BOZZA COMUNE DI LIZZANELLO PROVINCIA DI LECCE PUG PIANO URBANISTICO GENERALE. Legge Regionale 27 luglio 2001 n 20

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1 Sindaco: Dott. Costantino Giovannico COMUNE DI LIZZANELLO PROVINCIA DI LECCE PUG PIANO URBANISTICO GENERALE Assessore all'urbanistica ed edilizia privata: Avv. Fulvio Pedone Responsabile del Procedimento: Arch. Giuseppe Lezzi Progettista: Arch. Nicolangelo Barletti Legge Regionale 27 luglio 2001 n 20 ELABORATI DEL SISTEMA DELLE CONOSCENZE RELAZIONE GEOLOGICA Tav. B10 - Relazione Idrogeomorfologica BOZZA Geologo: Dott.ssa Rossana Baldassarre Adozione: Del. C.C. n.... del... Approvazione: Del. C.C. n.... del... DICEMBRE 2015 BARLETTI - DEL GROSSO & ASSOCIATI

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3 INDICE PREMESSA Pag. 3 CARATTERISTICHE GEOLOGICHE Pag. 4 CARATTERISTICHE GEOLITOLOGICHE FORMAZIONE CARBONATICA MESOZOICA Calcari dolomitici e dolomie ("Calcari di Altamura" Cretacico) Caratteristiche fisiche e meccaniche FORMAZIONI CALCARENITICHE MIOCENICHE Calcareniti fini marnose organogene ("Pietra Leccese" - Miocene Medio) Caratteristiche fisiche e meccaniche Calcareniti e argille marnose ("Calcareniti di Andrano - Miocene Med-Sup.) Caratteristiche fisiche e meccaniche FORMAZIONI PLIO-PLEISTOCENICHE Calcareniti e calciruditi ("Calcareniti di Gravina" - Plio-Pleistocene) FORMAZIONI PLEISTOCENICHE Calcareniti, sabbie e argille ( Depositi Marini Terrazzati - Pleistocene ) DEPOSITI ELUVIALI E COLLUVIALI Pag. 7 Pag. 7 Pag. 7 Pag. 9 Pag. 11 Pag. 11 Pag. 13 Pag. 13 Pag. 15 Pag. 15 Pag. 15 Pag. 18 Pag. 18 Pag. 20 CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE Pag. 23 CARATTERISTICHE DI VULNERABILITA DEGLI ACQUIFERI Pag. 27 CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE Pag. 29 CARATTERISTICHE IDRAULICHE Pag. 49 CONCLUSIONI Pag. 51 2

4 PREMESSA L'Amministrazione Comunale di Lizzanello (Le), con Determina Dirigenziale n. 24 del , ha incaricato la scrivente di effettuare uno studio geologico integrativo a corredo del Piano Urbanistico Generale comunale. Sono stati, quindi, verificati preliminarmente gli elementi morfologici già indicati nelle carte tematiche allegate al P.U.T.T. Paesaggio della Regione Puglia conducendo, inoltre, un rilievo di campagna finalizzato all individuazione di eventuali significative emergenze non evidenziate nella cartografia ufficiale. In una prima fase di studio è stata elaborata una Carta Idrogeomorfologica di quanto rilevato e accertato sul territorio. A seguito di sopralluogo congiunto con i tecnici dell Autorità di Bacino della Regione Puglia, le emergenze morfologiche rilevate sono state oggetto di confronto sul territorio definendo, di comune accordo, gli elementi di rilevanza scientifica e paesaggistica. È stata, quindi, rielaborata la Carta Idrogeomorfologica tenendo presente le indicazioni emerse dall incontro con i tecnici dell A.d.B., rilevando, inoltre, la parte di territorio posta al limite sud-ovest dell agro comunale, tralasciata precedentemente in quanto il confine amministrativo era stato temporaneamente variato. I colori di base della suddetta Carta Idrogeomorfologica evidenziano gli affioramenti delle diverse formazioni geologiche rilevate, mentre la perimetrazione delle aree a pericolosità idraulica come definite nel Piano di Assetto idrogeologico (P.A.I.) della Regione Puglia, è riportata su tavola dedicata. 3

5 CARATTERISTICHE GEOLOGICHE Il territorio comunale in esame ricade prevalentemente nell'ambito di affioramenti calcarenitici miocenici trasgressivi sul basamento carbonatico mesozoico che una serie di fasi tettoniche a carattere plicativo e subordinatamente disgiuntivo ha deformato e dislocato verticalmente in blocchi, con un sistema di faglie prevalentemente di direzione appenninica ed est-ovest (vedi: : Carta Geologica ). Una lunga emersione dei depositi carbonatici ha determinato un rimodellamento della superficie su cui una fase trasgressiva del mare che ha dominato per quasi tutto il Miocene ha prodotto la sedimentazione di depositi biomicritici a prevalenti Foraminiferi planctonici. Questi sedimenti, noti in letteratura geologica con il termine formazionale di "Pietra Leccese" e di "Calcareniti di Andrano". Nel Pliocene una nuova trasgressione marina, protrattasi fino agli inizi del Pleistocene e che ha interessato quasi tutto il Salento, ha portato alla deposizione di biomicriti giallastre ben stratificate a compattezza variabile e di prodotti calcarenitici, biocalcarenitici e calciruditici, rinvenibili in grossi banchi a giacitura massiccia, lungo l area di delimitazione dell affioramento della Pietra Leccese. Nel Pleistocene inferiore, un'ulteriore invasione del mare sul continente ha prodotto la sedimentazione, nelle aree più depresse, di depositi argilloso-sabbiosi giallastri che, nell'ambito del comune di Lizzanello, affiorano limitatamente ad una piccola area nel settore sud-ovest del territorio. Tali sedimenti calcarenitici e argilloso-sabbiosi di età infrapleistocenica, sono riferiti ai depositi della "Fossa Bradanica", per analogie genetiche e deposizionali Dal punto di vista della denominazione formazionale, quindi, i sedimenti calcarenitici e calciruditici di base, appartengono alle Calcareniti di Gravina, mentre i depositi sabbioso-argillosi al complesso di depositi di spiaggia e di piana costiera costituenti la formazione dei "Depositi Marini Terrazzati". Una completa emersione verificatasi probabilmente nel Pleistocene inferiore, consentì la profonda modificazione erosiva delle superfici emerse, alcune delle quali poi, a seguito di condizioni climatiche e altimetriche favorevoli, furono coperte ed in parte regolarizzate da coltri di sedimenti di suolo argilloso-sabbioso rossastro (terre rosse) proveniente dalle aree più elevate. 4

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7 Le formazioni mioceniche "Pietra Leccese" e Calcareniti di Andrano, a luoghi, in eteropia di facies laterale, affiorano estesamente in corrispondenza del territorio comunale e non sempre è facilmente distinguibile il passaggio dall'una all'altra formazione. Le Calcareniti di Andrano interessano la parte nord del territorio comunale e l abitato di Merine mentre in corrispondenza dell abitato di Lizzanello affiora la Pietra Leccese. Indagini in situ hanno verificato che laddove affiorano le Calcareniti di Andrano, il passaggio alla Pietra Leccese si rinviene entro i primi 20 metri di profondità dal piano campagna ed è marcato da un livello di limi-sabbiosi e marne argillose giallastre. La serie stratigrafica continua con dei depositi calcarenitici e calciruditici di colore dal biancastro al giallo-rossiccio, teneri e molto fossiliferi, "tufacei" a luoghi marnosi, di età plio-pleistocenica su cui si sono sedimentati, in trasgressione, sabbielimose e limi-argillosi e subordinatamente calcareniti di età pleistocenica. E' possibile rinvenire queste formazioni a sud-ovest dell'abitato di Lizzanello, immediatamente a ridosso della formazione miocenica il cui limite viene, a luoghi, individuato da una debole scarpata che corre in direzione NO-SE e che individua una linea di faglia che ha ribassato la formazione miocenica di almeno quaranta metri. La degradazione delle rocce presenti in affioramento con conseguente alterazione delle parti corticali e medio-profonde associate alle condizioni di generale anisotropia dell'ammasso roccioso stesso, hanno portato alla formazione di sedimenti continentali sciolti formati appunto da elementi provenienti dal disfacimento delle rocce preesistenti sul luogo (eluvium) e rappresentati dalla "Terra Rossa". Più o meno diffusamente è presente, quindi, un livello superficiale di terreni eluviali e colluviali rappresentate da limi e limi argilloso-sabbiosi rossastri di spessore generalmente molto esiguo. Alcune aree di limitata estensione in corrispondenza della formazione miocenica, sono interessate da manifestazioni epicarsiche che hanno creato delle macroforme di dissoluzione per lo più obliterate da spessori considerevoli di terreni residuali. 6

