capitolo 2 - cambiamenti climatici e meteoclimatologia CAPITOLO 2 - CAMBIAMENTI CLIMATIICI E METEOCLIMATOLOGIA 2.1 indicatori

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3 capitolo 2 - cambiamenti climatici e meteoclimatologia Alcuni gas presenti nell'atmosfera generano l'effetto serra, cioè intrappolano il calore irradiato dalla terra impedendone l' uscita nello spazio esterno, come il vetro intrappola il calore in una serra. Questo fenomeno, normalmente naturale (senza l' effetto serra la terra sarebbe di almeno 15 C più fredda), sta aumentando di importanza a causa dell' aumento di concentrazione di questi gas (gas ad effetto serra, detti anche "gas-serra") dovuto alle attività umane. I principali gas ad effetto serra sono: anidride carbonica, metano, fluorocarburi, protossido di azoto (N2O); anche il vapor d'acqua e l'ozono troposferico contribuiscono all' effetto serra. Le emissioni derivanti dalle attività antropiche alterano quindi l equilibrio energetico della terra cui consegue un anomalo aumento della temperatura atmosferica. L aumento della temperatura atmosferica media è la causa principale dei cambiamenti climatici. I cambiamenti climatici riguardano l aumento, in intensità e frequenza, dei fenomeni estremi (uragani, temporali, inondazioni, siccità,.), l aumento del livello dei mari, la desertificazione, l aumento di temperatura, la perdita di biodiversità. Le variabili meteorologiche sono di fondamentale importanza rispetto ai livelli di inquinamento presenti nell'aria: regolano infatti la velocità con cui gli inquinanti vengono trasportati e si disperdono in atmosfera (es. velocità del vento, flussi turbolenti di origine termica o meccanica) o portati al suolo (es: rimozione da parte della pioggia). Tali fattori meteorologici definiscono anche il volume in cui gli inquinanti si diffondono: l'altezza di rimescolamento, connessa alla quota della prima inversione termica, può essere identificata come la quota massima fino alla quale gli inquinanti si disperdono. Inoltre determinano la velocità (o addirittura il verificarsi) di alcune reazioni chimiche che portano alla formazione in atmosfera degli inquinanti secondari quali, ad esempio, l'ozono (ad opera della radiazione solare). 2.1 indicatori Pressioni 59 CAPITOLO 2 - CAMBIAMENTI CLIMATIICI E METEOCLIMATOLOGIA Emissione di gas serra e climalteranti L energia radiante proveniente dal sole viene in parte assorbita dalla superficie terrestre ed in parte riflessa verso l alto sotto forma di radiazioni infrarosse (radiazioni termiche); una notevole parte di queste radiazioni viene assorbita e poi nuovamente emessa verso la terra dalle molecole di alcuni gas (in particolare il vapore acqueo e l anidride carbonica) presenti nell atmosfera; il fenomeno è del tutto naturale e chiamato effetto serra, termine con cui viene definito il ruolo svolto dall atmosfera nel processo di riscaldamento della superficie. L accumulo di gas ad effetto serra nell atmosfera, provocato dalle emissioni antropogeniche, sta influenzando il sistema climatico, con prevedibili conseguenze sulla temperatura, sull entità delle precipitazioni, sul livello del mare, sulla frequenza di siccità e alluvioni, su agricoltura, foreste, biodiversità e quindi sui diversi sistemi socioeconomici. La disponibilità di informazioni sull andamento dei principali parametri climatici e sulle conseguenze determinate dai cambiamenti già in atto è essenziale per permettere alla comunità scientifica internazionale di comprendere i fenomeni e prevederne le possibili evoluzioni. I principali gas serra sono l anidride carbonica (CO2), il metano (CH4) ed il protossido d azoto (N2O); essi sono naturalmente presenti in atmosfera, ma le concentrazioni attuali sono fortemente incrementate dalle attività dell uomo che ne generano le emissioni. Ad essi si aggiungono i clorofluorocarburi (CFC), gli halon, il tetracloruro di carbonio (CCl4), gli idroclorofluorocarburi (HCFC), gli idrobromofluoro (HBFC), il bromuro di metile, gli idrofluoro carburi (HFC), i perfluorocarburi (PFC) e l esafluoruro di zolfo (SF6), la cui presenza in atmosfera è dovuta esclusivamente alle attività dell Uomo. Anche il generale aumento dell ozono troposferico (O3) causato dalle emissioni di ossidi di azoto (NOx) e composti organici volatili diversi dal metano (COVNM) contribuisce al riscaldamento globale, mentre gli aerosol presenti in atmosfera hanno un effetto netto di raffreddamento. La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (UNFCCC), con il relativo Protocollo di Kyoto, prevede come impegno principale per i paesi firmatari la comunicazione annuale degli inventari nazionali delle emissioni dei principali gas serra non controllati dal Protocollo di Montreal sopra menzionati (CO2, CH4, N2O, HFC, PFC, SF6) e degli assorbimenti di anidride carbonica da parte della vegetazione.

