L iniziazione cristiana: rinnovamento in atto e prospettive emergenti

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1 L iniziazione cristiana: rinnovamento in atto e prospettive emergenti Introduzione - Mi è stato chiesto di offrirvi un bilancio sui cambiamenti in atto in Italia rispetto all impianto tradizionale di iniziazione cristiana e sulle prospettive che si possono intravedere. Il mio intervento quindi dovrà essere per forza concreto. Cerco di dirvi oggi quello che sta emergendo dall osservazione di quanto accade in alcune diocesi italiane e in tante parrocchie che hanno deciso di fare qualche passo per cambiare l attuale sistema di iniziazione cristiana dei ragazzi. I miei punti di osservazione sono tre: la direzione per 6 anni della rivista Evangelizzare (con la raccolta delle più significative esperienze innovative in atto); l accompagnamento di alcune diocesi nelle nuove sperimentazioni, legata alla collaborazione con l Ufficio catechistico nazionale; il Convegno dei direttori UCD che si è tenuto a Acireale nel mese di giugno 2005 proprio sul tema Esperienze nuove di iniziazione cristiana. Le proposte e i loro protagonisti. - Per collocare correttamente questo tema e capire come mai gran parte dell attenzione delle diocesi italiane si stia concentrando su questo problema, dobbiamo capire da dove veniamo. 1. Una prassi tra disagio e desiderio di cambiamento Tentare una parola sufficientemente documentata e sensata sui cambiamenti in atto nella prassi tradizionale di iniziazione cristiana delle parrocchie italiane risulta allo stesso tempo un compito urgente e difficile. E compito urgente. La richiesta di orientamenti da parte dei parroci e degli operatori di catechesi è sempre più frequente e ripetuta al punto da esprimersi con la domanda più banale e impegnativa che ci possa essere, quella nella quale ci rifugiamo quando proprio non abbiamo più risorse: Che cosa dobbiamo fare?. Tale domanda nasce dal sempre sentimento di sterilità di fronte ai risultati delle energie profuse nel processo di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, il quale (lo abbiamo più volte ripetuto) da processo di iniziazione si risolve di fatto per tre su quattro dei cresimati in processo di conclusione, se non della fede, della pratica e dell appartenenza cristiana. E poi compito difficile. In tutta Italia, da almeno cinque anni, sono partite numerose di iniziative che mirano esplicitamente a rinnovare/innovare sia il catechismo settimanale, sia il modo tradizionale di conferire i sacramenti, sia di conseguenza l impostazione delle priorità pastorali nella parrocchia. E un movimento largo, diffuso, sotterraneo. Rispetto a questo movimento di cambiamento è difficile operare un discernimento, perché i dati sono ancora frammentati e le esperienze troppo giovani. 2. Il cambio di prospettiva Fatta questa fondamentale premessa, possiamo vedere come sta cambiando la Chiesa italiana, sia nella sua espressione ufficiale che nel cuore della prassi pastorale delle diocesi e delle parrocchie. Ci sono tre intrecciati tra di loro che stanno occupando al riflessione sull evangelizzazione: quelli dell iniziazione cristiana, del primo annuncio e della parrocchia. Si tratta di un cambiamento globale, che riguarda tutto il compito di evangelizzazione della Chiesa e ancora più in profondità il modo stesso con il quale la Chiesa sta al mondo, sta in questo mondo. Se immaginiamo questo compito con tre cerchi concentrici, possiamo vedere bene sia da dove veniamo che la direzione che siamo chiamati a prendere. a) Da dove veniamo Immaginando tre cerchi concentrici, possiamo individuare facilmente il modello di inculturazione del vangelo che la Chiesa ha assunto almeno dal 1500 a oggi. a) Veniamo da una forma di catechesi che abbiamo chiamato catechismo, connotato dalle sue inconfondibili cinque caratteristiche: un maestro, una classe, un libro, un metodo e l obbligo di frequenza. b) Questa ora settimanale di catechismo era a servizio di un impianto di iniziazione a sua volta ben definito: tutto rivolto ai piccoli (e non è sempre stato così) e tutto finalizzato a dare i sacramenti, nell ordine che conosciamo (e non è sempre stato così). 1