8 CARATTERISTICHE GEOLITOLOGICHE Nell'area rilevata sono state distinte, come già accennato, le formazioni geologiche, non sempre in affioramento, che in linea generale corrispondono ad altrettante unità geolitologiche omogenee per caratteristiche geologiche e fisicochimiche; dalla più antica alla più recente si distinguono: FORMAZIONE CARBONATICA MESOZOICA - Calcari dolomitici e dolomie ("Calcari di Altamura" Cretacico) FORMAZIONI CALCARENITICO MARNOSE MIOCENICHE - Calcareniti fini marnose organogene ("Pietra Leccese" - Miocene Medio) - Calcareniti fini e calcari bioclastici ( Calcareniti di Andrano - Miocene Medio- Superiore) FORMAZIONI PLIO-PLEISTOCENICHE - Calcareniti e calciruditi ("Calcareniti di Gravina" - Plio-Pleistocene) FORMAZIONI PLEISTOCENICHE - Calcareniti, sabbie e argille ( Depositi Marini Terrazzati - Pleistocene ) DEPOSITI ELUVIALI E COLLUVIALI FORMAZIONE CARBONATICA MESOZOICA ******************** - Calcari dolomitici e dolomie: "Calcari di Altamura" - Cretacico Questa formazione costituisce il substrato rigido su cui trasgrediscono i termini post cretacei. Già nota in letteratura geologica con il termine formazionale di "Dolomie di Galatina", è stata assimilata, negli ultimi anni, da studi più recenti che ne hanno accertato le analogie, alla formazione dei "Calcari di Altamura" e, sulla base dei fossili che vi si rinvengono, ha un età riferibile al Cenomaniano. Non affiora in superficie, ma è presente estesamente nel sottosuolo e continua in profondità per parecchie centinaia di metri. La quota di rinvenimento è varia: in particolare, dove affiora la formazione miocenica, il substrato carbonatico si incontra a circa m di profondità, mentre nella parte topograficamente più bassa del territorio, il tetto dei calcari si approfondisce gradatamente sino ad oltre 100 metri di profondità dal piano campagna. Il contatto con i litotipi adiacenti è di natura tettonica; difatti un sistema di faglie 7

9 normali ha fratturato in blocchi e dislocato verticalmente il substrato carbonatico. Litologicamente é rappresentata da una successione carbonatica di età cretacica costituita prevalentemente da un'alternanza di calcari compatti e tenaci, di dolomie e dolomie calcaree. I calcari sono in prevalenza micritici, di colore bianco giallastro, di natura bioclastica o detritica, è possibile rinvenirli intercalati alle dolomie e dolomie calcaree, generalmente di colore più scuro, dall'avana al grigio e sono di norma subsaccaroidi e prevalentemente di origine secondaria. Le dolomie e i calcari dolomitici si presentano tenaci e vacuolari, talora con orizzonti a macrofossili. Tutta la formazione è notevolmente stratificata in strati e banchi di qualche decina di centimetri di spessore. E' presente una diffusa fratturazione ad opera delle vicissitudini tettoniche subite nel corso delle ere geologiche, cui si accompagna una più o meno intensa carsificazione. Dal punto di vista petrografico il componente principale di tali rocce è il carbonato di calcio, presente nella massa lapidea sotto forma di granuli (componenti allochimici): intraclasti provenienti dall'erosione di rocce calcaree nell'ambiente di sedimentazione originario, ooliti, fossili e "pellets"; di calcite microcristallina (micrite) che costituisce la massa di fondo e di calcite spatica, presente sia come cemento secondario che come calcite di ricristallizzazione dei granuli carbonatici più fini. Le caratteristiche chimiche e mineralogiche mettono in evidenza, per alcuni tratti della successione, un elevato contenuto di dolomite. In particolare, da una ricerca condotta da Dell'Anna (1963) e Dell'Anna e De Fino (1965) sugli affioramenti carbonatici della "Serra di Martignano" si evince l'esistenza di livelli dolomitici intercalati a livelli calcarei praticamente puri. Il contenuto di CaCO 3 dei calcari è abbastanza costante con valori massimi intorno al 98-99%. Nelle dolomie invece, esso rappresenta il 12-16% della roccia; i termini intermedi invece presentano le variazioni percentuali indicate in Tab. 2. Per quanto riguarda la frazione non carbonatica inorganica, va osservato che le rocce carbonatiche mesozoiche in oggetto, sono di regola estremamente povere di residuo insolubile; il residuo medio dei materiali dolomitici è tuttavia 8

10 sistematicamente più elevato rispetto a quello dei calcari (da 0,08% a 0,63% per i termini dolomitici e da 0,04% a 0,32% per i termini calcarei). Per quanto riguarda infatti la composizione qualitativa di tale residuo, la frazione sabbiosa è costituita da un insieme di minerali detritici di natura diversa, mentre la frazione più fine (< 62 micron) è formata essenzialmente da sialliti e idrossidi di ferro con piccole quantità di silice e di allumina non combinate. La natura dei minerali argillosi è data da miscugli illite-caolinite i cui rapporti di abbondanza risultano indipendenti dal contenuto di MgCO 3 (Tab. 3). E' presente inoltre una subordinata quantità di minerali accessori tra cui la glauconite. Per quanto concerne le frazioni organiche dei residui, queste sono costantemente presenti, e in quantità più cospicua, nelle dolomie. La presenza di glauconite indica un ambiente di formazione di mare relativamente basso e mediamente riducente. La scarsità e la finezza granulometrica, nonchè la natura mineralogica e chimica del residuo insolubile sono in accordo invece con apporti limitati, lontananza dalla costa ed infine paesaggio di tipo lateritico delle aree di alimentazione che sembra si siano mantenute costanti per tutta la durata della sedimentazione cretacica. - Caratteristiche fisiche e meccaniche - Le proprietà geotecniche dei materiali calcarei sono strettamente legate in primo luogo ai caratteri chimici e petrografici: variazioni relativamente piccole di composizione chimica e mineralogica possono determinare variazioni considerevoli delle caratteristiche fisiche. In linea generale possiamo affermare che i termini dolomitici sono dotati di una maggiore densità reale rispetto ai termini calcarei e di migliori requisiti di durezza anche se a ciò non sempre fa riscontro una maggiore compattezza del materiale, per la possibile presenza di discontinuità alla scala del campione; così pure per quanto concerne la resistenza a compressione, in genere molto elevata nei termini dolomitici, per i quali si possono raggiungere valori di carichi a rottura dell'ordine di 2500 kg/mq. Tali valori comunque presentano nella realtà un campo di variabilità piuttosto ampio da mettere in relazione con l'esistenza di piccole cavità di dissoluzione 9

