Copyright 2016 Simone S.p.A. Via F. Russo, 33/D Napoli

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2 Copyright 2016 Simone S.p.A. Via F. Russo, 33/D Napoli Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo senza l autorizzazione scritta dell editore. gennaio /9 Filosofia, psicologia e scienze dell educazione Questo volume è stato stampato presso: «MultiMedia» V.le Ferrovie dello Stato Zona Asi - Giugliano (NA) Andiamo in stampa all indomani della diffusione della bozza di Allegato al Bando del 18 gennaio 2016: questo manuale è conforme, quindi, ai contenuti dei programmi così come enunciati in questo allegato. Qualora in sede di pubblicazione del bando in G.U. dovessero essere inseriti ulteriori argomenti (cosa alquanto remota) se ne darà conto in apposite espansioni online, disponibili nell area riservata accessibile tramite il Qrcode. Nell ambito del Libro I - Quesiti, la Parte I - Filosofia è a cura del prof. Federico del Giudice, la Parte III - Storia è a cura di Giovanni Ciotola. Nell ambito del Libro II - Fondamenti epistemologici, orientamenti critico-metodologici, metodologia per la didattica, fonti e strumenti di studio, le schede della Parte I - Filosofia sono a cura di Andreina Doria, quelle della Parte II - Psicologia e Scienze dell Educazione sono a cura di Orsola Coppola, quelle della Parte III - Storia sono a cura di Filippo Fiorentino. Nell ambito del Libro III - Lezioni simulate, la Parte I - Filosofia è a cura dei prof. Davide Fricano (Lezioni 2, 3, 4, 5, 8) e Fabio Mazzocchio (Lezioni 1, 6, 7, 9, 10), la Parte III - Storia è a cura dei prof. Davide Fricano (Lezioni 1, 2, 4, 5, 6) e Leonardo Maiorca (Lezione 3). Seguici su Collegati alla nostra pagina Facebook sul concorso a cattedra facebook.com/concorsiacattedra per tenerti informato su tutto quanto verte intorno al concorso. Clicca su e potrai accedere ai materiali e alle promozioni riservate ai nostri fan. La pubblicazione di questo volume, pur curato con scrupolosa attenzione dagli Autori e dalla redazione, non comporta alcuna assunzione di responsabilità da parte degli stessi e della Casa editrice per eventuali errori, incongruenze o difformità dai contenuti delle prove effettivamente somministrate in sede di concorso.

3 Premessa Questo volume si rivolge a quanti si accingono a partecipare al concorso a cattedra 2016 per le classi di concorso A18 Filosofia e Scienze umane e A19 Filosofia e Storia. Come è noto, il concorso prevede in primo luogo, una prova scritta finalizzata a verificare le specifiche competenze professionali e disciplinari attraverso la somministrazione di una serie di quesiti a risposta aperta. Il candidato affronterà, pertanto, una batteria di domande nella quale, nello spazio e nel tempo a sua disposizione, dovrà fornire una risposta motivata, allo scopo di dimostrare non solo le personali competenze scientifiche ma anche di possedere un adeguata capacità di sintesi. La prova orale consisterà, invece, in una lezione simulata, della durata di 35 minuti, e in un colloquio immediatamente successivo, nel corso del quale devono essere approfonditi i contenuti, le scelte didattiche e metodologiche della lezione stessa. A fronte di tali prove abbiamo realizzato questo volume di preparazione che, lungi dall essere il solito manuale teorico, fornisce all aspirante insegnante tutti gli strumenti necessari per una prova d eccellenza. Il testo è strutturato in: una parte di Quesiti a risposta aperta sugli argomenti del programma d esame e adeguatamente svolti, per consentire al candidato di cimentarsi con la prova scritta; una serie di Schede concernenti i fondamenti epistemologici, gli orientamenti criticometodologici, la metodologia per la didattica, le fonti e gli strumenti di studio concernenti la Filosofia, la Storia, la Psicologia e le Scienze dell educazione; modelli di Lezioni simulate per la prova orale. Come espansione online le Indicazioni nazionali e le Linee-guida, per tutte le categorie di scuola, sulle discipline oggetto d insegnamento delle classi A18 e A19.

4 Indice generale Introduzione: La prova scritta del concorso a cattedre 1. I quesiti a risposta aperta... Pag Come affrontarli...» 5 Libro I Quesiti Parte I filosofia I n d i c e g e n e r a l e Sezione 1: Filosofia antica e medioevale Capitolo 1: La filosofia naturalistica nella Magna Grecia...» 14 Capitolo 2: I sofisti, Socrate e le scuole socratiche minori...» 24 Capitolo 3: Platone...» 32 Capitolo 4: Aristotele...» 38 Capitolo 5: Scetticismo, Epicureismo, Stoicismo e Neoplatonismo (Plotino)...» 47 Capitolo 6: La Patristica...» 54 Capitolo 7: La Scolastica...» Sezione 2: Filosofia moderna dall Umanesimo a Hegel Capitolo 1: Umanesimo e Rinascimento...» 66 Capitolo 2: Il naturalismo rinascimentale: Copernico, Galileo, Telesio, Bruno e Campanella...» 74 Capitolo 3: Razionalismo, Empirismo, Storicismo e Giusnaturalismo...» 78 Capitolo 4: L Illuminismo...» 94 Capitolo 5: La rivoluzione kantiana e le origini della filosofia contemporanea...» 99 Capitolo 6: L età romantica e l Idealismo...» 106 Sezione 3: Filosofia post-hegeliana e Novecento...» 118 Parte II Psicologia e Scienze dell Educazione Sezione 1: Psicologia Storia della psicologia: le più importanti scuole di pensiero e i principali esponenti...» 172 Psicologia cognitiva: percezione, attenzione, apprendimento, immaginazione, intelligenza...» 178 Psicologia sociale: fattori sociali nei processi di strutturazione del comportamento; strutture dinamiche dei gruppi sociali...» 184 Metodi, strumenti e paradigmi di riferimento della ricerca psicologica contemporanea...» 190 Problemi e principi generali di statistica e psicometria: questionari e test...» 195

