Lo stato delle ricerche sul Pellegrino Falco peregrinus in Italia

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1 Ma s s i m o Br u n e l l i S.R.O.P.U. Via Aldo Moro, Fiano Romano (RM), mss.brunelli@tin.it INTRODUZIONE Il Pellegrino è, tra i rapaci, una delle specie che più ha focalizzato l interesse degli ornitologi; tale interesse ha fatto sì che venisse prodotta una notevole mole di lavori. La dispersione di informazioni nel tempo e in molteplici pubblicazioni (riviste, atti di convegni nazionali e locali, monografie, atlanti ecc.), rende però difficoltoso individuare le carenze sulle conoscenze dei vari aspetti della biologia della specie e analizzare i risultati nel loro complesso. Oltre a riunire le informazioni e aggiornare quanto riportato in altri lavori di sintesi (Schenk et al. 1983; Allavena 1988; Fasce e Fasce 1988; 199; Allavena e Brunelli 003; Brichetti e Fracasso 003), si vuole qui individuare quali aspetti necessitano di ulteriori approfondimenti e stimolare quindi i ricercatori italiani che si occupano di questa specie ad indirizzare di conseguenza le loro indagini. STATO DELLE RICERCHE E PROPOSTE Vengono di seguito analizzati i principali aspetti legati alla biologia e allo status della specie in Italia. Per ognuno di essi sono riportati, attraverso un analisi bibliografica, i risultati raggiunti dalle ricerche svolte a partire dagli anni 70 ad oggi e messe in evidenza le lacune riscontrate. Habitat. L incremento della popolazione nidificante ha determinato un espansione dell areale che, come conseguenza, ha determinato a sua volta l occupazione di territori un tempo ritenuti marginali. La specie ha infatti colonizzato aree dove la sua presenza era occasionale o molto scarsa, come ad esempio le aree collinari interne dell Alto Lazio e della Toscana o alcuni ambiti urbani (Allavena e Brunelli 003). Anche la scelta dei siti riproduttivi sembrerebbe essere meno selettiva e la specie ha iniziato a riprodursi anche su pareti di modeste dimensioni o prossime a fonti di disturbo (Brambilla et al. 003b; Brunelli in stampa). A questo proposito sarebbe interessante avviare delle indagini sulla selezione dei siti, dove vengano presi in considerazione parametri quali altezza della parete, distanza da aree urbanizzate e da strade, presenza di specie preda e competitrici, da mettere in relazione con i parametri relativi al successo riproduttivo. Riproduzione. Complessivamente le ricerche sulla biologia riproduttiva hanno coperto un periodo di trent anni ed hanno interessato varie aree del Paese; i dati sono stati rappresentati in Tab. 1, riuniti per macro aree (alpina, appenninica, mediterranea) in modo da ottenere dei valori significativi per aree ecologicamente simili. Complessivamente sono state controllate 536 nidificazioni. La produttività (n. giovani involati/n. coppie controllate) è risultata particolarmente elevata nelle aree di studio della Sicilia e della Campania, anche se in quest ultima regione il campione è molto esiguo; i valori più bassi si sono registrati in alcune aree montane e lungo la costa laziale, ma anche in quest ultimo caso il campione è troppo esiguo per essere significativo. Il tasso d involo (n. giovani involati/n. coppie che hanno allevato giovani) è risultato mediamente più elevato per l area alpina, ma valori simili si sono riscontrati anche nelle altre aree. La percentuale di coppie che si è riprodotta con successo è stata nettamente più elevata nell area mediterranea. Tramite un analisi statistica effettuata mediante il KruskallWallis test, non sono emerse differenze significative tra le tre aree, sia per la produttività (H 13 =1,9 P=0,39), sia per il tasso d involo (H 13 =4, P=0,1).. Anche facendo i confronti a coppie mediante il MannWhitney test con la correzione di Bonferroni non sono risultate differenze significative. La mancanza di significatività era attesa a causa del campione ridotto. Risulta invece altamente significativa la differenza tra le coppie che hanno allevato giovani 50 Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell'italia peninsulare Stato delle conoscenze e problemi di conservazione

