GRUPPO MOSSI&GHISOLFI INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE
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1 GRUPPO MOSSI&GHISOLFI INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE Memoria del 4 aprile 2012
2 PREMESSA - CONTESTO NORMATIVO E SCENARIO ENERGETICO Il nostro Paese, come ben noto, vive un periodo di particolare sofferenza in ambito manifatturiero coinvolgendo sia imprese di rilevanti dimensioni, che piccole e medie imprese. Certamente l elevato costo dell energia contribuisce a creare condizioni di difficoltà per le imprese operanti sul territorio nazionale così come non favorisce la creazione di nuova impresa. Come noto, le Politiche Europee da anni si muovono nella direzione di una sempre maggiore promozione dell utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia. In particolare la Direttiva 2009/28/CE stabilisce un quadro comune per la promozione dell energia da fonti rinnovabili e fissa obiettivi nazionali obbligatori per la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia e per la quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti. Allo scopo di recepire correttamente la Direttiva 2009/28/CE, l Italia, in qualità di Paese Membro della Comunità Europea, ha predisposto nel giugno 2010, il Piano d Azione Nazionale (PAN) per le Energie Rinnovabili che s inserisce in un quadro più ampio di sviluppo di una strategia energetica nazionale ambientalmente sostenibile. Il Piano d Azione Nazionale poggia su alcuni pilastri: 1) necessità di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, data l elevata dipendenza dalle importazioni di fonti di energia; 2) esigenza di ridurre le emissioni di gas climalteranti; 3) necessità di migliorare la competitività dell industria manifatturiera nazionale attraverso il sostegno alla domanda di tecnologie rinnovabili e lo sviluppo di politiche di innovazione tecnologica. Per quanto riguarda lo scenario energetico, secondo quanto riportato nel PAN, il consumo finale lordo di energia per l Italia nel 2008 è stato pari a 131,6 Mtep con una previsione di crescita al 2020 fino a 145,6 Mtep anche in considerazione dell effetto della crisi economica e delle misure di contenimento dei consumi programmate. In coerenza con quanto previsto dalla Legge 99/2009 si prevede poi uno sforzo ulteriore legato ad interventi di efficienza energetica che farebbero traguardare i consumi finali lordi del nostro Paese nel 2020 a un valore pari a 131,2 Mtep, target compatibile con l obiettivo di riduzione del 20% dei consumi primari rispetto allo scenario Primes 2007, previsto dal cosiddetto pacchetto , come esemplificato nella figura a seguire per l intera UE: 2
3 - IL CONTESTO NORMATIVO PER I TRASPORTI Il consumo di carburante nel settore dei trasporti rappresenta la seconda grandezza nel consumo finale di energia. La Direttiva 28/2009/CE prevede che al 2020 in ogni Stato sia assicurata un quota di copertura dei consumi nel settore trasporti mediante energie da fonti rinnovabili pari al 10% in contenuto energetico. Questo obiettivo è stato recepito in Italia con il Decreto Legislativo 28/2011 e successivi Decreti attuativi. Il seguente schema illustra le traiettorie previste per raggiungere questo obiettivo a livello comunitario: 3
4 Per raggiungere l obiettivo specifico previsto per i trasporti, si considerano esclusivamente biocarburanti che rispettano i criteri di sostenibilità sanciti in sede di Direttiva Europea. Allo scopo di promuovere l uso delle fonti rinnovabili nel settore dei trasporti, non si è proceduto a forme di incentivazione economica, come invece fatto in altri settori, ma ci si è limitati ad utilizzare come principale meccanismo nazionale volto a promuovere l utilizzo delle energie rinnovabili nel settore trasporti, l obbligo di immissione in consumo di una quota minima di biocarburanti, a carico dei fornitori di carburanti. La quota d obbligo è stabilita moltiplicando il potere calorifico totale immesso in rete tramite gasolio e benzina nell anno precedente con una percentuale predeterminata. 4