5 Sezione 2: Pedagogia Linee fondamentali della storia dell educazione e della pedagogia occidentale... Pag. 201 Problemi della pedagogia contemporanea...» 216 Sezione 3: Sociologia Elementi di storia della sociologia...» 223 Concetti fondamentali di sociologia...» 232 Sezione 4: Antropologia I n d i c e g e n e r a l e Natura, cultura, società...» 241 Parte III Storia Sezione 1: Storia antica...» 248 Sezione 2: Storia medievale...» 280 Sezione 3: Storia moderna...» 291 Sezione 4: Storia contemporanea...» 317 Libro II Fondamenti Epistemologici, orientamenti critico-metodologici, metodologia per la didattica, fonti e strumenti di studio: Schede 494 Parte I Filosofia Scheda 1: Il dibattito interno alla Filosofia occidentale: l identità della Filosofia in rapporto alle altre forme del sapere, i suoi fondamenti «epistemologici» e il ruolo dei filosofi nella società...» 354 Scheda 2: Metodologia della ricerca filosofica: i metodi di ricerca e di attività filosofica nelle varie epoche storiche...» 359 Scheda 3: Il testo filosofico: generi letterari, forme della scrittura filosofica e possibilità offerte dagli strumenti informatici...» 362 Scheda 4: Ricerca filosofica e mediazione didattica: principali forme e metodi della comunicazione filosofica nei differenti periodi storici...» 365 Scheda 5: Finalità e metodi della Filosofia nella scuola secondaria superiore: linee fondamentali della tradizione didattica italiana ed europea...» 369 Scheda 6: Il dibattito sullo studio dei testi filosofici e sulle diverse forme di lavoro filosofico in aula...» 372 Parte II Psicologia e Scienze dell Educazione Scheda 1: Problemi metodologici nelle scienze umane e sociali...» 376 Scheda 2: Le principali ricerche sull apprendimento e sui fattori che lo favoriscono...» 378 Scheda 3: Metodi e strumenti della ricerca pedagogica...» 381 Scheda 4: Le questioni rilevanti dell antropologia in rapporto alle scienze umane...» 383 Scheda 5: Analisi multivariata e campionamento...» 386 Parte III Storia Scheda 1: I fondamenti epistemologici della Storia dall antichità a oggi: le categorie di «tempo» e di «spazio» storico...» 392 Scheda 2: I più diffusi orientamenti critico-metodologici di ricerca e di ricostruzione storica...» 396

6 Scheda 3: Storiografia e comunicazione storica: principali forme e metodi nelle diverse epoche. Pag. 399 Scheda 4: Finalità e metodi delle discipline storiche nella scuola secondaria superiore. Linee fondamentali del dibattito sullo studio della Storia e sulle diverse forme di lavoro storico in aula...» 403 Scheda 5: Il Neo-Eneolitico e la didattica breve nell insegnamento della Storia...» 406 Scheda 6: La storicizzazione delle differenze di nazione, religione, cultura, genere e dei valori del pluralismo: Federico II e il crocevia delle conoscenze...» 409 Scheda 7: Storia locale e storia settoriale: rivoluzione agronomica, nuove formazioni sociali e pauperismo tra il XVIII e il XX secolo...» 412 Scheda 8: Il pensiero spaziale nella formazione storica: questione meridionale e uso pubblico della Storia...» 416 Scheda 9: Situazione socio-culturale di oggi: pura casualità o eredità storica?...» 420 Libro III Lezioni simulate Come organizzare una lezione...» 426 Parte I Filosofia Lezione 1: Socrate e la filosofia come cura dell anima...» 428 Lezione 2: Gnoseologia socratica...» 431 Lezione 3: Filosofia del linguaggio in Platone e in Aristotele...» 435 Lezione 4: Ellenismo: il quadro culturale...» 438 Lezione 5: Radici aristoteliche delle vie tomiste all esistenza di Dio...» 441 Lezione 6: Bacone e la nuova scienza...» 444 Lezione 7: Marx e la critica al capitalismo...» 447 Lezione 8: Natura filosofica della musica in Schopenhauer e in Nietzsche...» 450 Lezione 9: Heidegger e la questione dell essere...» 452 Lezione 10: L ermeneutica di Gadamer...» 455 I n d i c e g e n e r a l e 495 Parte II Psicologia e Scienze dell Educazione Lezione 1: Lo sviluppo emotivo...» 460 Lezione 2: Il modello pedagogico di Rousseau...» 463 Lezione 3: Il funzionalismo e i suoi principali esponenti...» 466 Lezione 4: La ricerca in campo antropologico: la ricerca sul campo...» 469 Parte III Storia Lezione 1: Introduzione al Risorgimento: i moti italiani del » 474 Lezione 2: Assetti economico-finanziari maturati nella seconda Rivoluzione industriale...» 477 Lezione 3: La «Grande Crisi» del 1929 negli Stati Uniti...» 480 Lezione 4: Fascismo e cultura: il «Caso Pirandello»...» 484 Lezione 5: Letture filosofiche del nazismo...» 487 Lezione 6: Principi liberali e sociali della Costituzione italiana...» 489

7 Parte I filosofia

8 Libro I Quesiti Sezione 1 filosofia antica e medioevale P a r t e I - F i l o s o f i a 14 Capitolo 1 La filosofia naturalistica nella Magna Grecia 1) Quali sono i concetti preliminari della filosofia naturalistica greca? La filosofia nasce quando l uomo comincia a interrogarsi sulla natura (fisis) delle cose e sui principi che ne regolano la vità, l evoluzione e il movimento. Abbandonata la credenza mitica (poetica, religiosa, leggendaria e fantasiosa) i primi filosofi greci cercano una spiegazione razionale del mondo che li circonda e dell origine e dell elemento primordiale e immutabile (arché) che doveva rispondere ai seguenti requisiti: spiegare l origine delle cose e del mondo; permanere nella realtà identico e stabile, ma essere, allo stesso tempo, in grado di evolversi, variare e divenire; fornire una spiegazione riconducibile ad unità dei molteplici fenomeni presenti in natura e delle leggi universali che ne regolano l esistenza. A questi interrogativi il pensiero «naturalista ellenico» risponde riportandosi agli elementi naturali e primordiali (l acqua, l aria, il fuoco, la terra), archetipi (cioè principi primi) che danno origine alle cose, alle piante, agli animali e all uomo e alle leggi che ne regolano l esistenza. 2) Qual è la sostanza primordiale secondo: a) Talete; b) Anassimandro; c) Anassimene; d) i pitagorici; e) Eraclito. a) Talete di Mileto ( a.c.), fondatore della scuola ionica, visse tra la fine del VII e la prima metà del VI secolo a.c. Nella sua filosofia la sostanza primordiale o arché (ossia, «principio primo») è l acqua intesa come principio universale (e non come elemento fisico), poiché mutando di stato provoca cambiamenti in tutte le cose: evaporando si trasforma in vapore, congelandosi si solidifica e diventa ghiaccio: esso, cioè, vivifica le cose rendendole molteplici pur rimanendo sempre unico e uguale a se stesso. L acqua rappresenta, dunque, l essenza dell universo. b) Secondo Anassimandro ( a.c.) la sostanza primordiale è una realtà infinita, eterna e, appunto, primordiale dell universo, definita «apeiron», cioè «sostanza divina», traducibile come «illimitata, indeterminata», che determina tutti i fenomeni, ciascuno dei quali limita tutti gli altri, e che «contiene e governa tutte le cose». L importanza del filosofo e che è tra i primi a ipotizzare un «al di là» che non si identifica con le divinità tradizionali greche, ma è un principio superiore, una legge universale al di là di tutte le cose. c) In Anassimene ( a.c.), il concetto di legge per la formazione degli esseri a partire dall unità primitiva assume un preciso carattere naturalistico. Egli tende a costruire uno schema generale di spiegazione dei fenomeni osservabili nel mondo della natura e, parallelamen-

