Capitolo 5. Disuguaglianze, disagio e mobilità sociale

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1 Capitolo 5 Disuguaglianze, disagio e mobilità sociale 5.1 Introduzione L Italia è caratterizzata da un grado di disuguaglianza dei redditi e delle situazioni economiche piuttosto elevato se confrontato con altri paesi europei (Figura 5.1). L indice di concentrazione dei redditi (Gini), al netto dei fitti imputati (vedi glossario), colloca l Italia, insieme a Portogallo, Spagna, Irlanda, Slovacchia e Grecia, nel gruppo dei paesi con la più alta disuguaglianza (superiore a 0,30). Il reddito è distribuito più equamente nei paesi scandinavi, dove l indice di Gini assume valori sempre inferiori a 0,25. La Francia e la Germania si trovano in una posizione intermedia, con valori in entrambi i casi intorno a 0,28. In Italia, se si includono i fitti imputati (vedi glossario), la disuguaglianza si riduce leggermente. A livello di ripartizione geografica, il Mezzogiorno mostra la più alta sperequazione indipendentemente dall inclusione o meno dei fitti imputati. Del resto, la disuguaglianza complessiva dipende più dalle differenze interne alle ripartizioni, in particolare da quelle che caratterizzano Sud e Isole, che dal divario tra i redditi medi delle diversi ripartizioni. La disuguaglianza testimonia la compresenza di condizioni di agiatezza e povertà. Nel seguito si dedicherà particolare attenzione ai segmenti delle famiglie povere, disagiate o con difficoltà economiche, per individuare le loro caratteristiche. Infatti, queste famiglie, pur rappresentando una parte minoritaria della popolazione, sono i destinatari potenziali delle politiche di intervento sociale. A partire dai primi anni Ottanta, la percentuale di famiglie in condizione di povertà relativa (vedi glossario) è sempre stata prossima al 10 per cento, con un aumento particolarmente importante nel periodo , quando circa il 14 per cento delle famiglie residenti in Italia risultava povero. Il valore è poi andato progressivamente diminuendo, per stabilizzarsi negli ultimi anni tra l 11 e il 12 per cento. Nel 2004, secondo l indagine sui consumi delle famiglie, risultano relativamente povere circa 2,6 milioni di famiglie, pari all 11,7 per cento del totale e corrispondenti a 7,6 milioni di individui. Questo è il quadro sulla dinamica della povertà che si ricava dalla rilevazione sui consumi delle famiglie (vedi glossario). La nuova indagine sul reddito e le condizioni di vita (Eu-Silc) si affianca all indagine sui consumi per completare il quadro della disponibilità di risorse economiche degli individui e delle loro famiglie, le fonti di reddito, le condizioni di deprivazione materiale e il disagio abitativo. Il reddito netto familiare cresce, anche se in misura meno che proporzionale, con l aumentare sia del numero dei componenti sia dei percettori di reddito della famiglia. Il lavoro dipendente rappresenta la maggiore fonte di reddito familiare, seguito dai trasferimenti pubblici, che includono le pensioni. Le famiglie in cui il lavoro autonomo costituisce il reddito principale possono contare, in me- 201

2 ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 2005 Figura La disuguaglianza in Europa nel 2004 (a) - Indici di concentrazione del reddito (Gini) Italia Austria Belgio Danimarca Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Lussemburgo Portogallo Slovacchia Spagna Svezia 0,00 0,05 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 0,35 0,40 Fonte: Eurostat (a) I dati relativi agli altri paesi dell Unione europea saranno disponibili a partire dal prossimo anno. dia, su un reddito maggiore rispetto alle altre. Tuttavia, le disuguaglianze all interno di questo gruppo sono maggiori. In particolare, nelle famiglie numerose, per quelle con persona di riferimento con un solo reddito da lavoro e per quelle che come fonte prevalente di reddito hanno il trasferimento pubblico, aumenta il rischio di disagio economico. I risultati dell indagine confermano l esistenza di un profondo divario territoriale: il reddito delle famiglie che abitano nelle regioni meridionali è circa tre quarti del reddito di quelle residenti al Nord. Le tipologie familiari più svantaggiate sono costituite dalle famiglie con almeno un figlio minore, sia monogenitore sia coppie, e dai giovani single che vivono esclusivamente di trasferimenti da parte di altri nuclei (ad esempio, gli studenti e i figli disoccupati che sono mantenuti dai genitori). Infine, la distribuzione dei redditi è caratterizzata da significative differenze di genere: infatti le famiglie in cui il reddito principale è guadagnato da una donna sono relativamente meno presenti nella parte alta della distribuzione. Desta particolare interesse il dato sui percettori di bassi redditi da lavoro che costituiscono 4,2 milioni di individui, per quasi il 60 per cento occupati che lavorano per 30 o più ore settimanali. Inoltre, circa un terzo di questi vive in contesti familiari disagiati. Le indicazioni che si traggono dall analisi degli indicatori di deprivazione mostrano che almeno una volta negli ultimi 12 mesi una famiglia italiana su venti non ha avuto risorse economiche sufficienti per acquistare il cibo, quasi una famiglia su dieci ha incontrato difficoltà nell affrontare le spese per cure mediche e la stessa percentuale si è trovata almeno una volta nell anno in arretrato con il pagamento delle bollette. I segnali di disagio economico trovano conferma negli indicatori relativi alla percezione da parte delle famiglie rispetto alle difficoltà ad arrivare a fine mese, a risparmiare e a sostenere il carico delle spese per la casa, per pagare l affitto, il mutuo e per gli altri debiti diversi dal mutuo. L indagine multiscopo Famiglia e soggetti sociali mostra come il nostro Paese sia caratterizzato da disuguaglianze non trascurabili nelle opportunità di mobilità sociale, in parte ereditate dal passato e in parte generate dalle trasformazioni delle strutture familiari e del mercato del lavoro. Al netto degli effetti strutturali esercitati dai profondi cambiamenti avvenuti nel sistema occupazionale, il regime di mobilità sociale è piuttosto rigido. Pertanto, la classe di origine influisce in misura rilevante e limita la possibilità di movimento all interno dello spazio sociale. 202