5 La percentuale obbligatoria in Italia di biocarburanti immessi in consumo è stata crescente in questi anni e pari a 3,5% per il 2010, 4% per il 2011 e 4,5% per il Come strumento per il monitoraggio e la verifica dell adempimento all obbligo, sono stati istituiti i certificati di immissione in consumo di biocarburanti, emessi dal Ministero delle Politiche Agricole avvalendosi dell Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA). Un certificato attesta l immissione in consumo di 10 Gcal di biocarburante ed è commerciabile tramite contrattazioni bilaterali. Si prevede di utilizzare esclusivamente questa forma di incentivazione anche per il futuro, eventualmente rafforzando opportunamente la promozione delle filiere che garantiscano chiare condizioni di sostenibilità. In questo senso, anche il Decreto Legislativo 28/2011, coerentemente con quanto stabilito nella Direttiva Europea 28/2009, riconosce maggior valore, ai fini del rispetto dell obbligo della quota minima, ai biocarburanti di seconda generazione (biocarburanti prodotti a partire da rifiuti, residui, materie cellulosiche di origine non alimentare e materie lignocellulosiche) che presentano maggiori benefici in termini di emissioni evitate di gas serra e che godono di un fattore moltiplicativo 2 per quanto concerne il loro contenuto energetico. E quindi indispensabile, allo scopo di promuovere particolarmente l utilizzo di biocarburanti di seconda generazione, stabilire criteri di sostenibilità chiari nella produzione di biocarburanti e bioliquidi utilizzando, come strumento di base, un sistema di tracciabilità che comprende tutte le fasi del ciclo produttivo dalla materie prima agricola fino al prodotto finito o, in caso di sottoprodotti, a partire dal loro luogo di origine. In questo modo diventa possibile verificare le emissioni di gas clima-alteranti legate alla produzione di un determinato biocarburante o bioliquido e di certificare infine la reale sostenibilità del prodotto. - LA PROSPETTIVA DI UNA BIOECONOMY In generale, le politiche energetiche europee, tese tra l altro a minimizzare la dipendenza dall importazione nell approvvigionamento energetico e contemporaneamente a valorizzare il territorio e le risorse comunitarie, si inseriscono in un quadro più ampio che recentemente l Europa ha meglio delineato, grazie all adozione di strategie tese allo sviluppo della cosiddetta Bioeconomy, cioè di un economia basata sull utilizzo delle fonti rinnovabili disponibili sul territorio comunitario, alternative all uso delle tradizionali fonti fossili d importazione, ed in particolare sull utilizzo delle biomasse di origine vegetale non in competizione con la catena alimentare (food) o della mangimistica (feed) ovvero sull utilizzo di residui agroforestali e dei rifiuti. Con questo obiettivo e per poter rispondere alla necessità di assicurare la produzione alimentare, garantendo al tempo stesso l approvvigionamento di materie prime a fini energetici ed industriali, è stata di recente adottata la Strategia per una Bioeconomia Sostenibile, che si 5
6 inserisce nell ambito di altre due iniziative dell UE 2020: "L'Unione dell'innovazione" e "Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse" con lo scopo di sviluppare tecnologie e processi produttivi innovativi e di sviluppare mercati e competitività nei diversi settori della bioeconomia. Attraverso questa proposta, l UE ha riconosciuto l importanza della bioeconomia, come un'opportunità unica per affrontare in modo globale le sfide della società odierna, mantenere e creare crescita economica ed occupazione, contribuire a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, migliorando la sostenibilità ambientale delle industrie e la gestione delle risorse rinnovabili. Inoltre, considerando che nell UE il settore in questione vanta già un fatturato di circa miliardi di euro e impiega oltre 22 milioni di persone (9% dell occupazione complessiva), risulta chiaro che, dalla capacità di investire strategicamente in questa direzione, si potranno ottenere importanti