A.5.4 Linee guida sugli aspetti legali e amministrativi per il riutilizzo di sedimenti di dragaggio

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1 A Studio sperimentale sull utilizzo dei sedimenti per il ripascimento di arenili di specifici tratti di costa soggetti ad erosione Premessa Modalità di utilizzo dei materiali dragati dai porti della regione Emilia- Romagna seguite negli ultimi venti anni Le migliori tecnologie applicate per il riutilizzo dei sedimenti di dragaggio Studi sperimentali sul riutilizzo dei sedimenti di dragaggio Programma di ricerca per la gestione e il riutilizzo dei sedimenti litoranei Il progetto Life SEDI.PORT.SIL Le azioni finalizzate alla razionalizzazione delle modalità di gestione dei materiali dragati Razionalizzazione delle competenze Verso il Regolamento della Regione Emilia-Romagna A.5.4 Coinvolgimento di Autorità Portuali e comitati Comunali nell ambito della gestione integrata regionale delle aree costiere I dati relativi alla domanda di gestione dei sedimenti di dragaggio Le Autorità locali coinvolte nella gestione integrata delle aree costiere A.5.4 Linee guida sugli aspetti legali e amministrativi per il riutilizzo di sedimenti di dragaggio Ruolo del progetto COAST-BEST nella proposizione di criteri metodologici e linee guida Proposta di criteri metodologici e linee guida 1

2 A Studio sperimentale sull utilizzo dei sedimenti per il ripascimento di arenili di specifici tratti di costa soggetti ad erosione Premessa Il litorale della Regione Emilia-Romagna si estende per circa 110 km dalla foce del torrente Tavollo, tra Cattolica e Gabicce, alla foce del Po di Goro; dal punto di vista amministrativo la fascia costiera è suddivisa in 14 Comuni appartenenti alle province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e Ferrara. Anche se la caratteristica morfologica principale di questo territorio è la presenza costante di spiagge basse e sabbiose, per gli aspetti geografici ed economici esso può essere diviso in due parti nettamente distinte: il tratto Cattolica-Volano e la Sacca di Goro. La Sacca è una unità fisiografica di recente formazione che costituisce la parte meridionale dell attuale triangolo deltizio del Po. E formata da una laguna aperta di circa ettari, separata dal mare da un sottile scanno sabbioso di recente formazione e assai dinamico che emerge a partire dalla foce del Po di Goro, spingendosi spinge verso ovest per circa 7 km. Il tratto costiero compreso tra Cattolica e la foce del Po di Volano è costituito da un unica spiaggia, lunga circa 100 km, sulla quale sfociano il fiume Reno e numerosi altri fiumi appenninici. Nel corso del secolo scorso la valorizzazione economica di questo territorio ha determinato un intenso sviluppo urbano e l affermarsi di un industria turistico-balneare di livello mondiale, che hanno determinato profonde modificazioni all ambiente marino costiero riconducibili a due momenti distinti. Il primo momento è legato allo sviluppo della marineria che ha portato, agli inizi del 900, alla costruzione dei moli portuali in cemento armato, in sostituzione di quelli in pali di legno preesistenti. Queste opere, essendo impermeabili al flusso dei sedimenti trasportati lungo costa dalle correnti marine, hanno causato l insorgere di forti processi erosivi su lunghi tratti di litorale posti sottoflutto alle opere aggettanti. Ha avuto così inizio la seconda fase, caratterizzata dalla difesa passiva delle spiagge mediante il ricorso ad opere di difesa rigide, in genere le scogliere frangiflutto litoranee emerse, in grado di smorzare l energia del moto ondoso. In tutte le zone, in cui sono state realizzate, le scogliere hanno dimostrato nel breve e medio periodo un sicuro effetto di stabilizzazione del litorale protetto, ma effetti negativi sul litorale adiacente e sulla qualità delle acque e dei fondali compresi tra le scogliere e la battigia. In 2

3 particolare queste opere presentano il grave inconveniente di propagare l erosione verso litorali limitrofi sottoflutto creando così le condizioni per una loro successiva difesa. Attivando continuamente la reazione a catena scogliera-erosione si sono così protetti all incirca 50 dei 110 km del litorale regionale con un rilevante costo economico, una profonda alterazione della morfologia costiera ed il peggioramento della qualità delle acque comprese tra le scogliere e la battigia. In figura 1 sono riportati 2 esempi delle opere realizzate ed in figura 2 gli effetti che hanno determinato. 3

4 Figura 1> Tipologie di intervento per la difesa del litorale adottate tra il Misano: serie di 26 pennelli in roccia Rimini Nord: scogliere parallele emerse 4

5 Figura 2 > Effetti della realizzazione delle opere di difesa costiera Nel corso di questa fase, durata oltre 50 anni, l ambiente litoraneo ha raggiunto livelli di artificializzazione e di degrado insostenibili. Per questo, nel 1979, la Regione Emilia-Romagna si è dotata di un Piano costa 1 finalizzato all individuazione dei fattori naturali e antropici che determinavano il deterioramento dell ambiente costiero e, soprattutto, a definire le possibili linee di intervento. Il Piano, completato nel 1981, ed approvato nel 1983, ha individuato nel ripascimento artificiale la tecnica di intervento più idonea per conciliare l esigenza di difesa delle spiagge in erosione con la salvaguardia dei valori paesaggistico-ambientali del litorale, oltre alla difesa del territorio retrostante. L attuazione di questa strategia di intervento, considerando le caratteristiche morfologiche del litorale regionale costituito unicamente da spiagge basse e sabbiose, richiedeva però la disponibilità di notevoli quantitativi di sabbia di granulometria compatibile con quella delle spiagge da ripascere. La sabbia è diventata quindi la risorsa principale su cui si basava la difesa della costa emilianoromagnola. 1 Piano progettuale per la difesa della costa adriatica emiliano-romagnola 5