9 te, attenua il carattere divino che improntava le loro vedute. Nel suo doppio significato, meteorologico (aer) e fisiologico (pneuma, «respiro, soffio vitale, energia, dunque anche «anima e vita» in quanto costituisce la nascita e la vivificazione tanto degli uomini quanto dell universo nella sua totalità), l aria è il solo principio atto a connettere in un unico sistema i fenomeni celesti e quelli vitali, a spiegare cioè la vita con l ordine generale del cosmo e, viceversa, a far circolare nell intero universo il principio della vita (L. Geymonat), attraverso la rarefazione e la condensazione, il caldo e il freddo, motori primordiali della forza cosmica. d) I pitagorici considerano sostanza primordiale, «principio primo», il numero, cioè la «quantità», poiché il principio di tutte le cose non può essere un elemento materiale, ma un elemento religioso in continuo movimento, espressione dell armonia di tutto l universo. Il numero consente la misurabilità di tutte le cose e dal susseguirsi dei numeri (pari e dispari) nasce l ordine armonico della natura. e) Il fuoco, come lo intende Eraclito, non ha carattere corporeo e s identifica piuttosto con l energia, la quale è, al tempo stesso, principio divino di stabilità e di trasformazione, animatore del mondo e della realtà che ci circonda. Il fuoco, dunque, è «principio di stabilità» in quanto è contenuto in ogni persona (e si identifica con l anima, fonte di energia del corpo) e in ogni cosa, ha carattere immutabile ed eterno. Il mutamento, secondo il grande filosofo, è un uscita dal fuoco e un ritorno al fuoco. Le piante, gli animali, gli uomini nascono, crescono, muoiono, si trasformano continuamente, ma l energia, che ne determina la vita, rimane, si conserva e si perpetua. Il fuoco è anche «principio di trasformazione» poiché dall energia ha origine il movimento, il fluire di tutte le cose; è l energia che produce il divenire creando la diversità, il contrasto, l opposizione degli elementi: così il giorno si oppone alla notte, il bello al brutto, il buono al cattivo 3) Qual è la tesi fondamentale del pensiero di Eraclito? Eraclito di Efeso ( a.c.), autore come altri suoi contemporanei di uno scritto «perì fuseós» (Trattato intorno alla natura), è considerato uno dei pensatori più importanti nella storia della filosofia occidentale per l influenza che il suo pensiero ha esercitato sulla cultura filosofica successiva. Il punto di partenza dell intera speculazione eraclitea è la constatazione del divenire di tutte le cose che si compendia nell espressione «panta rei» (tutto scorre, tutto passa, tutto si trasforma) e che testimonia la «ciclicità della vita». Per lo studioso, infatti, «non è possibile bagnarsi con la stessa acqua in un fiume che scorre, né toccare due volte una sostanza mortale nello stesso stato: per la velocità del movimento tutto si disperde e si ricompone di nuovo, tutto viene e va». Le piante, gli animali nascono, crescono, vivono e muoiono; l intera natura si trasforma continuamente e non esiste nessuna cosa che resti sempre uguale a se stessa. S 1 F i l o s o f i a a n t i c a e m e d i o e v a l e 15 3bis) Eraclito è stato il primo filosofo a porre il problema gnoseologico (cioè della conoscenza); qual è il suo punto di vista al riguardo? Eraclito è stato il primo filosofo a porre il problema dell inadeguatezza degli strumenti conoscitivi dell uomo. La domanda che egli si pone è: se tutto si trasforma incessantemente, come può l uomo conoscere il mondo? Se tutto scorre, infatti, la realtà che i nostri sensi colgono è relativa all attimo in cui osserviamo un dato oggetto; ma un attimo dopo quella realtà è mutata, per cui non potremo mai avere una conoscenza esatta dell oggetto. Tuttavia, anche se i nostri sensi c ingannano, possiamo pervenire alla conoscenza della realtà mediante il logos (la ragione), entità assoluta e astratta che designa innanzitutto la legge generale del cosmo, l armonia e l ordine naturale di tutte le cose presente anche nella ragione umana con cui il singolo individuo si spiega le cause del mondo e scopre il pensiero comune di tutti gli esseri umani. Tale identità, dunque, si identifica con il fuoco, che simbolizza il divenire, elemento sempre vivo, capace di distruggere e trasformare ogni cosa.

