conflitto inevitabile tra i due aspetti trova qui una soluzione ideale, legittimando ambedue e dando la priorità all'amore e alla libertà.
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- Ilario Grassi
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1 Mi ami tu? Preghiamo Con la forza e la gioia del Cuore innalzo la mia preghiera al Signore; lo ringrazio e gli chiedo sostegno per camminare nella via dell'amore. Fin dal primo albeggiare al mattino, quando il silenzio avvolge ogni cosa, il mio pensiero e la mia invocazione vanno a Dio, Signore della vita. Poi un Salmo e un brano della Parola tracciano il percorso da seguire per la nuova giornata che inizia nel segno del lavoro e del servizio. Ho bisogno di quest'attimo di luce nell'incalzare frenetico degli impegni per non essere risucchiato dal vortice 1
2 di una cultura del fare e dell'apparire. Un silenzio di gioiosa Comunione e 1'ascolto attento della Parola sono i doni che guidano la mia vita nella fedeltà alla missione ricevuta. Gv 21 1 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: 2 si trovavano insieme Simone Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3 Disse loro Simone Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. 4 Quando già era l alba, Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5 Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6 Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la grande quantità di pesci. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simone Pietro, appena udì che era il Signore, indossò la veste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. 9 Quando scesero a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po del pesce che avete appena preso». 11 Allora Simone Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E, benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore. 13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. 15 Quand ebbero mangiato, Gesù disse a Simone Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecore». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi 2
3 la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». 20 Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». 21 Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?». 22 Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi». 23 Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te?». 24 Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. 25 Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Messaggio «Mi ami?». Sono le parole di Gesù, morto e risorto, a Pietro. Ogni lettore le sente rivolte a sé, come fine o, meglio, principio di tutto il Vangelo. Questo capitolo si può chiamare un «epilogo» del Vangelo, iniziato con un «prologo». Il prologo ci ha presentato «la preistoria di Gesù»: il Verbo eterno di Dio, vita e luce del mondo, è diventato carne. Il racconto del Vangelo ci ha presentato «la storia di Gesù»: la sua carne ci ha rivelato il Padre e ci ha donato di diventare suoi figli. L'epilogo ci presenta «la storia dopo Gesù»: i discepoli continuano la sua opera e lo testimoniano al mondo. Nel c.20 i discepoli hanno visto il Risorto, accolto il suo Spirito, ricevuto la sua missione e creduto in lui, Signore e Dio, per avere vita. Ora vediamo come Gesù si «manifesta» loro mentre continuano la missione loro affidata. Egli è presente nella «pesca» (vv. 1-8), che raffigura la loro attività apostolica rivolta ai fratelli, e nel «banchetto» (vv. 9-14), che richiama l'eucaristia, principio e fine di ogni missione. Particolare attenzione è rivolta ai due aspetti essenziali della comunità, ambedue fondati sull'amore e sulla sequela: la dimensione «istituzionale», rappresentata da Pietro (vv ), e quella «carismatica», rappresentata dal discepolo che Gesù amava (vv ). Sono due istanze diverse, una pastorale, più attenta alla struttura e conservatrice, l'altra creativa, più attenta alle persone e libera. Il 3
4 conflitto inevitabile tra i due aspetti trova qui una soluzione ideale, legittimando ambedue e dando la priorità all'amore e alla libertà. Senza Gesù non è possibile L'incontro di Gesù risorto con i discepoli nei pressi del mare di Galilea è descritto con chiara intenzione catechistica. La simbolica centrale che si coglie nel racconto è quello della pesca in mare. Solo la presenza di Gesù risorto può conferire efficacia all'opera di evangelizzazione dei suoi discepoli. Il racconto descrive, in primo luogo, il lavoro compiuto dai discepoli nell' oscurità della notte. Tutto comincia con una decisione di Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli altri discepoli lo seguono: «Veniamo anche noi con te». Sono di nuovo insieme, ma manca Gesù. Escono a pescare, tuttavia non salgono sulla barca invitati da lui, ma seguendo l'iniziativa di Simon Pietro. Il narratore chiarisce che la pesca ha luogo di notte e risulta infruttuosa: «Quella notte non presero nulla». Nel linguaggio dell'evangelista, la «notte» significa l'assenza di Gesù, che è la Luce. Senza