I BACINI DI CERAMICA GRAFFITA DEL XIV-XV SECOLO NELLE MURATURE ORIENTALI DELLA CHIESA DI S. AGNESE ( EX S. FRANCESCO) IN VERCELLI

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1 I BACINI DI CERAMICA GRAFFITA DEL XIV-XV SECOLO NELLE MURATURE ORIENTALI DELLA CHIESA DI S. AGNESE ( EX S. FRANCESCO) IN VERCELLI Maura Ciconi, Ornella Ferreri, Gianni Reina, Giovanni Sommo (Gruppo Archeologico Vercellese) Estratto da: «Archeologia uomo territorio» n pagg con note e aggiunte

2 L uso privato e a scopo di studio dei testi e delle immagini contenuti nel presente volume è consentita. La riproduzione anche parziale per altri scopi ed in contesti pubblici o commerciali costituisce violazione dei diritti d autore. Archeovercelli 2013 In copertina: I bacini ancora in sito (foto GAV)

3 I BACINI DI CERAMICA GRAFFITA DEL XIV-XV SECOLO NELLE MURATURE ORIENTALI DELLA CHIESA DI S. AGNESE (EX S. FRANCESCO) IN VERCELLI Maura Ciconi, Ornella Ferreri, Gianni Reina, Giovanni Sommo (Gruppo Archeologico Vercellese) Lo scopo di questa breve relazione, dedicata ad un argomento limitato e particolare, è, oltreché di fornire una preliminare documentazione sui bacini della chiesa di S. Agnese, quello di riaffermare l interesse che lo studio delle produzioni ceramiche locali certamente merita; interesse che in Piemonte ha avuto il suo primo e promettente momento di riflessione con la mostra «Torino nel basso medioevo: castello, uomini, oggetti» 1 e che a Vercelli ha determinato notevoli ritrovamenti ed interventi di ricerca 2. 1 A.A.V.V., Torino nel basso medioevo: castello, uomini, oggetti, Torino Catalogo della Mostra. 2 G. Sommo, Relazione preliminare dei sondaggi e ricerche nel sito di Piazza Cavour al civico numero 10, in Vercelli, Vercelli Dattiloscritto a cura del Gruppo Archeologico Vercellese presso la Biblioteca Civica e la Soprintendenza Archeologica del Piemonte. L. Vaschetti, Scavo nel centro storico di Vercelli, in Notiziario di Archeologia Medievale, gennaio 1981, pag. 7. G. Sommo, Un ritrovamento di ceramiche graffite presso l antica Torre dell Angelo a Vercelli, in Atti del XIV Convegno Internazionale della Ceramica, Albissola 1981, in stampa. M. Negroponzi, M. Cortelazzo, L. Murer, E. Quarantelli, L. Vaschetti, Ceramiche medievali piemontesi: prime notizie, in Atti del XIV Convegno Internazionale della Ceramica, Albissola 1981, in stampa. G. Sommo, Un ritrovamento di ceramiche graffite presso la Torre dell Angelo a Vercelli. Note preliminari sulla graffita vercellese dei secoli XV e XVI, in Bollettino Storico Vercellese, n. 18, 1, G. Sommo, Le ceramiche graffite vercellesi dei sec. XV-XVI. Note preliminari, in Archeologia Uomo Territorio n. 1, Sono tuttora in corso scavi in contesto medievale a Vercelli, presso 1 antica chie- 31