2 c) Questo impianto di iniziazione purerocentrico e sacramentalizzato era adeguato a un modello di parrocchia cura animarum, una parrocchia cioè tutta protesa a offrire servizi religiosi per sostenere e nutrire la fede delle persone. Non è difficile accorgersi di due aspetti molto evidenti: - Un simile modello di inculturazione della fede, che abbiamo definito come tridentino, era efficace e andava a segno dentro una cultura di cristianità, all interno della quale, nascendo, ognuno faceva il bagno sociologico della fede cristiana. - Un simile modello funziona sul presupposto di una fede è già in atto, perché sociologicamente trasmessa, e tutto il dispositivo ai suoi tre livelli mira a nutrire e sostenere questa fede già data. Dentro questo quadro la catechesi, o meglio il catechismo, aveva una sua funzione specifica e delimitata, una funzione dignitosa: era il momento cognitivo della fede, il tempo settimanale nel quale si memorizzava quanto diffusamente e sociologicamente si viveva: quello che bisognava credere (il credo), quello che bisognava ricevere (i sacramenti), quello che bisognava fare (i comandamenti), quello che bisognava domandare a Dio (il Pater e le altre preghiere) 1. - Lo sfaldamento di questo dispositivo non abbisogna di grandi analisi: è venuto meno il contesto culturale che lo ha reso sensato ed efficace. La societas cristiana fa ormai parte dei libri di storia. Per quanto riguarda specificatamente la catechesi (il cerchio più piccolo), essa ha dovuto in questi anni assumersi progressivamente tutto il compito iniziatico, svolto prima da altri attori, quali la famiglia, la scuola e la società nel suo insieme. Questo spiega come la responsabilità delle catechiste e dei catechisti si sia gonfiata e come siamo arrivati a caricare l ora settimanale di catechismo scolastico del compito di iniziare alla fede, compito che risulta palesemente una missione impossibile. b) Verso dove andiamo Mi pare che ci sia in questo momento un convergere di indicatori, provenienti contemporaneamente dalla prassi pastorale, dalla riflessione e dai documenti ecclesiali (e la terza nota in particolare), che ci danno una sufficiente serenità nel dire che la direzione l abbiamo intuita, anche se non l abbiamo realmente intrapresa. Riprendendo i tre cerchi sopra indicati, possiamo con una certa tranquillità delineare il cambiamento in atto. - Da una parrocchia come cura delle anime a una parrocchia missionaria 2. Se il contesto sociale non è più di cristianità ma di contaminazione culturale, è evidente che il compito pastorale della comunità ecclesiale è chiamato a cambiare radicalmente. Un tale cambio suppone una riformulazione a 360 gradi della nostra pastorale parrocchiale. Abbiamo messo a punto uno straordinario dispositivo per animare la fede e non abbiamo ricordi e storia di una logica pastorale missionaria. Di sicuro è questa la conversione più impegnativa. Il documento CEI sulla parrocchia la riassume così: «Una pastorale tesa unicamente alla conservazione della fede e alla cura della comunità cristiana non basta più. E necessaria una pastorale missionaria, che annunci nuovamente il vangelo» (n. 1). - Da un impianto di iniziazione centrato sui piccoli e sacramentalizzato, a un processo di iniziazione che ha come perno gli adulti e non è finalizzato ai sacramenti, ma alla vita cristiana. L aumento in Italia di persone provenienti da altre culture e di genitori che non fanno battezzare i bambini porta verso la necessità di incrementare un impianto iniziatico centrato sull adulto. Oltre ad essere una necessità di fatto, questa diviene anche una scelta di campo. In questo senso il ricupero del modello catecumenale dei primi secoli, che richiede una conversione di vita e si rivolge alla persona adulta, ritorna ad essere un punto di riferimento importante. I documenti ecclesiali, dal RICA in poi, hanno invitato a ricuperare la dimensione catecumenale dell iniziazione cristiana. - Da una catechesi per la vita cristiana a una catechesi per l evangelizzazione e la proposta della fede. Anche la catechesi, poco per volta, è chiamata ad abbandonare il presupposto che la abita (ben indicato dall espressione catechismo per la vita cristiana) e a ricuperare un annuncio finalizzato a proporre in senso forte la fede. Parliamo per 1 - Il CCC conserva questa struttura quadripartita classica. 2 - Il tema è attualmente all attenzione della Conferenza Episcopale italiana. Si veda il Messaggio dell Assemblea Generale dei Vescovi italiani Assisi, 20 novembre 2003, LA PARROCCHIA: CHIESA CHE VIVE TRA LE CASE DEGLI UOMINI. Si veda anche: UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, XXXVI Convegno Nazionale dei Direttori UCD, DIVENTARE CRISTIANI IN PARROCCHIA: annuncio e iniziazione cristiana in una chiesa che cambia, Rocca di Papa, giugno 2002, in Notiziario dell Ufficio Catechistico Nazionale, Quaderni della Segreteria CEI, n 6, novembre

