Processi di virtualizzazione e rappresentazione dei beni culturali. M. Gloria^, F. Mele, G. Minei^

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1 Processi di virtualizzazione e rappresentazione dei beni culturali M. Gloria^, F. Mele, G. Minei^ ^Microgravity Advanced Research Support (Mars) Center, Napoli Consiglio Nazionale delle Ricerche ICIB, Pozzuoli ABSTRACT Il presente lavoro si prefigge come scopo il chiarimento di alcuni processi, di ambito metodologico, che hanno luogo all atto della costruzione di rappresentazioni inerenti i Beni Culturali. L abbondanza delle sorgenti di informazioni, di natura multimediale, impone un chiarimento sui processi attivati quando si cerca di organizzare e riusare molteplici sorgenti eterogenee per costruire discorsi intorno ad oggetti d arte. La nostra proposta, sia di rappresentazione che di metodo, è costruita a partire dalla nozione base di virtualizzazione, proposta da Levy. Cercheremo di chiarire, da un punto di vista logico, cosa accade quando la rappresentazione di un oggetto d arte subisce una trasformazione. In questo lavoro non faremo alcun riferimento agli strumenti di rappresentazione e alle tecnologie multimediali per implementare le strutture proposte; invece presenteremo, in maniera formale, le entità di base, come la nozione di bene culturale (insieme ad altre entità di interesse), espresse nel formalismo della Frame Logic. Nello stesso formalismo riporteremo un ontologia che modella gran parte delle conoscenze sul dominio dei Beni Culturali e forniremo alcuni esempi di accesso alle istanze di questa rappresentazione. OBIETTIVI SETTORIALI Il contesto dei Beni Culturali richiede, per la costruzione di rappresentazioni di conoscenze e dei relativi modelli di fruizione delle opere d arte, di costruire discorsi intorno ad un soggetto. SOGGETTO A riguardo della parola soggetto il dizionario recita: l ordine di fatti o di argomenti cui si riferisce una trattazione, una discussione o anche un espressione artistica. VIRTUALIZZAZIONI Levy [1] propone una definizione di virtuale in termini di trasformazione, ossia come un particolare passaggio da una modalità di essere ad un altra. Egli ritiene che anche la realizzazione di un oggetto d arte può essere definito mediante un processo di virtualizzazione. In tal caso vi è una trasformazione di una parte di realtà - qualunque cosa, anche non definita, essa possa costituire - in una corrispondente forma di rappresentazione della stessa. In questo contesto è difficile individuare l esistenza di oggetti primitivi non virtualizzati (reali?). Può essere però sufficientemente caratterizzato e quindi definito, quando accade, il passaggio fra due forme d essere. Applicando la proposta di Levy si può immaginare, ad esempio, che una foto presente in una pagina WEB possa costituire il risultato di n trasformazioni/virtualizzazioni del tipo: <X: parte di realtà> < Rx (oggetto d arte): rappresentazione di X> <Fx: foto di Rx> <Fdx: foto digitale di Fx> <Fdx inserita in una pagina WEB: contestualizzazione di Fdx> Un oggetto d arte, anche se costituisce una particolare virtualizzazione, è di per sé un artefatto: come tale appartiene ad un dato dominio (dominio dei Beni Culturali). In termini di logica estensionale, la virtualizzazione di un oggetto d arte realizza uno scenario costituito da più sistemi semiotici. Ciascuno di questi ha una sua rappresentazione (linguaggio), le cui funzioni di significato ϕi puntano allo stesso oggetto del dominio (ad uno stesso artefatto). LA STRUTTURA DI BASE PER I NOMI Il primo passo nella costruzione di rappresentazioni consiste nel fornire nomi (il processo è detto reificazione [2]). La reificazione viene effettuata su ogni cosa di cui si può parlare su, la quale sia di potenziale interesse o utilità alla costruzione di un discorso successivo (una presentazione, un modello di fruizione). Non importa se la cosa esista o abbia poche, specifiche caratteristiche: ciò che importa è che ad una tale entità può essere associato un

