LE INCREDIBILI AVVENTURE DI EMMA MOROSINI. Pellegrina da venti anni in giro per il mondo

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1 LE INCREDIBILI AVVENTURE DI EMMA MOROSINI Pellegrina da venti anni in giro per il mondo 1

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3 LE INCREDIBILI AVVENTURE DI EMMA MOROSINI Pellegrina da venti anni in giro per il mondo Chi è Emma Morosini... l asinello del Signore 3

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5 Alcune notizie biografiche Emma Morosini nasce a Castiglione delle Stiviere nel 1924, secondogenita di quattro figli, tre dei quali morirono in tenera età. A quel tempo il padre si curava di un gregge e ogni giorno portava al pascolo un discreto numero di capre che costituivano l unica fonte di reddito per il sostentamento della famiglia; la madre, che era esperta nel ricamo, non trovava lavoro poiché nel paese poche persone usavano far ricamare il corredo. Per questi motivi la vita famigliare era molto dura perché il ricavo delle capre era così scarso da rasentare la miseria. Proprio per l impossibilità di tirare avanti, per la moria e le continue difficoltà di mantener le capre, soprattutto d inverno, si decise di venderle, con l unico risultato che il padre, rimasto disoccupato, divenne almeno disponibile per qualsiasi lavoro. Ma erano anni particolari, si era agli inizi dell era fascista ed era indispensabile prendere la tessera del partito, come condizione di assunzione e lui, convinto antifascista, era guardato con sospetto e considerato un sovversivo e, per questo, ad ogni manifestazione fascista, sia in paese che a Roma, veniva regolarmente prelevato dai carabinieri e portato in prigione! La vita era dura e Emma se ne rese ulteriormente conto quando, alle scuole elementari, veniva presa in giro e dileggiata dai compagni a causa del suo povero abbigliamento, oppure 5

6 perché ancora camminava con gli zoccoli. All età di otto anni venne ammessa alla Prima Comunione e con gran gioia trascorse la straordinaria giornata, anche se la veste, le scarpe e il velo erano state prese a prestito. Purtroppo alla cerimonia era presente solo la mamma, in quanto il padre, per le tristi vicissitudini politiche ed economiche che continuamente lo assillavano, era così affranto e depresso che non gli riuscì di partecipare. La mamma le era molto vicina e suggeriva alla sua bambina di chiedere a Gesù di diventare buona e sollevare il papà dalle sue pene, ma Emma ricorda anche di aver aggiunto una preghierina personale: Voglio restare sempre povera come Gesù Bambino. Con soddisfazione interiore ammette ancor oggi di essere stata sempre esaudita nel corso della vita, su quel livello di evangelica povertà. Al termine della scuola elementare, Emma cominciò a frequentare quelle che all epoca erano chiamate Scuole dell Avviamento Professionale, corrispondenti alle odierne scuole medie e, durante le vacanze, andava ad assistere i bambini dei signori, in modo d alleviare parzialmente la miseria famigliare, mentre d inverno attendeva con ansia il periodo della neve perché era l unica occasione in cui anche il padre era chiamato, senza problemi di tessera del partito, al lavoro della pulizia delle strade e, pertanto, si aveva un poco di tregua dai morsi della fame. Allo scoppio della seconda guerra mondiale la giovane Emma s inventò un lavoro: le scuole erano chiuse e tutti quei ragazzi, sparsi per le strade, erano un po la disperazione dei genitori, allora pensò bene di raccoglierli nella propria casa e far loro scuola di lavoro, specialmente alle bambine che qui imparavano a cucire, a far l uncinetto e la maglia. Le mamme furono assai contente e compensavano secondo le proprie possibilità: chi dava qualche lira, altre uova o frutta, mentre d inverno portavano legna per riscaldare la casa con un braciere, attorno al quale tutti si riunivano per lavorare e cantare in allegria. Emma, ormai diciottenne, era felice di coniugare lavoro e preghiera e semi- 6

7 nare la Parola di Dio; alla domenica e feste di precetto era bello vedere tanti ragazzi di buon umore che riempivano la strada con canti e risate e andare alla Messa guidati dalla singolare maestra. Fu in quel periodo che giunse alla guida della parrocchia del paese un nuovo Parroco, molto zelante e dinamico: don Aldo Vignola che seppe scuotere l apatia religiosa che aveva contaminato quasi tutti i fedeli. Con la rinascita dell Azione Cattolica e varie confraternite, molti giovani si sentirono chiamati alla vita religiosa, fu così anche per Emma che sperimentò un forte impulso a lasciare tutto e andare nelle Missioni, ma il germe della vocazione non riuscì a maturare e a svilupparsi, forse proprio a causa della grande povertà famigliare e dalla fragilità della sua salute. Allo scoccare dei vent anni il padre la voleva pure far sposare ad una persona da lui conosciuta, ma Emma rifiutò risoluta e non ci furono altri maldestri tentativi; proprio per questo desiderio di restare nubile si aggregò, come esterna, alla Piccola Opera del Sacro Cuore la cui casa era gestita dalle Figlie di Sant Angela Merici. Fu in questa nuova situazione che le si presentò la richiesta di un particolare lavoro: andare presso una nobile famiglia di Mantova per assistere una signora ammalata. Emma accettò a malincuore perché le pesava lasciare sola la mamma in mezzo a tutte le tristi emergenze quotidiane. Si aggrappò ancora di più alla tenera devozione per il suo Angelo Custode e a Mantova incominciò un nuovo stile di vita, al quale, all inizio, fu assai difficile e duro adeguarsi. Una ragazza che viene trasferita da un ambiente di miseria e povertà ad un ambiente pieno di agi e di lusso non può che sbalordire, tanto più che tale differenza di classe sociale non veniva certo ammorbidita dal senso di fratellanza cristiana, e erano frequenti i casi in cui Emma, considerata dalla nobile famiglia come una Zulù, dovette subire un rigido, per non dire crudele, galateo: doveva sempre stare in piedi, poiché le sedie, essendo antiche, poteva rovinarle, doveva sempre chiedere il permesso prima di soffiarsi il naso, doveva sempre fare inchini ad ogni persona 7