6 Dopo un periodo iniziale di diffidenza nei confronti del ripascimento come intervento di difesa, a partire dal 1983 fino al 1999 sono stati portati sui litorali regionali 2,7 milioni di metri cubi di sabbia prelevata da cave a terra. Questa pratica doveva però essere superata in quanto è causa di un notevole impatto ambientale, comporta una sottrazione di materiale idoneo agli usi nel settore edile e determina una lievitazione dei prezzi di mercato. L alternativa su cui occorreva puntare era quindi costituita dalle sabbie provenienti da altre fonti. Nel 1996 è stato elaborato un secondo studio di carattere pianificatorio il Progetto di piano per la difesa e la riqualificazione ambientale della costa della Regione Emilia-Romagna, che a 15 anni dal primo Piano Coste ha fatto il quadro completo sullo stato dell intero litorale. Dallo studio è emerso infatti che a causa dell insufficienza degli apporti solidi a mare da parte dei fiumi e al persistere di elevati valori di subsidenza su gran parte della fascia costiera, molte spiagge sono soggette ad intensi processi erosivi. Il ripristino delle condizioni di equilibrio risulta oltretutto ostacolato dalla presenza di numerosi moli e manufatti portuali che impediscono il libero flusso delle sabbie lungo costa e dalla nutrita serie di scogliere emerse che catturano i materiali in circolazione, impedendo il rifornimento per via naturale delle spiagge contigue. Si è posta pertanto in evidenza l esigenza di passare, nel breve e medio periodo, da una logica di intervento focalizzata sul tratto da proteggere ad una strategia basata sulla gestione integrata degli interventi su scala regionale, incentrata sull utilizzo ottimale della risorsa sabbia. Le fonti da cui prelevare la sabbia per il ripascimento delle spiagge in erosione sono sostanzialmente tre: le aree portuali, i tratti litoranei dove si stanno accumulando sabbie in eccesso e i vasti corpi sedimentari individuati sui fondali del mare Adriatico, al largo della costa. Questa linea strategica è stata peraltro ribadita nel più recente strumento di cui si è dotata la Regione Emilia-Romagna, elaborato nel corso del ed approvato dall Assemblea legislativa all inizi del 2005 volto ad una gestione integrata ed equilibrata del sistema costiero regionale, rappresentato dalle Linee Guida per la Gestione Integrata delle Zone Costiere abbreviato in GIZC. Come noto la GIZC è uno metodo di approccio alle problematiche costiere, che serve ad indirizzare le varie attività ed azioni, che si sviluppano lungo la costa regionale, secondo i principi della sostenibilità ambientale, economica e sociale. 6

7 Per affrontare le problematiche presenti in ambito costiero si sono analizzate variabili di carattere fisico, biologico, ecologico, economico e sociale in modo da individuarne le correlazioni e proporre linee di intervento coordinate e unitarie. Relativamente alla difesa e riqualificazione ambientale del sistema fisico costiero, le Linee Guida GIZC individuano tre ambiti di azione riconducibili a: - sistematizzazione delle conoscenze; - definizione di opportune scelte strategiche per la rimozione o mitigazione delle cause dell erosione dei litorali; - attuazione di misure a breve termine per la difesa delle spiagge. Ciascuno di questi tre ambiti è stato articolato in temi più specifici, a loro volta declinati in linee guida e buone pratiche di intervento. Questi indirizzi individuano nel ripascimento la tipologia d intervento più indicata per la difesa del litorale regionale. In particolare la GIZC della Regione Emilia-Romagna fa espresso riferimento all utilizzo delle cosiddette sabbie litoranee quale fonte da cui prelevare sabbia per ripascere litorali in erosione. Tra le sabbie litoranee vengono considerate anche quelle che si accumulano in prossimità e dentro le imboccature dei numerosi porti-canale presenti lungo l arco costiero regionale. 7

8 5.3.2 Modalità di utilizzo dei materiali dragati dai porti della regione Emilia- Romagna seguite negli ultimi venti anni Il dragaggio e lo sversamento dei materiali dragati nei porti costituisce uno dei problemi più rilevanti per la gestione integrata delle aree costiere. Ogni anno, in tutto il mondo, vengono dragati centinaia di milioni di metri cubi di sedimento che devono essere smaltiti in modo sostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale. I materiali dragati possono essere smaltiti tramite diverse tecniche: ad esempio se i sedimenti non contengono contaminanti ed hanno una componente prevalentemente sabbiosa possono essere utilizzati per il ripascimento della spiaggia emersa e sommersa, mentre se contengono inquinanti in concentrazioni pericolose devono essere destinati alle discariche sulla terraferma o a vasche di colmata adiacenti ai porti dragati; tuttavia, per motivi economici, la maggior parte dei sedimenti non pericolosi per l ambiente viene versata in mare. In generale la strategia che va affermandosi e si ritiene percorribile, sempre più a livello europeo nel settore dei dragaggi portuali, ritiene un imperativo trasformare i sedimenti dragati da problema in risorsa, mobilitando ogni sforzo, ricerca e sviluppo possibile. Lungo la costa Regione Emilia-Romagna ci sono 10 porti (Figura4) utilizzati quasi tutti sia per il diporto che per la pesca. I porti di Cattolica, Riccione e Bellaria-Igea Marina sono collocati nella parte terminale di tre torrenti appenninici (rispettivamente Tavollo, Rio Melo e Uso). I porti di Cesenatico, Cervia, Ravenna sono al termine di canali di scolo e bonifica di ampi bacini di pianura, mentre Porto Garibaldi è al termine dell Idrovia Ferrarese, il canale navigabile che, passando per Ferrara, collega il Po al Mare Adriatico. Il porto di Goro è collocato all interno della laguna salmastra omonima ed è collegato al mare aperto da un canale sottomarino, lungo 6 km, che si insabbia in continuazione in vari punti, in particolare all altezza della estremità ovest dello scanno di Goro. In generale, tutti questi porti, avendo sbocco su una costa bassa e sabbiosa sono soggetti all interrimento (o insabbiamento); di conseguenza per garantirne l operatività è necessario procedere al loro periodico dragaggio, sia nei fondali prospicenti l imboccatura che nel primo tratto interno ai moli, soggetto all insabbiamento dovuto al moto ondoso. Escludendo Ravenna e Porto Verde, rispettivamente di competenza nazionale e privata, l officiosità degli altri porti (Cattolica, Riccione, Rimini, Bellaria-Igea Marina, Cesenatico, Cervia, 8

