Recenti sviluppi della crisi siriana
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1 Recenti sviluppi della crisi siriana Nota n 85-4 ottobre 2016 La risoluzione del Consiglio di sicurezza del 26 febbraio Il 26 febbraio 2016 il Consiglio di sicurezza adottava la Risoluzione 2268, in cui si esprime unanime consenso alla Dichiarazione congiunta di Russia e Stati Uniti in quanto copresidenti dell'issg il Gruppo internazionale di sostegno per la Siria -, che aveva stabilito la sospensione delle ostilità in Siria a partire dal 27 febbraio. La tregua non si applicava né alle azioni di contrasto a DAESH, né a quelle contro il fronte al-nusra che faceva capo ad al-qaida. Il Consiglio di Sicurezza invitava inoltre tutti i paesi membri dell'onu, e in particolare quelli facenti parti del Gruppo sulla Siria, ad usare la loro influenza sulle parti in conflitto, al fine di mantenere gli impegni e creare le condizioni per un cessate il fuoco durevole e definitivo, ed esortava tutte le parti a consentire agli aiuti umanitari di raggiungere tutte le persone bisognose, in particolare in tutte le aree assediate. Dal 14 al 24 marzo si svolgeva una nuova tornata dei colloqui di pace sulla Siria, focalizzata sui temi di un nuovo governo nazionale inclusivo, della nuova Costituzione e dello svolgimento di elezioni. La delegazione del governo siriano in carica era guidata da Bachar el Jafari, rappresentante della Siria presso le Nazioni Unite, e sollevava inizialmente questioni di procedura e di rappresentatività della delegazione delle opposizioni. Le opposizioni da parte loro erano riunite nell'alto Comitato per i negoziati (Hnc) nel quale non erano comprese le rappresentanze curde. I colloqui dovevano avvenire in forma di "prossimità", ovvero attraverso la mediazione dell'inviato speciale delle Nazioni Unite de Mistura, che incontrava separatamente le delegazioni. L'Inviato speciale delle Nazioni Unite prendeva atto positivamente della posizione negoziale avanzata dalle opposizioni, che a suo giudizio avevano presentato punti sostanziali relativi alla transizione politica della Siria, mentre chiedeva alla delegazione governativa di superare il richiamo alle questioni di principio per entrare più decisamente nel merito del negoziato. I colloqui coincidevano inoltre con una significativa riduzione delle violenze sul terreno. Al termine della seconda settimana l'amb. de Mistura presentava un documento di "punti comuni" che, sebbene non avessero ancora il pieno consenso delle parti, costituivano a suo dire un terreno di convergenza sulla cui base i colloqui sarebbero ripartiti alla metà di aprile. Il documento, che non entrava nei dettagli della transizione politica, si articolava nei seguenti 12 punti: sovranità, indipendenza, unità e integrità territoriale del Paese; principi di autodeterminazione e non ingerenza esterna; sistema istituzionale democratico e basato sullo Stato di diritto; principi di tolleranza e convivenza religiosa, culturale ed etnica; pari opportunità per le donne; governo di transizione, elezioni e nuova Costituzione - come stabilito dalla Risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza dell'onu; pluralismo politico; rispetto dei diritti umani e lotta alla corruzione; rifiuto del terrorismo e contrasto ad esso; ricostituzione di un esercito siriano per la difesa della nazione sulla base del diritto; possibilità per tutti i rifugiati e gli sfollati di far ritorno alle loro case, e rilascio di tutte le persone detenute arbitrariamente; previsione di riparazioni e restituzione di diritti e proprietà perse a causa del conflitto; convocazione di una Conferenza internazionale di donatori per la ricostruzione della Siria. Cionondimeno, uno dei principali punti di discordia tra il governo e le opposizioni continuava a riguardare la figura del presidente Assad. Il comitato delle opposizioni esigeva una sua uscita di scena prima che si costituisse il governo provvisorio entro i sei mesi stabiliti dall'onu; d'altro canto il governo siriano, naturalmente, considerava ineludibile la permanenza di Assad al potere. Inoltre l'annuncio