3 5. DISUGUAGLIANZE, DISAGIO E MOBILITÀ SOCIALE 5.2 Il reddito netto delle famiglie Alla fine del 2004 è stata realizzata l indagine campionaria sulle famiglie Reddito e condizioni di vita del progetto Eu-Silc (vedi glossario). Nel 2003 il reddito netto (vedi glossario) delle famiglie residenti in Italia, esclusi i fitti imputati, è stato pari in media a euro, cioè a circa euro al mese. Tuttavia, la maggioranza delle famiglie (62,5 per cento) ha avuto un reddito inferiore all importo medio appena indicato. Considerando, accanto alla media, anche il valore mediano del reddito, risulta che il 50 per cento delle famiglie ha guadagnato nel 2003 meno di euro (circa euro al mese) 1. Il reddito netto familiare cresce, anche se in misura meno che proporzionale, all aumentare del numero dei componenti e, soprattutto, del numero dei percettori. Le famiglie con un solo percettore hanno guadagnato in media euro all anno, contro i euro delle famiglie con tre o più percettori (i corrispondenti redditi mediani sono pari rispettivamente a euro e a euro). Oltre che dal numero di percettori presenti in famiglia, l ammontare del reddito dipende dalla tipologia della principale fonte di entrata nel bilancio familiare. Le famiglie in cui il lavoro autonomo costituisce il reddito principale possono contare, in media, su un reddito maggiore rispetto alle altre: nel 2003, queste famiglie hanno guadagnato euro (2.980 al mese), contro i euro (2.260 mensili) delle famiglie con redditi prevalenti da lavoro dipendente (Tavola 5.1 e Figura 5.2). Il reddito delle famiglie in cui il principale percettore è un lavoratore autonomo è maggiore anche quando si includono i fitti imputati e se, attraverso l utilizzo della scala di equivalenza (vedi glossario), si tiene conto della diversa dimensione familiare. Questa regolarità trova conferma in tutte le ripartizioni territoriali. Una famiglia su due ha un reddito mensile netto inferiore a euro Figura Reddito familiare (esclusi i fitti imputati) per condizione lavorativa del principale percettore di reddito in famiglia - Anno Nord Centro Mezzogiorno Italia Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita Dipendente Autonomo Totale 1 Il valore mediano della distribuzione suddivide il totale delle famiglie, ordinate in base al reddito, in due parti eguali. 203

4 ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 2005 Tavola Reddito familiare netto (esclusi i fitti imputati) per ripartizione e caratteristiche della famiglia - Anno 2003 (in euro) Nord Centro Mezzogiorno Italia Nord Centro Mezzogiorno Italia REDDITI PRINCIPALI Lavoro dipendente Lavoro autonomo Pensioni e trasferimenti pubblici Capitale e altri redditi NUMERO COMPONENTI Uno Due Tre Quattro Cinque e più NUMERO PERCETTORI Un percettore Due percettori Tre e più percettori TIPOLOGIE FAMILIARI Persone sole di cui: Meno di 65 anni anni e più Coppie senza figli di cui: P.r. meno di 65 anni (a) P.r. 65 anni e più (a) Coppie con figli di cui: Un figlio Due figli Tre o più figli Monogenitori Altra tipologia FAMIGLIE CON MINORI Un minore Due minori Tre e più minori Almeno un minore FAMIGLIE CON ANZIANI Un anziano Due e più anziani Almeno un anziano Totale Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita (a) Persona di riferimento: donna della coppia. Media Mediana Anziani soli con reddito medio più basso Se il reddito prevalente è una pensione o un altro trasferimento pubblico il reddito netto è molto inferiore. Rispetto alle altre tipologie familiari, il reddito netto delle famiglie costituite da anziani soli è il meno elevato: nel 2003 risulta in media pari a euro (poco più di euro al mese). Le persone sole con meno di 65 anni hanno invece potuto contare su un reddito più consistente, pari in media a euro. Le coppie con figli, che nel 2003 hanno avuto un reddito medio di euro, guadagnano in media euro in più rispetto a quelle senza figli. La differenza si osserva anche distinguendo le coppie senza figli in adulte e anziane, a seconda dell età della persona di riferimento 2. Il divario fra i redditi delle coppie 2 Si considerano anziane le coppie in cui la persona di riferimento della famiglia ha già compiuto 65 anni di età e adulte tutte le altre. 204

5 5. DISUGUAGLIANZE, DISAGIO E MOBILITÀ SOCIALE Tavola Reddito familiare netto (esclusi i fitti imputati) per ripartizione e caratteristiche del percettore principale - Anno 2003 (in euro) Media Mediana Nord Centro Mezzogiorno Italia Nord Centro Mezzogiorno Italia SESSO Maschi Femmine CLASSI DI ETÀ Meno di 34 anni anni anni anni anni e più TITOLI DI STUDIO Senza titolo-licenza elementare Media inferiore Media superiore Laurea Totale Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita con e senza figli dipende dalla diversa fase del ciclo di vita in cui si trovano gli individui maggiorenni che ne fanno parte. La quasi totalità delle coppie anziane senza figli vive prevalentemente di redditi da pensione, mentre per la maggioranza delle coppie con figli l entrata principale è un reddito da lavoro. Per quanto riguarda le coppie adulte senza figli, sebbene il reddito principale più frequentemente osservato sia quello da lavoro, sono presenti in misura significativa anche redditi da pensione e altri trasferimenti pubblici. Inoltre, gli occupati delle coppie con figli si trovano prevalentemente in uno stadio più avanzato della carriera lavorativa, in cui si percepiscono redditi maggiori. Infine, occorre tener conto del fatto che il 62,0 per cento dei figli maggiorenni contribuisce con proprie entrate al bilancio familiare. In presenza di figli minori il reddito familiare è notevolmente più basso. La differenza è particolarmente evidente per le coppie con tre o più figli di minore età, che nel 50 per cento dei casi hanno guadagnato meno di euro (1.925 euro al mese), contro un valore mediano di euro delle coppie con figli tutti maggiorenni. Fra le famiglie con figli, quelle in cui è presente un solo genitore hanno i redditi più bassi: il 50 per cento di queste famiglie ha potuto disporre infatti di meno di euro (1.720 euro al mese). Le famiglie monogenitore in cui è presente almeno un figlio minore hanno guadagnato ancora di meno: in media poco più di 19 mila euro (1.580 euro al mese). Le famiglie con almeno un anziano hanno redditi meno elevati. In particolare, quelle che comprendono un solo anziano hanno avuto un reddito medio annuo di euro (1.640 euro al mese) e quelle con due o più anziani euro (2.060 euro al mese). Il reddito familiare netto dipende soprattutto dalle caratteristiche sociodemografiche degli individui (sesso, età, titolo di studio, condizione professionale) e, in particolare, da quelle del principale percettore di reddito della famiglia. Il reddito cresce all aumentare dell età del percettore più importante fino a raggiungere un massimo tra i 45 e i 54 anni (Tavola 5.2). Le famiglie in cui il reddito principale è percepito da una persona di questa fascia di età guadagnano in media euro in più rispetto a quelle che dipendono prevalentemente dai redditi di una persona giovane (con meno di 34 anni); quando, invece, il percettore principale ha almeno 65 anni Monogenitori con figli minori tra le famiglie a basso reddito 205