3 questo di primo annuncio o di proposta della fede. 3. L osservazione delle esperienze in atto Entriamo ora in merito ai numerosi tentativi in atto per rinnovare/innovare il processo tradizionale di iniziazione cristiana dei ragazzi. Una recensione di quanto sta avvenendo non è stata ancora attuata in maniera scientifica, ma possiamo disporre di un osservatorio qualificato: quello dell Ufficio Catechistico Nazionale che, avvalendosi della Consulta nazionale della catechesi, in un primo tempo ha raccolto alcune esperienze a livello regionale e poi ha promosso, nel mese di giugno 2005, un convegno sul tema Esperienze nuove di iniziazione cristiana. Le proposte e i loro protagonisti 3. Tale convegno, evitando la consueta logica conferenza/dibattito, si è svolto come un vero osservatorio pastorale. Sono state selezionate quattro esperienze ritenute significative a livello nazionale, riguardanti i soggetti implicati nell iniziazione (la famiglia, la comunità parrocchiale, i catechisti, l Ufficio catechistico). Tali esperienze hanno costituito il punto focale di lavoro, tramite la loro osservazione e interpretazione. Le relazioni degli esperti sono servite come chiavi interpretative di quanto veniva osservato. Insieme a queste esperienze, in un apposito stand, sono state raccolte numerose altre proposte di varie diocesi e parrocchie 4. Se pur in maniera essenziale, vale la pena presentare le quattro esperienze selezionate 5, che hanno valore esemplificativo di un più vasto movimento in atto. L esperienza della diocesi di Trento: la catechesi familiare La proposta della diocesi di Trento ha un titolo significativo: Lo racconterete ai vostri figli. Risultato di un sinodo diocesano e del lavoro fatto dai Vescovi del Triveneto 6, essa mira a rendere i genitori protagonisti della comunicazione della fede ai loro figli. E basata fondamentalmente sulla catechesi familiare, con una distinzione importante: la catechesi con la famiglia e la catechesi della famiglia. - La catechesi nella famiglia è la forma più diffusa. Si presenta come una proposta di riscoperta della fede per i genitori, tramite un cammino parallelo a quello dei figli e guidato da un gruppo di animatori. L UCD ha articolato questo percorso in cinque tappe dai titoli evocativi: arare, seminare, irrigare, germogliare, portare frutto 7. Si tratta di un quinquennio di riscoperta della fede per gli adulti. - La catechesi della famiglia è la forma più esigente di catechesi familiare. E l assunzione in proprio della responsabilità di esercitare il magistero della parola e della vita da parte dei coniugi e genitori nei confronti dei figli, sia attraverso la testimonianza che la proposta specifica di un cammino di fede e di preghiera nella famiglia. Meno diffusa, questa forma di catechesi familiare ha come la precedente al suo centro un cammino di riscoperta della fede da parte dei genitori, con l aiuto specifico perché siano in grado di vivere momenti di catechesi nelle loro case. La proposta della diocesi di Trento poggia la sua efficacia sul fatto di essere progettata a livello diocesano, sostenuta e costantemente monitorata dall UCD e condotta tramite una collaborazione tra UCD e Pastorale familiare. Il metodo dei quattro tempi della diocesi di Verona 3 - Gli Atti completi del Convengo Nazionale dei Direttori degli Uffici catechistici, tenutosi ad Acireale dal 20 al 23 giugno 2005, saranno disponibili a partire dal mese di ottobre negli atti dell UCN dei Quaderni CEI. 4 - Al Convegno hanno presentato i loro materiali una ventina di diocesi italiane. 5 - La presentazione di queste esperienze è appena accennata per motivi di spazio e quindi necessariamente riduttiva. Una conoscenza più precisa delle proposte permette di coglierne meglio l originalità e la ricchezza. Rinviamo pertanto agli atti del Convegno di Acireale e ad alcuni riferimenti in nota. 6 - Nella regione ecclesiale del Triveneto c è stato un lavoro intenso tra Vescovi e direttori UCD per cercare insieme una via di rinnovamento dell iniziazione cristiana. Frutto di questo lavoro sono stati tre documenti, alla base di tutte le sperimentazioni delle singole diocesi: Ripensare l iniziazione cristiana, gennaio 2002 (documento degli uffici catechistici contenente l analisi della situazione per avviare cammini di iniziazione); Iniziazione cristiana: un invito alla speranza, settembre 2002 (documento dei Vescovi del Triveneto per sostenere il rinnovamento nelle diocesi); Iniziazione cristiana: un invito alla speranza, ottobre 2004 (atti del convegno catechistico regionale, dove viene fatto il punto della situazione sulle prime sperimentazioni). 7 - Gli itinerari della diocesi di Trento sono in fase di pubblicazione: UCD TRENTO, Lo racconterete ai vostri figli. Itinerario di catechesi familiare, EDB, Sono previsti cinque itinerari, ognuno corredato dalla guida per gli animatori, il sussidio per i catechisti e le schede per i genitori. Fino a questo momento sono stati pubblicati i primi tre itinerari. 3