10 Libro I Quesiti Per comprendere il mondo occorre, in primo luogo, guardare dentro se stessi e porre al vaglio della ragione tutte quelle idee che credevamo vere e che, invece, sono spesso delle pure apparenze, frutto dell inganno dei sensi. Fra queste idee vi è quella del divenire. Esercitare il logos significa, asserisce Eraclito, non fermarsi alla pura constatazione del fluire di tutte le cose, ma chiedersi: qual è la causa del divenire, da dove ha origine, che natura ha? Il logos è, allo stesso tempo, la legge divina che governa il mondo, presente anche nella mente di ciascun essere umano. P a r t e I - F i l o s o f i a 4) In che modo Eraclito concepisce: a) lo spazio; b) il tempo. a) Stando al pensiero di Eraclito, lo spazio non esiste poiché ogni cosa che diviene non occupa mai lo stesso spazio. Un sassolino, ad esempio, occupa una determinata porzione ben definita di spazio e ha una particolare forma data dalle sue dimensioni (altezza, larghezza e profondità); tuttavia, sottoposto all azione degli agenti atmosferici, al vento e all acqua, «con il passare del tempo», non occuperà più il medesimo spazio e la sua forma e la sua estensione muteranno. b) Eraclito afferma che il tempo non esiste. Solitamente, il tempo viene concepito come una sorta di linea retta suddivisa nelle tre dimensioni del passato, del presente e del futuro. Secondo il filosofo di Efeso, invece, questa suddivisione è frutto dell inadeguatezza dei nostri sensi. Se, infatti, raffiguriamo il tempo come un circolo, vedremo che passato, presente e futuro sono, in effetti, lo stesso fenomeno e che queste tre dimensioni sono relative al punto di vista da cui si pone l osservatore. 16 Nella circonferenza, infatti, ogni punto è nello stesso tempo principio e fine, e se in tale dimensione spostiamo l osservatore ciò che prima era il passato diventa il futuro e così via. Eraclito fa l esempio di una strada che può essere percorsa procedendo in salita o in discesa; «salita» e «discesa» non sono che aspetti diversi di una sola identica via: infatti, se l osservatore si trova in cima, dirà che sta percorrendo una discesa, se invece si trova alla base, affermerà di trovarsi di fronte a una salita. Analogamente, passato, presente e futuro non sono che tre momenti diversi di un unico percorso umano. 5) Si sintetizzino i principi della scuola pitagorica: a) accennando al suo carattere iniziatico; b) evidenziando il significato che essa attribuiva ai numeri (v. ante n. 2, lett. d); c) delineando la sua concezione del cosmo e dell anima; d) descrivendo le ragioni che condussero alla sua crisi. a) Pitagora nasce intorno al 532 a.c. a Samo, isola nell Egeo orientale; la sua vita è avvolta nel mito, quasi fosse un semidio. A Crotone (vicino Sibari, la città più popolosa della Magna Grecia) fonda una scuola filosofica che rappresentò un cenacolo politico e religioso di impronta aristocratica. Gli adepti, uomini e donne, seguono regole etiche e politiche che si dice siano state dettate direttamente dalla sacerdotessa del dio Apollo (l Oracolo di Delfi). Un frammento a noi pervenuto integralmente riporta divieti agli adepti, dei quali è dubbio il senso: «Astieniti dalle fave. Non raccogliere ciò che è caduto. Non toccare un gallo bianco. Non spezzare il pane. Non scavalcare le travi. Non attizzare il fuoco con il ferro. Non addentare una pagnotta intera. Non strappare le ghirlande. Non sederti sul boccale. Non mangiare il cuore. Non camminare su strade maestre. Non permettere alle rondini di sostare sul tetto. Quando togli dal fuoco la pignatta non lasciare la traccia nelle ceneri ma rimescolale. Non guardare nello specchio vicino a un lume».

11 I pitagorici si ritengono depositari e custodi della verità razionale (màthema) ed estendono la loro ricerca a una pluralità di interessi (polymathìa). In tale scuola i neofiti sono tenuti ad una dura e autoritaria disciplina, a un lungo silenzio, come «uditori» (con termine greco: acusmatici), prima di potere trattare le questioni scientifiche. Gli aderenti a tale scuola, inoltre, conducevano vita comune in comunione di beni e si astenevano dal consumare alcuni cibi considerati dannosi per l esercizio della loro disciplina di vita. Pitagora fu costretto a lasciare Crotone per l impronta aristocratica dei suoi convincimenti e a trasferire la scuola a Metaponto. b) Secondo i pitagorici, ogni cosa è formata da un numero finito di unità indivisibili, intervallate da porzioni eguali di spazio vuoto; pertanto, tra le singole unità non esiste alcuna superficie di contatto. Pur non essendo percepibili ai sensi, le unità hanno estensione fisica. Il «numero», dunque, è considerato il principio primordiale perché esprime il maggior livello di astrazione tra gli archetipi della filosofia naturalista e, pertanto, è la più alta espressione dell armonia dell universo che rende le cose misurabili per la sua essenza armonica ed universale. Dal numero Uno (il Parimpari) si genera la serie dei numeri (serie generata con l aggiungersi costante di un unità nel passaggio da un numero al successivo) che scandiscono il tempo; mentre il rapporto numerico tra i diversi punti di cui è composto lo spazio conferisce armonia al mondo fisico. Così, ad esempio: la disposizione ordinata dei pianeti produce l «armonia» cosmica; l equilibrio numerico della temperatura corporea, del battito cardiaco produce la salute degli organismi; la corrispondenza tra la lunghezza delle corde in vibrazione degli strumenti e gli intervalli dei toni produce l armonia musicale. I pitagorici attribuivano ai numeri significato simbolico: l «uno» rappresenta Dio, l archetipo e l origine di tutte le cose; il «due» è simbolo della retta (illimitata) e della figura femminile; il «tre» è simbolo del triangolo (limitato) e del maschio; al «dieci» facevano corrispondere il «tetràctis», la figura triangolare, che in qualsiasi modo viene orientata, presenta la progressione 1, 2, 3, 4 dei punti che la formano. L ordine universale è articolato in dieci coppie di contrari: pari/impari; quiete/movimento; limite/illimitato; retta/curva; unità/molteplicità; luce/tenebre; destra/sinistra; bene/male; maschio/femmina; quadrato/rettangolo. S 1 F i l o s o f i a a n t i c a e m e d i o e v a l e 17 c) Tra i primi pitagorici prevale una concezione eliocentrica (alquanto rara nella cultura classica), secondo la quale i corpi celesti sono disposti a coppie che ruotano da occidente a oriente intorno al sole (estìa), il fuoco centrale da cui emana l energia cosmica. I due corpi celesti che stanno in ciascuna orbita hanno collocazione antipodica (terra/antiterra, luna/antiluna ), sicché la massa solare nasconde l uno all altro. Le stelle sono fissate a sfere trasparenti e ne seguono la rotazione. Nella seconda metà del IV secolo nasce un ultima scuola pitagorica che approfondisce problematiche sociali e cosmologiche e che ha sede a Taranto (dove Archita prova a realizzare uno Stato ideale e dove si reca Platone). L ultimo maestro pitagorico, Filolao, sostiene che la Terra, una sfera, sta al centro di dieci astri; per la velocità della rotazione, le sfere producono armonie sublimi di toni che formano l ottava: più veloce è la rotazione, più il suono si fa acuto. Per i pitagorici le anime sono costituite da particelle ignee, cadute dalle stelle e rinchiuse innaturalmente nei corpi degli uomini (sòma) e degli altri organismi, come in una tomba (sèma); se ne liberano quando il corpo muore e si decompone.