2 nelle tre aree, valutata mediante il test del chiquadrato ( =14,7 P=0,0006). Complessivamente, per l Italia nel periodo il valore della produttività è risultato di 1,6; il tasso d involo di,3; la percentuale di coppie che hanno allevato giovani è stata del 68% (i valori sono determinati dalla media dei tre valori registrati per le macro aree). I valori riscontrati rientrano negli intervalli registrati in altri Paesi europei (Cramp e Simmons 1980; Schenk et al. 1983; Gensbol 1988; Ratcliffe 1993). Considerato che l analisi dei parametri riproduttivi costituisce elemento fondamentale per lo studio dello status e della dinamica di una popolazione, è auspicabile avviare un programma di monitoraggio nazionale che analizzi quantità proporzionalmente rappresentative delle subpopolazioni presenti nelle tre macro aree. Distribuzione, consistenza e densità. Successivamente alla recente revisione sulla distribuzione e la consistenza della specie in Italia (Allavena e Brunelli 003), si sono rese disponibili indagini riguardanti l area del Parco dell Alto Garda Bresciano (Leo e Micheli 003), le Prealpi centroorientali (Brambilla et al. 003 b), la Provincia di Ascoli Piceno (Marini e Di Martino 003), la Campania (Piciocchi e Mastronardi 003) e il Lazio (Brunelli in stampa; Corsetti e Fusacchia in stampa). Anche i dati che emergono da queste ultime ricerche indicano in modo univoco il trend positivo della specie. Considerato quanto già evidenziato da Allavena e Brunelli (003) e dalle nuove indagini sopra citate, le conoscenze sulla distribuzione della specie possono essere ritenute soddisfacenti. Per ottenere una migliore conoscenza della consistenza della popolazione italiana, in considerazione del generale incremento e dell occupazione di siti un tempo ritenuti non idonei, sarebbero auspicabili indagini mirate in alcune aree del Paese, in particolare in quelle per le quali ricerche sistematiche non sono state condotte in quest ultimo decennio, come ad esempio in FriuliVenezia Giulia, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Per quanto attiene alla densità in periodo riproduttivo, i valori disponibili in bibliografia sono stati riuniti in Tab.. I diversi criteri applicati per la definizione dell estensione dell area di studio (vedere note in Tab. ) permettono un confronto solo parziale. Tra i dati più interessanti merita una menzione quello relativo all Appennino UmbroMarchigiano: qui nella stessa area di studio è stato registrato un incremento di quasi il 50% a distanza di dieci anni. Al fine di rendere il parametro della densità sempre confrontabile, si propone di utilizzare il metodo della nearestneighbour distance (Ratcliffe 1993), metodo che già Penteriani e Pinchera (1995) proponevano venisse usato costantemente. A meno che non si tratti di piccole isole o zone molto omogenee circondate da aree sufficientemente estese non idonee alla nidificazione della specie, la definizione della superficie sulla quale calcolare la densità andrebbe definita successivamente alla localizzazione dei siti di nidificazione e non a priori (confini amministrativi, confini di aree protette ecc). Resta comunque complesso stabilire la densità per una specie che, sostanzialmente, trova il principale fattore limitante nella disponibilità dei siti di nidificazione e