Lezione 3 La canzone. La canzone di Giacomo da Lentini. La canzone dantesca. La canzone petrarchesca

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1 Lezione 3 La canzone Coblas capcaudadas Es. Neri de Visdomini, L animo è turbato L animo è turbato e forte apessimato, aunito in tutto. Nato è sì male frutto che me de l ira avanza a ciò m invia. Questo è gelosia mi convene inodiar perché ciò face. Coblas capfinidas Es. Giacomo da Lentini, Al cor gentile Al cor gentile rempaira sempre amore come calore in clarità di foco. Foco d amore in gentile cor s aprende donna a guisa di stella lo nnamora. Amor per tal ragion sta n cor gentile. La canzone di Giacomo da Lentini 1 Madonna, dir vo voglio como l amor m ha priso inver lo grande orgoglio che voi, bella, mostrate, e no m aita. 5 Oi lasso, lo meo core, che n tante pene è miso, che vive quando more per bene amare, e teneselo a vita. Dunque mor e viv eo? 10 No, ma lo core meo more più spesso e forte che no l faria di morte - naturale, per voi, donna, cui ama più che se stesso brama, 15 e voi pur lo sdegnate; Amor, vostr amistate - vidi male. La canzone dantesca 1 Così nel mio parlar vogli esser aspro com è negli atti questa bella pietra la quale ognora impietra maggior durezza e più natura cruda, 5 e veste sua persona d un dïaspro tal che per lui, o perch ella s arretra, non esce di faretra saetta che già mai la colga ignuda. Ella ancide, e non val ch uom si chiuda 10 né si dilunghi da colpi mortali che, com avesser ali, giungono altrui e spezzan ciascun arme, sì ch io non so da lei né posso atarme. La canzone petrarchesca 1 Ne la stagion che l ciel rapido inchina verso occidente, et che l dì nostro vola a gente che di là forse l aspetta, veggendosi in lontan paese sola, 5 la stancha vecchiarella pellegrina raddoppia i passi, et più et più s affretta; et poi così soletta al fin di sua giornata talora è consolata 10 d alcun breve riposo, ov ella oblia 1

2 la noia e l mal de la passata via. Ma, lasso, ogni dolor che l dì m adduce cresce qualor s invia per partirsi da noi l eterna luce. La canzone in stanze indivisibili 1 Verdi panni, sanguigni, oscuri o persi non vestì donna unquancho né d òr capelli in bionda treccia attorse, sì bella com è questa che mi spoglia 5 d arbitrio, et dal camin de libertade seco mi tira, sì ch io non sostegno alcun giogo men grave. Et se pur s arma talor a dolersi l anima a cui vien mancho 10 consiglio, ove l martir l adduce in forse, rappella lei da la sfrenata voglia subìta vista, ché del cor mi rade ogni delira impresa, et ogni sdegno fa l veder lei soave. Rvf 28 1 O aspectata in ciel beata et bella anima che di nostra humanitade vestita vai, non come l altre carca: perché ti sian men dure omai le strade, 5 a Dio dilecta, obedïente ancella, onde al suo regno di qua giù si varca, ecco novellamente a la tua barca, ch al cieco mondo à già volte le spalle per gir al miglior porto, 10 d un vento occidental dolce conforto; lo qual per mezzo questa oscura valle, ove piangiamo il nostro et l altrui torto, la condurrà de lacci antichi sciolta, per dritissimo calle, 15 al verace orïente ov ella è volta. Tu vedrai Italia et l onorata riva, canzon, ch agli occhi miei cela et contende non mar, non poggio o fiume, ma solo Amor che del suo altero lume 110 più m invaghisce dove più m incede: né natura può star contra il costume. Or movi, non smarrir l altre compagne, ché non pur sotto bende alberga Amor, per cui si ride e piagne. Rvf Chiare, fresche et dolci acque, ove le belle menbra pose colei che sola a me par donna; gentil ramo ove piacque 5 (con sospir mi rimembra) a lei di fare al bel fiancho colonna; herba et fior che la gonna leggiadra ricoverse co l angelico seno; 10 aere sacro, sereno, ove Amor co begli occhi il cor m aperse: date udïenza insieme 2