9 Porto Garibaldi e Goro) viene garantita dai Comuni mediante il ricorso a fondi stanziati dalla Regione. Figura 4> I porti del litorale emiliano-romagnolo Fino a metà degli anni 90, tutti i sedimenti dragati sia all interno che all imboccatura dei porti venivano versati in mare in aree di immersione, poste all incirca a 3 miglia al largo, individuate per ogni porto. A seguito dell entrata in vigore del decreto del Ministero dell Ambiente del 24 gennaio 1996 sono state emanate procedure di controllo più aggiornate ed accurate sulla movimentazione dei materiali in ambito marino e litoraneo. A seguito di ciò la Regione ha incaricato ARPA di caratterizzare secondo le nuova normativa i materiali da dragare in tutti i porti sopra citati, Ravenna escluso. 9

10 Lo studio, completato alla fine del 1997, ha messo in primo piano l esigenza di attuare in maniera selettiva il dragaggio dei porti, destinando le sabbie, in tutti i casi in cui non sono inquinate, al ripascimento delle spiagge in erosione e i sedimenti fini alle aree di immersione in mare al largo. Per quanto attiene le aree di immersione in mare, nel 1998, il Ministero dell Ambiente ha chiesto alla Regione di abbandonare le vecchie aree di immersione a 3 miglia, di individuarne delle nuove e di procedere alla loro caratterizzazione fisico-ambientale. Anche questo secondo studio, avviato nel 1998 e completato nel marzo del 1999, ha individuato 5 nuove aree di immersione, poste all incirca a 6 miglia a largo dalla costa. Il Ministero dell Ambiente di fatto ha approvato lo studio subordinando però l utilizzo delle nuove aree di immersione a periodici monitoraggi (ogni 5 anni), il primo dei quali è stato effettuato nel 2003 ed il secondo nel Occorre segnalare che, pur in assenza di una normativa specifica che regolamenti le modalità con cui effettuare i campionamenti e le verifiche per il recupero/riutilizzo dei materiali dragati, questa seconda campagna è stata eseguita seguendo le indicazioni contenute nel Manuale per la movimentazione dei sedimenti marini, ICRAM/APAT Le migliori tecnologie per il riutilizzo dei sedimenti di dragaggio Nel settore dei dragaggi portuali esistono diverse tecnologie di escavo ed altrettante modalità di gestione dei sedimenti. Nel contesto del sistema portuale emiliano-romagnolo relativo alle piccole realtà portuali, le condizioni ambientali, infrastrutturali ed economiche hanno di fatto determinato la selezione di quelle che sono operativamente risultate essere le migliori pratiche e delle quali di seguito si fornisce una sintetica descrizione. Lo schema sotto riportato fornisce un preliminare criterio che guida la scelta delle modalità operative da adottare in funzione delle volumetrie e delle disponibilità economiche. 10

11 VOLUME MINIMO 100 mc mc mc mc 0 AUTOTRENI SABBIODOTTO DRAGA DRAGA A PRELIEVO Fino a 3 km PROFONDO Fino a 15 km Per mc/g Fino a 7 km Per mc/g Prelievo fino a - 15 metri per mc/g Prelievo fino a -7 metri A 32 miglia marine per mc/g Prelievo a -42 metri Qui di seguito si tratteggiano i principali aspetti sperimentali e logistici delle più avanzate tecnologie fino ad oggi utilizzate in Emilia-Romagna. 1) Draghe semoventi aspiranti e rifluenti più o meno grandi, dotate di teste draganti a semplice aspirazione o con disgregatori meccanici o con getti d acqua in pressione, con tubazioni di spinta di un paio di chilometri, prolungabili con stazioni di rilancio a svariati chilometri. E il caso utilizzato nel porto di Riccione attualmente in fase di avvio, in cui è previsto l utilizzo di una draga che opera alla bocca di porto con tratto mobile e flessibile di tubazione che si flangia in testa ad ognuno dei due piccoli moli del porto a due tubazioni di ugual diametro, questa volta però fisse ed interrate. Tali tubazioni si sviluppano lungo costa verso nord per circa 500 m, verso sud per circa 3 chilometri, intercalando una stazione di rilancio, fino a coprire praticamente tutta la costa fino al confine comunale. Le condotte che corrono interrate nel retrospiaggia, presentano dei punti di derivazione, contenuti da grossi pozzetti sotterranei, per distribuire la miscela acqua sabbia, pompata dalla draga dentro la tubazione fissa, in maniera uniforme sul fronte spiaggia, tramite un ultimo tratto di tubo flessibile allacciabile di volta in volta ai vari pozzetti (vd schemi progettuali riportati in figura 5). 11

12 Questo metodo, innovativo in Italia, promette una ottima capacità di produzione, un basso impatto ambientale e intralcio alle attività turistiche balneari. Sono da verificare la economicità dei costi fissi di manutenzione dell impianto fisso. Figura 5 > Sabbiodotto permanente di Riccione: schemi di progetto 2) Testa aspirante montata su un braccio idraulico, che a sua volta può essere collocato su mezzo terrestre o galleggiante tipo pontone. Questo metodologia è stata utilizzata, la prima volta nel 2004, in un lavoro a Porto Garibaldi (Comacchio) per scavare un accumulo costiero, a ridosso di un molo che ha interrotto il trasporto solido longitudinale, usando una tubazione di 250 mm di diametro, in elementi lunghi 12 metri in HDPE flangiati, mobili e collocati in superficie lungo la spiaggia, per il periodo necessario al pompaggio e poi rimossi. Anche qui si è raggiunto la distanza di svariati chilometri con l utilizzo di una stazione di rilancio. 12

13 Questo metodo presenta una discreta capacità produttiva, richiede il rispetto dei tempi di utilizzo della spiaggia per turismo e nelle zone di pregio naturalistico. La figura 6 riporta le immagini dell intervento Figura 6 > Ripascimento con sabbiodotto 3) Pompaggio diretto della draga aspirante e rifluente in casse di colmata provvisorie, allestite nella spiagge adiacenti alle radici dei moli del porto canale, asciugatura delle casse riempite e trasporto dei sedimenti resi palabili, con mezzi terrestri lungo la spiaggia o alle strade litoranee nei punti di ripascimento. Questa metodologia, molto diffusa è stata usata spesso in parecchi porti-canale regionali, tipo Cesenatico, Cervia, Porto Verde e lo stesso Riccione, è abbastanza flessibile, richiede il rispetto assoluto dei tempi legati all utilizzo turistico della spiaggia, presenta un certo impatto quando i mezzi terrestri devono uscire dalla spiaggia per raggiungere la zona di ripascimento. 13