che frequenta ambienti molto diversi. Per quanto attiene alle distanze minime tra nidi contemporaneamente occupati (Tab. ), i valori più bassi si sono registrati in Sardegna e Sicilia, e, in misura minore, in corrispondenza dell Appennino UmbroMarchigiano; le distanze maggiori si siono riscontrate nelle Prealpi Comasche e nell Appennino settentrionale. Conservazione. I principali fattori di minaccia per il Pellegrino hanno subito delle modifiche nel corso degli ultimi trent anni. La persecuzione diretta in passato causava ingenti perdite (Mocci Demartis e Guenzi 1979; Mirabelli 1979; Chiavetta 1981; Fasce e Fasce 199), ma in questi ultimi anni la situazione sembrerebbe migliorata, anche se non sono rari gli episodi di bracconaggio (Tab. 3). Non è di facile valutazione l impatto che queste uccisioni determinano sulla popolazione nidificante, in quanto gli abbattimenti avvengono soprattutto in periodo autunnoinvernale, quando sono presenti in Italia numerosi individui svernanti provenienti dall Europa centrale e settentrionale. Per tentare di valutare comunque il fenomeno nel suo complesso, sarebbe molto utile istituire una banca dati nazionale (Fraticelli e Brutti 003) dove riunire tutti i dati provenienti dai centri recupero della Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 68 marzo

3 Massimo Brunelli fauna selvatica ormai presenti in modo piuttosto diffuso sul territorio nazionale e gestiti da vari Enti (LIPU, WWF, Corpo Forestale delle Stato, Province ecc.). Purtroppo l abbattimento di specie protette è un malcostume diffuso tra i cacciatori italiani, pertanto si ritiene che sarebbe estremamente negativo per la specie il prolungamento della stagione venatoria fino a tutto febbraio e l apertura della caccia nelle aree protette di cui in questi tempi si parla. Inoltre occorre considerare che l attività venatoria provoca disturbo anche nei confronti delle specie non oggetto di caccia, soprattutto quelle che, come il Pellegrino, in gennaiofebbraio si insediano nei siti di nidificazione e iniziano le prime attività di corteggiamento. Il prelievo di piccoli e uova in alcune aree del Paese è stato un fattore di forte impatto sulle popolazioni nidificanti (Mocci Demartis e Guenzi 1979; Chiavetta 1981; Schenk et al. 1983; Fasce e Fasce 199); attualmente il fenomeno sembra più contenuto, anche se non del tutto scomparso. L arrampicata sportiva costituisce un importante fattore limitante (Chiavetta 1981; Fasce e Fasce 199; Bassi e Brunelli 1995), mancano però dati circostanziati e ben ripartiti sul territorio. Sarebbe auspicabile avviare un indagine che accerti l impatto reale di questa forma di disturbo sull occupazione delle pareti e sul successo riproduttivo ed arrivare ad una regolamentazione della modalità di fruizione delle pareti rocciose da parte degli appassionati. L impatto con elettrodotti è probabilmente causa di decesso per molti soggetti, poiché la specie è considerata tra quelle estremamente sensibili al rischio elettrico, con mortalità molto elevata (Penteriani 1998). Anche per questo fattore mancano dati circostanziati per l Italia; sarebbe pertanto utile individuare la reale portata del fenomeno per studiare e proporre interventi di mitigazione. Le centrali eoliche costituiscono una minaccia potenziale; in Italia questi impianti sono ancora scarsi, ma esistono numerosi progetti, alcuni già in fase di realizzazione. In diverse realtà estere l impatto dei generatori eolici si è dimostrato fortemente negativo per molte specie di rapaci (Thelander e Rugge 001). CONCLUSIONI L incremento che il Pellegrino ha avuto in questi ultimi dieci anni non era immaginabile vent anni fa; ciononostante resta una specie di grande interesse sia per gli