LE FEDELTÀ 5 09/12/14 11:12
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- Camilla Corsini
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1 LE FEDELTÀ
2 Non voglio invecchiare. Non voglio che mi compaiano chiazze marroni sulle mani, non voglio avere il naso che cola senza accorgermene, non voglio chiedere al mio interlocutore di ripetere quello che ha appena detto mettendomi la mano a conchiglia dietro l orecchio per fare da cassa di risonanza. Non voglio dimenticare il nome di una città in cui sono stato, non voglio che mi tiri di meno, non voglio che mi lascino il posto in autobus anche se a me capita di farlo, anche se dico a mia figlia di farlo. Non voglio pensare alla morte con serenità. Ho cinquantaquattro anni e, da un anno, tradisco mia moglie con un altra donna, più giovane di me, una giovane donna che ha ventitré anni meno di me. Vorrei che avessero torto, quelli che penseranno: E allora? Sono cose che capitano dopo diciannove anni di matrimonio. Quelli che simpatizzeranno con me perché ci sono già passati, quelli che azzarderanno una spiegazione sociologica. Vorrei impedirgli di fare il calcolo: Quanti anni avrai, quando lei ne compirà trentasette? Vorrei che avessero torto, quelli che ci guardano un po troppo a lungo per strada, al parco, al ristorante. Quelli che mi rivolgono un sorriso complice e virile come se fossi al volante di una bella automobile. Non mi stupirebbe 7
3 se, uno di questi giorni, ricevessi una amichevole pacca sulla schiena. Che aspetto ha l amante di un uomo sposato? È bella, è giovane, è un tantino volgare. Ha un insaziabile appetito sessuale. È fragile e ha poca fiducia in se stessa. Non vuole impegnarsi, le fa comodo stare con un uomo sposato. Adesso ho un radar, capto in mezzo alle conversazioni, al bar o durante una cena, tutto ciò che avrei potuto dire anch io, prima. È diventata un ossessione, tutte le coppie che guardo sono illegittime. Se vedo un uomo baciare appassionatamente una donna, in aereo, penso: Non è tua moglie. Osservo le coppie abbracciarsi sulla banchina del metrò, la sera tardi. Quei due sono l uno tra le braccia dell altra da troppo tempo perché non ci sia sotto qualcosa di losco. Immagino i loro rispettivi coniugi. Non amo la parola amante. La associo alla voce nasale dei miei compagni di classe alle elementari.* Ho una amante, ho una storia, sono infedele. Me lo ripeto mentalmente più volte al giorno per convincermene. Ho l impressione di pensare al posto di un altro uomo. * In francese maîtresse significa sia amante che maestra. 8
4 La mattina mi sveglio accanto a lei e la prima cosa che vedo, che spunta dal piumone in tessuto grezzo, è la sua spalla. Si solleva al ritmo del suo respiro. Seguo il suo braccio con lo sguardo, il gomito, l avambraccio coperto da una leggera peluria bionda, il polso, le vene azzurrine che le solcano la mano, le dita abbandonate sul materasso. Mi stringo a lei, il suo corpo è caldo. Sento la sua schiena contro il mio ventre, cerco la sua nuca, i suoi capelli mi fanno il solletico. Sento il suo alito nel cotone del cuscino ed è bello, è bello svegliarmi accanto a lei e al suo odore. Mi viene duro. L odore di Alix, l ho identificato, è un misto del suo odore e del mio desiderio. Dopo diversi giorni senza vederci, quando la ritrovo è quello a colpirmi, il suo odore e come ho potuto farne a meno. Ho respirato il suo corpo, dagli alluci fino alla radice dei capelli, non ho saltato una sola particella di pelle. Capita che, durante la giornata, inaspettatamente, al ristorante o al lavoro, in un ascensore, e perfino a Marsiglia, una ventata di Alix mi investa il volto. Il suo odore è attorno a me e ciò mi rende felice perché non è un ricordo. Posso toccarla e prenderla tra le braccia. Ho già affondato il viso in una delle sue camicette, come una donnicciola. 9
