Quando nel 2003 due guardie del Parco IL PAESAGGIO ROMANO DELLA MAREMMA GROSSETANA: AREE SACRE E INFRASTRUTTURE PORTUALI ALLA FOCE DEL FIUME OMBRONE

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1 IL PAESAGGIO ROMANO DELLA MAREMMA GROSSETANA: AREE SACRE E INFRASTRUTTURE PORTUALI ALLA FOCE DEL FIUME OMBRONE DI ALESSANDRO SEBASTIANI* Introduzione Quando nel 2003 due guardie del Parco Regionale della Maremma si imbatterono in un epigrafe in marmo affiorante dal sottobosco del colle di Scoglietto, certamente non potevano immaginare cosa essa celasse in termini di ricostruzione storica di un paesaggio e di una rete insediative in epoca romana. Ed è proprio questo evento, fortuito e casuale, che ha poi portato alla definizione di un innovativo progetto archeologico, teso a comprendere e riscrivere la storia della Maremma romana. Nel 2009, infatti, prese vita, grazie a un accordo di ricerca tra la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana, l Ente Parco Regionale della Maremma, l Azienda Regionale Agricola di Alberese e la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, il Progetto Archeologico Alberese (PAA) diretto dallo scrivente assieme a Matteo Colombini, Elena Chirico e Mario Cygielman: alla base delle indagini che si svilupparono poi vi era la necessità di studiare le dinamiche insediative dell area della foce del fiume Ombrone dove erano conosciuti siti di rilevante interesse archeologico. Tra questi, furono scelti due insediamenti chiave: l area dei templi dello Scoglietto, da dove proveniva l epigrafe prima citata, e il porto fluviale di cabotaggio della vicina Rusellae. La ricerca archeologica aveva lo scopo di rispondere a determinati interrogativi: I) quale fosse stato l impatto in termini di sfruttamento del paesaggio e di cambiamenti strutturali dei siti della conquista romana dell Etruria meridionale nel III secolo a.c.; II) quali infrastrutture furono create e quale fosse la natura dei rapporti intercorsi tra città 19

2 A pag. 19: L area dei templi dello Scoglietto: vista aerea (Paolo Nannini, SBAT) e pianta schematica A sinistra: Localizzazione dei siti citati nel testo In basso: Alcuni dei reperti scultorei rinvenuti a Scoglietto: statua frammentaria in marmo con basamento al momento della scoperta e dopo il restauro (Paolo Nannini, SBAT), frammento di lesena in stile dorico e statua di Diana Umbronensis (Paolo Nannini, SBAT) e campagne e il sistemò distributivo delle strutture portuali; III) come fossero cambiati gli indicatori e il sistema economico dopo la crisi del II secolo d.c., con un occhio di riguardo sulla contrapposizione tra produzione locale e commerci di più largo respiro mediterraneo; IV) come cambiò il sistema sociale ed economico alla caduta dell Impero Romano d Occidente e, infine, V) quale fosse stato l impatto di questi cambiamenti negli insediamenti urbani, rurali e marittimi. Ovviamente un approccio del genere, pieno di aspettative e al tempo stesso ambizioso, richiedeva scavi archeologici estesi e un briciolo di fortuna. Dopo due anni di intense ricerche, alcune delle risposte iniziano a comparire ed è possibile cominciare a intravedere un quadro generale entro il quale si mossero alterne vicende e complessi giochi di identità sociale ed economica. L area dei templi di Scoglietto Il piccolo rilievo di Scoglietto si eleva a circa 20m sul livello odierno del mare Tirreno, distante dalle sue sponde circa 4km. In epoca romana però la costa tirrenica lambiva le sue pendici (Fig. a fianco) ponendolo come un promontorio a picco sul mare. Che l area fosse stata interessata da attività umane antiche era già conosciuto, grazie agli scavi effettuati nella vicina e sottostante grotta omonima, dove a una interessante fase di utilizzo in epoca tardo romana si sommava una più complessa sequenza databile all età del Bronzo, quando la caverna fu utilizzata come nosocomio dalla valenza rituale e magica. In un certo qual modo, quindi, quest ultima propaggine settentrionale dei Monti dell Uccellina aveva sin dalla preistoria rivestito un ruolo religioso, assorbito e rimodellato poi in epoca romana. Si data tra il II secolo a.c. e l età augustea, infatti, una prima riorganizzazione dei culti sul promontorio, testimoniata ad oggi dal rinvenimento di alcuni vasi come coppette in vernice nera del tipo Morel 2527 e in pareti sottili ancora recanti lettere etrusche, mentre sono del tutto assenti strutture inquadrabili in questa fascia cronologica. Con la nascita dell Impero, invece, si dovette assistere alla costruzione della c.d. Domus Dianae, un piccolo edificio di circa 40mq, terminante con un esedra trapezoidale, utilizzato per la tesaurizzazione delle offerte votive (lucerne di varia fattura, monete, vaghi di collana in pasta vitrea e balsamari vitrei, foto a p. 22) alla dea della caccia. L intitolazione è certa per due motivi: innanzitutto l epigrafe in marmo che ricorda 20