la presenza del Risorto, senza il soffio del suo alito e la sua parola di orientamento, non si ha evangelizzazione feconda. Al giungere dell'alba appare Gesù. Da riva comunica con i discepoli per mezzo della sua Parola. Essi non sanno che è Gesù: lo riconosceranno solo quando, seguendone docilmente le indicazioni, faranno una pesca sorprendente. Ciò può provenire solo da Gesù, il Profeta che un giorno li chiamò a essere «pescatori di uomini». La situazione di molte parrocchie e comunità cristiane è critica. Le forze diminuiscono. I cristiani più impegnati si fanno in quattro per sbrigare ogni tipo di compiti: sempre gli stessi, e gli stessi per tutto. Dobbiamo continuare a intensificare i nostri sforzi e cercare il rendimento ad ogni La fede cristiana è «un'esperienza di amore». Per questo, credere in Gesù Cristo significa molto di più che «accogliere verità» a suo riguardo. Crediamo realmente quando sperimentiamo che egli è diventato il centro del nostro pensare, del nostro volere e di tutto il nostro vivere. Un teologo estremamente serio come Karl Rahner non esita ad affermare che possiamo credere in Gesù Cristo solo «se vogliamo amarlo e abbiamo il coraggio di abbracciarlo». L'amore per Gesù non reprime o distrugge il nostro amore per le persone. Al contrario, è proprio ciò che può conferirgli un'autentica profondità, liberandolo dalla mediocrità e dalla menzogna. Quando si vive in comunione con Cristo è più facile scoprire che quello che chiamiamo «amore», molte volte non è altro che l' «egoismo sensato e calcolatore» di chi sa comportarsi con destrezza, senza peraltro mai rischiare di amare con generosità totale. 4
5 L'esperienza dell' amore per Cristo può darci la forza di amare anche senza aspettarci sempre un ritorno, o di rinunciare - almeno alcune volte - a piccoli vantaggi per servire meglio chi ha bisogno di noi. Forse si produrrebbe qualcosa di veramente nuovo nelle nostre vite se fossimo capaci di ascoltare con sincerità la domanda del Risorto: «Tu, mi ami?». Non può farlo chiunque Dopo aver mangiato con i suoi sulla riva del mare di Tiberiade, Gesù inizia una conversazione con Pietro. n dialogo è stato elaborato con cura, poiché mira a ricordare qualcosa di grande importanza per la comunità cristiana: tra i discepoli di Gesù, sarà capace di essere guida e pastore solo chi si distingue per il suo amore nei suoi confronti. Non c'è occasione in cui Pietro non abbia manifestato la sua adesione assoluta a Gesù al di sopra degli altri. Tuttavia, nel momento della verità è il primo a rinnegarlo. Che c'è di vero nella sua adesione? Può essere guida e pastore dei discepoli di Gesù? Prima di affidargli il «gregge», Gesù gli rivolge la domanda fondamentale: «Mi ami più di costoro?». Non chiede: «Senti di averne la forza? Conosci bene la mia dottrina? Credi di essere in grado di governare i miei?». No. È l'amore di Gesù a renderlo capace di animare, orientare e nutrire i suoi discepoli, come faceva lui. Pietro gli risponde con umiltà e senza confrontarsi con nessuno: «Tu sai che ti voglio bene». Ma Gesù gli ripete ancora per due volte la domanda, in modo sempre più incisivo: «Mi ami? Mi vuoi davvero bene?». L'insicurezza di Pietro va crescendo. Ha sempre meno coraggio nel proclamare la sua adesione. Alla fine è pieno di tristezza. Non sa più che cosa rispondere: «Tu sai tutto». Man mano che Pietro prende coscienza dell'importanza dell'amore, Gesù gli affida il proprio gregge perché curi, nutra e comunichi vita ai suoi discepoli, iniziando dai più piccoli e bisognosi: gli «agnelli». Spesso si pensa ai membri della gerarchia e ai pastori solo in termini di capacità di governare con autorità o di predicare la verità in maniera autentica. Tuttavia, vi sono adesioni a Cristo, che pur essendo salde, sicure e assolute, poiché non hanno amore, non rendono capaci di curare e guidare i discepoli di Gesù. Ai fini della conversione della Chiesa, pochi fattori sono più decisivi della conversione dei membri della gerarchia, dei vescovi, dei sacerdoti e dei capi religiosi all'amore per Gesù. Siamo noi i primi a dover ascoltare la sua parola: «Mi ami più di costoro? Ami i miei agnelli e le mie pecore?». 5
6 6 Qualcuno ci aspetta Il problema vero e decisivo che l'umanità si pone è «il problema del futuro»: che ne sarà di tutti e di ciascuno di noi? Che ne sarà di me, della mia famiglia, dei miei progetti, delle mie aspirazioni? Che ne sarà dei miei figli, del mio popolo, dell'umanità intera? Dove andranno a finire le nostre lotte, le nostre opere e i nostri sforzi? Molti, sentendosi «uomini dalla mentalità moderna», rifiutano la speranza cristiana come pura mitologia priva di valore, utopia fantastica propria di un' epoca non ancora illuminata dalla ragione. I pensatori marxisti vogliono insegnarci a vivere con un altro realismo, che non si perda in illusioni vuote e ingannevoli. Dobbiamo accettare con rassegnazione la nostra morte individuale, l importante è che la società continui: è nel progetto e nello sviluppo continuo