11 presenti in modo irregolare nella roccia o, in generale, dalle variazioni dei caratteri tessiturale e strutturali. Alcune prove su campioni di roccia, effettuate con il point load apparatus, hanno evidenziato come il materiale, sollecitato da un carico puntuale, risponde in maniera disomogenea a seconda delle stiloliti, laminazione, fratture ricementate, ecc. che tale carico puntuale viene ad interessare. Dalla vasta letteratura reperibile in merito alla suddetta formazione è stato possibile estrapolare i valori relativi ai parametri geotecnici che meglio caratterizzano il deposito calcareo-dolomitico presente nel territorio comunale. Di seguito si riportano i dati relativi a prove su campioni di roccia compatta: Caratteristiche fisiche: peso specifico reale 2.71 g/cmc peso specifico apparente 2.66 g/cmc grado di compattezza coefficiente di porosità coefficiente di imbibizione % conducibilità termica 7.2x10-3 Cal/cm s C coeff. di dilatazione lineare termica 3.65 x 10-3 mm/m C. Caratteristiche meccaniche: resistenza a compressione kg/cmq resistenza a trazione (prv. brasil.) kg/cmq resistenza al taglio kg/cmq resistenza all'usura 3.84 mm/km resistenza all'urto 22.5 kg/cm Occorre però tener presente che i suddetti dati si riferiscono a campioni di roccia intatta, mentre il deposito nella sua globalità si presenta spesso degradato per la presenza di fessure, fratture, giunti di strato e manifestazioni carsiche più o meno evidenti. 10

12 FORMAZIONI CALCARENITICHE MIOCENICHE - Calcareniti fini marnose organogene ("Pietra Leccese" - Miocene Medio) Questa formazione é trasgressiva sui "Calcari di Altamura" il cui contatto è spesso marcato da un livello di lignite o di argilla grigiastra e giallastra che a luoghi può raggiungere e superare anche lo spessore di metri. La "Pietra Leccese" presenta delle spiccate eterogeneità sia laterali sia verticali, forse a causa delle rapide evoluzioni cui sono stati sottoposti gli ambienti di deposizione. I litotipi che la rappresentano sono essenzialmente delle calcareniti organogene con frequenti bioturbazioni, a grana fine, omogenee, generalmente porose, debolmente marnose, a tenacità variabile, di colore dal giallo paglierino all'avana chiaro, localmente con livelli grigio-verdastri e nerastri per concentrazione di granuli glauconitici, talora a lamine parallele e con tracce di organismi fossatori; sono evidenti anche minuti frammenti e valve di lamellibranchi a guscio sottile. La stratificazione è generalmente indistinta o si presenta in grosse bancate omogenee, leggermente inclinate verso Ovest-Sud-Ovest separate da strati decimetrici poco coerenti e facilmente sgretolabili. Trattasi di biomicriti a tessitura packstone e subordinatamente wackestone, costituite prevalentemente da resti interi di organismi di foraminiferi planctonici (Orbulina s.p., Globigerina s.p., Globigerinoides s.p., Globorotalia s.p.) e in via subordinata da foraminiferi bentonici (Rotalia s.p., Cibicides s.p., Textularia s.p.) e/o da frammenti di macrofossili (Lamellibranchi, Echinidi e Briozoi oltre che vertebrati). Alcuni livelli sono ricchi di grumi argillosi e granuli di glauconite di colore verdastro; questi ultimi formatisi per alterazione dei grumi argillosi, singeneticamente al sedimento che li contiene. Questo deposito è tipico di ambiente di mare poco profondo e poco lontano dalla costa, in condizioni riducenti per decomposizione delle parti molli di organismi in putrefazione. I caratteri composizionali del residuo insolubile evidenziano moderati apporti terrigeni ed una certa lontananza dalla costa. La percentuale dei granuli è compresa tra 80 % e 85 %, la matrice-cemento ha una percentuale intorno al 10 % mentre i pori sono inferiori al 10 %. Il contenuto in 11

13 carbonato di calcio è mediamente pari al 93% con valori minimi del 61 % (nei livelli glauconitici) e massimi del 99.5 %. Nell'ambito della formazione della "Pietra Leccese" é possibile evidenziare l'esistenza, per grandi linee, di almeno tre livelli dalle caratteristiche leggermente diverse tra loro: - Un livello di base, costituito da un primo straterello di argille azzurre ad Ostracodi cui segue un'alternanza di sottili strati di calcari bioclastici, tenaci e compatti, di sabbie e limi sabbiosi giallognoli fogliettati, di calcari marnosi e limi argillosi rosati e di lignite; nella parte alta del suddetto livello è presente un banco di calcarenite concrezionata, brecciforme, poco cementata e con gli interstizi occlusi da "terra rossa". - Un livello intermedio che comprende principalmente calcareniti marnose grigioverdognole, a grana fine, fossilifere, compatte e poco tenaci, contenente abbondanti granuli di glauconite. - E' presente quindi un livello sommitale comprendente principalmente calcareniti e calcilutiti organogene, a luoghi marnose, scarsamente porose e tenaci, di colore bianco-avorio tendente al giallino. In seno al suddetto livello che presenta le litofacies tipiche della "Pietra Leccese", si evidenziano strati calcarenitici concrezionati e carsificati, separati tra loro da spesse bancate di roccia compatta e che spesso ospitano delle falde idriche circolanti per lo più in condizioni freatiche. L'intera serie nota, come già detto, con il termine formazionale di "Pietra Leccese", ha un'età riferibile al Miocene Medio, in particolare dalla fine del Langhiano all'elveziano e Tortoniano e può raggiungere spessori massimi di circa 80 m. Unitamente ai sedimenti carbonatici cretacici è interessata da una fitta rete di fratture variamente orientate ed elaborate dalla dissoluzione carsica. Le aree di affioramento della suddetta formazione si rinvengono alle quote topografiche più elevate dove trova sede parte dell abitato di Lizzanello. Lungo la fascia di territorio sita verso Ovest, al confine con il comune di Cavallino, sono presenti alcune cave abbandonate e quasi completamente colmate di inerti e recuperate all agricoltura. Sono riconoscibili dalla presenza di relitti morfologici che ne testimoniano l attività storica. 12

14 - Caratteristiche fisiche e meccaniche - La caratterizzazione geotecnica della formazione miocenica nasce essenzialmente dall'analisi dei prodotti di cava. La formazione è da considerarsi, nel complesso, scarsamente permeabile anche se esistono degli orizzonti ad elevata permeabilità per porosità e carsismo in corrispondenza dei livelli carsificati prima descritti. I numerosi dati disponibili circa le caratteristiche fisiche e meccaniche, permettono di definirne i moduli per gli strati che più direttamente interessano eventuali opere di fondazione. In generale le rocce mioceniche affioranti nel territorio comunale sono caratterizzate da valori relativi delle proprietà fisiche e meccaniche che, per quanto riguarda il litotipo calcarenitico-marnoso, si presentano abbastanza omogenee. In particolare oltre a vari dati bibliografici, si dispone di analisi e prove di laboratorio effettuate dalla GEO s.r.l. di Bari nel 1984, da cui si evincono i seguenti range di variazione delle principali caratteristiche fisiche e meccaniche del litotipo miocenico: Caratteristiche fisiche: Peso specifico reale (g/cmc) Peso specifico apparente (g/cmc) Grado di compattezza porosità Coefficiente di imbibizione (rif. peso - %) Coefficiente di imbibizione (rif. volume - %) Peso specifico apparente (provini saturi - g/cmc) Percentuale dei pori saturati ( % ) Caratteristiche meccaniche: Resistenza a compressione (provini asciutti - g/cmq) Resistenza a compressione (provini saturi - g/cmq) Resistenza a flessione (g/cmq) Calcareniti e argille marnose ("Calcareniti di Andrano - Miocene Med-Sup.) Le calcareniti che costituiscono la presente unità sono talvolta molto simili alla Pietra Leccese, soprattutto in prossimità del contatto. L istituzione dell unità è tuttavia giustificata dal fatto che, mentre nella Pietra Leccese i caratteri litologici sono piuttosto costanti ed uniformi, nelle Calcareniti di 13

