Provincia di Terni. Servizio Cave, Difesa del Suolo, Protezione Civile e S.I.T. CORSO DI FORMAZIONE PER VOLONTARI DI PROTEZIONE CIVILE

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2 Provincia di Terni Servizio Cave, Difesa del Suolo, Protezione Civile e S.I.T. CORSO DI FORMAZIONE PER VOLONTARI DI PROTEZIONE CIVILE Terni, 2 Maggio 2012 Dott. Geol. Marco Spinazza

3 Rischi del territorio provinciale di Terni Origine naturale Sismico IX e VIII grado MCS (area ternana) Frane (orvietano) Idraulico (Nera, Paglia-Chiani) Incendio boschivo (Leccio, Pino d Aleppo, Cerro e Roverella) Origine antropica Chimico-industriale industriale (area ternana-narnese) narnese) Trasporti (assi viari principali) Inquinamento

4 RISCHIO IDROGEOLOGICO Il rischio idrogeologico è, tra i rischi naturali, il più ricorrente, capillarmente diffuso su tutto il territorio provinciale in particolare nell area dell orvietano, risultando in talune porzioni di territorio il più grave poiché in grado di svolgere un'azione devastante a largo raggio sul territorio antropizzato. Il concentrarsi di eventi climatici estremi in ridotti archi temporali, scarse opere di regimazione dei corsi d'acqua, l abbandono delle aree montane con la conseguente scarsa attività di opere di bonifica nonché l espansione urbanistica in aree potenzialmente inondabili hanno contribuito nel tempo a determinare un scenario di rischio idrogeologico sul territorio di notevole rilevanza. Alluvioni e frane sono le conseguenze delle stesso fenomeno legato prevalentemente all azione delle precipitazioni meteoriche.

5 RISCHIO IDROGEOLOGICO DISSESTO IDROGEOLOGICO Fenomeni legati alla evoluzione delle condizioni meteorologiche Inondazione erosione del suolo erosione dei corsi d acqua frane

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7 RISCHIO R = P x V x E P = Pericolosità (probabilità che in un certo intervallo di tempo si verifichi un evento di una determinata grandezza) V = Vulnerabilità del patrimonio edilizio e delle infrastrutture E = quantificazione in termini di popolazione soggetta e di danni economici

8 RISCHIO IDROGEOLOGICO Il Rischio Idrogeologico valuta l entità complessiva dei beni che insistono in una determinata area soggetta ad inondazione o a movimenti di versante, in relazione ad un prefissato intervallo temporale di analisi probabilistica, denominato tempo di ritorno Tr. In sostanza il rischio dipende non solo dalla presenza potenziale di un fenomeno pericoloso, incombente su una determinata area, ma è altresì legata alla presenza in essa di elementi ed alla loro capacità di resistere alla intensità del fenomeno stesso. Ne consegue pertanto che occorre innanzitutto ricostruire lo scenario dell evento massimo atteso, incrociando la distribuzione antropica e gli elementi esposti al fine di determinare lo scenario di danno.

9 ALLUVIONI

10 Cosa sono? Piogge di forte intensità e prolungate nel tempo provocano l innalzamento l dei livelli dei fiumi e dei torrenti. La massa d acqua d porta via con se verso valle, massi, tronchi, detriti, che vengono trascinati lungo l alveo l e vanno spesso a depositarsi nei punti più stretti (ad esempio in prossimità delle arcate dei ponti), finendo per ostruire il normale defluire delle acque. Le alluvioni si verificano quando, a causa dell erosione erosione degli argini provocata dalla maggiore energia della massa d acqua, d o a causa dell accumulo di ostacoli nei punti più stretti, le acque fuoriescono dall alveo alveo inondando aree normalmente asciutte

11 Le dimensioni del problema

12 Rischio Inondazione Fiume Nera

13 Rischio Inondazione C.O.M. Terni

14 FRANE Le frane si verificano quando masse di roccia o di terra si staccano da pendii più o meno ripidi e cadono o scivolano verso il basso sotto l effetto l della gravità. I fattori che predispongono la loro formazione sono le caratteristiche litologiche del terreno, l inclinazione l degli strati di eventuali rocce sottostanti, la pendenza dei versanti, il disboscamento dei versanti, perdita della copertura vegetazionale a causa di incendi boschivi, tagli di scarpata per la realizzazione di una strada, ecc ecc. Fattori che invece possono concorrere al loro innesco, possono essere: piogge abbondanti, scosse di terremoto, repentino innalzamento della temperatura nel periodo invernale con il conseguente scioglimento della neve, ecc.