4 Fra questi il primo rinvenimento di ceramiche graffite, avvenuto presso l antica «Torre dell Angelo» ad opera del Gruppo Archeologico Vercellese 3, ed il conseguente sondaggio stratigrafico compiuto dall Istituto di Archeologia Medievale dell Università di Torino, in accordo con la Soprintendenza Archeologica del Piemonte 4, costituiscono, da una parte, la testimonianza archeologica della produzione locale di ceramica graffita tra il XV e XVI secolo, con l individuazione di abbondanti scarti di fornace, dall altra, per usare le parole della dottoressa Maria Maddalena Negro Ponzi che ha diretto l intervento, costituiscono «il recupero del primo gruppo ceramico medievale esteso, conservato in un sito urbano piemontese» 5. Questi sondaggi in contesto medievale, ed altri in corso o in progetto a Vercelli, saranno indubbiamente in grado di fornire presto i dati essenziali, legati ai contesti stratigrafici, sulla cronologia e tipologia delle ceramiche presenti a Vercelli. In tale ottica, e nell ambito della collaborazione del nostro Gruppo al progetto di studio avente per oggetto la ceramica locale, va inquadrato il presente contributo, che, con una trattazione sommaria e d inventario, conclude la prima fase di intervento del Gruppo sul complesso dei bacini della chiesa di S. Agnese: insieme coevo e contestuale di ceramiche graffite attribuibili alla seconda metà del XIV secolo o agli inizi del XV, unico esempio fino ad ora noto in città di ceramiche graffite adibite ad uso decorativo in architetture 6. Appare comunque assai probabile, data la grande diffusione di tale tipo di decorazione fra XIII e XVI secolo, che si possano in futuro avere altri ritrovamenti nel corso di ristrutturazioni di antichi edifici cittadini. Questa eventualità sarebbe preziosa soprattutto per nuove considerazioni di carattere cronologico sui materiali, in grado di arricchire e confermare i dati di scavo. I bacini di S. Agnese (intendendo per bacini tutti gli oggetti ceramici inseriti come ornamento nelle murature, indipendentemente dalla forma), oltre a rappresentare un gruppo di materiali di notevole interesse per la documentazione della ceramica graffita vercellese e piemontese, hanno in qualche maniera esemplifìcato anche un modus di utile collaborazione, ai fini di tutela, fra Soprintendenze, Associazioni, Enti locali. sa ed ospedale di S. Bartolomeo e presso l antico complesso detto «Dugentesco», entrambi a cura della Soprintendenza Archeologica del Piemonte. 3 Si veda la citata relazione del Cfr. L. Vaschetti, cit., M.M. Negro Ponzi Mancini, Ricerche sulla ceramica medievale in Piemonte: problemi e prospettive, in A.A.V.V., cit., Torino 1982, pag Si omette qui di trattare dei tre bacini presenti nel porticato della casa di via Foa, trattandosi di ceramiche a lustro, probabilmente islamiche. 32

5 Tav. 1 Pianta della chiesa e dell antico chiostro. Il cerchio indica il sito dei bacini. Schema delle murature con i tre strati e quadro d insieme dei bacini con la numerazione adottata. 33

6 Infatti la rilevazione fotografica ravvicinata dei bacini, per le particolari attrezzature necessarie, ha richiesto un apposito finanziamento da parte della Regione Piemonte, tramite il Comitato Comprensoriale di Vercelli, nonché, naturalmente, l intervento della competente Soprintendenza 7. L esame ravvicinato degli elementi ceramici di S. Agnese, così come purtroppo avviene per quanto riguarda il frammento marmoreo dell abside 8, ha rivelato un notevole stato di degrado che, in alcuni casi, rischia di compromettere definitivamente la leggibilità dei manufatti. Particolarmente grave è la situazione di quegli elementi in cui è stato riscontrato il parziale sgretolamento della vetrina e dell ingobbio, pertanto ci si deve attualmente porre con molta serietà il problema della conservazione che, come accade per gli altri bacini piemontesi inseriti in architetture fino ad ora studiati 9, presenta con particolare urgenza la necessità dello stacco, se si vorrà evitare la perdita definitiva di quegli elementi già gravemente compromessi dall azione atmosferica. Per questo una seconda fase dell intervento del Gruppo, fortunatamente in avanzata fase di progetto, costituirà la parte finale del lavoro, forse la più importante. Essa consisterà infatti nel favorire una rapida azione di tutela su questi materiali che, fino ad oggi poco considerati 10, come nel nostro caso, ignoti ed inediti, costituiscono nel loro insieme un vasto complesso di beni di rilevante interesse per la cultura materiale, che si va lentamente e progressivamente deteriorando. Prima di passare alla descrizione dei sette elementi ceramici, appare opportuna una breve serie di considerazioni di carattere storico sulla chiesa, e di carattere morfologico sulla muratura contenente i bacini. Ciò soprattutto a sostegno della nostra attribuzione alla seconda metà del secolo XIV, primi decenni del XV (attribuzione purtroppo piuttosto ampia, in assenza di dati più precisi), di particolare interesse specifico essendo fino ad oggi note a Vercelli, dal citato scavo della «Torre dell Angelo», ceramiche graffite databili esclusivamente dalla seconda metà del secolo XV alla prima metà del secolo XVI. Pertanto, se le nostre considerazioni cronologiche sono corrette, i bacini di ceramica graffita della chiesa di S. Agnese rappresentano un primo insieme di oggetti riferibili al XIV secolo ed all ambito vercellese, anche 7 Va qui ringraziata, per la grande disponibilità e pazienza, la dottoressa Paola Astrua, Direttore della Soprintendenza ai beni Storici ed Artistici del Piemonte, che ha seguito i primi interventi. 8 Frammento marmoreo di epoca romana, attualmente asportato e conservato in altra sede. 9 Cfr. M. Cortelazzo, Bacini di ceramica graffita del XIV secolo nel Piemonte Occidentale, in A.A.V.V., Catalogo cit., Torino 1982, pag