8 che avvicinava e soprattutto non doveva mai stare con l altra servitù, in sostanza doveva restare sempre da sola. Purtroppo, nonostante queste angherie e assurde reminescenze medievali, per le gravi necessità economiche in cui versava la sua famiglia, restò presso questi nobili per ben undici anni ingoiando, a frequenti intervalli, un sacco di rospi, come lei ancora oggi ben ricorda. Fortunatamente, una volta al mese, però, le era concesso di fare una breve visita a casa, a Castiglione, per trovare i genitori, ai quali consegnava sempre intatto tutto il suo stipendio mensile e vi andava ovviamente in bicicletta, nonostante la non breve distanza. Con il passare del tempo, dalla prima famiglia di Mantova, Emma passò poi a servizio, con le solite mansioni di assistenza infermieristica, in altre case di famiglie nobili, a Bologna, Milano, Pinerolo, Genova, Sanremo, per un totale di ben venticinque anni. Ma nell ultimo periodo, mentre lavorava presso la famiglia Doria di Genova, era tormentata dal pensiero della mamma rimasta sola dopo la morte del padre e, a un certo punto, dopo tanti anni di lontananza, decise di tornare al proprio paese d origine. Fu un rientro traumatizzante, le sembrava di essere in terra straniera: non le piaceva più la casa, la gente, neppure il paese. Ciò nonostante riuscì a trovare lavoro in un calzaturificio e vi rimase per undici anni, fino al tempo maturato per la pensione. Poi, dopo anni di forzate assenze, fu finalmente libera di stare in compagnia della sua mamma, con la quale trascorse anni che furono addolciti da tante visite a luoghi sacri, come i Santuari Mariani e la Terra Santa e in particolare Lourdes che era la meta preferita ogni anno. Quando la mamma morì, all età di novantadue anni, Emma riprese il lavoro di assistenza ai malati, nei quali scopre l immagine di Cristo sofferente, e che continua tutt oggi con la stessa premura, senza alcuno scopo di lucro, le basta solo il sufficiente per vivere; all ospedale o a domicilio, offre la sua esperta e dolce prestazione, sia di giorno che di notte, raramente riposa in un letto, ma dorme d abitudine semplicemente su una sedia accanto a chi soffre. 8

9 Per molti anni il suo mezzo di trasporto è stato unicamente la bicicletta, con la quale è andata a Lourdes due volte, ma dopo una peritonite, superata per miracolo, fu costretta a camminare a piedi e da allora non si è più fermata e ogni anno, appena è possibile, scappa sulle strade con il suo carrello, la sua valigia su ruote, la sua casa ambulante, per onorare la Madre di Gesù e s incammina, inossidabile e tenace, in preghiera, verso gli amati Santuari. L anno 2011 maggio-agosto è andata a venerare Nostra Signora Aparecida in Brasile, 2000 km a piedi. Un vescovo americano l ha definita Vagabonda della Madonna. E inevitabilmente la domanda che sorge spontanea è questa: la prossima volta dove andrai? Ci piace concludere queste brevi note biografiche con le ultime righe di don Giovanni Pini prese a prestito da un accorata biografia, più esaustiva e precedente a questa, da lui composta amorevolmente anni fa: Sì, continua, o sorella, a camminare coi tuoi piedi, ad evangelizzare il mondo con la carità che si sprigiona dal tuo cuore, soprattutto verso coloro che sono toccati dal dolore o vivono nella solitudine e nell abbandono. Non badare a lodi o critiche di chi sta a guardarti dalla finestra. Cammina, cammina, perché sono ancora molti quelli che ti aspettano per avere aiuto e conforto; cammina sorretta dalla fede in quel Dio che conta i tuoi passi e ti attende alla fine per imprimere sulla tua fronte quello stesso bacio che il Suo Vicario in terra ha impresso sulla fronte a tua madre. 9

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11 Presentazione LA FEDE CRESCE... CAMMINANDO La spina dorsale del Vangelo di S. Luca è costituita dal viaggio di Gesù che da Nazareth cammina con decisione verso Gerusalemme. Il suo camminare è una crescita nella comprensione della volontà di Dio Padre che vede sempre presente in ogni circostanza, nel suo incontro con piccoli e grandi, con amici e nemici, con persone singole o folle, con sani e ammalati, con santi e peccatori. Il suo viaggio a piedi diventa cammino verso l abbandono completo al Padre che lo ama... Tutto quello che accade a Gesù è impronta provvidenziale del Padre. La fede, cioè la capacità di cogliere la presenza di Dio e il suo amore per noi, cammin facendo cresce. Come ha sperimentato Emma: camminando, ha capito da tanti avvenimenti e persone, che Dio le era accanto, che si faceva vedere in tanti episodi pur non facendosi vedere. Nei suoi lunghi pellegrinaggi a piedi Emma è sempre partita con grande fiducia in Maria SS.ma e in Dio. Quando è tornata la sua fede era più ricca e più robusta. Vi chiederete: quali sono questi episodi epifanie, cioè manifestazioni, della vicinanza provvidenziale di Dio verso Emma? Come ha potuto cogliere il dito di Dio? Con quale vista ha 11

12 saputo vedere la Provvidenza di Dio verso di lei? Leggete attentamente questo libro. Sono certo che dal racconto dei tanti episodi dei viaggi di Emma troverete un aiuto concreto per la crescita della vostra fede. Io l ho trovato per me. Don Giuliano Parroco di Castiglione delle Stiviere 12

13 IL PRIMO SORRISO DELLA SANTA VERGINE MARIA Estate Sono in cammino su una strada assolata in una campagna deserta, non vi sono né case né alberi, solo automobili. La meta è Lourdes, a 1300 km Il motivo: un grazie speciale che devo dire alla Madonna. Perchè sia un grazie veramente grazie voglio fare tutto il tragitto a piedi. Ho 70 anni ma conto sull aiuto del Cielo. Subito, il primo giorno, ho avuto l impatto con una temperatura torrida. Avevo con me l acqua ma ancora nella mattinata mi sono trovata a secco e senza avere la possibilità di rifornirmi. Ho cercato di adeguarmi con spirito di penitenza, poteva essere un bel fiore da offrire alla Vergine dei Pirenei, ma frate asino non ne poteva più. La lingua si attaccava al palato né più riuscivo a dire un Ave Maria. La sete mi tormentava e l arsura mi riempiva la bocca di bava. Non una casa in vista e lo zaino sulla schiena aggiungeva calore al calore, le gambe facevano fatica a camminare. Invocavo un ombra, ma purtroppo niente. Tutto sole e basta. Ero proprio in una vera sofferenza fisica e morale. Come un ubriaca, mezzo china su me stessa, cercavo di andare avanti anche se il fiato era sempre più corto. Avevo proprio bisogno di un ombra. Quasi senza accorgemi, vedo un albero di gelso in un campo al di là del fossato e subito decido di raggiungerlo. Ai suoi piedi cresceva una bellissima erba verde e già pregustavo la possi- 13