2 determinato significato. Ciò può essere fatto definendo un insieme di relazioni a partire da un nome, scelto per il particolare soggetto che si vuole rappresentare. Una semplice struttura per rappresentare nomi prevede che vi siano un nome di base e un insieme di nomi alternativi, varianti del nome di base 1 : nomi[ nome_base=>string; variante_nome_base=>>string LIMITE ALL INDAGINE FILOSOFICA Dopo aver fornito nomi, un secondo passo per chi costruisce rappresentazioni è fornire descrizioni. Nel campo di indagine filosofico si rinuncia ad occuparsi dell essenza delle cose. Forse, ritenendo complesse (o solo poco interessanti) le indagini su le cose in sé, risulta più utile, nonché più semplice, porre l attenzione sulle relazioni fra le cose stesse. GERME DELLA RAPPRESENTAZIONE Pochi attributi o slots propri sono sufficienti per descrivere un Bene Culturale. Uno di essi risulta essenziale ed è il nome del bene: (1) bene_culturale[ nome_bene=>nomi; <D> ] La restante parte, di descrizione di un bene <D>, non riguarda intrinsecamente il bene culturale ma la connessione di tale entità con altri concetti di riferimento (periodo, stile, autore, etc). Risulta evidente che abbiamo mosso il primo passo verso una costruzione, che d ora in avanti chiameremo rappresentazione, di cui la (1) costituisce un primo stralcio. Ciò che seguirà è, quindi, una individuazione (sistematica) di altre entità con le relative relazioni, che completano in maniera incrementale la (1) (ovvero, senza ridefinire ciò che si è definito). LA VIRTUALIZZAZIONE DI BASE DEI BENI CULTURALI: LE OCCORRENZE DIGITALI. Nell attività di un costruttore di rappresentazioni esiste un nucleo metodologico specifico che dipende dal particolare dominio di conoscenza. Lo scenario dei Beni Culturali presenta un vasto insieme di materiali (di diversa natura), che hanno fame di essere organizzati in veste di rappresentazione. Il materiale di base, per costruire discorsi intorno ai Beni Culturali, è costituito da una varietà di oggetti digitali (foto, video, modelli 3D, testi, etc.). A partire da tali oggetti, spesso creati con motivazioni iniziali che prevedevano particolari utilizzazioni, sono costruite rappresentazioni e forme di fruizione più complesse (pagine WEB, modelli immersivi 3D, etc.) alternative a quelle tradizionali (visita fisica reale del bene). Accade, quindi, che una volta scelto un nome per un dato soggetto d arte, viene naturale associare (intenzionalmente) un insieme di media (testo, foto, etc) a quel soggetto. Se si assume che un dato artefatto X (oggetto d arte) appartenga ad un sottoinsieme degli oggetti reali, allora l insieme degli oggetti digitali associati a X determina una serie di elementi linguistici (anche di media diversi), appartenenti a linguaggi differenti, che hanno però lo stesso riferimento (significato). In altre parole, differenti elementi linguistici parlano dello stesso oggetto d arte. Le occorrenze digitali di uno stesso bene culturale costituiscono, quindi, le forme più semplici di trasformazione e, quindi, di virtualizzazione. 1 Nell intero articolo il formalismo usato è quello della Frame Logic [3]: X::Y (classe X è sottoclasse di Y), X:Y (X è istanza di Y), X =>Y (X è attributo della classe Y), X =>>Y (X è attributo della classe Y e X più avere più valori), X->Y (Y è il valore dell attributo X), X--> { Y } (Y è il valore multiplo dell attributo X).

3 RELAZIONI FRA SOGGETTI ED OCCORRENZE DIGITALI L insieme di relazioni fra soggetti ed occorrenze può essere rappresentato con un semplice modello (simile ad un modello relazionale) nel seguente modo: (2) foto[ nome_foto=>nomi; testo_associato_foto=>>testo; indirizzo_media=>>string video[ testo[ nome_video=>nomi; testo_associato_video=>>testo indirizzo_media=>>string titolo=>nomi descrizione=>string; indirizzo_media=>>string Una tale rappresentazione ha la particolarità di mantenere la conoscenza relativa ai media in database separati - indicati dalle relazioni (3) - con funzioni di aggiornamento e revisione indipendenti. Tale rappresentazione permette inoltre di definire semplici viste per il recupero dei media associati ad un determinato bene culturale. foto_del_bene(nomeb, Foto):- Id_bene:bene_culturale[ nome_bene->nomeb; foto_associate-->>foto In maniera analoga è possibile definire viste per il recupero delle didascalie relative alle foto: didascalia_foto(nomef, Didascalia):- Id_foto:foto[ nome_foto -> Nomef; testo_associato_foto ->> Didascalia IL BENE CULTURALE E RELAZIONI CON ALTRE ENTITÀ La seguente definizione costituisce la struttura di base della rappresentazione di beni culturali 2 : (3) bene_culturale[nome_bene=>nomi; periodo_bene=>periodi; autore_bene=>>autori; stile=>>stili; parte_di=>>bene_culturale; sta_sotto=>>bene_culturale; dentro_a=>>bene_culturale; incontra=>> bene_culturale; collocazione_bene=>collocazioni; foto_associate=>>foto; testi_associati=>>testo; video_associati=>>video % Relazione con periodi storici, stili, autori % Relazioni spaziali % Relazioni con i media associati 2 Tale struttura è stata scelta per poter disporre di un esempio significativo, a partire dal quale illustrare il processo di costruzione della rappresentazione e la metodologia che si è adottata in questo lavoro e non ha, quindi, pretese di completezza.