4 Sulla base di questi dati, la Conferenza delle Parti della Convenzione valuta l adeguatezza delle azioni in atto da parte dei Paesi firmatari per la limitazione delle emissioni e decide i nuovi impegni da introdurre. L Italia contribuisce all emissione mondiale di CO2 con un modesto 1,7% ed un valore pro-capite valutato tra circa 7 e 9 tonnellate/anno; in ambito comunitario è responsabile di circa il 12% del totale delle emissioni. La decisione del Consiglio dei Ministri dell Unione Europea del 17 Giugno 1998 impegna l Italia alla riduzione delle proprie emissioni di gas serra nella misura del 6,5% rispetto ai valori del 1990, entro il periodo compreso tra il 2008 ed il 2012; ciò avverrà sulla base di un programma di riduzioni che dovrà essere attuato a partire dal 2002 e verificato annualmente dall Unione Europea. Il CIPE, con deliberazione del 19 Novembre 1998, ha adottato le Linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni dei gas serra ed ha definito il piano degli obiettivi conseguibili al 2012, calcolando la potenzialità di ogni settore d intervento, individuando due momenti intermedi di verifica al 2002 e 2006 e le azioni da avviare (Tabella 2.1.) Tabella 2.1. Previsione Riduzione Emissioni CO2 riduzione CO2 (Mt) Aumento efficienza parco termoelettrico Riduzione consumi energetici settore trasporti Produzione energia da fonti rinnovabili Riduzione consumi energetici settori: industriale, abitativo, terziario Riduzione emissioni settori non energetici Assorbimento delle emissioni di CO2 dalle foreste 0,7 TOTALE L attività di pianificazione nazionale si è concretizzata mediante il Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell effetto serra: , allegato alla Delibera CIPE, del 19 dicembre 2002 n. 123 di revisione della Delibera del 1998 sopra citata. Nel Piano sono infatti contenuti i dati relativi alle emissioni di CO2 e degli altri gas serra riferititi all anno 1990 (521 Mt CO2 eq), nonché quelli di ipotetici di previsione di uno scenario tendenziale fino all anno 2010 (579,7 Mt CO2 eq), indicati per ciascun settore interessato al programma di riduzione. Gli argomenti prioritari individuati dal piano nazionale (produzione termoelettrica, trasporti, fonti energetiche rinnovabili, efficienza energetica nei diversi settori, forestazione) vengono affrontati dai piani regionali settoriali approvati in Emilia-Romagna (Piano Energetico Regionale, Piano regionale Integrato dei Trasporti, Piano di Sviluppo Rurale, Piano di Tutela delle Acque). In particolare in tema di energia, il Piano Energetico Regionale (PER) si pone obbiettivi di limitazione delle emissioni dei gas serra attraverso azioni di risparmio energetico e di valorizzazione delle fonti rinnovabili. I dati disponibili sulle emissioni di gas ad effetto serra Ogni Paese che partecipa alla Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici deve fornire annualmente l'inventario nazionale dei gas serra e deve documentare in un report ( National Inventory Report ) la serie storica dei dati di emissione. I dati di emissione dei gas serra sono pubblicati sul sito web del Segretariato della Convenzione sui Cambiamenti Climatici ( Per l'italia il report 2006 è stato prodotto da APAT ("Italian Greenhouse Gas Inventory National Inventory report 2006" - Rapporti APAT 70/2006) ed i dati della serie storica italiana sono disponibili anche su sito web (all indirizzo sinanet.apat.it/sinanet/serie_storiche_emissioni). Da una analisi di sintesi della serie storica dei dati di emissione dal 1990 al 2004 si evidenzia che le emissioni nazionali totali dei sei gas serra, espresse in CO2 equivalente, sono aumentate del 12 % nel 2004 rispetto all anno base (1990), a fronte di un impegno nazionale di riduzione del 6.5% entro il periodo Relativamente all Emilia-Romagna, nel Piano Energetico Regionale sono riportati i dati 1990 e 2003 delle emissioni di CO2 derivanti da processi energetici (elaborazioni ARPA Emilia-Romagna su dati Enea); benché tali stime non siano direttamente confrontabili con quelle ufficiali fornite all'agenzia Europea dell Ambiente a livello nazionale (si riferiscono alla sola CO2 e non includono le emissioni industriali di processo e gli assorbimenti derivanti da suolo e foreste) consentono un'indicazione del trend di incidenza delle principali sorgenti emissive di CO2. Relativamente ai dati disponibili a livello regionale occorre inoltre menzionare il lavoro di quantificazione condotto da ARPA ("Realizzazione di un inventario delle emissioni di anidride carbonica e valutazione degli effetti delle politiche di riduzione delle emissioni di gas serra", 2004) relativamente ai gas serra anidride carbonica (CO2), metano (CH4) e Protossido di Azoto (N2O) che riporta dati e stime relativi all anno 2000, con livello di disaggregazione provinciale. E attualmente in corso la realizzazione di un aggiornamento di tale base dati.