5 Ho anche pensato di rubarle una T-shirt dal cesto della biancheria. Non l ho fatto perché, nella mia situazione, anche una T shirt bianca è complicato. Tutte le mie sensazioni accanto ad Alix sono al tempo stesso nuove e familiari. Non ci ho messo molto a individuare i miei sintomi, gioendone: fifa, mal di pancia, inappetenza, euforia. Cammino per strada e mi sembra di farlo al rallentatore, mi deconcentro facilmente. In metropolitana, sono tutti belli. Ogni cosa mi emoziona, perfino quella pubblicità dell Air France che danno al cinema, dove una donna volteggia con le braccia attorno al collo di un uomo su un aria d opera. Mi sono rimesso a fare jogging al mattino ascoltando musica, e mentre corro faccio un mucchio di progetti, per la giornata o per il futuro, e sogni a occhi aperti di cui sono l eroe. Alix è giovane e i suoi seni sono giovani e i suoi capezzoli, piccoli, e le sue natiche sono giovani e la sua pelle è bianca, così bianca che a volte ho l impressione di essere il primo a toccarla, e il suo sesso è giovane, e la pelle del suo sesso, delicata, e il suo ventre è giovane e il suo collo è giovane e le sue cosce sono sode e le sue ginocchia lisce e tutto è morbido, tutto, ed è così sorprendente che si possa desiderare quel giovane corpo? Amo la macchiolina marrone di caffè sul suo canino che si gratta via al mattino e riappare la sera e la vena azzurra simile a una collana lungo le sue scapole. A lei dico: «Amo il tuo corpo», perché non ho il diritto di dire altro. Allora ripeto: «Ti desidero.» 10
6 È al mattino che mi sento più coraggioso. Le buone decisioni le prendo al mattino, qualche minuto prima che squilli la sveglia. Mi sono alzato con un sapore d aglio in bocca e gli occhi secchi. Facendo molto piano, per non svegliare mia moglie, sono uscito dalla nostra stanza. Ho preparato un caffè e sono entrato nel mio studio come alcuni entrano in chiesa, per prendere una decisione. Seduto su una sedia, fisso le chiazze di luce gialla che le tapparelle lasciano filtrare. Fuori, i lampioni sfrigolano e sento già alcune macchine. Al loro passaggio, i riflessi dei fari tingono le pareti di un colore inquietante. Sulla scrivania di fronte a me c è un libro di geografia aperto. È qui che mia figlia fa i compiti quando io non ci sono. Le piace mettersi sulle spalle il mio pesante cardigan che lascio appoggiato sul divano. Ha i gomiti bucati e non lo lavo da un pezzo. Lo studio, era affinché passassi più tempo a Marsiglia. Quando abbiamo comprato la casa, mia moglie inizialmente in quella stanza aveva pensato di farci una sala per i giochi. L idea dello studio l ho avuta io, mi dicevo che avrei potuto lavorarci un giorno alla settimana, il lunedì per esempio. 11
7 D estate è la stanza più fresca, così faccio il pisolino sul divano. Se ho voglia di isolarmi, vengo a guardare un film sul mio computer. Di tanto in tanto fumo una sigaretta sul balcone, ma ho lasciato il pacchetto giù in salotto, sulla libreria, accanto al mio cellulare. Devo telefonare ad Alix, gliel ho promesso. Non so ancora cosa le dirò ma ho voglia di sentire la sua voce anche se è triste e arrabbiata con me. Partiamo a mezzogiorno. Andiamo a New York per festeggiare Natale e Capodanno in famiglia, l abbiamo deciso da mesi. Ho il terrore di perdermi. In macchina, non mi piace guidare senza sapere dove vado. Preferisco fermarmi e consultare una mappa, oppure chiedere la strada a qualcuno e fargli ripetere le indicazioni finché non sono sicuro dell itinerario da seguire. Percorrere la strada giusta e fare le scelte giuste. Quanto tempo mi resta, prima che mia moglie e mia figlia si sveglino? 12
