LE CRITICITÀ DEL TERRITORIO PROVINCIALE

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1 LE CRITICITÀ DEL TERRITORIO PROVINCIALE I capitoli precedenti hanno presentato una rassegna di informazioni sullo stato dell ambiente provinciale analizzando i singoli ambiti tematici. Esistono però alcune situazioni che si presentano critiche da diversi punti di vista e che quindi risultano meglio descritte tramite un approccio integrato e altre che hanno assunto particolare evidenza presso l opinione pubblica per l impatto sul territorio circostante. In questo capitolo sono quindi raccolte e descritte le principali criticità presenti nel territorio. AEROPORTO DI MALPENSA INQUINAMENTO ATMOSFERICO Il problema dell inquinamento atmosferico nell area di Malpensa è stato valutato nel corso degli ultimi anni ( ) attraverso iniziative di monitoraggio ed analisi degli inquinanti convenzionali (SO 2, O 3, NO 2, CO) e non (BTEX) condotte sia con strumentazione fissa, appartenente alle stazioni della Rete Regionale di Rilevamento della Qualità dell Aria (Lonate P. e Somma L.), sia con strumentazione automatica rilocabile (laboratorio mobile posizionato nella frazione di Case Nuove e sistema DOAS utilizzato a Ferno), sia con campionatori passivi (posti in aree rurali di Somma L., Vizzola T., Samarate, Sesto C., Besnate). La recente pubblicazione della relazione Sintesi delle campagne di misura dell inquinamento atmosferico effettuate in alcuni comuni limitrofi all aeroporto di Malpensa (cui si rimanda per ulteriori approfondimenti) ha consentito di fare il punto della situazione relativamente agli inquinanti convenzionali, evidenziando che le concentrazioni rilevate sono spesso inferiori a quelle che si riscontrano nelle aree urbane più prossime (Gallarate Busto A.) e che l incidenza dei superamenti dei limiti previsti dalla normativa è quasi esclusivamente dovuta alle concentrazioni di ozono, evento questo tipico di ampie zone del territorio provinciale e regionale. Lo studio Valutazione della qualità dell aria mediante campionatori puntiformi passivi nei Parchi del Ticino (AA. VV 2002), promosso dal Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino, a cui il Dipartimento ha partecipato come coordinatore e collaboratore della ricerca, aveva evidenziato che le concentrazioni medie di benzene rispettavano l obiettivo di qualità dell aria previsto dalla normativa (media annuale di 10 µg/m³), con valori medi, riferiti all intero periodo di misura di 6 settimane (distribuite nel corso di un anno), compresi tra 1.5 e 2.2 µg/m³ e quindi confrontabili con i valori di bianco rilevati a Pontevecchio di Magenta (2 µg/m³). Anche i dati di benzene raccolti negli ultimi due anni dall analizzatore automatico della stazione della Rete di Rilevamento della Qualità dell Aria di Somma L. Malpensa, posta nelle vicinanze sia dell aeroporto, sia della strada di accesso ai terminal, con medie 78

2 mensili che nel periodo invernale non superano il valore di 10 µg/m³ e durante la stagione primaverile ed estiva sono comprese tra 1.2 e 2.2 µg/m³, consentono di stimare il rispetto del limite medio annuo di concentrazione di 10 µg/m³. INQUINAMENTO ACUSTICO Il problema dell inquinamento acustico nell area di Malpensa è stato valutato nel corso degli ultimi anni ( ) attraverso iniziative di monitoraggio condotte con l impiego di postazioni mobili di rilevamento. La normativa in materia affida alla società concessionaria dell aeroporto la gestione e la manutenzione del sistema di monitoraggio composto da postazioni fisse di misura; nel caso di Malpensa è la SEA che cura la rilevazione dell inquinamento acustico. L ARPA ha il compito di effettuare ispezioni periodiche per verificare l efficienza del sistema di monitoraggio. Localizzazione delle postazioni fisse di misura del rumore intorno a Malpensa 79