unilaterale del regime siriano di volere indire elezioni legislative il mese successivo era in chiaro contrasto con la Roadmap dell'onu e con il dichiarato obiettivo dei negoziati di portare le parti a intraprendere un percorso di transizione istituzionale. Non meno difficile il nodo negoziale rappresentato dalla questione curda: il 16 marzo, infatti, i curdi del nord della Siria, che non partecipavano al tavolo negoziale di Ginevra, annunciavano alla stampa la costituzione di una federazione autonoma da Damasco. Secondo un portavoce l'accordo era stato raggiunto in una conferenza tra responsabili curdi in corso nella località di Rmelan. La nuova "Federazione del nord della Siria" avrebbe dovuto comprendere i tre cantoni di Al Jazira, Kobane e Afrin, controllati dalle milizie curde dell'ypg, il braccio armato dei curdi siriani, in lotta contro DAESH con il sostegno del regime siriano e degli USA. La Turchia reagiva duramente, con una presa di posizione del Ministero degli esteri che definiva la decisione curda priva di valore e validità, ritenendo fondamentale l'unità territoriale siriana
2 Il ripiegamento del contingente russo e la riconquista di Palmira Nello stesso giorno della ripresa dei colloqui a Ginevra, il 14 marzo, il presidente russo Vladimir Putin annunciava l'inizio del ritiro delle truppe dalla Siria, avendo a suo dire la missione raggiunto gli obiettivi stabiliti e avendo posto le basi per una soluzione diplomatica del conflitto. Secondo il Ministro della difesa Sergei Shoigu l'intervento russo aveva portato all'eliminazione di circa guerriglieri e aveva consentito al governo siriano di liberare oltre 400 località, riconquistando più di km quadrati di territorio. Restavano comunque operative le basi militari russe nel porto mediterraneo di Tartus e nell'aeroporto di Jmeimim a Latakia, e lo stesso Putin dichiarava che, in caso di necessità, la Russia avrebbe potuto ricostituire in breve tempo la sua presenza militare in Siria. L'annunciato ritiro russo dal teatro siriano è stato considerato come una presa di distanza e una forma di pressione nei confronti del regime di Assad che continuava a mostrarsi non disponibile a fare concessioni alle opposizioni e così a tenere bloccato il negoziato. D'altra parte la mossa di Putin è stata considerata come un'azione di distensione nei confronti di Arabia Saudita e Turchia, con cui la tensione era salita notevolmente dopo l'intervento. Il 24 marzo, lo stesso giorno di conclusione dei colloqui di Ginevra, l'esercito siriano, insieme alle milizie sciite iraniane e agli Hezbollah libanesi che affiancano il regime, riconquistava, anche con l'appoggio decisivo dell'aviazione russa, la zona settentrionale della città storica di Palmira, famosa per la presenza di aree archeologiche di pregio e patrimonio mondiale dell'unesco. Domenica 27 marzo Damasco annunciava che tutti i jihadisti erano stati allontanati dalla città, la quale era stata occupata da DAESH dal mese di maggio del L'esercito di Damasco aveva certamente tratto vantaggio dalla tregua del 27 febbraio, che gli aveva permesso di concentrare contro DAESH forze militari che prima erano impiegate in altri fronti della ribellione siriana. Una vittoria militare di alto valore simbolico che ha prodotto un vantaggio di immagine per Assad e inciso in maniera significativa sul processo negoziale in corso e sul dibattito che nei paesi occidentali si era sviluppato riguardo all'opportunità della permanenza al potere del presidente siriano. La ripresa dei combattimenti e la nuova fase dei negoziati L'inizio di aprile registrava una recrudescenza dei combattimenti, dopo che per settimane vi era stata una relativa calma a partire dalla tregua del 27 febbraio. La ripresa degli scontri riguardava l'intera regione settentrionale siriana, con particolare forza ad Aleppo: i miliziani ribelli al regime di Assad, tra l'altro, abbattevano un jet governativo, catturando almeno uno dei due piloti. Con il trascorrere dei giorni la tregua appariva sempre più precaria: intensi scontri armati tra miliziani dell'isis e loro rivali filoqaidisti di al-nusra si