6 ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 2005 Nel Mezzogiorno la più alta sperequazione dei redditi il reddito netto risulta notevolmente inferiore rispetto a quello delle altre famiglie. Il reddito netto familiare è tanto maggiore quanto più alto è il livello di istruzione del principale percettore. Quando il reddito prevalente è guadagnato da un laureato, il reddito della famiglia risulta più che doppio rispetto al caso in cui il percettore più importante ha la licenza elementare o nessun titolo. La distribuzione dei redditi è caratterizzata anche da importanti differenze di genere: le famiglie il cui principale percettore è una donna guadagnano, in media, il 26 per cento in meno rispetto alle altre. Per tutte le famiglie, il reddito medio con l inclusione dei fitti imputati sale da a euro, circa 5 mila euro in più all anno (Tavola 5.3). I risultati dell indagine confermano inoltre l esistenza di un profondo divario territoriale: il reddito delle famiglie che abitano nelle regioni del Sud e delle Isole è pari a circa tre quarti del reddito delle famiglie residenti al Nord (Figura 5.2). In effetti, il reddito netto familiare (con o senza i fitti imputati) è inferiore alla media nazionale in tutte le regioni meridionali e insulari, mentre risulta superiore in tutte le regioni centro-settentrionali a eccezione della Liguria. Le differenze territoriali risultano ancora più evidenti se nel calcolo del reddito si tiene conto dei fitti imputati (Tavole 5.3 e 5.4). In questo caso, infatti, il divario fra il reddito familiare medio del Nord e quello del Sud risulta di euro (-27,5 per cento), mentre se non si considerano i fitti imputati la differenza è pari a euro (-24,7 per cento). La differenza fra redditi con e senza i fitti imputati è notevole soprattutto per le famiglie con tre o più percettori; per quelle in cui i redditi da lavoro Figura Reddito familiare netto (con e senza i fitti imputati) per regione - Anno 2003 (media) Piemonte Valle d'aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Reddito familiare netto, esclusi i fitti imputati Fitti imputati Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita 206

7 5. DISUGUAGLIANZE, DISAGIO E MOBILITÀ SOCIALE autonomo o quelli da capitale costituiscono la fonte principale di entrata; per le famiglie il cui percettore principale è un laureato o un anziano. Comunque, l inclusione dei fitti imputati non modifica la struttura delle relazioni precedentemente descritte fra il reddito e le caratteristiche della famiglia (ripartizione geografica, numero di percettori, fonte di reddito prevalente eccetera) come emerge dal confronto tra le tavole 5.1 e 5.3. Tuttavia, come si vedrà meglio nel prossimo paragrafo, la considerazione del fitto imputato riduce la disuguaglianza tra le famiglie. Il lavoro dipendente rappresenta la maggiore fonte di reddito familiare per il complesso delle famiglie (Tavola 5.5): il reddito delle famiglie (non inclusivo dei fitti imputati) è costituito per il 43,1 per cento da reddito da lavoro dipendente Tavola Reddito familiare netto (inclusi i fitti imputati) per ripartizione e caratteristiche della famiglia - Anno 2003 (in euro) Media Mediana Nord Centro Mezzogiorno Italia Nord Centro Mezzogiorno Italia REDDITI PRINCIPALI Lavoro dipendente Lavoro autonomo Pensioni e trasferimenti pubblici Capitale e altri redditi NUMERO COMPONENTI Uno Due Tre Quattro Cinque e più NUMERO PERCETTORI Un percettore Due percettori Tre e più percettori TIPOLOGIE FAMILIARI Persone sole di cui: Meno di 65 anni anni e più Coppie senza figli di cui: P.r. meno di 65 anni (a) P.r. 65 anni e più (a) Coppie con figli di cui: Un figlio Due figli Tre e più figli Monogenitori Altra tipologia FAMIGLIE CON MINORI Un minore Due minori Tre e più minori Almeno un minore FAMIGLIE CON ANZIANI Un anziano Due e più anziani Almeno un anziano Totale Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita (a) Persona di riferimento: donna della coppia. 207

8 ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 2005 Tavola Reddito familiare netto (inclusi i fitti imputati) per ripartizione geografica, sesso, classi di età e titolo di studio del percettore principale - Anno 2003 (in euro) Media Mediana Nord Centro Mezzogiorno Italia Nord Centro Mezzogiorno Italia SESSO Maschi Femmine CLASSI DI ETÀ Meno di 34 anni anni anni anni anni e più TITOLO DI STUDIO Senza titolo-licenza elementare Media inferiore Media superiore Laurea Totale Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita e per il 32,9 per cento da trasferimenti pubblici. Tra questi l entità delle pensioni è considerevole: la loro incidenza sul reddito complessivo è del 30,4 per cento; in altri termini i trasferimenti pubblici diversi dalle pensioni (ad esempio, assegni familiari, sussidi di disoccupazione eccetera) incidono sul reddito complessivo solo per il 2,5 per cento. Il lavoro autonomo contribuisce alla formazione del 22,0 per cento del totale dei redditi familiari. Redditi di altra natura, come quelli provenienti dall investimento in attività finanziarie, dall affitto di abitazioni secondarie o da trasferimenti privati, hanno un incidenza contenuta (2,0 per cento complessivamente), anche se la loro rilevazione è più complessa per fenomeni di reticenza che possono comportare una loro sottostima. Per il lavoro autonomo, l incidenza sul reddito familiare osservata per le famiglie settentrionali è 1,2 volte più elevate di quella delle famiglie residenti al Sud e Isole (23,4 per cento contro 19,6 per cento). Al contrario, la quota di reddito familiare costituita dai trasferimenti pubblici è più elevata nelle regioni meridionali (35,5 per cento contro il 31,4 per cento rilevato per il Nord). Tuttavia, le differenze che si rilevano analizzando la sola componente delle pensioni sono meno forti: è soprattutto la quota dei trasferimenti non pensionistici che determina le differenze osservate. Difatti i trasferimenti diversi dalle pensioni contribuiscono alla formazione del 3,6 per cento del reddito familiare nel Mezzogiorno, a fronte di una quota nazionale del 2,5 per cento. All aumentare del numero di componenti in famiglia e, in particolare del numero di minori, i trasferimenti non pensionistici assumono un peso sempre maggiore (pari a circa il 7 per cento del reddito familiare per le famiglie con almeno tre minori). Quando il principale percettore di reddito è in cerca di occupazione, inoltre, l incidenza di questi trasferimenti sale all 11,7 per cento, anche per effetto della riduzione del reddito complessivo. Il reddito da pensioni è prevalente nelle famiglie fino a due componenti, dove rappresenta circa la metà, e costituisce inoltre la quasi totalità del reddito familiare per le persone sole di 65 anni e più e oltre i quattro quinti di quello delle coppie anziane senza figli. 208