ornitologi, sia per il grande pubblico. Il fenomeno di espansione in atto facilita notevolmente la possibilità di raccogliere importanti quantità di dati, pertanto si potrebbe avviare, a quasi vent anni dalla prima indagine nazionale su questa specie (Schenk et al. 1983), una nuova campagna di rilevamento su tutto il territorio nazionale. I punti principali di un Piano di Monitoraggio potrebbero essere i seguenti: 1. costituzione di un gruppo di ricerca (possibilmente investito ufficialmente dal Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e/o dall INFS e sotto l egida del CISO);. completamento del censimento della popolazione nidificante attraverso al copertura delle aree non interessate da recenti indagini sistematiche; 3. raccolta dei dati sul successo riproduttivo. Essendo impossibile controllare tutte le coppie, si dovrà stabilire una porzione significativa della popolazione (10%) da sottoporre a monitoraggio per un periodo di cinque anni. La selezione dei siti da monitorare dovrà essere ripartita proporzionalmente tra le macro aree in base alla porzione di popolazione nazionale che ognuna di esse ospita. 4. raccolta dei parametri relativi alla selezione dei siti di nidificazione: altitudine, esposizione, caratteristiche geomorfologiche, presenza di specie preda e di competitori (Aquila reale, Lanario, Gufo reale, Corvo imperiale), presenza e tipologia di infrastrutture. Sarebbe inoltre possibile raccogliere molte altre informazioni su altri aspetti altrettanto importanti: nicchia trofica, tasso di mortalità, svernamento, genetica, tossicologia, etc.. Considerando una popolazione nidificante di circa 1000 coppie (Allavena e Brunelli 003), al termine dei cinque anni si saranno raccolti dati su circa 500 coppie, numero simile a quello delle coppie controllate dal 1971 ad oggi. La riuscita di un tale progetto permetterebbe di avere una serie di dati per un arco temporale 5 Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell'italia peninsulare Stato delle conoscenze e problemi di conservazione

4 di quasi quarant anni, su un campione di oltre 1000 coppie; le informazioni che si andrebbero ad acquisire costituirebbero un importante riferimento per la conoscenza della specie in ambito mediterraneo. Ringraziamenti. Desidero ringraziare Stefano Allavena, Alessandro Andreotti, Fulvio Fra ticelli, Alessandro Montemaggiori e Stefano Sarrocco per il proficuo scambio di opinioni; Alberto Sorace per l elaborazione statistica dei dati; Pierandrea Brichetti per l aiuto fornito nella ricerca bibliografica; la LIPU nella persona di Marco Gustin e il WWF nelle persone di Maurizio Fraissinet e Massimiliano Rocco per aver fornito i dati relativi ai centri BIBLIOGRAFIA Agostani G., Bonvicini P Situazione del Pellegrino Falco peregrinus nelle Prealpi Comasche. Riv. ital. Orn. 63: Allavena S Status and conservation problems of the Peregrine Falcon. Proceedings Conference on Peregrine Falcon Population. Their management and recovery. S. Francisco: Allavena S., Brunelli M Revisione delle conoscenze sulla distribuzione e la consistenza del Pellegrino Falco peregrinus in Italia. Avocetta 7 (1): 03. Angelini J., Armentano L., Magrini M., Perna P I rapaci diurni del Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi: dati di consistenza e biologia riproduttiva. Avocetta 7 (1): 5. Bassi S., Brunelli M Status del Lanario Falco biarmicus e del Pellegrino Falco peregrinus nel Lazio. Avocetta 19 (1): 111. Brambilla M., Rubolini D., Agostani G., Alberti P, Luraschi G., Vigano E., Guidali F. 003 a. Distribuzione e parametri riproduttivi del Pellegrino Falco peregrinus nelle Prealpi centrooccidentali. Avocetta Numero speciale: 100. Brambilla M., Rubolini D., Guidali F. 