Presenze artistiche giuglianesi a Cerreto Sannita

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Giacinta Volpe
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Presenze artistiche giuglianesi a Cerreto Sannita Per una singolare coincidenza, in alcune chiese di Cerreto Sannita, nel Beneventano, sono presenti diverse opere di artisti originari di Giugliano in

1 Presenze artistiche giuglianesi a Cerreto Sannita Per una singolare coincidenza, in alcune chiese di Cerreto Sannita, nel Beneventano, sono presenti diverse opere di artisti originari di Giugliano in Campania. Si tratta di lavori dovuti alle mani dell organaro Felice Cimmino (o Cimino) e dei pittori Luigi Cacciapuoti e Pietro Di Martino, vissuti, tutti e tre, tra la seconda metà del XVII secolo e i primi decenni del secolo successivo. Felice Cimmino Il primo, capostipite di una delle più importanti dinastie di organari del regno di Napoli, attestata con il figlio Fabrizio, i nipoti Francesco, Antonio ed Alessandro fin oltre la metà dell Ottocento, è presente nella chiesa di Santa Maria dei Morti con un organo (fig. 1), purtroppo in pessime condizioni di conservazione, della fine del XVII secolo. Alla fine dello stesso secolo (1696) risaliva anche lo strumento della Collegiata di San Martino, che già nel lontano 1870, fu sostituito con l organo attuale, realizzato da Domenico Perillo in quell anno e recentemente restaurato (2007), riutilizzando la balaustra, il baldacchino, la cassa e le decorazioni esterne dell antico organo della chiesa di Sant Antonio, rimasto danneggiato dal terremoto del 26 luglio Documentato la prima volta nel 1670 per il restauro di uno strumento nella chiesa del Conservatorio di Sant Onofrio di Napoli, Felice Cimmino nel 1693 ricoprì la carica di organaro della Cappella del Tesoro a Napoli. Fig. 1 - Cerreto Sannita (BN), Chiesa di Santa Maria dei Morti, F. Cimmino, Organo e cantoria. Solo o in collaborazione con il figlio Fabrizio e il nipote Francesco, realizzò un gran numero di strumenti che, contrassegnati genericamente dalle iniziali FC e in assenza di documenti utili, riesce difficile attribuire all uno o agli altri; di certo si sa che, in autonomia, nel 1698, costruì un organo per la chiesa di Santo Spirito di Palazzo, sempre a Napoli; nel 1711 un organo per l imperatore di Vienna; nel 1713 uno strumento per l Oratorio dei Santi Girolamo e Maddalena dei Pazzi nella villa del Parugiano a Montemurlo, presso Prato; l anno successivo un organo per la chiesa dell Orazione e Morte di Gesù a Castel di Sangro e per la chiesa del Carmine di Napoli; e ancora, nel 1717 e nel 1720, altri due strumenti a Barletta, per la chiesa di

2 San Ruggero e per quella della Real Morte di Pietà. Altri strumenti li costruì in anni non meglio definibili nella chiesa di San Gregorio Armeno di Napoli e nella chiesa di Sant Orsola a San Giovanni Rotondo. Dal 1716 fu al servizio del duomo di Napoli dopo esserlo stato nel 1711 per la cappella di Palazzo Reale. La sua fama è legata, però, soprattutto alla realizzazione, nel 1738, assieme al figlio Fabrizio e in società con il grande musicista Azzolino della Ciaia, dell organo monumentale per la chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri di Pisa. Luigi Cacciapuoti Congiunto forse dei più noti Nicola ed Antonio, Luigi Cacciapuoti, visse ed ebbe una vita artistica piuttosto breve dal momento che, abbandonato ben presto tele e pennelli, si dedicò alla professione di notaio. La maggior parte delle sue opere si trovano nelle due più importanti chiese del suo paese natale: il santuario dell Annunziata e la chiesa collegiata di Santa Sofia. Per il primo realizzò nel 1711 un ciclo di dipinti aventi a tema le Storie della vita di Giacobbe che si articola su tre episodi: il Sogno di Giacobbe, Giacobbe e Rachele al pozzo e Giacobbe che lotta con l Angelo, tratti dal libro vetero-testamentario della Genesi (ora in sacrestia), il San Nicola in gloria e l Adorazione dei magi. Per la seconda realizzò, invece, sei ovali, quattro con gli Evangelisti e due con Angeli che recano i simboli della passione. Fig. 2 - Cerreto Sannita (BN), ex chiesa di San Gennaro, L. Cacciapuoti, San Gennaro fra i diaconi Festo e Desiderio.