9 5. DISUGUAGLIANZE, DISAGIO E MOBILITÀ SOCIALE Tavola Reddito familiare netto (esclusi i fitti imputati) per fonte, ripartizione geografica, caratteristiche della famiglia e del percettore principale - Anno 2003 (composizioni percentuali) Reddito totale familiare Lavoro dipendente Lavoro autonomo Trasferimenti pubblici Di cui pensioni Capitale e altro TUTTE LE FAMIGLIE 100,0 43,1 22,0 32,9 30,4 2,0 RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE Nord 100,0 42,8 23,4 31,4 29,3 2,3 Centro 100,0 43,3 21,5 33,3 31,5 1,8 Mezzogiorno 100,0 43,5 19,6 35,5 31,9 1,4 NUMERO COMPONENTI Uno 100,0 30,4 15,6 51,4 49,7 2,6 Due 100,0 30,7 16,5 50,4 48,9 2,3 Tre 100,0 48,9 24,8 24,4 22,1 1,9 Quattro 100,0 57,0 26,0 15,6 12,2 1,4 Cinque e più 100,0 49,5 31,1 17,7 12,9 1,6 NUMERO PERCETTORI Un percettore 100,0 37,9 18,3 41,8 38,7 2,0 Due percettori 100,0 45,3 22,4 30,5 28,1 1,9 Tre e più percettori 100,0 44,6 25,4 27,9 25,8 2,1 REDDITI PRINCIPALI Lavoro dipendente 100,0 83,7 4,8 10,0 6,9 1,5 Lavoro autonomo 100,0 11,1 80,4 8,5 7,5... Pensioni e/o trasferimenti pubblici 100,0 8,6 3,6 86,2 83,5 1,6 Capitale e/o altri redditi 100,0 10,6 9,9 14,1 13,1 65,5 TIPOLOGIE FAMILIARI Persone sole 100,0 30,4 15,6 51,4 49,7 2,6 di cui: Meno di 65 anni 100,0 52,7 26,2 18,5 16,3 2,5 65 anni e più 100,0 1,3 1,8 94,2 93,2 2,7 Coppie senza figli 100,0 27,1 16,6 54,0 52,5 2,2 di cui: P.r. con meno di 65 anni (a) 100,0 41,0 21,5 36,0 34,1 1,5 P.r. con 65 anni e più (a) 100,0 1,6 7,7 87,2 86,1 3,6 Coppie con figli 100,0 54,4 26,9 17,3 14,2 1,4 di cui: Un figlio 100,0 50,7 25,1 22,7 20,4 1,5 Due figli 100,0 59,1 26,5 13,3 9,6 1,1 Tre e più figli 100,0 51,8 35,1 11,2 6,4 1,9 Monogenitori 100,0 44,2 20,6 31,4 29,1 3,7 Altra tipologia 100,0 37,3 19,0 42,0 39,8 1,7 FAMIGLIE CON MINORI Un minore 100,0 60,8 27,0 10,2 7,1 2,0 Due minori 100,0 61,3 28,2 8,7 3,9 1,8 Tre e più minori 100,0 50,2 36,9 9,7 2,8 3,3 Almeno un minore 100,0 60,0 28,3 9,6 5,5 2,0 FAMIGLIE CON ANZIANI Un anziano 100,0 17,2 12,6 68,0 66,7 2,1 Due e più anziani 100,0 8,2 10,0 78,7 77,6 3,1 Almeno un anziano 100,0 13,9 11,6 72,0 70,7 2,5 SESSO (b) Maschi 100,0 44,9 23,5 30,1 27,5 1,6 Femmine 100,0 38,5 18,3 40,2 38,0 3,1 CLASSI DI ETÀ (b) Meno di 34 anni 100,0 60,2 25,7 12,0 8,7 2, anni 100,0 60,2 28,8 9,3 5,6 1, anni 100,0 60,0 26,6 11,7 9,1 1, anni 100,0 31,2 21,9 45,4 43,8 1,5 65 anni e più 100,0 5,4 7,7 84,0 83,0 3,0 TITOLI DI STUDIO (b) Senza titolo-licenza elementare 100,0 19,7 13,1 65,8 64,0 1,3 Media inferiore 100,0 49,6 21,8 27,0 23,7 1,6 Media superiore 100,0 51,0 25,0 21,6 19,2 2,3 Laurea 100,0 47,9 29,9 19,1 17,4 3,2 CONDIZIONI PIÙ FREQUENTI (b) Dipendente 100,0 56,9 5,7 35,4 32,9 1,9 Autonomo 100,0 11,6 77,8 10,4 9,2 0,3 In cerca di occupazione 100,0 50,8 22,1 21,6 9,9 5,5 Altro 100,0 16,3 16,5 62,3 59,3 4,9 Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita (a) Persona di riferimento: donna della coppia. (b) Caratteristiche del principale percettore di reddito. 209