3 a le dolenti mie parole exetreme. Se tu avessi ornamenti quant ài voglia, potresti arditamente uscir del boscho, et gir in fra la gente. Dante, Tre donne intorno al cor mi son venute [De robertis, 13] 1 Tre donne intorno al cor mi son venute e seggonsi di fore, ché dentro siede Amore il quale è n signoria della mia vita. 5 Tanto son belle e di tanta vertute, che 1 possente signore, dico quel ch è nel core, appena del parlar di lor s aita. Ciascuna par dolente e sbigottita 10 come persona discacciata e stanca cui tutta gente manca e cui vertute né biltà non vale. Tempo fu già nel quale, secondo il lor parlar, furon dilette, 15 or sono in ira a tutti e in non cale. Queste così solette venute son come a casa d amico, ché sanno ben che dentro è quel ch io dico. Canzone, a panni tuoi non ponga uom mano per veder quel che bella donna chiude: bastin la parti nude; el dolce pome a tutta gente niega, 95 per cui ciascun man piega. Ma s egli avien che tu mai alcun trovi amico di vertù, ed e ti priega, fatti di color novi; poi gli ti mostra, e 1 fior ch è bel di fuori 100 fa disïar negli amorosi cori. Canzone, uccella con le bianche penne, canzone, caccia con li neri veltri, che fuggir mi convenne, ma far mi poterian di pace dono. 105 Però no l fan che non san quel ch io sono: camera di perdon savio uom non serra, ché perdonare è bel vincer di guerra. Leopardi, A Silvia Silvia, rimembri ancora Che pensieri soavi, Quel tempo della tua vita mortale, Che speranze, che cori, o Silvia mia! Quando beltà splendea 30 Quale allor ci apparia Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, La vita umana e il fato! 5 E tu, lieta e pensosa, il limitare Quando sovviemmi di cotanta speme, Di gioventù salivi? Un affetto mi preme Acerbo e sconsolato, Sonavan le quiete 35 E tornami a doler di mia sventura. Stanze, e le vie dintorno, O natura, o natura, Al tuo perpetuo canto, Perché non rendi poi 10 Allor che all opre femminili intenta Quel che prometti allor? perché di tanto Sedevi, assai contenta Inganni i figli tuoi? Di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi 40 Tu pria che l erbe inaridisse il verno, Così menare il giorno. Da chiuso morbo combattuta e vinta, Perivi, o tenerella. E non vedevi 3

4 15 Io gli studi leggiadri Il fior degli anni tuoi; Talor lasciando e le sudate carte, Non ti molceva il core Ove il tempo mio primo 45 La dolce lode or delle negre chiome, E di me si spendea la miglior parte, Or degli sguardi innamorati e schivi; D in su i veroni del paterno ostello Né teco le compagne ai dì festivi 20 Porgea gli orecchi al suon della tua voce, Ragionavan d amore. Ed alla man veloce Che percorrea la faticosa tela. Anche peria fra poco Mirava il ciel sereno, 50 La speranza mia dolce: agli anni miei Le vie dorate e gli orti, Anche negaro i fati 25 E quinci il mar da lungi, e quindi il La giovanezza. Ahi come, monte. Lingua mortal non dice Come passata sei, Quel ch io sentiva in seno. Cara compagna dell età mia nova, 55 Mia lacrimata speme! Questo è quel mondo? questi I diletti, l amor, l opre, gli eventi Onde cotanto ragionammo insieme? Questa la sorte dell umane genti? 60 All apparir del vero Tu, misera, cadesti: e con la mano La fredda morte ed una tomba ignuda Mostravi di lontano. Dante, Al poco giorno e al gran cerchio d ombra [De Robertis, 7] 1 Al poco giorno e al gran cerchio d ombra La sua bellezza ha più vertù che petra, son giunto, lasso, ed al bianchir de 20 e 1 colpo suo non può sanar per erba: colli, quando si perde lo color ne l erba: ch io son fuggito per piani e per colli, e l mio disio però non cangia il verde, per potere scampar da cotal donna; 5 sì è barbato ne la dura petra e dal suo lume non mi può far ombra che parla e sente come fosse donna. poggio né muro mai né fronda verde. Similemente questa nova donna 25 Io l ho veduta già vestita a verde, si sta gelata come neve a l ombra: sì fatta ch ella avrebbe messo in petra ché non la move, se non come petra, l amor ch io porto pur a la sua ombra: 10 il dolce tempo che riscalda i colli, ond io l ho chesta in un bel prato d erba, e che li fa tornar di bianco in verde innamorata com anco fu donna, perché li copre di fioretti e d erba. 30 e chiuso intorno d altissimi colli. Quand ella ha in testa una ghirlanda Ma ben ritorneranno i fiumi a colli d erba, trae de la mente nostra ogn altra donna: prima che questo legno molle e verde 15 perché si mischia il crespo giallo e 1 s infiammi, come suol far bella donna, verde sì bel, ch Amor lì viene a stare a di me; che mi torrei dormire in petra l ombra, che m ha serrato intra piccioli colli 35 tutto il mio tempo e gir pascendo l erba, più forte assai che la calcina petra. sol per veder do suoi panni fanno ombra. Quandunque i colli fanno più nera ombra, sotto un bel verde la giovane donna la fa sparer, com uom petra sott erba. Rvf 66 1 L aere gravato, et l importuna nebbia 25 Mentre ch al mar descenderanno i fiumi compressa intorno da rabbiosi vènti et le fiere ameranno ombrose valli, tosto conven che si converta in pioggia; fia dinanzi a begli occhi quella nebbia et già son quasi di cristallo i fiumi, che fa nascer d i miei continua pioggia, 5 e n vece de l erbetta per le valli et nel bel petto l indurato ghiaccio 4