3 La determinazione dell inquinamento acustico dello scalo aeroportuale viene effettuata tramite il livello di valutazione aeroportuale, L VA, che esprime il livello medio di inquinamento giornaliero valutato nell arco di un anno nelle situazioni di maggior traffico. Questo indice ha la funzione di permettere una corretta pianificazione acustica del territorio, che compete alle Commissioni Aeroportuali (formate da tutti gli enti istituzionali e locali che sono coinvolti nella problematica). Nella Tabella seguente è riportato il valore dell indice L VA per il periodo e (fonte: SEA Aeroporti Milano) Postazione L VA db(a) Periodo L VA db(a) Periodo Arsago Seprio Cimitero 61,0 59,0 Arsago Seprio Moro 58,0 58,0 Casorate Sempione Cimitero 57,0 58,5 Casorate Sempione Monte Rosa 63,0 62,0 Ferno Moncucco 61,5 61,0 Ferno Piave - 57,0 Lonate Pozzolo Cimitero 59,0 58,0 Lonate Pozzolo S. Savina 61,0 60,5 Samarate Brodolini 56,0 54,5 Sesto Calende Matteotti 51,0 51,0 Somma Lombardo Cabagaggio 62,5 62,5 Somma Lombardo Case Nuove 63,5 64,0 Somma Lombardo Coarezza 54,5 55,5 Somma Lombardo Da Vinci 58,0 57,5 Somma Lombardo Maddalena 60,0 60,0 Somma Lombardo Magazzino 60,5 62,0 Somma Lombardo Rodari 61,0 60,5 Valori approssimati a 0,5 db(a) Nota:sono stati inclusi tutti i valori, anche quelli che non si riferiscono al periodo di 21 giorni fissato dalla normativa 80

4 DISCARICHE RSU Nel territorio provinciale sono presenti tre discariche controllate di RSU, ubicate nei comuni di Gorla Maggiore, di Gerenzano e di Vergiate - Somma Lombardo, la prima tutt ora attiva e le altre in fase di gestione post-operativa. Le principali problematiche connesse con la presenza di una discarica riguardano le modalità di gestione dei fluidi prodotti dalla degradazione dei rifiuti messi a dimora. Una discarica costituisce difatti un enorme reattore chimico al cui interno la sostanza organica presente va incontro a processi di degradazione anaerobica con produzione di percolato e biogas, sostanze potenzialmente nocive e/o moleste per l uomo e per l ambiente. Il percolato, un liquido di composizione variabile, caratterizzato da alte concentrazioni di carico organico (BOD e COD), di azoto ammoniacale e di metalli, si accumula sul fondo della discarica, dove è presente un sistema di tubazioni che ne consente la raccolta e l allontanamento. Il Biogas, che rappresenta la frazione aeriforme prodotta dalla digestione anaerobica della sostanza organica ed è costituito da una miscela di metano (40 60 %), anidride carbonica (30 45%), composti solforati ed azotati ed altre sostanze organiche (responsabili del caratteristico odore da discarica ), viene raccolto tramite apposita rete e inviato a combustione in torcia o, nel caso delle discariche di Gorla e Gerenzano, ad impianti di cogenerazione. Nella tabella successiva vengono riassunti i principali elementi tecnici relativi a ciascuna discarica Discarica Inizio conferimento fine conferimento Tonn/volume rifiuti Gorla Maggiore 1993 Ancora attiva Circa 5 milioni di m 3 Gerenzano Anni Circa 8-10 milioni di m 3 c Vergiate/Somma Circa 4 milioni di m 3 c In ottemperanza alla Delibera di Giunta Regionale del : Approvazione dei requisiti minimi e documentazione richiesta per la progettazione di discarica controllata per i rifiuti solidi urbani ed assimilabili e della metodologia di controllo relativa alla gestione e alla protezione ambientale delle discariche di RSU e RSAU, i soggetti gestori delle discariche hanno implementato un proprio programma di monitoraggio dei recettori sensibili (acque e aria in particolare), su cui l ARPA, a seguito di specifici accordi con i comuni interessati, esegue periodici controlli. Le attività di controllo riguardano essenzialmente il rispetto, da parte del gestore della discarica, degli adempimenti 81

