Giacomo MATTEOTTI (Fratta Polesine, Rovigo, 22 maggio 1885 Roma, 10 giugno 1924)

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1 E con vero piacere che a nome del Comitato e mio personale rivolgo al Signor Sindaco dott. Paolo Perrone e alla sua Giunta un pubblico ringraziamento per aver accolto la nostra richiesta di riposizionare la lapide commemorativa per Giacomo Matteotti, ricorrendo oggi il novantesimo della morte. Noi del Comitato, nelle persone degli amici Avv. Pasquale Poso e dott. Enzo Bianco, riteniamo e siamo convinti che la Città, e quindi anche Lecce, sia un insieme di pietre viventi, sintesi della città materiale e della città immateriale; su di esse sono scritte e si possono leggere e si possono far rivivere pagine della storia civile e pagine della storia culturale. Oggi siamo di fronte a questa lapide, pietra vivente che rievoca una pagina tragica della nostra storia nazionale ed una pagina importante della nostra storia cittadina. Giacomo MATTEOTTI (Fratta Polesine, Rovigo, 22 maggio 1885 Roma, 10 giugno 1924) Solo qualche dato saliente della sua vita. Eletto deputato nel 1919 nelle liste del Partito Socialista Italiano. Nel 1922 espulso dal Psi, insieme a tutta la componente riformista, entrò a far parte del partito Socialista Unitario, di cui divenne anche segretario. Nel 1924 scrisse il libro Un anno di dominazione fascista, nel quale da un lato esaminava approfonditamente la situazione economica dell Italia e dall'altro elencava puntigliosamente, con tanto di nomi e cognomi e località, le violenze perpetrate dagli uomini di Mussolini. I risultati delle elezioni tenutesi il 6 aprile 1924 con la Legge elettorale Acerbo, aprirono, come si sa, un periodo di grandi tensioni: la maggioranza assoluta, infatti, andava alla lista che raccoglieva il 25% dei voti; e ciò garantì al fascismo mano libera anche alla Camera dei Deputati. 1

2 A nulla valsero i tanti interventi di dissenso tenuti nell'aula di Montecitorio; fra questi ricordiamo qui quell intervento storico di Giacomo Matteotti pronunziato il 30 maggio 1924, allorché denunciò il Governo e il suo capo Benito Mussolini di brogli elettorali e violenze contro gli italiani. Fu l intervento che gli costò la vita: il successivo 10 giugno 1924, mentre come sua abitudine usciva di casa per recarsi alla Camera dei deputati, Matteotti fu rapito. Una macchina, sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, si affiancò al deputato socialista; a bordo vi erano 5 membri della polizia politica fascista. I cinque fascisti aggredirono Giacomo Matteotti e dopo una lunga colluttazione, lo caricarono in macchina, all interno della quale Matteotti fu pestato a sangue e accoltellato sotto l'ascella e al torace da Giuseppe Viola. Il corpo fu portato sulla via Flaminia e seppellito al 23 km, lontano dal centro della capitale. Verrà ritrovato solo il 16 agosto dello stesso anno. La diffusione della notizia ebbe portata europea In ambito locale e cittadino, diede la notizia del rapimento e dell assassinio del deputato socialista il «Corriere meridionale» del 12 giugno 1924, mentre su «Il nuovo Salento», del 17 giugno 1924 fu riportata la cronaca degli incidenti avvenuti in piazza S. Oronzo. Per la scomparsa di Giacomo Matteotti il «Corriere meridionale», solo il 21 agosto 1924 titolò in prima pagina un articolo La scoperta della salma dell on. Matteotti. L ultimo viaggio di Matteotti, per volontà del governo, fu circondato dalla prudenza. La salma partì quasi di nascosto da Monterotondo verso Fratta Polesine, suo paese natale, nei pressi di Rovigo. Lassù, una grande folla accompagnò il feretro di Matteotti dalla stazione fino al cimitero. 2

3 Nel frattempo si era aperto ovunque, intorno al regime, un vuoto morale. Caddero le ultime illusioni di normalizzazione, e la frattura fra fascisti e antifascisti divenne incolmabile. Si era trattato di un delitto di Stato. Un anno più tardi, nel primo anniversario della morte, il giornale «La Provincia di Lecce», del 14 giugno 1925, gli dedicava un piccolo trafiletto titolato Per Giacomo Matteotti per ricordare che: Mercoledì 10 corrente ricorrendo l anniversario del martirio di Giacomo Matteotti, nei locali dell Associazione Democratica Sezione dell Unione Nazionale fu tenuta una riunione per rivolgere un pensiero all eroe dell idea democratica. Espresse il pensiero di tutti l avv. Luigi Paladini. Fu solo nel 1944, sotto altro clima e risorto empito democratico, che il ricordo, le idee, gli ideali di Giacomo Matteotti tornarono come esempio e monito morale. A Lecce, mentre il Nord era ancora sotto l occupazione nazifascista, e a Roma appena liberata nasceva l ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d Italia) per azione del CNL del Centro Italia, a Lecce, dicevo, il Sindaco Carlo Personé, il 7 giugno deliberava l intitolazione di una via e l apposizione di una lapide in sua memoria, nel XX anniversario della morte. Lo scoprimento avvenne esattamente domenica 11 giugno Di tale commemorazione e della presenza di quella lapide sono tuttora testimoni l Avv. Pasquale Poso, il prof. Gianni Schilardi, cittadini e le cronache di alcuni giornali del giugno 1944, quali «La Provincia di Lecce», «Libera voce» e «Il tribuno salentino», che in particolare, riportò quel suo ultimo discorso pronunciato alla Camera nel lontano 30 maggio Dalle loro testimonianze, dai loro ricordi, da quelle cronache ha preso le mosse la volontà di ricostruire e riportare all attenzione di noi tutti quella cerimonia commemorativa. 3