ricadute in termini di sviluppo sostenibile. In questa prospettiva, anche in Italia si rende necessario elaborare politiche di programmazione e promozione industriale, basate su un approccio interdisciplinare e intersettoriale, che contribuiscano a creare un economia a emissioni ridotte ed una società innovatrice, attraverso la valorizzazione della bioeconomia e la promozione degli innumerevoli settori e comparti industriali che questa comprende. LA SITUAZIONE DEI CARBURANTI IN ITALIA Nel mese di febbraio 2012, secondo i dati rilevati dal Ministero dello Sviluppo Economico, la domanda italiana di prodotti petroliferi è diminuita del 10,7%, ovvero di 609 mila tonnellate rispetto a febbraio 2011, risultando di poco superiore a 5 milioni di tonnellate. Per la Benzina si è registrato un calo maggiore (-20,3%) di quello del Gasolio (-15%) in entrambi i casi determinato principalmente dalla minore richiesta della rete. In calo anche i consumi di Carboturbo Avio (-6,4%) e, in maniera più accentuata, i consumi di gasolio della Marina (-23,1%). Complessivamente nell anno 2011, la domanda petrolifera è risultata inferiore a 71,9 milioni di tonnellate, in calo del 2,5% rispetto ai 73,7 milioni di tonnellate del Gli impieghi della benzina sono scesi del 6% su base annua, mentre quelli del gasolio sono cresciuti dello 0,8%, nonostante il calo sulla rete del 2,5%, grazie alla crescita del comparto extrarete. In progresso dell 1,4% i consumi di Carboturbo, pari a un totale di 3,96 milioni di tonnellate nel 2011, mentre per il gasolio marina la diminuzione degli impieghi totali rispetto al 2010 è stata del 2,2%. 6
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8 A fronte di questi consumi, il prezzo dei prodotti petroliferi è in costante aumento a causa principalmente dell aumento del prezzo del greggio: infatti, le quotazioni medie dei principali prodotti petroliferi di febbraio sono tutte aumentate rispetto a gennaio, con robusti incrementi di oltre il 7% per la benzina, di circa il 5% per il gasolio; in particolare la virgin nafta ha fatto registrare il maggior progresso (8,9%) rispetto al mese precedente. Le ricadute sul prezzo della benzina alla pompa in Italia sono anch esse evidenti ed i prezzi Sif/Siva dei due principali carburanti rilevati dal Ministero dello Sviluppo Economico (MSE) nel mese di febbraio hanno registrato incrementi rispettivamente pari al 4,3% per la benzina e al 2,2% per il gasolio. Per la benzina senza piombo la media del prezzo Italia Sif/Siva in febbraio si è portata a 0,732 euro/litro, in aumento di circa 30 euro per mille litri. Anche i dati settimanali del prezzo del gasolio hanno mostrato un andamento crescente a febbraio fino a 0,822 euro/litro nell'ultima rilevazione del mese. 8
9 I BIOCARBURANTI IN ITALIA E evidente che, al di là della necessità di ottemperare a quanto stabilito a livello Comunitario sull uso di fonti rinnovabili per i trasporti, si rileva l opportunità di trovare alternative all utilizzo delle fonti fossili per i trasporti e questo non solo per ragioni di carattere ambientale ma anche di carattere economico a causa del continuo aumento dei prezzi del greggio e del gas, quasi completamente d importazione. La capacità estrattiva in Italia d altra parte, e come ben noto, è molto limitata solo 5,3 Milioni di tonnellate/anno contro una domanda di oltre 70 milioni di tonnellate/anno. Anche per quanto riguarda l altra fonte fossile alternativa al petrolio e cioè il gas naturale, l Italia riesce a malapena a soddisfare il 10% della domanda interna. Il risultato è una forte esposizione all importazione di prodotti energetici nel nostro Paese. Si impone dunque una seria riflessione sulle prospettive di approvvigionamento di prodotti energetici per il trasporto. I biocarburanti, come già sottolineato ed ampiamente confermato dalle Politiche Europee degli ultimi anni, costituiscono una valida alternativa all utilizzo delle fonti fossili, ma solo se prodotti a partire da materie prime e con processi realmente sostenibili. A livello mondiale, il bioetanolo è il combustibile che ad oggi ha fornito la soluzione più adeguata alla richiesta di un combustibile alternativo per trazione e, ad oggi, è il biocarburante 9