15 Andrano risultano abbastanza variabili. Nell ambito del territorio comunale di Lizzanello si hanno affioramenti della suddetta formazione in corrispondenza delle aree poste più a settentrione, comprendendo anche l abitato di Merine. Il tipo litologico prevalente è dato da calcareniti grigio-chiare, organogene, talora marnose, in vari stadi di cementazione, la cui stratificazione è quasi sempre evidente, con strati di circa cm di spessore. E possibile anche rinvenire livelli di calcari detritici e calcari bioclastici, nelle zone a Nord più lontane dall abitato. Verso la base della formazione possono essere presenti livelli conglomeratici, con ciottoli prevalentemente di Pietra Leccese, alternati a livelli limosi e marnosoargillosi, oltre a livelli glauconitici. In corrispondenza dell abitato di Merine, e procedendo verso Nord, facilmente si rinviene questa particolare sequenza in cui il tipo litologico prevalente, al disotto di uno strato di pochi metri di spessore, di calcareniti biancastre debolmente marnose, è dato da un impasto di detrito calcareo e di resti fossili, con granulometria da finissima a media, omogeneo, con matrice calcareo-marnosa, generalmente poroso, scarsamente tenace e di colore giallo-paglierino. Una caratteristica di questo livello è dato dalla presenza diffusa di patine ocracee dovute ad ossidazione e da piccoli elementi fossili, costituiti da fecal pellets. Il grado di diagenesi è molto variabile e può dare origine a livelli di depositi poco o niente cementati marnoso-argillosi. L area infatti è caratterizzata dall alternarsi, in modo discontinuo, di livelli calcarenitico-marnosi, livelli sabbioso-limosi e livelli marnoso-argillosi, con spessori che variano da alcuni decimetri a qualche metro. La suddetta sequenza sedimentaria si ripete su gran parte del territorio esaminato, come anche la presenza, con una certa continuità, di un livello glauconitico verdastro a profondità variabile da circa - 20 metri in corrispondenza dell abitato di Merine, a - 14 metri di profondità all altezza dello svincolo della s.p. Lecce-Melendugno con la Tangenziale Est di Lecce. La base della formazione delle Calcareniti di Andrano, è ovunque in contatto con la Pietra Leccese, con la quale ha chiari rapporti di sovrapposizione normale, mentre 14

16 talora sembra mostrare rapporti laterali, con passaggio graduale dall una all altra formazione: è quindi molto probabile una parziale eteropia laterale di facies. La potenza del deposito sembra ovunque molto ridotta, dell ordine di poche decine di metri, che nelle aree di passaggio alla Pietra Leccese, si riduce anche a pochi metri. Dal punto di vista della fauna presente nei sedimenti, si ha un abbondanza sia di macro che microfossili, con prevalenza per quest ultimi, di forme di età tortoniana. L ambiente di sedimentazione si può riferire a condizioni di mare aperto e poco profondo. - Caratteristiche fisiche e meccaniche - Per quanto riguarda le caratteristiche fisiche e meccaniche dei litotipi costituenti la suddetta formazione occorre dire che le stesse sono evidentemente influenzate dal diverso grado di cementazione della roccia. In particolare è stato osservato che il territorio nei dintorni di Merine, dove più diffusamente affiora tale formazione, è interessato dalla presenza sia di calcareniti biancastre, debolmente marnose e dotate di una certa compattezza, tali da essere assimilate alla Pietra Leccese, sia da livelli sabbioso-limosi e marnoso-argillosi le cui caratteristiche geotecniche sono di gran lunga più scadenti. Per quanto riguarda i litotipi calcarenitici, infatti, la letteratura geologica riporta mediamente gli stessi valori riscontrati per la Pietra Leccese, con qualche variazione del grado di compattezza che assume un range di valori più ampio, così pure i valori di resistenza alla compressione: FORMAZIONI PLIO-PLEISTOCENICHE - Calcareniti e calciruditi ("Calcareniti di Gravina" - Plio-Pleistocene) Questa formazione è affiorante limitatamente ad una stretta fascia di territorio posta a sud-ovest del territorio comunale di Lizzanello, accostata o sovrapposta trasgressivamente sulla formazione miocenica. E' costituita prevalentemente da calcareniti detritico-organogene fossilifere (Pecten, Ostrea, Venus, Mytilus) generalmente tenere, ad alta porosità, di colore bianco-avorio e giallino, a luoghi rossastre per alterazione. 15

17 La cementazione è scarsa o irregolare e tende ad aumentare lungo i bordi degli affioramenti; la formazione è quindi caratterizzata da frequenti variazioni diagenetiche sia laterali che verticali. La stratificazione non sempre è evidente; laddove distinguibile si presenta in strati spessi o in banchi. Mineralogicamente le rocce che rappresentano tale formazione, sono costituite da prevalente calcite e subordinata dolomite e in relazione alla distribuzione, grana cristallina e genesi dei due carbonati, nonchè alla natura ed abbondanza del residuo insolubile, possiamo distinguere, nell'ambito della stessa formazione, due tipi di calcareniti: i "tufi calcarei", di origine chimica e subordinatamente clastica e le calcareniti propriamente dette, di origine quasi esclusivamente clastica. Di conseguenza i tufi calcarei hanno tessitura mediamente più fine e parzialmente marnosa e colore grigio-avorio, determinato anche dall'abbondante presenza di sostanza organica, mentre le calcareniti hanno tessitura grossolana e compatta e colore giallastro. La distinzione tra i due tipi pare che trovi riscontro anche nella posizione stratigrafica in quanto i tufi si troverebbero di preferenza alla base della formazione, mentre le calcareniti sembrerebbero in eteropia di facies o a tetto della formazione stessa. Per i tufi si configura un ambiente di formazione assimilabile a quello dei fondi fangosi calcarei infralitorali e batilitorali mentre per le calcareniti un ambiente tipico dei fondi sabbiosi da mesolitorali a infralitorali. A luoghi, l'alternanza di sottili livelli meno consistenti, contribuisce a far assumere alla formazione una sorta di pseudostratificazione sub-orizzontale; in corrispondenza degli strati a minore consistenza possono essere presenti dei livelli di ciottoli calcarei ben arrotondati e bioerosi. La tessitura della roccia è "grain supported" tipo "packstone", con interstizi tra i granuli occupati da matrice detritica costituita da silts calcarei; il cemento è di tipo sparitico. Lo spessore complessivo del suddetto deposito, nell'area in oggetto, di norma non supera i m. I litotipi che costituiscono la suddetta formazione, sono pochissimo interessati da fenomeni di fratturazione, spesso però, intercalazioni di sottili livelli sabbiosi, ne 16

18 interrompono la continuità litologica così come le continue eteropie laterali di facies. Il grado diagenetico è, a luoghi, talmente spinto da dare origine a livelli particolarmente litificati a scarsa o nulla permeabilità. La qualità geotecnica dei terreni suddetti è molto variabile sia in senso laterale che verticale a causa della non omogeneità dei sedimenti; infatti ai livelli più tenaci corrispondono parametri fisici e meccanici senz'altro migliori rispetto a quelli propri dei livelli più scadenti o addirittura sabbiosi. Esiste in letteratura geologica una notevole mole di notizie bibliografiche in merito alle caratteristiche geomeccaniche della suddetta formazione. Di seguito si riporta la valutazione dei principali parametri fisici e meccanici elaborati da alcuni studi di Radina e Walsh (1972) e di Mancini e Walsh (1985): Caratteristiche fisiche: Peso specifico reale ( r ) g/cmc Peso specifico apparente ( d ) g/cmc Peso specifico dei grani ( g ) g/cmc Grado di compattezza Porosità reale (n r ) % Porosità interstiziale (n ) % Coeff. di imbibizione rif. al peso (C) % Coeff. di imbibizione rif. al volume % Grado di saturazione reale (S r ) Grado di saturazione interstiziale (S ) Caratteristiche meccaniche: Tensione di rottura per compressione kg/cmq monoassiale (stato naturale) ( n ) Tensione di rottura per compressione kg/cmq monoassiale (stato saturo) ( s ) Modulo di deformazione a rottura ( ) x 10 3 kg/cmq per compressione (E n ) Resistenza a flessione kg/cmq Conducibilità termica x 10-3 cal/cm s C Alcune prove eseguite sullo stesso tipo di roccia in un'area limitrofa e geologicamente simile hanno evidenziato una resistenza a compressione monoassiale mediamente inferiore a quella nota dalla bibliografia, e risulta compresa tra