4 Organizzata dal Partito Socialista Italiano, la manifestazione commemorativa fu tenuta al teatro Politeama, gremito di cittadini di ogni partito, con il discorso del giudice Francesco Spinelli, presentato dal segretario del Partito Socialista avv. Francesco Sansonetti (Lecce, 8 aprile gennaio 1983). Partecipò alla manifestazione il Sindaco di Lecce barone Carlo Personè col Labaro Municipale contorniato dalle bandiere rosse. Tutti i partecipanti in corteo, con la banda dell Ospizio Garibaldi al suono dell Inno dei Lavoratori e di Bandiera Rossa, si recarono in piazza Matteo da Lecce, questa Piazza Sigismondo Castromediano, e sulla facciata del palazzo Comunale fu scoperta la lapide. Questo luogo divenne subito un punto di riferimento per i cittadini leccesi: dalla cronaca si apprende che un anno dopo, per la ripristinata Festa del Lavoro, il 1 maggio 1945 un corteo si fermò davanti alla lapide per ascoltare il ricordo che di Matteotti fece Nicola Brunetti. E ancora, che il 10 giugno dello stesso anno 1945, dopo la commemorazione che ne fece l on. Olindo Vernocchi ( ) al Teatro Politeama Greco, il pubblico in corteo si recò su questa piazza per apporre una corona di alloro ai piedi della lapide. Lo stesso avvenne in occasione della celebrazione della Festa della Liberazione il 25 luglio 1952: ai piedi della lapide fu deposta una corona d alloro e furono tenuti discorsi celebrativi da parte del prof. Michele Maddalo, dell on. Michele De Pietro, dell avv. sen. Nicola Nacucchi, dell avv. Alessandro Agrimi e dell on Giuseppe Calasso. Ma nel novembre del 1973, durante i lavori di restauro e di parziale modifica di tutta questa ala di Palazzo Carafa, lavori eseguiti senza l autorizzazione della Sovrintendenza alle Belle Arti e senza i pareri della Commissione Edilizia Speciale e di quella normale, che avrebbero dovuto avere come risultato finale la creazione della nuova Aula consiliare, si registra la scomparsa di quella lapide e, probabilmente, la sua distruzione. 4

5 Strana coincidenza: solo due mesi prima, nelle sale cinematografiche, il 13 settembre 1973, era uscito il film Il delitto Matteotti, di Florestano Vancini: mentre si sanciva anche cinematograficamente il ricordo imperituro di Giacomo Matteotti, qui disinvoltamente si distruggeva il segno tangibile della sua memoria. E durato oltre 40 anni l oblio dell esistenza di questo ricordo marmoreo, segno per così dire di mancata attenzione e sensibilità verso la verità storica e mancato rispetto da parte di quella Amministrazione, del suo sindaco Salvatore Capilungo (luglio 1970 giugno 1977), della Giunta civica e di tutti i componenti il Consiglio comunale dell epoca. Ed è per queste ragioni che oggi, come ho già detto a nome del Comitato ringraziamo ancora l attuale Amministrazione comunale nella persona innanzitutto del Signor Sindaco ed è per queste ragioni che siamo tenuti a rileggere e a riflettere il testo della lapide originaria del 1944; il testo fu dettato dall Avv. prof. Francesco Stampacchia (Lecce, 3 aprile novembre 1961) e la lapide scoperta da Vito Mario Stampacchia, che, come riportano le cronache, ne strappò il velo, in preda alla più viva commozione perché Giacomo Matteotti non si appartiene ad un partito, ma alla umana civiltà, mentre continua la cronaca - un largo omaggio di fiori fra l intensa commozione di tutti, concludeva il rito di riconoscenza e d amore. Questo il Testo dettato dal prof. Avv. Francesco Stampacchia: Giacomo Matteotti al tuo martirio le sorti d Italia ondeggiarono un tratto ma la forza del male prevalse oggi il tuo nome proclama effimere le vittorie degli egoismi bruti sopra l idea. La Sezione Socialista di Lecce 1 Maggio Lecce, 10 giugno 2014 Valentino De Luca 5