10 ISTAT - RAPPORTO ANNUALE La disuguaglianza Le famiglie del 20 per cento più ricco detengono il 40 per cento del reddito totale Per confrontare famiglie di diversa ampiezza e composizione, il reddito familiare deve essere reso equivalente (vedi, nel glossario, la definizione di scala di equivalenza). Allo stesso modo, per confrontare il tenore di vita delle famiglie dei proprietari della casa di abitazione con quello delle altre famiglie, è preferibile includere i fitti imputati nel calcolo del reddito familiare. Per questo motivo, nel seguito, si concentrerà l attenzione soprattutto sui risultati relativi alla definizione di reddito familiare che include i fitti imputati delle abitazioni di proprietà. Utilizzando il reddito equivalente, le famiglie possono essere ordinate da quella con il reddito più basso a quella con il reddito più alto e poi divise in cinque gruppi di pari ampiezza (quinti) (vedi glossario). La suddivisione del reddito totale fra i quinti offre una prima informazione generale sulla disuguaglianza (Figura 5.4). In una situazione ipotetica di perfetta eguaglianza ogni quinto avrebbe una quota pari al 20 per cento del totale. In realtà, le famiglie con i redditi più bassi, appartenenti al primo quinto, percepiscono soltanto il 7,9 per cento del reddito totale (comprensivo dei fitti imputati), mentre la quota del quinto più ricco risulta quasi cinque volte maggiore (38,8 per cento). Il valore dell indice di Gini 3 calcolato escludendo i fitti imputati dal reddito risulta nel 2003 pari a 0,329: un livello di disuguaglianza di entità non trascurabile. Considerando nel reddito anche i fitti imputati, la disuguaglianza risulta leggermente inferiore (0,312) perchè questi ultimi sono relativamente più presenti nelle famiglie a basso reddito (in particolare quelle con anziani). La ripartizione delle famiglie nei quinti consente di mettere in luce altre caratteristiche della distribuzione dei redditi (Tavola 5.6) 4. In primo luogo, sono notevoli le differenze territoriali. Il 38,7 per cento delle famiglie residenti nel Sud e nelle Isole appartiene al quinto dei redditi più bassi, contro il 12,4 per cento di quelle che vivono nel Centro ed il 10,5 per cento delle famiglie del Nord. Nello stesso tempo, il 50,3 per cento delle famiglie del Nord appartiene ai due quinti superiori della distribuzione, con redditi alti e medio-alti, contro il 46,8 per cento delle famiglie del Centro e il 20,6 per cento di quelle che vivono nel Sud e nelle Isole. La posizione delle famiglie nella scala dei redditi dipende anche dal numero dei Figura Ripartizione del reddito familiare netto (con e senza i fitti imputati) per quinti - Anno 2003 (in percentuale del reddito totale) Inclusi i fitti imputati 7,9 13,3 17,5 22,6 38,8 Esclusi i fitti imputati 7,3 12,8 17,1 22,6 40, Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita Primo Secondo Terzo Quarto Quinto 3 L indice di concentrazione di Gini misura la disuguaglianza assumendo valori teoricamente compresi fra 0 (quando tutte le famiglie ricevono lo stesso reddito) e 1 (quando il reddito totale è percepito da una sola famiglia). 4 Nella tavola 5.6, le famiglie sono state ordinate (e ripartite fra i quinti) in base al reddito netto equivalente comprensivo dei fitti imputati. 210

11 5. DISUGUAGLIANZE, DISAGIO E MOBILITÀ SOCIALE Tavola Distribuzione delle famiglie nei quinti di reddito equivalente (inclusi i fitti imputati) per ripartizione geografica e caratteristiche della famiglia - Anno 2003 (per 100 famiglie con le stesse caratteristiche) Quinti Totale RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE Nord 10,5 17,0 22,2 24,8 25,5 100,0 Centro 12,4 19,3 21,6 22,4 24,4 100,0 Mezzogiorno 38,7 24,9 15,7 11,4 9,2 100,0 NUMERO COMPONENTI Uno 19,5 20,9 20,8 18,7 20,1 100,0 Due 14,6 19,7 20,2 21,6 23,9 100,0 Tre 16,9 17,9 20,2 23,4 21,6 100,0 Quattro 26,3 20,8 19,5 18,0 15,4 100,0 Cinque e più 38,8 22,2 16,0 12,9 10,1 100,0 NUMERO PERCETTORI Un percettore 29,4 22,7 18,2 14,8 14,9 100,0 Due percettori 13,7 18,9 21,8 22,6 22,9 100,0 Tre e più percettori 8,5 15,0 20,5 28,7 27,4 100,0 REDDITI PRINCIPALI Lavoro dipendente 17,9 19,6 20,6 22,5 19,4 100,0 Lavoro autonomo 18,4 14,0 15,0 17,9 34,7 100,0 Pensioni e trasferimenti pubblici 19,8 24,1 22,2 19,2 14,7 100,0 Capitale e altri redditi 37,2 12,3 15,6 14,5 20,4 100,0 TIPOLOGIE FAMILIARI Persone sole 19,5 20,9 20,8 18,7 20,1 100,0 di cui: Meno di 65 anni 20,3 15,4 18,3 20,0 26,0 100,0 65 anni e più 18,7 26,4 23,4 17,4 14,2 100,0 Coppie senza figli 12,8 20,1 20,8 21,7 24,5 100,0 di cui: P.r. meno di 65 anni (a) 12,0 16,1 18,2 23,9 29,8 100,0 P.r. 65 anni e più (a) 14,0 26,1 24,6 18,6 16,7 100,0 Coppie con figli 23,2 19,6 19,4 20,1 17,7 100,0 di cui: Un figlio 15,4 17,7 19,8 24,5 22,6 100,0 Due figli 26,5 21,4 19,9 17,6 14,5 100,0 Tre e più figli 42,8 20,8 15,4 11,1 9,9 100,0 Monogenitori 23,8 17,6 19,1 19,9 19,6 100,0 Altra tipologia 21,9 22,3 18,4 19,5 18,0 100,0 FAMIGLIE CON MINORI Un minore 24,0 20,2 20,3 19,7 15,7 100,0 Due minori 31,9 24,6 18,1 13,9 11,5 100,0 Tre e più minori 47,9 20,5 13,7 8,4 9,5 100,0 Almeno un minore 29,0 21,9 19,0 16,6 13,6 100,0 FAMIGLIE CON ANZIANI Un anziano 17,5 22,4 21,7 20,4 18,0 100,0 Due e più anziani 14,2 24,5 24,0 20,6 16,7 100,0 Almeno un anziano 16,4 23,1 22,4 20,4 17,6 100,0 Totale 20,0 20,0 20,0 20,0 20,0 100,0 Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita (a) Persona di riferimento: donna della coppia. componenti. Soltanto le famiglie di un componente risultano sostanzialmente equiripartite fra i diversi quinti. Quelle più numerose, di cinque o più persone, risultano invece relativamente più concentrate nel quinto più basso (38,8 per cento pari a circa 560 mila famiglie) e meno presenti nel quinto più ricco (10,1 per cento, circa 144 mila famiglie). A loro volta, le famiglie di due o tre componenti risultano più fre- 211