14 bilità di succhiarla per togliermi il pattume che mi sentivo in bocca. Era tale l arsura che in meno di un amen ne strappo un ciuffo per portarlo alla bocca. In quel momento la mia mano avverte qualche cosa di duro. Faccio un po di spazio per vedere... era una bottiglia di acqua minerale! Il cielo mi aveva sorriso! Non è stato certo un miracolo, i contadini che lavoravano quei campi probabilmente l avevano messa al fresco in mezzo all erba e poi dimenticata; la particolarità o meglio la Provvidenza è che proprio io, assetata come ero, andassi a mettere la mano su quella bottiglia. Non si crederà, ma ho pianto di gioia prostrata a terra per una gloria che vorrei mai dimenticare. UN ANGELO CUSTODE SPECIALE Se voglio essere una vera pellegrina devo adeguarmi ai disagi che comporta questo genere di vita e uno di questi è il trovare l alloggio per la notte. Un po perchè ho vergogna a chiedere nelle case, un po perchè la pensione costa e i soldini sono pochi, fatto sta che in una di queste circostanze, cammino e cammino, quasi era buio e trovandomi in mezzo alla campagna non avevo altra scelta che mettermi in un campo. Vi era una piazzola, mi avvolsi bene nei miei panni e mi misi al di là di una siepe che delimitava il campo. Non tengo paura, sono sicura che il cielo mi guarda. Dieci minuti di preghiera e anche se il materasso è un po duro io sono già nelle braccia di Morfeo. Mi sveglia una macchina che si ferma proprio davanti alla siepe al di là della quale io stavo dormendo. Ebbi un sussulto di paura, che mi vedessero. Fecero scendere due bambini che avevano bisogno di fare pipì e ripartirono subito. Scampato pericolo, mi rimetto a dormire e dopo un poco un altra auto si ferma e sono due adulti: stesse necessità. Un po preoccupata mi chiedevo: come mai? Anche questi non mi hanno visto. Un po meno tranquilla mi rimetto a dormire. Una luce a pieno giorno mi sveglia all improvviso. Era un tir, mi sono sentita il 14

15 cuore piccolo piccolo, l autista certo mi poteva vedere bene e forse mi avrà anche visto, ma suppongo mi abbia scambiato per un fagotto di stracci. Fatto sta che che pure lui soddisfece le sue necessità, poi risalì sul tir, spense tutti i fari e si mise a dormire nella sua cuccetta. Avrà dormito tranquillo e io pure perchè nessuno si è più fermato. Al mattino presto l autista ripartì per la sua destinazione e io per proseguire il mio cammino. Il luogo dove mi ero fermata era uno slargo di sosta per automobilisti ma essendo buio, io non l avevo notato. Il cielo però con il tir è come mi avesse mandato un angelo a proteggermi e io ne fui felice. Nessuno si è più fermato, il tir occupava tutto il posto. Pur sbagliando mi è andata bene perchè il cielo sa scrivere diritto anche su righe storte. PIETRO ARLIA Pietro ha avuto nei miei riguardi attenzioni e premure come fossi la sua mamma e ancora oggi alla distanza di 15 anni ogni tanto mi telefona per sapere della mia salute e qualche anno fa, sono stata pure ospite nella sua casa in Calabria. Stavo andando a Siracusa al Santuario della Madonna delle Lacrime. A sera giungo a una cittadina calabra, Belmonte, purtroppo è situata su una collina e io non mi sento di affrontare quell erta tortuosa per trovare un alloggio. Ho preferito sistemarmi su una panchina in mezzo a una piazzetta contornata da quattro case. Ero tanto stanca che mi sono addormentata. Una voce di uomo mi sveglia e mi dice: Signora, per una donna non è prudente restare in questa piazzetta, più tardi potrebbe essere disturbata da ragazzi che qui vengono a spassarsela. Risposi che non avevo altra scelta. Allora si presentò e se mi fidavo di lui, mi portava in un posto sicuro. Non poteva portarmi a casa sua perchè la moglie era a casa della madre malata ma ugualmente sarei stata al sicuro. La sua faccia mi diede fiducia e raccolte le mie carabattole andai con lui. Mi 15

16 portò nel seminterrato di una casa in costruzione in riva al mare. Di notte gli operai non c erano e io potevo star tranquilla, mi avrebbero cullato le onde del mare che venivano a rinfrangersi sulla riva. Verso le 5 del mattino udii dei passi sulla ghiaia, era lui, Pietro che veniva a portarmi la colazione: caffè latte, biscotti, frutta e acqua. Mi fece compagnia mentre la consumavo e poi ambedue contenti, lui per essermi stato di aiuto, io per aver goduto di tanta Provvidenza. Ognuno andò per il proprio destino sempre rivolgendo un grande grazie al cielo. Quando parto metto sempre in conto l aiuto della Provvidenza e quella in 20 anni non mi ha deluso una sola volta! Può darsi che si faccia attendere, ma poi sicuramente arriva e pure con gli interessi! SCAMPATO PERICOLO Il cane è sicuramente amico dell uomo, ma nei miei pellegrinaggi sempre mi ha fatto provare molte paure. Il caso che sto a raccontare fu uno dei più difficili. Credo stessi andando in Polonia. Come al solito parto al mattino molto presto, tutto è silenzio, eccetto il rumore del mio carrello. Passando davanti alle case sto sempre all erta con il bastone in mano per difendermi dai cani che solitamente sono a guardia delle abitazioni. Come a norma non è mai uno solo, ma almeno tre e tutti sciolti. Quella mattina erano addirittura sei. Il rumore del mio carrello li aveva infuriati e scavalcata la siepe sono saltati sul mio carrello e addentarono la borsa arancione che vi tenevo sopra. Chissà, forse la credevano carne, fatto è che nessuna paura avevano del mio bastone e la fecero a pezzi. Abbaiavano furiosamente e fra loro uno aveva un collare fatto di punte aguzze che sembrava essere il capo. Molto impaurita, non riuscivo a liberarmi da quelle bestie e mi sono messa a gridare e invocare aiuto. Vi erano delle case, certo avranno sentito se non la mia voce, l abbaiare dei cani. 16