5 individuati dalla Regione Lombardia con DGR del e si differenziano per le varie discariche in funzione dell attività ad oggi in essere (gestione operativa o gestione post-operativa) e dei diversi impianti tecnologici presenti. In linea generale l ARPA garantisce l esecuzione di alcuni controlli annui sulla qualità delle acque sotterranee, sulla gestione dei rifiuti (per le discariche in coltivazione), del percolato e del biogas prodotti e sul corretto funzionamento degli impianti tecnologici presenti quali: motori di cogenerazione (discarica di Gorla), impianti di depurazione percolato e delle acque di falda (discarica di Gerenzano), impianto di triturazione rifiuti e biofiltro (discarica di Gorla). Per quanto riguarda il comparto acque sotterranee, va segnalato come i primi lotti delle discariche di Vergiate e Gerenzano siano stati coltivati in assenza di opere di impermeabilizzazione del fondo con conseguente infiltrazione in falda del percolato prodotto. Le reti perimetrali di piezometri di controllo, presenti in ognuna delle tre discariche, permettono di tenere sotto controllo il fenomeno che al momento non sembra assumere connotazioni di particolare rischio 2. Uno dei problemi maggiormente avvertiti dalla popolazione residente nelle vicinanze di una discarica RSU è la presenza di odori molesti legati sia alla dispersione di parte del biogas nell ambiente (ricordiamo che la gran parte del biogas è captata e combusta) sia alle fasi di conferimento dei rifiuti. Gli odori (riducibili con una buona gestione della discarica, ma non eliminabili) sono avvertiti in particolare all imbrunire ed all alba. I composti responsabili dell odore sono diversi (mercaptani, solfuri, aldeidi ecc.) e sono caratterizzati dall avere una bassissima soglia olfattiva, sono cioè avvertibili a concentrazioni estremamente basse, spesso non rilevabili analiticamente: è importante sottolineare che una bassa soglia olfattiva non è necessariamente collegata alla tossicità del composto (in particolare, nel caso dell odore da discarica, i composti maggiormente odorigeni solfuri e mercaptani sono rilasciati in atmosfera con concentrazioni inferiori di qualche ordine di grandezza a quelle tossiche). La presenza di cattivi odori è comunque sicuramente dannosa per il benessere in senso lato (qualità della vita) degli abitanti. Da segnalare anche le ricadute ambientali dovute all incremento del traffico pesante, evidente soprattutto per la discarica di Gorla attualmente in fase di coltivazione. 1 DGR del : Approvazione dei requisiti minimi e documentazione richiesta per la progettazione di discarica controllata per i rifiuti solidi urbani ed assimilabili e della metodologia di controllo relativa alla gestione e alla protezione ambientale delle discariche di RSU e RSAU 2 E importante sottolineare come la discarica di Gerenzano sia stata messa in sicurezza mediante l installazione di una barriera idraulica che impedisce la propagazione della contaminazione verso valle. 82