10 più utilizzato a livello mondiale (quasi 50milioni di tonnellate/anno) in miscelazione con la benzina. In Europa, di contro, a fronte di una rapida dieselizzazione del mercato delle auto, si è affermato maggiormente il biodiesel che può essere miscelato, al massimo al 7%, con il gasolio per autotrazione. Ad oggi in Italia la capacità produttiva di biocarburanti è di circa 2 milioni di tonnellate/anno, quasi tutto biodiesel, anche se, a causa della notevole competizione internazionale e l elevata pressione sui prezzi, la reale produzione nazionale di biocarburanti si attesta oggi a circa il 25% della capacità installata, mentre la produzione di bioetanolo è minima a fronte di una domanda potenziale al 2020 stimata in circa 1,2-1,5 Milioni di tonnellate/anno. Tuttavia, anche a fronte di un pieno utilizzo degli impianti produttivi, i biocarburanti che si producono oggi in Italia appartengono quasi tutti alla cosiddetta prima generazione e cioè carburanti ottenuti a partire da materie prime di origine vegetale (agricola) o animale. Questi biocarburanti, sebbene rispondano oggi ai requisiti previsti dalle Direttiva 28/2009, a partire dal 1 gennaio 2017 non potranno essere verosimilmente più utilizzabili ai fini del conteggio degli obblighi di miscelazione: il Decreto Legislativo 30/2011, infatti, prevede che a partire dal 1 gennaio 2017 tutti i biocarburanti utilizzati in miscelazione con carburanti tradizionali di origine fossile, per poter essere conteggiati ai fini degli obblighi di miscelazione, dovranno consentire un risparmio complessivo in termini di emissione di almeno il 50% rispetto all analogo prodotto fossile. In realtà, invece, la quasi totalità dei biocarburanti prodotti oggi in Italia (di prima generazione) non consentono di conseguire tali risparmi in termini di emissione e quindi non potranno essere più conteggiati a partire dal 2017 in quanto non sufficientemente sostenibili. Inoltre, proprio perché spesso ottenuti da materie prime appartenenti alla filiera alimentare o della mangimistica, entrano in conflitto con la filiera agroalimentare e con l utilizzo dei terreni agricoli, generando pressione sui prezzi delle materie prime e pregiudicando in definitiva la sostenibilità complessiva del prodotto energetico. E quindi evidente come sia necessario individuare da subito quelle filiere produttive in grado di garantire sostenibilità dell intera filiera, dal campo alla pompa. Servono quindi da subito sostanziosi nuovi investimenti se si vorrà consentire di produrre biocarburanti sostenibili nazionali di seconda generazione. Tuttavia, sia la mancanza di una forte politica di incentivi sui biocarburanti, contrariamente a quanto invece fatto per altre energie rinnovabili, che la preoccupante incertezza normativa circa la traiettoria che ci traguardera a raggiungere l obbligo del 10% di miscelazione al 2020, finisce per limitare in maniera consistente la propensione a nuovi investimento nel settore dei biocarburanti. 10
11 IL PRESENTE ED IL FUTURO DEI BIOCARBURANTI SOSTENIBILI IN ITALIA Sebbene con le problematiche già evidenziate per nuovi investimenti sui biocarburanti, alcuni importantissimi successi per sviluppare processi per la produzione di biocarburanti realmente sostenibili, sono stati ottenuti. L ambito più promettente è offerto dalle cosiddette tecnologie di II generazione e cioè di quelle tecnologie in grado di utilizzare prodotti di scarto dell industria agro-alimentare e residui forestali o piante a rapido accrescimento non destinate ad uso alimentare o mangimistico. E questo il caso della tecnologia PROESA sviluppata dalla Mossi&Ghisolfi (maggior produttore mondiale di PET destinato al packaging nonché un azienda leader, sul piano tecnologico, nel mercato del poliestere) che permette, tra le altre cose, la produzione di bioetanolo lignocellulosico di II generazione. Questa innovativa tecnologia è il