8 Vorrei essere già a New York e ammirare la vista dalla nostra stanza d albergo. Non dovermi sorbire le code in attesa all aeroporto, la vaschetta del pranzo e la dogana. Il jet lag. Mi immagino laggiù al bar dell hotel, in una poltrona club in pelle, accanto al fuoco di un caminetto, un cameriere che prende la mia ordinazione con l entusiasmo di un amico, oppure mentre cammino nella neve a Central Park nel tardo pomeriggio quando la luce si affievolisce, con il freddo che sferza le guance, stimola l appetito e mette di buonumore. Devo alzarmi e uscire dallo studio. Una volta in movimento, non mi fermerò più. E forse a New York Alix non mi mancherà. Segretamente, un po ci conto. Potremmo prendere lo slancio come su un trampolino. Diradando i nostri messaggini e le nostre e mail, telefonandoci di meno. Mi abituerò, e lei anche, a non vederla più. In fin dei conti non sarà così difficile. A Parigi, tornerò all albergo e la receptionist sarà contenta di vedermi, mi farò dei bagni e approfitterò del servizio in camera. Cenerò con degli amici che non vedo da molto tempo, passeremo una bella serata e ci chiederemo perché non lo facciamo più spesso con tutto il tempo che trascorro a Parigi. Gli dirò di venire a trovarci a Marsiglia e mostrerò delle foto di mia figlia. * 13
9 E se mentre sono via Alix incontrasse qualcuno? Un uomo sui trentacinque, quarant anni, un tipo a posto perché si tratta di lei. O forse un po più vecchio, un uomo di quarantacinque o cinquant anni, un uomo appena più giovane di me ma che non va più d accordo con la moglie, sono separati, i suoi figli sono grandi, vanno all università e la moglie lavora. Posso vederli passeggiare per strada, lui ha posato la mano sulla spalla di Alix. Sembra fiero di camminarle accanto. È un bell uomo, soprattutto molto elegante. Indossa un abito grigio, una camicia bianca senza cravatta, un giaccone nero, e ha una sciarpa nera annodata attorno al collo. Anche se fa freddo non porta i guanti, e all anulare sinistro non ha più la fede. È il colmo ma sono geloso di quell uomo e vorrei picchiarlo. Afferrarlo per i capelli e per la sciarpa nera, sbattergli la faccia contro un muro di pietra. Mollargli un pugno sul naso, sentire le sue ossa spezzarsi sotto le mie falangi e tanto meglio se mi faccio male. Alix lo incontrerà nell ambito del suo lavoro, o a una cena da amici. Sarà seduto a capotavola e rimarrà subito affascinato. Tra le conversazioni e i bicchieri di vino, si scambieranno sguardi e sorrisi. A fine serata, le proporrà di accompagnarla a casa in taxi, anche se non è di strada. Chiamerà un auto, una Mercedes, con il numero di un servizio speciale pagato dalla sua società, che arriverà qualche minuto dopo che avrà riagganciato. Tutto è così semplice con lui. Quando il taxi si fermerà, nelle vie di Parigi illuminate dalle decorazioni natalizie, la farà ridere e penserà che è fatta. Aspetterà qualche giorno prima di mandare un e mail al loro comune amico, quello che ha organizzato la cena dove si sono incontrati, per chiedergli il numero di telefono di Alix. La inviterà in un ottimo ristorante. Per tutta la sera avrà voglia di baciarla. Non si capaciterà che una ragazza come lei alla sua età sia ancora single. Sarà perfino un po diffidente, si 14
10 chiederà perché altri non l abbiano voluta e le farà un sacco di domande. Lei non parlerà di me, né della mia situazione complicata. Uscendo dal ristorante, lui le proporrà di fare due passi e, siccome Alix accetterà, sapranno entrambi che quella notte la passeranno insieme. Aspetterà un po prima di baciarla, è tutto così bello. Mentre cammineranno in silenzio sul lungosenna, avrà dei pensieri stravaganti, si dirà: È lei che non voleva nessuno. Mi aspettava! Baciandola, chiuderà gli occhi e troverà che l anno comincia veramente bene, senza sospettare che lo deve un po anche a me. 15