14 Figura 7> Pompaggio con draga aspirante 4) Classico escavo del fondale con benna mordente, istallata su braccio idraulico o drag- line, montato su moto pontone, carico su tramoggia posta sullo stesso pontone o su bettoline affiancate, trasporto con navigazione fino al punto di ripascimento o immersione deliberata e scarico sempre con benna o con apertura della tramoggia. Questa metodologia è molto flessibile, utile per quasi tutti i tipi di interventi, ma con volumi di produzione bassi. È un sistema che non garantisce dall intorbidimento delle acque e dalla mobilizzazione degli inquinanti. Figura 8 > Escavo del fondale con draga aspirante 14

15 5.3.4 Studi sperimentali sul riutilizzo dei sedimenti di dragaggio Accanto a queste tecnologie di dragaggio e riutilizzo applicate per il ripascimento dei tratti di litorale in erosione, negli ultimi anni sono stati effettuati anche studi specifici finalizzati ad ampliare le possibilità di riutilizzo dei sedimenti. Si riporta di seguito la sintesi di uno studio terminato nel gennaio 2013 e di un progetto Life ancora in corso Programma di ricerca per la gestione e il riutilizzo dei sedimenti litoranei Il Programma di ricerca realizzato tra il 2008 ed il 2013, ha affrontato diverse problematiche quali: la caratterizzazione dei sedimenti oggetto di dragaggio, la sperimentazione di tecniche di trattamento, la caratterizzazione dei sedimenti presenti lungo la fascia costiera (spiaggia emersa e sommersa fino alla batimetrica 5 m), la ricostruzione dei loro valori di background naturali (assenza di contaminazione antropica) e dei livelli chimici di base, la definizione dei possibili riutilizzi dei sedimenti dragati ed un'analisi del quadro normativo di riferimento a livello nazionale ed europeo entro il quale si collocano le attività di movimentazione dei sedimenti marini e la loro deposizione in differenti ambienti litoranei e terrestri, l approfondimento degli aspetti legati alla valutazione del potenziale impatto ambientale collegato alle sealine presenti nel tratto di mare immediatamente a sud del canale Candiano. L attuazione del Programma era inserita all interno di un Accordo Operativo tra Regione Emilia- Romagna e Provincia di Ravenna, Comune di Ravenna ed Autorità Portuale di Ravenna per la condivisione dei dati e delle attività di analisi previste dal progetto. In particolare la seconda fase del Programma ( ) ha previsto l installazione di un impianto di Soil Washing full scale per il trattamento di mc di sedimenti dragati dal porto di Ravenna per ottenere due tipologie di materiali in uscita; una frazione sabbiosa che, se non contaminata, doveva essere utilizzata come materiale da ripascimento, ed una frazione fine per la quale erano state previste modalità di riutilizzo e non di smaltimento. I risultati ottenuti dalla sperimentazione hanno mostrato che, in termini di efficienza nella separazione granulometrica, il processo di Soil Washing se applicato ad un sedimento in ingresso composto mediamente dal 50% di sabbia (2000 µm<φ<63 µm) e 50% di fine (Φ< 63 µm) consente il recupero quasi completo della frazione sabbiosa, che risulta caratterizzata da un contenuto di frazione fine < 10 % ed un contenuto minimo di secco che si attesta attorno all 85%. 15

16 Tale risultato è stato raggiunto grazie all ottimizzazione operata durante la fase di set-up delle 3 fasi di separazione della frazione fine da quella sabbiosa, che avvengono nell impianto attraverso l utilizzo in serie di un idrociclone primario, di un classificatore controcorrente e di un idrociclone secondario. Nella frazione fine (cake) in uscita dall impianto, si sono concentrati la maggior parte degli inquinanti presenti nel sedimento iniziale (metalli pesanti, idrocarburi ed IPA). La frazione grossolana (sabbia) in uscita dall impianto (1.200 mc) è risultata conforme alle Tab. 2.3 LCB e.3c del Manuale per la movimentazione dei sedimenti marini APAT ICRAM ed è stata utilizzata per la realizzazione degli argini invernali di un tratto di litorale in erosione del litorale Ravennate. In accordo con il Servizio Tecnico di bacino Fiumi Romagnoli, la spiaggia di Punta Marina nord è stata scelta come area a cui destinare le sabbie ottenute dal trattamento. Tale tratto di litorale è da anni soggetto a intensi fenomeni erosivi perché collocato sottoflutto, rispetto alla direzione del trasporto solido lungo costa (S-N), a una lunga serie di scogliere (circa 6 km) che proteggono le spiagge di Lido Adriano e Punta Marina. La frazione fine (cake) in uscita dall impianto (2.000 mc), quale prodotto di attività di recupero R5, cessando la qualifica di rifiuto perché conforme ai valori della Tab.1, colonna B All.5, Tit.V della Parte IV del D.lgs. 152/06 e s.m.i. e al Test di Cessione di cui al D.M. 05/02/98 e s.m.i., è stata riutilizzata per la realizzazione di riquotature presso una zona depressa del ravennate. Nell ambito di questo progetto, al fine di individuare ulteriori possibilità di recupero dei materiali in uscita da un impianto di Soil Woshing, si è testato l utilizzo del cake all interno dei processi industriali di produzione di laterizi. In particolare tale sperimentazione ha dato esito positivo in quanto tale materiale è risultato idoneo all utilizzo come additivo nell impasto di produzione di laterizi da intonaco (ovvero di laterizi per murature, tramezzature ed elementi da solaio), in misura variabile dal 10% al 20% in funzione del tenore argilloso dell impasto, in quanto tale tipo di additivo esercita una buona funzione di riduzione del ritiro del laterizio prodotto Il progetto Life SEDI.PORT.SIL Il progetto propone un ciclo integrato da applicare ai sedimenti (ed acque associate) direttamente a seguito delle attività di dragaggio, al fine di ridurre gli impatti ambientali e massimizzare il materiale riciclabile. I sedimenti contaminati possono essere impiegati come materia prima nel settore infrastrutturale e nell ingegneria ambientale. Il progetto indaga l uso di sedimenti inquinati come materia prima per l estrazione di silicio di grado metallurgico. Dapprima, alcuni campioni di sedimento dragati dal Porto di Ravenna sono trattati 16