3 A sinistra: Particolare della pavimentazione in opus signinum con tessere marmoree di un ambiente del santuario dedicato a Diana Umbronensis In basso: Vista aerea del tempio di età severiana e ricostruzione 3D dell edificio di culto (Realizzazione Marco Innocenti) come il servo Dyonisius della famiglia di costruttori edili ostiense degli Haterii dedichi il luogo al culto di Diana Umbronensis (Diana dell Ombrone). Inoltre, al suo interno, è stata rinvenuta una statuetta in marmo lunense (Foto a p. 20, in alto) raffigurante proprio Diana, appoggiata a un tronco di alloro (caro al fratello Apollo) nell atto di afferrare una freccia dalla faretra indossata sul dorso. Il piccolo thesaurus subì almeno tre grandi cambiamenti edilizi, ancora leggibili sulle sue murature, giungendo a ospitare due panchine laterali a una nicchia posta nel centro dell esedra. Qui era custodita una seconda statuetta architettonica, sempre in marmo di Luni, con basamento marmoreo (Foto a p. 20), mentre una statua a dimensione umana doveva essere alloggiata sul basamento in pietra rinvenuto pressappoco al centro dell edificio. Tra il I e il II secolo d.c. fu costruito, secondo un asse differente, un grande complesso santuariale attorno al thesaurus. Al momento in cui scriviamo sono stati scavati 7 ambienti (Foto a p. 19), distinti nella loro funzione e che conservano ancora tracce dei ricchi decori, quali affreschi parietali, pavimentazioni in opus signinum con tessere in marmo (Foto in alto, a sinistra), mosaici in bicromia nera e bianca e lesene in marmo (Foto a p. 20). Il fronte settentrionale era poi arricchito di espedienti architettonici volti a enfatizzare la sua monumentalità, grazie alla presenza di un abside semicircolare, un con- trafforte circolare e almeno due contrafforti rettangolari a creare un loggiato cieco. Tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.c. lo Scoglietto fu interessato da una nuova fase edilizia, con la costruzione di un tempio in antis il cui basamento dei perimetrali in opus testaceum era ricoperto con lastre di marmo africano e lunense (Foto in basso). Di pianta rettangolare, il tempio terminava con un abside semicircolare lungo il perimetrale sud, sul quale probabilmente si apriva una finestra circolare racchiusa in un rosone in marmo lunense. Il nuovo luogo di culto era circondato da un temenos costituito da una muratura in blocchi di pietra appena sbozzata e rivestito di malta biancastra. Si accedeva al tempio grazie a una piazza in opus spicatum, mentre una rampa di accesso garantiva l ingresso a una scalinata monumentale verso la cella. Questa struttura occupa una superficie di circa 70 mq e dovette essere utilizzata sino alla metà del IV secolo d.c., quando si registrano i primi crolli e abbandoni. Proprio in questa fase fu ricavata una sepoltura per un individuo di sesso maschile, disposta lungo il perimetrale ovest e con un nummo di Costanzo II o di Costantino II databile entro il 348 d.c. (Foto a p. 22); nonostante i parziali crolli, il tempio fu continua meta di pellegrinaggio per i fedeli come testimoniano le oltre 30 monete ascrivibili tra la metà e gli anni 70 del IV secolo d.c. Tale continuità d uso può trovare una duplice spiegazione: da un 21