7 se la loro provenienza da botteghe locali non è affatto certa, per quanto giudicata probabile. La chiesa di S. Agnese, così come oggi si presenta, è frutto di numerosi interventi di rifacimento e restauro, conseguenti ad una vicenda storica complessa e non sempre fortunata dell edificio. Agli effetti del tema che ci interessa sarà sufficiente chiarire la cronologia essenziale delle fasi costruttive e dei successivi interventi legati alle strutture murarie che hanno interessato essenzialmente la facciata, ottocentesca in stile barocco, il fianco della navata sinistra e l interno, nonché il fianco esterno verso via Borgogna 10. La struttura della chiesa tuttavia, a tre navate con abside poligonale e campanile a pianta quadrata, conserva l originale conformazione gotica a cui si legavano un tempo, sul lato orientale, il chiostro ed il convento francescano oggi perduti, così come è possibile riscontrare dalla pianta del 1802 conservata presso l Archivio di Stato di Vercelli 11. Sorta sotto il titolo di S. Francesco, la chiesa ha origine dall assegnazione ai Frati Minori di S. Francesco del beneficio parrocchiale dell antica S. Salvatore de Mercatello con atto 10 marzo , «ecclesia Sancti Salvatoris de Mercatello... cum domibus, cemeiterio et platea ipsius positis juxta eam...» 13, così come viene descritta nella richiesta dei frati. Abbandonato il convento di S. Matteo che occupavano dal i Francescani si diedero all ampliamento e riedificazione dell antica parrocchia risalente al secolo X 15, avendo ottenuto, con ogni probabilità, di trasferire i parrocchiani di S. Salvatore de Mercatello alla chiesa di S. Maria Maggiore antica 16. La costruzione, cui concorse un contributo comunale assegnato con atto 18 marzo , dovette sorgere nello spazio di circa 10 A.M. Brizio, Catalogo delle cose d arte e d antichità d Italia. Vercelli, Roma 1935, pag A.A.V.V., Storia e architettura di antichi conventi, monasteri e abbazie della città di Vercelli, Mostra documentaria, Archivio di Stato di Vercelli, Vercelli 1976, pag V. Mandelli, Il Comune di Vercelli nel medioevo, Vercelli 1858, IV, pag V. Mandelli, Op. cit., IV, pag. 195 in cui, oltre al testo del ricorso si trova: «I frati minori nell anno 1292 già avevano casa entro le mura vicino alla chiesa parrocchiale di S. Salvatore in Mercatello, come l avevano quasi tutti i conventi esterni per ripararvisi nelle frequenti occasioni di guerra». 14 V. Mandelli, Op. cit., IV, pag. 195, nota R. Orsenigo, Vercelli Sacra, Como 1909, pag R. Orsenigo, Op. cit., pag. 66, nota V. Mandelli, Op. cit., IV, pag. 196, nota 1. 35

