O fieto e o curtiello di Nicola Verde
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- Bonifacio Poli
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1 Vincitore sezione Racconto /////////// Prima edizione O fieto e o curtiello di Nicola Verde La cosa stava che Nunzia Magliano abitava in un basso, un tugurio fatto, una camera da lettocucina-cucinino (tutt uno, insomma) senza un gabinetto vero, che per fare quelle cose lì, Nunziatina usava un cagatore alla turca con una porticina d assi rosicchiati. In quella grande camera Nunziatina era nata e lì erano stati mammà e papà; e tutti quanti fino a che lei poteva ricordare. C era un letto in ferro, un tavolo e qualche seggiola impagliata; ah, ci stava pure un comò, grande che pareva un catafalco, tanto grande che lì sopra mettevano i morti, quelli della famiglia che morivano, cioè. Nunziatina ci ricordava il nonno, epperò se lo ricordava con le gambe e i piedi a fora, lungo lungo, dinoccolato, lei, piccirella, che gliele toccava, le gambe, per vedergliele dondolare, sperando, forse, che potessero pigliarla ancora a cavalcioni. «Ne, piccire, statte quieta». «Ehh, Nunziati, u ssaie che certe cose non si fanno?». «U ssape, u ssape». «E io nu ssaccio», s impuntava. Eppoi gli addori. Quelli di Nunziatina e quelli di tutte le generazioni che l avevano preceduta, che tutti assieme facevano o fieto. Nunziatina diceva che li riconosceva uno a uno. Lo sapevano tutti quanti, lì al vico, che lei annusava l aria con quel naso grosso e bitorzoluto che aveva in mezzo al muso, eppoi tra tutto chillo fieto diceva di saper distinguere gli addori di tutto il parentado, uno a uno, appunto. Diceva che ogni fantasma teneva un angolino suo prediletto dove decantare la carnalità propria (accussì diceva: decantare la carnalità propria, o anema e a Maronna). «Chisto chisto chista è mammà», diceva. Eppoi, «Chisto chisto è Sasà». E a nominarlo, sto Sasà, storceva furbescamente gli occhi e la faccia. Era che questo Sasà era stato l unico uomo che aveva conosciuto, in senso biblico, cioè. E da quell unica conoscenza l era nato l unico fi glio che poi, per carità cristiana, era fi nito nel seminario dei Gesuiti, quello che dà sul porto e dal quale ad affacciarsi si vedono i meglio posti, col mare e tutto quanto il resto. S era fatto prevute, chillo guaglione, che a ripensarci ancora adesso a Nunziatina venivano i lucciconi agli occhi, così inginocchiato mentre prendeva i voti, eppoi lungo lungo, a terra, che a lei era preso un colpo, ma mica perché pensasse chissà che, ma perché s era preoccupata che 1/5
2 potesse avere i buchi nelle scarpe. Missionario, s era fatto, in terre lontane, manco ci fossero state terre più lontane dei bassi. Ma da qui a quella storia be, sì, insomma, o fieto e quel figlio missionario che c entravano con quel morto ammazzato? Un po di pazienza. Era capitato che Nunziatina avrebbe dovuto vendere quella camera da letto-cucina-cucinino. (Che poi a dirla tutta, nemmeno sapeva se davvero ne era proprietaria, giacché carte non ne teneva: «Va a o comune», le diceva a gente, ma lei no, non c andava. Lei teneva settantacinc anni, che volevano da lei? Che la lasciassero morire in pace). Per intanto quello che era andato per convincerla a vendere, chillo Pascale Pigliarulo, appunto, aveva esordito male, male assai, con quel ciac ciac delle scarpe nuove, bicolori, da cafone fatto; era entrato dopo aver bussato con le punta delle dita, manco avesse avuto schifo. «C è nessuno?» aveva detto. E lei che stava dentro, nell angolo in fondo alla stanza, sotto l immagine della Maronna col lumicino (tanto che l ometto, dopo averla vista, aveva avuto un sobbalzo e s era tirato indietro come se avesse visto un morto resuscitato), lei che stava là, insomma, gli avrebbe voluto rispondere che se non ci stava nessuno, nessuno gli avrebbe risposto. Ma se ne stette zitta. «Zitta me ne sono stata, commissa». «Bontà vostra», avrebbe voluto risponderle il commissario