5 Stati/Impatti Parametri meteoclimatici Le condizioni meteorologiche interagiscono in vari modi con i processi di formazione, dispersione, trasporto e deposizione degli inquinanti. Di seguito vengono considerati i soli indicatori meteorologici che possono essere posti in relazione con i processi di inquinamento in modo semplice ed immediato e per i quali sono disponibili serie storiche di valori di riferimento: La temperatura dell aria. Le elevate temperature estive che si verificano in condizioni di stagnazione della massa d aria sono in genere associate ad elevati valori di ozono. Basse temperature superficiali sono spesso associate, durante il periodo invernale a condizioni di inversione termica che tende a confinare gli inquinanti in prossimità della superfici. Le precipitazioni e la nebbia, influenzano la deposizione e la rimozione umida di inquinanti. L assenza di precipitazioni e di nubi riduce la capacità dell atmosfera di rimuovere, attraverso i processi di deposizione umida e di intrappolamento nelle gocce di pioggia, gli inquinanti, in particolare le particelle fini. L intensità del vento influenza il trasporto e la diffusione degli inquinanti, elevate velocità del vento tendono a favorire la dispersione degli inquinanti immessi vicino alla superficie. La direzione di provenienza del vento influenza in modo diretto le modalità di dispersione degli inquinanti; in particolare nella zona di Ravenna, caratterizzata dalla presenza di un importante polo industriale a Nord-Est della città, venti provenienti in prevalenza da tale settore tendono a trasportare gli inquinanti verso l entroterra mentre venti provenienti da Ovest ne favoriscono il trasporto sulla costa. Le condizioni di stabilità dell atmosfera e l altezza dello strato di rimescolamento, calcolate sulla base delle grandezze meteorologiche osservate. La concentrazione di un inquinante nell atmosfera dipende in modo significativo dal grado di rimescolamento e quindi di diluizione, che avviene tra il momento nel quale un inquinante o un suo precursore viene emesso ed il momento nel quale l inquinante arriva al punto ricettore. Le classi di stabilità atmosferica permettono sinteticamente di classificare le condizioni atmosferiche dalle più instabili (quelle più favorevoli ad un rimescolamento e quindi ad una dispersione degli inquinati) a quelle più stabili e quindi più favorevoli ad un accumulo degli inquinanti. In questo rapporto sono state utilizzate le classi di stabilità di Pasquill-Gifford-Turner (spgt ). Temperatura In Figura 2.1 è riportato l andamento mensile della temperatura negli anni , rilevata in quattro stazioni rappresentative del territorio della Provincia: la stazione posizionata in area urbana, una stazione in zona costiera (a Cervia), una nell entroterra faentino (a Reda) ed una in area collinare a Brisighella. 61 Figura 2.1. Media mensile delle temperature Anni (Fonte Arpa)