8 un secolo, essendo il campanile ultimato solo nel 1423, come attesta l iscrizione che vi è murata 18. La decorazione interna della chiesa si esegui nel 1519 per volontà di Maccarino Bulgaro, mentre nel 1601 Pietro Francesco Lanino ricevette l incarico di dipingere l ancona e la Cappella del Cordone 19. Nel 1802, con la soppressione delle Corporazioni Religiose, la chiesa passò al demanio ed il convento venduto e ridotto ad uso di abitazione 20. Un primo restauro non riguardante le strutture della chiesa si ebbe nel 1822, anno in cui venne trasferita in S. Francesco la parrocchia di S. Agnese. Nel 1859, per la II guerra di indipendenza, la chiesa servì come deposito di polveri. Finalmente, nel 1868, sotto la guida del conte Edoardo Arborio Mella 21 si ebbe un restauro più ampio ma non compiuto per insufficienza di fondi. Successivamente, nel 1902, dall architetto Vincenzo Canetti fu ripristinato il fianco verso via Borgogna e abbassato il pavimento al livello originario. Nel 1926, da ultimo, l ingegner Giuseppe Leblis si occupò dell isolamento e del restauro dell abside C. Dionisotti, Memorie storiche della città di Vercelli, Biella 1861, I, pag. 224, ne riporta il testo con errata lezione dell anno: «Frater Antonius de Vemetis da Tridino fecit fieri hunc campanile tempore sui guardianatus MCCCXXIII». 19 A.A.V.V., Op. cit., Vercelli 1976, pag. 49, n Id., pag E. Arborio Mella, Relazione del restauro della chiesa di S. Francesco nell anno 1868, Ms. Biblioteca Civica di Vercelli. (R. Ordano, I manoscritti della Biblioteca Civica di Vercelli, Vercelli 1974). Un particolare ringraziamento va alla dottoressa Anna Rosso del Museo Camillo Leone di Vercelli per averci indicato il manoscritto suddetto e per aver controllato presso l archivio de11 Istituto di Belle Arti di Vercelli l esistenza di documentazioni sulla chiesa, purtroppo senza esito. 22 Oltre alle già citate opere si trovano notizie intorno alla chiesa di S. Agnese (ex S. Francesco) in: Faccio, Chicco, Vola, Vecchia Vercelli, Vercelli 1967, pag V. Bussi, La chiesa di S. Agnese, Vercelli D. Soria, Guida di Vercelli, Vercelli 1857, pag. 35. S.I.A., Annuario statistico vercellese e più specialmente guida illustrata della città di Vercelli, Vercelli S.I.A., Numero unico per la solenne riapertura della chiesa di S. Agnese (S. Francesco), Vercelli E. Casalis, Dizionario statistico geografico, Torino 1853, pag. 73. E. De Gregory, Istoria della vercellese letteratura ed arte, I, 3, pag Una corrispondenza intorno ai restauri della chiesa di S. Agnese si trova presso l Archivio D Andrade, conservato dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici del Piemonte. Per la consultazione concessaci si ringrazia la dottoressa Visconti di quella Soprintendenza. 36

9 I sette bacini sono situati nella muratura esterna orientale, presso il campanile, si affacciavano pertanto sull antico chiostro. Sono murati in disposizione cruciforme, in asse con il vertice delle capriate nel loro assetto precedente ad un soprelevamento, le tracce del quale sono molto ben visibili sul muro che, infatti, mostra chiaramente tre successive fasi costruttive, distinguibili per un diverso impiego di malte e di laterizi. Le prime due fasi partendo dal basso si distinguono solo per l impiego di malte differenti e fanno pensare, più che a due vere e proprie fasi, ad una temporanea interruzione dei lavori, compiuti poi, comunque, con una certa cura testimoniata dalle mensolette in laterizio sagomato che segnano tuttora la posizione delle travi del tetto, cosi come si presentava prima del sopracitato innalzamento. Un particolare anomalo è costituito dalla posizione decentrata della monofora rispetto all asse della muratura ed agli stessi bacini, per cui il margine sinistro dell apertura coincide con tale asse e prospetta la possibilità di un ripensamento nell esecuzione di una bifora in progetto che, se fosse stata realizzata, avrebbe trovato nelle serie di bacini un perfetto coronamento. La terza fase della costruzione, caratterizzata dall impiego di materiali dissimili e da una tecnica molto sommaria, sarebbe da inquadrare in una più recente ristrutturazione delle coperture, forse identificabili con i restauri del La soprelevazione del tetto modificherà la posizione delle travi, spostando sulla sinistra l asse delle murature e con esso quello della disposizione dei bacini che, attualmente, appaiono spostati a destra dell asse pur essendo perfettamente centrati rispetto alle superstiti mensole in laterizio. La funzione architettonica dei bacini pertanto, che generalmente, così come avviene in molti casi già documentati in Piemonte 24, è quella di coronamento ai soprarchi, nel nostro caso, supponendo sia esatta l interpretazione di una variante al progetto, assumono funzione di sottolineatura all incrocio delle capriate più che di ornamento ad una bifora non realizzata. Sulla base di queste considerazioni sembra possibile ritenere l inserimento dei bacini contestuale ad una fase finale di edificazione della chiesa, tenuto conto del fatto che molti laterizi della muratura sono stati opportunamente sagomati per permetterne la sistemazione. 23 Si tratta di una semplice supposizione basata sulla relativa modernità dei materiali e delle tecniche impiegate nelle murature. 24 M. Cortelazzo, Op. cit., Torino