12 Libro I Quesiti P a r t e I - F i l o s o f i a 18 Rifacendosi alla credenza orfica della Metempsicosi, i pitagorici sostengono che una stessa anima dopo la morte trasmigri in corpi più o meno nobili (anche di vegetali e di animali), a seconda se in vita abbia meritato o demeritato; nella successione delle vite, le anime espiano eventuali colpe e, purificate dopo la morte, tornano nelle stelle. Platone trae dai pitagorici la concezione della metempsicosi (in Fedro), la cosmologia di matrice matematica (in Timeo) e la Politica della scuola tarantina. Nel Timeo, in particolare, il filosofo ateniese offre una raffigurazione vitalistica e geometrica del cosmo, rappresentato come una sfera omogenea e simmetrica, contenente sfere concentriche. La materia informe esiste da sempre nello spazio vuoto (kòra); plasmandola, il demiurgo forma solidi geometrici composti di triangoli. Pertanto, i corpi hanno struttura regolare: a forma di «tetraedro» (che è la forma del fuoco), di «ottaedro» (la forma dell aria), di «icosaedro» (la forma dell acqua), «cubica» (la forma della terra); la sfera celeste risulta da «dodecaedri» di superficie pentagonale. Nella Repubblica, invece, viene teorizzato un modello «ideale» di Stato. d) La crisi della scuola pitagorica è dovuta sia a motivi politici sia a motivi culturali. La scuola si estingue intorno al 450 a.c., quando le sette pitagoriche sono disperse dagli esponenti dei movimenti democratici; nel frattempo si è resa evidente ai pitagorici stessi l impossibilità di applicare in toto l aritmetica dei numeri naturali ad alcune figure geometriche. È poi anche apparsa evidente ai pitagorici l irrealizzabilità della divisione all infinito dei corpi estesi. Circa la divisibilità sempre ulteriore del numero, invece, sono gli stessi pitagorici ad ammetterla come necessità logica, in due casi: il Pi greco, cioè il rapporto numerico tra raggio e circonferenza del cerchio, e il calcolo della diagonale del triangolo rettangolo isoscele. Gli studi successivi sui numeri incommensurabili, in effetti, hanno portato a concepire i numeri naturali come un sottoinsieme dei numeri reali (che formano un insieme continuo ancorché finito). È noto come il π, in quanto numero irrazionale, non possa essere espresso come rapporto tra numeri interi. Analogo problema nasce nella dimostrazione del noto Teorema di Pitagora se applicato ai triangoli rettangoli isosceli: nel calcolo della diagonale di tali triangoli, nessuna unità, per quanto piccola la si scelga, è contenuta nel lato e nell ipotenusa un numero di volte compiuto. Queste osservazioni portano gradatamente ad abbandonare la tesi fondamentale della Scuola: che l arché sia l unità, logica, estesa ed indivisibile da cui si genera la struttura materiale delle cose e la sequenza dei numeri. 6) A proposito di Parmenide, si individuino: a) la tesi fondamentale del suo pensiero; b) la sua posizione in merito al divenire; c) i principali attributi dell essere; d) in che modo l uomo può pervenire alla conoscenza del mondo; e) l origine dell ontologia occidentale. a) Nel pensiero di Parmenide ( a.c. nato a Elea, colonia greca, oggi Velia, in prossimità di Paestum - Salerno) l aspetto fondamentale è la ricerca della verità (alétheia). Ciò spiega perché è possibile dubitare di tutto ma non del fatto che le cose esistano. Se eliminiamo gli attributi degli oggetti, ciò che resta è l essere; il non-essere non esiste. L essere è indivisibile, eterno, immutabile, immobile e finito. Per dare un idea della compiutezza dell essere, Parmenide ricorre all immagine della sfera, intesa come un pieno assoluto, perfetto, come qualcosa che non può essere diverso da com è. b) Sulla base della concezione filosofica di Parmenide, il divenire non esiste perché implica il passaggio dall essere al non-essere, attraverso le tre diverse dimensioni del tempo, in cui il passato non è più, il futuro non è ancora e il presente è il punto di unione fra due momenti che rappresentano il «non-essere».

13 c) «L essere vero è immutabile e immobile, perché se mutasse o si muovesse implicherebbe di nuovo il non-essere, in quanto si troverebbe in una serie di stati o di situazioni in cui prima non era. L essere è anche unico e omogeneo, perché se fosse molteplice o in sé differenziato implicherebbe degli intervalli di non-essere» (Abbagnano-Fornero). d) Soltanto la ragione, secondo Parmenide, ci consente di pervenire a un esatta conoscenza del mondo e dello studio dell essere, in quanto la ragione ha come oggetto il mondo dell essere, mentre i sensi hanno come oggetto il mondo del divenire, cioè del non-essere, per cui non permettono di raggiungere una vera conoscenza della realtà. e) Parmenide segna la nascita dell ontologia 1 occidentale. Ma in cosa consiste questa scelta? Fondandosi sul principio di identità (ogni cosa è sempre se stessa), e sul principio di non contraddizione (non può essere che una cosa sia e, allo stesso tempo, non sia ciò che è) Parmenide sostiene, con la formulazione divenuta celeberrima, che «l essere è e non può non essere, mentre il non-essere non è e non può essere». 7) Quali sono le origini della scuola eleatica? L eleatismo nasce nelle colonie greche dell Italia meridionale, in particolare a Elea e a Samo. La sua fondazione risale al V secolo a.c., e si deve principalmente al pensiero di Parmenide, di Zenone di Elea e di Melisso di Samo. L influenza di questa scuola sulle altre correnti filosofiche fu notevole. Platone farà di Parmenide il padre stesso dell ontologia, cioè dello studio dell essere. La scuola eleatica si contrappone fortemente a quella ionica: mentre quest ultima ricercava il principio e la sostanza fisica delle cose, gli eleati mirano ad oltrepassare l apparenza dei fenomeni per giungere alla scoperta di un Essere unico, eterno e immutabile e rispetto al quale il mondo sensibile si mostra come puro inganno. 8) Si tratti della contrapposizione eleatica tra conoscenza razionale e conoscenza sensoriale. Nel carme in esametri «Sulla natura» (perì physeos), la sola opera parmenidea di cui si ha notizia (ci sono pervenuti 150 versi raggruppati in 19 frammenti), si legge il verso: «L Essere è e non può non essere Un solo cammino resta al discorso: che l essere è», cioè la verità è unitaria ed assoluta (alétheia). Il cammino cui si fa cenno è quello indicato al filosofo dalle figlie del Sole, nel quale all uomo si presenta sotto due contrapposti aspetti: il sentiero del giorno, cioè della verità (alétheia) e quello della notte ovvero quello dell opinione (dòxa), che come tale non ci consente di giungere alla conoscenza dell Essere. Il pensatore immagina che le dee gli indichino un bivio dal quale si diparte la via della alétheia, il sapere logicamente inoppugnabile proprio di coloro che sanno fare uso della ragione (lògos) che porta all alètheia, e la via della dòxa che è, al contrario, l opinione fallace della gente comune che confida nelle sensazioni e crede che la realtà sia molteplice, in movimento e in divenire. Quest ultima conoscenza sensoriale impedisce la comprensione dell ordine razionale immutabile ed eterno: ciò che le sensazioni mostrano sulla molteplicità, la divisibilità, il movimento è null altro che apparenza ingannatrice. Appellandosi all evidenza sensoriale è agevole sconfessare la concezione parmenidea; meno agevole è, invece, dimostrare la non consequenzialità del ragionamento del filosofo di Elea: le sue tesi appaiono paradossali, ma se la dòxa è da Parmenide aprioristicamente scartata come momento ingannevole di consocenza, è gioco forza che l argomentazione si sposti nel campo indicato dal filosofo: quello della pensabilità dell essere, in termini di necessità logica. S 1 F i l o s o f i a a n t i c a e m e d i o e v a l e 19 (1) Ontologia: scienza di ciò che esiste nella sua essenza. Nella storia della filosofia è stata, in vari sensi, identificata con la metafisica in generale e con lo studio delle condizioni prime dell essere. Nel pensiero contemporaneo (con Heidegger soprattutto) l ontologia viene interpretata come la storia stessa del pensiero occidentale.

