Una nuova interpretazione della fossa del vasaio di Turona,

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1 Una nuova interpretazione della fossa del vasaio di Turona, «En contrebas de la colline de la Cività un grand nombre de fragments de vases d impasto et de bucchero apparurent dans ce qui devait être une fosse de décharge d un atelier d un potier. Il semble donc, à considérer la chronologie des découvertes de cet ordre que l occupation de la colline avait été dense surtout à l époque archaïque». Così Raymond Bloch descriveva nelle sue Recherches archéologiques en territoire volsinien (Paris, 1972) un singolare rinvenimento, «fortuito», come aveva scritto nel 1955 (CRAI), ai piedi del colle della Civita d Arlena, nella valle di Turona: una grande quantità di vasi, in impasto e in bucchero, provenienti da una piccola fossa. Questa scoperta, che si inquadra nell ampia campagna di scavo che l École française de Rome portò avanti negli anni 50 a Bolsena e nel territorio circostante, fin da subito fu accolta con interesse dalla letteratura archeologica. Tra l abbondante quantità di nuovi dati che veniva dagli scavi francesi sull acropoli della Civita d Arlena, di epoca tardo-arcaica ed ellenistica, e nella necropoli della Capriola, inquadrabile tra il villanoviano evoluto e l orientalizzante antico, questa piccola fossa sembrò da subito costituire una traccia di un occupazione «archaïque» della Civita d Arlena. La singolare scoperta di una tale massa di frammenti in un unica fossa portò Bloch ad ipotizzare che essa costituisse lo scarico della bottega di un vasaio locale. Lo studio in corso dei materiali provenienti da questa fossa ha messo in luce come però nessun elemento possa indiziare uno scarico di un vasaio: nessuna traccia di lavorazione, nessuna forma mal cotta e soprattutto i vasi rinvenuti erano quasi tutti interi. Al fine di comprendere meglio la natura di questo contesto, non essendo stati rinvenuti dati d archivio a proposito, è stata effettuata una campagna di scavi ad Ottobre-Novembre 2007, in collaborazione con la Soprintendenza dei Beni Archeologici dell Etruria Meridionale, che ha permesso di ridefinire l interpretazione della fossa: si tratta di un deposito votivo. Le operazioni di scavo hanno messo in luce parte del deposito restituendo una grande quantità di ceramica. Allo scavo è seguita un intensa attività di laboratorio, di catalogazione, analisi e disegno dei pezzi rinvenuti. Il deposito votivo può essere, in prima ipotesi datato all Orientalizzante Medio e Recente, tra la fine del VII secolo a.c. e l inizio del VI

2 secolo a.c., anche se sono stati rinvenuti numerosi frammenti più antichi. Civita d Arlena appare così inquadrabile in quel processo di ripopolamento del territorio, comune a tutta l Etruria, che l aristocrazia attua alla fine dell VIII secolo a.c., occupando, in questo caso, un luogo strategico posto nell accesso storico alla Val di Lago, costituito dalla valle di Turona, abitato già dal IX secolo a.c. L aristocrazia nascente di Civita d Arlena sembra guardare con favore anche alle istanze culturali provenienti dal Tevere e dall Etruria Meridionale, oltre che a quelle provenienti da Volsinii (Orvieto). (da J. TABOLLI, Una nuova interpretazione della fossa del vasaio di Turona, in Chorniques des Activités archéologiques de l Ecole française de Rome, in MEFRA 119/2007, Roma 2007, pp ). Figura 1 Operazioni di scavo in corso

3 Figura 2 Operazioni di scavo in corso Figura 3 Operazioni di scavo in corso

4 Figura 4 Scavo in corso di un oinochoe trilobata di ceramica etrusco-corinzia Figura 5 rinvenimento di un olla di impasto bruno integra

5 Figura 6 Operazioni di primo lavaggio Figura 7 Operazioni di lavaggio

6 Figura 8 Operazioni di conteggio e riconoscimento degli attacchi tra i frammenti Figura 9 Catalogazione in database dei frammenti rinvenuti

7 Figura 10 Disegno dei frammenti rinvenuti Figura 11 Disegno dei frammenti rinvenuti JACOPO TABOLLI Università degli studi di Roma La Sapienza