4 L esperienza della diocesi di Verona 8 si articola ogni anno secondo delle tappe mensili in quattro tempi, con la seguente scansione settimanale: - La prima settimana è riservata all incontro con i genitori, con una proposta di riscoperta della fede per loro e l aiuto a comunicare in famiglia quanto maturato nel gruppo. - Durante la seconda settimana avviene l incontro in famiglia. Con l aiuto di semplici proposte e materiali i genitori nei tempi e nei modi da loro decisi testimoniano la fede ai figli anche con momenti espliciti di dialogo, di preghiera, di esperienze di fede. - La terza settimana avviene l incontro con i bambini. Collocato in un momento disteso della durata di almeno due ore, viene scandito nei seguenti passaggi: l accoglienza curata, lo spazio per condividere i racconti di quanto vissuto in famiglia, un tempo di animazione finalizzata alla maturazione della loro fede, un momento di preghiera. Questo incontro è guidato da un gruppo di persone (giovani, genitori volontari, nonni e altre figure che fanno squadra con il catechista). - La quarta settimana è costituita dall incontro familiare la domenica mattina, circa un ora prima della celebrazione eucaristica. I genitori verificano l esperienza vissuta in famiglia, i bambini preparano un gesto/segno per riesprimere le loro scoperte, si partecipa all eucaristia della comunità e spesso si pranza insieme. L esperienza di Verona ha la caratteristica di promuovere le iniziative delle singole parrocchie e di metterle in rete tra di loro. I materiali prodotti dalle parrocchie vengono rivisti da un équipe dell UCD e messi a disposizione delle altre parrocchie. A differenza di Trento, la strategia di Verona è quella di valorizzare l esistente, di coordinarlo e di ottimizzarne i risultati tramite un quadro metodologico (quello dei quattro tempi) di facile attuazione. Come si può vedere, nella proposta di questa diocesi è saltata la scansione del catechismo settimanale. L esperienza della diocesi di Brescia La diocesi di Brescia ha ripensato in maniera globale e sistematica il processo di iniziazione alla fede. La proposta è raccolta nel documento L iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, frutto di un lungo lavoro di differenti componenti ecclesiali 9, promulgato dal Vescovo nel 2003 e che dovrà diventare normativo per tutta la diocesi entro cinque anni. La scelta di fondo della diocesi di Brescia è l esplicita assunzione di un nuovo modello di iniziazione cristiana di ispirazione catecumenale. Il progetto presenta l itinerario ordinario fondamentale e necessario per ogni parrocchia e tre cammini diversificati che possono essere applicati là dove il Consiglio pastorale lo ritiene opportuno e possibile. - L itinerario ordinario prevede una durata di sei anni e comporta un tempo preliminare di evangelizzazione dei genitori, un tempo di prima evangelizzazione dei fanciulli, il tempo dell approfondimento della fede e del completamento dei sacramenti dell iniziazione cristiana (con la celebrazione unitaria dei sacramenti della cresima e dell eucaristia, così da ricuperare l unitarietà dei sacramenti dell iniziazione e la loro finalizzazione all eucaristia) e infine il tempo della mistagogia, della durata di almeno un anno. - I tre cammini diversificati sono quelli dell itinerario catecumenale (secondo le indicazioni della Nota CEI del 1999 sull iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi), l itinerario associativo (svolto secondo lo spirito e il metodo di alcune associazioni ecclesiali, in particolare l ACR) e l itinerario familiare, che almeno in parte prevede la proposta diretta di evangelizzazione e catechesi da parte dei genitori nelle loro famiglie. La proposta di Brescia appare fortemente unitaria per tutta la diocesi. Essa è sostenuta da una capillare e sistematica formazione