Idroelettrico e mini-hydro
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1 Università IUAV di Venezia Corso di perfezionamento in Tutela e gestione del suolo e delle acque nella pianificazione di bacino Idroelettrico e mini-hydro Problemi e strategie per la loro compatibilità ambientale Venezia, 08 giugno 2012 Riccardo Pasi - assegnista di ricerca IUAV riccardo.pasi@gmail.com
2 INDICE 0. PREMESSA 1. Gli IMPIANTI IDROELETTRICI 2. Il MINI-HYDRO 3. Gli IMPATTI AMBIENTALI 4. L IDROELETTRICO IN ITALIA 5. IL PIANO d AZIONE NAZIONALE delle ENERGIE RINNOVABILI 6. IL BURDEN-SHARING 7. LE POLITICHE REGIONALI 8. LINEE GUIDA e PROPOSTE 9. CONCLUSIONI RIFERIMENTI
3 0. PREMESSA Esistono due corpus di DIRETTIVE UE tra loro CONFLIGGENTI Direttiva 2000/60/CE (e le successive direttive sorelle ) OBIETTIVO (entro 2015) Buono stato ambientale degli ecosistemi acquatici (qualità + quantità) limitazioni nello sviluppo di nuovi impianti idroelettrici Direttive pacchetto energia (2001/77/CE, 2003/30/CE e 2009/28/CE) OBIETTIVO (entro 2020) 20% del CFL da FER (per ITA 17%) + migliorare del 20% l efficienza energetica spinta (e incentivazione) delle FER, tra cui l idroelettrico CHE FARE? Serve un COMPROMESSO il MINI-HYDRO!!! Proprio la necessità di rispondere a questa esigenza è alla base di alcuni progetti europei: SHARE (Sustainable Hydropower in Alpine Rivers Ecosystems) CH 2 OICE (Certification for HydrO: Improving Clean Energy)
4 1. GLI IMPIANTI IDROELETTRICI ENERGIA POTENZIALE ENERGIA MECCANICA ENERGIA ELETTRICA dell acqua (rotazione turbina) (generatore) POTENZA (kw) = Q (m 3 /s) x H (m) x ηtot x 9,81 (circa Q x H x 7,8) ηtot = rendimento totale (ηturbina x ηgeneratore x ηmoltiplicatore di giri x ηtrasformatore) Q = portata massima H = salto netto ENERGIA = potenza erogata in un certo periodo di tempo SCHEMA IMPIANTISTICO GENERALE: un opera di sbarramento del corso d acqua (TRAVERSA O DIGA), che può determinare un invaso in alveo tale da consentire o no l accumulo delle portate nat.; una o più paratoie di presa, seguite da una vasca di calma per la sedimentazione della sabbia e paratoie di scarico per la pulizia del bacino contro il suo interrimento; un canale di derivazione (in tutto o in parte in galleria) e una vasca di carico; una o più condotte forzate che convogliano l acqua alle turbine idrauliche; un impianto di produzione dell energia elettrica (gruppi turbina-generatore); un canale di restituzione che scarica l acqua turbinata a valle dell impianto.
5 1. GLI IMPIANTI IDROELETTRICI Dighe e traverse: DEFINIZIONI DIGA: sbarramento volto alla creazione di un volume di invaso, per l accumulo temporaneo e la regolazione dei deflussi delle acque.