17 mediante un impianto pilota. Successivamente è studiata l applicabilità del processo a scala regionale e valutata la replicabilità in un differente contesto Europeo (porto di Midia, Romania). L obiettivo finale è lo sviluppo di linee guida per il trattamento dei sedimenti, il riuso come materie prime e la valutazione della sostenibilità per la realizzazione dell impianto di trattamento nel Porto di Ravenna. Una delle azioni previste dal progetto aveva l obiettivo di dimostrare l'efficienza e produttività dell'estrazione del silicio di grado metallurgico dai sedimenti contaminati attraverso il trattamento al plasma. Questo processo è altamente innovativo, considerando che fino ad ora non è mai stato applicato a sedimenti contaminati di tipo marino Le azioni finalizzate alla razionalizzazione delle modalità di gestione dei materiali dragati Razionalizzazione delle competenze Nel 2002 con legge 31 luglio 2002 n. 179 (Disposizione in materia ambientale) art. 21 era stata individuata la Regione quale titolare dell autorizzazione per lo scarico di sedimenti al fine di ripascimento, mentre rimaneva al Ministero dell Ambiente l autorizzazione per la deliberata immersione in mare al largo. La Regione Emilia-Romagna, ha a sua volta, individuato al suo interno il Servizio Difesa del Suolo della Costa e Bonifica per esercitare tale competenza, in quanto già impegnato nella gestione integrata della spiaggia e nelle tecniche di ripascimento per la difesa costiera, oltre che nella gestione integrata dell ambiente marino. Pertanto, per un decennio fino al 2012, è stato in vigore un iter autorizzativo che variava in funzione delle modalità di riutilizzo dei sedimenti, facendo capo, a seconda dei casi, a due diversi Enti. Se infatti i sedimenti potevano essere valorizzati e utilizzati come materiale da ripascimento degli arenili in erosione, di ricostruzione di strutture naturali in ambito marino-costiero, di banchine o terrapieni in ambito portuale, l iter prevedeva che l autorizzazione fosse in capo alla Regione. 17

18 Se invece il materiale dragato era ritenuto non idoneo a tale scopo, a seguito della caratterizzazione chimico-fisica, l autorizzazione all immersione in mare era data dal Ministero dell Ambiente. Con il Decreto Legge n 5 del 9 febbraio 2012, la competenza al rilascio dell autorizzazione all immersione deliberata in mare è stata trasferita dal Ministero alle Regione. A sua volta la Regione Emilia-Romagna, con Delibera della Giunta regionale n 21 del 14 gennaio 2013, ha attribuito la competenza al proprio Servizio Difesa del Suolo, della Costa e Bonifica, fornendo, peraltro le prime indicazioni procedurali per l istruttoria e il rilascio dell autorizzazione. Quindi, almeno dal punto di vista delle autorizzazioni, la Regione è diventata l unico soggetto a cui fanno capo le competenze sia per quello che riguarda i ripascimenti con i materiali di dragaggio idonei, sia per quello che riguarda l eventuale immersione in mare di sedimenti non utili al ripascimento, ma di qualità ambientale comunque compatibile con l ambiente marino e ritenuti inidonei ad una eventuale maggior valorizzazione. Tutta questa materia troverà un completo inquadramento in uno specifico regolamento regionale con il quale sarà disciplinata la movimentazione dei sedimenti marini, in tutti i suoi molteplici aspetti Verso il Regolamento della Regione Emilia-Romagna Il regolamento regionale, ancora in bozza tecnica, partendo dalla strategia europea che pone l obiettivo di trasformare i sedimenti dei dragaggi da problema in risorsa, riconduce ad un unico Ente la gestione dei materiali dragati. Cuore di tale strategia è la scelta delle diverse opzioni di riutilizzo e collocazione possibile dei sedimenti, a fronte delle diverse caratterizzazioni ambientali, certificate dagli Enti preposti anche sulla base delle analisi e riscontri analitici dei campionamenti preventivi a qualsiasi attività. La caratterizzazione viene riassunta in una tabella, derivata direttamente dal Manuale nazionale APAT-ICRAM che ad ogni classe di materiale affianca in ordine di priorità le opzioni possibili di riutilizzo e ricollocazione. Nel documento si cerca, inoltre, di portare avanti lo snellimento delle procedure e la semplificazione, a scopo applicativo, dei contenuti del Manuale Apat-Icram del 2007 che, rivedendo le tecniche di campionamento, ha comportato un aumento del numero di campionamenti ed un approfondimento delle analisi di laboratorio. 18

19 Tale tentativo di snellimento, attraverso una maggior durata di validità delle analisi e focalizzando l attenzione sugli elementi di criticità e gli inquinanti che occorre controllare in un determinato sito, determina anche una riduzione delle analisi meno significative e inutilmente ripetitive nel tempo. Questo si ottiene attraverso una maggior ma soprattutto costante attenzione alla realtà costiera e portuale, mettendo a sistema i dati raccolti, evidenziando i dati costanti nel tempo, le criticità e pertanto ottimizzando sia le conoscenze passate sia quelle ed attuali. Per fare questo da una parte, nell attività ordinaria, si è andati verso l implementazione e la sistematizzazione dei data base dei ripascimenti, nei vari siti nei diversi anni, dei campioni georeferenziati e delle relative analisi di laboratorio, dall altra il regolamento tenta l introduzione di nuovi strumenti come la scheda di bacino portuale e la scheda di tratto litoraneo. Questi strumenti dovrebbero sostanzialmente fotografare le situazioni ambientali e morfologiche delle celle in cui si è discretizzata la zona costiera, evidenziandone le caratteristiche e seguendone poi passo passo, l evoluzione allo scopo di supportare la decisione e le procedure autorizzative, evidenziando le criticità ed evitando analisi ripetitive. Per quanto riguarda la discretizzazione territoriale si è messo a punto un metodo chiamato SICELL che suddivide la costa in celle elementari, con criteri di omogeneità nella gestione dei sedimenti, sulle quali ricondurre i dati dei database sulla gestione dei sedimenti e di qualità ambientale per andare a costruire parametri sintetici di erosione e qualità ambientale. A loro volta queste celle elementari vengono raggruppate in più estesi tratti costieri significativi, che saranno le basi sulle quali andare a applicare gli strumenti delle schede di bacino portuale e di tratto litoraneo significativi, previste dal futuro regolamento. 19

