REPUBBLICA ITALIANA, IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SESTA SEZIONE CIVILE -2 SENTENZA

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1 REPUBBLICA ITALIANA, IN NOME DEL POPOLO ITALIANO J A% 9 /1^ LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SESTA SEZIONE CIVILE -2 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUNO BIANCHINI - Presidente - Oggetto CONDOMINIO Dott. CESARE ANTONIO PROTO Dott. FELICE MANNA Dott. MILENA FALASCHI Dott. ANTONINO SCALISI - Consigliere - - Rel. Consigliere - - Consigliere - - Consigliere - Ud. 05/03/ PU R.G.N / " AZ,s-f s Rep. ha pronunciato la seguente SENTENZA sul ricorso proposto da: IL COMPARTO DI VIA MANCINI N. 112/122 E VIA CAMPANE N. 37/47 AVELLINO , in persona del delegato alla ricostruzione, elettivamente domiciliato in ROMA, V.LE CARSO 43, presso lo studio dell'avvocato CARLO IZZO, rappresentato e difeso dall'avvocato SABINO VITAGLIANO giusta mandato a margine del ricorso - ricorrente - Contro TORELLA MARIA GRAZIA, TORELLA DOMENICO, elettivamente domiciliati in ROMA, PIAZZA CAVOUR presso la t

2 CASSAZIONE, rappresentati e difesi dall'avvocato VINCENZO FIORILLO giusta procura speciale in calce al controricorso; - controrkorrente - avverso la sentenza n. Rep. 6077/2012 della CORTE D'APPELLO di NAPOLI del 19/12/2012, depositata il 28/12/2012; udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 05/03/2015 dal Consigliere Relatore Dott. FELICE MANNA; udito l'avvocato Cioni Valerio (delega avvocato Vita. gliano Sabino) difensore del ricorrente che si riporta agli scritti; udito l'avvocato Fiorillo Vincenzo difensore dei controricorrenti che ha chiesto il rigetto del ricorso. Ric n sez. M2 - ud

3 SVOLGIMENTO DEL PROCESSO Con ricorso depositato il Gemma Centrella impugnava le delibere emesse in data e dal comparto (erroneamente qualificato ed evocato in giudizio come condominio) di via Mancini n. 112/122 e di via Campane n. 37/47 di Avellino, innanzi al Tribunale locale. Resistendo in giudizio Donato Fumo, nella qualità di delegato alla ricostruzione del comparto di via Mancini il quale eccepiva la carenza della propria legittimazione passiva il Tribunale accoglieva la domanda, dichiarando nulle le delibere impugnate. Notificata detta sentenza il , l'appello proposto da Donato Fumo era dichiarato inammissibile dalla Corte distrettuale di Napoli, con sentenza n del pronunciata nei confronti di Domenico e Maria Grazia Torella, eredi di Gemma Centrella. Rilevava la Corte territoriale che l'appello, proposto con ricorso depositato il , era stato notificato il , e dunque oltre il termine di cui all'art. 325 c.p.c. Ciò in quanto la tardività dell'impugnazione non era esclusa dalla circostanza che il ricorso stesso fosse stato depositato nel termine, in quanto, dovendosi l'impugnazione proporre con citazione e non con ricorso, la tempestività del gravame doveva essere apprezzata solo con riferimento alla data di notifica dell'atto introduttivo alla parte appellata. Per la cassazione di tale sentenza ricorre il comparto di via Mancini, in base ad un solo motivo. Resistono con controricorso Domenico e Maria Grazia Torella. La parte ricorrente ha depositato memoria. MOTIVI DELLA DECISIONE 3