6 1. GLI IMPIANTI IDROELETTRICI Dighe e traverse: DEFINIZIONI TRAVERSA: sbarramento volto a fissare il livello dell acqua a monte, per creare le corrette condizioni idrauliche di alimentazione di una derivazione (ad acqua fluente, in genere con modesto invaso a monte)
7 1. GLI IMPIANTI IDROELETTRICI Le TIPOLOGIE di impianti idroelettrici: centrali a deflusso regolato (accumulazione) sfruttano l'energia potenziale contenuta nell'acqua raccolta in bacini naturali o artificiali. La quantità di energia prodotta dipende più dal salto. centrali ad acqua fluente utilizzano l'acqua dei grandi fiumi; la quantità di energia prodotta dipende più dalla portata del fiume che dal salto. Classifica in base alla DURATA DI INVASO dell impianto, ossia al tempo necessario per riempire il serbatoio con la portata media annua del corso d acqua: impianti a serbatoio (DIGA grande ) (durata di invaso maggiore o uguale a 400 ore) impianti a bacino (DIGA piccola o TRAVERSA con serbatoio grande ) (con un serbatoio classificato come bacino di modulazione settimanale o giornaliero, con durata di invaso minore di 400 ore e maggiore di 2 ore) impianti ad acqua fluente (TRAVERSA con serbatoio piccolo o senza) (senza serbatoio o che hanno un serbatoio con durata di invaso uguale o minore di 2 ore; la loro produzione dipende dalla portata disponibile)
8 1. GLI IMPIANTI IDROELETTRICI La traversa di un impianto ad ACQUA FLUENTE può però assumere diverse forme: la discriminante più importante è la sottrazione d acqua dal corpo idrico
9 1. GLI IMPIANTI IDROELETTRICI I PUNTI di FORZA della produzione idroelettrica: ZERO EMISSIONI CO2; ELEVATI RENDIMENTI ENERGETICI (80-85%); TECNOLOGIA MATURA a COSTI COMPETITIVI; possibilità di IMMAGAZZINARE ENERGIA sotto forma di acqua (impianti misti a pompaggio); COPERTURA dei PICCHI di DOMANDA ENERGETICA (impianti ad accumulazione); - rapidità di avviamento, arresto e presa di carico - funzionamento indipendente da alimentazioni esterne - capacità di ripresa da black-out (tipo volano) Esempio di diagramma di carico giornaliero della rete elettrica naz. [punte di carico (A); potenza di base (PB); eccedenze (C)] possibile UTILIZZO MULTI-FUNZIONALE dei SERBATOI (laminazione delle piene; stoccaggio e modulazione nel tempo della risorsa; etc)
10 1. GLI IMPIANTI IDROELETTRICI Vengono poi utilizzate ulteriori CLASSIFICAZIONI: 1. considerando la POTENZA NOMINALE, gli impianti si dividono in: - micro-impianti ( P < 100 kw ); - mini-impianti ( 100 kw < P < kw ); - piccoli-impianti ( kw < P < kw ); - grandi-impianti ( P > kw ). 2. sotto il profilo del SALTO, gli impianti idroelettrici si suddividono in: - a bassa caduta ( H < 50 m ); - a media caduta ( 50 m < H < 250 m ); - ad alta caduta ( 250 m < H < m ); - ad altissima caduta ( H > m ). 3. in funzione della PORTATA DERIVATA, si parla di impianti idroelettrici: - a piccola portata ( Q < 10 m3/s ); - a media portata ( 10 m3/s < Q < 100 m3/s ); - a grande portata ( 100 m3/s < Q < m3/s ); - ad altissima portata ( Q > m3/s ).
11 2. IL MINI-HYDRO e il mini-idroelettrico? A che categoria appartiene?? NON ESISTE UNA DEFINIZIONE CONVENZIONALMENTE ACCETTATA Secondo l Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO), sono da ritenersi mini-idroelettrico gli impianti con potenza fino a 10 MW, e così è anche per le organizzazioni in seno all UE (ad es. ESHA). Ciascuno Stato membro sceglie autonomamente la propria soglia (Cirillo V., 2008): in ITALIA (Paese con la maggior potenza mini-idroelettrica installata), il sistema dei CV incentiva maggiormente quegli impianti con potenza compresa tra 1 MW e 3 MW, e quindi 3 MW può essere considerato il limite italiano (RD 1775/1933); in FRANCIA, ugualmente, è stata assunta la soglia dei 3 MW; in GERMANIA (e similmente in AUSTRIA), considerando troppo favorevole il loro sistema di incentivi, si è deciso di limitarli ai soli impianti con potenza inferiore a 500 kw, ad acqua fluente e in caso di perfetta integrazione ecologica con l ecosistema idrico; in Svezia il Governo ha previsto di escludere il mino-idroelettrico dal sistema dei CV a partire dal 2011.