dei catechisti e dei preti tramite corsi base zonali, laboratori, richiami e verifiche. L esperienza diversificata della regione ecclesiale della Sicilia L Ufficio catechistico regionale della Sicilia ha monitorato le esperienze più significative di rinnovamento della prassi di iniziazione cristiana nelle diocesi siciliane e ne ha presentato una sintesi al Convegno di Acireale del Non essendo possibile presentare in questo contributo ognuna di queste esperienze, basta evidenziare che ormai in pressoché tutte le diocesi siciliane si è innescato un processo di rinnovamento dell iniziazione cristiana che si sviluppa secondo l itinerario di tipo catecumenale. Tutte le esperienze selezionate hanno queste quattro caratteristiche di fondo: il coinvolgimento dell intera comunità parrocchiale nel processo; il coinvolgimento dei ragazzi nella vita della comunità; il riprestino progressivo dell ordine teologico dei sacramenti dell iniziazione; il coinvolgimento dei genitori nell itinerario catechistico e nella vita della comunità. L interesse dell esperienza della Chiesa siciliana consiste nel fatto che esplicitamente i direttori degli UCD considerano positivo non uniformare le proposte, nel rispetto delle particolari situazioni locali, ma di continuare un lavoro di condivisione e di riflessione su quanto è in atto. 8 - Una descrizione più precisa della proposta di Verona si trova in: DIOCESI DI VERONA, Informazioni pastorali, anno 2, n 2, estate 2005, Il frutto del lavoro di questa équipe è contenuto nel testo Piano di lavoro per l iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. 4

5 4. Lettura delle nuove esperienze Se dal campo della descrizione passiamo a quello dell interpretazione, possiamo ora rilevare le costanti delle esperienze, le loro differenze e le rispettive strategie di cambiamento, in vista di formulare un ipotesi su quanto sta avvenendo e offrire alcune indicazioni di percorso 10. a) Le costanti nelle nuove esperienze Dalle esperienze in atto emerge una constatazione evidente, che è una prima costante generale: le parrocchie italiane sperimentano la crisi del processo tradizionale di iniziazione cristiana; riconoscono l inadeguatezza dell attuale proposta catechistica; concordano sulla necessità e sull urgenza di un progressivo cambiamento. All interno di questo sentire/sperimentare condiviso, possiamo sottolineare alcune costanti presenti nelle esperienze: - Si sta operando uno spostamento maggiore di asse: l attenzione è passata dai fanciulli agli adulti, e in particolare alla famiglia. Sembra essere questo l elemento più forte: ora la cura è portata sulla proposta o riscoperta della fede dei soggetti adulti implicati. - Contemporaneamente il soggetto catechistico tende a modificarsi: non è più il solo catechista a cui viene delegato il processo di iniziazione, ma la comunità, che non coincide con parrocchia. - C è un dato assolutamente nuovo: l accesso al processo di iniziazione per i soggetti adulti è caratterizzato dalla libertà. Tutto avviene nella linea della proposta e della libera adesione. Stiamo uscendo da una forma di socializzazione generale della fede. - Circa il processo, le esperienze in atto hanno assunto la logica di iniziazione alla fede in senso forte, e alcune si ispirano formalmente al modello catecumenale. Tutte mirano a introdurre ad un esperienza, e non solo alla conoscenza o a alla sacramentalizzazione. - All interno di questo processo, si modifica il significato del conferimento dei sacramenti, in due sensi: non si inizia ai sacramenti, ma attraverso i sacramenti; si accentua la tendenza al riposizionamento dei 3 sacramenti dell iniziazione cristiana, puntando idealmente al loro corretto ordine teologico e alla loro unità celebrativa. - La domenica, giorno del Signore con al suo centro la celebrazione eucaristica, diventa il luogo e il tempo privilegiato per i processi di iniziazione in atto. - La figura tradizionale del catechista sta progressivamente mutando, in due sensi: da insegnante egli diviene sempre di più un accompagnatore dei processi di iniziazione, servitore della strada attraverso la quale Dio entra in relazione con le persone; da persona singola diventa sempre di più una compresenza di persone con ruoli diversificati. Sta mutando, di conseguenza, la formazione dei catechisti, i quali vengono abilitati, in queste nuove sperimentazioni, a sapersi rivolgere agli adulti. - Infine, il lavoro di équipe (all interno dell UCD e tra Uffici) sta diventando