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12 Di solito non collego gli avvenimenti gli uni agli altri. Mio padre ha avuto una ricaduta un anno fa. Poco dopo si è trasferito da noi, a Marsiglia. Quando non è in ospedale, dorme nella camera degli ospiti, accanto alla nostra. Abbiamo dovuto comprare un letto speciale, ci ha pensato mia moglie. Pare che gli addetti alla consegna abbiano fatto molta fatica a trasportarlo al piano di sopra. Mio padre morirà e non ha voglia di morire. Dice: «Vorrei che durasse ancora un po.» È stata mia moglie a proporre che venisse a vivere a casa nostra. Quando non ci sono, vale a dire dal lunedì sera al venerdì sera e, da alcuni mesi, nei weekend in cui riesco a fare in modo di restare a Parigi insieme ad Alix, so che mio padre cena alle diciannove con mia moglie e mia figlia, so che accompagna mia moglie al mercato il mercoledì mattina, so che, se non c è troppo vento, il pomeriggio fanno una passeggiata sul lungomare, so che mia moglie accoglie l infermiera il lunedì e il giovedì, che è lei ad andare in farmacia e a chiamarmi tutte le sere per chiedermi com è stata la mia giornata e raccontarmi le novità. Prima di riagganciare, mi manda un bacio e io ricambio. La mia storia con Alix e la malattia di mio padre si sono aggrovigliate. 17
13 Da piccolo, quando mi ferivo o avevo sangue dal naso, correvo nel bagno dei miei genitori per guardarmi allo specchio in punta di piedi. Di fronte al mio riflesso, sostenevo il mio sguardo il più a lungo possibile mentre il sangue colava. Oggi, quando incrocio la mia immagine nello specchio del bagno lavandomi le mani, non provo vergogna. Non mi compatisco. 18
14 Accendendo la lampada della scrivania, sono stato sorpreso di vedere il mio viso apparire sulla portafinestra di fronte a me. Non sapevo di avere delle borse sotto gli occhi. Ho un aria da vecchio e sono un po curvo. Spengo. Preferisco la penombra della casa addormentata. Stilo l elenco di tutto ciò che non farò più con Alix. Non vederla e non toccarla più, non farla più ridere, non dirmi più: «Questa gliela devo raccontare» o «Questo le piacerà», non guardare più il telefono per controllare se ha cercato di chiamarmi o se mi ha mandato un messaggino o una foto, non leggere più le sue e mail, che scrive come fossero lettere, non scendere più alla sua fermata del metrò, non scegliere più i film che vado a vedere senza di lei in funzione di quelli che voglio vedere insieme a lei, non rispondere più «sì» alla voce femminile della segreteria dei radiotaxi che mi propone automaticamente il suo indirizzo quando prenoto un auto. Allora vedo tutto il dolore, ancora abbastanza lontano, a un centinaio di metri, mi si avventa contro, come un onda, e io abbasso la testa e vedo il mio corpo e mi dico che non c è abbastanza spazio, anche se sono alto 1,82 e peso 90 chili, non c è abbastanza spazio tra le mie spalle per ricevere quell onda. Non posso lasciare Alix, non voglio dirle: «È finita», e non voglio che me lo dica lei. 19
15 Ho già provato a immaginare la scena e non ci riesco fino in fondo. Per via dell onda e delle parole. Le parole che si usano per rompere, abbassando un po la voce. Vengono cercate e scelte con cautela per fare meno male possibile, e più sono imballate per attutire i colpi, come un bicchiere avvolto nella plastica con le bolle, più feriscono. Mi ricordo di quella ragazza, Annie, ero molto innamorato di Annie. Abbiamo avuto una storiella all università, breve. Una sera in un bar, lei mi ha detto: «Non intendo accompagnarti oltre», e siccome avevo bevuto parecchio, di sicuro perché me lo aspettavo, ho riso. Mentre lei parlava, io ci immaginavo entrambi in un autobus strapieno, con lei che preme il bottone rosso e mi dice: «Scendo alla prossima fermata.» Oppure Annie e io su un sentiero di montagna, ciascuno con un grosso zaino in spalla, di quelli che si trovano nei negozi di articoli sportivi, con le cinghie nere che si agganciano sulla pancia, e a una biforcazione, davanti a delle frecce di legno, Annie che mi dice: «Io prendo quel sentiero lì.» Ci avevo immaginati in un mucchio di situazioni in cui Annie avrebbe potuto pronunciare quelle parole maldestre e crudeli: «Non intendo accompagnarti oltre.» «Non intendo accompagnarti oltre» o «Non posso accompagnarti oltre»? Non me lo ricordo più. Quando le ho annunciato che, per Natale e Capodanno, mia moglie, mia figlia, mio padre e io saremmo andati a New York, all inizio Alix si è trattenuta e poi ha pianto. C era già la prospettiva del Natale. Le feste sono tappe importanti, come le decine per gli anniversari. Siccome non sapevo come metterla per far soffrire Alix il meno possibile, gliel ho detto subito entrando a casa sua. 20