4 do taglio nella massicciata del podio del tempio che conduceva direttamente alla via di accesso principale al sito posta lungo il pendio nord-orientale del rilievo. Entro la metà del VI secolo d.c. si esauriscono le attività antropiche allo Scoglietto: un violento incendio distrusse la capanna, facendo collassare all interno della fossa l argilla dei muri in pisé, sancendo l obliterazione del sito sino al Presso l ultima ansa del fiume Ombrone, in loc. Lo Spolverino (Alberese), al di sotto di oltre 2.20 m di depositi alluvionali, sorgono i resti del porto fluviale di cabotaggio della vicina città di Roselle. lato l edificio era sicuramente rimasto impresso nella memoria degli abitanti locali, mentre dall altro, il riutilizzo della sottostante grotta dello Scoglietto proprio dal IV sino alla metà del VI secolo d.c. può aver giocato un ruolo fondamentale nella sua sopravvivenza, sebbene in stato di degrado. Tra gli anni 70 e la fine del IV secolo si consuma la distruzione sistematica del tempio di età severiana. Gli scavi hanno riportato alla luce grandi blocchi di muratura in opus testaceum attorno ai perimetrali e all abside, mentre all esterno, tra il muro est e il temenos un consistente strato di scaglie di marmo con frammenti scultorei (Foto in alto) testimonia la volontà di dissacrare il luogo. Sembra plausibile ipotizzare che il tempio dello Scoglietto fu soggetto, quindi, alle conseguenze dell emanazione dell Editto di Thessalonica del 380 d.c., con il quale si sanciva il Cristianesimo come religione ufficiale dell Impero e la conversione dei templi pagani in chiese cristiane o la loro distruzione. Poco tempo dopo, la collina di Scoglietto vide l installarsi di una capanna semi-scavata del tipo grubenhausern sulle sue rovine (Foto a p. 23, in alto). Sfruttando l ampio taglio dell abside terminale, infatti, fu ricavata una fossa dalla duplice funzione di magazzino e discarica. Furono eretti muri in semplice pisé con intelaiatura di assi verticali, mentre un assito ligneo garantiva la pavimentazione interna. La forte presenza di ossi animali, assieme a ceramica da cucina di importazione africana e di produzione locale, sembrerebbe confermare l interpretazione dell edificio come una modesta abitazione rurale. A sottolineare la sua natura, vi è anche una palizzata lignea, impostata tagliando la piazza in opus spicatum, forse da collegare a un piccolo recinto per animali. Inoltre, la presenza di una interessante quantità di ami da pesca e di pesi da rete in piombo ci informa delle attività ittiche nelle sottostanti sponde del mar Tirreno. Conclude il quadro delle evidenze strutturali di V-VI secolo d.c. la costruzione di una strada di accesso alla capanna ricavata con un profon- A sinistra: Alcune delle lucerne votive rinvenute a Scoglietto. Sono presenti esemplari in terra sigillata italica e africana. Questi reperti coprono un arco temporale compreso tra l età augustea e il periodo tardo-romano A destra: La sepoltura individuata a Scoglietto con il nummo di Costanzo II o Costantino II databile entro il 348 d.c. 22

5 Il porto fluviale di Rusellae La storiografia locale si era già interessata a questo sito poiché nell alta sezione a margine del fiume si affacciavano due murature in opus mixtum erroneamente interpretate come i resti di un ponte di collegamento tra le due sponde per l attraversamento della via consolare Aurelia vetus/aemilia Scauri. Giocava, d altronde, a favore di questa interpretazione anche il toponimo, Ponte del diavolo, con il quale il luogo è ricordato nella cartografia storica, almeno dal XVII secolo in poi (Foto in basso). La principale arteria viaria, però, non doveva correre troppo lontano da questo luogo e forse è stata indivi- In alto, a sinistra: Il taglio della capanna semi-scavata di V-VI secolo d.c. In basso: Particolare della muratura del c.d. Ponte del Diavolo a Spolverino duata a un centinaio di metri più ad ovest rispetto a Spolverino. Lo scavo intrapreso in regime di emergenza nel giugno 2010 ha permesso di delineare una prima ma significativa sequenza insediativa in questa area (Foto a p. 24, in alto). Nel corso della prima età imperiale si assiste alla costruzione di un vano di cui sono superstiti, ad oggi, una pavimentazione in cocciopesto, una soglia e un lacerto di un muro che, in epoca adrianea, furono inglobati all interno di un grande horreum, parzialmente scavato. La struttura di stoccaggio era costruita in opus mixtum con angoli in opus testaceum (Foto a p. 24, in basso): all interno sono state rinvenute oltre 100 forme ceramiche che spaziano tra il II e il V secolo d.c. E solamente 1/5 della struttura è stata sottoposta a indagine archeologica. Nel corso del IV secolo, invece, al di sopra di un livello alluvionale spesso oltre 60 cm e addossato al perimetrale sud del magazzino fu costruito un atelier per la lavorazione del vetro. Conservate al di sotto dell alluvium sono state scoperte, infatti, 4 fornaci di cui tre a pianta circolare, costruite con laterizi e abbondante malta, mentre la quarta si presenta a pianta rettangolare e scavata nel terreno. Gli strati pertinenti alla bottega del mastro vetraio hanno restituito circa 120 forme vitree, dalle lastre da finestra ai calici, dalle coppe ai balsamari, fornendo uno spaccato di cultura materiale tardoromana che non ha eguali nella Maremma grossetana. A seguito dell abbandono del porto nel corso del V secolo, l area fu convertita ad uso agricolo. Ne sono testimoni 12 solchi di aratro rinvenuti al di sopra di uno spesso strato di dark earth (che ha restituito oltre 300 forme ceramiche frammentarie) e ancora contenenti semi carbonizzati (Foto in alto). 23

