Processo d I integrazione nel gruppo classe di un bambino autistico,raccontato dal suo punto di vista.
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- Fabiola Repetto
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1 Processo d I integrazione nel gruppo classe di un bambino autistico,raccontato dal suo punto di vista. 1
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3 A me non piaceva andare in classe, perché non capivo che cosa si doveva fare: vedevo i bambini che si muovevano troppo e le maestre che parlavano in modo strano. Io provavo ad andare i, ma facevo molta fatica, perché mi infastidivano i rumori e allora ritornavo nella mia aula per stare da solo. 3
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5 ALLA SCOPERTA DELLA SCUOLA Non uscivo mai dalla mia aula, però pian piano, Insieme alla mia maestra, ho scoperto che nella scuola ci sono tante altre aule, che vengono occupate dai bambini solo in alcuni momenti:,iaula di pittura,,iaula computer,,iaula video, lo palestra... Ho scoperto che nell I aula di pittura ci sono tanti colori, pennelli e anche il das che ha un odore delizioso; spesso quando lo uso per fare dei lavoretti, lo metto in bocca senza rendermene conto. 5
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7 Un giorno, a scuola, io e la mia maestra abbiamo trovato, al posto del pacchetto delle caramelle I sauro I, un bigi ietto su cui c I era scritto I se le caramelle vuoi trovare, in palestra devi andare e un biglietto nascosto devi cercare I, firmato I Macchia nera I. Macchia nera però, insieme al biglietto, mi aveva lasciato un po' di caramelle I sauro I sfuse. forse pensava che mi sarei arrabbiato! 7
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9 Io e la mia maestra siamo partiti alla ricerca delle caramelle; /' ho trovato io il primo biglietto, perché lei non guardava bene. In quel biglietto c' era scritto un altro messaggio che mi diceva dove andare a cercare il secondo biglietto e così via. Ho trovato tutti i biglietti nascosti nelle altre aule ed ho anche trovato le caramelle. Per fortuna che c' ero io, perché la maestra non si ricordava neanche dov' erano le aule! 9
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11 Non uscivo mai dalla mia aula, tranne quando si andava in palestra. Mi piaceva molto fare educazione motoria perché sul pavimento della palestra avevo come riferimento delle strisce bianche; alcuni esercizi venivano svolti su quelle strisce e avevo sempre davanti a me lo stesso bambino. Mi piaceva anche fare il numero tre quando la maestra ci metteva in f ila indiana. Ma quando c I erano degli esercizi che non capivo preferivo fare la mia corsetta (stereotipie). Oppure, se ero stanco, mi riposavo su un tappeto insieme alla mia maestra. 11
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13 Per un certo periodo non mi è più piaciuto andare in palestra e mi arrabbiavo molto se mi costringevano ad andarci. Quando la maestra mi chiedeva perchè, io non riuscivo a dirlo. Allora lei mi ha scritto la domanda: "perché non ti piace andare in palestra", dandomi anche quattro risposte: "non mi piace perché voglio stare da solo"; "non mi piace perché sono stanco"; "non mi piace perché c I è troppo rumore"; "non mi piace perché non capisco cosa devo fare." 13
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15 lo ho letto la mia risposta: non capivo che cosa dovevo fare. Allora lei mi ha preparato dei cartellini su cui erano indicate in successione le attività da svolgere in palestra e io sono ritornato a lavorarci tranqui liamente. Da allora, quando sono agitato e la maestra vuole capire perché, mi formula la domanda per iscritto indicandomi anche delle possibili risposte. 15
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17 IL GIOCO CON I COMPAGNI All' intervallo venivano alcuni bambini a giocare con me; facevamo dei giochi che la maestra mi aveva spiegato e quando suonava la seconda campanella per avvisarei che era finito l' intervallo, ci dava a tutti una caramella' scuro' perché eravamo stati bravissimi. Quando c'è il sole tutti i bambini, durante l'intervallo, escono in cortile, ma a me non piace andarci perché perdo il compagno che sto inseguendo e non mi voglio sporcare le scarpe di terra. Allora la maestra mi fa stare dentro la.scuolc a giocare con clcuni compagni e con loro ho anche imparato a giocare a nascondino! 17
18 I ".~UI I, non c e nessuno... 18
19 Prima la maestra mi ha spiegato le regole del gioco, poi,iho fatto insieme ai miei compagni alli intervallo. o non riuscivo a trovare un posto dove nascondermi da solo, allora eguivo un bambino e lui mi dava la mano. La prima volta che ho provato a giocare non riuscivo a capire veramente che cosa voleva dire I nosconder-si'. perché parlav9 e il bambino che ci doveva cercare ci scopriva subito, ma poi... sono diventato bravissimo e ora so anche fare I tana per mei. Un giorno ho persino aiutato un mio compagno a contare e a cercare i bambini nascosti. 19
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21 Ormai conoscevo bene i compagni che facevano l'intervallo con me e quando suonava lo campanella dell' intervallo andavo da solo a chiamarli in classe, perché mi piaceva molto stare con loro. Ancora adesso durante l'intervallo, quando corro, mi scontro con un compagno che non ho visto e cado. Io mi arrabbio con lui perché penso che sia colpa sua, però poi lo perdono perché diventa il mio dottore e si prende cura di me. La maestra gli dà il ghiaccio e lui me lo mette sopra lo parte dolente. Ho anche un infermiere che mi porta lo medicina (una caramella 'foninos'). 21