10 Quest ultimo particolare, escludendo un inserimento posteriore, rende possibile la datazione dei bacini in parallelo all arco di tempo della costruzione: dal XIV secolo ai primi decenni del XV. Tale assunto è indubbiamente avvalorato dalla presenza dell emblema visconteo sul bacino n. 6, dove il biscione è presente come elemento decorativo. Poiché, come è noto, la signoria viscontea a Vercelli ha come limiti il 1320 circa ed il 1427, abbiamo da tale particolare una diretta conferma ed un restringimento dell ampio periodo prima proposto ad inquadramento cronologico delle ceramiche. Esse infatti, in base a questi dati e agli effetti di non pochi possibili confronti con materiali analoghi 25, sia per quanto riguarda la forma sia per quanto attiene ai motivi decorativi, si possono collocare prudenzialmente fra la seconda metà del XIV secolo ed i primi decenni del XV. Le schede che seguono costituiscono un preliminare e sommario inventario descrittivo dei bacini con particolare riguardo alle forme dei recipienti, alla descrizione, allo stato di conservazione, seguendo uno schema già ben consolidato. Alcuni confronti sono stati proposti, come già accennato, con bacini analoghi del Piemonte Occidentale, databili tutti al XIV secolo e pubblicati nell ambito della citata recente mostra torinese, altri, in minor misura, con materiali di ambiente lombardo di datazione più tarda. Una schedatura più puntuale ed accurata, soprattutto per quanto attiene alla sagomatura delle sezioni, alle dimensioni ed ai particolari esterni, nascosti ora dalla muratura, potrà essere compiuta dopo lo stacco dei manufatti. SCHEDA N. 1 (I bacini sono stati numerati da sinistra a destra e dall alto in basso). 25 Va tenuto presente che il primo lavoro d insieme sulla ceramica medievale piemontese è anche l unica fonte attendibile di confronto, soprattutto per quanto riguarda i bacini, termine che, appare opportuno ricordare, indica tutti gli oggetti in ceramica inseriti come ornamento nelle murature di edifici, siano essi piatti, scodelle, ciotole o catini. Tav. 2 a. Sezione tipo di un bacino, valida per tutti gli elementi con variazioni nei particolari del bordo e nelle dimensioni, ad eccezione dell elemento n

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12 FORMA Catino tronco conico a base piana, orlo ingrossato, due anse a nastro verticali contrapposte. IMPASTO Grossolano, color rosso mattone chiaro con inclusi. DECORAZIONE Graffita decorata in ramina e ferraccia. Il fondo è suddiviso in due semicerchi da una banda verticale; in ciascuno di essi è rappresentato un volatile dal lungo becco, capovolto e speculare rispetto all altro. Nel semicerchio sinistro si notano due motivi fitomorfi trilobati a foglia lanceolata, colorati in verde ramina. Il piumaggio dei volatili, sommariamente tratteggiato, è pure colorato in verde, mentre le teste, il collare, il becco e le zampe sono colorate in giallo ferraccia. Lungo la parete interna corre una sequenza di tralci vegetali ed il bordo è sottolineato da una veloce linea graffita. PARTICOLARI TA Si notano alcune colature e diffusioni dei colori. STATO DI CONSERVAZIONE Manca un ampio tratto di parete e parte di un ansa. Numerose le fratture e le zone in cui sono scomparsi ingobbio e vetrina. BIBLIOGRAFIA Per quanto attiene alla forma, poco comune, va ricordato il bacino Ovest 1 in Santa Maria della Stella (Nuova Collegiata) a Rivoli: catino tronco conico a base piana con ansa a nastro (M. Cortelazzo, Op. cit., pag. 290, pag. 132, fig. 32). Ricorda invece la spartitura del fondo ed il motivo speculare ed opposto il bacino n. 5, lato Ovest, di S. Antonio di Ranverso (M. Cortelazzo, Op. cit., fig. a pag. 288). L uccello, probabilmente acquatico, dal lungo becco con motivo fitomorfo, sia pure in forma singola, è analogamente rappresentato nel bacino n. 19, lato Sud, di S. Giovanni di Avigliana (M. Cortelazzo, Op. cit., pag. 128, fig. 20) e su di una scodella della collezione Pinoli di Ivrea (M. Cortelazzo, Op. cit., pag. 136, fig. 40). Il motivo a tralci vegetali trova riscontro nel bacino n. 18, lato Sud, di S. Giovanni di Avigliana (M. Cortelazzo, Op. cit., pag. 128, fig. 19) e nel bacino n. 8, lato Sud, di S. Maurizio di Pinerolo (M. Cortelazzo, Op. cit., pag. 294). SCHEDA N. 2 FORMA Catino tronco-conico a base piana, bordo rilevato a breve tesa, quattro anse a nastro, verticali contrapposte. IMPASTO Grossolano, color rosso mattone chiaro con inclusi. DECORAZIONE Graffita decorata in ramina e ferraccia. Il fondo è suddiviso in sei spicchi da un motivo geometrico risultante dall intersecazione di semicerchi regolari. I sei lobi sono riempiti da un graticcio graffito. Lungo la parete interna corre un delicato motivo a tralci, mentre sul bordo sono graffiti piccoli semicerchi in sequenza. 40