6 CEMENTIFICI Gli impianti di produzione del cemento presenti in Provincia di Varese sono due, situati nella parte settentrionale della provincia, nei comuni di Caravate (impianto della ditta Colacem) e di Ternate (impianto della ditta Holcim). Entrambi gli stabilimenti sorgono nelle vicinanze di una miniera di marna: la marna, roccia sedimentaria costituita da una mescolanza di materiale calcareo ed argilla, è, infatti, la materia prima per la fabbricazione del cemento. Il materiale estratto, frantumato ed addizionato ad allumina, ossidi di ferro, silice è cotto in un forno rotante in cui la fiamma, alimentata da carbone è a diretto contatto con il materiale. All interno del forno, il primo processo che il materiale subisce è la calcinazione, cioè la decomposizione del carbonato di calcio (CaCO3) a circa 900 C per formare ossido di calcio (CaO, calce) e liberare biossido di carbonio allo stato gassoso (CO2). La fase successiva è costituita dalla clinkerizzazione, nella quale l ossido di calcio reagisce ad alte temperature (tipicamente C) con silice, allumina e ossido ferroso per formare silicati, alluminati e ferriti di calcio che compongono il clinker. Il clinker viene quindi frantumato o macinato insieme al gesso e ad altre aggiunte per produrre il cemento. I principali inquinanti presenti nell emissione in atmosfera derivante dal forno rotante sono: le polveri, gli ossidi di azoto (si formano dall aria a causa delle alte temperature presenti all interno del forno), il biossido di zolfo e l andride carbonica (non ancora considerata come contaminante dalla normativa italiana). Entrambi gli impianti sono dotati di elettrofiltro per l abbattimento delle polveri. Questa tecnica di depurazione garantisce un ottimo abbattimento delle polveri, purchè non si abbiano interruzioni nell erogazione della corrente elettrica. In questo caso si ha lo stacco dell elettrofiltro con conseguente emissione in atmosfera di notevoli quantità di polveri. I problemi principali legati ai cementifici sono quelli dell inquinamento atmosferico, in particolare per la presenza di polveri. La polvere, lamentata dagli abitanti delle zone limitrofe a questi impianti, deriva non solo dalle fase di lavorazioni del cemento (forno, macinazione, insacco), ma anche dal trasporto materiale e dall estrazione in miniera. Le quantità di contaminanti complessivamente emessi da questi impianti sono indubbiamente considerevoli (i cementifici sono, del resto, considerati fonti puntuali - in altre parole significative d inquinamento nell inventario delle emissioni INEMAR), pur nel rispetto dei limiti di legge. Si consideri che lo stabilimento Holcim di Ternate ha avuto nel 2002 un emissione media di ossidi d azoto di 821 mg/nm 3 (dati tratti dal rapporto ambientale 2002 Holcim Cementi derivanti dal sistema di controllo in continuo) a fronte di una concentrazione massima autorizzata di 2000 mg/nm 3 : ciò corrisponde ad un emissione giornaliera di circa 275 kg/ora. 83

7 Analogamente le ultime verifiche (15-28 ottobre 2003) effettuate da ARPA all emissione principale del cementificio Colacem indicavano una concentrazione media di ossidi di azoto di 211,4 kg/ora. Il monitoraggio in continuo dell emissione principale, finora obbligatorio per i soli stabilmenti che recuperano energia dai rifiuti (si veda più avanti), è uno strumento importante per tenere costantemente sotto controllo le concentrazioni di contaminanti emessi; attualmente è dotato di questo sistema di controllo che è annualmente verificato con la supervisione di ARPA - lo stabilimento Holcim E in fase di definizione in Regione Lombardia (ai lavori della commissione tecnica regionale partecipa anche ARPA Lombardia) il manuale di gestione SME (sistema monitoraggio emissioni) per i cementifici; la Regione si sta orientando verso l obbligatorietà dell installazione di questo sistema di controllo anche per gli impianti che non utilizzano rifiuti come combustibile. Un altra preoccupazione spesso espressa dalla popolazione - è legata