17 Volevo strappare il mio carrello dalle loro fauci, ma ho inciampato e sono finita a terra. Uno di loro mi è venuto sulla schiena e mi ha strappato solamente un pezzo di giacca, perchè ho avuto la forza di rialzarmi subito. Ho gridato aiuto, aiuto, più forte che potevo e finalmente una donna si affacciò alla porta e richiamò i cani che affatto volevano obbedire. Quella donna, del cui discorso io non ho capito niente, ma dai gesti e dalla voce, mi deve aver detto un sacco di parolacce perchè avevo disturbato il suo sonno. Ripresi la strada ancora scossa dalla vicenda subita, mi giro indietro e vedo uno dei cani, quello del collare, che mi rincorre. Di nuovo impaurita sono scesa in una scarpata e poi rifugiata in un campo di grano. Quel cane non mi vide più e le sue furie cessarono. Tutto sommato mi è andata bene. Grazie, Signore, però liberarmi dai cani, ho troppa paura! UN MICINO Dove passare la notte è sempre una preoccupazione, ma questa giornata è scivolata via senza questo pensiero. Una signora mi aveva assicurata che mi avrebbe ospitato una sua amica. Arriva la sera e indugio anche un po per non disturbare più di tanto e poi busso a quella porta. Viene ad aprirmi un uomo, tutto accigliato, che senza lasciarmi dire una parola, mi dice che è stufo di persone come me e di botto mi chiude la porta in faccia. Sono rimasta allibita ferma sulla porta. Esce poi una signora che mi dice di scusare il fratello, era malato e in quel momento molto nervoso però avrebbe pensato Lei a procurarmi ove passare la notte. In macchina mi portò da un suo conoscente, ma quello le disse che non ospitava nessuno. Ci rimase male pure lei e mi suggerì di prendere l autobus e andare in città. Niente affatto, volevo andare a piedi. Mi guardai attorno e, se non volevo suonare ad altri campanelli, l unica possibilità era una panchina situata in un giardinetto che era nei pressi. Su di essa posai il mio bagaglio e un poco triste pensavo 17

18 all accaduto quando sentii un leggero ma continuo miagolio. Mi guardai attorno e dietro una siepe vidi un gattino bianco, anche lui solo come me. Decisi subito che ci saremmo fatti compagnia, me lo presi in braccio e mi stesi sulla panchina, io tenni compagnia a lui e lui tenne compagnia a me. Al mattino mi sono trovata coperta da un plaid e vicino avevo un succo di frutta e un pacchetto di biscotti. Evidentemente sarà stato il gesto di un animo generoso che conoscerò solo in cielo. Il gattino era ancora con me ben coccolato, ma purtroppo ho dovuto lasciarlo anche se mi spiaceva. Quando si è soli anche una bestiola tiene compagnia e aiuta a mantenere la serenità: è un piccolo raggio di sole. ITALIANI TUTTI LADRI Questa è la frase di benvenuto che mi rivolse una affitta camere. Ero in Francia e questa Tizia non mi voleva perchè ero italiana. Cercai di persuaderla che non avrei preso niente del suo e l avrei pagata subito. Dopo molto tergiversare accondiscese, ma a una condizione: mi chiudeva a chiave e io non sarei uscita fino alle 8 del mattino quando lei sarebbe venuta ad aprirmi. Le feci notare che per me le 8 era troppo tardi, ma fu irremovibile, o così o niente. Non c era via di uscita e accettai. Mi sono caricata, ma quel sapermi chiusa a chiave non mi lasciava dormire. A mezzanotte mi alzai e andai ad aprire la finestra e ho visto che mi trovavo a un piano rialzato e sotto vi era un giardino. Subito mi balenò l idea che non essendo molto alto avrei potuto uscire da quella finestra. Pensai di dormire un poco e magari uscire alle 3 o 4 del mattino, ma poi mi sopraggiunse il pensiero che di mattino qualcuno avrebbe potuto vedermi e scambiarmi per ladra, così, decisi di farlo subito, era poco più che mezzanotte. Non senza un certo batticuore calai giù la mia roba dalla finestra e poi uscii pure io soddisfatta d averla fatta a quella donna tanto diffidente. Era notte ed era buio. Dove potevo andare? Girai un po 18

19 nel giardino ma non trovai altra sistemazione che cacciarmi dentro una siepe che fortunatamente non era spinosa. Vi rimasi fino alle 4 e poi, già spuntava l alba, ripresi la strada felice come un passero in piena libertà. Quanto avrei voluto vedere la faccia di quella Tizia quando è andata ad aprire la porta e ha trovato la stanza vuota; sicuramente avrà controllato la biancheria. Poveretta! Almeno si sarà resa conto che gli italiani non sono tutti ladri. Non mi sento certo orgogliosa di come ho agito, è stato come una ripicca alla sua diffidenza. Come pellegrina non sono stata coerente ma almeno avrà capito che si era comportata male. ACQUA A CATINELLE La probabilità di alloggiare all albergo delle stelle è di nove a dieci e una sera molto bella rientrava proprio in quella delle nove probabilità. Vaglio le varie possibilità, ma niente è di mio gusto e continuo alla ricerca, forse andando più avanti potrei trovare. A caso scorgo un bel fossato nel quale era cresciuta tantissima erba ed era anche molto alta. Guardandola mi ha suggerito l idea che poteva essere un buon materasso per passarvi la notte. Non vi ho pensato nemmeno un attimo e ne presi possesso. Era una bella sera calda, non una nuvoletta nel cielo. Stesa fra quell erba fresca e morbida mi sentivo regina dell universo e non tardai molto ad addormentarmi. Ero nel pieno del sonno che un forte tuono mi svegliò di soprassalto. Il cielo era divenuto tutto nero. Pensavo fosse un temporale di passaggio e aprii l ombrello. Invece giù acqua a catinelle. Tuono dopo tuono il temporale divenne acqua bagnata e io mi trovai a bagnomaria. Uscire da quel fossato non mi è stato possibile, l erba mi legava le gambe, il buio era fitto e non si vedeva nulla per trovare appiglio ad uscirne. Mi sono appoggiata al carrello, anch esso tutto a mollo, compresa la 19

20 pila, e facendo scorrere il rosario, ho aspettato il mattino. Al primo bagliore di luce sono uscita, ma ero come un allucinata, quasi facevo fatica a capire dov ero, dove mi trovavo; ero come una fontana, mi usciva acqua da tutte le parti. A metà mattina già picchiava un bel sole. Ho steso i miei panni in un bel prato e nel giro di mezz ora, il mio corredo era asciutto. Non ho preso nemmeno un piccolo raffreddore. Per quanta acqua abbia presa nei miei pellegrinaggi mai mi sono ammalata, nemmeno quando sono rimasta bagnata tutta la notte. CERCASI MOGLIE Mai avrei pensato, scalcinata come sono, di interessare un uomo, invece è avvenuto: questo è il fatto. Attraverso una bella distesa di vigneti, proprio quelli a basso vitigno che producono l ottima uva della quale poi si ricava lo champagne. È bello anche il solo vederli tutti ben distanziati, sembrano pettinati, tanto i vignaioli ne hanno cura. I francesi nella cura delle viti sono esperti. Stavo assorta nei miei pensieri, riflettevo a quanti doni ci offre la natura che il rombo di un ciclomotore viene a distrarmi. Non mi giro nemmeno, ma quello si accosta educatamente, mi chiede dove vado. Alla mia risposta che vado a Lourdes esce in esclamazioni di gioia, anch egli è innamorato della Madonna e dopo vario parlare esce a dirmi che da quattro anni cerca moglie. Aveva ravvisato in me la persona adatta; a Lourdes potevo andare un altra volta. Se non volevo diventare sua moglie, almeno sua dipendente per la cura delle viti. Quei vigneti erano tutti suoi, essendo io di statura piccola, gli andavo proprio bene e mi avrebbe pagato soldo su soldo. Non mi interessano proprio nulla e lo invitai ad andare per la sua strada. Infatti partì, ma dopo mezz ora era ancora lì con la solita storia. Non riuscivo a liberarmene; andava e tornava in continuazione. Allora cambiai strada e quel Tizio non lo vidi più, ma 20