6 Vista aerea dello scavo del porto fluviale di Rusellae (Paolo Nannini, SBAT). Si nota il perimetrale sud dell horreum di età adrianea e l atelier per la lavorazione del vetro Conclusioni Particolare dell angolo in opus testaceum dell horreum di età adrianea Il proseguimento delle indagini nel corso dell estate 2011 permetterà di approfondire l urbanistica del porto di Roselle e fornirà ulteriori dati per la ricostruzione storica di un paesaggio antropizzato e collassato poi a seguito del diffondersi della malaria, dovuto principalmente all impaludamento progressivo che si registra a partire dalla metà del VI secolo d.c. È chiaro sin da ora però che i siti di Scoglietto e Spolverino forniscono una mole di dati archeologici impressionante per rispondere a quegli interrogativi alla base della ricerca condotta ad Alberese. E non vi è dubbio alcuno che una grande fetta della storia della maremma grossetana stia per essere riscritta. 24

7 A sinistra: Le arature di fine V-VI secolo e i semi carbonizzati rinvenuti al loro interno In basso: Alcune delle ceramiche rinvenute all interno dell horreum di Spolverino. Ringraziamenti L autore desidera ringraziare l Ente Parco Regionale della Maremma, l Azienda Regionale Agricola di Alberese, la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana e la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, assieme al team di archeologi professionisti e degli studenti europei e americani che hanno preso parte alle campagne di scavo. *Alessandro Sebastiani è Consulting Scholar, Penn Museum di Philadelphia Direttore Scientifico Progetto Archeologico Alberese Bibliografia Essenziale M. Cygileman, E. Chirico, M. Colombini, A. Sebastiani (a cura di), Dinamiche insediative nel territorio della foce dell Ombrone: nuovi dati dagli scavi presso l Area Templare dello Scoglietto (Alberese Gr), in Notiziario della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana, 5, 2010, pp E. Chirico, A. Sebastiani, L insediamento tardoantico sul promontorio dello Scoglietto (Alberese, Grosseto IT), in a E. Chirico, A. Sebastiani, L occupazione tardo antica del promontorio dello Scoglietto ad Alberese (Grosseto -IT), in «Archeologia Medievale», XXXVII, 2010b, pp A. Sebastiani, Progetto Archeologico Alberese, in La Prospeccio i el Territori, Pagès Editors, Lleida, c.s. A. Sebastiani, Foce dell Ombrone. Tempio di Diana, in Archeologia Viva, 145, 2010a, p. 12 Sebastiani A. (a cura di), Un tempio sullo Scoglietto, in Archeologia Viva, 140, 2010b, pp A. Sebastiani, Progetto Archeologico Alberese, in Maremma Magazine, VIII, 3, 2010c, pp M. Colombini, A. Ebolese, A. Sebastiani, Progetto Archeologico Alberese: sperimentazione della tecnica LiDAR-FW sul promontorio dei templi romani dello Scoglietto, in Archeomatica, 5, c.s. E. Chirico, M. Colombini, A. Sebastiani, E dallo scavo dello Scoglietto a Marina di Alberese riaffiora la storia, in Maremma Magazine, VII, 11, 2009, p Info e partecipazione agli scavi: 25

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