12 2. IL MINI-HYDRO una DEFINIZIONE Con il termine mini-idroelettrico (dall inglese small-hydro) si indicano quelle centrali caratterizzate dal fatto di avere una potenza media installata ridotta, che comporta l utilizzo di strutture di dimensioni minori rispetto ad una tradizionale centrale idroelettrica dotata di serbatoio di accumulo. Le modeste dimensioni consentono di risolvere i problemi (riduzione delle pressioni e degli impatti) con una maggiore facilità ( ). INDETERMINATEZZA e RELATIVISMO Postulato: dimensione dell impianto e impatti ambientali sono proporzionali
13 2. IL MINI-HYDRO alcune CARATTERISTICHE - la maggior parte dei piccoli impianti idroelettrici sono di PROPRIETÀ PRIVATA; - a causa delle inevitabili economie di scala, sono PIÙ COSTOSI dei grandi; - appartengono generalmente alla categoria degli impianti ad ACQUA FLUENTE; - sono solitamente posti lungo PICCOLI O MEDI CORSI D ACQUA (piccoli salti); - numero e potenza degli impianti sono inversamente proporzionali ( kw). la MISSION: il compito dell idroelettrico minore è essenzialmente quello di riuscire a sfruttare appieno il potenziale della risorsa idrica riuscendo ad inserirsi, qualora vi siano i presupposti tecnici ed economici, in particolari contesti ambientali.
14 2. IL MINI-HYDRO Le opinioni DISCORDANTI FAVOREVOLI ESHA, APER, RSE, etc. minore impatto sull ambiente, se confrontato con gli impianti tradizionali; benefici ambientali: abbattimento delle emissioni in atmosfera, miglioramento delle condizioni idrogeologiche del territorio (?), protezione dalle alluvioni (??), rimozione di immondizie e rifiuti dagli alvei (!!!); convenienza economica (con incentivi); sviluppo economico di territori montani marginali e isolati;
15 2. IL MINI-HYDRO Le opinioni DISCORDANTI CONTRARI Associazioni amb., libere unioni di cittadini per la tutela del territorio (ad es. CAI), etc. l intensivo sfruttamento idroelettrico dell ultimo secolo ha già ampiamente compromesso l ambiente montano, e l odierno sviluppo del mini-idroelettrico viene vissuto come un vero e proprio assalto ai pochi corsi d acqua non ancora captati; l impatto ambientale non è mini ; il mercato è drogato dai CV; la quantità (esigua) di energia prodotta da questi impianti non ne giustifica la realizzazione;
16 3. Gli IMPATTI AMBIENTALI cambiano (e molto) a seconda del tipo di impianto considerato impianti a BACINO impianti ad ACQUA FLUENTE e delle sue caratteristiche costruttive, gestionali, Le DIMENSIONI dell ECOSISTEMA FLUVIALE longitudinale (monte-valle) trasversale (alveo - area esondazione) verticale (superficie-fondo-falda) temporale (piena-magra)
17 3. Gli IMPATTI AMBIENTALI Una qualunque opera di captazione idrica (ma anche solo una briglia) produce delle alterazioni di carattere idromorfologico INGESSATURA e ARTIFICIALIZZAZIONE del FONDO e delle SPONDE (creazione di discontinuità e impedimento degli scambi energetici) ALTERAZIONE del TRASPORTO SOLIDO (trascurabile nel caso di traverse di modesta altezza, destinate ad essere tracimate in caso di piena) ALTERAZIONE dell HABITAT (zone a maggiore velocità di corrente, alterazione sequenza pozze-raschi, etc) Dimensioni dell ecosistema fluviale LONGITUDINALE TRASVERSALE VERTICALE TEMPORALE