sviluppavano a sud di Damasco nel campo profughi palestinesi di Yarmuk. Nella zona meridionale di Aleppo divampavano frattanto gli scontri tra le forze lealiste, appoggiate da Iran e Russia, e le opposizioni armate al regime di Assad, sostenute dalla Turchia e dall'arabia Saudita. Il 13 aprile riprendevano a Ginevra i colloqui indiretti mediati dalle Nazioni Unite tra il governo e le opposizioni siriane - nello stesso giorno in cui avevano luogo in Siria elezioni parlamentare cui gli osservatori internazionali non davano ormai più alcun peso, nella situazione di disfacimento del paese. A Ginevra la delegazione delle opposizioni contrastava l'opinione dell'amb. de Mistura su una sostanziale tenuta della tregua. Il governo siriano, dal canto suo, prima ancora di recarsi in delegazione a Ginevra chiudeva la porta ad ogni ipotesi di governo di transizione, qualificato alla stregua di un colpo di Stato. Mentre nel nord del paese l'isis mostrava una notevole capacità di contrattacco tanto contro gli insorti antigovernativi che contro le truppe del governo di Damasco - senza risparmiarsi anche di colpire ripetutamente la provincia sudorientale turca di confine, provocando diverse vittime -; i già difficilissimi equilibri diplomatici a Ginevra venivano ulteriormente compromessi il 19 aprile, quando a seguito di bombardamenti dell'aviazione governativa siriana della provincia di Idlib perdevano la vita più di 40 civili. La delegazione delle opposizioni, l'alto comitato negoziale, comunicava di non voler più partecipare agli incontri di Ginevra, mantenendo nella città elvetica solo una delegazione di livello tecnico. Secondo gli oppositori rimaneva quale punto fondamentale quello della fine del potere di Assad, nonché la necessità della formazione di un calendario chiaro per la transizione. In questo quadro, risultava impossibile un rilancio dei negoziati prima dell'inizio del Ramadan. Alla fine di aprile appariva chiaro come tanto le prospettive negoziali quanto la tenuta della tregua fossero ormai compromesse: in particolare la città di Aleppo era teatro di furiosi combattimenti, con la morte sempre più frequente di decine di civili, cui non giovava nemmeno essere ricoverati in ospedale o trovarsi in preghiera nelle moschee. Un rilancio dei negoziati era tentato il 17 maggio dal Vertice di Vienna sulla Siria, sulla base di un documento finale che rinnovava l'impegno per avviare la transizione politica del paese e la riforma costituzionale. Il Vertice tentava di giocare la carta di un maggiore coinvolgimento delle Nazioni Unite, cui era affidato il monitoraggio della tenuta effettiva del cessate il fuoco con cadenza settimanale, per riportare eventuali violazioni sul tavolo del Consiglio di sicurezza, pronto ad ampliare le pressioni sulle parti in lotta. Neanche una settimana dopo, tuttavia, si verificava il più grave attacco terroristico dall'inizio guerra civile siriana, quando l'isis, con numerosi attentatori suicidi, provocava un centinaio di morti in prossimità 2
3 della base navale russa di Tartus, proprio nella zona della costa mediterranea siriana più fedele ad Assad. L offensiva curdo-siriana su Raqqa L'azione terroristica perpetrata dall'isis era probabilmente in correlazione con l'aumento della pressione di forze curde appoggiate dagli Stati Uniti una cinquantina di km. a nord della capitale siriana del "Califfato", Raqqa: l'azione di terra dei curdo-siriani era appoggiata da intensi raid aerei della coalizione guidata proprio dagli Stati Uniti, che nella zona avevano comunque già dispiegato circa 200 consiglieri militari. L'azione dei curdo-siriani, va ricordato, è sempre suscettibile di urtare la sensibilità turca, in quanto la guida sostanziale delle truppe impegnate contro l'isis viene fatta risalire all'ala siriana del PKK, che Ankara considera organizzazione terroristica. Un'altra controffensiva dell'isis si palesava dopo alcuni giorni in direzione del confine turco-siriano, con l'obiettivo di interrompere un corridoio di rifornimento delle forze ribelli proprio dal territorio turco. I nuovi attacchi del "Califfato" avrebbero