Rete Progetto Diritti Milano

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1 Rete Progetto Diritti Milano Assegno familiare e assegno di maternità: possono accedervi solo i cittadini stranieri titolari di carta di soggiorno (permesso di soggiorno CE per lungo soggiornanti)? Quesito Salve Avv. Lia sono Mauro Calderòn, uno dei partecipanti del corso pari opportunità, realizzato dalla onlus Sant'Angelo Solidale, le scrivevo per (ovviamente s'è possibile) chiedere a lei una opinione, e magari anche un aiuto. Ho una ex-collega di lavoro nella città di Bergamo che si trova al penultimo mese di gravidanza e lei voleva chiedere gli assegni familiari al comune in questione, ma s'è informata e ho visto anche io la pagina del comune, e tra i requisiti che loro chiedono c'è il possesso della carta di soggiorno, in questo caso la mia amica è una cittadina regolarmente soggiornante nel territorio Italiano d'almeno 6 anni, ma non gode ancora della carta di soggiorno, stessa situazione capita col suo compagno, poi un'altra cosa che ho letto sulla pagina del comune è che, si valuta anche la situazione economica del nucleo familiare, potendo usufruire di questi assegni le famiglie che non hanno un guadagno superiore ai ,51 euro e sicuramente in questo caso il loro guadagno dimostrato del loro cud 2012 non va oltre i euro. Allora chiedo a lei, se con questi precedenti, questa situazione può essere passibile d'un ricorso costituzionale o se magari c'è già qualche precedente sentenza che abbia queste caratteristiche, e la cosa più importante, se questa situazione può essere catalogata di anticostituzionale, nel caso può suggerirci cosa fare. Grazie. Cordiali saluti. Allego anche il link di riferimento 95&ID=1880 1

2 Risposta Per rispondere al suo quesito riprendo il seguente passaggio tratto dalle dispense del corso che si è appena concluso sulle pari opportunità, che riassume la attuale situazione legislativa e giurisprudenziale in materia di assegno familiare. Assegno familiare per cittadini extracomunitari lungo soggiornanti Con ordinanza del 10 giugno 2010 n. 36/2011, il collegio giudicante del Tribunale di Monza, sezione lavoro, ha ritenuto discriminatoria la condotta tenuta dal Comune di Desio, che non aveva accolto l'istanza prodotta da una cittadina pakistana, lungo soggiornante in Italia, per la concessione dell'assegno familiare INPS per i nuclei familiari numerosi con almeno tre figli minori e a basso reddito. Nella motivazione si spiega che il cittadino extracomunitario, titolare del permesso di soggiorno per lungo soggiornanti, gode dello stesso trattamento riservato ai cittadini italiani per quanto riguarda le prestazioni sociali, l'assistenza sociale e la protezione sociale, in base ad un principio stabilito dalla direttiva europea n. 109/2003/CE, recepito dal nostro ordinamento con il decreto legislativo n. 3/2007 che ha modificato l'art. 9 del T.U. immigrazione. Questo provvedimento è il secondo precedente giurisprudenziale favorevole in materia dopo l'ordinanza del Tribunale di Gorizia del n. 506/10. Con una ordinanza del 5 dicembre 2011, Tribunale di Padova, seguendo un analogo indirizzo del Tribunale di Gorizia dello scorso anno, ha stabilito che i cittadini stranieri extracomunitari titolari di un permesso di soggiorno per lungo soggiornanti UE hanno diritto all assegno INPS per i nuclei familiari numerosi. Si rammentano brevemente alcuni aspetti pratici di procedura burocratica: la domanda per l'erogazione del beneficio deve essere presentata al Comune di residenza da uno dei due genitori, entro il termine perentorio del 31 gennaio dell'anno successivo a quello per il quale è richiesto il beneficio. I Comuni sono dunque titolari del potere concessorio del beneficio, il quale tuttavia viene successivamente erogato dall'inps sulla base degli elenchi dei nominativi trasmessi dai Comuni. Originariamente l assegno familiare per i nuclei familiari numerosi con almeno tre figli minori era 2