5 non se ved altro che pruine et ghiaccio. 30 che trâ del mio sì dolorosi vènti. Et io nel cor via più freddo che ghiaccio Ben debbo io perdonare a tutti i vènti, ò di gravi pensier tal una nebbia, per amor d un che n mezzo di duo fiumi qual si leva talor di queste valli, mi chiuse tra 1 bel verde e 1 dolce ghiaccio, 10 serrate incontro agli amorosi vènti, tal ch i depinsi poi per mille valli et circundate di stagnanti fiumi, 35 l ombra ov io fui, ché né calor né pioggia quando cade dal ciel più lenta pioggia. né suon curava di spezzata nebbia. In picciol tempo passa ogni gran pioggia, Ma non fuggìo già mai nebbia per vènti, e 1 caldo fa sparir le nevi e 1 ghiaccio, come quel dì, né mai fiumi per pioggia, 15 di che vanno superbi in vista i fiumi; né ghiaccio quando 1 sole apre le valli. né mai nascose il ciel si folta nebbia che sopragiunta dal furor d i vènti non fugisse dai poggi et da le valli. Ma, lasso, a me non val fiorir de valli, 20 anzi piango al sereno et a la pioggia et a gelati et a soavi vènti: ch allor fia un dì madonna senza 1 ghiaccio dentro, et di for senza l usata nebbia, ch i vedrò secco il mare, e laghi, e i fiumi. F. Fortini, Sestina a Firenze (Poesia e errore) 1 Sempre all inverno delle torri un fiore Ma ora è la virtù breve dell erba si posa appena aprile apre la terra 20 quanto mi resta invece, il breve argento con il suo giunco d aria e agita argento degli steli che odorano la terra al riso desolato delle sale sui carri del tramonto. Alle tue pietre, 5 alle armi dei chiostri. Un fiore d erba città amara, mi guidi, ora che il fiore d aliti cauti anima le pietre. eterno al gelo delle torri sale. Sterili strenue adolescenti pietre 25 Ritorno, in cima alla memoria sale, più del variare dei nuvoli in fiore e ne sorrido, quel tempo: ero erba e della virtù avara d ogni erba e sono, che dissolto al sole il fiore 10 e corse le stagioni della terra sibili rade sillabe d argento foste scienza per me d amaro sale al vento inaridito delle pietre impenetrabili torri d argento 30 e pieghi in pace all ombra della terra. e innanzi a voi negli inverni d argento Dunque verso quell ombra alla mia terra volli eguagliare entro di me le pietre vengo da sempre e alle deserte sale 15 essere asciutto scintillio di sale dei templi e delle logge dove il fiore pensiero e forma limpida di fiore di Firenze scolora antico e l erba senza peso né ombra sulla terra 35 parla dei morti fra i marmi d argento. senza perire più come fa l erba. Ma per questa mia pace ultima, pietre, se il vento sale e il sereno alle pietre, se aprile grida argento, abbia la terra sempre chi l erba e il tempo intenda e il fiore. 5