15 Gli elementi costitutivi di una frana sono: la nicchia di distacco il pendio di frana/alveo zona di accumulo

16 Aspetto principale dell attività di protezione civile: il fattore tempo Torrente Quiliano (SV), 22 settembre 1992 Ore 10,45 Ore 15,30 The day after Ore 15,40! E un problema di PC Ore 15,45

17 PIANO DI EMERGENZA PROVINCIALE Rischio idraulico Approvato con DCP 127 del 18/07/05 Rischio da frana Approvato con DCP 89 del 18/09/06 Rischio sismico Approvato con DCP 79 del 17/09/07

18 ATTIVITA PRELIMINARI AL PIANO Coordinamento delle attività comunali e sovracomunali 14 Funzioni di Supporto ricognizione degli elementi esposti a rischio individuazione delle risorse disponibili Istituzione C.O.C. Definizione ambiti C.O.M. costruzione di un sistema coordinato di competenze a livello provinciale, definendo altresì una rete di flusso di informazioni Delib. G.P. n. 319/01 e Delib. G.P. n. 260/04 S.I.T. a supporto della pianificazione e gestione delle emergenze banche dati georeferenziate in grado di veicolare i contenuti tra i diversi enti, in conformità con le direttive di schedatura dati del DPC

19 METODOLOGIA Descrizione del territorio Definizione dello scenario di danno Quadro delle risorse disponibili Predisposizione delle procedure da attivare in caso di emergenza

20 STRUTTURA DEL PIANO Informazioni territoriali Zone soggette a dissesto di versante/inondazione Distribuzione degli elementi antropici Scenario di evento CARTOGRAFIA OPERATIVA SCENARIO DI RISCHIO QUADRO DELLE RISORSE DISPONIBILI MODELLO D INTERVENTO Struttura organizzativa Procedure

21 STRUTTURA DEL PIANO PARTE GENERALE 3.1 Basi Informative Territoriali 3.2 Scenario di evento atteso Aree inondabili Tratti di corsi d acqua storicamente esondati Aree inondabili a seguito di collasso o ad errata manovra delle opere di scarico delle dighe di competenza del R.I.D. 3.3 Scenario di danno Insediamenti civili/attività produttive Rete delle infrastrutture di trasporto Rete delle infrastrutture di servizio 3.4 Le Risorse - Le Banche Dati 3.5 Aree di emergenza Aree di ammassamento Aree di accoglienza Aree di attesa

22 Scenario di danno Sono stati individuati gli elementi presenti all interno delle aree inondabili, gestiti attraverso un GIS, correlato ad un sistema di raccolta dati organizzato per funzioni di supporto edifici e popolazione a rischio attività produttive scuole strutture sanitarie strutture ricettive allevamenti zootecnici edifici di culto rete viaria lifelines (elettrodotti, gasdotti ed acquedotti) e relative infrastrutture

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24 TAVOLA 1

25 ELEMENTI ESPOSTI SCUOLE COD DENOMINAZIONE INDIRIZZO COMUNE REFERENTE TEL FAX N ALUNNI CN1_1 Elementare" Valenza" Vocabolo Valenza TERNI Claudio Guerrini 0744/ CN1_2 Media" A. De Filis" Via Antiochia 4 TERNI Allegretti Monetti 0744/ CN1_3 Materna Giovanni XXIII Via Vanzetti 32 TERNI 0744/ CN1_5 Elementare di Ciconia Via delle Ortensie ORVIETO Gilberto Ottaviani 0763/ / CN1_4 Materna Città Giardino Via Premuda 4 TERNI Claudio Guerrini 0744/ CN1_6 Centro Sociale Ciconia Via degli Aceri 5 ORVIETO 0763/ / CN1_7 Scuola Materna Via Orvieto 8 FABRO Agnese Devoti 0763/ / CN1_8 Media G. Canini Giovanni XXIII FABRO Leonardo Dini 0763/ STRUTTURE SANITARIE COD DENOMINAZIONE INDIRIZZO COMUNE REFERENTE TEL CN3_1 Centro Diurno Via Vanzetti TERNI Mara Gilioni CN3_2 Pes Narni Scalo-Sert Via Tuderte 72 NARNI Anna M. Petitti CN3_3 Laboratorio Protetto Piazza Delle Azalee ORVIETO CN3_4 Pes Orvieto Scalo Via Monte Peglia 16 ORVIETO TAVOLA 1 FARMACIE COD DENOMINAZIONE INDIRIZZO COMUNE TEL CB1_D_1 Rotondi Rita Piazza Adriatico 5 TERNI CB1_D_2 Farmacia Alberti Via Minerva 9/a NARNI CB1_D_3 Innocenti Via V. Emanuele, 15 FABRO CB1_D_4 Frisoni Via Monte Nibbio, 16 ORVIETO