6 Nel 2007 le temperature medie mensili sono risultate generalmente superiori rispetto al 2006 per i primi sette mesi dell anno, ed inferiori nel periodo autunnale. Tale differenza risulta più marcata nella stazione urbana rispetto a quella ubicata in prossimità della zona costiera; sebbene non sussistano variazioni di rilievo fra la zona urbano-costiera e quella più interna. Precipitazioni In Figura 2.2 è rappresentato il numero di giorni con precipitazione superiore ai 5 mm - valore di precipitazione che si ritiene abbia efficacia nella rimozione degli inquinanti - a Ravenna e a Faenza nell ultimo biennio. Nei mesi di marzo e ottobre 2007 si sono avuti 7 giorni con precipitazione superiore ai 5 mm, mentre da novembre a febbraio - i mesi più critici per quanto riguarda le PM10 si sono verificati solo due episodi ritenuti efficaci per la rimozione degli inquinanti. Figura 2.2. Numero di giorni mensili con precipitazione superiore a 5 mm a Ravenna e Faenza (Fonte Arpa) 62 Intensità e direzione del vento In Figura 2.3 sono rappresentate le rose dei venti relative alla stazione urbana di Ravenna (posta su un palazzo in Piazza Caduti) e alla stazione meteorologica di Granarolo Faentino. In entrambe le postazioni la direzione del vento più frequente è O-NO. Per ogni direzione di provenienza del vento vengono inoltre mostrate le frequenze di velocità, da cui risulta una velocità del vento al di sotto di 4 m/s nella maggioranza dei casi (92 %). Velocità leggermente più elevate si rilevano a Granarolo Faentino rispetto a Ravenna, mentre la distribuzione della rosa dei venti è analoga nelle due stazioni e rappresentativa delle caratteristiche anemologiche del territorio, in cui la circolazione dell aria è influenzata, oltre che dal passaggio ricorrente di perturbazioni occidentali, dalla presenza del mare, in particolar modo nella fascia costiera della provincia. Durante le ore notturne il vento proviene prevalentemente da Sud-Ovest (in inverno da Ovest-Nord- Ovest), cioè da terra verso mare, e si ha la brezza di terra. Alle ore 14 la direzione del vento ha già compiuto una rotazione di 180 in senso orario ed il vento spira prevalentemente da Est-Sud-Est, cioè dal mare verso la pianura (brezza di mare).

7 Figura 2.3. Intensità del vento rilevata nella stazione urbana di Ravenna e a Granarolo Faentino 63 Stabilità Nella provincia di Ravenna la condizione più frequente in tutte le stagioni è quella di stabilità, associata ad assenza di turbolenza termodinamica e debole variazione del vento con la quota. Ciò comporta che anche in primavera ed in estate, nonostante in questi periodi dell anno si verificano il maggior numero di condizioni di instabilità, vi siano spesso condizioni poco favorevoli alla dispersione degli inquinanti immessi vicino alla superficie. Durante la giornata le maggiori condizioni di stabilità si verificano tra le ore 22 e le 2, mentre la percentuale più alta di condizioni instabili si ha tra le ore 10 e le 14 in corrispondenza dell innalzarsi dell altezza di rimescolamento. In Figura 2.4 è riportata la media, in percentuale, di condizioni stabili che si sono verificate nelle diverse stagioni del 2007 nella Provincia di Ravenna.

8 Figura 2.4. Frequenza percentuale di condizioni di stabilità anno 2007 (Fonte Arpa) INVERNO PRIMAVERA ESTATE AUTUNNO 64 Altezza di rimescolamento Se si osserva la variazione dell altezza di rimescolamento durante il giorno medio nelle diverse stagioni si può notare la tendenza ad alzarsi nelle prime ore del mattino fino a raggiungere la massima altezza verso le ore 14 nel periodo primaverile ed estivo in cui si arriva fino a m dal suolo, per poi tornare ad abbassarsi nel resto della giornata. Nel periodo estivo si ha la massima escursione : tra le ore 2 e le ore 22 l altezza dello strato di rimescolamento nella parte orientale della Provincia passa da bassi valori (circa 70 m dal suolo) per aumentare già dalle ore 10 e rimane ad altezze più consistenti fino a pomeriggio inoltrato. Nelle Figure 2.5 (a,b) sono riportate le mappe con la variazione stagionale dell altezza dello strato di rimescolamento nel giorno medio, alle ore 2 e alle ore 14. Figura 2.5(a): Andamento in inverno e autunno dell altezza dello strato di rimescolamento alle ore 2 ed alle ore 14 (Fonte Arpa) INVERNO AUTUNNO