14 Libro I Quesiti P a r t e I - F i l o s o f i a 20 9) Si descriva la posizione zenoniana in difesa dell eleatismo e contro Eraclito. Seguace di Parmenide, Zenone ne difende le tesi in polemica con i pitagorici, i filosofi dell altra grande scuola della Magna Grecia, ricorrendo al processo dialettico dei paradossi 2 logici, che sono argomentazioni in apparente contrasto (parà) con le ingenue credenze dell opinione comune (doxa) e che partono dalla negazione del concetto di pluralità e di quello del movimento (divenire) punti di forza della filosofia eraclitea. Zenone evidenzia le conseguenze contraddittorie (antinomie) delle tesi «antieleatiche», basandosi sull assunto che una stessa tesi non può essere affermata e insieme negata: essa è vera o falsa, e il suo opposto, se è vera, non può che essere falso, e se è falsa, non può che essere vero. Quest argomentazione «per assurdo» presuppone il «Principio di non contraddizione», ciò spiega perché Aristotele che esplicita il Principio di non contraddizione come assioma della logica considera Zenone il fondatore della «dialettica». Le dimostrazioni di Zenone sono volte a evidenziare il carattere non consequenziale degli argomenti eraclitei sulla molteplicità e sul movimento (quindi anche sul divenire), in quanto gli stessi conducono a conclusioni contraddittorie. Chi voglia sostenere la molteplicità dell essere deve concedere la divisibilità all infinito dello spazio (la divisibilità fino a un certo limite equivale alla non divisibilità), e chi voglia sostenere l esistenza del movimento, deve concedere la divisibilità all infinito del tempo. Zenone, dunque, evidenzia le incongruenze logiche e le contraddizioni insiste nel concetto di «divenire» che si producono quando si vuole definire il concetto di infinito. Alcuni argomenti di Zenone ci sono stati tramandati da Aristotele; tra questi si ricordano quelli: della «dicotomia» (spostandosi dal punto A al punto B, un mobile deve dapprima effettuare la metà del percorso A-B, e prima ancora la metà di questa metà, e così via su percorsi sempre più piccoli, sicché non arriverà mai nel punto B); della gara tra il veloce Achille e la tartaruga; delle bighe nello stadio (entrambe sono applicazioni dell argomento della «dicotomia»); della freccia che non raggiunge mai il bersaglio. 9bis) Che cosa intendeva dimostrare Zenone con il paradosso di «Achille e la tartaruga»? Attraverso gli esempi citati, partendo dalla contraddizione logica finito-infinito, Zenone nega l esistenza del movimento. In particolare, con il paradosso di «Achille e la tartaruga», Zenone intendeva dimostrare che la percezione del movimento è frutto dell inganno dei sensi. Achille, pur essendo più veloce, non riuscirà mai a raggiungere la tartaruga se le avrà concesso un piccolo vantaggio di spazio. Quando Achille avrà raggiunto il punto di partenza della tartaruga, questa sarà avanzata, anche se di poco, e mentre l atleta percorrerà questo secondo tratto, la tartaruga ne percorrerà un terzo, e così all infinito. Lo spazio, cioè, è scomponibile in un numero infinito di parti e quindi il movimento non esiste. 10) Chi sono i fisici pluralisti? Dopo la grande stagione eleatica, la filosofia torna ad interessarsi, rivalutando l esperienza, delle condizioni che permettono di comprendere la natura. In questa ricerca, emergono gli studi e le teorie dei cosiddetti «fisici». La filosofia di questi ultimi non è altro che un tentativo di sintesi tra la speculazione filosofica di Eraclito e quella di Parmenide. Da Eraclito e dalla scuola ionica, essi traggono l idea del «pànta rei», cioè del divenire perenne delle cose. Da Parmenide derivano l idea dell eternità ed immutabilità dell Essere supremo. (2) Paradosso: termine utilizzato, nella sua accezione più ampia, per definire qualsiasi affermazione o ragionamento che contrasti più o meno nettamente con il senso comune. In un senso più specifico, indica una conclusione illogica ottenuta a partire da premesse plausibili attraverso una serie di passaggi apparentemente corretti.