4 1. - Preliminarmente va respinta l'eccezione d'inammissibilità del ricorso perché notificato oltre i sei mesi dalla pubblicazione della sentenza d'appello, atteso che il nuovo testo dell'art. 327 c.p.c., come modificato dall'art. 47, comma 17, legge n. 69/09, non si applica, ai sensi dell'art. 58, comma 1, stessa legge, ai giudizi che come quello in oggetto sono stati instaurati prima dell'entrata in vigore della legge Con l'unico motivo d'impugnazione parte ricorrente deduce la violazione e falsa applicazione degli arti c.c., 39, 325 e 327 c.p.c. e 24 Cost., in relazione al n. 3 dell'art. 360 c.p.c. Invoca, a sostegno, il precedente di Cass. S.U. n. 8491/11 e l'ordinanza n del 2012 della seconda sezione civile di questa Corte, che ha rimesso alle S.U. la questione se l'impugnazione avverso la sentenza di primo grado relativa all'annullamento di una delibera condominiale debba essere proposta con ricorso o con citazione e se, in quest'ultima ipotesi, ai fini della valutazione della tempestività dell'impugnazione erroneamente proposta con ricorso debba tenersi conto della data di notifica dell'atto ovvero di quella di deposito del ricorso in cancelleria Il motivo è infondato. La questione innanzi detta, rimessa al Primo Presidente di questa Corte affinché ne valutasse l'eventuale assegnazione alle S.U., è stata a sua volta rimessa alla seconda sezione in considerazione di ciò, che i principi di diritto già affermati dalle S.U. circa l'introduzione dei giudizi d'impugnazione di delibere condominiali, benché riguardanti solo l'introduzione del giudizio di primo grado potrebbero rivestire valenza generale, e quindi offrire un'adeguata chiave di soluzione anche per la questione enunciata. 4

5 Orbene, nel frattempo le stesse S.U. hanno avuto modo di affermare, in una fattispecie ipotetica affatto analoga a quella in oggetto, che l'appello avverso sentenze in materia di opposizione ad ordinanza-ingiunzione, pronunciate ai sensi dell'art. 23 della legge 24 novembre 1981, n. 689, in giudizi iniziati prima dell'entrata in vigore del d.lgs. 10 settembre 2011, n. 150, ove erroneamente introdotto con ricorso anziché con citazione, è suscettibile di sanatoria, a condizione che nel termine previsto dalla legge l'atto sia stato non solo depositato nella cancelleria del giudice, ma anche notificato alla controparte, non trovando applicazione ii diverso principio, non suscettibile di applicazione al di fuori dello specifico ambito, affermato con riguardo alla sanatoria delle impugnazioni delle deliberazioni di assemblea di condominio spiegate mediante ricorso, e senza che sia possibile rimettere in termini l'appellante, non ricorrendo i presupposti della pregressa esistenza di un consolidato orientamento giurisprudenziale poi disatteso da un successivo pronunciamento (sent. n. 2907/14). A tale (peraltro del tutto condivisibile) principio di diritto questa sezione ritiene di uniformarsi, non ricorrendo alcuna ragione per provocare una nuova presa di posizione delle S.U. sull'argomento. Ne deriva che ;:ettamente la Corte territoriale ha identificato nella notifica l'atto che instaura il giudizio d'appello che sia stato introdotto erroneamente con ricorso invece che con citazione, e che altrettanto correttamente ne abbia tratto la conseguenza del caso, ossia l'inammissibilità del gravame Quanto sopra determina l'assorbimento di ogni altra questione, inclusa quella concernente la legittimazione processuale di Donato Fumo nel processo di secondo grado. 5

6 5. - Le spese del presente giudizio di cassazione, liquidate come in dispositivo, seguono la soccombenza della parte ricorrente Sussistono a carico della parte ricorrente i presupposti per il raddoppio del contributo unificato, ai sensi del comma 1-bis dell'art. 13, comma 1- quater D.P.R. n. 115/02, inserito dall'art. 1, comma 17 legge n. 228/12. P. Q. M. La Corte rigetta il ricorso e condanna la parte ricorrente alle spese, che liquida in 5.400,00, di cui 200,00 per esborsi, oltre spese forfettarie ed accessori di legge. Ai sensi dell'art. 13, comma 1-quater D.P.R. n. 115/02, inserito dall'alt 1, comma 17 legge n. 228/12, dichiara la sussistenza dei presupposti per il versamento da parte del ricorrente dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso, a norma del comma 1-bis dello stesso art. 13. Così deciso in Roma, nella camera di consiglio della seconda sezione civile della Corte Suprema di Cassazione, il Presidente dr. Bruno Bianchini DEPOSITATO IN CANCELLERIA Oggi, 15 GIU, 2015 Il Funzionario Giudi iaric DITT: jj 6