9 Figura 2.5(b): Andamento in estate e primavera dell altezza dello strato di rimescolamento alle ore 2 ed alle ore 14 (Fonte Arpa) ESTATE PRIMAVERA Giorni fioriture ed allergie da pollini La Stazione di Ravenna 3 costituisce uno dei 14 siti di rilevazione della rete Regionale di monitoraggio pollini dell Emilia Romagna, collocati presso sedi provinciali di ARPA, ospedali, università, comuni e centri di ricerca.le Stazioni sono attive durante tutto l arco dell anno: l attività è settimanale con risoluzione del dato giornaliera. Il sistema di rilevamento è omogeneo per quanto riguarda metodica di campionamento, preparazione e relativa lettura al microscopio ottico dei vetrini, archiviazione, elaborazione e trasmissione dati, tutto secondo criteri di qualità nel rispetto di procedure standardizzate. La rete di monitoraggio di ARPA Emilia-Romagna fa parte della Rete Italiana di Monitoraggio Aerobiologico (RIMA), un iniziativa dell Agenzia per la Protezione dell Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT), del Sistema delle Agenzie Ambientali e dell Associazione Italiana di Aerobiologia (AIA). Per ogni famiglia botanica di interesse allergologico viene calcolata la concentrazione giornaliera dei pollini allergenici che indica il livello quantitativo della loro presenza in atmosfera, espressa in numero di granuli per metro cubo d aria. Le concentrazioni sono poi convertite in classi (assente, bassa, media, alta) secondo lo standard previsto dall Associazione Italiana di Aerobiologia (AIA), qui sotto riportato. Le classi forniscono una indicazione statistica del livello di pollini presenti, in relazione alla quantità di polline prodotto dalle singole famiglie, ma non corrispondono a classi di sensibilità allergica o di risposta dell individuo. 65 assente bassa media alta BETULACEE 0-0,4 0,5-15, ,9 >50 COMPOSITE 0 0,1-4,9 5-24,9 >25 CORYLACEE 0-0,5 0,6-15, ,9 >50 FAGACEE 0-0,9 1-19, ,9 >40 GRAMINACEE 0-0,5 0,6-9, ,9 >30 OLEACEE 0-0,5 0,6-4,9 5-24,9 >25 PLANTAGINACEE 0 0,1-0,4 0,5-1,9 >2 URTICACEE 0-1,9 2-19, ,9 >70 CUPR./TAXACEE 0-3,9 4-29, ,9 >90 CHENOP./AMARANTACEE 0 0,1-4,9 5-24,9 >25 ULMACEE 0-0,9 1-19, ,9 >40 PLATANACEE 0-0,9 1-19, ,9 >40 ACERACEE 0-0,9 1-19, ,9 >40 PINACEE , ,9 >50 SALICACEE , ,9 >40

10 I dati aerobiologici rilevati sono trasmessi ad ARPA Servizio Idro-Meteo-Clima che redige un bollettino di analisi e previsione pollinica settimanale: sul sito web di Arpa Emilia-Romagna sono disponibili tutte le informazioni dettagliate inerenti l argomento. Il monitoraggio aereopollinico è utile non solo per il controllo delle allergopatie, ma fornisce anche informazioni ambientali quali, la fase fenologica di fioritura delle piante, la qualità dell aria in base alla vitalità pollinica, specialmente in ambito urbano, la stima delle produzioni agrarie in base alla quantità di polline prodotto e descrive l influenza dei cambiamenti climatici e dell uomo sulla distribuzione biologica della vegetazione e sul paesaggio in base alla qualità e quantità di pollini monitorati. Prendendo in esame alcune delle famiglie più importanti dal punto di vista allergenico, i dati rappresentati nelle tabelle sottostanti riguardano alcune delle rilevazioni ottenute dal campionamento rispettivamente negli anni evidenziando, per ciascuna famiglia monitorata, la settimana d inizio e quella di fine fioritura, la settimana in cui si è avuta la concentrazione settimanale massima, la durata della fioritura ed il totale di granuli emessi nel periodo di fioritura espressi in concentrazione. 66 Fioritura anno 2002 Famiglie inizio FINE MASSimo durata sett. Tot. granuli sett. n sett. n sett. n granuli/mc emessi/mc BETULACEE COMPOSITE CORYLACEE FAGACEE GRAMINACEE OLEACEE PLANTAGINACEE URTICACEE CUPR./TAXACEE CHENOP/AMARANT ULMACEE PLATANACEE ACERACEE PINACEE SALICACEE SPORE FUNGINE ALTERNARIA TUTTO L ANNO // Fioritura anno 2003 Famiglie inizio FINE MASSimo durata sett. Tot. granuli sett. n sett. n sett. n granuli/mc emessi/mc BETULACEE COMPOSITE CORYLACEE FAGACEE GRAMINACEE OLEACEE PLANTAGINACEE URTICACEE CUPR./TAXACEE CHENOP/AMARANT ULMACEE PLATANACEE ACERACEE PINACEE SALICACEE SPORE FUNGINE ALTERNARIA TUTTO L ANNO // 12689

