storiae IL SAMBUCO Io sono il tempo R come RUIS Sambuco

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1 IL SAMBUCO Io sono il tempo R come RUIS Sambuco 82

2 Madre sambuco «Raccontaci un ultima storia» - chiedevano i miei nipotini. Facile da dire, ma le storie devono venire spontaneamente, non si fanno cercare: quando sono pronte bussano alla fronte e poi sono lì, basta lasciarle uscire. Ma forse ci siamo. Questa è una storia che la mia nonna mi raccontava da bambina. È la storia della Madre Sambuco. Madre Sambuco è un albero grande che si trova accanto ai masi di montagna, ma anche ai bordi delle strade. All inizio dell estate si copre di fiori bianchi e profumati, poi i suoi fiori diventano bacche rosse e dolci. Ma Madre Sambuco non è un albero come tutti gli alberi che fioriscono, sfioriscono, lasciano cadere la neve su di loro, dormono l inverno e poi si svegliano. No, Madre Sambuco ha un nome segreto, si chiama Albero dei Ricordi. La storia comincia tanto tempo fa quando un bambino che stava crescendo e, come tutti i bambini che crescono, si sentiva triste senza sapere il perché. Si era nascosto al limitare del suo orto, proprio là dove cresceva un albero di sambuco. «La mia mamma non mi vuole bene, anzi, nessuno mi vuole bene» diceva il bambino. Naturalmente non era vero perché tutti lo amavano teneramente, ma lui era proprio in quegli anni in cui una strana irrequitezza e un senso di solitudine bussano alle pareti del cuore. «Se fossi tu la mia mamma - diceva il bambino al sambuco - certo mi terresti sempre vicino e non mi sgrideresti ma... vuoi essere la mia mamma, la mia Madre Sambuco?». L albero scosse i suoi rami in un sorriso gentile, fece cadere un paio dei suoi fiorellini sul capo del bambino, gli tese una mano di foglie e lo adottò come figlio. Il bambino andava spesso dal suo albero e raccontava tutto quello che gli accadeva. Le cose belle e quelle brutte. Un giorno pensò di fare un regalo alla sua Madre Sambuco. Scrisse un bigliettino con tutte le sue confidenze e le sue pene e lo infilò ben fondo in una crepa della corteccia del suo albero. Ben fondo, pensava, proprio accanto al suo 83

3 84 cuore. Passarono gli anni e il bambino cresceva, divenne un ragazzo e poi un uomo. Non si ricordava quasi più delle confidenze fatte alla sua Madre Sambuco. L albero continuava a crescere, in primavera a dare i suoi frutti profumati, d estate le sue bacche e la sua ombra. Il giovane uomo era andato via dalla sua vecchia casa e ci ritornava solo di rado, soprattutto ora che aveva una famiglia e dei figli e ai figli raccontava di quando era piccolo e delle ore che passava accanto al vecchio sambuco che per lui era stato quasi una madre.accadde un estate quando uno dei suoi figli diventava sempre più solitario ed inquieto, passava ore sotto il vecchio albero di sambuco e si perdeva nel suo profumo e nei ricami delle sue foglie. Un giorno che osservava particolarmente la pianta, su in alto dove si biforcavano i rami più grossi, pensò di tagliarne un pezzo e

4 portarselo a casa, in città. Così, pensava, poteva continuare a conversare con il suo albero. Prese un coltello che aveva in tasca e tagliò un pezzetto che sembrava una testa di civetta. A terra cadde un vecchio pezzetto di carta tutto ripiegato. Il ragazzo lo lesse e si trovò davanti alle confidenze che suo padre aveva fatto all albero, confidenze uguali a quelle che stava facendo anche lui. «Madre Sambuco, disse, Madre dei Ricordi». Da allora guardò il mondo e suo padre con occhi diversi. Per saperne di più tra memoria e tradizioni La pianta del sambuco era considerata sacra nella tradizione folkloristica germanica: infatti era chiamata l albero di Holda, nome di una divinità che abitava la pianta e che le conferiva dei poteri curativi (Holda deriva dal nome tedesco della pianta, Holunder). Holda la misericordiosa e con questo aggettivo è contrassegnato tutto quello che da questo albero si ricava, tanto che i contadini di montagna ancora si inchinano togliendosi il cappello di fronte a questa fantastica pianta a cui, come ad una antica madre, raccontano i propri crucci e segreti. Intorno ai monasteri ed alle fortezze si piantavano queste piante perché li proteggessero dai mali. Ai rami del sambuco accanto ai luoghi di culto si appendevano dei carteggi con le invocazioni alla dea Holda e piccoli regali per grazia ricevuta. Nella tradizione contadina si porta un ramoscello di sambuco sulla culla del primo nato e un pezzettino di corteccia o di ramo o di midollo viene messo nello scapolare, una custodia per amuleti e santi. Anche nella bara viene messo un pezzettino di pianta di sambuco: è il viatico per le potenze che governano il regno dei morti. E questa usanza deriva dal fatto che Holda, la dea del sambuco, è una dea del mondo sotterraneo e la stessa pianta 85