frutto di consistenti investimenti in Ricerca e Sviluppo e che ha permesso al Gruppo Mossi&Ghisolfi di produrre bioetanolo di seconda generazione senza ricorrere a materie prime tradizionalmente destinate all alimentazione o alla mangimistica quali il mais o la canna da zucchero. Il bioetanolo di II generazione (bioetanolo lignocelluloisco) sviluppato da Mossi&Ghisolfi invece utilizza esclusivamente materie prime non in competizione con la catena alimentare, quali ad esempio la canna comune (Arundo Donax), o anche residui agroforestali o scarti dell industria agroalimentare con ulteriore vantaggio in termini ambientali e di costi di smaltimento. Inoltre, la tecnologia di Mossi&Ghisolfi permette di valorizzare terreni marginali non utilizzabili profittevolmente dall agricoltura tradizionale o finanche terreni parzialmente inquinati grazie alla selezione di essenze in grado di espletare un azione di fitodepurazione quali appunto la canna comune. Il vantaggio rispetto alla benzina in termini di sostenibilità ambientale rispetto ai gas serra è enorme: il bilancio di emissioni nette su tutto il ciclo (coltivazione della biomassa, trasporto, processo di produzione del biocarburante e/o del prodotto chimico) è migliore di oltre l 85%. Su questa base tecnologica, Mossi&Ghisolfi ha realizzato il primo impianto al mondo di scala industriale da 40mila tonnellate/anno di bioetanolo di II generazione in provincia di Vercelli utilizzando esclusivamente come materie prime (biomasse) canna comune e scarti agroforestali. L impianto utilizzerà i residui della produzione del bioetanolo, in pratica la parte ligninica non fermentabile della pianta, per alimentare una caldaia a biomassa da 15 MW, producendo al contempo energia verde e permettendo un complessivo efficientamento dell intero processo. 11
12 La possibilità della tecnologia PROESA di utilizzare terreni troppo poveri per l agricoltura tradizionale ovvero scarti agricoli e forestali, permette di attingere ad un bacino potenziale molto ampio: basti pensare che solo in Italia, molte fonti autorevoli indicano in oltre 2 milioni di ettari, la superficie agricola abbandonata senza contare i residui agricoli e forestali disponibili ogni anno nel nostro Paese e che assommano ad oltre 20 milioni di tonnellate/anno e che, da soli permetterebbero di produrre circa 3-4 milioni di tonnellate/anno di bioetanolo e cioè circa il triplo di quanto si stima serva entro il 2020 in Italia. Il risultato è un biocarburante realmente sostenibile in termini di emissioni di gas clima-alteranti, in termini di impatto sulle esistenti filiere agroalimentari, competitivo sul libero mercato e soprattutto innovativo per un comparto debole come quello dei biocarburanti prodotti in Italia. 12
13 IL BIOETANOLO LIGNOCELLULOSICO E LA CHIMICA DA FONTI RINNOVABILI (Chimica Verde): LO SVILUPPO DELLA BIORAFFINERIA La tecnologia proposta dal Gruppo Mossi&Ghisolfi non si limita tuttavia a permettere la produzione di bioetanolo lignocellulosico di seconda generazione sostenibile e competitivo ma si traguarda a sviluppare una gamma di prodotti bio ben oltre il solo bioetanolo. Infatti, utilizzando la stessa base tecnologica, e cioè le stesse biomasse e gli stessi trattamenti, e modificando soltanto la parte finale del processo di trasformazione, è possibile ottenere una varietà di altri prodotti da destinare al mercato più ampio della Chimica ben oltre dunque il solo mercato dei carburanti. E questo l ambito della cosiddetta Chimica da fonti rinnovabili (o Chimica Verde) che può rappresentare una grande opportunità di rilancio dell intero comparto per il nostro Paese. In sostanza la Chimica Verde si propone di ottenere prodotti chimici a partire da biomasse, senza utilizzare il petrolio come materia prima. La Chimica Verde può quindi in maniera similare al bioetanolo di seconda generazione- ridurre le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, grazie all affrancamento delle fonti fossili come materia prima, nonché valorizzare le risorse del territorio, riducendo al contempo il