LECTIO DEL TEMPO DI QUARESIMA SULLE PARABOLE DELLA MISERICORDIA
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- Dorotea Riccardi
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1 LECTIO DEL TEMPO DI QUARESIMA SULLE PARABOLE DELLA MISERICORDIA 3.IL PADRE MISERICORDIOSO RELATORE: DON GIUSEPPE DE VINCENTIIS GIOVEDI 10 MARZO 2016 LECTIO Dal Vangelo secondo Luca (15,11-32) 11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta». Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13 Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17 Allora ritornò in sé e disse: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati». 20 Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». 22 Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23 Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa. 25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27 Quello gli rispose: «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo». 28 Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29 Ma egli rispose a suo padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso». 31 Gli rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». MEDITATIO La parabola del padre misericordioso viene definita da Enzo Bianchi come la parabola del padre infinitamente misericordioso, noi l abbiamo conosciuta come la parabola del figliol prodigo o del padre misericordioso. In questa parabola non abbiamo il dramma legato a dei beni quali una pecora o una moneta ma quello legato a relazioni familiari fondamentali quali: paternità filialità e fraternità. Queste sono relazioni da cui dipende la riuscita e il senso di una vita, da cui dipende veramente la possibilità di avere un esistenza salvata oppure insensata. Ricordiamo le storie di Caino e Abele (Gn. 4,1 16), Ismaele e Isacco (Gn21, 1 21), Esaù e Giacobbe (Gn 25,19 29; 27,1 28,5; 32,4 33,17) Giuseppe e i suoi fratelli (Gn37 50). Storie di dispute e liti per l eredità, figli preferiti e benedetti dal padre, e altri dimenticati sono le nostre povere storie.
2 In questa storia ciè presentato un padre dalla misericordia infinita. A un certo punto entra in scena il figlio minore che chiede la sua parte di eredità, il padre divide l eredità tra i due figli secondo la legge vigente: 1/3 al figlio minore; 2/3 al figlio maggiore. Il patrimonio viene chiamato sostanza dal greco ousìa che letteralmente significa vita che da quel momento è lacerata, è divisa. Il filio minore è come se avesse chiesto in anticipo la morte del padre. Il padre sceglie di ascoltare il figlio e lacerarsi, questo non agire non può essere ascritto a nessun padre terreno è l agire di Dio che comincia ad emergere dalla parabola. Effettivamente Dio non c impone nulla rispetto al nostro desiderio di seguire cammini errati, nella sua assenza, nella sua debolezza voluta, ci lascia liberi, non ci ferma, né ci minaccia. Il desiderio del figlio minore è il desiderio di ogni uomo che ad un certo punto della sua vita tende a pensarsi senza padre com è giusto che sia. Un figlio allora può pensarsi senza padre ma un padre non può pensarsi senza figlio, questo padre per di più non è un padre del quale possiamo dire è mio ma come ci è stato insegnato ad invocarlo è nostro. E se il mio Dio è anche il Dio dell altro allora l altro è mio fratello ma è anche un limite per me. Un limite che talvolta diventa un oppressione che tende a rendermi desideroso di una fuga da lui e da tutti. Il figlio minore non parte subito ha dovuto evidentemente vendere i beni che aveva ereditato per avere quella ricchezza tutta per se. E se ne va lontano dalla casa paterna, questa era una caratteristica della Palestina del tempo che non superava il mezzo milione di abitanti, ben quattro milioni di Giudei vivevano fuori della Palestina anche perché questa regione non aveva risorse per sfamare tutti e normalmente nelle famiglie i figli più piccoli partivano. La parabola racconta che questo figlio sperpera le sue sostanze in modo dissoluto che letteralmente si traduce dal greco senza salvezza. Questo viaggio è un esodo che non conduce al miglioramento della propria condizione in quanto cercato per una crescita ma porta verso il nulla in quanto generato da una serie di rifiuti. Siamo davanti ad un esodo al contrario. A questo punto anche a causa di una carestia per quel giovane ci sono poche possibilità di sopravvivenza. Il giovane deve ricorrere ad un abitante della regione, deve attaccarsi, dal greco Kollào, incollarsi a lui. Ciò sottolinea un rapporto di totale dipendenza, di schiavitù di un ebreo nei confronti di un pagano, un padrone che lo rende guardiano di porci, animali impuri secondo la legge. Il giovane a questo punto è impuro e maledetto dalla legge stessa. Colui che aveva un padre ed era un figlio, ora ha un padrone ed è uno schiavo che finisce per desiderare di mangiare le carrube come i porci, ma nessuno gliene dava non solo si era ridotto a mangiare il cibo dei porci, ma soprattutto gli mancava qualcuno che gli porgesse il cibo. Manca la dimensione del banchetto della festa quella della terra e di conseguenza quella del cielo.