provocato la fuga di oltre civili, che tuttavia salvo eccezioni non hanno potuto entrare in territorio turco, vista la chiusura della frontiera. La pressione su Raqqa cresceva ancora all'inizio di giugno, quando anche le forze governative siriane appoggiate dalla Russia iniziavano ad operare nella regione. Frattanto ad Aleppo continuava a infuriare la battaglia, caratterizzata da molteplici schieramenti che rendevano talvolta difficile l'interpretazione degli avvenimenti: ad esempio una direttrice degli scontri riguardava le forze arabe sunnite contrarie ad Assad contrapposte ai curdo-siriani, sostanzialmente schierati con le autorità di Damasco e i russi. Un'altra faglia degli scontri riguardava l'isis, contrapposto agli insorti siriani appoggiati dalla Turchia. A sud della città di Aleppo, inoltre, le postazioni filogovernative rafforzate dai pasdarani iraniani e dagli Hezbollah libanesi erano attaccate da una coalizione di insorti appoggiata da Turchia e Arabia Saudita e e ciò costituisce il termometro della situazione - capeggiata a quanto pare dall'ala siriana di al-qaida (al-nusra). L'obiettivo dell'attacco era quello di precludere alle forze lealiste l'unico accesso loro rimasto alla parte occidentale di Aleppo, da esse controllata. Nelle stesse ore gli Stati Uniti disponevano l'invio della portaerei Harry S. Truman nel Mediterraneo orientale, per aumentare la potenza di fuoco sugli obiettivi dell'isis. La crescente pressione da molteplici parti su Raqqa determinava dopo la metà di giugno un forte contrattacco da parte dei miliziani dell'isis sulla direttrice sudoccidentale rispetto alla città: le truppe lealiste siriane erano costrette ad arretrare notevolmente, e anche nella zona di Palmira i contrattacchi dell'isis provocavano il ristagno delle offensive russe e governative. I contrattacchi del "Califfato" registravano successi anche nel nord della Siria, resistendo alla pressione delle forze curdo-siriane sostenute dagli USA. Il regime siriano intanto procedeva alla nomina del nuovo primo ministro nella persona di Imad Khamis, già ministro dell'elettricità, in sostituzione di Wael Halqi. L'avvicendamento nell'esecutivo solo formalmente conseguiva alle elezioni parlamentari di aprile, di nessun impatto nei confronti dei ruoli sostanziali del potere siriano. Le truppe governative conseguivano l'8 luglio un notevole successo ad Aleppo, riuscendo dopo quattro anni a chiudere l'assedio attorno alla zona della città controllata dagli insorti contro il regime di Assad l'unico vero bersaglio degli attacchi russi e governativi, assai più dei quartieri controllati dall'isis e di quelli occupati dai curdo-siriani, ormai di fatto in stato di non belligeranza con il regime di Damasco. Il 24 luglio nella zona di Aleppo controllata dagli insorti contro il regime siriano erano colpiti da attacchi aerei quattro ospedali e una banca del sangue, mentre altri tre ospedali erano oggetto di raid aerei russi o governativi nella regione a est di Damasco. Il 29 luglio, poi, un ospedale pediatrico gestito da Save the Children veniva colpito nella località settentrionale siriana di Idlib, in una giornata tragica che registrava anche l'uccisione sommaria da parte dei miliziani dell'isis di 24 civili a Buyir, un villaggio vicino al confine turco, situato in una zona di combattimenti ininterrotti tra insorti siriani sostenuti dalla Turchia e miliziani del "Califfato". Sempre nella stessa giornata 28 civili, tra i quali sette bambini, perdevano la vita in seguito ad attacchi aerei della coalizione capitanata dagli Stati Uniti nei dintorni di Manbij, roccaforte dell'isis posta tra Raqqa e Aleppo, sottoposta ad assedio da parte di forze curdo-siriane e arabe sostenute dagli Stati Uniti, che avevano però dovuto arretrare in seguito ad una controffensiva dei 400 miliziani ivi rimasti. Nonostante la resistenza, comunque, l'isis sarebbe stato costretto il 12 agosto ad abbandonare la città di Manbij. Due giorni prima, il 27 luglio, un camion bomba imbottito di esplosivo saltava in aria in prossimità di una sede delle forze curdo-siriane a Qamishli, nella regione