20 A.5.4 Coinvolgimento di Autorità Portuali e comitati Comunali nell ambito della gestione integrata regionale delle aree costiere I dati relativi alla domanda di gestione dei sedimenti di dragaggio A fronte di un quadro normativo complesso ed in evoluzione, vale la pena riassumere alcune informazioni sui volumi dragati dai porti regionali e sulle loro destinazioni finali per contestualizzare l ambito di applicazione dei risultati del progetto COAST-BEST. I dati sono stati raccolti presso le Capitanerie di Porto, per quanto concerne lo scarico nelle apposite aree al largo, e presso la Regione per quanto riguarda i volumi di materiale dragati in corrispondenza delle imboccature portuali e, grazie alla loro natura prevalentemente sabbiosa, messi direttamente a ripascimento. Non sono stati inseriti i dati del porto nazionale di Ravenna che ha quantità di sedimenti da dragare assai elevate, ed è gestito da un autorità portuale nazionale, pur partecipando alla rete di riutilizzo delle sabbie per ripascimento, quando idonee, Nel periodo che va dal 1999, quindi dopo l individuazione delle nuove aree di sversamento al largo della costa regionale, a tutto il 2003 il volume dei materiali dragati all'interno dei porti e sversati al largo è stato in totale m 3, con una media di circa m 3 /anno. Nei successivi 5 anni, cioè fino al 2009, il totale dei sedimenti scaricati a mare è stato pari a circa mc corrispondenti a m 3 /anno. In pratica tra i 2 periodi si è avuto più di un dimezzamento dello scarico a mare del materiale dragato. Di contro i volumi di sabbia dragati in corrispondenza delle imboccature portuali e portati direttamente a ripascimento (quindi senza alcun trattamento) sono praticamente raddoppiati. Prendendo in esame gli stessi periodi considerati nel punto precedente, si vede infatti che tra il 1999 e il 2003 la sabbia dragata e utilizzata per ripascimento delle spiagge è stata pari a m 3 corrispondenti a circa m 3 /anno, mentre tra il 2004 e il 2009 tale volume è passato a m 3, con una media di circa m 3 /anno (vd. tabella 1 e figure 8, 9 e 10). Come si vede la politica di gestione attuata dalla Regione nell'ultimo decennio ha portato ad una forte riduzione dei volumi scaricati nelle apposite aree situate oltre le 3 miglia dalla costa e, allo stesso tempo ad un incremento dei volumi di materiali utilizzati per scopi di ripascimento. All'interno di questo contesto, indirizzato alla progressiva valorizzazione dei materiali dragati nei porti, è evidente che il dato da cui partire per stimare i quantitativi da sottoporre a un eventuale 20

21 trattamento è, allo stato attuale, pari a m 3 /anno, ma alla luce del trend dell'ultimo decennio tale volume potrebbe subire ulteriori riduzioni. 21

22 Tabella 1> Sintesi dei volumi dragati dai porti regionali dal 1999 al 2009 Figura 9 > Volumi dragati 22

23 Figura 10 >Volumi sversati a mare Figura 11 > Volumi portati a ripascimento 23

24 5.4.2 Il coinvolgimento degli Enti locali nella gestione integrata delle aree costiere Durante le diverse fasi del progetto le Autorità locali coinvolte nelle procedure di gestione dei sedimenti sono state coinvolte sia indirettamente attraverso la richiesta dei dati, sia direttamente attraverso l illustrazione dei diversi step progettuali in occasione dei workshop programmati. In particolare si riporta di seguito un elenco dei principali soggetti coinvolti a vario titolo nella realizzazione dell azione 5 del progetto COAST-BEST. REGIONE EMILIA-ROMAGNA: Servizio difesa del suolo, della costa e bonifica Guida Monica (Responsabile) Albertazzi Carlo Servizio rifiuti e bonifica siti Cannariato Vito (Responsabile) Palumbo Leonardo Servizio tutela e risanamento risorsa acqua Bissoli Rosanna (Responsabile) Servizio tecnico bacino Po di Volano e della costa Peretti Andrea (Responsabile) Farina Maurizio Servizio tecnico bacino di Romagna Vannoni Mauro (Responsabile) Sammarini Sanzio Corbelli Mauro Servizio geologico, sismico e dei suoli Pignone Raffaele (Responsabile) Perini Luisa Calabrese Lorenzo COMUNI Cattolica, Riccione, Rimini, Bellaria Igea-Marina, Cesenatico, Cervia, Porto Garibaldi, AUTORITÀ MARITTIMA Capitanerie di porto di: Ravenna e Rimini Uffici Circondariali Marittimi di: Porto Garibaldi e Cesenatico Uffici Locali Marittimi di: Cervia, Bellaria, Riccione, Cattolica 24

25 Come indicato nel paragrafo precedente, sia la normativa nazionale, sia il regolamento che la Regione Emilia-Romagna sta predisponendo, riconducono ad un unico Ente la gestione dei materiali dragati. Sarà pertanto la Regione, attraverso il Servizio Difesa della Costa e bonifica, ad esercitare tale competenza. In particolare: la competenza al rilascio dell autorizzazione allo sversamento deliberato in mare è stata trasferita dal Ministero alle Regioni (D.L. n 5 del 9/2/2012) la Regione è diventata l unico soggetto a cui fanno capo le competenze sia per quello che riguarda i ripascimenti, sia per quello che riguarda l eventuale sversamento a mare di sedimenti ritenuti inidonei ad una eventuale valorizzazione tutta questa materia troverà un completo inquadramento in uno specifico regolamento regionale con il quale sarà disciplinata la movimentazione dei sedimenti marini, in tutti i suoi molteplici aspetti per quanto atterrà la caratterizzazione, la classificazione e le modalità di monitoraggio il regolamento prenderà a riferimento il Manuale per la movimentazione dei sedimenti marini APAT-ICRAM. Si riporta in figura 11 l esempio della classificazione dei materiali contenuta nella proposta di nuovo regolamento regionale. Figura 11> Classificazione dei materiali contenuta nella proposta di nuovo regolamento. 25