la modalità più diffusa di promuovere le sperimentazioni e di sostenerne l attuazione. b) Le differenze più significative Le differenze tra le varie esperienze vanno attribuite ai diversi contesti socio-religiosi di partenza e alla storia ecclesiale. Esse possono essere raccolte attorno ad alcune polarità maggiori, ad alcune tensioni da salvaguardare. - La polarità obligatorietà/proposta libera. Essa indica nelle esperienze in atto una ricerca di equilibrio tra la necessità di provocare e guidare un cambiamento e l assunzione libera e convinta di tale cambiamento. Tale tensione si gioca sia a livello di chiesa locale (rapporto centro/parrocchie nelle diocesi; vescovi/parroci), sia a livello di adesione dei soggetti adulti alla proposta di iniziazione (proposta di itinerari differenziati a libero accesso). - La polarità programmazione/flessibilità. Essa dice l esigenza di avviare sperimentazioni progettate e strutturate (non estemporanee) e la capacità di stare in ascolto in modo flessibile di quanto esiste alla base e di quello che realmente è possibile e realizzabile, sapendo cambiare strada facendo. - La polarità famiglia/comunità. Le differenze di attenzione e di attuazioni dicono l esigenza di fare della famiglia il riferimento centrale ma non esclusivo, perché la comunità ecclesiale è più e oltre la famiglia. - La polarità ragazzi/adulti. Le differenze di scelte e accenti rispetto a questi due soggetti dicono la necessità di spostamento di asse verso gli adulti, ma anche di salvaguardare i piccoli sia quando gli adulti genitori ci sono, sia quando sono assenti nel loro ruolo educativo della fede. Si prende atto che i piccoli restano ancora di fatto l obiettivo immediato della proposta di iniziazione. - La polarità tra impostazione tradizionale e impostazione catecumenale. L impostazione catecumenale non è assunta esplicitamente da tutti: alcuni valorizzano il percorso tradizionale (la socializzazione religiosa), immettendo 10 - Queste osservazioni ripercorrono per l essenziale quanto è stato rilevato dall autore di questo articolo come conclusione del Convegno di Acireale. 5

6 in esso una prospettiva più missionaria. Se da un parte questo appare meno innovativo, dall altra esprime l attenzione a non interrompere bruscamente quanto è in atto, immettendo modalità che l ambiente non capirebbe. Se le costanti fanno intravedere una direzione, le differenze rendono attenti a non assolutizzare alcuni aspetti a scapito di altri e a non trascurare nessuno degli elementi importanti in gioco. c) Le strategie adottate nel cambiamento Un osservazione importante è quella che riguarda le strategie adottate per operare i cambiamenti. Sappiamo infatti che gestire il cambiamento è una delle operazioni più delicate e decisive. - Tutte le esperienze fanno un attenta lettura della propria realtà locale e delle condizioni dei soggetti implicati. - Ci si pone in una logica di progettualità del cambiamento, cercando di uscire dall improvvisazione tramite una direzione sufficientemente ragionata, dichiarata e strutturata. - Si mette in atto un lavoro di coinvolgimento di più soggetti, sia a livello istituzionale (uffici, operatori ), sia a livello di base. Si parla di strategia circolare, di lavoro in rete. - Si cerca e si richiede l avvallo istituzionale, cioè l indicazione autorevole dei propri Vescovi. - Si fa molta attenzione al ruolo chiave dell UCD e dell èquipe che lo affianca. L esito delle proposte è strettamente condizionato dalla capacità dell UCD di coordinare, sostenere, accompagnare, monitorare, fornire materiali, offrire a livello diocesano una formazione adeguata degli operatori. - Si è entrati in una mentalità sperimentale, con una circolarità continua tra progettazione/attuazione/verifica/riformulazione della proposta. - Ci si accorge dell anello decisivo di una nuova formazione dei catechisti, che li abiliti progressivamente a un ministero nuovo e ne diversifichi la fisionomia. - Si sente quanto sia delicata e fondamentale la sensibilizzazione/formazione del clero diocesano. Dentro queste grandi attenzioni strategiche, quella più salvaguardata è quella della gradualità. Le esperienze in atto procedono con gradualità, vale a dire partono dall esistente, non sciupano quanto è in atto, ma lo assumono e ne riorientano la direzione. Si possono vedere modalità più direttive (stimolate e guidate dal vertice), altre basate su una valorizzazione/organizzazione di quanto si muove alla base, altre più libere e