26 numero di popolazione coinvolta (dp) numero di attività produttive esposte (da)

27 RISORSE TAVOLA 1

28 RISCHIO FRANA Carta inventario dei fenomeni franosi del PAI (ABT) Progetto IFFI (APAT-Regione Umbria) Mappatura delle aree che nel tempo hanno manifestato evidenze geomorfologiche (analisi fotointerpretativa multitemporale) Le aree in frana così cartografate sono state classificate in base al loro stato di attività (attive, quiescenti, inattive) distinte dagli elementi presunti SCENARIO DI EVENTO Studio dei centri abitati instabili in Umbria eventi franosi segnalati e/o documentati dai comuni

29 Scenario di rischio elementi antropici che interferiscono con le aree classificate a rischio R4, R3 e R2 (PAI e PST) sono stati generati nuovi poligoni che indicano le aree a rischio, derivate dalla sovrapposizione degli elementi esposti con la carta inventario dei movimenti franosi informazioni in possesso degli uffici tecnici comunali riguardo a situazioni di dissesto o di movimento di versante che abbiano coinvolto strutture antropiche gestiti attraverso un GIS correlato ad un sistema di raccolta dati organizzato per funzioni di supporto TAV.1 - CARTA DELLO SCENARIO DI RISCHIO ANTROPICO TAV.2 - CARTA DELLO SCENARIO DI RISCHIO DELLE INFRASTRUTTURE A RETE

30 Quadro storico degli effetti XX secolo Progetto AVI (Aree Vulnerate Italiane da frane ed inondazioni - C.N.R.-Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche GNDCI) Implementato con dati pervenuti dai singoli comuni 472 frane nei Comuni della Provincia di Terni nel periodo il territorio di Terni si attesta al 13 posto (su 104) in una graduatoria che vede la Provincia di Napoli con la densità di eventi da frana più elevata

31 Quadro storico degli effetti XX secolo Rapporto numero eventi/superficie comune (n /Km 2 )

32 Quadro storico degli effetti XX secolo Alviano Allerona Stroncone Amelia Narni Terni Orvieto Castel Giorgio Penna in T. Porano Giove Monteleone d'or. Parrano Polino Lugnano in T. Montefranco Montegabbione Avigliano Umbro Guardea Fabro Ficulle Montecastrilli Arrone Calvi dell'umbria Castel Viscardo San Venanzo Acquasparta Ferentillo Otricoli San Gemini Baschi Attigliano

33 Caratteristiche delle frane nella Provincia di Terni frane in Italia oltre il 2,5 % interessano il territorio della Provincia di Terni (0,7% dell intera superficie nazionale) Superficie dei fenomeni di versante=174 km 2 indice di franosità >8 % tra i primi 30 a più alto pericolo di frana Fonte IFFI

34 Indice di franosità per comune

35 Popolazione a rischio

36 TAV. 1 - CARTA DELLO SCENARIO DI RISCHIO ANTROPICO TAVOLA 1 FERENTILLO

37 TAVOLA 1

38 ELEMENTI ESPOSTI Allegato C13 TAVOLA 1

39 POPOLAZIONE A RISCHIO TAVOLA 1 FERENTILLO

40 STRUTTURA DEL PIANO MODELLO D INTERVENTO 4.1 Struttura organizzativa Sistema di Comando e Controllo Centri Operativi

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42 STRUTTURA DEL PIANO MODELLO D INTERVENTO 4.1 Struttura organizzativa Sistema di Comando e Controllo Centri Operativi Le 14 Funzioni di Supporto Indicatori di evento Reti di monitoraggio idro-pluviometrico Servizio di Sorveglianza Servizio di Vigilanza Servizio di salvaguardia e soccorso alla popolazione Comunicazioni 4.2 Procedure Le fasi dell intervento

43 Il Piano è costituito da: A) uno scenario di danno B) censimento risorse C) un Modello di intervento Coinvolgimento delle strutture operative per la definizione del intervento definizione del modello d interventod Condivisione di procedure operative di intervento da attuare attraverso un protocollo d intesa d tra gli Enti ed i Soggetti coinvolti nella gestione dell emergenza emergenza