3 previsto per i soli cittadini italiani (art. 65 della legge n. 448/1998). Successivamente, l'art. 80 della l. n. 388/2000 ha esteso detto beneficio anche ai nuclei familiari ove il soggetto richiedente sia un cittadino comunitario. Con circolare numero 9 del 22/01/2010, l'inps ha riconosciuto tale beneficio anche ai cittadini extracomunitari titolari dello status di rifugiati politici, in base all'art. 27 del Decreto legislativo 251/07, di recepimento della direttiva CE 2004 /83, che ha riconosciuto il diritto per tali soggetti di godere del medesimo trattamento riconosciuto al cittadino italiano in materia di assistenza sociale e sanitaria. Tuttavia l INPS non ha mai riconosciuto lo stesso beneficio anche ai cittadini extracomunitari titolari di permesso di soggiorno UE per lungo soggiornanti (ossia della carta di soggiorno), malgrado vi sia un'altra direttiva europea l'art. 11 c. 1 della direttiva europea n. (109/2003, art. 11, comma1), recepita nell ordinamento italiano dal decreto legislativo 3/2007, la quale prevede a favore dei lungo soggiornanti una clausola di parità di trattamento rispetto ai cittadini nazionali in materia di prestazioni di assistenza sociale. Con questa decisione, il Tribunale di Padova ha stabilito l estensione dell assegno familiare anche ai titolari del permesso di soggiorno UE per lungo soggiornanti, nel rispetto della direttiva europea n. 109/2003/CE. Come si può vedere, allo stato attuale la legge italiana, in applicazione di apposita direttiva CE, prevede l'assegno familiare solo per i titolari della carta di soggiorno e non anche per i titolari di semplice permesso di soggiorno, in deroga al principio generale dell'art. 41 TU immigrazione (decreto legislativo 286/1998 e s.m.i), che stabilisce quale unico requisito per l'accesso dello straniero alle prestazioni, anche economiche, di assistenza sociale previste per i cittadini italiani, la titolarità di un permesso di soggiorno almeno annuale. Ci si deve porre allora il problema se la legge italiana che limita il beneficio dell'assegno familiare ai titolari della carta di soggiorno sia contraria all'art. 3 della Costituzione, per discriminazione verso i titolari del solo permesso di soggiorno. Non è semplice rispondere. La giurisprudenza della Corte Costituzionale da un lato afferma che il legislatore (nazionale o regionale) può ragionevolmente limitare l'accesso alle prestazioni sociali da parte degli stranieri in 3

4 ragione di criteri che ne confermino lo stabile rapporto con la comunità nazionale (ad esempio stabilendo criteri di anzianità di residenza, oltre alla titolarità del permesso di soggiorno, per accedere alle case popolari); dall'altro lato però stabilisce che, per quanto riguarda i diritti fondamentali della persona, nel rispetto altresì da quanto previsto dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, la prestazione sociale va riconosciuta a tutti gli stranieri extracomunitari titolari del permesso di soggiorno, come ad esempio nel caso di indennità di accompagnamento per le persone totalmente non autosufficienti. Assegno di maternità Analoghe considerazioni possono valere anche per l assegno di maternità. Infatti, l art. 66 della legge , n. 448 ( Misure di finanza pubblica per la stabilizzazione e lo sviluppo ), poi trasfuso con modifiche nell art. 74 del d.lgs. 26 marzo 2001, n. 151 ( Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell art. 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53 ) ha introdotto una prestazione sociale denominata assegno di maternità, in favore delle donne residenti, cittadine italiane o comunitarie o in possesso di carta di soggiorno ai sensi dell art. 9 del d.lgs. 25 luglio 1998, n. 286 che non beneficiano dell indennità di cui agli art. 22, 66 e 70 del medesimo testo unico, per ogni figlio nato dal 1 gennaio 2001, o per ogni minore in affidamento preadottivo o in adozione dalla stessa data, qualora il nucleo familiare di cui la donna fa parte si trovi in condizioni di disagio economico, risultante dal possesso di risorse economiche non superiori a determinati valori e calcolati sulla base dell indicatore della situazione economica (ISE). Quindi anche in questo caso, così come previsto per l assegno familiare, la legge italiana consente l accesso alla misura ai soli cittadini extracomunitari titolari di carta di soggiorno, non essendo sufficiente il requisito del semplice permesso di soggiorno Orientamenti della Corte Costituzionale sul tema dell estensione delle provvidenze sociali a tutti gli stranieri 4

