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Transcript

1 Ho preso subito il treno e ho venuto qui a Milano. Vengo qui a Milano, dopo un mese che ero qui a Milano trovo un posto a fare il guardiano notturno di notte da un mio parente, il fratello di mia mamma, in piazza 5 Giornate. Sono arrivato nel '50 e quel mese che sono stato a spasso dormivo da mio zio in pensione; poi ho trovato lavoro a fare il guardiano di notte e dormivo nell'ascensore, quei due ore al mattino. La mattina poi verso le otto attaccavo ancora a lavorare con un sidello addosso e a filare neanche se ero un cane corso a servire tre muratori con il sidello in spalle. E per tre o quattro mesi ho fatto quella vita lì. Andato via da loro sono andato a lavorare con mio padre che lui faceva l'imballatore di gabbiette degli ortolani vicino al Verziere. Un mese di tempo facevo il gabbiettaio anch'io. Imballavamo la roba, caricavamo i carri di gabbiette, e la sera li portavamo in magazzino, e si guadagnava forse meglio del cantiere. E io dormivo vicino al cavallo nel magazzino per guardarlo di notte. Dopo un mese che ho fatto sto lavoro assieme a mio padre, ho trovato una posta da ortolano a lavorare a far servizi a domicilio. E prendevo nel... '51, lire alla settimana; poi mi hanno dato dopo un paio di mesi, e poi sono arrivato a dopo sei mesi, e sono stato circa un anno e mezzo a lavorare in quel negozio Andavo con la bicicletta alla mattina al Verziere a prendere la frutta e verdura, alla mattina alle sei e mezza sette. Quello che non portavo io lo portava il camion. Poi preparavo i pacchi per portare su i servizi a domicilio sui palazzi dei signori. Dopo una settimana sono andato al Verziere io e il padrone e lì abbiamo fatto una piccola storia e abbiamo litigato un po' tra tutti e due, perché lui voleva legar la bicicletta come diceva lui; invece io che dovevo portarla io la bicicletta, volevo legarla io come volevo io perché sapevo come la dovevo portarla, che se mi capitava che mi andava giù o una cassetta d'uva o di qualsiasi cosa di frutta, me la faceva pagare a me. E allora io volevo fare come dicevo io; allora lui invece si è arrabbiato in tal modo che a momenti mi spaccava la bicicletta. Allora quando mi sono licenziato da lui mi sono comperato una bicicletta che l'avevo pagata seimila lire, ci ho messo su un cesto di fiori di lire e ho cominciato a lavorare su questi fiori per farmi la mia carriera; e così man mano che io lavoravo sono incominciato ad andare bene, andavo a

2 prendere i fiori al Verziere, al mercato dei fiori. C'è tante persone che vendono i fiori e ci vuole il tesserino per entrare ma io ce l'avevo da quando facevo l'ortolano. Così con questi fiori che compravo lavoravo in via Torino, Via Larga, Piazza Castello, Corso Genova, Porta Ticinese, dietro al Duomo, vicino alla Galleria. Andavo con la bicicletta con cesto dietro; prendevo il cesto entravo nei negozi, e così a vendere guadagnavo la mia giornata meglio forse dell'ortolano, ma nello stesso tempo c'erano gli altri che ce la fregavano al doppio della giornata che guadagnavamo. Veniva il vigile, veniva il primo ci faceva la multa; veniva il secondo e ci faceva la multa, che poi sarebbero verbali non multe. Dopo i fiori, rilasciati i fiori, mi ho messo a lavorare le gabbiette per conto mio. A comperare le cassette degli ortolani e andare a vendere ai magazzini. Andavo in giro con un carretto a far chilometri a piedi, con la corda addosso che tiravo come un cavallo. Sono andato da un grossista e mi ha dato il carrello e i soldi per incominciare a lavorare. Il posto me lo ha insegnato mio padre. Andavo in giro in un negozio di frutta e verdura e compravo le cassette, e a me costavano anche 13 lire l'una, e poi le portavo al Verziere. Avevo già degli ortolani che passavo e me li mettevano via. Andavo verso Baggio, verso la Bicocca, verso Sesto. Poi nello stesso tempo la sera li portavo e mi davano 15 lire l'una e quel che guadagnavo era roba mia. Anche quel mestiere lì l'ho fatto un mese, due mesi, col carretto. Poi ho trovato un altro posto da un padrone che mi ha ricercato anche lui a lavorare a fare il magazziniere lo stesso mestiere in gabbiette; soltanto che qua stavo in magazzino e andavo anche fuori per conto suo suo a ritirare qualche cosa. Sono stato sei o sette mesi, poi sono andato via di lì. Lavoravo con un altro della bassa Italia del mio paese Andria, e abbiamo comprato a società un motocarro F.B. Ci abbiamo dato una lambretta vecchia tipo A, e lire; lire al mese, a rate. Poi ho liquidato a lui e me lo sono preso io e lavoravo da solo per conto proprio, sempre lo stesso nelle gabbiette. Dopo acquistato questo F.B., che avevo cambiato magazzino e mi avevo cominciato a mettermi su di morale. Dopo, nello stesso tempo mio padre è andato in bassa Italia e poi è venuto ancora su. Allora per far del bene a lui ci ho dovuto regalare il motocarro per comperare un cavallo a mio padre, per non farlo andare in giro a tirare il carretto come sono andato io. Ma lui non era capace di portare il motocarro. Io lo sapevo portare, macchina pure, cavallo, tutte cose, ma lui solo cavallo. Ho venduto il motocarro e ho pagato il