all utilizzo di rifiuti nella produzione del cemento. Nei cementifici si possono recuperare rifiuti sia come materia sia come combustibili. Entrambi gli impianti utilizzano rifiuti come materiale, ma solo l impianto Holcim effettua il recupero energetico. I rifiuti che possono essere recuperati come materia sono principalmente scorie di fonderia (ferro, alluminio), gessi chimici, loppa d altoforno, ceneri da centrali termoelettriche. Questi materiali sono o aggiunti durante il processo di cottura (ossidi d alluminio e ferro) o addizionati nella fase successiva di produzione del cemento vero e proprio (gesso, alcuni tipi di ceneri). Il recupero energetico dei rifiuti avviene, invece, sostituendo parte del combustibile con, appunto, rifiuti. Gli impianti che effettuano il recupero energetico devono obbligatoriamente avere un sistema di controllo in continuo degli inquinanti (polveri, ossidi di azoto, biossido di zolfo, acido cloridrico, carbonio organico totale) all emissione principale (quella del forno) e devono, inoltre eseguire la ricerca dei cosiddetti microcontaminanti (diossine, furani, idrocarburi policiclici aromatici). Nell impianto Holcim sono utilizzati come combustibili i seguenti rifiuti: CDR combustibile da rifiuti, si tratta della parte secca dei rifiuti (carta, plastica) farine animali sono le farine derivanti dai sottoprodotti della macellazione, dagli animali abbattuti per malattie. hanno un buon potere calorico e alimentano direttamente la fiamma. solventi esausti non clorurati derivano principalmente dall industria chimica, anch essi sostengono la fiamma del forno rotante. Le analisi alle emissioni finora effettuate non indicano un aumento nelle concentrazioni di inquinanti e microinquinanti nell emissione del forno rispetto a quanto riscontrato con i combustibili tradizionali. Questa verifica è, peraltro, ancora in corso: il Comune di Ternate ha infatti istituito una Commissione Tecnica, cui partecipano tecnici indicati dal Comune, Provincia, ARPA, 84

8 Organizzazioni Sindacali e Holcim, il cui compito è, appunto, la valutazione dell impatto dovuto all utilizzo di rifiuti (specificatamente solventi esausti) come combustibili alternativi sulle emissioni del cementificio. I lavori sono in fase di conclusione: il rapporto finale è previsto per la primavera 2004 ARPA effettua la propria attività di controllo eseguendo prelievi ed analisi alle emissioni principali (forno rotante ) dei cementifici e supervisionando le procedure di validazione del sistema di controllo in continuo dell impianto Holcim. Su richiesta del Comune di Caravate, inoltre, sono stati eseguiti nel 2003 (e saranno effettuati anche nel 2004) monitoraggi della qualità dell aria relativamente al parametro polveri (polveri totali sospese e, successivamente, polveri fini) nel territorio comunale. INCENERITORE CONSORZIO ACCAM Il forno di incenerimento del Consorzio Accam, sito nel territorio comunale di Busto Arsizio, è l unico impianto di questo genere presente in Provincia di Varese. L impianto è stato attivo dai primi anni 70 fino al 1994, quando è stato chiuso per problemi di cattivo funzionamento. Nel 1997 è stata rimessa in funzione, dopo ristrutturazione ed adeguamento dell impianto emissioni, una delle due linee di trattamento. L attuale forno, composto da due linee di trattamento, ha iniziato la sua attività nell agosto 2000 ed è stato autorizzato dal Ministero dell Industria, Commercio ed Artigianato (M.I.C.A.) come impianto per la produzione di energia elettrica che effettua recupero energetico da rifiuti. La potenza elettrica nominale è 10,2 MW. Il forno è del tipo a griglia continua, con alimentazione