene la voglia di ballare assieme alle foglie colorate che stanno cadendo sulla Bahnhofstrasse. Dovrei prendere le scale mobili che mi portano giù, nel Shopville. Dovrei rientrare a casa il più velocemente possibile e cerco di decidere qual è la strada migliore per arrivarci. Passo davanti alla fontana della stazione, la guardo distrattamente, è tutta illuminata. Poi con più attenzione: ci sono delle barchette che stanno galleggiando nella fontana? Mi avvicino e afferro la prima barchetta che mi capita sotto le mani ma è una lettera! Con tanto di indirizzo e mittente, pronta da spedire. Una lettera sperduta, piegata come una barchetta che galleggia sull acqua colorata in una fontana in una sera d autunno alla stazione centrale di Zurigo. Per un momento le osservo, sono tante le lettere: o dimenticate o perse o chissà che. Com è possibile che nessuno dei passanti non le abbia notate? Sono tutti troppo di corsa, tutti troppo stressati; la gente a quest ora vuole solo correre a casa, senza guardare né a destra né a sinistra. Anch io se sto a rimuginarci sopra troppo, su queste lettere, dovrò correre. Per curiosità io le porto con me, tutte. Seduta nel treno apro la prima lettera che mi capita fra le mani. Nessuno deve accorgersi che sto leggendo qualcosa di non mio. Con molta curiosità e la cosciente sporca comincio a leggerla. È scritta usando un semplice foglio di carta strappato da un taccuino con delle macchie di caffè. Poi ne scelgo una seconda e poi una terza e poi ancora un altra. Il treno corre. Corrono anche i miei pensieri. 1

2 Mia carissima Principessa, scura. La stazione di Zurigo è davvero scura. Il sole portoghese mi manca un sacco. Quasi tanto come mi manchi tu. Non è lo scuro di una notte d inverno: in quelle notti fredde si percepiscono stelle, speranza e serenità. Le giornate passate alla stazione centrale di Zurigo assomigliano a incubi ambientati in una cantina, una cantina senza amore e senza anima. Ci arrivo la mattina e la lascio la sera. Il lavoro nel caffè «Hallo» è duro. Malgrado il nome nessuno ti saluta, né quando arriva, né quando se ne va. Soprattutto l inverno è duro: torno a casa esattamente quando la tua mamma ti sta già leggendo la storia della buona notte e parto la mattina quando tu ancora stai dormendo. Oggi è una giornata come l altro ieri, come ieri e come tutti i prossimi domani. Ma si sa che i cambiamenti si avvicinano da dietro, senza che te ne accorgi, ti afferrano e per un periodo molto molto lungo non ti mollano più. Ti ricordi della fontana di cui ti ho raccontato nell altra lettera? Oggi la fontana era piena di zampilli luminosi e di tanti colori. Non mi ero mai reso conto quanto la fontana fosse necessaria per me, la fonte della mia energia, il sostituto del sole, della luce, della libertà. Certo, ci passo tutti i giorni davanti, la guardo ma oggi che è splendida, il mio mondo mi sembra diverso. Oggi, per la prima volta veramente, vedo i passanti che vanno e vengono, che ogni tanto rimangono. Persone che come formiche combattano per la strada. Chi sono? Da dove vengono? Dove vanno? I più grandi misteri del mondo forse mi passano ogni giorno davanti al naso ed io mai me ne sono accorto. Ho ascoltato tante volte il suono della fontana e mai le grida delle anime dei passanti. Mille diverse storie giorno e notte sfilano per me. Così tante storie da riempire una biblioteca enorme. Una di quelle biblioteche che noi due visitavamo assieme quando tornavo a casa. Oggi che la fontana si è accesa di colori, io sento un primo sapore di umanità in questa stazione. Qui sono circondato da tantissime persone. Principessa, qui non è come a casa. Tu non hai mai visto così tanta gente. Il nostro paese è grande come un negozio di questa stazione. Una stazione dove partano e arrivano più che 100 treni all ora, non uno come da noi. Vedo tanta gente, mi chiedo cosa faranno, dove andranno, chi li aspetta a casa. Ma non vedo te. Vedo bambine passare con lo zaino in spalla, da sole o con delle amichette. Ma non vedo te. 2