26 A.5.4 Linee guida sugli aspetti legali e amministrativi per il riutilizzo di sedimenti di dragaggio Ruolo del progetto COAST-BEST nella proposizione di criteri metodologici e linee guida La Regione Emilia Romagna, nell attuale lavoro di pianificazione, definizione e redazione del suddetto regolamento per la gestione integrata delle aree costiere citato nelle sezioni precedenti, tiene ovviamente in considerazione come base di partenza le esperienze applicative in merito, tra gli altri aspetti coinvolti, alla gestione dei sedimenti di dragaggio in ambito internazionale, nazionale, regionale e locale. Tra le indicazioni che verranno elaborate e recepite nell ambito di tale lavoro di definizione del regolamento regionale rientrano evidentemente anche i risultati prodotti nell ambito del progetto COAST-BEST, nel quale si ricorda che la Regione Emilia Romagna ha preso parte direttamente quale ente co-finanziatore. A testimonianza delle ricadute dirette del progetto COAST-BEST sulla proposizione di criteri metodologici, linee guida e approcci progettuali per la gestione dei sedimenti di dragaggio si cita il pubblico apprezzamento manifestato 26

27 in occasione di diversi eventi (ultimo il workshop finale del progetto) da parte dei rappresentanti della Regione Emilia Romagna nei confronti dei risultati conseguiti dal progetto stesso. Nel regolamento nazionale sulla gestione dei sedimenti di cui all art. 109 del D.LGS. 152 del 2006 e ss.mm, almeno per il testo conosciuto attualmente ancora in fase di approvazione, è contenuto il concetto di recupero inteso come miglioramento della qualità dei sedimenti. Per miglioramento si intendono tutte le attenzioni, le attività e i processi che si possono mettere in pratica per fare risalire il materiale in una classe più elevata rispetto alla prima caratterizzazione, in modo da poterlo valorizzare al massimo individuando una ricollocazione ricollocazione più facile ed economicamente più vantaggiosa. L applicazione di quanto emerso dal progetto COAST-BEST alle modalità di gestione dei sedimenti di dragaggio dei porti della Regione Emilia-Romagna ha i seguenti limiti: quantitativi ridotti di materiali da dragare da ciascun porto. distribuzione granulometrica che consente di operare anche attraverso un dragaggio selettivo. livelli di contaminazione dei sedimenti, in genere, non particolarmente elevati, salvo alcune localizzate situazioni. Rispetto a tali limiti il progetto ha individuato comunque le seguenti opportunità: migliore valorizzazione della frazione sabbiosa nel caso di sedimenti eterogenei possibilità di riutilizzo anche della frazione fine in funzione dei livelli di contaminazione residui dopo SW (es. riempimento bacini, terrapieni, ecc.) nel caso di livelli di contaminazione elevati, recupero della frazione grossolana e conseguente riduzione della quota contaminata da avviare a smaltimento. I risultati raggiunti mediante il progetto COAST-BEST si inseriscono pienamente nell ambito relativo al recupero e miglioramento del materiale dragato. Mettere a punto e rendere realizzabili metodi di disinquinamento, oltre ovviamente a promuovere la conoscenza nel mondo della ricerca, significa ampliare e fare sviluppare un settore economico molto promettente. Si riportano di seguito alcune applicazioni di utilizzo immediato nella pratica reale: 1) A fronte di escavi e dragaggi di sedimenti che in parte sono collocati in una classe inferiore alla A della tabella del Manuale APAT-ICRAM, la possibile applicazione di processi trattamento che faccia rientrare più materiale possibile nella classe A, determina un aumento della quantità di sedimento utilizzabile per il ripascimento delle spiagge contro l erosione. Si ricorda che la 27

28 classe A consente il ripascimento nella spiaggia sommersa (classe A2) o della spiaggia emersa (classe A1). Ovviante tali processi devono essere economicamente, temporalmente e anche logisticamente compatibili con questo riuso. Il costo e la logistica di questi processi devono essere raffrontabili al costo e alle esigenze di un normale ripascimento, con un possibile lieve incremento dei costi e delle difficoltà logistiche compatibili con la realtà attuale. 2) Un applicazione meno evidente, ma di grande importanza, specialmente per chi si occupa di procedure ambientali e di autorizzazioni, è finalizzata a risolvere un problema che molte volte si è presentato nella pratica. Spesso si verifica che in un piano di caratterizzazione di una zona portuale o costiera da dragare vi sia una zona o dei sedimenti che presentano un livello di inquinamento più elevato che determina l abbassamento o l uscita dai limiti soglia per un determinato riutilizzo. Tale quantitativo anche se in piccola quantità, ad esempio 5-10 %, può essere un ostacolo alla rimozione e ricollocazione di tutto il volume di dragaggio. Questo avviene in applicazione del principio, che discende dalle Direttive Comunitarie, tale per cui nella definizione di cioè che non è rifiuto e quindi potenzialmente riutilizzabile, si indica che l approccio al problema debba essere unico. Pertanto nelle fasi di autorizzazione e approvazione del progetto, in genere si prevede il riutilizzo, la ricollocazione o l inertizzazione di tutto il materiale scavato, senza fare eccezioni su aliquote più o meno quantitativamente e qualitativamente considerevoli. In questo senso, l approntamento di impianti di trattamento di parte del sedimento più inquinato del contesto circostante, abbinato alle tecniche di escavo selettivo e di precisione, ormai comunque consolidate con i moderni mezzi tecnologici ed ecocompatibili, può rappresentare un utile via di uscita per risolvere l ostacolo. Andrà definito, caso per caso, se trasportare l impianto sul luogo di estrazione o trasportare il materiale in un impianto più centralizzato, ma queste sono considerazioni di carattere logisticoeconomiche. Il seppur modesto rialzo del costo dell intervento rispetto all assenza dello spot, deve essere confrontato da una parte con i costi di consegna di tutto il materiale come rifiuto in discarica, dall altra, come impossibilità di operare e conseguente paralisi di tutto il progetto. 3) In quei casi nei quali il materiale inquinato, le cui analisi di laboratorio escono dalle soglie limite, risulta quantitativamente rilevante, l uso di impianti di trattamento e miglioramento utilizzati sul posto di estrazione, può servire a ridurre sia il livello di inquinamento, sia il volume complessivo, tramite la separazione delle aliquote di diversa granulometrie. In tal modo si potrà condurre a termine l intervento di rimozione con costi inferiori. 28