13 PARTICOLARIT A Vistosa colatura dei colori. STATO DI CONSERVAZIONE Mancante una porzione del bordo, ampia frattura trasversale sul fondo, fori, zone con ingobbio e vetrina asportate. BIBLIOGRAFIA Analogo impianto geometrico si riscontra ad esempio nel bacino n. 12 lato Sud di S. Giovanni di Avigliana (M. Cortelazzo, Op. cit., pag. 127, n. 13), nel bacino n. 3 della stessa chiesa (M. Cortelazzo, Op. cit., ñg a pag. 279), in un piatto della collezione Pinoli di Ivrea (M. Cortelazzo, Op. cit., pag. 136, fig ). SCHEDA N. 3 FORMA Catino tronco conico a base piana, breve tesa inclinata, bordo rilevato, due anse a nastro, verticali contrapposte. IMPASTO Grossolano, color rosso mattone chiaro con inclusi. DECORAZIONE Graffita decorata a ferraccia e ramina. Il fondo appare suddiviso, analogamente al n. 2, in sei spicchi da un motivo geometrico ottenuto con l intersecazione di semicerchi. I sei lobi sono decorati da un graticcio graffito, così come gli archi di cerchio costruiti sui vertici della stella. Lungo la parete interna una sequenza di motivi a tralci fitomorfi analoghi ai precedenti. La breve tesa presenta un motivo geometrico in sequenza. PARTICOLARIT A Colature piuttosto vistose dei colori. STATO DI CONSERVAZIONE Mancante parte della parete, del bordo e di un ansa. Fori sul fondo e zone in cui sono assenti ingobbio e vetrina. BIBLIOGRAFIA Il motivo a tralci vegetali, del resto assai diffuso, trova riscontro ad esempio nel bacino n. 8, lato Sud, di S. Maurizio di Pinerolo (M. Cortelazzo, Op. cit., pag. 294) e nel bacino n. 18, lato Sud, S. Giovanni di Avigliana (M. Cortelazzo, Op. cit., pag. 128, fig. 19). Un motivo geometrico, in tutto analogo al nostro, è raffigurato pure su di un piatto della collezione Pinoli di Ivrea (M. Cortelazzo, Op. cit., pag. 136, fig. 39) e sul bacino n. 5, lato Ovest, di S. Antonio di Ranverso (M. Cortelazzo, Op. cit., fig. a pag. 279). SCHEDA N. 4 FORMA Fondo di ciotola o scodella emisferica. IMPASTO Color camoscio chiaro. 41