a tramoggia. I rifiuti trattati sono (quantitativo massimo ammesso) 200 t/giorno per linea. I rifiuti ammessi sono i solidi urbani, gli assimilabili agli urbani ed i sanitari (esempio garze, materiale da medicazione); questi ultimi arrivano in scatoloni chiusi e sono caricati con line dedicata. I limiti alle emissioni sono definiti dal decreto di autorizzazione M.I.C.A. e dalle successive autorizzazioni provinciali: per la maggior parte degli inquinanti sono previsti limiti orari e giornalieri, per gli idrocarburi policiclici aromatici e per le diossine i limti sono, invece, sulle otto ore (tempo di prelievo) e per i metalli sull ora. Sono registrati in continuo i valori degli inquinanti: polveri, monossido di carbonio, ossidi d azoto, carbonio organico totale, biossido di zolfo, acido cloridrico, acido fluoridrico. Ogni emissione è, infatti, controllata da un sistema di monitoraggio in continuo (SME). Le principali preoccupazioni della popolazione residente nell area limitrofa all inceneritore sono legate all aumento dell inquinamento atmosferico, con emissione di sostanze tossiche. 85

9 Il sistema di depurazione dei fumi del forno inceneritore ha, quindi, lo scopo di contenere l impatto ambientale dell impianto, garantendo emissioni inquinanti compatibili con le prescrizioni normative. La prima depurazione dei fumi è la denitrificazione (riduzione degli ossidi di azoto) ottenuta nella camera di post combustione mediante l aggiunta di una miscela di urea, acqua e aria, a temperature comprese fra C, si ha così la trasformazione degli ossidi di azoto in azoto gassoso, acqua e anidride carbonica. Segue il passaggio in un reattore di assorbimento, posto a valle del generatore di vapore, dove l aggiunta di una sospensione di calce e carbone attivo. Questo stadio ha lo scopo di neutralizzare i gas acidi e di rimuovere per adsorbimento sulle particelle di carbone attivo i microinquinanti organici (idrocarburi ciclici aromatici, clorobifenili, diossine e furani) e inorganici (mercurio, cadmio, zinco). Un filtro a maniche ad elevata efficienza provvede alla depolverazione ed alla rimozione dei prodotti delle reazioni di depurazione dei fumi. Il residuo solido, caratterizzato da un elevata concentrazione di metalli, dovuta al contenuto degli stessi nei rifiuti inceneriti, viene trasportato ad opportuni sistemi di raccolta e destinato al trattamento di inertizzazione preliminare allo smaltimento finale in discarica protetta. I fumi dal filtro a maniche sono convogliati nella torre di assorbimento, dove è effettuato il lavaggio finale con acqua e soda. Il sistema di monitoraggio in continuo (SME) è stato verificato mediante confronto con analogo sistema di monitoraggio e con prelievi discontinui sotto la supervisione di questo Dipartimento in ottemperanza a quanto previsto dal DM 12 dicembre 1995 per i sistemi di controllo in continuo. La messa a punto del sistema ha richiesto quasi un anno di verifiche e controlli. Annualmente viene ripetuta la verifica della rispondenza del sistema (sempre sotto supervisione ARPA). Nel 2002 Accam ha effettuato su prescrizione della Provincia di Varese uno studio sulle ricadute delle emissioni da forno, cui è seguito un monitoraggio (4 25/6/02) a cura di Accam e con supervisione ARPA della qualità dell aria (polveri e metalli) nelle aree di ricaduta a maggior densità di popolazione (Borsano, Cassano Magnago) ed in zona analoga al di fuori dell area prevista dallo studio. Non si erano evidenziate differenze significative fra i diversi siti. Il monitoraggio sarà ripetuto nel 2004, allargando la ricerca ad IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e PM10 (polveri fini). Nella tabella sottostante si riportano, a titolo esemplificativo, i dati medi di concentrazioni e flusso di massa per i contaminanti monitorati dal sistema di controllo in continuo per il mese di novembre

