Lectio divina. Alla scuola di un Amore fuori misura. A cura di Vito Cassone Anno I/18 31 ottobre XXXI a domenica del Tempo Ordinario
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- Sebastiano Costantino
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1 Lectio divina Alla scuola di un Amore fuori misura A cura di Vito Cassone Anno I/18 31 ottobre 2010 XXXI a domenica del Tempo Ordinario
2 Lectio Divina XXXI a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Anno C LETTURE: Sap 11,22-12,2; Sal 144; 2 Ts 1,11-2,2; Lc 19, 1-10 Vangelo Lc 19, 1-10 Il Figlio dell'uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. Dal vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
3 Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Anzitutto una parola sui brani che precedono l episodio di Zaccheo. Dice Gesù: «Il Figlio dell uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18, 8).A questa domanda inquietante cerca di rispondere il brano di Vangelo che segue, innanzitutto narrando la parabola del fariseo e del pubblicano (cfr. Lc 18, 9-14), e mostrando come davanti a Dio la condizione di partenza dell uomo viene capovolta. Chi si presenta davanti a Dio ritenendosi autosufficiente, ritenendo quindi avere una giustizia di cui potersi vantare davanti al Signore, questi viene privato della grazia. Non proprio privato della grazia ma rimane senza, perché non ne ha bisogno, perché non ha un cuore desideroso di accoglierla. E chi invece, come il pubblicano, si presenta davanti a Dio con la consapevolezza del suo peccato e quindi del suo bisogno e quindi della necessità che ha di essere salvato; ebbene questo riceve in dono la giustizia da Dio. Il secondo brano, che è per noi significativo, va sotto il nome del giovane ricco (cfr. Lc 18, 18-23); qui in realtà è un notaio ricco, che descrive una vocazione mancata. Questo uomo desidera «ottenere la vita eterna», sarebbe disposto anche a pagare un qualche prezzo per avere la vita eterna, ma in realtà il prezzo che deve pagare è troppo alto. E alla fine «divenne assai triste, perché era molto ricco» (Lc 18, 23). Prima un pubblicano, dopo un uomo molto ricco. Ricordate la parola che segue questo episodio famoso: «Quant è difficile, per coloro che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio. [25] È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio!» (Lc 18, 24-25). Ebbene, se teniamo presente questo, capiamo il significato del nostro brano. Si potrebbe dire: come fa un cammello a passare per la cruna di un ago? Come fa un uomo pubblicano quindi peccatore, molto ricco quindi con un handicap grave dal punto di vista religioso, come fa questo uomo a ottenere la vita eterna, a sperimentare la salvezza? Nel nostro brano paradossalmente il cammello per la
4 cruna dell ago c è passato. L uomo, che viene definito da Luca molto ricco, è riuscito a ottenere la salvezza. E forse la risposta è già nelle parole del capitolo precedente quando ai discepoli che si interrogano: «Allora chi potrà essere salvato?»; e Gesù risponde: «Questo è impossibile agli uomini, ma è possibile a Dio» (Lc 18, 26-27). Vediamo allora il nostro brano. Dice il vangelo di Luca che Gesù «[1] Entrato in Gerico, attraversava la città» (Lc 19, 1). Siamo verso la conclusione del lungo viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Nel vangelo di Luca il viaggio di Gesù dura dal cap. 9 al 19. Ormai siamo all ultima tappa, dopo Gerico c è solo da attraversare il deserto e poi siamo a Gerusalemme. Che il Signore attraversi gli spazi dove l uomo abita, questo è fatto sorprendente. È vero che dall esterno non succede niente, è un uomo che attraversa una città; ma è altrettanto vero che in realtà quell uomo è la grazia di Dio. Il suo passare in mezzo agli uomini significa che è vero quello che Luca aveva detto nella scena inaugurale del Vangelo, quando aveva annunciato: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che avete udita nei vostri orecchi» (Lc 4, 21); e quella Scrittura annunciava «l anno di grazia del Signore» (Lc 4, 19), l anno del condono, l anno per perdono di tutti i debiti. Il passaggio di Gesù è questo: Oggi è anno di grazia (cfr. Lv 25, 10-13). Dunque, passa Gesù, e di fronte a lui incontriamo «un uomo di nome Zaccheo» (Lc 19, 2). Zaccheo paradossalmente vuole dire puro, mentre