44 SCHEMA DI PROCEDURE COMUNI PROCEDURE Una volta ricevuto l avviso di inizio della fase di attenzione, i Sindaci dei Comuni avvisati, procedono a comunicare l avviso a: DESTINATARI documenti di riferimento Responsabili funzioni di supporto: F1 - tecnica e di pianificazione:... F7 - strutture operative locali, viabilità:... F8 telecomunicazioni:.... FASE DI ATTENZIONE Eventualmente, secondo un proprio piano interno di distribuzione, il bollettino viene altresì trasmesso alle strutture comunali e ai dipendenti di interesse per la protezione civile. accertare la concreta disponibilità di personale per un servizio di reperibilità da attivare in caso di necessità richiesta di verifica della presenza di eventuali manifestazioni che comportano una concentrazione straordinaria di popolazione nelle 48 ore successive, nello specifico individua: mercatini ambulanti, feste di piazza, manifestazioni sportive. disporre una verifica della reale operatività delle attività da svolgere eventualmente nelle fasi successive: Contattare Responsabili Uffici: cultura /turismo/commercio - sorveglianza dei corsi d acqua potenzialmente esondabili al fine di localizzare tutte le situazioni che potrebbero determinare incremento di danno: cantieri in alveo ed in zone prospicienti, scavi in area urbana, ecc. - convocazione del Comitato Operativo Comunale - preallertare volontari e/o associazioni comunali

45 SCHEMA DI PROCEDURE COMUNI FASE DI PREALLARME Il Sindaco, ricevuta l attivazione della fase di preallarme dal Prefetto, provvedono a: se la gravità della situazione e della sua tendenza lo richiede PROCEDURE attivare la sala operativa e le Funzioni di Supporto F1, F3, F4, F5, F7 e F8 disporre ricognizioni nelle aree a rischio ed attivare i presidi di vigilanza e monitoraggio dei corsi d acqua, verificare la disponibilità delle aree di accoglienza se sede di COM, verificare anche la disponibilità dell area di ammassamento e della sala destinata ad ospitare il COM ed il buon funzionamento del sistema di comunicazioni mettere in sicurezza dei cantieri individuati come a rischio nella fase precedente notifica alle attività produttive e allevamenti zootecnici a rischio, la situazione di preallarme ordinare l annullamento di tutte le manifestazioni a carattere pubblico individuate in fase di attenzione trasmettere comunicazione dello stato di preallarme alle società di trasporto pubblico urbano DESTINATARI documenti di riferimento Attivare i Responsabili delle Funzioni di Supporto F1, F3, F4, F5, F7 e F8, dandone comunicazione alla SOP attiva il personale preposto mantenendo costantemente informata la prefettura. Tavola 1 attiva il personale preposto allegato C8 attiva il personale preposto per verificare la situazione allegato C9 notificare ai direttori dei lavori, o chi per essi, la situazione di preallarme messaggio preallarme via fax e/o telefono ad aziende ed allevamenti a rischio allegato C3 attiva Responsabili Ufficio cultura/turismo/commercio Messaggio preallarme via fax o telefono a società di trasporto pubblico urbano se ritenuto necessario o se esplicitamente richiesto dalla Prefettura, comunicare lo stato di preallarme alla popolazione presente nelle aree a rischio. Tavola 1 predisporre l interdizione del traffico stradale in zone/punti a rischio in eventuale caso di peggioramento, a cui deve seguire la comunicazione immediata alla Prefettura /SOP Tavola 4 disporre la limitazione dei parcheggi a rischio di inondazione Tavola 4 predisporre la messa in sicurezza delle persone disabili ordina la chiusura delle strutture di interesse pubblico localizzate nelle aree a rischio emettere, eventualmente, ordinanza di chiusura delle scuole

46 SCHEMA DI PROCEDURE COMUNI PROCEDURE ATTIVAZIONI/DESTINATARI documenti di riferimento FASE DI ALLARME I Sindaci, quali autorità comunali di protezione civile, ricevuta la comunicazione di attivazione della fase di allarme dal Prefetto, provvedono, informandone la Prefettura, a: Attivare il C.O.C. e tutte le funzioni di Supporto inviare un proprio rappresentante presso l eventuale COM se attivato proseguono l attività di monitoraggio dei corsi d acqua Inviare sul posto i volontari o Agenti di P.M. o dipendenti U.T. ordinare la chiusura al transito delle strade ed impedire l accesso ai ponti di propria competenza nelle zone a rischio Tavola 4 e 1 attivare i percorsi viari alternativi Tavola 4 e 1 chiedere al Prefetto o al C.O.M., il concorso di risorse e mezzi sulla base delle necessità approntare la disponibilità delle aree di ammassamento e di accoglienza attivare e coordinare il Servizio di salvaguardia e di soccorso alla popolazione in accordo con la Prefettura, mettere in atto i provvedimenti per la salvaguardia delle persone e dei beni, emanando apposite "ordinanza di sgombero" della popolazione dalle abitazioni localizzate nelle aree a rischio Tavola 1 coordinare le operazioni di primo soccorso, ricovero, divulgazioni delle informazioni sull evento e di distribuzione dei generi di primo conforto da parte del Servizio di soccorso alla popolazione nelle aree di attesa comunicare al Prefetto l elenco dei danni adottando le predisposte schede censimento