5 Per comprendere se le leggi italiane, che escludono attualmente i cittadini extracomunitari titolari del solo permesso di soggiorno dalla possibilità di usufruire dell assegno familiare e dell assegno di maternità, possano essere considerate in contrasto con l art. 3 della Costituzione (principio di eguaglianza) è opportuna una breve riflessione di sintesi sugli orientamenti della Corte Costituzionale in materia. Già a partire della sentenza n. 306/2008, la Corte Costituzionale ha affermato che in materia di prestazioni di assistenza sociale «non si possono discriminare gli stranieri, stabilendo, nei loro confronti, particolari limitazioni per il godimento dei diritti fondamentali della persona, riconosciuti invece ai cittadini». La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 187/2010, ha fatto riferimento alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell Uomo, che ha interpretato in modo estensivo la tutela dei diritti patrimoniali prevista dall art. 1 del Protocollo della Convenzione europea di salvaguardia dei diritti umani, in modo da estendere il principio di non discriminazione per ragioni di nazionalità ad ogni tipo di prestazione sociale (non essendo ammesse disparità di trattamento giustificate da mere ragioni di bilancio o di contenimento della spesa pubblica); seguendo questa giurisprudenza, la Corte Costituzionale ha affermato che ciò che rileva, ai fini dell estensione di un beneficio economico sociale a tutti gli stranieri, purché titolari del permesso di soggiorno, è se lo specifico beneficio serva al concreto soddisfacimento dei bisogni primari della persona umana. Con la successiva sentenza n. 329/2011, la Corte costituzionale ha avuto modo di precisare che assume valore decisivo il fatto che il beneficio di carattere economico sia stato previsto dalla legge a tutela di beni e valori, di primario risalto nel quadro dei diritti fondamentali della persona. Tra questi valori e diritti certamente vanno annoverati quelli della tutela della infanzia, della famiglia e della genitorialità, oggetto di specifica tutela costituzionale 5

6 per effetto degli artt. 29, 30 e 31 Cost. e che sono a fondamento di assegni a sostegno della maternità e della famiglia. Conclusioni Alla luce delle considerazioni sopra illustrate, sembrano essere di dubbia legittimità costituzionale la norme, che escludono i cittadine stranieri titolari di mero permesso di soggiorno, ma non del permesso di soggiorno CE per lungo soggiornanti, dal beneficio dell assegno di maternità comunale e dall assegno familiare. Pertanto, il Comune che, ottemperando a tale normativa discriminatoria, negasse tali assegni ai cittadina stranieri, pur in possesso degli altri requisiti soggettivi di bisogno economico, si esporrebbe ad un azione giudiziaria anti-discriminatoria ex art. 44 del T.U. immigrazione con la possibilità per il giudice di ordinare al Comune l erogazione della prestazione attraverso una lettura costituzionalmente orientata della norma ovvero di rinviare il fascicolo alla Corte Costituzionale per il giudizio di legittimità costituzionale sulla normativa in oggetto. La relativa azione giudiziaria potrebbe essere promossa dal cittadino straniero discriminato e/o da un associazione rappresentativa dei diritti dei cittadini stranieri (ad esempio ASGI) Monza, Milano lì 21 maggio 2012 Avv. Luigi Lia Fonte di riferimento: sito 6