16 Quella domenica sera l aereo era un po in ritardo, sono arrivato nel suo appartamento alle otto passate. Mi sono tolto il cappotto e ho acceso una sigaretta, poi le ho gettato addosso l informazione come si lancia un frisbee: «Per Natale e Capodanno, vado con mia moglie e mia figlia quindici giorni a New York.» Alix ha chiesto: «Chi si occuperà di tuo padre?» Si è alzata per mettere sul fuoco l acqua della pasta, e io le ho risposto che veniva con noi. È stato lungo, credevo che la pentola non si sarebbe mai riempita. Quando è venuta a sedersi accanto a me, con due bicchieri di vino, piangeva. L ho presa tra le braccia e l ho stretta più forte che potevo per consolarla e consolarmi. Abbiamo fatto l amore senza cenare, sono rimasto a lungo dentro di lei. Alix dimentica che sono sposato mentre facciamo l amore? In quale momento le torna in mente? Perché non mi lascia lei quando le annuncio una notizia come New York? Magari ha stabilito una data nella sua testa, una deadline come per la consegna di un lavoro. Forse all inizio del mese di gennaio. Sarà un anno esatto che stiamo insieme. Alix spera che questo viaggio a New York sarà un fiasco: pioverà ininterrottamente e litigherò molto con mia moglie. Lontano da lei, mi renderò conto che non posso vivere senza di lei. Se, all inizio dell anno prossimo, non sarà cambiato nulla, Alix mi darà un ultimatum: «Non possiamo più continuare così.» È per questo che non dice niente. Non una parola su New York, non una parola su di noi, non una parola su mia moglie, né su mio padre che abita da me. Alix sopporta con pazienza. 21
17 Di notte, in cucina, quando tutti dormono, mi esercito. Seduto a tavola davanti a un bicchiere di vino rosso, spingo da parte le stoviglie della colazione e immagino Alix sulla sedia di fronte, al posto che occupa mia figlia quando mangiamo. Alix dice: «Mi dispiace.» Dice che non ce la fa più, che se il tempo passa per me, passa anche per lei. Ripete: «Ho voglia di costruire», parla di orizzonte, dei figli che le piacerebbe avere con me, ed è in quel momento che io di solito mi accendo una sigaretta. Mi dice che ha paura, che l idea che io divida il letto con un altra donna, anche undici notti al mese, le è diventata insopportabile, mi dice che comincia ad avercela con me, e io resto ben dritto sulla sedia, gonfio il petto come un uomo, e cerco di rispondere: «Capisco», perché io capisco, ma ho un groppo in gola e l aria non passa più, né la saliva, né il fumo della sigaretta. Allora scaccio Alix dalla mia cucina e spero che questa scena non avrà luogo, e forse è per questo che la recito, perché niente si verifica mai come l avevamo previsto, o comunque più avanti, molto più avanti. Dopo quel genere di seduta, sono esausto. Passo la spugna sul tavolo per togliere la cenere di sigaretta caduta accanto al portacenere, sciacquo il mio bicchiere e salgo in camera. Mia moglie è a letto, ha lasciato la luce accesa dalla mia 23
18 parte. Lo sente che c è qualcosa che non va, pensa che c entri mio padre o forse lo sa, ha capito tutto. Mi stendo su un fianco, in posizione fetale. Le volto le spalle, spengo la lampada sul comodino e, al buio, nel letto, cercando la mia mano, mia moglie sussurra: «Sono qui.» Allora le stringo la mano, fortissimo. 24
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