amministrativamente sempre più autonoma del Kurdistan siriano, e punto cruciale di passaggio dei combattenti curdi che da Iraq e Turchia affluiscono in Siria per combattere il "Califfato". Va segnalato altresì che a fine luglio, Jabhat al-nusra, dopo la scissione formale da Al-Qaeda, assumeva la nuova denominazione di Jabhat Fatah al-sham (JFS), da molti interpretata come una mossa tattica per apparire più moderato e stringere più facilmente alleanze con altri gruppi ribelli. Nuovi scontri tra le forze governative ed i gruppi ribelli Durante il mese di agosto si è assistito ad una nuova e pesante escalation degli scontri tra il fronte lealista e i gruppi ribelli. Nei primissimi giorni del mese, le forze governative hanno subito una nuova offensiva da parte del fronte anti-assad nelle aree di Aleppo, Deir el-zor, Idlib e Latakia. In particolare, il 2 3
4 agosto, Jabhat Fatah al-sham (nuova denominazione che Jabhat al-nusra si è data dopo la scissione formale da Al-Qaeda) in collaborazione con altri gruppi di opposizione riuniti nella Northen Homs Operation Room hanno lanciato una nuova offensiva denominata "Oggi è il tuo giorno, Aleppo" a supporto delle milizie jihadiste impegnate nelle operazioni in corso nell'omonima città. In questo contesto i ribelli hanno ripreso possesso di alcuni checkpoint a sud del governatorato di Hama, favorendo così il disimpegno di parte delle forze ribelli verso il fronte meridionale di Aleppo. Contestualmente a tale azione, infatti, Jaysh al-fatah ha annunciato l'inizio di una nuova operazione, denominata "Battaglia per rompere l'assedio di Aleppo" che ha visto i miliziani jihadisti riconquistare alcune posizioni sotto il controllo del regime nell'area a sud-ovest della periferia di Aleppo. In particolare nelle giornate tra il 6 ed il 10 agosto il fronte lealista ha incontrato serie difficoltà nell'opporsi all'offensiva ribelle, che è riuscita a rompere la manovra di accerchiamento dei governativi di luglio e a spingersi pericolosamente all'interno del distretto meridionale di Ramouseh, prendendo il controllo del College dell'artiglieria, dell'accademia dell'aeronautica e del complesso abitativo popolare Sempre nelle stesse giornate l'esercito siriano ha dovuto far fronte anche all'intensificarsi degli scontri con le milizie di Jaysh al-fatah, nei pressi della cittadina di Kinsaba (situata nella zona settentrionale della provincia di Latakia), nonché al rinnovato slancio da parte delle Stato Islamico nella provincia di Deir el-zor, dove si è assistito all'arrivo di un notevole numero di combattenti di soprattutto nei pressi dei sobborghi settentrionali dell'omonimo capoluogo e nelle periferie attorno la vicina base militare. Le difficoltà incontrate dal fronte lealista hanno spinto pertanto l'aeronautica russa ad intensificare nuovamente i raid aerei contro le postazioni dei ribelli, permettendo all'esercito siriano (supportato sul campo dalle milizie di Hezbollah, dalle Guardie Rivoluzionarie Iraniane e da numerose milizie sciite) di passare al contrattacco sui diversi fronti citati e in modo particolare nell'area di Aleppo. Qui, infatti, i governativi sono riusciti a riconquistare sia il complesso dell'accademia dell'aeronautica sia più del 70% del complesso abitativo L'aumento dei raid russi e siriani su Aleppo ha prodotto comunque un importante risultato nel contrasto allo Stato Islamico. Infatti, il 30 agosto, i media di Daesh hanno ufficializzato la morte di Abu Mohammad al-adnani, portavoce dello Stato Islamico e tra i principali promotori e ispiratori degli attentati fuori dalla Siria e dall'iraq. Per un gruppo come Daesh, nel quale la propaganda svolge un ruolo primario, la morte di al-adnani rappresenta un duro colpo. Tuttavia, il luogo della sua morte, presumibilmente Aleppo, lasciava irrisolti molti interrogativi, visto che la città è da anni principalmente teatro dello scontro tra lealisti e ribelli e non ospitava una rilevante presenza di miliziani dello Stato Islamico. L avvio dell Operazione Scudo sull Eufrate delle Forze armate turche Parallelamente alle operazioni in corso ad Aleppo, la