18 3. Gli IMPATTI AMBIENTALI Se poi c è sottrazione d acqua dal corpo idrico (sempre, TRANNE il caso ad acqua fluente con opera di ritenuta e centrale incorporata) si producono delle alterazioni chimico-fisiche delle acque THERMO-PEAKING (e alterazione della composizione delle acque fluviali [ firma ecologica ]) si producono delle alterazioni biologiche della qualità delle acque a MONTE dello sbarramento, formandosi un invaso: passaggio da acque correnti (lotiche) ad acque ferme (lentiche); HABITAT POCO DIVERSIFICATO (< biodiversità); INONDAZIONE DI AREE; VARIAZIONI nel MICROCLIMA (nel caso di impianto a serbatoio); DANNI alla FAUNA ITTICA (schiacciamento contro le griglie dell opera di presa, urti, variazioni di pressione, ecc.) Dimensioni dell ecosistema fluviale LONGITUDINALE TRASVERSALE VERTICALE TEMPORALE
19 3. Gli IMPATTI AMBIENTALI si producono delle alterazioni biologiche della qualità delle acque nel tratto SOTTESO, la sottrazione di risorsa comporta: PROSCIUGAMENTO dell ALVEO (monocanalizzazione) ALTERAZIONI delle CONDIZIONI IDRODINAMICHE (pozze-raschi) ALTERAZIONE del TRASPORTO di nutrienti e organismi INTERRUZIONE del TRASPORTO SOLIDO EVOLUZIONE INDESIDERATA della VEGETAZIONE (alveo in asciutta) IMPEDIMENTO delle MIGRAZIONI della FAUNA ITTICA RIDUZIONE delle CAPACITÀ AUTODEPURATIVE Dimensioni dell ecosistema fluviale LONGITUDINALE TRASVERSALE VERTICALE TEMPORALE
20 3. Gli IMPATTI AMBIENTALI si producono delle alterazioni biologiche della qualità delle acque a VALLE della RESTITUZIONE, le variazioni nella restituzione: RIDUZIONE dell HABITAT DISPONIBILE COMPLESIVO EVOLUZIONE INDESIDERATA della VEGETAZIONE (alveo in asciutta) INTERRUZIONE della CONTINUITA IDRAULICA ALTERAZIONE del REGIME IDRAULICO NATURALE (piena-magra) HYDRO-PEAKING (intermittenza) Dimensioni dell ecosistema fluviale LONGITUDINALE TRASVERSALE VERTICALE TEMPORALE
21 3. Gli IMPATTI AMBIENTALI Esistono alcune criticità legate più specificatamente al mini-hydro, in particolare: SENSIBILITÀ del CORPO IDRICO molti siti potenziali di mini-idro sono localizzati in aree sensibili (ad esempio parchi ed aree protette). DISPERSIONE degli IMPIANTI vale il principio che a parità di energia prodotta la centralizzazione della produzione in impianti di grande taglia è maggiormente controllabile rispetto a uno scenario costituito da una moltitudine di piccoli impianti. SOVRASFRUTTAMENTO dell ASTA FLUVIALE necessità di regolamentare tutte le derivazioni in modo da garantire il DMV. Sono molte le realtà in cui l intero bacino idrografico risulta fortemente sfruttato in termini di prelievi e di scarichi, anche incontrollati. IMPATTO INDEBITO se l impianto non è giustificato dal punto di vista della richiesta energetica, qualunque impatto, di qualunque entità non è ammissibile.
22 4. L IDROELETTRICO IN ITALIA GSE (2011), Rapporto statistico 2010 Impianti a fonti rinnovabili IDRAULICA Evoluzione della numerosità e della potenza degli impianti idroelettrici in Italia Fino anni 70 idroelettrico copriva circa 80% dell energia elettrica prodotta Anni 80 Potenza circa 25% Eff. Lorda (MW) Numero Oggi Impianti circa 15% la produzione idroelettrica è rimasta costante, mentre è fortemente aumentata la produzione di energia TERMOELETTRICA. la potenza idroelettrica installata costituisce il 74% della capacità installata relativa alle fonti rinnovabili utilizzate in Italia.