sporadiche. In tutte comunque si procede nel rispetto di quello che è già in atto, nella logica della fattibilità. Non è solo un criterio pragmatico, ma il desiderio di assumere una storia, di trarre beneficio da quanto questa ci consegna in termini di fede e di valori, così di poterla indirizzare a piccoli passi verso la conversione che la Chiesa italiana sente necessaria e autorevolmente propone (conversione missionaria, logica catecumenale, primo annuncio). Questo criterio strategico della gradualità risulta essere anche un fattore rassicurante, sia per chi detiene la responsabilità del progetto, sia per chi lo attua, sia infine per i soggetti che ne sono i destinatari. d) Due domande di fondo Rispetto alle esperienze in atto, il Convengo dei Direttori degli UCD tenutosi ad Acireale non ha evitato di porsi due domande di fondo, che sono quelle che attraversano il dibattito sul cambiamento del modello di iniziazione cristiana. Le sperimentazioni dicono che è in atto un forte e costante movimento di positivi tentativi di cambiamento. Ci si chiede: si tratta di reali cambiamenti o di semplici aggiustamenti?. Tale domanda rinvia ad una questione a monte: le sperimentazioni in atto hanno tutte la convinzione che il modello attuale non funzioni più. E vero questo, oppure il problema non sta nel modello, ma nelle sue modalità di attuazione, il che richiederebbe solo alcuni correttivi? Le domande sono dunque due: stiamo veramente cambiando? È bene cambiare? 5. Alcune linee interpretative e orientative Visto il tempo relativamente breve della sperimentazione e la sua consistenza ancora limitata, la valutazione di quanto sta avvenendo non può che essere nella logica di una ipotesi da verificare. In questo orizzonte, possiamo rischiare alcune linee di interpretazione e di orientamento. a) Per riprendere le due domande di fondo, ci sembra di poter dire che qualcosa sta davvero cambiando. Una porzione significativa della catechesi italiana sta lasciando il vecchio modello tridentino di iniziazione cristiana dei ragazzi e, pur non avendone a disposizione uno nuovo, sta accettando di operare un cambiamento, se pur graduale. Tale cambiamento non ha il sapore di un riaggiustamento del vecchio modello, non è un rattoppo o un correttivo. Ci sono diversi indizi che ci autorizzano a dirlo: è cambiata la finalità (non iniziare ai sacramenti, ma alla vita cristiana tramite i sacramenti), è cambiata la logica (sempre meno logica di socializzazione e sempre più logica iniziatica o catecumenale), stanno cambiando i soggetti implicati (ragazzi, famiglie, comunità, catechisti, animatori, équipe diocesane ) e, almeno parzialmente, sta modificandosi l impianto (tentativi di descolarizzazione, superamento delle date rigide dei sacramenti ). Ciò che distingue effettivamente, nell iniziazione cristiana in atto, i correttivi dalle innovazioni non sta in quello che si 6

7 fa, ma nella prospettiva di quello che si fa. Ora, questa prospettiva le esperienze in atto l hanno fatta propria, l hanno coscientizzata e (con modalità in parte tradizionali e in parte nuove) la perseguono. E la prospettiva missionaria, di proposta della fede, di primo annuncio. b) Si tratta di un cambiamento nella linea della gradualità, cioè di quella sapienza pastorale 11 che unisce coraggio operativo e rispetto della realtà e della tradizione. Occorre dunque considerare questo cambiamento nella sua reale consistenza, senza enfatizzarlo. Una coraggiosa modestia degli obiettivi perseguiti può essere sana e evitare frustrazioni: in fondo, la generazione catechistica attuale non può andare più in là che avviare un processo di allontanamento dal vecchio modello e di sensibilizzazione della comunità ecclesiale perché ritorni a essere adulta e generativa (disincagliare e varare la nave). Ma questo minimo è però il anche il massimo: può porre le basi per una nuova stagione di Chiesa e di evangelizzazione. c) In questo movimento e in questa consapevole modestia non sembra possibile un indicazione unica per tutta Italia. La diversificazione delle esperienze dentro le grandi coordinate condivise, risulta essere non solo utile, ma necessaria in questo momento. No alla clonazione delle esperienze! E il tempo della creatività nella fedeltà ai contesti e secondo la genialità apostolica di ogni chiesa locale e di ogni operatore/operatrice, con grande capacità di lettura della propria situazione. Questo significa che è indispensabile cercare convergenze, ma non indicazioni