4 periodi[nome_periodo=>nomi; descrizione=>string; anno_iniziale=>number; anno_finale=>number collocazioni[numero_civico=>number; via=>nomi; citta=>nomi; nazione=>nomi autori[nome_autore=>nomi; cognome_autore=>nomi stili[nome_stile=>nomi; descrizione=>string SPECIALIZZAZIONE E ASTRAZIONE COME PROCESSO DI VIRTUALIZZAZIONE Esistono molte motivazioni che inducono a scegliere una ontologia come rappresentazione di base in un dominio di conoscenza [5,6,7 Per ciò che riguarda la virtualizzazione distinguiamo due particolari processi: quelli di specializzazione e quelli di astrazione. Entrambe prevedono un arricchimento dei metadati che riguardano un certo bene. La specializzazione, ad esempio, comporta un aumento degli attributi della classe meno astratta dell ontologia oppure l inserimento nell ontologia di una sottoclasse. Nell esempio che segue è riportata un ontologia 3 costruita per specializzazione di sottoclassi a partire dalla nozione di base (classe) bene culturale : strutture_urbane::bene_culturale. bene_mobile::bene_culturale. bene_immobile::bene_culturale. percorso_urbano::strutture_urbane. luogo_urbano::strutture_urbane. pitture::bene_mobile. sculture::bene_mobile. arti_applicate::bene_mobile. oggetto_documentario::bene_mobile. mosaici::pitture. disegni::pitture. dipinti::pitture. tecnica_mista::pitture. collage::pitture. elementi_scultoreo_architettonici::sculture. rilievi::sculture. sculture_a_tutto_tondo::sculture. stampa_grafica_artistica::arti_applicate. miniatura::arti_applicate. tessuti::arti_applicate. arredi_liturgici::arti_applicate. glittica::arti_applicate. gioielli::arti_applicate. testi_grafica_document::oggetto_documentario. fotografie::oggetto_documentario. ricostruzioni::oggetto_documentario. plastici::oggetto_documentario. oggetti_uso::oggetto_documentario. strumenti::oggetto_documentario. macchinari::oggetto_documentario. matrici::oggetto_documentario. calchi::oggetto_documentario. reperti_organici::oggetto_documentario. reperti_inorganici::oggetto_documentario. riproduzioni::oggetto_documentario. oggettistica_militare::oggetto_documentario. edifici::bene_immobile. elementi::bene_immobile. elementi_arredo::arti_applicate. elementi_decorativi::arti_applicate. suppellettili_oggetti_uso_decorati::arti_applicate complessi_architettonici::bene_immobile. parchi_giardini::bene_immobile. scavi::bene_immobile. palazzo_villa::edifici. cappella::edifici. castello::edifici. chiesa::edifici. museo::edifici. teatro::edifici. AGGREGATI DI BENI CULTURALI: NON SOLO GERARCHIE DI CLASSI Dalle relazioni appena riportate risulta che ogni bene culturale può avere una serie di classi che lo specializza. Un bene culturale (istanza dell omonima classe), nella sua accezione più generica, viene descritto (a meno di eccezioni che vanno specificate) dall intersezione di tutti gli attributi delle classi che specializzano la classe bene culturale. Inoltre un bene culturale può avere relazioni spaziali con altri beni culturali, ed in particolare può essere composto da (o appartenere a) altri beni culturali (relazioni di meronomia e di olonomia, in Inglese 3 Le classi di tale ontologia relativa ai Beni Culturali sono state definite con il contributo di esperti del settore quali Roberta Amirante e Paola Scala del dipartimento di Progettazione Urbana dell Università di Napoli. Gli autori a tal proposito ringraziano, assumendosi interamente la responsabilità di eventuali errori.