23 4. L IDROELETTRICO IN ITALIA GSE (2011), Rapporto statistico 2010 Impianti a fonti rinnovabili IDRAULICA Distribuzione regionale del NUMERO di impianti e delle POTENZA installata a fine 2010 Nelle Regioni dell arco alpino è installata il 75% della potenza totale: Lombardia (4.988 MW) Trentino-Alto Adige (3.138 MW) Piemonte (2.479 MW) L unica Regione del Centro-Sud che si contraddistingue per lo sfruttamento idroelettrico è l Abruzzo (1.003 MW) [new entry 2010: Puglia]
24 4. L IDROELETTRICO IN ITALIA GSE (2011), Rapporto statistico 2010 Impianti a fonti rinnovabili IDRAULICA Produzione idraulica in Italia tra il 2000 e il 2010, secondo la TIPOLOGIA di IMPIANTO (GWh)
25 4. L IDROELETTRICO IN ITALIA GSE (2011), Rapporto statistico 2010 Impianti a fonti rinnovabili IDRAULICA Produzione idraulica in Italia tra il 2000 e il 2010, secondo la CLASSE di POTENZA (GWh)
26 5. IL PIANO d AZIONE NAZIONALE Direttiva 2009/28/CE (Clima Energia 2020): entro il 30 giugno 2010, Piano d Azione Nazionale per le energie rinnovabili in cui indicare: la strategia che l Italia intenderà adottare per conseguire l obiettivo (17%); la sua suddivisione nei tre settori interessati (elettricità, calore e trasporti) le traiettorie e gli obiettivi intermedi ( ). Ministero dello Sviluppo Economico (2010)
27 5. IL PIANO d AZIONE NAZIONALE Gli obiettivi del PAN (2010) nel settore elettrico (FER-E) «incrementare la produzione dai circa 5,0 Mtep del 2008 ai circa 9,1 Mtep previsti nel 2020»
28 5. IL PIANO d AZIONE NAZIONALE Gli obiettivi del PAN (2010) nel settore elettrico (FER-E) «incrementare la produzione dai circa 5,0 Mtep del 2008 ai circa 9,1 Mtep previsti nel 2020»
29 5. IL PIANO d AZIONE NAZIONALE Gli obiettivi del PAN (2010): IDROELETTRICO produzione lorda sostanzialmente costante: da c.ca a GWh/anno potenza installata in leggero aumento: da c.ca a MW Incoerenza?? NO: obiettivi di qualità ambientale (DMV) esigenze idriche degli altri usi antropici interrimento serbatoi mantenere costante la produzione significa aumentare la potenza installata e, di conseguenza, il numero d impianti. Ma che tipo di impianti? distribuzione della potenza installata (<1MW; 1-10MW; >10MW): sono gli impianti con potenza inferiore ai 10MW ad aumentare (raddoppiare) < 1 MW: da c.ca 400 a c.ca 800 MW installati 1-10 MW: da c.ca 2000 a c.ca 4000 MW installati La scelta del PAN è dunque quella di puntare sullo sviluppo di impianti di dimensioni medio-piccole (mini-hydro), scelta peraltro già oggi supportata dal sistema degli incentivi (CV, tariffa onnicomprensiva) Il nodo cruciale rimane il dove e il come realizzare questi nuovi impianti.
30 6. IL BURDEN-SHARING Legge n 13 del 27 febbraio 2009 (art. 8 bis) L Italia, mutuando il principio comunitario del BURDEN SHARING, ha deciso di declinare l obiettivo nazionale alle Regioni e quindi definire i potenziali regionali. D.Lgs n 28 del 28 marzo 2011 (art. 37) con decreto, assunto di concerto tra il MSE e MATTM, d intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, si definiscono gli obiettivi regionali in attuazione dell'art. 2, comma 167, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008) provvedendo alla ripartizione ( ) e tenendo conto dei potenziali regionali.