21 dopo un po mi trovai con davanti prima un campo di patate e poi una collina, ero completamente fuori strada. Provvidenza volle che passasse l auto del portalettere, questi comprese la mia situazione e mi portò sulla giusta strada che io avevo lasciato a causa di quel pretendente. Pensare che poverino, mi aveva anche cantato Giovinezza, giovinezza, a braccia aperte in mezzo alla strada. Doveva essere proprio un mammalucco quel giovane per guardare a uno straccio di persona come sono io. UNA PERSONA MERAVIGLIOSA Ecco dire meravigliosa è dire troppo poco, forse unica è meglio. Un campetto di calcio dove alcuni ragazzi facevano una partita attirò la mia attenzione e mi fermai un momento a guardarli. Ad un tratto il suono del fischietto arrestò il gioco e tutti corsero appresso l arbitro che era un prete. Questi disse: Ragazzi, sospendiamo un momento, adesso c è qualche cosa da fare e rivolgendosi a me: Venga, prego. Era un dopocena estivo, ma ancora non era tardi anche se già pensavo al dove avrei passato la notte. In un baleno quei ragazzi mi approntarono nella sala dell oratorio il necessario per passare bene la notte. Una rete era più che sufficiente, ma vollero portare pure il materasso e la biancheria. Si davano un gran daffare per sistemare bene tutto e pure passarono lo straccio sul pavimento. Il sacerdote li guardava soddisfatto e poi disse loro: La signora dovrà pure mangiare, guardate se trovate qualcosa. Arrivarono con frutta, panini e una confezione di latte più una cioccolata. Erano così contenti che era una gioia vederli. Da tutti ebbi una calorosa buona notte e corsero via felici a riprendere il gioco. Il prete mi consegnò le chiavi spiegandomi bene dove avrei dovuto riporle al mattino e dopo avermi dato la sua benedizione andò a raggiungere i suoi ragazzi. Nelle mie vicende di pellegrina era la prima volta che mi accadeva una cosa del genere: senza chiedere nulla quel prete è venuto 21

22 incontro alle mie necessità nel miglior modo possibile. Non solo, ma ha dato l esempio ai suoi ragazzi: di vero amore verso il prossimo. Persone così sono la luce del mondo. Nei miei viaggi molto spesso mi sono rivolta a religiosi ma purtroppo essendo io vecchia e scalcinata davo l impressione di essere una mendicante o una zingara e perciò non ero credibile. Questo prete invece non mi ha chiesto niente di niente nemmeno il nome nè da dove provenivo. Si è reso consapevole del mio disagio. BANANE Un pomeriggio mi sorpassa un camioncino e subito si ferma. Scende il conducente e mi dice: Voglio regalarle due banane. Quelle due banane erano forse 3 Kg, una borsa piena. Troppe, come avrei fatto a smaltirle! Ci pensò la Provvidenza! Proseguendo mi imbattei in una baracca che era anche osteria ed entrai per chiedere la solita cosa: un buco per passare la notte. Spiacenti, non avevano nulla di possibile. Busserò altrove mi dissi e me ne andai. Poco dopo sento un cicalare di bambini e girandomi vedo una frotta di ragazzini che mi rincorre gridando: venga, venga, c è un quarto (letto) per lei. Credo abbiano voglia di giocare e non voglio tornare indietro (erano i ragazzini dell osteria) ma insistono tanto, che, prendendoci per mano, ritorno alla baracca. Subito mi portano a vedere il quarto. Era una stalletta nella quale per i loro giochi era stato messo un materasso a molle che più male andato non poteva essere e quello era il quarto per me. Oltre a tutto vi era anche un asino. Dissi ai bambini che sarei rimasta ma l asino dovevano legarlo. Subito lo fecero con grande allegria che andò alle stelle, quando apersi la borsa e diedi loro tutte le banane. Tutti ne mangiavano, grandi e piccoli, e quanti abbracci ho ricevuto! Venne poi buio e per vederci tirai fuori la pila. Meraviglia delle meraviglie! Lux, lux, andavano gridando con la mia pila 22

23 in mano. Anche la nonna volle provarla e fu tutto un correre e saltare con la mia pila in mano che faceva lux. Andò a finire che la pila si esaurì e così tutti al buio, non si riaccese più né io potei usare quel materasso perchè temevo di finire per terra. Per evitare il peggio vi era una quantità non so se di stracci o vestiti, comunque li ho messi per terra e vi ho dormito sopra. Stando coricata ho visto che come tetto vi erano due assi messe per traverso. Come porta vi era una tenda rossa che ogni tanto si scostava perchè i bambini venivano a vedere se dormivo. È stata una serata piena di gioia, quasi non mi pareva d aver camminato tutto il giorno. ABUSO DI AUTORITÀ Alcuni automobilisti mi hanno visto bere a collo da una bottiglia e pensando fossi drogata, hanno telefonato alla polizia. Gli agenti vennero di gran corsa per cogliermi in fallo e non vollero credere che avessi bevuto solo acqua e che la droga non la conoscevo nemmeno. Per porre in chiaro la questione mi fecero la prova del palloncino. Secondo loro se non ero drogata ero almeno alcolizzata perchè altrimenti non avrei potuto fare tanta strada a piedi. I poliziotti già sapevano tutto di me. Mi sentii umiliata alla prova del palloncino, ma ancora di più, quando vollero che consegnassi loro il passaporto. Giustificarono la cosa dicendomi che ero senza fissa dimora e dovevano controllarmi. Ero una pellegrina, logico non avere una dimora fissa, però sostavo nelle pensioni. Niente da fare, in quella località non vi erano pensioni e dovevano provvedere loro che non rimanessi sulla strada la notte. Dovetti salire sulla loro camionetta e mi portarono in un bugigattolo dove c era una branda, un fornellino elettrico e due bottiglie di acqua. Lì dovevo rimanere tutta la notte e per riavere il passaporto dovevo passare in Questura nella vicina cittadina a 5 km e purtroppo, a senso inverso al mio cammino. Come consolazione mi dissero che mi avrebbero portato una buona cena perchè 23