5 conosciute anche col nome di Part-Whole Relations [4]). Ad esempio, una chiesa (intesa come edificio) può essere considerata come una totalità di parti che la compongono: statue, affreschi, cappelle, rosoni, etc. Risulta evidente che la sola struttura della gerarchia delle classi con relazioni di tipo sottoclasse (un ontologia relativa ai beni culturali) non permette di catturare tali relazioni [4 Emerge l esigenza di definire a tal riguardo una struttura di riferimento (che abbiamo chiamato aggregato ) che catturi le relazioni appena menzionate. Si vuole far notare che una struttura di aggregati può catturare una classe molto ampia di concetti che appartengono al dominio dei Beni Culturali. Ad esempio possono essere rappresentati come aggregati: gli edifici (come appena visto, come insieme delle parti componenti), i percorsi (come insieme di parti costituite da tappe), i luoghi (piazze, giardini, etc. come generalizzazione degli edifici); e perfino oggetti d arte dove esistono elementi che di per sé possiedono qualche motivazione di classificazione e di descrizione (elementi di un altare, di un portale, di un quadro, etc). E nostra opinione che la nozione di aggregato può essere definita in maniera del tutto generale, specializzata ogni volta a seconda della tipologia dell aggregato (edificio, percorso, luogo, etc). RIUSO DELLE INFORMAZIONI E VIRTUALIZZAZIONE Quando si usa (riusa) una stessa immagine digitale in due presentazioni, che riportano due differenti discorsi intorno all immagine veicolata, si è operata una trasformazione di forme di essere in altre (ancora una volta una virtualizzazione). Ciò comporta, quindi, che i processi di virtualizzazione sono accompagnati necessariamente da processi di riuso delle informazioni. AGGREGAZIONI DI BENI CULTURALI Le relazioni spaziali possono essere utilizzate per riusare informazioni attraverso meccanismi di composizione (aggregazioni dei media di base). Nella rappresentazione che qui si propone le relazioni spaziali presenti nella (3) possono essere estese mediante nuove relazioni spaziali, oppure da relazioni derivate da quelle presenti nella (3) stessa, nel seguente modo: X:bene_culturale[sta_sopra->>Y]:-Y:bene_culturale[sta_sotto->>X X:bene_culturale[contiene->>Y]:-Y:bene_culturale[parte_di->>X Tale definizione è adoperata per definire relazioni più complesse, ad esempio per determinare tutte le strutture (a loro volta beni culturali) che sono presenti in un determinato bene: contenuto_in(n2,n1):- X:bene_culturale[contiene->>Y], X:bene_culturale[nome_bene->N1], Y:bene_culturale[nome_bene->N2 Riportiamo un esempio di istanze di relazioni spaziali dove possono essere applicate le definizioni (2) e (3): b1:chiesa[nome_bene->chiesa_santa_chiara b2:chiesa[nome_bene->chiesa_san_domenico bf1:bene_foto[bene_ass_foto->b1;foto_ass_bene->f1 bf2:bene_foto[bene_ass_foto->b2;foto_ass_bene->f2 f1:foto[nome_foto->foto_chiesa_santa_chiara;indirizzo_media->>" f2:foto[nome_foto->foto_chiesa_san_domenico;indirizzo_media->>" e1:elementi_scultoreo_architettonici[nome_bene->statua_san_francesco;parte_di ->>b1 Vogliamo sottolineare che la rappresentazione e il metodo proposto consentono, a partire da un database di oggetti multimediali aggiornato in maniera indipendente, e da diverse fonti, di costruire un numero elevato di virtualizzazioni: operazioni che hanno l obiettivo di costruire più modelli di fruizione a partire da, ovvero riutilizzando anche più volte (riuso) lo stesso materiale multimediale. UN NUOVO BENE CULTURALE: L OGGETTO CULTURALE MULTIMEDIALE Da un punto di vista del processo di generazione (anche formale) non vi è alcuna differenza fra le operazioni di creazione di un catalogo elettronico, di un un sito WEB (inteso come aggregazione di testi, di immagini e di filmati di beni culturali) o di una qualunque altra nuova forma di aggregazione digitale, rispetto alla metodologia di associazione di video e testi ad un bene culturale inteso come ente reale. In altre parole, da un punto di vista della rappresentazione, non vi è alcuna differenza fra artefatto e un oggetto culturale multimediale inventato. Quest ultimo può essere definito, perfino, senza alcun riferimento ad un artefatto d arte reale esistente.