3 Dunque quest uomo e davvero perduto ormai è sceso a toccare il fondo di se stesso, può succedere anche a noi anzi è forse necessaria una discesa nei nostri inferi, per conoscersi, per dimorare nel luogo di noi stessi dove non ci sono né Dio, né gli altri, starci è doloroso, nessuna presenza, solo il nulla per cui valga la pena di essere. A questo punto il giovane formula un proposito di ritorno ma non come pensiamo a partire da un pentimento ma semplicemente dalla sua fame e dal suo niente, quest uomo ragiona pensando che il suo tentativo di autonomia sia andato male per tanti motivi che magari non adduce a se stesso ma alle circostanze chiedendosi perché il padre non gli ha impedito di compiere quel gesto, perché è arrivata la carestia ecc. Il giovane dunque rientrato in se stesso cioè riavutosi dai suoi inferi celebra un monologo facendo una confessione davanti al padre e davanti a Dio e impartendo a se stesso un ordine: trattami come uno dei tuoi salariati. In questo monologo non c è spazio né per Dio, né per il padre, la logica perseguita è lo scambio, un posto in casa per una prestazione di servizio. Da figlio a servo, questo è il castigo meritato, è un ritorno al fai da te, tutto pensato e deciso da lui e che il padre può soltanto accettare. A questo punto possiamo dire che ancora non c è una vera conversione perché quest ultima è frutto di una Grazia che viene da Dio e ne capiremo in seguito il perché. Per ora nel figlio non c è reale conversione, la sua logica resta quella dello schiavo così come si era sentito prima di partire nell insofferenza della casa e delle relazioni genitoriali limitative.. A questo punto mentre il figlio minore ritorna il padre lo vede già da lontano, così cominciano dei versetti tra i più commoventi della Bibbia: Lo vede per primo da lontano. Egli non ha mai cessato di amarlo come figlio. E sconvolto fin dalle viscere: è questa la parola che si rende nella Bibbia descrivendo l amore di Dio per i poveri e quello di Gesù per nei confronti del bisognoso. Si mette a correre: un comportamento non dignitoso per la sua età e autorità Lo bacia in segno di perdono e di comunione, senza tener conto del suo stato d impurità dovuto al contatto con i pagani e con i porci. E ancora come risposta al desiderio del filgio di essere riaccolto come schiavo il padre compie tre gesti simbolici: Il dono della veste lunga: un vestito di festa che serve a onorare l ospite o a significare la sua dignità di figlio. L anello al dito: si tratta probabilmente di un anello con sigillo, e quindi il ragazzo viene ristabilito nella dignità filiale. I sandali: sono il segno di un uomo libero, in casa gli schiavi andavano a piedi nudi. Soltanto a questo punto il figlio si converte e l evento che propizia questa conversione sono proprio queste azioni del Padre senza le quali non può esserci conversione. Da qui dovremmo chiederci se la nostra conversione è davvero frutto dell amore del Padre di una nostra iniziativa scaturita magari da un monologo dove io ho organizzato la mia relazione con Dio. A Questo punto ritorna il tema della festa, si ammazza il vitello grasso e si celebra finalmente quel banchetto che è desiderio di ogni uomo nella misura in cui si desidera celebrare l amore fraterno.