12 ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 2005 Figura Curve di Lorenz per il reddito familiare equivalente (inclusi i fitti imputati) per condizione lavorativa del principale percettore di reddito in famiglia - Anno ,0 0,9 0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 Totale Principale percettore dipendente Principale percettore autonomo 0,2 0,1 0,0 0,0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita Il lavoro autonomo garantisce un reddito medio più elevato quentemente collocate nei quinti di reddito alto e medio-alto: circa il 45 per cento di queste famiglie (5,1 milioni di famiglie) appartiene in effetti ai due quinti superiori e meno del 35 per cento (3,9 milioni di famiglie) ai due quinti inferiori. La maggioranza delle famiglie con un solo percettore di reddito (52,1 per cento, circa 5,3 milioni di famiglie) appartiene ai due quinti di reddito basso e medio-basso; mentre il 56,1 per cento delle famiglie con tre o più percettori risulta collocata nei due quinti più ricchi (1,8 milioni di famiglie). Inoltre, delle famiglie con tre o più percettori, soltanto l 8,5 per cento appartiene alla fascia dei redditi più bassi (277 mila famiglie). Infine, con riferimento al tipo di reddito percepito, appartiene al quinto più ricco il 34,7 per cento delle famiglie il cui reddito prevalente è il lavoro autonomo (1,2 milioni di famiglie), contro il 19,4 per cento delle famiglie con un reddito primario da lavoro dipendente (1,8 milioni di famiglie) e il 14,7 per cento delle famiglie che vivono soprattutto di pensione e di trasferimenti pubblici (1,3 milioni di famiglie). Le curve di Lorenz 5 confermano livelli di disuguaglianza sistematicamente maggiori per le famiglie dove il principale percettore di reddito è un lavoratore autonomo (Figura 5.5). Considerando le tipologie familiari, la collocazione nel segmento inferiore della distribuzione dei redditi è relativamente più frequente per le famiglie con figli: il 23,2 per cento delle coppie con figli e il 23,8 per cento dei monogenitori appartiene al primo quinto (appartiene allo stesso soltanto il 12,8 per cento delle coppie senza figli). Anche per le famiglie di anziani soli, rispetto ad altre tipologie familiari, è relativamente più frequente la collocazione nei due quinti più bassi della distribuzione (45,1 per cento); mentre le persone sole con meno di 65 anni di età si trovano preva- 5 La curva di Lorenz mostra la quota cumulata di reddito in funzione della quota cumulata delle famiglie, una volta che esse sono state ordinate in modo crescente sulla base del reddito equivalente. In presenza di una distribuzione perfettamente equa dei redditi, la curva coinciderebbe con la bisettrice del piano. All aumentare delle disuguaglianze la curva si allontana dalla linea di equidistribuzione. 212

13 5. DISUGUAGLIANZE, DISAGIO E MOBILITÀ SOCIALE Tavola Distribuzione delle famiglie nei quinti di reddito equivalente (inclusi i fitti imputati) per caratteristiche del percettore principale - Anno 2003 (per 100 famiglie con le stesse caratteristiche) Quinti Totale SESSO Maschi 19,4 19,7 19,5 20,5 20,9 100,0 Femmine 21,1 20,6 21,0 18,9 18,4 100,0 CLASSI DI ETÀ Meno di 34 anni 23,7 18,5 18,3 20,7 18,9 100, anni 21,9 19,4 19,2 19,6 19,9 100, anni 20,0 17,5 19,2 20,8 22,4 100, anni 16,6 16,0 19,4 21,4 26,7 100,0 65 anni e più 18,3 24,8 22,4 18,6 15,9 100,0 TITOLI DI STUDIO Senza titolo-licenza elementare 27,2 26,3 22,2 16,1 8,3 100,0 Media inferiore 23,0 20,3 20,2 20,5 16,0 100,0 Media superiore 11,5 15,6 20,0 24,6 28,3 100,0 Laurea 5,7 8,2 11,8 20,0 54,2 100,0 Totale 20,0 20,0 20,0 20,0 20,0 100,0 Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita lentemente nei due quinti superiori (46,0 cento). Fra le caratteristiche del principale percettore di reddito, un elevato livello di istruzione risulta sistematicamente associato a una collocazione della famiglia nella parte alta della distribuzione dei redditi: il 54,2 per cento appartiene al quinto più ricco (Tavola 5.7). Viceversa, soltanto il 5,7 per cento delle famiglie il cui percettore principale è un laureato appartiene al quinto più basso, dove invece è collocato il 27,2 per cento delle famiglie il cui percettore primario ha un basso titolo di istruzione (o nessun titolo). Sul totale delle famiglie del quinto più povero il 43,9 per cento ha come principale percettore una persona con un basso titolo di studio. La posizione delle famiglie nella scala dei redditi dipende solo in parte limitata dall età del percettore principale. Le famiglie il cui percettore principale ha un età compresa fra i 35 e i 44 anni sono sostanzialmente equidistribuite fra i diversi quinti di reddito. Va tuttavia segnalato che il 26,7 per cento delle famiglie che hanno un percettore principale fra i 55 e i 64 anni appartiene al quinto più alto. Le famiglie in cui il reddito principale è guadagnato da una donna sono relativamente meno presenti nella parte alta della distribuzione, cioè nei due quinti con i redditi alti e medio-alti. Quanta parte della disuguaglianza complessiva è riconducibile alle differenze di reddito tra le ripartizioni geografiche? Quanto dipende dalla dispersione dei redditi al loro interno? Considerando separatamente le singole ripartizioni geografiche (Tavola 5.8) si osserva che il Nord è caratterizzato da un livello di disuguaglianza inferiore (0,277) al valore medio nazionale, mentre al Mezzogiorno si registra la più elevata disuguaglianza (0,327). Conferma di questo andamento si rileva anche dall esame della deviazione logaritmica media (Mld) (vedi glossario). La scomposizione degli indici per ripartizione mette in evidenza quanta parte della disuguaglianza complessiva dipenda dalla differenza tra i redditi medi del Nord, del Centro e del Mezzogiorno e quanta, invece, dalle differenze di reddito interne alle ripartizioni (cioè dal fatto che i redditi delle famiglie residenti in una stessa ripartizione non sono tutti uguali) 6. La disugua- Livello di istruzione, età e sesso modificano la posizione nella scala dei redditi 6 Nel caso dell indice di Gini, la componente di sovrapposizione è pari a zero nel caso estremo in cui il più povero di un determinato gruppo ha un reddito superiore al più ricco di un altro gruppo ( segregazione perfetta ). Il valore di tale residuo è tanto maggiore quanto meno importante è la differenza fra i gruppi. 213