11 Fioritura anno 2004 Famiglie inizio FINE MASSimo durata sett. Tot. granuli sett. n sett. n sett. n granuli/mc emessi/mc BETULACEE COMPOSITE CORYLACEE FAGACEE GRAMINACEE OLEACEE PLANTAGINACEE URTICACEE CUPR./TAXACEE CHENOP/AMARANT ULMACEE PLATANACEE ACERACEE PINACEE SALICACEE SPORE FUNGINE ALTERNARIA TUTTO L ANNO // Fioritura anno 2005 Famiglie inizio FINE MASSimo durata sett. Tot. granuli sett. n sett. n sett. n granuli/mc emessi/mc BETULACEE COMPOSITE CORYLACEE FAGACEE GRAMINACEE OLEACEE PLANTAGINACEE URTICACEE CUPR./TAXACEE CHENOP/AMARANT ULMACEE PLATANACEE ACERACEE PINACEE SALICACEE SPORE FUNGINE ALTERNARIA TUTTO L ANNO // Fioritura anno 2006 Famiglie inizio FINE MASSimo durata sett. Tot. granuli sett. n sett. n sett. n granuli/mc emessi/mc BETULACEE COMPOSITE CORYLACEE FAGACEE GRAMINACEE OLEACEE PLANTAGINACEE URTICACEE CUPR./TAXACEE CHENOP/AMARANT ULMACEE PLATANACEE ACERACEE PINACEE SALICACEE SPORE FUNGINE ALTERNARIA TUTTO L ANNO // 9799

12 Fioritura anno 2007 Famiglie inizio FINE MASSimo durata sett. Tot. granuli sett. n sett. n sett. n granuli/mc emessi/mc BETULACEE COMPOSITE CORYLACEE FAGACEE GRAMINACEE OLEACEE PLANTAGINACEE URTICACEE CUPR./TAXACEE CHENOP/AMARANT ULMACEE PLATANACEE ACERACEE PINACEE SALICACEE SPORE FUNGINE ALTERNARIA TUTTO L ANNO // Dall osservazione di queste tabelle, è possibile evidenziare,di anno in anno, per quasi tutte le famiglie, differenze a volte anche notevoli soprattutto quantitative rispetto a quelle riguardanti l andamento temporale delle fioriture. Infatti i fattori climatici ambientali possono interagire con le diverse fasi del processo riproduttivo ed il momento del rilascio del polline e la quantità del polline stesso prodotto, sono il risultato di adattamenti al clima oltre che di influenze dovute alle condizioni climatiche durante il differenziamento dei granuli: parametri quali temperatura, vento, turbolenza, insolazione, pioggia, umidità sono i principali fattori meteorologici che si riflettono sul trasporto del polline dalla pianta alla destinazione. Tuttavia il brusco calo di concentrazione di pollini rilevato durante l anno 2007, unito al fatto che l andamento pollinico in altre Stazioni della Romagna, simili alla nostra per componente paesaggistica e posizionamento, è risultato in linea con quello regionale, ci sta portando ad ipotizzare che qualche altro fattore estraneo a quelli ritenuti abituali, possa essere stato decisivo nel determinare questo quadro generale di abbassamento dei livelli di pollinazione. Si potrebbe supporre che la preparazione del terreno circostante l area ove è collocato il campionatore, iniziata proprio nel corso dell anno 2006, per accogliere la costruzione di una nuova palazzina, abbia sicuramente influenzato la cattura del polline sotto diversi aspetti, ad esempio tramite l eliminazione e/o la riduzione delle piante erbacee costituenti il prato, la movimentazione di materiali edili nelle immediate vicinanze del campionatore con creazione di grossi spostamenti d aria e turbolenze, l innalzamento di impalcature e barriere che possono aver ostacolato le abituali correnti d aria con deviazione dei venti. Abbiamo così rappresentato graficamente l andamento medio della concentrazione pollinica di questi anni oggetto di studio ( ) con il solo anno Questo confronto è stato fatto per 2 famiglie erbacee di notevole interesse allergologico (Graminacee ed Urticacee), per 2 specie arboree (una presente nel paesaggio circostante la sede ove è posto il campionatore Aceracee- ed una assente - Betulacee), ed anche per la spora fungina Alternaria diffusa praticamente tutto l anno. La famiglia delle Graminacee è rappresentata da numerosi generi che liberano polline prevalentemente durante la primavera e l estate ma le diverse specie non fioriscono contemporaneamente quindi il periodo di pollinazione è piuttosto lungo e si può assistere a ricrescita di alcune specie spontanee, evidenziata da successivi innalzamenti della concentrazione; i due grafici sopra riportati sono molto simili nell andamento ma la flessione relativa al n di pollini/ mc di aria è drastica :il picco relativo all anno 2007 è intorno a 20 pollini/mc contro i quasi 160 rappresentante la media degli anni