regione settentrionale siriana ha visto nell'ultima decade del mese di agosto una nuova fase di scontri lungo il confine siro-turco. Sebbene tali territori siano stati caratterizzati nel corso di tutta la crisi da un elevato livello di conflittualità, l'invasione delle Forze Armate turche in territorio siriano e l'inizio dell' operazione "Scudo sull'eufrate" rappresenta di fatto un elemento di forte destabilizzazione in grado di generare una nuova escalation delle tensioni in tutta l'area. Le operazioni, formalmente volte a salvaguardare la sicurezza dei confini turchi attraverso il respingimento delle milizie di al-baghdadi nei territori siriani prossimi al confine con la Turchia (in particolare Jarablus) di fatto si sono concentrate anche contro le milizie curde del YPG (Yekîneyên Parastina Gel- Unità di Protezione Popolare) costrette a ripiegare in buona parte ad Est dell'eufrate. Di fronte all'iniziativa turca, gli Stati Uniti, che garantiscono ampio sostegno politico e logistico alle milizie curde, hanno adottato un atteggiamento fortemente pragmatico, cercando di bilanciare le necessità di entrambi gli schieramenti. Infatti, Washington da un lato ha esercitato una forma di pressione sul YPG, chiedendo di ripiegare a est dell'eufrate in vista della futura offensiva finale nei confronti di Raqqa, mentre dall'altro ha proposto una tregua alla Turchia. Tuttavia quest'ultima è apparsa poco incline ad accettare un compromesso sul dossier siriano, che rappresenta oramai una delle sue maggiori priorità di politica estera. Di fatto le operazioni turche in territorio siriano appaiono perseguire il duplice obbiettivo di evitare un congiungimento tra le due realtà territoriali curde presenti lungo il suo confine meridionale e di avere un ruolo sempre più influente nella definizione dei futuri equilibri siriani. Non va al proposito dimenticato che nei giorni immediatamente precedenti l'ingresso delle proprie truppe in territorio siriano la Turchia aveva salutato con favore gli attacchi aerei del regime di Damasco contro le forze curdo-siriana della regione nord-orientale del paese: Ankara, per bocca del premere Yildrim, si era spinta fino a una notevole apertura di credito nei confronti di Assad, per la prima volta considerato come possibile attore nei futuri negoziati per la transizione siriana. Va ricordato altresì che il 26 agosto un attentatore suicida, la cui azione è stata rivendicata da miliziani curdi del PKK alleati dei curdo-siriani-, aveva provocato la morte di 11 poliziotti e il ferimento di un'ottantina di persone in una cittadina dell'estremo sudest turco a maggioranza curda. La preoccupazione per la crescita notevole dell'influenza curda a seguito della dura lotta contro il dominio territoriale dell'isis emergeva del resto anche a Baghdad, le cui autorità centrali tentavano di limitare la futura valenza politica del ruolo decisivo sul piano militare che i peshmerga del Kurdistan iracheno rivestono, ricevendone peraltro una secca replica - in particolare, le autorità del Kurdistan escludevano di 4
5 potersi ritirare da territori controllati dai peshmerga ogni qualvolta in essi fossero presenti gruppi di popolazione curda, a partire dalla regione di Mosul, in procinto di subire una grande offensiva per sradicarne il dominio del "Califfato". Il regime siriano il 26 agosto ha registrato comunque un ulteriore successo con la resa di Daraya, sobborgo di Damasco occupato da quattro anni dai ribelli contrari ad Assad, i quali, ormai allo stremo, si sono arresi, condividendo con la popolazione di Daraya la fame, gli stenti e la semidistruzione dell'abitato. I negoziati russo-americani per una tregua ad Aleppo L'incontro tra i presidenti Obama e Putin ai margini del Vertice del G20 di Hangzhou del 4-5 settembre 2016 si è chiuso senza alcun accordo su una nuova tregua in Siria. Tuttavia, a Ginevra il 10 settembre, al termine di una lunga maratona negoziale, Kerry e Lavrov hanno finalmente concluso un'intesa per una tregua - non operante nei confronti di DAESH e Fatah al-sham - a partire dal 12 settembre per 7 giorni: dalla sua tenuta