4 Il figlio maggiore intanto sdegnato per tutto quello che accadeva nel brano è identificato come più anziano con una chiara allusione di Gesù agli anziani d Israele che non accoglievano un immagine di Dio che esulasse da un principio di premio e castigo per la giustificazione dell uomo. Il padre esce dalla festa a va ad incontrare l altro figlio perché entri nella dimensione della felicità che proviene dall amore gratuito ma questa è l uscita del figlio maggiore non meno gravosa di quella del figlio minore. Questo figlio nell enumerare le sue prestazione denuncia la sua mentalità da schiavo e non di figlio, non riconoscendosi figlio non può conoscere né il padre, né suo fratello. Il padre insiste sull eventualità di far festa, dice: occorre come una necessità perché questa è la dimensione della vita di una famiglia e direi di una comunità che si riconosce nella gratuità dell amore. Il quadro finale è quello di una festa in corso ma mancante di due elementi fondamentali, Il Padre e il figlio primogenito dunque non è una festa piena, questo è un invito di Gesù fatto ai suoi ascoltatori per collocarsi dentro o fuori, per scegliere tra la gratuità del paradiso che ci fa figli o la dinamica infernale dello scambio che ci fa schiavi. DOMANDE PER LA RIFLESSIONE PERSONALE 1) Luca sottolinea una immagine di Dio misericordioso, già rivelata nell Antico Testamento (Es 34, 6), ma che purtroppo sembra sia stata trascurata dagli scribi e i farisei che sottolineavano l immagine di Dio che castiga la colpa dei padri nei figli (Es 34, 7). Quale immagine ho di Dio? 2) I farisei e gli scribi si vantano di essere giusti agli occhi di Dio perché non trasgrediscono la legge. Gesù critica questo atteggiamento con il suo insegnamento e anche con il suo modo di agire. Lui il giusto di Dio (1Pt 3, 18) riceve i peccatori e mangia con loro (Lc 15, 2). Mi considero giusto più degli altri, forse perché cerco di osservare i comandamenti di Dio? Quali motivazioni mi spingono a vivere da giusto, l amore di Dio o il compiacimento personale? 3) Tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinano a Gesù per ascoltarlo (Lc 15, 1). Luca sembra dare importanza a questo atteggiamento di ascolto, riflessione, rientrare in se stessi, meditare e serbare la Parola nel proprio cuore. Quale posto occupa l ascolto contemplativo della Parola di Dio nella mia vita quotidiana? 4) Gli scribi e i farisei non si mescolano con i peccatori considerati immondi, ma si distanziano da loro. L atteggiamento di Gesù è diverso, è scandaloso ai loro occhi. Lui ama trattenersi con i peccatori e qualche volta si auto invita a casa loro per mangiare con essi (Lc 19, 1-10). Giudico gli altri, oppure cerco di trasmettere sentimenti di misericordia e perdono, che riflettono la tenerezza di Dio Padre-Madre? 5) Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. (Lc 15, 23). Nell immagine del padre che fa banchetto di festa per il figlio tornato in vita, riconosciamo Dio Padre che ci ha tanto amati da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna (Gv 3, 16). Nel vitello grasso ammazzato, possiamo riconoscere il Cristo, l agnello di Dio che si offre come vittima di espiazione per riscattarci dal peccato. Partecipo al banchetto eucaristico con sentimenti di gratitudine per questo amore infinito di Dio che si dona a noi nel suo figlio diletto, crocifisso e risorto?
5 ORATIO (Salmo 32) Beato l uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato. Beato l uomo a cui Dio non imputa alcun male E nel cui spirito non è inganno. Tacevo e si logoravano le mie ossa, mentre gemevo tutto il giorno. Giorno e notte pesava su di me la tua mano, come per arsura d estate inaridiva il mio vigore. Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore. Ho detto: "Confesserò al Signore le mie colpe" e tu hai rimesso la malizia del mio peccato. Tu sei il mio rifugio, mi preservi dal pericolo, mi circondi di esultanza per la salvezza. Gioite nel Signore ed esultate, giusti, giubilate, voi tutti, retti di cuore.
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