3 cavallo lire, uno scarto di San Siro con tutto il pedigree. Ho venduto il motocarro e ci ho dato lire e lire al mese. Poi da quel magazzino lì sono andato in un altro e dormivo in una baracca fatta di lamiera. Andavo fuori con il motocarro del padrone che era un Guzzi 500. Poi non andava più bene quel motocarro lì e abbiamo preso assieme io e il padrone un MM e lavoravo io e il figlio. Cinque marce, di più la retromarcia. Poi ci abbiamo diviso perché non andavamo più bene che mi voleva rubare sulle cassette; io lasciavo la fiducia a lui e lui cercava di rubarmi. Lui mi ha liquidato a me, e mi ha dato lire di mio quoto. Io ho preso questi soldi, ho comperato lire un carretto di frutta e verdura con tutto il tendone, che l'ho comperato da uno che faceva anche lui la frutta e verdura e poi non la faceva più che è andato a lavorare in fabbrica, Sono andato alla mattina al Verziere e son consumato ancora i lire di frutta e verdura per andare a vendere. Poi sono andato sul corso XXII Marzo, dietro una traversa, per vendere la roba. Ancora non avevo venduto un chilo di roba, mi arriva un vigile con la moto e mi ha sequestrato il carrello con frutta e tutto Io non ci avevo più neanche una lira addosso, sa cosa vuoi dire una lira per comperarmi una sigaretta? Non ce l'avevo. E anche tre giorni senza mangiare. Poi dopo tre giorni ho dovuto andare da un amico proprio a sfacciarmi la mia faccia, dico: ''Guarda che sono in queste condizioni qua." Lui visto questo, la verità gli è venuto il rimorso di coscienza e mi fa: Eh Nino, sei ridotto in queste condizioni qua," allora mi fa, Nino, io mangiare ti posso dare," mi ha visto che ci avevo la camicia sporca e me l'ha fatta lavare da sua sorella, e mi ha dato da mangiare: Ma da dormire non ti posso dare perché siamo già 10 persone tra maschi e femmine in due stanze. "E così mi ha dato da mangiare poi mi ha prestato lire e sono andato alla mattina al Verziere con la cesta addosso, e ho dovuto ricominciare a comperare i fiori. Ho comperato lire di fiori, garofani, e ho cominciato a vendere in giro, nei bar, dentro qualsiasi posto, sempre a piedi; poi da mille lire sono arrivato a 2.000, , ; pian pianino sono arrivato su ancora di morale. Però facevo sempre il sacrificio di andare a dormire nel prato per tirarmi su di morale. E così, poi, dopo un po' di giorni mi sono comprato una bicicletta per non andare più a piedi che ero stanco. L'ho comperata vicino al Verziere da un ciclista. Ho comperato solo il telaio e le ruote; e i copertoni e le camere d'aria li ho messi io, Ho comperato il portapacchi di seconda mano e l'ho attaccato dietro per mettere la cesta. E ho circolato cinque mesi sempre in quel modo lì, poi mi ho trovato la pensione e tutto e ho cominciato a tirarmi su dì morale.