15 I fisici pluralisti (così chiamati così poiché ritengono che i principi della natura siano molteplici) riescono a unire queste due diverse concezioni distinguendo tra composti, che sono per natura mutevoli, ed elementi, che sono immutabili. La natura sarebbe dunque composta da elementi eterni, per esempio gli atomi, che, nel loro incessante unirsi e dividersi, determinano la nascita e la morte di ogni realtà. Da ciò nasce un idea che avrà molto successo, soprattutto nella scienza moderna: in natura nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. 11) Si accenni alla concezione naturalistica di Empedocle. Empedocle di Agrigento ( circa) in contrapposizione alla scuola eleatica fu uno studioso dei fenomeni naturali; di orientamento democratico, prende parte alla vita politica, ma la sua esistenza è per lo più avvolta nella leggenda. In esilio in Grecia, conosce il safista Protagora, e sembra che l altro grande safista Gorgia sia tra i suoi più validi discepoli. Riprendendo alcune tesi della scuola di Mileto, Empedocle concepisce un naturalismo pluralistico: nel cosmo primigenio, limitato e pieno (sfero) esistono quattro «radici» (rizòmata), ingenerate ed eterne (terra, aria, fuoco e acqua); il loro perfetto equilibrio è prodotto dalla Concordia (filòtas), una forza impersonale. La sua antagonista, la Discordia (neìkos), interviene però a mescolare le radici, e dal conflitto tra le due forze tutte le cose sono generate, mediante, appunto, la combinazione, in proporzioni differenti, delle radici stesse. Ogni cosa, quindi, è composta da un amalgama peculiare delle quattro radici, e quando gli elementi vengono separati si ha la disgregazione delle cose, nonché la morte degli organismi (non però la morte degli elementi, ma solo la loro trasformazione in nuovi aggregati, in un ciclo eterno). La sua filosofia ha carattere sostanzialmente teologico, è ispirata alle dottrine orfiche 3 e al pitagorismo. Consapevole dei limiti della conoscenza umana, ritenuta fuggevole, precaria e legata ai sensi, Empedocle fonda, così, la sua speculazione filosofica mirando alla chiarificazione dei principi della realtà. Analogamente a Parmenide, Empedocle ritiene che l essere non può nascere, né morire, ma cerca tuttavia di spiegare quel che ci appare come «nascita» e «morte»: esse non sarebbero altro che esiti di processi di unione e separazione tra i citati elementi che compongono un dato ente. In particolare: il fuoco (che nella mitologia rimanda all immagine di Zeus lucente); l aria (che corrisponde ad Era, dominatrice di vita); l acqua (allusione a Nesti, le cui lacrime sono fonte di vita per i mortali); la terra (legata alla figura di Edoneo). S 1 F i l o s o f i a a n t i c a e m e d i o e v a l e 21 12) Che cosa afferma la teoria degli Spérmata di Anassagora? Nato a Clazomene, nella Ionia, tra il 500 e il 496 a.c., egli accetta il principio parmenideo dell eternità dell essere, che cioè nulla nasce e nulla muore, ma vi immette una decisiva variante: nascere significa unirsi e perire significa disgregarsi. Gli elementi che si separano e si uniscono vengono definiti «semi» (spérmata). Ciò dimostra, secondo Anassagora, che la realtà è composta da una complessità irriducibile ai quattro elementi di Empedocle. I semi, che possiedono qualità diverse (oro, carne, terra etc.), sono denominati anche «omeomerie», cioè, letteralmente parti simili, in quanto hanno gli stessi caratteri di ciò di cui sono componenti. Ciascun elemento contiene molteplici semi diversi (principio del «tutto è in tutto») anche se al suo interno ne prevale quello che gli conferisce la sua qualità specifica. Carattere fondamentale dei semi è di essere infinitamente divisibili: non esiste una quantità minima irriducibile ad unità minori, né una quantità massima non ulteriormente incrementabile. Il complesso indistinto dei semi costituisce un mìgma, ovvero una «mescolanza» originaria da cui si distinguono i vari corpi per opera di ciò che Anassagora chiama intelletto (nous), che funziona come una sorta di legge dell organizzazione della natura. Questo nous è infatti anche l anima, ciò che dà vita al tutto, il principio dell ordine naturale che ci consente di spiegare ogni cosa senza ricorrere a racconti fantastici e mitologici. (3) Orfismo: movimento religioso dell antica Grecia fondato, secondo la tradizione, dal leggendario poeta tracio Orfeo e basato su un complesso di contenuti concettuali assai articolati, al cui centro stanno l idea di purificazione ascetica e di accesso mistico al divino.

16 Libro I Quesiti 13) Che cos è l atomismo? L atomismo rappresenta una delle più avveniristiche concezioni filosofiche del pensiero greco. L ipotesi che la realtà sia costituita da atomi (in greco àtomoi), cioè da entità infinitamente piccole, non ulteriormente divisibili, fu formulata per la prima volta da Leucippo di Mileto (460 circa circa a.c.) nelle sue due opere: Il grande ordinamento del mondo e La mente. Per le esigue testimonianze dirette che si hanno di lui, il suo pensiero non viene sostanzialmente distinto da quello del discepolo, Democrito. P a r t e I - F i l o s o f i a 22 14) Che cosa afferma la teoria fisica di Democrito? Democrito visse ad Abdera (Tracia) fra il 460 e il 370 a.c. Sulla scia di Parmenide, e parzialmente anche di Eraclito, egli ritiene che il compito del pensiero sia spingersi oltre la realtà sensibile, per cogliere l essenza autentica delle cose. Tuttavia, se per gli eleati sensazione e pensiero rappresentano due strade alternative, per Democrito l esperienza e la ragione si trovano in un rapporto di stretta relazione. La realtà viene concepita da Democrito come divisibile all infinito, in quanto costituita da atomi in perenne moto autonomo che nel vuoto danno luogo a infinite formazioni diverse. L idea dell atomo non è certamente frutto di un ragionamento sperimentale in senso moderno, ma nasce da un processo logico che deriva dalla riflessione sulla problematica della divisibilità all infinito sollevata dai paradossi di Zenone. Contro di essa, gli atomisti affermano che questo processo di divisione all infinito è possibile solo in campo logico/matematico ma non in quello empirico-reale: se avesse ragione Zenone la materia si dissolverebbe infatti nel nulla passando ad uno stato di non-materia. E se esistesse realmente il nulla, non si potrebbe spiegare l esistenza della realtà concreta e materiale dei corpi, in quanto questi ultimi non potrebbero derivare dal nulla stesso. Per tali motivi, secondo Democrito, se si vuole spiegare razionalmente ciò che noi percepiamo, siamo obbligati ad ammettere l esistenza di particelle ultime indivisibili alla base della realtà. L altra intuizione di Democrito è quella riguardante il concetto di vuoto. Si tratta di uno spazio puro in si muovono infiniti atomi distinti non per aspetti puramente qualitativi, ma per aspetti quantitativi, cioè per forma e grandezza (qui sta la differenza sostanziale con i semi di Anassagora, concepiti come elementi qualitativamente differenti). Per Democrito, gli atomi possiedono alcuni attributi dell essere parmenideo: sono pieni, immutabili, ingenerati ed eterni; attraverso il loro continuo unirsi e dividersi costituiscono i corpi e tutti gli infiniti aspetti della realtà. Dal momento che gli atomi sono infiniti, infinite saranno anche le combinazioni possibili (gli atomi «cadono» costantemente gli uni sugli altri) e dunque infiniti saranno i mondi che nascono e periscono. Un ulteriore, modernissima, applicazione di questo principio atomistico è che le qualità tradizionalmente attribuite agli oggetti (colore, odore, sapore etc.) non appartengono agli atomi in sé ma nascono dall azione degli atomi sugli organi di senso: esse esistono solo nel soggetto che sente e quindi possono essere considerate delle opinioni. (Ad esempio: non esiste «l amaro» in sé, ma solo certe sostanze le quali, in virtù di determinate strutture atomiche o chimiche, a contatto con il nostro palato generano la sensazione, puramente «umana» e «soggettiva», dell amaro). 14bis) Che relazione c è tra atomismo e materialismo? L atomismo rappresenta la prima forma di materialismo 4 dell antichità: da ciò deriva anche l atteggiamento ateo dei suoi esponenti. Secondo Democrito, ad esempio, non essendo il moto degli atomi prodotto dall esterno, cioè da una mente superiore, non possiamo determinarne l inizio, né ipotizzare una sorta di quiete anteriore al movimento: da ciò desumiamo l inesistenza di Dio o di una Intelligenza superiore. Simmetricamente, l anima è corporea (costituita da «atomi» di natura mobile e sottile) e l uomo altro non è che un insieme di particelle di materia. (4) Materialismo: concezione filosofica, etica ed epistemologica secondo la quale oggetto di conoscenza può essere solo la materia e le sue trasformazioni.