19 kg/cmq; questo dato infatti insieme ai parametri di deformabilità in condizione di compressione monoassiale, è influenzato soprattutto dal grado di cementazione dello scheletro granulare. La Carta Geologica d Italia riporta questa formazione, unitamente alle più recenti presenti sul territorio comunale, come apparenenti alla formazione conosciuta con il termine di Sabbie di Uggiano. Recenti studi nel settore, però, portano ad associare detti depositi al ciclo sedimentario della Fossa Bradanica, in quanto cronostratigraficamente e geologicamente analoghi ed in particolare a riferirli alla formazione delle "Calcareniti di Gravina". FORMAZIONI PLEISTOCENICHE - Calcareniti, sabbie e argille ( Depositi Marini Terrazzati - Pleistocene ) La suddetta formazione, affiorante limitatamente ad una breve porzione di territorio comunale sita a sud e comprendente anche parte dell abitato di Lizzanello. E costituita essenzialmente da limi sabbiosi con intercalati livelli di sabbie più o meno cementate che talora mettono in evidenza l'andamento stratigrafico e che passano lateralmente, in eteropia di facies e verso il basso, a limi argillosi ed argilloso sabbiosi. A tetto della formazione ed in eteropia laterale è spesso possibile rinvenire anche dei sedimenti calcarenitici di ridotto spessore, in genere contenuto entro il metro di potenza. Le suddette calcareniti sono rocce clastiche a grana media, costituite prevalentemente da granuli calcarei ed organogeni, di colore biancastro ed avorio; si presentano in livelli sia sciolti che cementati, assumendo talora l'aspetto di "panchina". In affioramento sono spesso indistinguibili dalle calcareniti tufacee appartenenti alla formazione delle Calcareniti di Gravina con cui sono in contatto laterale. Le sequenze argillose dei sedimenti sciolti, evidenziano un aumento della frazione sabbiosa dal basso verso l'alto a spese di quella argillosa, un aumento di quarzi e feldspati a spese dei minerali argillosi e di conseguenza un aumento di silice a spese di allumina e acqua. 18

20 I caratteri chimici, mineralogici e granulometrici sono in accordo infatti con una sedimentazione di mare poco profondo in fase di regressione. Al pari della formazione precedente, di età plio-pleistocenica, anche quest'ultima presenta delle caratteristiche fisiche e meccaniche molto variabili a seconda delle condizioni diagenetiche dei litotipi che la costituiscono e della loro composizione granulometrica. Mediamente i valori dei parametri caratterizzanti il livello sommitale calcarenitico sono molto simili a quelli della formazione già descritta al paragrafo precedente. Per quanto concerne i livelli prettamente sabbiosi e limoso sabbiosi, alcune prove di laboratorio fatte eseguire, durante studi precedenti sul litotipo suddetto, affiorante al limite con il territorio comunale di San Cesario, hanno portato alla determinazione dei relativi parametri fisico-meccanici: Caratteristiche fisiche: umidità naturale % peso di volume g/cmc peso volume secco g/cmc peso specifico dei grani g/cmc indice dei vuoti porosità % grado di saturazione % limite di liquidità % limite di plasticità % indice di plasticità % indice di consistenza % attività Dall'analisi delle informazioni disponibili circa le caratteristiche granulometriche dei suddetti livelli, si evince la presenza di una frazione prevalentemente sabbiosa e, nei livelli più alti, anche una percentuale importante di ghiaia, mentre si denota una tendenza all'aumento della frazione limosa e argillosa con la profondità. Mediamente le variazioni si possono così riassumere: ghiaia 5 20 % sabbia % limo 7 25 % argilla 4 10 % Le prove di taglio diretto mostrano una variazione dell'angolo di attrito interno e della coesione c variabile tra: = 24 13' 32 24' 19

21 c = kg/cmq L'indice di compressione edometrico Cc varia invece tra: Cc = Anche questa formazione, come la precedente, viene riferita dalla cartografia ufficiale come appartenente alle Sabbie di Uggiano, ma gli ultimi studi nel settore accomunano in genere tutti i depositi più recenti ad un unica formazione denominata Depositi Marini Terrazzati con cui si indica un complesso di depositi di spiaggia e di piana costiera, riferibili a numerose unità litostratigrafiche terrazzate in vari ordini collegate a distinte fasi eustatico-tettoniche: sabbie, conglomerati, calcareniti e calcari coralgali di età variabile dal Pleistocene medio al Pleistocene Superiore. DEPOSITI ELUVIALI E COLLUVIALI E possibile rinvenire diffusamente sul territorio, aree interessate in affioramento da tale deposito di copertura, con spessori generalmente contenuti entro i 0.5 m di potenza, per lo più misto a terreno agrario. In alcune zone invece, in particolare lungo le aree di contatto tra formazioni diverse o in corrispondenza di piccole tasche carsiche, è possibile riscontrare la presenza di accumuli più o meno potenti di detti depositi, con spessori che possono superare i 5 metri. In particolare sull affioramento delle formazioni mioceniche è possibile spesso incontrare aree circoscritte interessate da tale deposito per spessori considerevoli, anche dell ordine di 10 metri. Sono in genere accumuli concentrati in corrispondenza di doline o comunque di manifestazioni carsiche superficiali, presenti sul territorio e di cui non sempre è possibile riscontrarne la presenza da semplici osservazioni di campagna. E' abbastanza frequente, oltre che in affioramento, rinvenire le terre rosse anche in profondità a tetto dei calcari mesozoici. Litologicamente sono costituite essenzialmente da limi e silt argillosi a luoghi sabbiosi, di colore rosso-brunastro e composizione mineralogica costituita da abbondanti idrossidi di Fe e Al parzialmente cristallini e da minerali argillosi (illite e caolinite), subordinatamente da quarzo, feldspati, miche, pirosseni, apatite, rutilo e 20

22 zirconi, a cui corrisponde una composizione chimica rappresentata da SiO 2, Al 2 O 3, Fe 2 O 3, H 2 O, ed anche TiO 2, P 2 O 5, CaO, MgO e Na 2 O. La genesi delle suddette "Terre Rosse" è ancora oggetto di controversia. I risultati granulometrici, mineralogici e chimici evidenziano una indubbia interdipendenza genetica tra rocce calcaree e "Terre Rosse", confermata d'altra parte dai caratteri giaciturali delle formazioni. Secondo la letteratura l interdipendenza sarebbe in accordo con una origine delle "Terre Rosse" dal residuo non carbonatico dei calcari; derivino cioè dal residuo insolubile della frazione non carbonatica dei calcari, i valori percentuali dei cui componenti sono direttamente confrontabili con quelli delle "Terre Rosse". I numerosi studi condotti dall'università di Bari su detto deposito, hanno messo in evidenza l'omogeneità granulometrica dei vari campioni. Infatti le variazioni tra il minimo ed il massimo delle percentuali delle varie frazioni, sono contenute entro range limitati: sabbia % limo % argilla % così pure le caratteristiche fisiche, da dati bibliografici integrati con le analisi effettuate sui campioni carotati: peso specifico g/cmc peso unità di volume del secco g/cmc contenuto naturale d'acqua % limite di plasticità % indice di plasticità % indice di attività indice di compressibilità Cc = kg/cmq ( kg/cmq) indice di compressibilità Cc = kg/cmq ( kg/cmq) Alcune prove effettuate su campioni di terre rosse prelevati nel vicino comune di San Donato di Lecce e cui risultati sono riportati nelle tabelle seguenti, hanno permesso di classificare il deposito secondo la carta di plasticità di Casagrande modificata per l'adattamento al "Unified Soil Classification System", come limi inorganici e solo alcuni campioni risultano al limite con i limi organici, mentre 21