per definizione è una persona impura perché è un pubblicano; ma il nome paradossalmente dice il contrario: è l uomo puro. «Zaccheo, capo dei pubblicani quindi peggio di così non potrebbe essere, dal punto di vista della valenza religiosa e ricco [3] cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura» (Lc 19, 2-3). C è quindi anche questo impedimento, quello della folla che legato con la statura di Zaccheo impedisce l incontro con il Signore. «Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua»» (Lc 19, 4-5). Dunque, Zaccheo è una persona abituata a raggiungere gli obiettivi che gli stanno a cuore; e vedere Gesù gli sta a cuore. Non si dice che abbia chissà quale idea grande di Gesù, però certamente vede Gesù come interessante, ha desiderio di vederlo, e, siccome è una persona determinata, trova il modo, il «sicomoro». Gli ostacoli non hanno bloccato il suo desiderio, è stato capace di ottenere quello che il suo cuore desiderava. «Gesù alza lo sguardo» e prende Lui iniziativa: Zaccheo, scendi in fretta, perché oggi devo fermarmi a casa tua. «Zaccheo», nome
5 proprio di persona è quello che serve a stabilire un rapporto interpersonale. Qui non c è un pubblicano o un ricco o quello che volete Qui c è un nome, una faccia, una storia, una esperienza. Un esperienza con tutti i suoi limiti, con tutte le sue magagne, ma lui con la sua libertà: Zaccheo, quindi chiamato per nome. «Scendi subito». Il subito accompagna inevitabilmente la manifestazione della grazia di Dio. Quando Dio opera la grazia bisogna essere pronti a cogliere l occasione, il dono; perché? Perché evidentemente la grazia è grazia, non è a tua disposizione, non ne hai tu il possesso, non ne hai tu la gestione, non è proprietà tua; è e rimane grazia, quindi la puoi cogliere nel momento in cui la libertà, che ti sta davanti, te la offre; devi sapere rispondere, è una chiamata, un invito: «scendi subito». «Perché oggi devo fermarmi a casa tua». Quel «oggi» ritornerà anche un po più avanti ed è molto significativo. Quel oggi è importante perché esprime non il giorno del calendario, ma il tempo della Salvezza. Il tempo in cui Gesù è in mezzo agli uomini, il tempo in cui Gesù cammina nelle strade della gente, è l oggi della salvezza, è il momento in cui la salvezza si fa presente e attuale. Non è più sola memoria, anche se la salvezza ha un contenuto di memoria. E non è neanche sola speranza, anche se la salvezza contiene la speranza. È un oggi da cogliere, da sperimentare e da vivere: «Oggi devo fermarmi a casa tua». Non dice: Ho voglia di fermarmi a casa tua ; ma devo. Devo significa che dietro a quel incontro c è qualche cosa di misterioso e di grande, c è un disegno. Non è per caso che Gesù è passato da quella strada, c è passato perché questa è una missione, un compito che gli è stato affidato. Doveva incontrare Zaccheo, bisognava che Zaccheo potesse accogliere e ricevere il dono della salvezza. «Oggi devo fermarmi a casa tua». Le due espressioni, sia il verbo che il sostantivo, dicono il senso dell intimità dell esperienza che viene proposta e donata a Zaccheo. Fermarsi è quel verbo che, per esempio: troviamo nel racconto dei due discepoli di Emmaus, quando dicono al Signore: Fermati, stai con noi, perché ormai si fa sera (cfr. Lc 24, 29); usa spessissimo il vangelo di san Giovanni quando vuole indicare la presenza intima del Signore dentro la vita degli uomini. Il fermarsi o rimanere o dimorare o abitare, soni tutti verbi con cui si traduce l unico verbo greco che è quello del nostro testo: Oggi debbo fermarmi dimorare, abitare a casa tua. Evidentemente, come era stato ricordato prima, la casa significa i muri, lo spazio; ma significa tutta quella ricchezza di vita, di affetti e di relazioni che si stabiliscono dentro le mura di casa. Lo spazio della casa domestico ha qualche cosa di speciale, porta in qualche modo