24 andavano a prenderla in ospedale. Così fecero davvero però vidi che anche per loro c era un grande vassoio con diverse pietanze quindi hanno avuto un loro interesse. In quel mini stanzino triangolare mi sentivo come in prigione anche se la porta era senza chiave. Secondo me era un posto dove la polizia portava qualche ubriaco o derelitto che trovava per strada. Nei miei riguardi sono convinta che hanno abusato della loro autorità. Nel loro giornale di bordo avranno scritto di avere dato ricovero a una vecchierella trovata spersa per la strada. Si saranno meritati 10 e lode. Sono stati anche bugiardi perchè nel paese vicino dove poi sono passata, ho visto l insegna di una pensione. RESIDENCE Una sera avevo di proposito voluto arrivare in una città perchè mi fosse facile trovare una pensione. Mi è andata buca. Tutti gli alberghi erano al completo causa la visita di una personalità e poi la mia presenza è di povera diavola e nessuno si sente disposto benevolmente anche se presento i soldini. Comunque lo so da quando ho iniziato a fare la pellegrina, e non mi rammarico. Però quella sera, non avrei proprio voluto dormire sotto le stelle. Un magnifico Residence a 5 stelle imponeva la sua presenza all inizio della periferia. Doveva essere stato inaugurato da poco perchè ancora si vedevano i lustrini della festa. Bellissimo certo, ma non per me, mi dissi, soffermandomi ammirata. All ingresso alcune persone stavano parlando e una mi disse: Entri pure, è aperto. Mi vergognai a dire che era un lusso che non mi potevo permettere, ed entrai solo a chiedere il costo di una camera. Innanzi tutto era per famiglie, non accettavano persone singole e il costo proibitivo. Mi scusai del disturbo e dissi che era solo per una curiosità. Io ero una pellegrina che andava a Lourdes a piedi: se non trovavo un ostello, come quella sera, il pernottamento era in un campo. Ma non 24

25 era un problema, vi ero abituata e poi il cielo mi guardava. Stavo per andarmene quando la signora mi disse: Ho un appartamento per 4 persone libero, le può andar bene? Glielo do gratis. Rimasi senza parole. Poi mi diede le chiavi e sorridendo mi chiese: le piace la pizza? Fra mezz ora gliela faccio avere in camera. Mi arrivò una pizza ai 4 formaggi che era la fine del mondo tanto era buona. Il cielo non abbandonava nessuno. In un cuore ben nato la carità sta di casa ed è pure sollecita premurosa come lo è stata quella gentile signora. PAURA E PAURA!!! Nel cammino si incontrano giornate di sole cocente, altre di vento sferzante, altre di pioggia a dirotto, un po di tutto. Non fanno notizia, ma mettono a disagio specialmente se si è in mezzo alla campagna. In una di queste giornate di acqua cercavo di resistere perchè bastava solo un ora di cammino e sarei arrivata in paese dove avrei potuto mettermi al riparo. Un automobilista mi sfreccia a lato e poi si ferma: Vuole? Accetti un passaggio. Rifiuto, ma lui insiste, torna alla macchina e apre il portabagagli. Torna da me e, anche se non voglio, mi prende il carrello, lo mette in macchina e mi invita a salire se non voglio annegarmi. Come mi ha aperto la portiera sono rimasta allibita al vedere l accozzaglia di cose che vi era in quell abitacolo: lattine vuote, mozziconi di sigarette, piatti di plastica sporchi, calzini ecc. Mi disse che era in vacanza da solo e che l auto era la sua casa giorno e notte. Mi chiese il permesso di fumare perchè era una sua esigenza. Ovviamente non potevo negaglierlo, ma quando le prime volute mi sfiorarono il viso provai un disagio tremendo e un sonno calarmi addosso quasi da star male. Sebbene intontita ebbi la percezione di essere in pericolo, le prime case erano già in vista, volevo scendere. No, no, lui mi gridava ma io mi attaccai alla maniglia per aprire. 25

26 Subito mi bloccò la mano, ma in quel momento sul marciapiede passava una donna. Si fermò a guardare e quello non insistette oltre e potei uscire. Alla donna dissi che stavo male ed era vero. Essa mi portò a casa sua e mi diede del latte. Aveva dodici figli. Per la paura avevo dimenticato in macchina il carrello. Fu lui a portarmelo in casa di quella signora che con tanta generosità mi aveva accolto. Forse quell uomo non era la Bestia Nera, ma la paura che ho provato è stata tremenda. PASSETTI LIEVI LIEVI Mi trovavo a Bari, Italia. La meta è il Santuario di Siracusa. Avevo finito secondo programma il mio compito giornaliero di 40 km e potevo permettermi di fare una visita alla famosa chiesa di San Nicola. Finita la messa noto una suora uscire in fretta e decisi di seguirla e pareva volasse fra quelle stradette tortuose della città. Faticavo a tenerle dietro ma alla fine la raggiunsi e le chiesi se per una sola notte la sua comunità poteva ospitarmi. Erano solo quattro suore, lei era la Superiora, vivevano in una casa di affitto e la loro missione era assistere i malati e anziani nelle loro case. Purtroppo non avevano un locale dove mettermi. Cammin facendo si arrivò alla loro casa, mi presentò alle sorelle e mi offrì la cena. Erano veramente povere, unica ricchezza, per modo di dire, era un salotto. Feci notare che a me sarebbe andato bene, si spostava il tavolo, aveva anche un tappeto, vi avrei dormito da regina. Mi guardarono perplesse come a chiedersi: possibile? Le rassicurai, ero una pellegrina dalla scorza dura, magari trovassi sempre una tale sistemazione! A malincuore accettarono la mia proposta e le vidi preoccupate. Io per niente, mi sentivo al sicuro e in una casa benedetta dal Signore perchè quelle suore per me erano delle sante. Al loro orario si ritirarono ma credo che, sapere che io dormivo sul pavimento anche se vi era il tappeto, non lasciasse loro prendere sonno. Ogni tanto sentivo dei passetti lievi lievi venire vicino a me, 26