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23 AVORO IN UN PICCOLO GRUPPO gni tanto venivano a lavorare con me nella mia classe alcuni mbini; vedevo che i compagni si alzavano I, matite vicino al cestino e si prestavano i colori. Anch I io ho imparato a chiedere in prestito i colori. andavano a temperare Ma notavo anche che loro erano più bravi e veloci di me nel ompletare un lavoro e allora chiedevo alla maestra perché ero così, nto e dicevo ad alta voce: I ma sono stupido!'. ro convinto di provenire da un altro pianeta. A volte mi arrabbiavo molto per questo! 23
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25 La maestra mi diceva che io ero velocissimo a fare tante altre cose ma non rispondeva chiaramente alle mie domande. Un giorno ha fatto fare, a me e a due compagni di classe, un gioco. Sulla cattedra aveva messo tanti oggetti: un pacco di fazzoletti, un gesso, un astuccio, una penna, una caramella, una gomma, un pennarello rosso, un piccolo righello, un bottone, un fermaglio per capelli ed una fotografia. 25
26 Io e i miei compagni dovevamo guardare attentamente tutti gli oggetti che avevamo davanti, lo maestra nel frattempo contava fino a dieci e poi ci faceva mettere di spalle al tavolo degli oggetti; dopo aver tolto un oggetto a caso ci chiamava e dovevamo scoprire che cosa mancava. Io indovinavo sempre e avevo vinto tanti punti. I miei compagni invece non erano riusciti neanche a farne uno, allora ho regalato loro dei punti. 26
27 ALTRI MOMENTI EDUCATIVI PER TUTTI I BAMBINI DELLA SUA CLASSE PER FAVORIRE LA SUA INTEGRAZIONE Sono riuscito anche a mangiare in mensa: io non riesco a mangiare tutto, solo alcuni cibi, e mi dà tanto fastidio sentire le voci. Allora sono andato in mensa con la maestra che mi ha fatto scegliere un tavolo, poi insieme al bidello lo ha sistemato fuori dalla sala mensa. 27
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29 Mi aveva anche preparato dei bigliettini con i nomi dei miei compagni e li aveva messi nella scatola degli invitati. Io dovevo sorteggiare i bambini che avrebbero mangiato con me quel giorno. Poi andavamo in classe ad avvisarli. Mentre i bambini finivano di lavorare, io e la mia insegnante andavamo ad apparecchiare il nostro tavolo e sistemavamo segnaposti. 29
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31 Io per mangiare ho bisogno di due piatti e due forchette perché i cibi non si devono toccare e quando i miei invitati avevano cibi I puzzolenti I dovevano essere molto veloci a mangiarl i, perché a me dava tanto fastidio. Il bambino che si sedeva vicino a me, a volte, quando ero un poi stanco, mi aiutava a mangiare, invece quando finivo prima di loro dovevo aspettarli. Allora potevo fare le mie corsette (stereotipie) nello spazio vicino al tavolo. 31
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33 SAPER LAVORARE IN AUTONOMIA Ho imparato a lavorare da solo sul quaderno. A me piace molto giocare alla playstation e sono sempre molto contento quando supero i livell i. La maestra mi ha preparato il quaderno facendolo assomigliare ai giochi della playstation. Un quaderno comprendeva 10 livelli, superato l'ultimo livello finiva il quaderno e vincevo un cd. 33
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35 Un giorno volevo assolutamente vincere il dischetto, così mi sono impegnato tanto e in poco tempo ho superato da solo il 10 livello. La mia maestra, il lavoro! invece, aveva impiegato cinque giorni a prepararmi 35
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37 Una mattina lo maestra mi ha fatto vedere il mio banco in classe, era sicuramente mio, perché c I era attaccato un cartoncino con lo scritta "Paolo lavora in classe". Il tavolo era sistemato lontano dal gruppo classe, vicino alla porta di uscita e quando i bambini lavoravano da soli anch I io andavo a lavorare da solo in classe senza" aiuto della mia maestra, perché era un compito facilissimo; il compito iniziava con lo data e terminava con lo domanda "ti è piaciuto". 37
38 E dovevo crocettare sul sì o sul no. A Itre domande potevano essere "E' stato difficile" e anche qui dovevo crocettare sul sì o sul no. Poi ritornavo nella mia aula a mangiare una caramella I dentata I, a riposare o a fare la mia corsetta. Io ero molto contento di lavorare in classe come facevano gli altri riuscivo a completare il lavoro perché c I era silenzio. e 38
39 Adesso vado volentieri in classe, riesco a stare seduto tra loro per molto tempo e non vogl io un posto fisso, perché mi piace stare vicino a un bambino diverso. In classe ho imparato ad alzare lo mano quando voglio dire una cosa alle maestre, mi piace parlare a tutti della mia famiglia e sto imparando altre leggi che regolano lo vita nella scuola. 39
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41 Ora quando gioco durante l'intervallo non ho più bisogno della maestra, perché io e i miei compagni inventiamo dei giochi da soli, ma so che è lì pronta ad aiutarmi se ho bisogno di lei. I miei compagni sono diventati miei amici ed ho sempre più voglia di stare con loro. Ogni tanto, quando non c I è scuola, ci ved iamo lo stesso, perché a noi bambini piace molto giocare insieme. Fine 41
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