17 14ter) Qual è, nella filosofia atomistica, la relazione tra sensazione e linguaggio? Anche le sensazioni nascono dal vortice degli atomi: penetrando nel corpo umano, vengono in contatto con gli atomi dell anima. Dal contatto tra atomi esterni e atomi dell anima, si generano le immagini (èidola) delle cose che costituiscono l unico campo che l uomo può propriamente conoscere. Ma la sensazione non deriva da un contatto diretto tra l anima e le cose, quanto dalle emanazioni che le cose generano. In questo senso, ripetiamo, non tutte le proprietà che in genere attribuiamo alle cose esistono veramente negli oggetti. Alcune (ad esempio la figura, il numero o il movimento) caratterizzano gli oggetti in quanto tali, indipendentemente da noi; altre (sapori, odori, colori) esistono soltanto in relazione ai nostri organi sensoriali. Su queste basi la posizione democritea perviene ad una concezione radicalmente convenzionale del linguaggio e del sapere nel suo complesso: sono gli uomini a imporre nomi e concetti arbitrari alle cose, alle immagini ed ai fenomeni della natura. S 1 F i l o s o f i a a n t i c a e m e d i o e v a l e 23

18 Libro I Quesiti Capitolo 4 L Illuminismo P a r t e I - F i l o s o f i a 94 1) Quali nuove tematiche filosofiche si diffusero nell età dei lumi? Il secolo dei lumi è il periodo storico che parte dalla fine del Seicento e attraversa tutto il Settecento. In ogni campo, la parola d ordine è «illuminare», con la luce della ragione, tutte le zone d ombra generate dall ignoranza mediando tra ragione, «bandiera» del razionalismo, ed esperienza, propria dell empirismo, infatti: il dubbio, diverso da quello cartesiano, è certamente di matrice razionalista; l esperienza, figlia dell empirismo, è la base di partenza per ogni indagine filosofica che viene epurata da qualsiasi approccio metafisico. Il processo di laicizzazione della cultura, già cominciato nel Rinascimento, trova nell illuminismo il suo compimento. La ragione umana conquista ampi spazi di autonomia rispetto ai rigidi schemi dogmatici veicolati dalla fede e dalla cultura tradizionale. Le nuove tematiche dell illuminismo riguardano: la laicità dello Stato e della politica; l eguaglianza degli esseri umani; la difesa dei diritti fondamentali dell uomo (in primis il diritto di proprietà). In Italia la corrente illuminista viene recepita a partire dalla seconda metà del Settecento e si diffonde in maniera significativa nel Mezzogiorno e in Lombardia. Il nuovo movimento raccoglie consensi anche in Germania, sebbene il suo cuore pulsante resti la Francia, dove nel XVII secolo l illuminismo si insedia più che nella stessa Inghilterra, sua patria natale. 2) Quale contesto sociale caratterizzò l età dei lumi? Il termine illuminismo (Enlightment, Aufklärung, Lumières) designa un vasto rinnovamento che parte in Inghilterra nel XVII secolo e si diffonde in tutta Europa, radicandosi con particolare vigore in Francia. Dal punto di vista sociologico, l illuminismo porta all affermarsi della classe borghese, che rivendica i propri diritti rispetto al clero e alla nobiltà e che riveste un ruolo di primo piano nelle rivoluzioni inglese del 1688 e francese del I filosofi illuministi si fanno interpreti dell esigenza di rinnovamento del sapere, ponendosi in posizione critica rispetto alla cultura tradizionale, in linea con le esigenze di cosmopolitismo che contraddistinguono la nuova realtà economica e politica europea. Un ruolo di primo piano nella riorganizzazione del sapere va riconosciuto agli illuministi francesi che, con l Enciclopedia diretta da Jean d Alembert ( ) e Denis Diderot ( ), danno vita a un vero e proprio dizionario di tutte le scienze, diviso in volumi pubblicati a Parigi tra il 1751 e il 1772 e diffusosi rapidamente in gran parte d Europa. L opera si propone una revisione critica dei diversi ambiti della conoscenza, avvalendosi del contributo dei maggiori studiosi in tutte le discipline. La cultura veicolata dagli illuministi è laica e difende il primato dell uomo e delle sue creazioni, quali l arte, la scienza, la politica e il diritto; essa, inoltre, professa la tolleranza religiosa, auspicando una professione di fede priva di aspetti irrazionali e fanatici. 3) Che cos era il deismo? Il deismo è una corrente interna all illuminismo che si concentra sulla ricerca di una religione razionale basata su un nucleo di verità valide per tutti gli uomini e che si può limitare a pochi principi essenziali, come il credere nell esistenza di Dio e condividere regole morali che si fondino sull amore e il rispetto del prossimo.

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