29 In questo caso i costi comunque elevati del trattamento, devono essere confrontati da un lato con il conferimento di tutto il volume dragato come rifiuto in discarica e, dall altro, con l impossibilità di svolgere le operazioni di dragaggio Proposta di criteri metodologici e linee guida La elaborazione critica delle informazioni acquisite nel corso del progetto COAST-BEST nelle fasi di analisi della bibliografia e della documentazione disponibile, di caratterizzazione dei porti, di sviluppo e realizzazione dell impianto pilota per l ottenimento di frazioni da avviare a valorizzazione e per la contemporanea riduzione delle quantità da avviare a smaltimento finale, ha consentito di formulare una proposta di linee guida delle attività da intraprendere per la realizzazione degli interventi di dragaggio nei porti di piccoli dimensioni. Nelle Tavole 1-6, essa viene illustrata sia graficamente sia mediante la descrizione delle singole attività e dei soggetti coinvolti. Nella Tavola 1, vengono in particolare illustrate le relazioni esistenti tra le diverse attività in cui si può pensare articolata la gestione dei sedimenti nei porti di piccole dimensioni. Tali attività risultano tra loro ciclicamente connesse in quanto, se strutturate e gestite in modo adeguato, consentono di dar luogo ad un processo virtuoso di continua verifica delle procedure e degli esiti derivanti dalla adozione di esse, verifica che può contribuire in primo luogo alla creazione di uno storico di conoscenze, e in secondo luogo alla adozione di interventi migliorativi e correttivi di eventuali possibili criticità di natura tecnica, economica, ambientale e/o di formazione/comunicazione. Le Tavole da 2 a 3 illustrano le principali criticità per ciascuna delle fasi di realizzazione ed esercizio del sistema di gestione dei sedimenti nei piccoli porti, così come emerse ed evidenziate nel corso dello svolgimento delle azioni del progetto COAST-BEST. Sono stati altresì elencati i principali effetti negativi associati a tali criticità, la cui analisi approfondita ha consentito di formulare le linee guida illustrate nella parte conclusiva di ciascuna tavola. Uno degli aspetti di particolare rilevanza emersi nel corso dello svolgimento del progetto LIFE COAST-BEST ha riguardato la estrema frammentazione di ruoli e competenze nella gestione delle aree marino-costiere, aspetto reso ancora più critico nel caso in cui ci si riferisca a porti di modesta dimensione. Tale frammentazione influenza in modo negativo tutti gli aspetti connessi alla problematica dei sedimenti di dragaggio, dalla acquisizione delle informazioni sulle esigenze di interventi di rimozione dei materiali a quelle relative alle caratteristiche qualiquantitative di questi, inclusi gli aspetti amministrativi per l avvio di programmi e azioni che favoriscano la trasformazione dei sedimenti di dragaggio da rifiuto a risorsa. Per tale ragione, 29

30 una sezione di ciascuna tavola è dedicata proprio ai soggetti Istituzionali o del mondo imprenditoriale e della società civile che si ritiene opportuno prendano parte nelle decisioni e svolgano un ruolo attivo nelle fasi specifiche in cui è articolata ciascuna attività, nonché il ruolo che essi dovrebbero auspicabilmente ricoprire. Si osservi che nel caso delle Istituzioni pubbliche si suggerisce un intenso coinvolgimento delle Autorità e degli Enti territorialmente competenti, con un ruolo degli Organismi centrali limitato essenzialmente al supporto e alla verifica della congruità delle procedure e dei metodi proposti o adottati. Di contro, nel caso dei soggetti privati, se ne suggerisce il coinvolgimento a livello nazionale. Ciò ha la finalità precipua di stimolare la creazione di condizioni di mercato favorevoli al riuso/riciclo/riutilizzo dei materiali separati. Proprio le analisi e le attività condotte nell ambito del progetto COAST-BEST hanno consentito di verificare, anche nel corso delle discussioni emerse nel corso dei workshop e dei convegni che sono stati svolti, la scarsa propensione del settore produttivo a considerare i sedimenti di recupero come una risorsa da sostituire a materie prime naturali, ciò a causa dell assenza sia di procedure chiare sia di modalità di connessione/integrazione tra le attività di dragaggio, trattamento ed eventuale reimpiego dei sedimenti trattati. Il coinvolgimento di soggetti del mondo produttivo al di fuori dei confini territoriali direttamente interessati o situati in prossimità delle aree oggetto degli interventi di dragaggio può consentire infatti di promuovere le possibilità di utilizzo di tali materiali (non solo in termini quantitativi ma anche in termini di ampliamento delle tipologie di comparti industriali e/o di processi a cui i sedimenti di recupero possono essere alimentati), con un potenziale effetto positivo sul grado di confidenza sia dei soggetti privati che delle Istituzioni nei confronti di opzioni alternative allo smaltimento. 30

31 Tav- 1 Rappresentazione olistica del sistema di interventi di dragaggio nei piccoli porti e di gestione dei sedimenti da essi provenienti. 31

32 Tav. 2 Pianificazione: dettaglio delle attività PRINCIPALI CRITICITÀ: 1. assenza di un chiaro quadro normativo di riferimento; 2. informazioni non omogenee e non standardizzate relativamente alle aree interessante da interventi di dragaggio; 3. assenza di programmazione delle previsioni sulle esigenze di dragaggio (frequenze di intervento stimate, quantità attese, caratteristiche dei materiali da drag 4. assenza di banche dati delle informazioni che ne facilitino il reperimento e supportino la fase di analisi degli scenari; 5. vincoli legati alle limitate disponibilità economiche 6. scarsa promozione/incentivazione delle attività di recupero/riciclo/riutilizzo dei sedimenti/assenza di un mercato per tali matrici/ modesto coinvolgimento de EFFETTI: 1. assenza di un chiaro quadro di riferimento e di una programmazione delle attività a breve e medio termino che consentano sia ai Soggetti Istituzionali sia agl intraprendere azioni efficaci ed efficienti dal punto di vista tecnico, economico ed ambientale; 2. assenza del coinvolgimento dei cittadini e delle relative rappresentanze in un percorso decisionale chiaro e trasparente. ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITA DI PIANIFICAZIONE - Azioni (colonna sinistra) e Soggetti coinvolti e rela

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