13 Graminacee media 2002±2007 vs ,00 160,00 140,00 120,00 n pollini /mc aria 100,00 80,00 60,00 media anno ,00 20,00 0, n settimana Anche per quanto concerne le Urticacee (piante erbacee che comprendono i generi Parietaria e Urtica), pur mostrando nel 2007 un picco primaverile notevole rispetto a quello avutosi negli anni precedenti, si assiste ad un abbattimento delle concentrazioni polliniche con scomparsa di alcuni picchi estivi.. Urticacee media 2002±2007 vs 2007 URTICACEE media vs ,00 45,00 40,00 35,00 n pollini/mc aria 30,00 25,00 20,00 media anno ,00 10,00 5,00 0, n settimana Osservando poi il comportamento delle 2 specie arboree, Aceracee e Betulacee, si può notare quanto forte sia ancora la diminuzione in concentrazione pollinica rilevata. Il fatto che non vi sia differenza nell andamento pollinico tra famiglie presenti nel paesaggio attorno al campionatore (Aceracee) e famiglie non presenti (Betulacee) fa pensare che sia un fattore locale legato al campionamento (non sono tuttavia al momento evidenti anomalie per quanto riguarda il funzionamento del campionatore): escludendo quindi l incidenza di modificazioni del paesaggio circostante, resta da verificare l influenza degli ostacoli architettonici.

14 Aceracee media 2002±2007 vs ,00 20,00 n pollini/mc aria 15,00 10,00 media anno2007 5,00 0, n settimana Betulacee media 2002±2007 vs , ,00 n pollini/mc aria 15,00 10,00 media anno ,00 0, n settimana Per quanto riguarda le spore, si evince che l Alternaria, causa comune di patologia allergica, ha raggiunto nei mesi di agosto/settembre del periodo 2002/2007, concentrazioni elevate con un massimo della media settimanale di 125 spore/mc ; questo andamento non si è ripetuto però nell anno 2007: diversi picchi estivo-autunnali sono scomparsi e si è invece reso più marcato un picco alla 24 settimana corrispondente a più di 200 spore/mc di aria.

15 Alternaria media 2002±2007 vs ,00 200,00 n spore/mc aria 150,00 100,00 media anno ,00 0, n settimana Complessivamente la diminuzione dell emissione pollinica relativamente alle famiglie considerate è: - Graminacee 81.2% - Urticacee 43.5% - Aceracee 67.6% - Betulacee 84.7% - Alternaria 37.2% 71 Questi valori sembrano indicare che oltre alle variabili climatiche naturali, possano intervenire fattori attualmente a noi non noti. Lo studio degli andamenti futuri associati all eventuale cambiamento della postazione di campionamento (per eliminare l influenza delle variabili architettoniche), potranno forse chiarire le attuali perplessità Risposte Rilievo meteo climatico Le stazioni meteo sono quelle presenti nel territorio provinciale elencate nella tabella seguente con le relative coordinate geografiche e la localizzazione su mappa. Stazione latitudine Longitudine Albereto di Faenza Punta Marina Bagnacavallo (Villa Prati) Ravenna Brisighella Sant Agata sul Santerno Cervia Lavezzola

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Questi indicatori sono stati elaborati in relazione al territorio della Provincia di Ravenna. 3 - LE CONDIZIONI METEOROLOGICHE NEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI RAVENNA (Elaborazioni grafiche a cura di G. Bonafè - ARPA - SIMC) 3.1 - Gli indicatori meteorologici per lo studio della qualità dell

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