14 ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 2005 Tavola Indici di disuguaglianza tra i redditi equivalenti per ripartizione geografica - Anno 2003 RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE Inclusi i fitti imputati Esclusi i fitti imputati Gini % Mld % Gini % Mld % Nord 0,277-0,149-0,298-0,227 - Centro 0,283-0,157-0,304-0,297 - Mezzogiorno 0,327-0,243-0,348-0,585 - Italia 0, ,0 0, ,0 0, ,0 0, ,0 - tra ripartizioni 0,095 30,0 0,020 10,0 0,089 27,0 0,017 4,0 - nelle ripartizioni 0,108 35,0 0,184 90,0 0,116 35,0 0,368 96,0 - sovrapposizione 0,109 35, ,124 38,0 - - Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita glianza complessiva in Italia dipende più dalle differenze interne alle ripartizioni che dal divario fra i redditi medi del Centro-nord rispetto al Sud e Isole. Tale divario, infatti, contribuisce per il 30 per cento al valore totale dell indice di Gini e soltanto per il 10 per cento alla Mld. Alle disuguaglianze fra i redditi familiari all interno delle ripartizioni è invece imputabile il 90 per cento della deviazione logaritmica media e il 35 per cento dell indice di Gini. La sovrapposizione fra gruppi (35 per cento) conferma che il contributo del Sud e delle Isole alla disuguaglianza complessiva dipende soprattutto dal più elevato grado di disuguaglianza all interno della ripartizione Mezzogiorno. 5.4 Composizione del reddito familiare e disagio economico La posizione delle famiglie nella scala dei redditi dipende da una pluralità di fattori economici, tra cui la fonte principale di entrata di ciascun membro, il numero di percettori e la combinazione delle componenti di reddito riferite ai vari titolari. L insieme di questi fattori definisce una struttura di reddito di riferimento per la famiglia 7 (Prospetto 5.1). Alcune strutture reddituali, più spesso associate a determinate tipologie familiari, risultano maggiormente esposte al rischio di disagio economico Le strutture di reddito familiari Un paese di pensionati e lavoratori dipendenti Nel 2003, le strutture di reddito familiari più diffuse riguardano le famiglie con un titolare di trasferimenti pubblici (20,6 per cento, prevalentemente pensioni) (Tavola 5.9) e quelle con un percettore di reddito da lavoro dipendente (15,3 per cento), quelle con due o più percettori di reddito da solo lavoro dipendente (13,4 per cento), quelle con due o più percettori da soli trasferimenti pubblici (11,2 per cento) e le famiglie in cui vi è la compresenza di titolari con i due diversi tipi di reddito (9,7 per cento). Seguono, staccate, le famiglie con due e più percettori di reddito da lavoro autonomo e dipendente (6,5 per cento) e quelle con un solo percettore da lavoro autonomo (5,7 per cento). 7 La struttura reddituale di riferimento per l analisi è stata sviluppata sulla base di due livelli di classificazione. Al primo livello si distinguono i nuclei familiari secondo il numero di percettori in: con un percettore di reddito e con due e più percettori di reddito. Al secondo livello si attribuiscono le fonti di reddito prevalenti ai rispettivi percettori (o al singolo percettore), secondo la seguente articolazione: reddito da lavoro dipendente, reddito da lavoro autonomo, reddito da trasferimenti pubblici e altri redditi (capitale reale al netto dei fitti figurativi, attività finanziarie, trasferimenti da altre famiglie). Una fonte di reddito è definita come prevalente rispetto alle altre quando copre la quota maggiore del reddito individuale. 214