di questa società verso il meglio che dobbiamo porre la nostra speranza. Così scrive il marxista Vitezslav Gardavsky: «La mia morte, per me personalmente, è la fine della speranza; operare per la costruzione della società, pero, è pura speranza». La morte è la sconfitta di ogni singolo individuo, ma grazie all'apporto di ognuno, la società progredisce e cammina con speranza verso il futuro. Forse in molti, oggi, pur non essendo marxisti, hanno una concezione della morte molto simile. Tuttavia è lecito chiedersi: si risolve così il problema del nostro futuro? È tutta qui la speranza che possiamo nutrire? Che dire allora di tutti quelli che hanno sofferto in passato e sono morti senza vedere adempiute le loro speranze? Che dire di noi stessi, che presto faremo parte di quanti non hanno visto soddisfatte le loro ansie infinite di felicità? Vanno forse abbandonati alla disperazione e all'assurdo tutti i deboli, i vinti, i menomati, i malati e tutti quelli che non possono contribuire al progresso della società, perché non appartengono all' élite di chi muove la storia verso un futuro più felice? Possiamo poi veramente essere certi che la società stia progredendo verso quel mondo felice a cui l'uomo anela come alla sua vera patria? E che il mondo in cui viviamo, sempre più dominato dal potere umano, sia un mondo sempre più libero da minacce? Non si delinea a volte con maggiore chiarezza la possibilità di una fine catastrofica piuttosto che quella di un compimento felice? Noi cristiani crediamo che quando svanisce la speranza nella salvezza di Dio, il mondo non si arricchisce, ma si svuota di senso e resta privo di orizzonti. Osiamo credere che solo Cristo risorto, nel quale Dio ci ha aperto una speranza definitiva di futuro, ci può proteggere dalla disperazione, dal vuoto, dalla mancanza di senso e dalla frustrazione definitiva. Per questo, mentre ci affanniamo «in mezzo al mare» della vita, teniamo fisso lo sguardo sul Risorto, che ci aspetta «sulla riva» per invitarci a saziare finalmente tutta la nostra fame di felicità: «Venite a mangiare».
7 Gesù ha compiuto l opera del Figlio: amare i fratelli con lo stesso amore del Padre. Ora, salito a lui, torna a noi, anzi in noi, con il suo Spirito perché portiamo avanti la sua opera. La Chiesa, attraverso la testimonianza apostolica vitalmente ricevuta e trasmessa, diventa riscrittura progressiva del vangelo eterno di Dio nel mondo: è il vangelo eterno vivo. Così dice Paolo alla comunità di Corinto: Voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con l inchiostro, ma con lo Spirito di Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di cane dei vostri cuori. Nell ascolto di quanto Gesù ha vissuto e il vangelo ha raccontato, la nostra storia diventa storia di Dio, rivelazione della gloria. Salmo 33 INNO ALLA PROVVIDENZA 1 Esultate, giusti, nel Signore; ai retti si addice la lode. 2 Lodate il Signore con la cetra, con l'arpa a dieci corde a lui cantate. 3 Cantate al Signore un canto nuovo, suonate la cetra con arte e acclamate. 4 Poiché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. 5 Egli ama il diritto e la giustizia, della sua grazia è piena la terra. 6 Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera. 7 Come in un otre raccoglie le acque del mare, chiude in riserve gli abissi. 8 Tema il Signore tutta la terra, tremino davanti a lui gli abitanti del mondo; 9 perché egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste. 10 Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli. 11 Ma il piano del Signore sussiste per sempre, i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni. 12 Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come eredità. 13 Il Signore guarda dal cielo, 7
8 egli vede tutti gli uomini. 14 Dal luogo della sua dimora scruta tutti gli abitanti della terra, 15 lui che, solo, ha plasmato il loro cuore e comprende tutte le loro opere. 16 Il re non si salva per un forte esercito né il prode per il suo grande vigore. 17 Il cavallo non giova per la vittoria, con tutta la sua forza non potrà salvare. 18 Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia, 19 per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. 20 L'anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo. 21 In lui gioisce il nostro cuore e confidiamo nel suo santo nome. 22 Signore, sia su di noi la tua grazia, perché in te speriamo. Preghiamo Signore aiutaci a seguirti per le strade del mondo annunciando il tuo vangelo. Vogliamo testimoniare a tutti che sei lo splendore della gloria del Padre e che nel tuo cuore misericordioso c è posto per tutti, perché tu sei mite e umile di cuore al punto da donare la tua vita e da sconfiggere la morte, liberandoci dal suo pungiglione. Sostienici nel cammino, perché senza di te non possiamo fare nulla, mentre con te possiamo portare frutti saporosi di pace, bontà e giustizia preparando il mondo nuovo che tu hai inaugurato con la tua risurrezione. Amen. 8
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