5 86 è considerata una porta verso questo regno. Nelle zone del basso Reno si usava seppellire i morti sotto un sambuco perché si riteneva che il viaggio nell Oltretomba risultasse più breve. In Svezia si racconta che nelle notti di luna sotto un sambuco si vedono passare gli elfi che accompagnano le anime dei defunti. Il sambuco è diffusissimo allo stato spontaneo nei nostri boschi. Storicamente era considerato una panacea da tutta la medicina popolare. I suoi fiori, assunti in grande quantità sotto forma di tè bollente, hanno un effetto sudorifero che viene sfruttato per le malattie da raffreddamento con la febbre. Si possono preparare decotti facendo bollire i fiori di sambuco per fare dei pediluvi. I suoi frutti sono ricchi di vitamine e sostanze minerali, ottimi per succhi e marmellate ma é assolutamente da evitare l assunzione dei frutti crudi o acerbi, perché possono provocare mal di pancia. In Sicilia si credeva che un bastone di sambuco avesse il potere di uccidere i serpenti e di far scappare i ladri. Nelle leggende germaniche il flauto magico era fatto con il sambuco. A questa pianta dalle molteplici proprietà era attribuito anche un potere divinatorio per quanto riguarda il sesso dei nascituri e la bontà del raccolto, ma questa è considerata una pianta ambigua, e si favoleggia che dentro di lei non si celi una figura benefica, ma una strega.

6 Il vino dei bambini Nell immaginario comune cosa c è di più inebriante delle bollicine dello champagne che sanno racchiudere in sé la festa e l ebbrezza? A questo dovevano aver pensato i bambini invitati alla festa per il matrimonio della cugina Teresa. Si era detto che tutti, proprio tutti, avrebbero potuto bere quella meraviglia frizzante che i grandi chiamano champagne. Ma non fu proprio così. Ai bambini si servì il vin piccolo lo sciroppo di sambuco mescolato con l acqua e questa fu veramente una grandissima offesa. Questo è un mio ricordo d infanzia. Il matrimonio della cugina Teresa si era svolto a Cavalese nella splendida casa di mia nonna, casa Res. Lì fra tavole imbandite, ospiti festanti, canti e regali, ci fu quella offesa che ancora oggi mi fa venire a noia lo sciroppo di sambuco. Certo, se mi chiedete, vi posso anche dare la ricetta, comunque Scegliete una grande ombrella di sambuco in piena fioritura e togliete meticolosamente tutti i peduncoli e tutti i calici. L operazione può risultare noiosa, ma è indispensabile perché i peduncoli rischiano di conferire l amaro, e non lo vorremmo, a tutte le nostre preparazioni. Ponete 10 fiori in una tinozza o in un recipiente insieme a 5 chili di zucchero che avrete fatto bollire in cinque litri di acqua piovana o di sorgente montana povera in sali minerali come il calcio. Lasciato raffreddare lo sciroppo, unite la buccia di mezzo limone privata del bianco, il succo di dieci limoni e un cucchiaio di aceto di mele bianco. Coprite l imboccatura del recipiente con una garza e lasciate fermo per due giorni così che possa fermentare. Filtrate e imbottigliate. Vanno benissimo quelle da birra in vetro spesso e con chiusura ermetica. Aspettate ancora quindici giorni prima di brindare. Buonissimo, certamente. Però. 87