dipendeva lo sbocco dell'intesa in una collaborazione militare inedita tra Mosca e Washington per combattere i due gruppi jihadisti di DAESH e Fatah al-sham, che avrebbe potuto avvalersi di una struttura congiunta per lo scambio di intelligence. Tale intesa era dunque preliminare alla ripresa del dialogo politico intra-siriano, mediato dall'onu, che è un obiettivo di più lungo periodo. In particolare, l'intesa nell'immediato prevedeva un periodo di 7 giorni per consentire l'ingresso di aiuti umanitari e la ripresa del traffico civile ad Aleppo; il ritiro delle forze combattenti dalla Castello Road, principale via d'accesso ad Aleppo e la formazione di una zona smilitarizzata attorno ad essa; preparativi necessari all'istituzione entro una settimana di un Comando Congiunto (Joint Implementation Centre) per lo scambio di informazioni necessarie a definire le aree controllate da JFS e dai gruppi di opposizione nelle zone delle ostilità in atto; l'impegno russo a frenare l'aviazione siriana dal bombardare le aree controllate dall'opposizione; l'impegno americano a contribuire ad indebolire il Fronte Fatah al-sham, inducendo i gruppi dell'opposizione a staccarsi da esso - questo è apparso il principale ostacolo, in quanto in molte zone di operazioni, i ribelli sono alleati di Fatah al-sham contro il regime di Damasco. Con un comunicato del 10 settembre 2016, il Ministro degli Esteri Gentiloni, affermando che l'accordo apriva la porta alla speranza di una svolta nella drammatica guerra in Siria, confermava il sostegno italiano allo sforzo diplomatico di John Kerry e Sergey Lavrov, nonché l'appoggio italiano alle proposte negoziali che le Nazioni Unite avrebbero avanzato nel prossimo vertice ministeriale dell'issg sulla Siria, previsto a New York il 20 settembre. Mentre il regime siriano ha annunciato il congelamento delle operazioni militari sul terreno per 7 giorni, tale accordo è stato accolto con grande scetticismo da ampie frange dell'opposizione che, indebolite sul terreno, avrebbero voluto garanzie dall'alleato americano. Tra gli ostacoli alla tenuta della tregua, va menzionato il fatto che l'iran e Hezbollah non sono stati coinvolti nell'accordo e che la Turchia non si è impegnata a cessare le operazioni contro i curdo-siriani. Il fallimento della tregua. Nuovi attacchi aerei sul settore orientale di Aleppo Le previsioni più pessimistiche trovavano conferma, e dopo appena cinque giorni la tregua appariva già prossima al fallimento, mentre si contavano le prime vittime civili dal cessate il fuoco, e rimaneva bloccata la consegna degli aiuti umanitari. Come se ciò non bastasse, nella serata del 17 settembre forze aeree della coalizione a guida statunitense colpivano una base dei governativi nella Siria orientale, assediata da mesi da miliziani dell'isis: il bilancio era di 62 morti e un centinaio di feriti. Nonostante le scuse degli Stati Uniti, si sono levate vibrate proteste siriane e russe, con il presidente Putin che ha accusato gli Stati Uniti di non collaborare nella separazione dei miliziani estremisti di JFS dagli altri gruppi filoamericani, consentendo in tal modo un rafforzamento delle forze terroristiche. In tal modo il muro contro muro tra russi e americani si è aggravato, considerando che il presidente Obama il giorno precedente aveva criticato Mosca per la mancata cessazione degli attacchi e l'impedimento all'accesso degli aiuti umanitari. Si moltiplicavano intanto le violazioni sporadiche della tregua. Il 18 settembre la situazione è precipitata, con la ripresa di massicci bombardamenti governativi e russi sulla parte orientale di Aleppo. Una ulteriore escalation si è verificata il 19 settembre, quando nella serata un convoglio umanitario nei dintorni di Aleppo è stato colpito da attacchi aerei prolungati, che hanno provocato una ventina di morti. Le Nazioni Unite, conseguentemente, hanno annunciato la sospensione della fornitura degli aiuti umanitari alla popolazione della città. Gli Stati Uniti hanno aperto un'inchiesta, i cui risultati preliminari sono sembrati confermare quanto rilevato in loco da Amnesty International, ovvero