3 E penso a te, ho bisogno di pensare a te. Oggi mi mancano i tuoi sorrisi. Mi mancano le ore passate insieme. Mi manchi. Mi manchi. Mi manchi. Non vedo l ora di poterti abbracciare. Mi sembra di aver dimenticato la sensazione che sentivo quando tu mi venivi incontro, tornando a casa dal lavoro. Non mi ricordo più il tuo sapore, il tuo odore. Non so più cosa fare senza te. Sto perdendo la mia piccola bambina. Ma tu non dimenticare, ricordati sempre del tuo papà e della carezza della sera. Resta con me ancora un momento, a guardare questa fontana magica piena di colori e luci, ad osservare la gente che viene e che va. Con amore Papà. Mamma, questa lezione di fisica è davvero noiosa. Ma non è proprio una sorpresa. Io per combattere il mio sonno ti scrivo quello che a parole non riesco a dirti. Come tu dici sempre: io sono una che sa solo chiacchierare e che in fondo poi non faccio niente. Io che perdo troppo tempo non facendo niente. Io che per via del mio disordine non trovo neanche più la porta d entrata della mia camera. Tu però non hai capito che io parlo per dimenticare, io perdo tempo perché ho paura di non avere abbastanza tempo per vivere e il disordine, beh, quello diciamo che è nel mio carattere. Le nostre urlatacce, seguite da un grande abbraccio, ci fa dimenticare i brutti momenti. Dei tuoi difetti non scrivo, visto che tu sai sempre tutto meglio. Una donna così intelligente, coraggiosa, buona e noiosa. È davvero difficile spiegare quest amore solo con parole; un abbraccio stretto stretto, un sorriso vero e un poco solletico. Solo poco perché altrimenti tu ti arrabbi. La tenerezza di un amore tra figlia e mamma. Grazie per tutto. Io te l ho voluto scrivere perché a volte è più facile che parlare. Ma credo che non sia possibile dimostrarti veramente, né parlando né scrivendo, quanto ti voglio bene. È una questione di fiducia. Tu ti fidi? La tua topolina patatina con le gambe di gallina. PS: dalla terra alla luna e ritorno, il nostro amore 3

4 Mio amato Oscar, mi ricordo della nostra ultima notte a Zurigo. Tu, ridendo come non avevo mai visto ridere qualcuno nella mia vita, mi hai preso per la mano. E abbiamo ballato. E come abbiamo ballato. Ballato fino che la luna diventò il sole e che le stelle diventassero gelose del brillio nei nostri occhi. I tuoi occhi che fissavano i miei, il tuo naso dolce che respirava l aria piena d amore e la tua bocca che con fragilità conquistò i miei ultimi dubbi. Un amore non possibile. Tu ed io. Chi avrebbe mai pensato che la nostra ingenuità ci avrebbe regalato così tante emozioni. Con le mie mani nelle tue, eravamo solo noi. Adesso, le mie mani sono sole, quando penso a te. Dove sei? Chiudi gli occhi. Mi vedi? Mi senti? Riaprili, non senti il calore, la passione che ti sale da dentro? Il dolore che ti trapassa, le lacrime che ti lasciano fragile. Come tu hai lasciato me. Sola e fragile. Tu eri l onda del mio castello di sabbia. La mia tempesta di vento. Perché non hai creduto in noi? Io ti scrivo. Ho messe il mio ultimo pezzo di cuore nella matita e scrivo più veloce del treno in cui mi trovo. Scrivo a un uomo che era innamorato di me, senza avermi forse mai amato. Devo trovarti, cercarti, capire. Senza di te sono un pesce fuori dall acqua; mi manca un soffio di vita. E tu, con passi da Uomo, quando mi vedrai, mi prenderai per le mani e senza uscire dal treno noi partiremo verso il cielo. Questo amore puro ci porterà fino alle nuvole lassù e nella gioia dell incontro le nostre lacrime diventeranno pioggia. E non dovremo aver paura di sbagliare perché non cerchiamo la perfezione ma l immensità. L oggi sarà perfetto per noi. Per sempre avrò il tuo sorriso, per sempre esaudiremo i nostri desideri e per sempre io ti amerò. Ti prego, accompagnami in questo viaggio verso l infinito. Anche se l amore è solo un urlo nel vento che soffia verso il sud ti prego, accompagnami. Una lettera, una poesia, una canzone per te. Io ti aspetterò. Quando tu leggerai le mie parole io ti aspetterò alla stazione di Zurigo. Nel nostro angolo, vicino alla nostra fontana. Come quel giorno in cui abbiamo ballato con le stelle. Ti aspetterò con gioia e le lacrime negli occhi, con scarpe consumate dal camminare su mille strade e con amore. Tu sai che le stazioni mi danno malinconia. Tutti partano; un lungo addio senza speranza. Il nostro non sarà un addio ma un lungo sogno che si avvera. Ti aspetto e insieme prenderemo il treno che ci porterà verso l ultima stazione e ancora un po più in là. Via da questo mondo senza umanità, da questa città senza tolleranza, da quest amore senza futuro. Chiudi gli occhi. Mi rivedi? Mi risenti? Spero che percorrere tutta questa strada ne sia valsa la pena. 4