31 6. IL BURDEN-SHARING Legge n 13 del 27 febbraio 2009 (art. 8 bis) L Italia, mutuando il principio comunitario del BURDEN SHARING, ha deciso di declinare l obiettivo nazionale alle Regioni e quindi definire i potenziali regionali. D.Lgs n 28 del 28 marzo 2011 (art. 37) con decreto, assunto di concerto tra il MSE e MATTM, d intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, si definiscono gli obiettivi regionali in attuazione dell'art. 2, comma 167, della legge 24 APPROVATO il 15 marzo 2012 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008) provvedendo alla ripartizione ( ) e tenendo conto dei potenziali regionali.
32 6. IL BURDEN-SHARING Traiettoria degli obiettivi regionali dalla situazione iniziale al 2020 CFL consumi FER Sono assunti a riferimento gli obiettivi nazionali del PAN (i biocarburanti per trasporti e le importazioni di RES da Paesi terzi non sono conteggiati) Per raggiungere gli obiettivi, le Regioni possono ricorrere a trasferimenti statistici. Dal 2013, verifica annuale; al GSE il monitoraggio statistico SIMERI Dal 2015, in caso di non raggiungimento degli obiettivi intermedi per inerzia della Reg., POTERE SOSTITUTIVO del Gov.
33 6. IL BURDEN-SHARING I CRITERI di ripartizione REGIONALE dei consumi da FER (ERSE) per FER-E: approccio bottom-up = potenziale di PRODUZIONE disponibilità fonte (atlanti, studi specifici, etc.) producibilità annua sfruttabilità (vincoli ambientali, tecnici, etc.) tecnologia (efficienza, costi, etc.) per FER-C: approccio top-down = potenziale di IMPIEGO (+ disponibilità) per FER-T: non viene ripartito sulle Regioni (responsabilità dello Stato) FER-E produzione IDROELETTRICA ripartizione della producibilità degli IMPIANTI ESISTENTI: mantenuta pari a quella attuale (ipotizzando che la minor produzione dovuta a DMV, CC, etc. e la maggior produzione dovuta all ammodernamento del parco esistente agiscano con la stessa intensità in tutte le regioni interessate) ripartizione della producibilità da NUOVI IMPIANTI di taglia inferiore a 1O MW è invece definita proporzionalmente alle potenzialità idroelettriche non sfruttate.
34 6. IL BURDEN-SHARING FER-E produzione IDROELETTRICA Mappa del Massimo Potenziale Idroelettrico ( Le mappe del massimo potenziale idroelettrico illustrano la massima energia ricavabile da sfruttamento idroenergetico (GWh/anno) in ogni sottobacino considerato nel territorio italiano. Il calcolo tiene conto: - della distribuzione spaziale della precipitazione media annua; - dei coefficienti di deflusso - del rilievo topografico (DEM). La sovrapposizione, alla mappa di producibilità idroelettrica potenziale massima annuale, di una mappa corrispondente alla produzione idroelettrica attuale, potrebbe consentire di formulare considerazioni preliminari e speditive sull opportunità di localizzare nuovi impianti, in particolare mini-idroelettrici.