23 secondo la classificazione H.R.B., i campioni esaminati variano da A-6 a A-7-6 individuando argille da poco a molto compressibili. campione S9 profondità m dal p.c. peso specifico classificazione Sist. Unificato classificazione H.R.B. indice di gruppo n l ,73 CL A-7-6 7,7 n ,73 ML-OL A-6 9,3 n ,74 ML-OL A-7-6 9,7 campione S9 Limite di Liquidità % Limite di Plasticità % Limite di Ritiro % Indice di Plasticità % Indice di Attività n l 42,7 25, ,08 0,63 n 2 38,8 25,66 15,38 13,14 0,34 n 3 40,6 26,62 15,94 13,98 0,33 camp S9. frazione frazione ghiaiosa sabbiosa % % frazione limosa % frazione argillosa % Passante al 10 % passante al 40 % passante al 200 % frazione <200 % n l n n Carta di Plasticità modificata per l adattamento al USCS 22

24 CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE La distribuzione degli acquiferi e la circolazione idrica sotterranea sono chiaramente condizionati dal quadro litologico risultante, dalla disposizione spaziale dei litotipi presenti e dal modo in cui gli stessi vengono a contatto tra loro, nonché dalla loro permeabilità. I caratteri di permeabilità dei terreni miocenico-quaternari e di quelli terziari mostrano requisiti idrogeologici estremamente vari sia a causa di variazioni laterali e verticali di litofacies, che per effetto di un diverso stato di fratturazione e di incarsimento. Per quanto concerne le formazioni più recenti, il litotipo sabbioso-limoso pleistocenico appartenente alla formazione dei Depositi Marini Terrazzati, riportati nella cartografia ufficiale come formazione delle Sabbie di Uggiano e ricoprenti la superficie di una piccola parte del territorio comunale, a sud dell abitato di Lizzanello, è dotato quasi esclusivamente di una permeabilità per porosità, il cui coefficiente, calcolato con prove di assorbimento a carico variabile, risulta mediamente pari a K = 1,8 x 10-4 cm/s. Per le calcareniti plio-pleistoceniche che si rinvengono in una stretta fascia al limite della formazione miocenica, invece, si riconosce una permeabilità che si esplica prevalentemente per porosità e subordinatamente per fessurazione, mediamente compresa tra K = 8x10-3 cm/s e K = 7x10-4 cm/s. Tali valori unitamente alla morfologia della superficie topografica non consentono, in linea di massima, alle acque di scorrere in superficie e di accumularsi determinando situazioni di ristagno, ma piuttosto ne permettono l infiltrazione nel sottosuolo contribuendo al rimpinguamento delle falde idriche sotterranee. La presenza di livelli meno permeabili in seno alle predette formazioni, possono, a luoghi, determinare la formazione di piccole falde sospese, molto limitate sia arealmente sia come spessori e portate. E' presente infatti una falda contenuta all interno delle calcareniti pliopleistoceniche e delle sabbie pleistoceniche che interessa il territorio in esame limitatamente alla parte meridionale dell abitato di Lizzanello. Questa falda (Falda A) circola a pelo libero con deflusso in direzione Est - Nord- 23

25 Est e si rinviene a profondità comprese tra 10 e 20 metri dal piano campagna; ha una potenza abbastanza limitata che di rado raggiunge i 20 metri. Campo di esistenza della falda acquifera superficiale (falda A) Le formazioni mioceniche, nel loro insieme, si comportano come terreni scarsamente permeabili con coefficienti variabili tra K= 2,06 x10-4 cm/s e K= 9,4 x10-5 cm/s. A luoghi, però, tali rocce risultano permeabili per effetto di una fratturazione relativamente intensa e meno discontinua permettendo così una certa circolazione idrica sotterranea in forma diffusa o concentrata. La successione stratigrafica nell'ambito della "Pietra Leccese" evidenzia la presenza di alcuni livelli concrezionati e vacuolari con orizzonti carsificati, sia nella parte alta della formazione sia a profondità più elevate. In particolare sono presenti due orizzonti sede di due livelli idrici che interessano un orizzonte fratturato e carsificato presente tra le quote +6 e m dal l.m.m. Il primo, più superficiale e caratterizzato da spessori assai modesti (Falda B), circola per lo più a pelo libero ed interessa rocce concrezionate e vacuolari della Pietra Leccese. La superficie freatica mostra un deflusso delle acque con direzione Sud-Nord, con quote che da circa 15 m s.l.m. si riducono a quote inferiori a 1 m 24

26 s.l.m. E' presente estesamente nel sottosuolo dell'area esaminata, come testimoniato da numerosi pozzi a scavo, attestati in questa falda e realizzati in tempi passati, specialmente nel territorio di Merine. La seconda falda contenuta nelle rocce mioceniche (Falda C) circola in pressione nel livello più fratturato e cavernoso della Pietra Leccese ed interessa un orizzonte fratturato e carsificato della Pietra Leccese presente qualche metro al disotto del livello mare con una potenza di circa 20 metri. E' un livello idrico abbastanza cospicuo e costituisce un'importante riserva d'acqua per tutta l'area circostante. La maggior parte dei pozzi utilizzati a scopo irriguo sono infatti attestati in questa falda. La superficie piezometrica evidenzia un deflusso delle acque in direzione Nord-Est, verso la costa Adriatica, con carichi non superiori a 3 3,5 metri s.l.m. e cadenti molto basse. La formazione calcareo-dolomitica è interessata da un intensa fratturazione delle rocce e, conseguentemente, da un fenomeno di grande rilevanza quale il carsismo. Questo generalmente si instaura, in modo più o meno accentuato, lungo delle direttrici preferenziali di sviluppo ad andamento sia orizzontale che suborizzontale; inoltre la canalizzazione carsica ipogea è spesso individuata in superficie da macroforme quali doline e "inghiottitoi". Quanto detto definisce per siffatto litotipo, una permeabilità in grande, di grado quindi molto elevato (K= cm/s). Di fatto lungo la verticale della serie mesozoica si rinviene una vascolarizzazione carsica a luoghi evoluta a luoghi appena abbozzata, spesso localizzata entro intervalli ed orizzonti rocciosi ben definiti. E' presente quindi, all'interno delle rocce mesozoiche, una falda di acqua dolce che prende il nome di falda "profonda" o falda "carsica" (Falda D). Questa galleggia sull'acqua di mare di invasione continentale, per effetto della minore densità ed il livello di base è rappresentato appunto dall'orizzonte marino. Circola in pressione e la superficie piezometrica si attesta a circa m s.l.m. mentre il deflusso mostra un leggero andamento verso Est Nord-Est, in direzione del mare Adriatico, con cadenti non superiori al 2%o. Alla pagina seguente è allegata una tavola riportante le isopieze delle falde acquifere presenti nel sottosuolo del comune di Lizzanello. 25

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28 CARATTERISTICHE DI VULNERABILITÀ DEGLI ACQUIFERI Note le caratteristiche di permeabilità e lo spessore dei litotipi che caratterizzano il sottosuolo del territorio comunale di Lizzanello, nota la geometria degli acquiferi e di conseguenza la profondità di rinvenimento delle falde acquifere sotterranee, è stato possibile pervenire ad una generale valutazione della vulnerabilità degli stessi acquiferi in considerazione del tempo impiegato da un liquido inquinante, rilasciato sulla superficie del piano campagna, a raggiungere il tetto della falda sottostante. La valutazione della vulnerabilità di un acquifero, infatti, permette di individuare le zone in cui maggiore è la possibilità di contaminazione delle acque sotterranee da parte di un focolaio inquinante. Il parametro più indicato a quantificarne il grado è rappresentato dal tempo teorico di arrivo all'acquifero di un eventuale inquinante, ipotizzando un'infiltrazione continua di una goccia di soluzione a partire dalla superficie del suolo. La classificazione delle aree a diversa vulnerabilità viene determinata secondo le indicazioni schematizzate nella tabella alla pagina seguente. CLASSE V1 V2 V3 V4a V4b V5 V6 V7 DESCRIZIONE Zona a debole vulnerabilità, corrispondente a tempi di permanenza lunghi, superiori a 20 anni. Zona a media vulnerabilità, con tempi di permanenza medi, da 1 a 20 anni. Zona ad elevata vulnerabilità, con tempi di permanenza corti, da 1 settimana a un anno. Zona ad elevata vulnerabilità, con tempi di permanenza brevi, inferiori ad una settimana. Zone carsiche o fratturate senza protezione superficiale. Zone in cui l elevata vulnerabilità non risulta ben definibile alla dimensione scalare usata. Zone in cui mancano precise informazioni sugli acquiferi. Zone sterili dal punto di vista idrogeologico Per determinare la classe di appartenenza del caso specifico, a conferma di quanto premesso, si è calcolato il tempo di permanenza (Zampetti M. 1983), avendo a disposizione i dati sulla natura del mezzo non saturo e sulla soggiacenza della falda. Il tempo di percolamento (t) viene calcolato in via semplicistica, tramite la relazione: t = b/k. i/n, ed è funzione della permeabilità (k) della roccia interessata, della 27