che l'attacco al convoglio umanitario sarebbe stato perpetrato da elicotteri e aviogetti di fabbricazione russa - peraltro il governo siriano e la Russia erano stati avvertiti del passaggio del convoglio umanitario nella zona dove poi è stato attaccato. Il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite O'Brien ha dichiarato che in caso di conferma del carattere intenzionale dell'attacco, esso equivarrebbe a un crimine di guerra da parte di Mosca e di Damasco. Nessun progresso si è registrato il 25 settembre nella riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dedicata alla situazione della Siria: mentre su Aleppo proseguiva la pioggia di bombe russe e del regime siriano, a New York Mosca manteneva un atteggiamento imperturbabile, sostenendo 5
6 l'impossibilità al momento di qualunque progresso verso la ripresa della tregua. Dal canto loro le diplomazie britannica e francese lanciavano pesanti accuse alla Russia, e anche all'iran, di complicità con Damasco - anche in riferimento all'attacco al convoglio umanitario del 19 settembre - nel perpetrare crimini di guerra. Il giorno dopo la reazione di Mosca ha preso quota, minacciando un grave peggioramento delle relazioni bilaterali con gli Stati Uniti la cui rappresentante Samantha Power aveva accusato la Russia il giorno prima, in Consiglio di sicurezza, di barbarie -, ma anche denunciando la presunta subalternità dell'inviato dell'onu per la Siria de Mistura agli interessi dell'opposizione armata siriana ispirata dall'arabia Saudita. La prosecuzione degli attacchi su Aleppo ha fatto lievitare anche lo scontro tra Stati Uniti e Russia: il segretario di Stato John Kerry ha minacciato di interrompere ogni contatto con Mosca sulla situazione siriana, e la gravità della situazione è emersa in tutta la sua drammaticità nella presa di posizione di Papa Francesco, che ha fatto appello alla coscienza dei responsabili dei bombardamenti, che dovranno darne conto dinanzi a Dio. Il Ministro degli esteri Paolo Gentiloni, dal canto suo, non ha escluso la possibilità di una brusca rottura dei rapporti tra Mosca e l'occidente, che avrebbe drammatiche conseguenze a livello diplomatico. Secondo il ministro Gentiloni l'azione dei russi e dei governativi siriani contro Aleppo appare ormai una guerra contro una città, e non più contro determinati gruppi in essa annidati. In questa situazione è apparsa emblematica la difesa, da parte del ministro degli esteri russo Lavrov, della posizione di Mosca, con l'affermazione che anche i miliziani moderati e filoamericani sarebbero in procinto di unirsi ai gruppi terroristi - tralasciando in tal modo che una determinante di questa radicalizzazione è costituita assai probabilmente proprio dall'infierire cieco sulla popolazione di Aleppo. La gravità del contesto era ulteriormente confermata dal portavoce del Dipartimento di Stato americano, per il quale gli USA erano ormai in procinto di discutere e valutare opzioni di carattere non diplomatico per la risoluzione della situazione siriana. Proprio a questa presa di posizione statunitense ha replicato il 1 ottobre con forza la portavoce del ministero degli esteri di Mosca Zakharova, ammonendo gli Stati Uniti che un attacco diretto contro le forze governative siriane precipiterebbe l'intero Medio Oriente in una ulteriore spirale di guerra. Inoltre, secondo la portavoce russa, la fine di Assad provocherebbe la ripetizione siriana dello scenario iracheno, dove il vuoto di potere lasciato dalla caduta di Saddam e dallo scioglimento delle forze armate di Baghdad è stato infine riempito dall'isis - la rappresentante russa ha qui avuto buon gioco a evidenziare le incertezze americane, indubbiamente collegate proprio alla considerazione dei risultati negativi dell'interventismo USA del ES0536 Servizio Studi Dipartimento Affari Esteri st_affari_esteri@camera.it CD_esteri La documentazione dei servizi e degli uffici della Camera è destinata alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.i contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte.
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