14 DECORAZIONE Graffita decorata a ferraccia e ramina. Il fondo riporta un motivo a fiore quadripetalo inserito in un cerchio. PARTICOLARI TA Impasto e vetrina risultano atipici rispetto all insieme dei bacini. STATO DI CONSERVAZIONE Assenti totalmente il bordo e la parete. Presenza di un foro al centro del fondo. BIBLIOGRAFIA I YIYY Y Il motivo, molto semplice e largamente diffuso, trova qualche riscontro con la scodella di cui alla scheda n. 93, pubblicata nel catalogo della citata mostra torinese a pag SCHEDA N. 5 FORMA Catino tronco conico a base piana con due anse a nastro, verticali e contrapposte, bordo rilevato e breve tesa inclinata. I MPAST O Color rosso mattone chiaro. DECORAZIONE Graffita a ramina e ferraccia. Dal centro del fondo si dipartono nove punte di una stella, fra le quali sono altre nove punte di una stella sottostante, decorate da un graticcio graffito. Il tutto è inserito in due cerchi concentrici. La parete interna porta una sequenza vegetale. Sulla tesa un motivo a semplici semicerchi graffiti. PARTICOLARI TA Colature dei colori, vetrina iridescente e diffusa. STATO DI CONSERVAZIONE Mancano alcuni tratti del bordo e della parete. Alcuni fori ed una frattura sul fondo. Ampie zone appaiono dilavate. BIBLIOGRAFIA Il motivo della stella è molto diffuso in varie forme. Ad esempio possiamo trovare analogie nel bacino n. 2, lato Ovest in S. Maria di Avigliana (M. Cortelazzo, Op, cit., pag. 130, fig. 23) e nel piatto di cui alla scheda n. 104 del citato catalogo della mostra torinese (pag. 214). SCHEDA N. 6 FORMA Catino tronco conico a base piana con quattro anse a nastro, verticali e contrapposte, bordo ingrossato e breve tesa inclinata. IMPASTO Color rosso mattone con inclusi. DECORAZIONE Il fondo è suddiviso in due campi da due cerchi concentrici. Nella zona esterna 42

15 Tav. 3 43

16 corre im delicato motivo a nastro intrecciato su fondo a graticcio, graffito a ferraccia e ramina. Il campo centrale, circolare, è suddiviso in sei spicchi da una figura geometrica risultante dall intersecazione di semicerchi regolari, analogamente al n. 2, presentante sei petali o lobi. Sui sei spicchi a fondo bianco sono rappresentati altrettanti gigli di Francia, o almeno tale simbolo ricordano. I sei lobi, alternativamente coloriti in giallo ferraccia e verde ramina, recano graffiti, alternativamente, due biscioni viscontei, due pesci, due pesci con testa umana. Si tratta indubbiamente di un motivo assai particolare per cui è molto arduo trovare possibili confronti. Probabilmente la corretta chiave interpretativa va ricercata in contesto araldico. Interessante, come già accennato, è la raffigurazione del biscione visconteo agli effetti della datazione di queste ceramiche fra il 1320 circa ed il La parete interna appare finemente decorata da una bella sequenza di foglie d acanto, la tesa presenta invece un semplice motivo geometrico. PARTI COLARI T A Qualche marginale diffusione e colatura dei colori. Realizzazione molto accurata nei particolari. STATO DI CONSERVAZIONE Mancante una porzione del bordo e della parete, qualche frattura e screpolatura. La vetrina è molto brillante ed in ottimo stato rispetto ad altri elementi circostanti. BIBLIOGRAFIA Una sequenza di foglie d acanto simile alla nostra è visibile sulla tesa del bacino n. 8, in San Giovanni di Avigliana, lato Ovest (M. Cortelazzo, Op. cit., pag. 126, fig. 11). Ancor più simile è la sequenza di foglie riscontrabile nel cavo del piatto di cui alla scheda n. 44 pubblicata dal Baroni (C. Baroni «Ceramiche italiane minori del Castello Sf0rzesco», Milano 1934, pag. 44 e 45, fig. 44). Il motivo a nastro intrecciato è di assai comune reperimento in tutta la produzione padana di ceramiche graffite, molto particolare invece il motivo centrale. Rappresentazioni del biscione visconteo su ceramiche sono documentate dal Baroni alle schede n. 85 e 92 (C. Baroni, Op. cit., pag. 65 e 66, fig. 85 e pag. 70, fig. 92). Per quanto riguarda i pesci essi appaiono più comunemente nel motivo dei tre pesci intrecciati, documentato anche in Piemonte (Catalogo cit. pagg , scheda n. 70), dal punto di vista formale una qualche somiglianza nel trattare la figura è riscontrabile ad esempio nel frammento di tondo n. 144 del catalogo del Baroni (C. Baroni, Op. cit., pag. 99, fig. 144). Per quanto attiene agli altri due motivi, del giglio e del pesce con testa umana, non si sono reperiti confronti né in ambito piemontese né in ambito lombardo. La comprensione della decorazione di questo splendido bacino richiederà più approfondite ricerche in campo araldico, così come farebbe pensare la presenza del biscione visconteo e del giglio, ambedue motivi sicuramente araldici. Resta il fatto che questo elemento, per conservazione e particolarità, è indubbiamente il più interessante dei sette bacini presenti in S. Agnese. SCHEDA N. 7 FORMA Catino tronco conico a base piana con due anse a nastro verticali contrapposte, bordo rilevato. IMPASTO Color rosso mattone tendente all aranciato con inclusi. 44