15 5. DISUGUAGLIANZE, DISAGIO E MOBILITÀ SOCIALE Prospetto Le strutture di reddito familiari Nuclei con Un percettore di reddito Due e più percettori di reddito Fonti di reddito associate Reddito da lavoro dipendente Reddito da lavoro autonomo Reddito da trasferimenti pubblici Reddito da altre fonti Redditi esclusivamente da lavoro dipendente Redditi esclusivamente da lavoro autonomo Redditi esclusivamente da trasferimenti pubblici Redditi esclusivamente da altre fonti Solo redditi da lavoro dipendente e da lavoro autonomo Solo redditi da lavoro dipendente e da trasferimenti pubblici Solo redditi da lavoro dipendente e da altre fonti Solo redditi da lavoro autonomo e da trasferimenti pubblici Solo redditi da lavoro autonomo e da altre fonti Solo redditi da trasferimenti pubblici e da altre fonti Redditi da tre e più fonti diverse L analisi per ripartizione geografica delle strutture di reddito associate alle famiglie mette in luce l esistenza di notevoli differenze territoriali. Le famiglie residenti nelle regioni del Nord-ovest e del Nord-est mostrano, nel complesso, pattern molto simili per quanto concerne la composizione dei percettori per fonte prevalente di reddito. L unica eccezione è rappresentata dai nuclei con un solo titolare di reddito da trasferimenti pubblici, il cui peso, in termini relativi, al Nord-ovest (21,5 per cento) è superiore di due punti percentuali rispetto all altra area territoriale (19,5 per cento). Entrambe le ripartizioni del Nord presentano, rispetto alla media nazionale, una minore quota di gruppi familiari con un solo percettore di reddito da lavoro dipendente e una maggiore concentra- Forti differenze sul territorio nella composizione del reddito Tavola Struttura di reddito delle famiglie italiane per ripartizione geografica e sesso del principale percettore - Anno 2003 (composizioni percentuali) STRUTTURE DI REDDITO Ripartizioni geografiche Italia Sesso del principale percettore Nord-ovest Nord-est Centro Sud Isole Maschio Femmina UN PERCETTORE Reddito da lavoro dipendente 13,6 12,3 15,3 17,1 21,6 15,3 15,9 14,2 Reddito da lavoro autonomo 5,7 4,7 5,2 6,4 7,4 5,7 6,7 3,8 Reddito da trasferimenti pubblici 21,5 19,5 18,4 20,7 24,3 20,6 11,3 38,7 Reddito da altre fonti 1,0 1,2 1,3 1,7 1,4 (a) 1,3 0,6 2,5 DUE E PIÙ PERCETTORI Redditi da solo lavoro dipendente 15,4 15,5 13,4 11,3 9,0 13,4 15,8 8,9 Redditi da solo lavoro autonomo 3,1 3,5 3,1 2,3 2,4 (a) 2,9 3,2 2,3 Redditi da soli trasferimenti pubblici 10,8 10,8 12,3 11,7 10,1 11,2 12,9 7,8 Redditi da sole altre fonti ,2 0,3 0,2 Redditi da lavoro dipendente e autonomo 6,8 7,3 6,9 6,0 4,4 6,5 7,1 5,4 Redditi da lavoro dipendente e trasferimenti pubblici 9,5 10,3 9,9 9,7 8,5 9,7 10,3 8,3 Redditi da lavoro dipendente e altre fonti 3,5 3,8 4,1 3,8 2,4 3,6 4,7 1,6 Redditi da lavoro autonomo e trasferimenti pubblici 3,1 4,0 3,7 3,5 3,4 3,5 3,8 2,9 Redditi da lavoro autonomo e altre fonti 1,4 1,5 1,2 1,3.. 1,3 1,6 0,7 Redditi da trasferimenti pubblici e altre fonti 2,4 2,5 2,2 1,7 2,0 (a) 2,2 2,7 1,2 Redditi da tre e più fonti diverse 2,4 3,2 2,9 2,3 2,0 (a) 2,6 3,1 1,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di vita (a) Dato statisticamente corrispondente a una numerosità campionaria compresa fra 20 e 49 unità. 215

16 ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 2005 zione di famiglie sostenute da due o più titolari di soli redditi da lavoro dipendente. Le famiglie appartenenti alle regioni del Centro segnalano una struttura dei redditi molto simile al dato nazionale. I nuclei sostenuti dai trasferimenti pubblici, invece, sono riferiti in misura maggiore a due e più titolari. Le famiglie residenti nelle regioni del Sud presentano un quadro opposto a quello esibito dalle famiglie delle due ripartizioni del Nord, risultando più frequentemente associate alle tipologie con un solo percettore di reddito da lavoro dipendente. Infine, le famiglie delle regioni insulari sono marcatamente di tipo monopercettore, con fonte prevalente di reddito da trasferimenti pubblici seguita da lavoro dipendente. La struttura dei redditi delle donne è spiccatamente di tipo monoreddito ed è prevalentemente riferita alla tipologia dei redditi da trasferimenti pubblici (pensioni). Viceversa, quando sono gli uomini a essere i principali percettori, la struttura di riferimento è composta principalmente da titolari di redditi da lavoro con o senza percettori di altre fonti. Un terzo delle famiglie italiane ha come principale percettore una donna La composizione dei redditi delle diverse tipologie familiari All aumentare dell età diminuiscono i percettori di redditi da lavoro dipendente mentre crescono lavoro autonomo e pensioni Le ragioni che spiegano il raggiungimento di determinati livelli di benessere o di disagio economico da parte di una famiglia sono spesso riconducibili alla sua capacità di generare reddito attraverso: l offerta di lavoro alle altrui dipendenze, l esercizio di arti e professioni o di attività di impresa in piena autonomia, i redditi da capitale oppure il possesso di requisiti che danno diritto al beneficio di trasferimenti pubblici. La capacità di procacciarsi una fonte di guadagno dipende fortemente dalle caratteristiche della famiglia. L utilizzo di una classificazione per tipologia che tenga conto sia dell età degli attori in un ottica legata al ciclo vitale, sia della composizione familiare, fornisce importanti elementi per spiegare la potenzialità di produrre reddito da parte dell unità familiare. La tavola 5.10 illustra il tipo di relazione esistente fra fonte di reddito prevalente, numero di percettori e tipologia familiare. In particolare, i single giovani (di età inferiore ai 34 anni) presentano quale fonte principale di sostentamento il reddito da lavoro dipendente nel 69,4 per cento dei casi, il reddito da lavoro autonomo nel 20,3 per cento dei casi e, infine, altre tipologie di reddito per il 7,8 per cento. Si tratta, in quest ultimo caso, soprattutto di trasferimenti di denaro ricevuti da altri nuclei familiari. Si rileva, poi, che il 38,3 per cento dei single giovani sono donne, la cui fonte principale è il reddito da lavoro dipendente (71,1 per cento). I single di età compresa tra i 35 e i 64 anni percepiscono in misura minore i redditi da lavoro dipendente (47,6 per cento) e in misura uguale il reddito autonomo rispetto ai single più giovani (19,7 per cento). I single meno giovani utilizzano in modo rilevante il flusso di denaro proveniente dai trasferimenti pubblici (29,3 per cento). Si tratta, per lo più, di pensioni (prevalentemente di anzianità) erogate prima del raggiungimento dell età pensionabile, ma anche di pensioni di vecchiaia versate alle donne in età compresa fra 60 ed 64 anni. Il 45,4 per cento delle persone sole in questa classe di età sono donne e dispongono per il 45,5 dei casi di redditi da lavoro dipendente e per il 38 per cento di redditi da trasferimenti. Gli anziani soli (65 anni e oltre), come atteso, hanno quale fonte principale i trattamenti pensionistici (97,1 per cento) che rappresentano, nel contesto italiano, la principale voce dei trasferimenti pubblici (Tavola 5.10). Le donne anziane che vivono sole costituiscono il 77,1 per cento di questa tipologia familiare. Le coppie giovani senza figli (in cui la donna ha un età inferiore a 34 anni) sono formate in prevalenza da due titolari di reddito da lavoro dipendente (46,5 per cento), e in misura inferiore dalla combinazione di percettori di reddito da lavoro autonomo 216

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