6 l immagine delle persone che ci vivono. Lo spazio assume quell esperienza dei dinamismi che lì si operano: di amore o a volte di rifiuto, di vicinanza o di allontanamento; insomma quello stile, quell atmosfera che gli abitanti creano con il tipo di rapporto che stabiliscono tra loro. E lì in quella casa, cioè in quell esperienza che è il proprio della vita di Zaccheo che Gesù deve fermarsi, deve in qualche modo venire ad abitare lì. «[6] In fretta scese e lo accolse pieno di gioia» (Lc 19, 6). Evidentemente dobbiamo fare il confronto con il notabile ricco, che invece se ne è andato via «triste» (cfr. Lc 18, 18-23): uno lo accoglie e l altro si allontana, uno è triste e l altro è pieno di gioia. D altra parte si capisce, inevitabilmente è questo il sentimento con cui si può accogliere la salvezza di Dio. È come un uomo che, mentre lavora un campo, ha trovato un tesoro, e allora dalla gioia va vende tutti i suoi averi per comperare quel campo, dalla gioia! (cfr. Mt 13, 44). Ed è questa gioia, credo, che aiuta a capire il senso del nostro brano, perché la gioia di Zaccheo si scontra invece con la mormorazione, con la critica, delle persone intorno: «[7] Vedendo ciò, tutti mormoravano: È andato ad alloggiare da un peccatore!» (Lc 19, 7). Dice il testo: Da un peccatore è andato ad alloggiare!. Proprio da un peccatore! Incredibile, inaccettabile! Il discorso è caratteristico del vangelo di Luca, perché nel cap. 5, quando Gesù chiama Levi, e Levi fa il banchetto di addio chiamando evidentemente i suoi colleghi pubblicani; quindi prepara un grande banchetto, dove Gesù si trova insieme con questi pubblicani: «I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?» (Lc 5, 29.30). E all inizio del cap. 15 di Luca, viene ricordato lo stesso: «[1] Si avvicinavano a lui tutti (addirittura tutti) i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. [2] I farisei e gli scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e mangia con loro. [3] Allora egli disse loro questa parabola» (Lc 15, 1-3). E «questa parabola» è quella della pecora smarrita (cfr. Lc 15, 4-7), è quella della dramma ritrovata (cfr. Lc 15, 8-10), è quella del figliol prodigo (cfr. Lc 15, 11-32). Quindi, il tema costante dell atteggiamento di Gesù è di accogliere i peccatori, e proprio a loro offre il perdono e la grazia. E Gesù lo ha spiegato: «[31] Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; [32] io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi» (Lc 5, 31-32). Che non vuole dire evidentemente che i peccatori siano migliori dei giusti, che abbiano più meriti, che i giusti siano tutti degli ipocriti o cose di questo genere. Ma vuole dire quello che dice: che i peccatori hanno bisogno di grazia, sono delle persone malate, ferite, lacerate nel loro intimo, non libere di amare e di donare; sono loro in particolare hanno bisogno di perdono e di grazia. Quindi, il
7 senso è questo anche nel nostro brano; e di fatto: «[8] Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto» (Lc 19, 8). È il frutto della gioia, e questo lo può fare solo uno contento. Perché uno triste è costretto a calcolare quello che ha e quello che perde, la sua tristezza non gli permette di dare liberamente, non gli permette di trovare gioia nel comunicare agli altri. Ma se uno ha la gioia, allora sì, allora è contento di dare, è contento di trasmettere gioia, di comunicare gioia. E Zaccheo manifesta così quello che è avvenuto dentro al suo cuore. Ed è quello che Gesù spiega con l ultima frase: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch egli è figlio di Abramo» (Lc 19, 9). Sempre quel oggi, la Salvezza. Attenzione, la salvezza non pigliatela come una cosa. La salvezza vuole dire: Gesù Cristo (cfr. 2 Tm 2, 10), Gesù come dono di Dio agli uomini (cfr. Rm 5, 15), quell amore di Dio che Gesù incarna (cfr. Gv 3, 35), che la sua presenza offre e regala (cfr. 1 Gv 3, 16). «La salvezza è entrata in questa casa»; questa casa significa: Zaccheo che ci abita, e tutte le persone che abitano con Zaccheo,anche tutta quella rete di rapporti, di relazioni, di parole, di azioni, di affetti, di sentimenti che costituiscono l esperienza umana di Zaccheo. È tutto questo che viene sanato. Sono i nostri sentimenti che hanno bisogno di essere purificati, sono le nostre decisioni che hanno bisogno di essere rese giuste, confermate, portate a compimento, a pienezza; tutto questo ne ha bisogno. E l ingresso di Gesù nella casa di Zaccheo esprime il dono di Dio che rigenera. Per ognuno di noi c è uno sguardo; un albero. Per ciascuno di noi c è una nuova possibilità di ricominciare, perché la salvezza entra nella nostra casa, nel nostro cuore, nella nostra vita. Buona domenica.
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