Ingravallo. Ma si torse la sigaretta che teneva in bocca e le fece cenno di continuare. «Dov eravamo commissa?» disse lei mentre s aggiustava la crocchia di capelli grigi. «Agl addori, forse?». «Gli odori? Che odori?». «Vedete che pure voi non mi state ad ascoltare?». «Oh Gesù mio, io vi ascolto». «Gl addori, commissa, quelli di casa mia». «Non mi direte mica che a causa degli odori». Nunziatina gli sorrise. «Eh! Eh!» aveva fatto. «Non mi piaceva mica quell intivituo». Quello, entrando, aveva storto il naso e aveva respirato lungo. «Signora Nunzia Magliano, è lei?» aveva fatto. E poi s era poggiato sulla coscia la borsa che teneva in una mano pronto ad aprirla. Nunziatina s era tirata indietro. «Ecco che atesso mi spara», aveva pensato. Chissà perché. E aveva alzato gli occhi verso la Maronna. «Maronna mia, fate che gli cascano le mani». D altra parte era plausibile pensarlo, giacché quella Maronna lì aveva fatto ricrescere le mani a tale Gennaro Esposito, tanti anni prima, e come aveva dato poteva anche ripigliare, così pensava Nunziatina Magliano. Ma quello aveva tirato fuori certe carte che poi aveva cercato di farle leggere. «Ma io non saccio leggere, commissa». «Ah!». «E qui ci sta scritto chesto, accà chist ato. Ma io me ne stavo ancora con le mani giunte, sotto a Maronna. Così quello, dopo un po, aveva pigliato a sboffare. Che lui non faceva che del bene, che magari ce ne fosse stata di gente come lui, e chesto e chello. Me chi ce l aveva voluto, dic io?». 2/5
3 E ogni tanto quell individuo si passava un dito sotto il naso. «Ma ch è sta puzza?». «E io che me ne stavo buona buona, zitta, insomma. Che forse non lo sapevo che lui non capiva niente degl addori che stanno a casa mia? Certo che lo sapevo». Fatto è fatto non è, quella mattina a Nunzia Magliano si era insomma presentato tale Pascale Pigliarulo che impomatato com era e con le scarpe bicolori e il vestito tirato a lucido a Nunziatina era sembrato più un Pigliainc che un Pigliarulo vero, fatto insomma, che veniva per conto di qualcun altro (Emissario, vuoi dire? Emiche? Emissario! Ah! E che vuole dire? Che tratta per qualcun altro. Ah! E chi sarebbe chisto qualcun altro? Non lo so, me lo dovresti dire tu! Ah, la società del Nord, allora?) emissario dunque di una grande società del Nord che proprio lì voleva impiantare un market, roba di quel genere (Ma chi glielo fa fare? Boh! Ma dic io e a camorra? Non ci sta a camorra? Forse che sì forse che no, Nunziati, nel senso che la camorra potrebbe pure entrarci e aver usato strani modi, come, per esempio, costituire appunto una società al Nord perché poi, a sua volta, incarichi questo emissario di acquistare per conto proprio, guarda caso, a Napoli. Ah, accussì stanno e ccose? Accussì contorte?). Insomma quello girava tuorno tuorno alla tavola, guardava qui e là, manco fosse roba sua; decideva: «Accà buttiamo giù, ne Nunziati?» «E pecché?» «Pecché accussì ci congiungiamo con il basso di Carmelina, e facciamo il market chiù gruosso» «E pecché, Carmelina ha venduto?» «Chillo che non capisco, commisa, è chilla, come dire, puntigliosità». «Puntigliosità?». «Sì, insomma, chill omme pareva che smaniasse, s agitava sudava mi portava in giro per il basso, manco l avesse dovuto comprar isso». «Scrupolosità vuoi dire?». «Ecco, sì, propeto accussì. Pecché?». «Per la mazzetta». «A che?». «La Mazzetta, Nunziati. La mazzetta è la mancia che si dà a chiunque ci fa un servizio, soprattutto non dovuto». «Ah, accussì è?». «Accussì, accussì». «Ah, atesso mi spieco. Insomma, guardava di qua e guardava di là. E umidità ce ne sta?». «E ce ne sta?». «Oché?». «Umidità. Ce ne sta umidità?». «Oh Maronna mia, e a voi che ve ne fotte?». «A me? A me niente, ma a quello?». «Chillo ha messo nu pacch e sordi sulla tavola e se ne jiuto». «Se n è andato?». «Sì. Me dicette: tuorno, Nunziati, pensateci. Pen-sa-te-ci». «Ha scandito?» «Nu o saccio». «Vabbè, insomma, t ha detto che sarebbe tornato». «Sì». 3/5