10 Contaminanti Linea 1 Linea 2 Concentrazione Flusso di mg/nm 3 massa g/ora Concentrazione Flusso di mg/nm 3 massa g/ora NOx 82, ,6 90, ,8 SO 2 4,39 351,2 15, ,2 CO 1,27 101,6 0,96 76,8 HCl 4,44 355,2 1,33 106,4 HF n.r. n.r. n.r. n.r. TOC 1, Polveri 0,73 58,4 2,6 208 ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE Con la stipula, in data 22 luglio 2003, dell accordo di programma fra la Regione Lombardia e il Ministro dell Ambiente sono state trasferite alla Regione Lombardia, ai sensi e per gli effetti dell art. 72 del d.lgs. 112/1998, le funzioni in materia di incidenti rilevanti previste dal medesimo art. 72. Pertanto è stata resa efficace ed operativa la Legge Regionale del 23 novembre 2001 n. 19 Norme in materia di attività a rischio di incidenti rilevanti di cui alla direttiva europea 96/82/CE recepita con il d.lgs. 334/99. Tale legge regionale definisce la ripartizione delle funzioni amministrative agli Enti locali ed il raccordo tecnico ed operativo tra i Dipartimenti dell ARPA e gli altri Enti e organismi previsti dalla normativa vigente, ai fini dello svolgimento coordinato delle attività istruttorie e di controllo. In base a tale ripartizione spettano: alla Regione le competenze amministrative relative alle industrie soggette agli obblighi di cui agli articoli 6, 7 e 8 del d.lgs. 334/1999, l adozione dei provvedimenti discendenti dall istruttoria tecnica e la programmazione dell attività di controllo; alle Province le funzioni tecnico amministrative relative all istruttoria delle relazioni tecniche trasmesse dai gestori degli stabilimenti ai sensi dell art. 5, comma 3, del d.lgs. 334/1999. all Agenzia Regionale per la Protezione Ambiente è affidata: 1) la partecipazione, tramite un proprio esperto, al comitato regionale denominato Comitato Valutazione Rischi (CVR), cui fanno capo le istruttorie dei rapporti di sicurezza di cui all art. 4 della legge regionale del 23 novembre 2001 n. 19. Per le singole istruttorie al comitato regionale, anche se non previsto dall art. 6 comma 2 della stessa l.r., potranno essere eventualmente chiamati a partecipare anche tecnici dei Dipartimenti ARPA territorialmente competenti; 87

11 2) la collaborazione tecnica con le Province, sulla base di linee guida emesse dalla competente direzione generale della Giunta regionale, all istruzione delle schede di valutazione tecnica e delle schede di valutazione sui rischi, di cui all allegato V del decreto legislativo 334/99, presentate dai gestori degli stabilimenti, ai sensi dell art.5, comma 3, alle Province territorialmente competenti (nonché in copia alla Giunta regionale ed al Comune); 3) l attività di controllo sugli adempimenti, congiuntamente alle strutture del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco territorialmente competenti, e lo svolgimento delle veriche ispettive dirette ad accertare l adeguatezza della politica di prevenzione degli incidenti rilevanti e dei relativi sistemi di gestione della sicurezza posti in atto dai gestori di aziende a rischio di incidente rilevante. Aziende a rischio di incidente rilevante ai sensi del d.lgs. 334/99 (e DPR 175/88 e successive modifiche) presenti sul territorio della provincia di Varese. Art. 8 d.lgs. 334/99 Redazione del rapporto di sicurezza (classe A1), valutazione del rapporto di sicurezza da parte del CVR, comitato di valutazione rischi (art. 6 l.r. 23 novembre 2001, n. 19) in cui l ARPA è presente con un esperto ufficiale