4 Ormai ci avevo un po' di scorta, sempre che lavoravo tutti i giorni. Poi quando mi ho messo su di morale, che stavo bene, mi ho comperato una moto disco volante M.V., e un motocarro Guzzi a società con tre persone. E andavamo a vendere i fiori fuori di Milano che lì c'era meno pericolo di prendere i verbali. E si lavorava e si guadagnava i soldi, e alla sera ci andavamo a divertire: cinema e ballare. I migliori per me erano i film di banditi e svaligiatori di banche. Anche qualche film d'amore e poi basta. Si andava quasi sempre a ballare. Poi mi sono incominciato a fare le gare da ballo da bugi - bugi, e ho preso anche quattro diplomi. Andavo a ballare al Polverone", alla Stella d'oro, poi vicino a San Vittore al circolo del P.C.I., poi in Piazza Segesta; in tutte le sale da ballo di bugi - bugi andavamo noi. A Giambellino anche. Poi ho fatto uno scontro con la moto e ci ho un dito offeso. Ho stato 13 giorni all'ospedale e mi e venuto a trovare solo mio fratello. E così dopo uscito dall'ospedale sono andato dall'avvocato e ho detto che il fatto era che lui non aveva messo fuori la freccia quando la macchina girava e io avevo la massima ragione. Dopo tre mesi ho preso lire. Ci ho dato lire all'avvocato e altre a mio padre che ci era morto il cavallo, e ha comprato un altro cavallo. Poi mi avevo messo a posto con la famiglia che ci avevamo paciato tra tutti. Dormivo in una branda di una piazza io e la mia moglie, che da bassa Italia sono arrivato che avevo lire in tasca. Subito al giorno dopo mi sono messo a lavorare con mio fratello a stracciè. Si, andava in giro per cantieri, verso Como, Varese, Vigevano, a domandare se avevano ferro, carta, stracci, rottami, qualsiasi cosa noi comperavamo. Poi li portavamo a casa, carta da una parte, ferro dall altra e si portava in un magazzino a Milano. Così, poi man mano che lavoravo ho cominciato a guadagnare dei soldi, poi mi ho fatto la mobilia, che mio fratello doveva lasciare libera una stanza e l'abbiamo messo dentro la mobilia, che l'ho presa a cambiali, difatti ho ancora poco a finirla da pagare. Poi è venuto un altro mio amico qua vicino che anche lui era senza lavorare e portavamo anche lui insieme e andavamo in tre sul camioncino per far vivere anche lui. Poi tutti e tre non potevamo più andare su una macchina, e ci abbiamo messo da parte un poi di soldi ancora e ci abbiamo comperato un camioncino di seconda mano a lire. Ma mio fratello e mio padre fanno solo lo straccié, ma io faccio tutti i mestieri: macellaio, stracciaio, a vendere l'olio, vendere i polli anche, le pecore, si fa di tutto per tirare a casa la giornata. Poi commercio in tutto. Come questo camioncino Isetta, dopo un po' ci abbiamo diviso con quel Michele e ce l'abbiamo preso io e mio fratello e abbiamo lavorato mio fratello con il camioncino Bianchina e io con la Iso. Poi sono andato 6 o 7 mesi senza patente dopo l'ho venduto che abbiamo diviso con mio fratello e mi ho preso un

5 furgoncino Capriolo, motocarrino 98 di cilindrata. Dopo è venuto Antonio e ci abbiamo comprato il a società e abbiamo messo a lavorare assieme io e lui che ci aveva la patente. Poi in dicembre sono dovuto andare in bassa Italia e ha guidato lui che io ho andato due volte all'esame a far la patente e mi hanno bocciato per una stupidaggine. E io sono in gamba che non so leggere ma a fare i conti vado a pensiero che mi ho già istruito da solo con la testa. [Tratto da: Nino N.. in Alasia F. Montaldi D. (a cura di), Milano, Corea. Inchiesta sugli immigrati, Feltrinelli, Milano, 1960, pp ]