17 DECORAZIONE Sul fondo è graffito un uccello ad ali spiegate colorato in ferraccia e ramina, purtroppo assai poco leggibile. Nel becco sembra riconoscibile un vegetale. Nessuna decorazione è ormai riscontrabile sulla parete e sul bordo. STATO DI CONSERVAZIONE Si tratta purtroppo del1 e1emento in condizioni peggiori. Forse per una carenza di cottura sono in gran parte staccati ingobbio e vetrina. Ampio foro sul fondo. BIBLIOGRAFIA Interpretando la traccia di decorazione graffita in prossimità del becco del volatile come elemento fitomorfo, si può inquadrare il motivo come «volatile con foglia nel becco» di cui abbiamo un esempio in contesto piemontese nella scheda n. 107 del catalogo torinese (pag. 217). Va inoltre ricordato che per il nostro bacino n. 1 e relativi confronti è pure presente l elemento fitomorfo presso la rappresentazione del volatile. * Gli autori ringraziano il Parroco ed il Vice-Parroco di S. Agnese per la loro molta pazienza nel corso delle numerose visite, ed il signor Franco Bonafè che ha allestito il ponteggio. Si ringraziano inoltre tutti i membri del Gruppo che hanno collaborato al presente lavoro. I testi sono di G. Sommo, le schede ed i disegni sono di O. Ferreri, le ricerche e l organizzazione sono state curate da G. Reina e M. Ciconi. THE «BACINI DI CERAMICA GRAFFITA» OF THE FOURTEENTH- FIFTEENTH CENTURY IN THE EASTERN MASONRY OF ST. AGNESE CHURCH IN VERCELLI. INTERIM NOTE The individualization of the seven «bacini» is an interesting contribution to the «Ceramica graffita» study in the eastern piemontese area, as they are the first to be found in Vercelli. At present the G.A.V. (Vercelli Archaeological Group) has taken photographs of the «bacini» and studied the church structure. The recovery and restoration have been planned for the next few years. The church has been dated between the early 14th and 15th centuries by documentary research, study of the masonry and the «bacini» themselves. The article encloses the reference for an interim work of inventory and documentation on the state of preservation. (Trad. Ettore G. Perin) 45

18 NOTE E AGGIUNTE I bacini furono pubblicati anche in : Sommo G. - Ferreri O. I bacini di ceramica graffita dalla chiesa di S. Agnese (ex S. Francesco) di Vercelli, in Bollettino Storico Vercellese, n. 1-2, pp e, successivamente al restauro, in: G. Pantò Bacini della ex chiesa di San Francesco a Vercelli in Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, 5, 1986, pp , tavole XXX-XXXVIII. In quest ultimo saggio, esaustivo e accurato, sono sostanzialmente confermate le datazioni proposte nei lavori precedenti e, a seguito delle analisi degli impasti, si ritiene che per i bacini n. 4 e n. 6 siano state usate argille diverse (solo l argilla del n. 4 sarebbe di origine locale). Apparirebbe quindi problematico assegnare i bacini ad una produzione vercellese in assenza di dati sufficienti sulla prersenza di graffite locali già nella seconda metà del Trecento. In realtà penso che l assenza di depositi archeologici e di attestazioni ceramiche di tale epoca a Vercelli sia da imputarsi piuttosto alla carenza di dati di scavo che ad un supposto isolamento e arretratezza della città rispetto al contesto coevo dell Italia Settentrionale e del Piemonte. Vercelli, infatti, non fu certo un centro marginale fra XII e XV secolo e non credo possibile che non vi si producessero graffite arcaiche come in altre aree piemontesi. [G.S.]

19 I bacini prima dello stacco. (Foto GAV)

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21 Lato sinistro e zona centrale della composizione. (Foto GAV)

22 Lato destro della composizione. (foto GAV)

23 Bacini n. 1 e 2. (foto GAV)

24 Bacini n. 3 e 4. (foto GAV)

25 Bacini n. 5 e 6 (motivo centrale).(foto GAV)

26 Bacino n. 7. (foto GAV)

27 Bacino n. 6 dopo il restauro.

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