003b. Recente incremento della popolazione nidificante di Pellegrino Falco peregrinus nelle Prealpi centrooccidentali (198700). Avocetta 7 Numero speciale: 135. Brichetti P., Fracasso P Ornitologia Italiana. Vol.1 GavidaeFalconidae. Alberto Perdisa Editore. Bologna. Brunelli M. in stampa. Il Lanario Falco biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus nel Lazio. Atti del Convegno Uccelli rapaci nel Lazio, 13 dicembre 003, Sperlonga. Chiavetta M anni d osservazione sul Falco pellegrino (F. peregrinus) e sul Falco lanario (F. biarmicus) in un area dell Appennino settentrionale. Considerazioni sulla dinamica delle loro popolazioni. Atti I Convegno Italiano di Ornitologia. Aulla: Cramp S., Simmons K.E.L. (eds) The Birds of the Western Paleartic, Vol. II. Oxford University Press. Corsetti L., Fusacchia P. In stampa. Status del Pellegrino Falco peregrinus e del Lanario Falco biarmicus nel Lazio meridionale. Atti del Convegno Uccelli rapaci nel Lazio 13 dicembre 003, Sperlonga. De Filippo G., Kalby M Primo censimento delle coppie nidificanti di Falco pellegrino (Falco peregrinus) sui Monti Lattari,con cenni sulla situazione in Campania. Atti I Convegno Italiano di Ornitologia. Aulla: De Sanctis A., Magrini M., Perna P., Angelini J., Armentano L., Di Meo D., Manzi A., Pellegrini M., Spinetti M Conservation of the Lanner (Falco biarmicus) and Peregrine (Falco peregrinus) in Central Italy. Avocetta 1 (1): 116. Fasce P., Fasce L Peregrines in Northern Italy: Numbers, Breeding and Population Dynamics. Proceedings Conference on Peregrine Falcon Population. Their management and recovery. S. Francisco: Fasce P., Fasce L Falco pellegrino Falco peregrinus. In: Brichetti P. et al. (eds.) Fauna d Italia. XXIX. Aves. Edizioni Calderoni, Bologna: Fraticelli F., Brutti A Il ruolo dei Centri Recupero Fauna Selvatica per la conservazione dei rapaci in Italia. Avocetta 7 (1): 11. Gensbol B Guide des Rapaces diurnes d Europe, Afrique du Nord, ProcheOrient. Delachaux & Niestlè. Leo R., Micheli A I rapaci diurni (Accipitriformes, Falconiformes) del Parco Alto Garda Bresciano (Lombardia orientale). Natura Bresciana 33: Magrini M., Armentano L Il Pellegrino Falco peregrinus ed il Lanario Falco biarmicus nell Appennino umbromarchigiano. Atti VI Convegno Italiano di Ornitologia. Torino: 48. Magrini M., Cenni M L Aquila reale Aquila chry Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 68 marzo

5 Massimo Brunelli saetos, il Lanario Falco biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus nelle Alpi Apuane e nell Appennino lucchese. Avocetta 5 (1): 5. Magrini M., Perna P., Angelini J., Armentano L Tendenza delle popolazioni di Aquila reale Aquila chrysaetos, Lanario Falco biarmicus e Pellegrino Falco peregrinus nelle Marche e in Umbria. In: Tellini Florenzano G., Barbagli F., Baccetti N. (eds). Atti del XI Convegno Italiano di Ornitologia. Avocetta 5: 57. Marini G., Di Martino V Il Pellegrino Falco peregrinus nella Provincia di Ascoli Piceno. Avocetta 7 (1): 9. Mascara R Censimento e note sulla biologia riproduttiva di alcuni falconiformi nella Sicilia centromeridionale (Aves, Falconiformes). Naturalista Siciliano VIII (1): 31. Mascara R Stato dei rapaci diurni nella Sicilia centromeridionale. Avocetta 7 (1): 3. Mirabelli P Biologia del Falco pellegrino (Falco peregrinus) in Calabria. Riv. ital. Orn. 49: 416. Mocci Demartis A., Guenzi E Indagine sulla nidificazione del Falco pellegrino in Sardegna. Gli Uccelli d Italia IV (6): Penteriani V L impatto delle linee elettriche sull avifauna. WWF Delegazione Toscana. Serie Scientifica N. 4. Penteriani V., Pinchera F Proposta di standardizzazione del metodo di definizione della densità delle popolazioni di rapaci diurni e notturni. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina XXII: Piciocchi S., Mastronardi D Atlante degli uccelli rapaci diurni e notturni nidificanti in Campania: risultati dei primi due anni di studio. Avocetta 7 Numero speciale: 114. Ratcliffe D The Peregrine Falcon. T&AD Poyser. London. Rizzolli F., Sergio F., Pedrini P Densità, distribuzione e produttività del Pellegrino Falco peregrinus in un area delle Alpi centroorientali. Avocetta 7 (1): 98. Schenk H., Chiavetta M., Falcone S., Fasce P., Massa B., Mingozzi T., Saracino U Il Falco pellegrino: indagine in Italia. Serie Scientifica LIPU. Parma. Thelander C.G., Rugge L Examining relationships between bird risk behaviours and fatalities at the Altamont Wind Resource Area: a second years progress report. Proceedings of National AvianWind Power Planning Meting IV: Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell'italia peninsulare Stato delle conoscenze e problemi di conservazione

6 Tabella 1. Parametri riproduttivi del Pellegrino Falco peregrinus in Italia AREA DI STUDIO Alpi occidentali Alpi centroorientali Prealpi centrooccidentali Totale area alpina Appennino settentrionale Appennino settentrionale Appennino Marchigiano Provincia di Ascoli Piceno Totale area appenninica Costa ligure Costa laziale Campania Calabria Sicilia Sardegna Totale area mediterranea Italia Riferimento bibliografico Fasce e Fasce 199 Rizzolli et al. 003 Brambilla et al. 003 a Fasce e Fasce 199 Chiavetta 1991 Angelini et al. 003 Marini e Di Martino 003 Fasce e Fasce 199 Fasce e Fasce 199 De Filippo e Kalby 1981 Mirabelli 1979 Fasce e Fasce 199 Fasce e Fasce 199 Periodo n. coppie controllate (a) n. coppie che hanno allevato giovani (b) giovani involati (c) produttività (c/a) 1,77 1,9 1,1 1,57 1, 1,53 1,67 1,56 1,39 1,54 1,17,5 1,67,05 1,7 1,79 1,6 tasso d involo (c/b),6,49,4,56 1,97,56,7 1,75,14,47,33,5,04,5,39,6,3 % coppie che hanno allevato giovani Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 68 marzo

7 Massimo Brunelli Tabella. Densità del Pellegrino Falco peregrinus in Italia AREA DI STUDIO Riferimento bibliografico Periodo Distanza minima nido più vicino (km) Superficie (kmq) Alto Garda Bresciano Alpi centroorientali Campania Prealpi centrooccidentali Sicilia Appennino UmbroMarchigiano Provincia di Ascoli Piceno Alpi Apuane e Appennino Lucchese Sicilia centromeridionale Appennino UmbroMarchigiano Sardegna AbruzzoMarcheUmbria Sicilia centromeridionale Appennino settentrionale Alpi occidentali Prealpi Comasche Leo e Micheli 003 Rizzolli et al. 003 Di Filippo e Kalby 1981 Brambilla et al. 003 a Schenk et al Magrini et al. 001 Marini e Di Martino 003 Magrini e Cenni 001 Mascara 1984 Magrini e Armentano 1994 Schenk et al De Sanctis et al Mascara 003 Schenk et al Schenk et al Agostani e Bonvicini ,5 6, ,5,5 1,5 10,5 5, * In alcuni lavori il valore è riportato per cp/100 kmq, qui è stato riderminato per uniformità NOTE 1. Considerata la superficie agroforestale dell'area di studio con esclusione di aree urbane e lacuali. Considerata la superficie dell'area campione 3. Considerata la superficie amministrativa Territorio medio per coppia in kmq* Numero di coppie Note Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell'italia peninsulare Stato delle conoscenze e problemi di conservazione

8 Tabella 3. Individui di Pellegrino Falco Peregrimus giunti presso alcuni centri recupero di fauna selvatica CENTRO DI RECUPERO Periodo N. ind. feriti arrivati N. ind. feriti da arma da fuoco LIPU Roma (53%) Altri centri LIPU (solo stagioni venatorie) (83%) WWF Campania (53%) WWF Vanzago (33%) TOTALE (54%) Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 68 marzo

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