27 certo erano loro che a turno venivano a vedere se dormivo. Io di proposito non ho mai aperto gli occhi, non volevo metterli a disagio, così hanno creduto che dormissi bene e si sono messe tranquille. Ciò che disturbava invece era il baccano che facevano i ragazzi in strada. Queste suore erano proprio poverissime: forse l unica cosa di valore era il tappeto e forse appunto perchè anche loro povere hanno avuto il coraggio di accogliermi nella loro casa. Solitamente chi è povero non manca di generosità. CARTA IGIENICA Sono come al solito in cerca di un ricovero per la notte e lo dissi, passandogli davanti, a un uomo che stava seduto su un muretto a guardare chi passava, Venga da mia mamma mi rispose dirigendosi verso i campi. Credevo la sua casa fosse vicino, invece non si arrivava più. Almeno 1 km avremo fatto. lui uomo sui 60 anni, arrivò prima, io con 20 anni in più faticai abbastanza e lo raggiunsi mentre sua mamma stava per venirmi incontro. Mi fece una grande festa, ero la benvenuta nella sua casa. Ci voleva ardimento a chiamarla casa. Era come un grande baraccone fatto un po in muratura, un po con assi e cartone e lamiere di latta. All interno un magazzino indescrivibile di cose. Una candela infilata in una bottiglia, dava l impressione di essere al cimitero. Piena di allegria mi disse che avrei dormito con Lei su un materasso a molle talmente mal ridotto che da una parte toccava terra e lì avrei dormito io, così non cadevo a terra. Che dire? Pazienza, stava bene così. Finì di sistemare le sue cose, mise al coperto anche le due gabbie di pappagallini ai quali teneva molto e via a letto, vestite ovviamente. L uomo, cioè il figlio, era steso su una rete vicino al muro e noi due su quel materasso di un tempo che fu. Bene o male pensavo di dormire un po invece quella donna era tanto felice di avere qualcuno vicino che non finiva più di accarezzarmi: Basta, 27

28 le dicevo, dormiamo ma lei mi disse: Dormirò domani, ora non posso perchè troppo sono contenta. Tutta la notte passò così ad accarezzarmi dolcemente come fossi un bimbo piccolo. Al mattino prima di partire voglio darle un segno di grazie e le pongo fra le mani un rosario. Non lo conosceva, ma conosceva la croce del Crocifisso che subito coprì di baci. La sua felicità era alle stelle e voleva ricambiare con il darmi anche lei qualche cosa. Mi offerse un vestito: No, grazie, non mi serve. Andò a prendere un impermeabile, non lo volli, poi un paio di scarpe, niente non mi serviva niente e passai ai saluti. Ero giunta al limitare del campo e sentii chiamarmi: aveva in mano un rotolo di carta igienica e me lo cacciò in tasca. Voleva darmi qualcosa e vi riuscì. IL DONDOLO È BELLO... PERÒ Passare un oretta su un dondolo sarà piacevole, ma tutta una notte non lo è per niente. La cosa è andata così. Chiesi ad un albergo che mi sembra di modeste pretese il costo di una notte. Era di 60 e mi pareva troppo; faceva caldo e potevo stare all aperto. Uscendo vidi che ben allineate su uno slargo prospiciente l albergo stavano diverse sedie a dondolo. Rientrai per chiedere se potevo usarne una per passarvi la notte. Non fecero obiezioni ed io mi sistemai su una di esse. Non feci caso che vi era un continuo passaggio di gente, dopocena sembrava una processione. La strada portava all imbarcadero. Io cercavo di darmi delle arie da turista, giornale in mano, disinvolta, ecc. ma non l ho data da bere a nessuno anzi, ricevevo delle occhiate che dicevano poverina! Mi sono resa conto di essere come in una vetrina. E poverina lo ero davvero, tutta la notte un andare e venire, ridere, vociare e poi il telo del dondolo, troppo duro, mi dava problemi a star seduta. Credevo di passarvi una buona notte invece è stato un fior di penitenza. Dormire, neanche un minuto. Come venne l alba, via e l aria fresca mi ha dato energia per camminare che al 28

29 momento non riuscivo nemmeno a muovermi e poi ero tutta intontità per la brutta notte passata. Dopo un paio d ore però quando apparve il sole mi assalì il sonno che camminavo con gli occhi chiusi. Un giardino pubblico costeggiava la strada e ho pensato che era buona cosa mi fermassi almeno un oretta per dormire un po, davvero non resistevo più. Mi sono messa sulla prima panchina che ho trovato e sono crollata come se fossi morta. Dormendo sentivo come del chiacchierio e delle vocine ma non volevo svegliarmi. Alla fine apersi gli occhi e mi vidi circondata da bambinette che facendo il girotondo mi cantavano: Buona Notte, Nonna! Buona Notte! Felici che mi avevano svegliata subito vollero sapere chi ero, dove andavo, se avevo bambini ecc. Sentito che andavo dalla Madonna mi recitarono l Ave Maria. I Bambini sono sempre un raggio di sole. ACQUA E VENTO Spesso mi sono trovata in mezzo alle intemperie, ma mai furiose come in questa circostanza. Acqua e vento sembrava si fossero messi d accordo a sradicare tutto dalla faccia della terra. Pure aggrappata a un palo della luce e con il carrello, il vento mi è passato sotto i piedi. L acqua poi allagava tutto. Io avevo un impermeabile nuovo, giallo, in dieci minuti è diventato uno straccio da buttare. Un albergo situato su una piccola altura aveva un mini parcheggio sulla strada e tra una sosta del vento e l altra riuscì a raggiungerlo. L acqua ugualmente faceva da padrona, ma un po si era al riparo. Vedere gli alberi come impazziti sbattere i rami fino a terra faceva paura, tanta paura. Era mattino e già da due ore mi trovavo in quella tormenta. Il cielo plumbeo e sempre più minaccioso sembrava volesse scaricare tutta l acqua dell universo. Il vento, io l ho chiamato assassino perchè spaccava tutto, ma lui se ne è fatto un baffo. L infuriata durò quattro ore poi diminuì sia il vento che l acqua. Ripresi la strada domandandomi se ero ancora 29

30 al mondo. Ero in cammino da una mezz ora, una macchina si fermò e il conducente abbassando il finestrino mi gridò: Lei è una suicida, salga subito in macchina, mi dirà poi. La voce era perentoria ed io veramente ero in difficoltà. Ebbene? Mi chiese appena salita in macchina. Gli raccontai del temporale e dell impermeabile a pezzi. Arrivati al paese mi disse: Andiamo a cercare un impermeabile che sia buono. Fece passare vari negozi finchè lo trovò come lui voleva che fosse: elegante e a piena tenuta. Non volle una lira. Lo ringraziai del suo buon cuore, ma lui mi disse: Niente grazie, è già passato mezzodì e si va a mangiare. Una buona mezz ora passò a cercare un ristorante dove si mangiava solo baccalà. A tavola mi raccontò un po della sua vita, vedovo da soli due anni, non andava d accordo con i figli che non gli permettevano di vedere i nipotini. Per questo era molto triste. Gli promisi di ricordarlo alla Madonna di Fatima al cui Santuario ero diretta. Mi accompagnò poi a una pensione e all ultimo saluto vidi che copiose lacrime rigavano il suo volto. Penso che la Madonna le avrà raccolte e portate a Gesù. GIRASOLI I girasoli per me sono un incanto! Quelle immense distese di campi arancione-giallo sono una gioia solo al contemplarli. Sembrano dare tranquillità, serenità, pace. Fra loro e il cielo sembra quasi sia un simposio. Io ne sono talmente innamorata che una sera ho scelto proprio un campo di girasoli per passarvi la notte. Non avevo che l imbarazzo della scelta. Tutto il giorno avevo camminato fra i girasoli e scelsi un campo un po scostato dalla strada. Prima però di prenderne possesso mi sono seduta su un rialzo di terra a contemplare la meraviglia di quel giallo arancione a perdita d occhio. Tiro fuori il mio rosario e infilo Ave Maria e girasoli a ruota libera. C è anche un bel cielo trapuntato di stelle e io mi sento tanto beata che quasi non so più nemmeno dove sono. Una voce d uomo mi sveglia 30