29 porosità (n) e dello spessore della zona vadosa (b); la traiettoria di percolamento viene considerata subverticale e in ambiente saturo, per cui il gradiente idraulico (i) si assume pari a 1. Dai calcoli effettuati si evince che il territorio è caratterizzato da una generale buona protezione della falda profonda ad opera degli spessi strati di roccia a scarsa permeabilità che la sovrastano e, in particolare, delle rocce calcarenitico-marnose mioceniche. La maggior parte del territorio comunale è però interessato dalla presenza, oltre che della falda carsica anche di livelli idrici contenuti nella Pietra Leccese e di un acquifero superficiale circolante nelle sabbie pleistoceniche nella parte sud dell abitato di Lizzanello. Le falde acquifere circolanti nei terreni miocenici presentano comunque una buona protezione ad opera delle caratteristiche stesse della roccia che le contiene e per le quali viene definita una vulnerabilità molto bassa, con tempi di permanenza dell inquinante in zona anidra anche superiori a 20 anni. Per la parte di territorio interessato invece dalla presenza della falda superficiale circolante nei depositi pleistocenici, viene definita una classe di vulnerabilità dell acquifero più elevata con un tempo di transito dell inquinante nella zona vadosa di circa un anno, relativamente alla falda superficiale. I livelli idrici sottostanti, invece, risultano ben protetti. Una stretta fascia di territorio che borda praticamente il limite di affioramento della Pietra Leccese e insiste lungo una direttrice di faglia, può rappresentare invece un area di rischio potenziale per falde acquifere sottostanti, in quanto la presenza di fratture potrebbe accorciare i tempi di percorrenza dell inquinante nella zona vadosa, individuando, così, una elevata vulnerabilità con tempi di percolamento di circa 2 anni. Dalle valutazioni effettuate, valide in linea generale, si evince una generale buona protezione delle falde acquifere circolanti nei depositi miocenici e cretacei mentre risulta abbastanza vulnerabile la falda superficiale presente nei depositi pleistocenici a sud dell abitato di Lizzanello. 28

30 CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE Lo studio delle caratteristiche morfologico-strutturali ha interessato l'intero territorio comunale di Lizzanello compresa la frazione di Merine verificando, tra l altro, gli elementi individuati sulle carte tematiche della Regione Puglia (P.U.T.T. e Carta Idrogeomorfologica). Alla pagina seguente si allega una vista generale degli elementi di rilievo legati alle forme di versante, alle forme carsiche, all idrografia superficiale e degli elementi di origine antropica riportati sulla tavola Carta Idrogeomorfologica. La superficie topografica è caratterizzata da dolci rilievi ed aree subpianeggianti le cui quote variano mediamente da un massimo di 46 m ad un minimo di 33 m s.l.m. L'attuale configurazione morfologico-strutturale è la risultante di una serie di vicissitudini tettoniche e paleogeografiche che hanno interessato l'intero Salento a partire dall'eocene e che hanno fratturato, con una serie di faglie dirette, la Piattaforma Apula mesozoica ed i sovrastanti termini miocenici, dislocando verticalmente i blocchi e venendo a costituire una serie di strutture rialzate ("horst") e delle aree interposte ribassate ("graben"). Il territorio comunale di Lizzanello si estende su un'area pianeggiante che per la maggior parte si sviluppa in corrispondenza di un'area tettonicamente rialzata. In particolare si evidenzia, quindi, un'area più elevata corrispondente ad un alto morfologico-strutturale allungato in direzione NO-SE, dislocato da una faglia normale sub-verticale con un rigetto di almeno 40 metri. Una modesta scarpata evidenzia, in superficie, la linea di faglia che attraversa l'abitato di Lizzanello in tutta la sua lunghezza. L'interpretazione di aerofotogrammetrie, ortofoto, nonché il rilievo di campagna, ha messo in risalto i lineamenti morfologici del territorio strettamente connessi con le caratteristiche fisiche e meccaniche complessive dei litotipi dominanti. È presente un tavolato calcarenitico a stratificazione suborizzontale interrotto da una debole scarpata che delimita un'altra zona pianeggiante, leggermente ribassata e che interessa il territorio comunale, solo in limitata parte, nel settore sud dell abitato di Lizzanello. Dal punto di vista morfologico, quindi, si è in presenza di un pianoro caratterizzato da deboli ondulazioni della superficie topografica con pendenze generalmente inferiori al 5% (vedi tavola allegata alle pagine seguenti). 29

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33 Sul territorio, infatti, non si riconoscono, in modo netto e cartografabile, gli orli morfologici di scarpata riportati nelle tavole del P.U.T.T. regionale. Sono, infatti, in gran parte solo dei deboli versanti con pendenze inferiori al 10% o addirittura inferiori al 5%. Aree di debole versante con pendenze superiori al 5% ma sempre inferiori al 10%, anche se poco significative e rilevanti dal punto di vista scientifico o paesaggistico, sono state riportate sulla Carta Idrogeomorfologica, con l intento di evidenziare i principali movimenti della superficie topografica del terreno ed esaltarne, almeno graficamente, la morfologia. È solo in tal modo che si riesce ad apprezzare, per esempio, la lineazione di faglia che attraversa l abitato di Lizzanello e riconoscibile per la presenza di una debole scarpata per la maggior parte obliterata dai caseggiati e morfologicamente più evidente solo ad ovest (foto 1) e ad est (foto 2 e 3) dell abitato. Tali aree di debole versante, spesso molto limitate oltre che in altezza anche in lunghezza, sono scientificamente poco rilevanti dato che solo per brevi e discontinui tratti superano la pendenza del 10%. In corrispondenza dei suddetti tratti è possibile, a luoghi, riconoscere dei cigli con evidente significato morfologico anche se, per la maggior parte, difficilmente cartografabili in modo netto e preciso. Con maggiore dettaglio si riporta l ubicazione dei brevi tratti aventi pendenze superiori al 10% e dove è possibile riconoscere la presenza di limitati orli morfologici a luoghi poco significativi come quelli ubicati ad ovest dell abitato di Lizzanello e individuati dalla foto 1. In particolare questi ultimi hanno perduto molta della loro rilevanza paesaggistica in quanto interposti tra fabbricati e irrigiditi da una strada che li sovrasta. Di maggiore rilevanza, in quanto conservano ancora una certa naturalità, sono gli orli morfologici presenti a est dell abitato di Lizzanello (foto 2 e 3) e quelli ubicati a nord dell abitato di Merine (foto 4). 32

