MUSEO NAZIONALE PREISTORICO ETNOGRAFICO LUIGI PIGORINI

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1 MUSEO NAZIONALE PREISTORICO ETNOGRAFICO LUIGI PIGORINI febbraio 2017 Laboratorio FotoGrafico A cura di Fabio Naccari

2 Il Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini è un museo preistorico ed etnografico di Roma che si trova all'eur in piazza Guglielmo Marconi. Il Museo, appartenente al MIBACT, è da settembre 2016 entrato a far parte del Museo delle Civiltà, in cui sono confluiti il Museo Nazionale d'arte Orientale Giuseppe Tucci, il Museo Nazionale di Arti e Tradizioni Popolari, il Museo Nazionale dell'alto Medioevo. Il Museo fu inaugurato il 14 marzo 1876 dal suo fondatore Luigi Pigorini ( ) nel centro di Roma, in un'ala del Palazzo del Collegio Romano edificato alla fine del Cinquecento dalla Compagnia di Gesù. Sin dal XVII secolo il Collegio dei Gesuiti aveva ospitato la raccolta di antichità e di curiosità varie messa insieme da Padre Athanasius Kircher. Successivamente il Museo fu trasferito all'e.u.r. tra il 1962 e il Qui ha conservato la sua originaria organizzazione in due settori: uno dedicato alla Paletnologia e uno all'etnografia. La struttura, come molti edifici dello stesso quartiere, appartiene al razionalismo italiano, caratterizzato dalle tipiche linee rettangolari e squadrate. Il museo si articola su tre piani, collegati da grandi scalinate.

3 ESPOSIZIONE L esposizione rappresenta l elemento più importante nella buona riuscita degli scatti e capire tale fenomeno è il primo passo da fare per ottenere foto migliori. L esposizione è influenzata da tre elementi: tempo di scatto (o di esposizione) diaframma sensibilità ISO. Questi tre elementi determinano, infatti, la quantità di luce che viene fatta giungere al sensore.

4 TEMPO DI SCATTO Il tempo di scatto (o tempo di esposizione) determina per quanto tempo il diaframma deve rimanere aperto per consentire alla luce di raggiungere il sensore. Un tempo di scatto veloce consente di congelare l azione ed è indicato per soggetti in movimento, viceversa un tempo di scatto lento può essere usato per ottenere un effetto creativo accentuando il senso di movimento.

5 DIAFRAMMA Il diaframma, invece, secondo la sua apertura, determina la quantità di luce che raggiunge il sensore nel periodo di tempo entro cui l otturatore rimane aperto. In realtà il diaframma ha una duplice funzione: la sua apertura incide sulla profondità di campo. Un diaframma aperto è utile quando si vuole dare risalto al soggetto principale isolandolo dallo sfondo (come ad esempio in fotografia di ritratto), mentre un diaframma chiuso è da prediligere quand è necessario estendere la zona a fuoco il più possibile come in fotografia.

6 Rapporto tra tempo di scatto e diaframma Il rapporto tra tempo di scatto e diaframma è di fondamentale importanza. Chiudendo il diaframma si fa arrivare meno luce e quindi si deve compensare usando un tempo d'esposizione più lungo; mentre usando un diaframma più aperto si fa arrivare più luce e quindi si deve compensare usando un tempo più breve.

7 La stanza in cui abbiamo lavorato

8 Con una torcia abbiamo scritto i nostri nomi, aumentando la velocità di scatto e quindi scattando ogni foto in circa 30 secondi.

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11 Con la stessa tecnica abbiamo generato il profilo di ciascuno, facendo muovere orizzontalmente la torcia dietro al volto, creandone cosi un negativo.

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14 Un altro esperimento è stato il disegno di spirali mediante l impressione del tracciato della lampadina, che, legata con una corda al soffitto, descriveva orbite ellittiche che andavano via via restringendosi.

15 lampadina macchinetta fotografica

16 PHOTOSHOP

17 Raccolte le immagini, il nostro lavoro si è spostato dalla macchina fotografica al computer, dove abbiamo modificato il materiale attraverso l uso di Photoshop Dopo una lezione introduttiva sulle principali funzioni e potenzialità del programma, divisi in gruppi ci siamo cimentati nella creazione della copertina di un cd. In seguito il nostro compito è stato di applicare le nostre conoscenze per creare un progetto che mettesse insieme tutto il lavoro svolto durante la settimana. Inizialmente volevamo riprodurre le nostre sagome attraverso la luce, ma nonostante gli sforzi non abbiamo ottenuto il risultato soddisfacente. L idea iniziale del progetto riguardava la disposizione dei nostri profili come se fossero dei fotogrammi su una pellicola cinematografica. Riconsiderando tutto il nostro materiale, abbiamo notato che le spirali erano molto simili ad orbite planetarie e abbiamo deciso di dar vita ad un sistema planetario nel quale i pianeti eravamoo noi stessi (i nostri profili)

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19 Alice Ciccarese Bianca Lombardo Valentina Ambrogio Matteo Aprile Sarah Sousa Clelia Solfanelli Gabriele Staroccia