35 7. LE POLITICHE REGIONALI Una RASSEGNA: le REGIONI ALPINE Regione Autonoma Valle d Aosta Regione Piemonte Regione Lombardia Provincia Autonoma di Trento Provincia Autonoma di Bolzano Regione Veneto Regione Autonoma Friuli-Venezia Piano di tutela delle acque (PTA) Piano energetico regionale
36 7. LE POLITICHE REGIONALI Previsioni la cui attuazione si delega a futuri strumenti Indirizzi ed enunciazioni di principio Prescrizioni vincolanti
37 7. LE POLITICHE REGIONALI SI (con riserve) SI NO non interessati
38 7. LE POLITICHE REGIONALI le POSIZIONI opposte: Regione PIEMONTE [da Relazione Programmatica sull'energia, approvata con DGR n del ] gli impianti <1 MW sono il 55,5% del totale e producono il 3% dell energia gli impianti >10 MW sono l 11,4% del totale e producono l 84,5% dell energia Regione sommersa da domande di concessione ad uso idroelettrico (>400) 75% 15%
39 7. LE POLITICHE REGIONALI le POSIZIONI opposte: Regione PIEMONTE [da Relazione Programmatica sull'energia, approvata con DGR n del ] gli impianti <1 MW sono il 55,5% del totale e producono il 3% dell energia gli impianti >10 MW sono l 11,4% del totale e producono l 84,5% dell energia Regione sommersa da domande di concessione ad uso idroelettrico (>400) elevata % di tratti di corsi d acqua sottesi da impianti idroelettrici (90%) idroelettrico insostituibile per il raggiungimento degli obiettivi la redditività del mini-hydro non è proporzionalmente correlabile né con il suo contributo a livello di bilancio energetico regionale, né con la valenza ambientale delle aree in cui si vorrebbero inserire DMV e cambiamento climatico hanno ridotto la produzione di energia ma anche la quantità d acqua disponibile utile (stoccata nei serbatoi) proposta di 5 NUOVI INVASI A SCOPO MULTIPLO IDROELETTRICO + IRRIGUO + IDROPOTABILE + ANTI-PIENA +
40 7. LE POLITICHE REGIONALI le POSIZIONI opposte: le altre Regioni elevata % di tratti di corsi d acqua sottesi da impianti idroelettrici idroelettrico insostituibile per il raggiungimento degli obiettivi , seppur i margini di sviluppo sono riconosciuti non sostanziali il mini-idroelettrico è considerata l unica via oggi praticabile (specialmente su acquedotti e canali irrigui) se però questa posizione è accompagnata da: - PIANO di TUTELA delle ACQUE poco prescrittivo (ampie DEROGHE + limite max portate DMV + NO fattori correttivi) - debole DISCIPLINA del DEFLUSSO MINIMO VITALE (DMV) - assenza/debolezza dei CRITERI di PRE-PIANIFICAZIONE ATTENZIONE!!
41 8. LINEE GUIDA E PROPOSTE Esistono molti manuali e linee guida RACCOMANDAZIONI SI ad impianti associati a infrastrutt. esistenti, che sfruttano esclusivamente l acqua già utilizzata per lo scopo primario dell infrastruttura. (canali irrigui, acquedotti, scarichi da dighe, ) SI a piccoli impianti per l autoproduz. in località remote (se il collegamento alla rete elettrica impossibile). PROMUOVERE la ristrutturazione di centrali esistenti e operative (con nuove mitigazioni degli impatti) e la riattivazione di impianti dismessi. COSTRUIRE approcci nazionali/regionali su principi comuni, validi per l intero spazio alpino, capaci di considerare le specificità locali.
42 8. LINEE GUIDA E PROPOSTE Esistono molti manuali e linee guida RACCOMANDAZIONI VALUTARE lo stato ecologico dei tratti fluviali, considerando la valenza ecol. di tutti gli altri tratti a monte e a valle. INCENTIVARE per accelerare l adempimento ai requisiti di legge o anche per andare oltre i requisiti minimi richiesti. INDIVIDUARE aree deliberatamente tenute libere da sfruttamenti, al fine di evitare impatti irreversibili, coinvolgendo i portatori di interesse. USARE criteri di pre-pianificazione che considerino il potenziale di produttività ma anche i valori ecologici e paesaggistici da proteggere.
43 8. LINEE GUIDA E PROPOSTE Esistono molti manuali e linee guida RACCOMANDAZIONI VALUTARE lo stato ecologico dei tratti fluviali, considerando la valenza ecol. di tutti gli altri tratti a monte e a valle. INCENTIVARE per accelerare l adempimento ai requisiti di legge o anche per andare oltre i requisiti minimi richiesti. INDIVIDUARE aree deliberatamente tenute libere da sfruttamenti, al fine di evitare impatti irreversibili, coinvolgendo i portatori di interesse. USARE criteri di pre-pianificazione che considerino il potenziale di produttività ma anche i valori ecologici e paesaggistici da proteggere.