5 Qui in questa stazione, in questo punto d incontro siamo solo due anime amanti, possiamo essere noi stessi. Non lasciarmi un'altra volta da sola. Riportami in cielo. Due metri, venti, cento metri sopra il cielo. Tu non hai bisogno di sapere chi ti scrive. Il tuo cuore lo sa, seguilo. Cara Anna, mi dispiace sentirti triste. Ma devi sapere che l amore è come una stazione; allegra e eccitante per chi arriva, pronto per una nuova avventura. Ma quando viene il tempo del ritorno e il treno parte piano piano con il ritmo perfetto per un addio, un aria malinconica riempie la stazione su, fino ai tetti. Ci vuole tempo, mia cara. Tempo per rendersi conto, tempo per perdonare e tempo per andare avanti. Non preoccuparti l amore è complicato e purtroppo storie come la tua sono una tradizione nella nostra famiglia. Come la storia di mia nonna Maria. Questa storia adesso la dedico a te. Ci troviamo nell Italia del 1933, pochi anni prima che la guerra distruggesse la memoria degli uomini. Con i bagagli riempiti con le poche cose che tua bisnonna aveva, lei chiude la sua casa per l ultima volta. Per l ultima volta si guarda in giro; le sue valli, la sua casa, la sua strada, la sua infanzia. Lei sa che tornare a casa non sarà più possibile. È il mese di settembre. Un mese che da questo momento non le piacerà più. Un ultima volta lei scende la strada che porta in paese. La strada che le era così familiare e che in quel momento non riconosce più. Gli ultimi passi poi, con l angoscia negli occhi pieni di lacrime, lei si volta verso la sua casa. Per l ultima volta. Quando sarà la prossima volta che si sentirà a casa? A casa? In un altro paese Lorenzo, suo marito, l aspetta. Il marito che abita da così tanto tempo in Svizzera e l ha lasciata sola con le sue figlie. Le sue figlie che tenendosi per mano le camminano vicino. Con la testa alta lei s incammina verso il futuro. Una porta si apre l altra si chiude. Poi a un tratto i suoi occhi incontrano i suoi. Occhi dal colore blu. Un blu che si trova soltanto nei riflessi del mare, che lei non ha mai visto, ma così se lo immagina. Pieni d amore per lei. Un sguardo verso le sue figlie e lei sente il suo sussurro, la sua voce dolce come la seta, come non l aveva mai sentita: Maria, se tu avessi avuto più coraggio, queste bambine ora sarebbero anche le mie. E Maria comincia a ricordarsi. 5

6 Aveva 17 anni, una pelle chiara. Era bella, bellissima; con i suoi capelli scuri e gli occhi svegli. Gli sguardi dei ragazzi li incontrava con un sorriso. Lontano il domani e il lavoro perché è sabato e si va in piazza. Lei è in giro con sua sorella. Due occhi blu la seguono per tutta la strada. Occhi che a lei piacciono tanto. Troppo, visto che appartengono a un ragazzo non adatto a lei, come dice suo padre. Ma lei ne è lusingata, ogni volta che i suoi sguardi s incontrano. Chissà se si è accorto che quel giorno i suoi capelli hanno una nuova pettinatura, più curata del solito. Quel sabato lui voleva parlare con lei. Un ultimo appuntamento. Domani partirà per l America, cambiare aria, cambiare vita. Vieni con me, via da questa valle. Io ti aspetterò fin all alba poi partirò. Pensaci. Pensaci. Lei quella mattina non sarebbe andata. Chissà perché. Paura o forse era soltanto troppo giovane? I figli ora sono quattro e Maria vive in una nuova città. Una città dove c è lavoro, una città come lei non aveva mai visto: Zurigo. Gli anni sono passati. Una vita lunga, forse troppo, con due guerre, il lavoro e i tanti doveri, i doveri di una moglie. Un marito con gli occhi scuri che non l ha mai guardata innamorato. Un marito che è stato scelto da suo padre; un contadino come loro. Fuggito dall Italia. Fuggito per le sue idee, per non finire ucciso a bastonate come suo nonno. Ancora dopo tanti anni Maria non si sente a casa. Quanto è differente dal suo paese. Non è mai più ritornata, forse per paura, forse per non avere rimpianti. E poi all improvviso la notizia, portata da un paesano. Come un vento tempestoso. Il suo passato ancora così presente. Lui. Lui con i suoi occhi blu, morto. E le emozioni tenute nascoste per tutti quegli anni ritornano di prepotenza, le ritorna in mente l appuntamento mancato, il vuoto di quegli occhi blu il sabato sulla piazza del paese. Lui è partito lasciando dietro di sé il rimpianto di un amore, ormai perduto per sempre. Aveva 80 anni quando la nonna mi raccontò la sua storia e per una volta i suoi occhi così buoni e mansueti erano pieni di rabbia: stupida, stupida ragazza senza coraggio. Ti prego Anna non perdere il tuo di coraggio. Tienilo stretto stretto, perché la paura non debba mai essere più forte del coraggio. Baci la tua Mamma Lorenza. 6

7 Sto leggendo. La mia fermata nel frattempo l ho mancata. Perché io mi sono persa in questo mondo di parole, che con dolcissime malinconie per un momento mi ha fatto dimenticare il presente. Il tempo del mio vivere. Il treno corre. Corrono anche i miei pensieri. La prossima stazione però devo scendere, tornare indietro, andare a casa mia. Ecco. Ho letto anche l ultima lettera. Una dopo l altra, le metto in una busta, e sopra ci incollo i francobolli. Adesso ognuna di queste lettere è pronta per essere spedita. E allora esco di nuovo, perché queste parole d amore partano subito senza più aspettare. Passo per passo, mi avvicino a una buca delle lettere. E con attenzione, con la paura di poter distruggere qualcosa di queste parole, le mando incontro al loro destino. Lettere perduto o dimenticate, in una stazione. Lettere che spero riescano a raggiungere chi le sta aspettando. 7