4 «E lo ha fatto?». «Sì. E ca sta u fatto». «Che fatto?». «Chillo per cui per cui». «Quello per cui?». «Chillo per cui! Commissa!». «Quello per cui! Ebbè, allora?». «Quando è tornato teniva chilla cosa int a sacca, ma io lì per lì non ci faccio caso. Me dicette: Nunziati ci avete pensato? Poi vede o mazzo e sordi che aveva portato la volta prima, allo stesso posto, un soldo sopra l altro, nella stessa, identica, posizione. Lo guarda, e mi fa: li avete contati? Io manco gli rispondo. Ma quello capisce lo stesso. S avvicina alla tavola e riprende il mazzo. Avete fatto male, Nunziati, molto male, mi dice. Siete rimasta la sola ca attuorno. E vorrà dire che aprirete il market un po più in là, dic io; vorrà dire che i clienti vostri entreranno da una porta per comprare, mettiamo, la verdura, e da un altra per comprare o pane. Non l avessi mai detto. Chillo m ha guardata co cert uocchi che pareva me volessero accirere. Nunziati, mi fa, non scherziamo. E io non scherzo mica, dic io. E manco chilli che pagano che pagano sta sta fetenzia. E accà, commissa, succerette o patratac». «O che?». «O patatrac, commissa. Chillo si guardava attuorno, co na mano int a sacca, co o pollicione a fora. Teniva nu vestito a righe, na vera chiavica, commissa. Gira tuorno tuorno alla tavola, pari pari come l altra volta. Ma che è sta puzza? Fa a un certo punto. Che puzza? Dic io. Sta puzza, insiste lui. Ah, chista? O fieto! Faccio io. Fieto, puzza, non è la stessa cosa? Dice lui. No, dic io, non è la stessa cosa. Ma lui non capisce. Intanto annuso. È mammà, dico. Mammà? fa lui. Mammà! Ora non è che mammà sia mai stata un esempio di pulizia, ma da qui a dire ch era na puzza ch appestava, beh! Lui camminava ancora avanti e indietro, non si dava pace che gli avessi rifiutato la vendita. Poi, a un certo punto, ha fatto chillo che non avrebbe dovuto fa : infi la l altra mano int a llata sacca, chilla gonfia, e tira fuori chilla fetenzia di bomboletta, nu spray profumato e comincia a spruzzare come se fosse ddt. Capite, commissa? Chilla chiavica voleva accirere mammà e tutti l ati. E vi pare a voi che glielo potevo permettere? È accussì che succerette o patatrac». «O patatrac?». «Sì, insomma, o patatrac. E atesso mi tocca sentire chist ata storia». «Eh, Nunziati i giornalisti so fantasiosi, nelle storie ci sguazzano dentro e però e però». «Epperò, o che?». «Però dovete ammettere che di forza ce n è voluta». «Vi ci mettete pure voi, commissa!». «Voi avete una certa età sì, insomma, mica è facile e poi questa storia del fieto e della bomboletta di ddt». «No ddt, commissa, deodorante spray». «Vabbè, sì, insomma, deodorante è un po, come dire, fantasiosa». «Trovate, commissa?». «Trovo, trovo. Non è che quando è venuto quel Pigliarulo a casa vostra ci stava pure vostro figlio? Per carità, così, per caso, Nunziati». «Ma allora non so storie soltanto dei giornalisti, commissa!». 4/5
5 «Per dire, Nunziati, per dire. Lui di forza ne avrebbe avuta». «Ah se è per questo pure troppa». «Ecco, appunto, troppa. Magari quel Pigliarulo in tasca, al posto della bomboletta di ddt, teneva per davvero una pistola vostro figlio è presente e e da cosa nasce cosa, voi mi capite, Nunziati». «Che aggi a capi, commissa? Mio figlio a Napule neanche ce steva». «Dite?». «Tico!». «Sarà pure controlleremo. Ma, Nunziati, non è che, invece, per caso, dico: per caso, vostro figlio è adesso da qualche parente vostro, magari che so con la tonaca sporca di sangue?». «Di sangue, commissa? Ma che dite». «E pure, che so, con una ferita nella mano, magari brutta, brutta assai, perché la lama di un coltello quando si spezza, Nunziati, può ferire, tagli brutti che possono recidere i tendini». «Oché?» «Recidere i tendini, Nunziati, tagliare menomare». «Menoché?». «Menomare, la mano che non funziona più, insomma». «Ah!». «E non ci sta chirurgo, Nunziati!». «O chirurgo no, commissa, ma a Maronna? A Maronna ci sta, sì?». 5/5
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