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35 foto 2 foto 3 34

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37 Il territorio pianeggiante unitamente alla solubilità della roccia in acque normali e all intensa fratturazione del litotipo, non ha consentito l instaurarsi di una rete idrografica superficiale in quanto le acque meteoriche direttamente incidenti sull area, più che a scorrere in superficie tendono a penetrare all interno del corpo roccioso andando ad alimentare le falde acquifere sotterranee. L'azione di disfacimento, disgregazione e trasporto delle acque ruscellanti o di infiltrazione, ha influenzato e continua a influenzare lo sviluppo del carsismo nelle rocce carbonatiche del basamento mesozoico e subordinatamente favorisce i fenomeni paracarsici riscontrabili nei terreni più recenti. Il processo carsico ha interessato parte della superficie del territorio laddove affiorano i depositi miocenici lungo zone di maggiore debolezza della massa rocciosa quali, in particolare, i piani di fratturazione essendo il pacco roccioso per lo più privo di stratificazioni. Le manifestazioni carsiche hanno, quindi, uno sviluppo prevalentemente verticale lungo superfici di frattura più o meno ampie e formano, a luoghi, dei crepacci di larghezza variabile e riempiti di materiale di decalcificazione. A luoghi è possibile rinvenire, anche all interno della massa rocciosa, dei fori (piccole cavità a sezione subcircolare) paragonabili a vere e proprie microcaverne. Questa evenienza, riscontrata non di rado in corrispondenza dell abitato di Merine, è di particolare importanza in quanto una carsificazione, a luoghi, più spinta potrebbe portare alla formazione di cavità sotterranee di difficile individuazione e accertabili solo attraverso accurate indagini puntuali, dato che non sempre esiste una stretta correlazione con forme carsiche epigee. Il rinvenimento, però, di fori e/o crepacci, riconosciuti all interno dell abitato di Merine in fase di realizzazione di alcune opere civili, rende necessaria, in sede di progettazione di qualunque tipo di manufatto, l esecuzione di specifiche indagini mirate a rilevare, eventualmente, la presenza di anomalie del sottosuolo atteso che, nell ambito del tessuto urbano intensamente edificato, sono difficilmente riconoscibili da semplici indagini di superficie. Allo stato attuale non si conoscono, però, né sono state rilevate, cavità sotterranee naturali di una certa importanza o forme carsiche ipogee tipo grotte o simili. Sono stati individuati, invece, due ipogei antropici, uno in prossimità della 36

38 Masseria Fornello Basso a nord-ovest del Cimitero comunale (foto 5) e uno a sud-est dello stesso (foto 6). Cimitero Per quanto riguarda quest ultimo, è certo che trattasi di un antico frantoio ipogeo, anche se gran parte della volta è stata realizzata in conci, con struttura a volta. Non è nota, invece la destinazione dell ipogeo presso mass. Fornello Basso. Attualmente si sta procedendo a rilevare planimetricamente i suddetti ipogei allo scopo di definirne correttamente i limiti in superficie e valutare la staticità delle volte. 37

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40 La distribuzione areale e la ricorrenza verticale delle forme carsiche e paracarsiche, dipendono ulteriormente dalla successione dei cicli carsici, la cui evoluzione è collegata ai movimenti relativi tra il mare e la terraferma. Durante il Terziario ed il Quaternario le oscillazioni del livello marino hanno, infatti, dato luogo ad estese superfici di abrasione su cui sono impostate le tipiche forme superficiali visibili sul rilievo calcarenitico miocenico. Tra le forme minori, in genere di dimensioni centimetriche o poco più, si riconoscono, su superfici poco inclinate, numerose impronte : piccole cavità a fondo piatto e contorno semicircolare, aperte da un lato, mentre su superfici più inclinate, è possibile, a luoghi, rinvenire delle scannellature. Laddove vi può essere temporanea presenza di acqua stagnante, su superfici pianeggianti, le forme più rilevanti sono rappresentate da vaschette di corrosione, rappresentate da cavità chiuse, a perimetro subcircolare o ellittico, della lunghezza compresa tra 5 centimetri ad alcuni metri, con fondo piatto e orizzontale. Le calcareniti mioceniche mostrano ancora macroforme complessivamente di non grande estensione, ma abbastanza frequenti, rappresentati da doline a luoghi coalescenti. Sulla Carta Idrogeomorfologica sono state riportate le doline con significato morfologico rilevante dal punto di vista scientifico e/o paesaggistico. Molte delle doline evidenziate sulla carta tematica allegata al PUTT della Regione Puglia sono risultate essere semplici depressioni doliniformi senza particolare rilevanza morfologica e senza una precisa delimitazione. Il rilievo di campagna ha, invece, messo in evidenza la presenza di alcune doline sparse sul territorio laddove affiorano i depositi miocenici, a nord e ad est dell abitato di Merine (foto 7, 8 e 9), a nord di Lizzanello (foto 10, 11 e 12) e ad ovest, in prossimità del limite comunale con il vicino territorio di Cavallino (foto 13). 39

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46 Anche l'azione dell'uomo ha contribuito a modellare la superficie del territorio. Infatti sia l'analisi delle foto aeree sia l'indagine di campagna ha messo in rilievo l'attività estrattiva che ha caratterizzato la zona in tempi storici. Sono presenti infatti, specialmente nel settore occidentale del territorio comunale, sia piccoli scavi esplorativi sia vecchie cave inattive molte delle quali colmate e rinaturalizzate testimoniate solo dai bordi ancora visibili. Una delle suddette cave (foto 14) nei pressi di Mass. Fornello Basso, a nord-ovest del Cimitero Comunale, è stata utilizzata fino ad alcune decine di anni addietro, come discarica per R.S.U. (ex art. 12 del D.P.R. 915/82). Attualmente è inserita in un contesto rinaturalizzato e in parte occupato da impianti fotovoltaici. foto 14 foto 17a foto 17 foto 18 foto 16 foto 15 45

47 foto 14 foto 15 46

48 foto 16 foto 17 47

49 foto 17a foto 18 48

50 CARATTERISTICHE IDRAULICHE Il territorio pianeggiante con pendenze generalmente inferiori al 5%, unitamente all intensa fratturazione del litotipo affiorante, fa si che le acque direttamente incidenti sul suolo più che a scorrere in superficie tendano ad infiltrarsi nel sottosuolo andando ad alimentare le falde sotterranee. Non esiste di conseguenza, idrografia superficiale e non sono riconoscibili reticoli idrografici. Sono appena riscontrabili, in corrispondenza delle superfici di versante a maggiore inclinazione, i segni del ruscellamento superficiale delle acque meteoriche che hanno originato dei piccoli solchi erosivi rappresentati da scannellature il più delle volte erose e rimodellate dal weathering. Dal punto di vista idrologico, quindi, la caratteristica saliente è costituita dalla mancanza di una "rete idrografica superficiale". Sono assenti corsi d'acqua ma, in concomitanza di precipitazioni particolarmente intense, è possibile il ristagno di acqua con rischio di allagamenti temporanei in corrispondenza di aree debolmente depresse. Dal punto di vista della pericolosità idraulica l A.d.B. Puglia ha individuato una serie di aree suscettibili di allagamento e riportate nella tavola relativa alla Perimetrazione aree pericolosità idraulica. Alcune di dette aree condizionano anche gli abitati di Merine e di Lizzanello (vedi: Aree a diversa pericolosità idraulica ). Nei programmi di previsione e prevenzione e nei piani di emergenza per la difesa delle popolazioni e del loro territorio ai sensi della legge 24 febbraio 1992 n. 225 si dovrà tener conto, quindi, delle aree a pericolosità idraulica oltre al grado di rischio, così definiti: Area ad alta pericolosità idraulica (A.P.): porzione di territorio soggette ad essere allagate per eventi di piena con tempo di ritorno inferiore o pari a 30 anni; Area a media pericolosità idraulica (M.P.): porzione di territorio soggette ad essere allagate per eventi di piena con tempo di ritorno compreso tra 30 e 200 anni; Area a bassa pericolosità idraulica (B.P.): porzione di territorio soggette ad essere allagate per eventi di piena con tempo di ritorno compreso tra 200 e 500 anni; Rischio R: è il valore atteso delle perdite umane, dei feriti, dei danni alla proprietà e delle perturbazioni alle attività economiche dovuti ad un particolare fenomeno naturale. 49

51 Merine Lizzanello Aree a diversa pericolosità idraulica aree a bassa pericolosità idraulica aree a media pericolosità idraulica aree ad alta pericolosità idraulica 50

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