44 8. LINEE GUIDA E PROPOSTE dalla rassegna delle politiche alpine best practices: DISCIPLINA DMV (evitare ridurre MITIGARE compensare) per le tempistiche di applicazione del DMV da subito per le derivazioni di nuova realizzazione limitato lasso di tempo per l adeguamento tecnico di quelle esistenti (WFD: obiettivi da raggiungere entro il 2015!!) per la definizione dei valori del DMV valori delle portate da rilasciare definiti con apposita cartografia valori differenziati per ciascun ambito idrografico omogeneo (superficie del bacino sotteso, altitudine media, precipitazioni annue, morfologia degli alvei, etc.) per la definizione delle possibilità di deroga solo ed esclusivamente per brevi periodi (emergenze, forti siccità, etc.) solo l uso potabile dovrebbe essere anteposto alla tutela dell ambiente per la strutturazione delle componenti del DMV quota DMV fissa + quota variabile (sulla base della tipologia dell impianto, dell estensione del bacino, dei risultati di studi specifici)
45 8. LINEE GUIDA E PROPOSTE dalla rassegna delle politiche alpine best practices: PRE-PIANIFICAZIONE (EVITARE ridurre mitigare compensare) = insieme regole che individuano le condizioni, ambientali e non, a cui devono sottostare le domande/i progetti per nuovi impianti idroelettrici. tutte le Regioni dovrebbero dotarsene, e in fretta parametri più utilizzati ed utili - l esistenza di un area protetta - la presenza di forti pressioni antropiche - la superficie del bacino idrografico sottesa (soglia km²) (i bacini montani di piccole dimensioni sono estremamente vulnerabili) - le caratteristiche morfologico-naturalistiche del corpo idrico, utilizzando come criteri: il livello di artificializzazione di sponde ed alveo l indice di funzionalità fluviale (IFF) le caratteristiche morfologiche dell alveo (pendenza, ) le caratteristiche naturalistiche dell alveo (specie, )
46 9. CONCLUSIONI C E MINI-HYDRO e MINI-HYDRO NON è MINI! E con queste caratteristiche non deve essere incentivato MINI-HYDRO è un concetto RELATIVO dimensione dell impianto va rapportata ai parametri idrologici locali (superficie del bacino sotteso; rapporto portate naturali - portate derivate) Impianto Sorgenia, Pont Saint Martin (AO) (3 MW di potenza installata) Progetto Provincia Firenze su 12 delle 20 briglie (Arno)
47 9. CONCLUSIONI C E MINI-HYDRO e MINI-HYDRO 2 sono le garanzie per un ELEVATA COMPATIBILITA AMBIENTALE: l impianto non interessi aree di PREGIO, caratterizzate da un basso impatto antropico (alta montagna) [2000/60/CE: CONSERVAZIONE del buono stato] l impianto non comporti una sottrazione d acqua al corpo idrico Tipo: OPERA di RITENUTA con CENTRALE INCORPORATA Traversa Michelotti, Comune di Torino (Po)
48 RIFERIMENTI CESI Ricerca (2006), Censimento del potenziale mini-idroelettrico nazionale Cirillo V. (2008), Piccoli impianti con piccolo futuro?, Elementi - Periodico del GSE, n.14 Convenzione delle Alpi, Piattaforma della gestione dell acqua nello spazio alpino (2011), Linee guida comuni per l uso del piccolo idroelettrico nella regione alpina GSE (2011), Rapporto statistico 2010 Impianti a fonti rinnovabili Ministero dello Sviluppo Economico (2010), Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili Ministero delle Sviluppo Economico, Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (2012), Schema di decreto recante Ripartizione fra le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano della quota minima di incremento dell'energia prodotta con fonti rinnovabili e disciplina delle modalità di gestione dei casi di mancato raggiungimento degli obiettivi da parte delle Regioni e delle Province autonome" (c.d. Burden sharing). Pasi R. (2010), L idroelettrico e la tutela delle acque: problemi e strategie per la compatibilità. Il caso delle Regioni alpine italiane (Università IUAV di Venezia, Tesi di Laurea Specialistica) Rusconi A. (2010). Acque e Assetto Idrogeologico, Roma, DEI
49 Grazie per l attenzione!!!
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