peso dell import di materie prime quali il greggio. Quindi, sulla base tecnologica PROESA, Mossi&Ghisolfi sta ora sviluppando altre linee produttive in grado di ottenere dalle stesse biomasse altri prodotti di base per la Chimica allo scopo di valorizzare completamente la biomassa in una logica di Bioraffineria: in sostanza, utilizzare le biomasse per ottenere una gamma di bioprodotti da destinare all industria chimica oltre che all industria dei combustibili, quali il bioetanolo, allo scopo di realizzare sia nuovi prodotti che sostituire quelli tradizionalmente ottenuti a partire dal petrolio, quali, ad esempio le materie plastiche. Nonostante l orografia Europea e dell Italia in particolare, non permette uno sviluppo su larga scala di coltivazioni dedicate, la possibilità di utilizzare i cosiddetti terreni marginali o comunque terreni abbandonati dall agricoltura, consente di sviluppare queste tecnologie a livello industriale anche nel nostro Paese. Se infatti, a puro titolo di esercizio teorico, si potessero utilizzare interamente i circa 2milioni di ettari di superficie agricola non utilizzata oltre alle centinaia di migliaia di ettari sparsi sul territorio nazionale esposti a fenomeni di erosione, cuneo salino, dilavamento ed altro che non consentono un utilizzo agricolo, si potrebbe potenzialmente produrre biomassa sufficiente per coprire l intera domanda di prodotti chimici in Italia (circa 8 milioni di tonnellate/anno) e rilanciare il comparto chimico nazionale nella direzione di una Chimica verde di grande prospettiva, ponendo il nostro Paese all avanguardia in un settore strategico. 13
14 LE OPPORTUNITA OFFERTE DALLO SVILUPPO DELLA BIORAFFINERIA IN ITALIA Da tutto quanto detto emerge come la Bioraffineria possa essere una grande opportunità di sviluppo per il nostro Paese in quanto capace di rispondere a molte problematiche che oggi ci troviamo ad affrontare. Tra le diverse ricadute positive di una prospettiva verde si sottolineano: - Possibilità di affrancarsi dall uso di materie prime di importazione (ad esempio, petrolio) e quindi dall inevitabile dinamica crescente del prezzo di mercato del greggio; - Possibilità di creare una filiera agroindustriale che possa rilanciare contemporaneamente sia il comparto agricolo che quello industriale (compreso il sofferente comparto chimico) nazionale, con la contemporanea opportunità di riconvertire poli chimici in crisi da anni; - Possibilità di valorizzare risorse agricole locali; - Possibilità di utilizzare e valorizzare terreni abbandonati o inutilizzabili dall agricoltura tradizionale; - Possibilità di utilizzare scarti agroforestali con evidenti vantaggi in termini di smaltimento degli stessi; - Vantaggi ambientali in termini di emissioni di gas ad effetto serra; - Grande opportunità di valorizzare le risorse e le competenze esistenti nella comunità scientifica nazionale (Università, CNR, ENEA, ecc) e di rilanciare l attività dei Distretti tecnologici e dei Poli di Innovazione esistenti sul territorio nazionale con tecnologie di avanguardia a livello mondiale. In definitiva, il Bioetanolo di seconda generazione e la Chimica Verde possono contribuire a ricreare un elevato livello di competitività di interi comparti industriali nel nostro Paese in maniera compatibile con la struttura imprenditoriale italiana caratterizzata dalla presenza di piccole e medie imprese. Tuttavia, lo sviluppo di una nuova Bioraffineria non può prescindere da forti investimenti in tema di Ricerca e Formazione. In particolare dovranno essere sviluppate sinergie tra le competenze di chimica, agraria, biotecnologia, biologia ed ingegneria allo scopo di permettere un rapido sviluppo industriale. E infine necessario che il quadro normativo sia costituito da regole chiare e possibilmente condivise a livello comunitario e che non penalizzi anche indirettamente ma che anzi dia sostegno agli investimenti nelle nuove tecnologie così come alla Ricerca ed alla Formazione nell ambito delle nuove discipline. 14
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