ed eventualmente con esperti del Dipartimento di Varese. L attività di controllo è esercitata dall ARPA e dai Vigili del Fuoco. RAGIONE SOCIALE Comune Categoria AGROLINZ MELAMIN Italia CASTELLANZA Polimeri e plastiche BAKELITE Italia SOBIATE OLONA Polimeri e plastiche DOW POLIURETANI Italia CARDANO AL CAMPO Polimeri e plastiche F.lli DELLEA MESENZANA Depositi idrocarburi F.lli DELLEA LUINO Depositi idrocarburi FIEGE GOTH ORIGGIO Deposito fitofarmaci LAMBERTI ALBIZZATE Ausiliari per la chimica LAPORTE ORGANICS CARONNO PERTUSELLA Farmaceutiche e FRANCIS fitofarmaci ORSA FOAM GORLA MINORE Polimeri e plastiche PERSTORP CASTELLANZA Polimeri e plastiche RAG. VITTORIO BROGGINI BRUNELLO Polimeri e plastiche SADEPAN CHIMICA CASTELSEPRIO Ausiliari per la chimica 88

12 Art /99 Redazione di notifica alla giunta regionale(scheda di valutazione tecnica, classe A2), istruttoria tecnica effettuata da parte del dirigente competente, l ARPA è coinvolta nell istruttoria tecnica. L attività di controllo è esercitata dall ARPA e dai Vigili del Fuoco. RAGIONE SOCIALE Comune Categoria CHIMITEX FAGNANO OLONA Deposito sostanze chimiche CLARIANT LSM ORIGGIO Farmaceutiche e fitofarmaci DISMA CASORATE SEMPIONE Depositi idrocarburi GALLIVANONI combustibili GALLARATE Depositi idrocarburi GALSTAFF RESINS MORNAGO Polimeri GARBINI PETROLI SAMARATE Depositi idrocarburi LA NUOVA RTV MARNATE Polimeri e plastiche BENASEDO CARONNO PERTUSELLA Ausiliari per la chimica NELSA BARDELLO Depositi idrocarburi SAN CASTRIZIANO petroli UBOLDO Depositi idrocarburi SOMMESE PETROLI SOMMA LOMBARDO Depositi idrocarburi SPREA CHEMICAL CASTELSEPRIO Polimeri e plastiche TRE G BUSTO ARSIZIO Depositi idrocarburi TROLLI GIAMPAOLO & C. INDUNO OLONA Depositi idrocarburi Art.5, comma 3, d. lgs. 334/99 Redazione della scheda di valutazione tecnica e della scheda di informazione sui rischi (relazione classe B), invio alla Provincia (anche a Giunta regionale e Comune competente), istruttoria da parte della Provincia che si avvale della collaborazione dell ARPA. L attività di controllo è esercitata dall ARPA e dai Vigili del Fuoco. RAGIONE SOCIALE Comune Categoria AERMACCHI VENEGONO SUPERIORE Galvanica AGUSTA SAMARATE Galvanica AGUSTA VERGIATE Galvanica BASF Vernici e Inchiostri CARONNO PERTUSELLA Polimeri e plastiche CHINETTI Galvanica CAVARIA Galvanica F.E.C. CARNAGO Galvanica 89

13 RAGIONE SOCIALE Comune Categoria F.lli BATTISTELLA SESTO CALENDE Galvanica ICR ORIGGIO Galvanica ISOTESSILE SOMMA LOMBARDO Polimeri e plastiche MECCANICA FINNORD JERAGO CON ORAGO Galvanica PROMOX LEGGIUNO Ausiliari per la chimica SECONDO MONA SOMMA LOMBARDO Galvanica SESA OLGIATE OLONA Galvanica SIAC Industria accessori CAVARIA CON PREMEZZO Galvanica Cavaria Il grafico seguente illustra le aziende a rischio di incidente rilevante presenti nel territorio della provincia di Varese, suddivise per settore di appartenenza. Numero delle aziende a rischio in provincia di Varese per settore di appartenenza Polimeri e plastiche Depositi idrocarburi Galvaniche Ausiliari per la chimica Farrmaceutiche e fitofarmaci Depositi sostanze chimiche Deposito fitofarmaci Finora sono stati eseguite presso il CTR di cui all art. 19 del d.lgs. 334/1999 le istruttorie, con espressione delle valutazioni tecniche finali e prescrizioni integrative, per gli stabilimenti BAKELITE Italia, FIEGE GOTH, LAMBERTI, ORSA FOAM, SADEPAN CHIMICA, DISMA. Per nessuna delle suddette aziende le misure adottate dal gestore per la prevenzione e la riduzione di incidenti rilevanti sono risultate così insufficienti da richiedere limitazioni o divieti di esercizio. 90

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