univoche e tanto meno direttive di uniformità. d) Nel rispetto di questa diversificazione, emerge un esigenza: il coraggio di partire e di curare bene quel poco che si fa. Vanno evitate la nostalgia dei tempi passati, il miraggio della cristianità e la stanchezza passiva. In una logica interattiva, ciò che può veramente aiutare è che ciascuno vada in fondo operativamente alle sue intuizioni, così come la propria situazione lo consiglia e lo permette. E da questo coraggio di fare fino in fondo quello che si sta facendo che verranno le indicazioni di verifica e di riorientamento. e) E urgente ricuperare e rilanciare la lunga riflessione e sperimentazione fatta in questi anni sulla formazione. E decisivo riflettere sui modelli formativi ed attuare proposte di formazione che rendano capaci preti ed operatori pastorali di stare nella transizione, attenti a quanto succede, abili nella progettazione, capaci di relazioni, profondi conoscitori del dono di fede ricevuto. Si rende necessaria, almeno parzialmente, una formazione condivisa tra preti e laici, affinché vengano maturate consapevolezze condivise e progettati i passi da fare. Infine risulta urgente la necessità di implicare la riflessione teologica e i centri accademici della Chiesa italiana in quanto sta accadendo rispetto all iniziazione cristiana. Conclusione Il cambiamento progressivo del modello di iniziazione cristiana risulta essere un campo di prova importante per la pastorale italiana. Tenendo conto che la maggioranza delle energie parrocchiali sono concentrate sul catechismo dei ragazzi nel periodo della loro iniziazione cristiana, se le comunità ecclesiali sapranno assumere la sfida del cambiamento in atto è verosimile che faranno in questo modo traballare tutto l impianto pastorale delle parrocchie, portandolo verso una connotazione decisamente più adulta e missionaria. Paradossalmente, se il problema di fondo non è la catechesi ma la pastorale, un cambio coraggioso a livello di catechesi può smuovere l impianto di iniziazione rendendolo più fedele alla tradizione e più pertinente per l attuale contesto culturale e questo cambiamento innesca inevitabilmente quello più largo e fondamentale del modello di parrocchia. In altri termini, partire dall elemento più semplice (non più facile!) può essere la mossa giusta per giungere a modificare quello più complesso (e più difficile). Senza enfatizzare, né per la loro consistenza numerica né per i loro contenuti, quanto le sperimentazioni nuove sull iniziazione cristiana stanno facendo, va preso atto che esse stanno muovendo passi concreti, graduali ma coraggiosi e ci rinviano il messaggio che ogni passo fatto in questa direzione innesca nell intera comunità cristiana dei cambiamenti che vanno nella linea di quanto la Chiesa italiana ci sta chiedendo. Vale la pena non perdere l occasione. Concludo con un esempio di André Fossion. «Il vecchio albero che crolla fa più rumore della foresta che cresce, dice un proverbio africano. Nella Chiesa molti si danno da fare si spossano perfino per tenere in piedi il vecchio albero che crolla. Ciò non è inutile se si tratta di rallentarne la caduta per evitare che qualcuno rimanga schiacciato. Ma l importante è la foresta che cresce. Oggi non possiamo immaginare con esattezza o programmare completamente ciò che sta crescendo. Tutt al più possiamo favorirne la crescita» 12. Nella Chiesa italiana attuale stiamo tutti faticando, sia quelli che lavorano nel modo tradizionale di iniziazione, sia quelli che hanno accettato di entrare in sperimentazione. Ci vogliono certamente persone che si danno da fare per gestire quanto sta andando avanti nella linea tradizionale (il vecchio albero che cadendo rischia di schiacciare qualcuno), ma occorre che le energie migliori vengano impiegate consapevolmente e senza nostalgie per la grande 11 - L espressione è di Mons. Caprioli nella sua relazione ai Vescovi italiani durante la 53 Assemblea generale della CEI, Roma maggio FOSSION ANDRE, Ricominciare a credere, EDB 2004, p

8 foresta di piccoli alberelli che deve ancora crescere. Mi pare di poter dire che le parrocchie italiane che stanno portando avanti le nuove sperimentazioni abbiano deciso di impegnarsi con dedizione per questa grande foresta di alberelli che deve crescere, questa foresta che è il futuro che Dio ci prepara se solo siamo disponibili e generosi nel tradurre in passi concreti ciò che poco per volta comprendiamo. 8

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