3 A Cerreto Sannita, Cacciapuoti fu attivo nella chiesa di San Gennaro, ora adibita a sezione di arte sacra del Museo civico e della ceramica cerretese, per la quale dipinse la pala dell altare maggiore che, evidenziata da una fastosa cornice, raffigura San Gennaro fra i diaconi Festo e Desiderio (fig. 2). Il santo, vestito dei paramenti vescovili, è circondato dai due giovani diaconi inginocchiati ai suoi piedi; a terra è un giogo, cui i tre furono assoggettati per trascinare il carro di Timoteo, governatore romano della Campania, nell anfiteatro di Nola, che fa da sfondo alla scena, dove li attendeva l esposizione alle fiere. Era accaduto, infatti, che i tre, recatisi a visitare il diacono Sossio nel carcere dell anfiteatro di Pozzuoli, erano stati catturati e, accusati come questi di essere cristiani, condannati a morte. Se non ché, inspiegabilmente, le fiere li avevano risparmiati e pertanto unitamente a Sossio, Acuzio ed Eutichete erano stati, in un secondo momento, decapitati nel Campo Marciano a Pozzuoli. A ricordo del martirio e del sangue di san Gennaro raccolto in quella contingenza con una spugna da una pia donna, diventato poi oggetto del famoso e secolare miracolo della liquefazione, nella parte alta del dipinto è giusto appunto raffigurato un angelo che regge l ampolla con il prodigioso liquido organico. Nelle cappelle laterali della chiesa si custodiscono altri due dipinti attribuiti al Cacciapuoti: una delicata Natività, a destra, e la Madonna del Rosario sul lato opposto. Pietro Di Martino Documentato dal 1691 al 1736, Pietro Di Martino, nato a metà del XVII secolo, fu uno dei più fedeli e operosi discepoli di Luca Giordano che seguì, probabilmente, anche nel suo decennale soggiorno in Spagna, tra il 1692 e il 1702, come sembrerebbe confermare la mancanza di sue notizie in quel periodo a Napoli. Per il resto l artista, che morì a Napoli nel mese di novembre del 1736 all età di 78 anni, è ricordato da Bernardo De Dominici, il settecentesco storiografo dell arte napoletana, quale artefice di molte opere grandiose in pubblico e privato tra le quali vanno segnalate i perduti affreschi con Fatti della vita di sant Antonio nella chiesa napoletana dell Ospedaletto (San Giuseppe Maggiore), alcuni dipinti nella chiesa dei Santissimi Apostoli e in quella della Pietrasanta, sempre a Napoli e, soprattutto, il San Mauro in gloria per la chiesa omonima di Casoria, stimata da De Dominici la migliore di tutte le sue opere. Nell attigua arciconfraternita della Pietà affrescò con Storie della vita di Gesù, anche le pareti e la soffitta dell oratorio e, forse, realizzò la Pietà, copia pregevolissima di quella del Ribera per la sagrestia della certosa di San Martino, che si osserva sull altare. Le altre uniche opere note dell artista si riconducono alle dodici tele con Fatti della vita di san Benedetto realizzati nel 1701 per la chiesa di San Biagio di Aversa e alla grande tela raffigurante le Nozze di Cana, firmata e datata 1707, che, proveniente dal refettorio dell antico monastero di Sant Antoniello a Port Alba di Napoli, è conservata in un grande ambiente (denominata Sala Gioiosa) del complesso, trasformato nel frattempo in sede della Biblioteca di ricerca dell area umanistica dell Università Federico II. Negli ultimi anni le ricerche archivistiche hanno permesso di restituire al pittore giuglianese, con certezza, anche gli affreschi con scene della Vita di san Nicola da Bari nella cappella

4 dedicata al santo in Santa Teresa degli Scalzi a Napoli, precedentemente attribuiti a Nicola Malinconico. Per la chiesa dello Spirito Santo e Santa Maria Mater Christi di Cerreto Sannita, Di Martino realizzò, invece, la pala d altare raffigurante l Assunzione di Maria Vergine, (fig. 3) firmata e datata 1706, contrassegnata in basso dallo stemma gentilizio della famiglia de Nigris, dalla quale proveniva la badessa Anna Lucia, committente dell opera. Fig. 3 - Cerreto Sannita (BN), Chiesa dello Spirito Santo e Santa Maria Mater Christi, P. Di Martino, Assunzione di Maria Vergine,1706 L iconografia adottata dal pittore giuglianese nella raffigurazione del tema privilegia l aspetto dell ascesa gloriosa della Madonna verso il cielo, ma non manca di

5 collegarla anche al tema dell incoronazione: la Vergine, fasciata in una vaporosa veste blu, appare, infatti, seduta sulle nubi, con un piccolo scettro nella mano destra, mentre, circondata dalla luce e da un nugolo di angeli, è nell atto di essere incoronata da due di loro. Al pittore giuglianese vengono attribuite dubitativamente, nella stessa chiesa, anche l Adorazione dei Magi e l Immacolata Concezione tra i santi Gregorio e Vincenzo de Paoli poste sugli altari laterali, nonché la Pentecoste che sovrasta, invece, l altare maggiore. Franco Pezzella

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