6 I processi di composizione, di riuso o di semplice aggregazione di materiale multimediale, hanno generato quindi un mondo artificiale di nuovi oggetti d arte, affamati anch essi di una rappresentazione. Eludendo la discussione di base (colta ma non alla portata di questo lavoro) di cosa possa, o non possa, essere considerato oggetto culturale, affermiamo, in maniera provocatoria, che può essere concepita una nuova categoria di oggetti. Possiamo battezzare tale categoria come Oggetto Culturale Multimediale. Gli oggetti appartenenti a tale categoria hanno un nome e usufruiscono dello stesso patrimonio multimediale di virtualizzazione degli artefatti reali. In più, possono essere composti sia mediante vecchi sia mediante nuovi criteri di composizione creativa. Nella tabella che segue è riportata la struttura degli oggetti culturali multimediali, la quale si riallaccia ad alcune definizioni di strutture (digitali) foto, video, testo, già fornite precedentemente. Viene, inoltre, riportata una semplice definizione di un catalogo digitale, costruito per semplicità sulla falsa riga dei cataloghi cartacei. foto::oggetto_culturale_multimediale. video:: oggetto_culturale_multimediale. testo::oggetto_culturale_multimediale. catalogo_digitale::oggetto_culturale_multimediale. oggetto_culturale_multimediale [ nome=>nomi; ] catalogo_digitale [ titolo=>nomi; capitoli=>>capitolo; ] capitolo[ nome=>nomi; paragrafi=>>paragrafo; paragrafo[ nome=>nomi; testi_cataloghi=>>testo_catalog; foto_cataloghi=>>foto_catalogo; testo_catalogo[ elemento_testo=>testo; layout=>layouts; foto_catalogo[ elemento_foto=>foto; layout=>layouts; INTENZIONI DEGLI AUTORI COME CONCLUSIONI I Beni Culturali sono un dominio semanticamente ricco ed è difficile isolare qualche tema da trattare senza coinvolgerne altri. Abbiamo intenzionalmente, quindi, scelto una struttura orizzontale di articolo (sperando di non essere incappati nel banale). Ma quali erano le nostre intenzioni relativamente ai contenuti? Cercare di chiarire alcuni meccanismi non dichiarati e non visibili, quindi delle composizioni (creazioni) multimediali: una pagina WEB è sempre il risultato di una lunga serie di trasformazioni virtualizzazioni il cui germe di realtà non è più rintracciabile. Cercare di convincere il lettore della necessità, nella rappresentazione, di separare le occorrenze digitali dai metatadati. Tale necessità è stata da noi scelta come assioma per un corretto riuso delle occorrenze digitali stesse dei beni culturali. Cercare di mettere in evidenza che l incrementabilità (costruire senza disfare) delle conoscenze relative ad un campo ricco come quello dei Beni Culturali, può essere realizzata solo adottando espressive e flessibili rappresentazioni come quelli ontologiche presentate. Cercare di esibire (fra le righe), qualche proprietà del formalismo della Frame Logic, che riteniamo possa essere usato per intraprendere descrizioni che si collocano come ponte fra questioni teoriche di base ed altre di carattere tecnico implementativo. FINE

7 BIBLIOGRAFIA [1] Pierre Levy, Il virtuale, Feltrinelli, Milano, 1997 [2] Steve Pepper, The TAO of Topic Maps, [3] M. Kifer, G. Lausen, J. Wu. Logical foundations of object-oriented and frame-based languages. JACM, 42(4): , July, [4]Alessandro Artale, Enrico Franconi, Nicola Guarino, Open Problems with Part-Whole Relations, 1996, [5] Alani H. Spatial and Thematic Ontology in Cultural Heritage Information Systems, [6] [Corazzon R., Descriptive and Formal Ontology, [7] W3C Working Group on Ontologies,

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