31 dall incanto: Signora, cosa fa nel mio campo? Un attimo di spavento e non so cosa rispondere, poi mi riprendo e gli dico: Sono una pellegrina che va a Lourdes a piedi. L ostello è troppo lontano e io ho paura a camminare la notte. Se Lei me lo concede avrei pensato di passare qui la notte. Subito non mi rispose e temevo mi mandasse via, invece la sua risposta fu Se le sta bene, faccia pure. Così sono rimasta in quel campo ma l idillio con i girasoli si era interrotto. Forse quell uomo mi avrà vista entrare nel campo ed essendone il padrone era giusto che venisse a controllare cosa andava a fare quella Tizia che ero io. Al mattino presto presto sono ripartita, temevo avere ancora una sua visita. La prudenza non è mai troppa, semplici come le colombe ma prudenti come il serpente, ammonisce il Vangelo. Molti guai accadono specialmente ai giovani perchè non si osserva questa virtù. POLIZIA, CHE TORMENTO! Povera me, ancora alle prese con la polizia. È un ordine, non vuole che vada a piedi da sola. Dovrei prendere un mezzo oppure una compagna, sono irremovibili. Sono a Burgos in Spagna e qui la polizia è un tormentone. Cocciuta essa, cocciuta io, nessuno mollava e si parlava forte in mezzo a tutti senza concludere niente. A un dato momento un signore si intromise e mi disse: Sono un Padre Marista, venga con me che vediamo come risolvere tutto. Mi portò in un bar, parlammo a lungo e fu tanto paziente da persuadermi a fare il cammino di Santiago con i ragazzi e una volta arrivata a S. Jago potevo scendere in Portogallo per arrivare a Fatima. Sarebbero stati 500 km in più ma non avrei più incontrato problemi con la polizia e poi le strade erano più sicure. Era duro accettare di fare 500 km in più che uniti a quelli di Santiago diventavano 1700 e voleva anche dire 15 giorni in più di cammino. Lo accettai come penitenza però non sapevo come immettermi nel cammino di 31

32 Santiago. Quel povero Padre Marista fu tanto disponibile che insieme si andò a cercare un centro dove si trovavano i ragazzi che volevano fare l esperienza di questo cammino. Temevo perchè ormai anziana, 84 anni, di non essere accettata. Invece, non fecero nessuna obiezione, il cammino è aperto a tutti e ognuno può percorrere il tratto di strada che vuole. Viene data una tessera che dà diritto a dormire in un ostello con spesa quasi zero. Anche per me è stato così. Quel Padre Marista mi è stato più che Angelo Custode e io la nonna di tutti quei ragazzi che non finivano più di farmi complimenti perchè camminavo più spedita di loro. In questo caso la Provvidenza mi ha preso la mano e guidato per il cammino che era giusto per me e che io ostinatamente non volevo fare. PADRE PIO Dopo essere stata dalla Madonna di Loreto e a Lanciano dove c è il miracolo Eucaristico, dal momento che era sulla sua rotta, volevo andare a fare tappa da Padre Pio, però era Ferragosto e molta gente era in vacanza. Temendo di non trovare un alloggio, quando sono stata a Serra Capriola chiesi a quei frati come trovare una sistemazione dato che ricorreva anche la solennità della Madonna Assunta e ci sarebbe stata ancora più gente. Quel frate prese in mano il telefono e chiamò la Superiora di un convento a Monterotondo. Disse testuali parole: Beatissima e Santissima Madre, fra quattro giorni arriverà da Lei una vera pellegrina da sacco a pelo, la prego di darle vitto e alloggio. Non attese risposta, depose la cornetta, consegnò a me un foglio con l indirizzo di quel convento e mi disse: Vai, che il cielo è con te. Ricevetti la sua benedizione e mi avviai felice perchè avrei avuto un ricovero per la notte. Come arrivai al convento subito mi presentai a quelle religiose che mi dissero di aver ricevuto la telefonata, ma di non aver dato 32

33 risposta affermativa. Conclusione: non avevano posto. Mi feci coraggio e replicai che mi bastava uno sgabuzzino anche solo di un paio di metri. Se era così davvero potevo entrare e sempre, attraverso il citofono mi indicarono dove era lo sgabuzzino (veramente tale) e dove prendere la chiave per entrarvi. I servizi erano nel cortile. Dovevo essere puntuale ai pasti che mi avrebbero passato attraverso la Ruota e restare quanto volevo. Non vidi mai una religiosa (erano di clausura) però i pasti erano molto buoni e abbondanti. Fu molto duro però il pavimento anche se avevo il sacco a pelo, ma era già molto essere al coperto. La collina e i campi adiacenti erano tutti coperti da auto e da tende da campeggio ove le persone passavano la notte. Fortunatamente non è mai piovuto. Vi rimasi cinque giorni perchè volli assicurarmi la Messa della domenica e sempre attraverso il citofono mi congedai da loro ringraziandole. Non sono stata tanto felice, il gelo dell accoglienza mi ha tarpato le ali, ma probabilmente la loro regola non permette contatti con estranei. OSPEDALE Nella mia vita di pellegrina ho avuto anche varie parentisi di ricoveri in ospedale. Nel presente caso ero in Polonia. La meta Czestochowa, dalla Madonna Nera. La giornata era stata normale e godibile perchè ogni giorno mi portava sempre più vicino alla Madonna. Come sempre viene sera e i numerosi campi di grano sollecitavano a fare una scelta per la notte. Stavo per decidermi quando mi giunge il suono di una campanello. Subito il pensiero corre a una possibile celebrazione della Messa nella borgata che era nei pressi. Allungo il passo e raggiungo la chiesetta dove si celebra la Messa in suffragio di un ragazzo vittima della strada. Vi partecipai volentieri, non potevo concludere meglio la serata. Dopo però non avevo più voglia di tornare nel campo e chiesi se in loco vi era una pensione. Mi è stata indicata e caso volle 33

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