Un piano di vendetta.

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Alessia Paoli
7 anni fa
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1 Un piano di vendetta. Sembrava una mattina come tutte le altre: la sveglia, il bagno, la colazione e poi di corsa a vestirsi per uscire. Appena aperta la porta della camera, capì subito che non sarebbe stato così. Nella notte era sparita la cosa più importante della sua vita: Leo, suo figlio, un bambino di 4 anni, biondo, riccioluto, alto, magro e molto timido. Il letto era perfettamente ordinato, la coperta pure, ma le lenzuola e il cuscino emanavano un odore simile a quello di qualcosa di bruciato. Spostando leggermente la trapunta, si scorgevano bruciature tra le lenzuola. Lì era infilzato, in un coltello molto affilato, un biglietto dai bordi rosso sangue che diceva: Questa notte mi sono accomodato nel vostro appartamento per rubarvi la cosa più importante della vostra vita: vostro figlio. Se lo volete riavere, al rintocco della mezzanotte di venerdì 13 novembre, dovrete presentarvi al magazzino di Via Morte, 13. Se non vi presenterete, impiccheremo vostro figlio e domenica 15 riceverete la sua testa per posta.

2 La mamma, piena di tristezza e di paura, si mise in ginocchio e scoppiò in lacrime e chiamò il padre; solo allora notò che il vetro della finestra era rotto e sul pavimento erano sparsi qua e là i giocattoli, cosa strana perché Leo era un bambino ordinato, e poi, la sera prima con essi non aveva giocato. Allora si sporse dalla vetrata rotta e vide, al piano terra, dei resti di corda nascosti dietro una pianta di rose bianche. La mamma era una donna di 45 anni, lavorava alla Giorik, era alta, sportiva e molto sentimentale.

3 La donna chiamò il marito e subito dopo il detective Mauro Carrara, un uomo alto 1,80 m, muscoloso, 49 anni, capelli neri e gli occhi castani e lucenti. Era un uomo sportivo, molto dolce e gentile con tutti che amava passare il tempo con la sua famiglia. Il poliziotto con alcuni suoi colleghi si misero subito al lavoro. Prima interrogarono i condomini e tutti i conoscenti della famiglia di Leo. Il detective continuò ad interrogare, girando di casa in casa, ma alla fine tornò al commissariato senza prove e senza nessuna pista da seguire. Nel suo ufficio erano state convocate tre persone per essere interrogate. Iniziò con Antonio Marenghi, dipendente fidato del padre e della madre di Leo; era anche stato per un periodo il baby - sitter del bambino.

4 -Io sono innocente. Non ho fatto niente disse con aria ansiosa. -Dov è stato ieri notte? gli chiese il commissario. -Ero al bar Corrin con degli amici! --Chi lo può confermare? -I miei amici e il proprietario del bar. Mauro continuò ad interrogare l altra persona: Mario Bronchi, un ex dipendente che rispose molto arrabbiato: -Io non ho fatto niente e voi mi volete accusare ingiustamente! Voglio un risarcimento dei danni morali! -Dov era ieri notte? -Ero al lavoro, ho fatto il turno di notte. -Chi l ha vista? -I miei colleghi e il mio capo! Arrivò ad interrogare Gianluca Cantoni un ex dipendente della Luxottica, che entrò nella stanza degli interrogatori, agitatissimo e disse: -Ho sudato per quell uomo e lui mi ha licenziato! -Cosa ha fatto ieri sera? -I-io e-ero a-a c-casa con-con mi-mi-mia m-m-moglie. -Chi lo può confermare? -M-mia mo-moglie. Uscì dalla sala calmo e rilassato, prese il telefono che stava squillando e disse: -Sto arrivando. Corse giù per le scale e salì sul furgone che aveva il simbolo di un teschio con una spada infilzata nella fronte. Ad un certo punto a Mauro arrivò un drone con un biglietto:

5 Salve detective, come sa, io ho Leo, ma per riaverlo dovrà sudare. Stia attento perché io le farò dei tranelli! A Mauro Carrara si accese una lampadina perché tutto il paese conosceva bene Gianluca Cantoni e il suo modo di esprimersi: usava sempre il verbo SUDARE anche nel linguaggio di tutti i giorni, per cui era sicuramente lui il colpevole! Il detective cominciò a seguire ogni mossa del sospettato, giorno e notte, finché un giorno inseguendolo giunse al covo, entrò nel magazzino di Via Morte, 13 si intrufolò e si nascose. Sentì parlare il sospettato con Leo che era nel covo terrorizzato col cuore che gli batteva come un tamburo. Era seduto e legato su una sedia: I tuoi dovranno sudare per riaverti.- urlava al bambino. Il detective di nascosto telefonò ai suoi colleghi per avere rinforzi perché da solo non era sicuro di riuscire a liberare il bambino. Dopo un po, silenziosamente, arrivarono i rinforzi e all improvviso riuscirono ad immobilizzare Cantoni e liberare Leo, che era spaventato, ma felice che l incubo fosse finito, sarebbe potuto così ritornare dalla sua famiglia. Cantoni venne arrestato e dopo aver confessato che c erano altri complici, venne portato in prigione insieme agli altri. Aveva fatto tutto ciò per far soffrire la famiglia, che secondo lui lo aveva danneggiato. Il caso era risolto.

6 IL GAZZETTINO Ritrovato il piccolo Leo Ritrovato il bambino scomparso da casa sua, grazie all intuizione di un bravo detective. Finalmente l incubo è finito: Leo è tornato a casa. Questo bimbo di 4 anni, ha potuto riabbracciare la sua mamma Maurizia. Era scomparso durante la notte del 10 novembre dalla sua casa a Milano. La mamma aveva trovato il suo lettino vuoto e tra le lenzuola un biglietto che le comunicava la brutta notizia. Le indagini erano subito partite e condotte dal detective Mauro Carrara che ha subito ascoltato tutti coloro che avevano avuto contatti con la famiglia, e dopo aver ricevuto un biglietto scritto con tono provocatorio, sul quale aveva notato una parola SUDARE che aveva sentito spesso da una delle persone sospettate, aveva cominciato ad intuire qualcosa. Il detective così cominciò a seguire ogni mossa di G. C. che lo portò nel nascondiglio dove teneva il piccolo Leo. Il rapitore spiegò le cause del suo terribile gesto: il padre del bambino lo aveva licenziato e lui voleva vendicarsi.

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