47 SOGGETTI FIRMATARI IL PROTOCOLLO DI INTESA Amministrazione Provinciale di Terni Prefettura di Terni-Ufficio Territoriale di Governo Regione Umbria Comuni Vigili del Fuoco Comando provinciale di Terni Consorzi di Bonifica Comunità Montane Organizzazioni di volontariato

48 MODELLO D INTERVENTO D INTEGRATO approvato con Delibera di G.P. n n 8 del Rischio idraulico Rischio frana Rischio idrogeologico ADEGUAMENTO ALLA D.G.R. 2312/2007 Direttiva reg.le per allertamento rischi idrogeologico- idraulico e per gestione emergenze

49 PRESIDI TERRITORIALI cosa sono Direttiva del Presidente del C. dei Ministri del Monitoraggio strumentale Monitoraggio non strumentale Interventi di contrasto in tempo reale La D.G.R. 2312/2007 ha istituito i presidi territoriali articolati in: rischio idraulico (alluvioni): le Province con i propri servizi idraulici (reticolo principale), con il supporto dei Consorzi di Bonifica e delle Comunità Montane ove non costituiti i primi (reticolo secondario, minore). rischio idrogeologico (frane): le Comunità Montane, i Comuni non ricadenti nei territori di competenza delle medesime, con il coordinamento del Settore Geologico della Regione Umbria.

50 Presidio territoriale idrogeologico A tali attività possono partecipare i Corpi dello Stato ed il Volontariato, organizzati anche su base regionale, provinciale e comunale gli enti pubblici e privati preposti alla bonifica, alla difesa del suolo e del territorio, nonché alla gestione della viabilità stradale e ferroviaria e, se del caso, dell'energia Le Regioni provvederanno ad organizzare un efficace ed efficiente servizio di presidio territoriale idrogeologico individuando i soggetti responsabili del coordinamento e della gestione del servizio stesso. (D.G.R. 2312/2007)

51 PRESIDI TERRITORIALI cosa sono rischio idraulico (alluvioni): Provincia (reticolo principali e alcuni corsi minori) Consorzio di Bonifica Tevere-Nera (Reticolo secondario e minore) Consorzio di Bonifica Paglia Chiani (Reticolo secondario e minore) Comuni (reticolo secondario e minore non coperto dai precedenti enti) rischio idrogeologico (frane): con il coordinamento del Settore Geologico della Regione Umbria Comunità Montane? Comuni Le attività in capo ai Consorzi, per il rischio idraulico, e per quanto di competenza ai Comuni (rischio idraulico e rischio frane) saranno supportati dalle Organizzazioni di Volontariato

52 PRESIDI TERRITORIALI cosa sono 1) la vigilanza strumentale da parte del C.F.D., per l analisi dei dati pluviometrici e idrometrici derivanti dalla propria rete di monitoraggio in telemisura circa l evoluzione del fenomeno. 2) la vigilanza non strumentale (diretta) vigilanza non strumentale (diretta) consiste in sopralluoghi nelle zone a rischio ossia nelle aree inondabili al fine di verificare l innescarsi di eventuali fenomeni di criticità in atto. La vigilanza diretta viene esercitata dai Presidi territoriali

53 PRESIDI TERRITORIALI cosa fanno Misurazioni livelli mediante: misure su idrometri segni su manufatti (pile ponti ) segni su vegetazione misure con aste graduate (in corso di installazione) Frequenza del rilievo I rilievi andranno cadenzati con intervalli costanti, ovvero eseguiti su indicazioni del reperibile della Provincia in base all evoluzione meteo/idrologica Comunicazione dati rilevati Se possibile, oltre alla lettura dei livelli, vanno comunicate le seguenti altre indicazioni: Allagamenti Erosione Spondale Sx o Dx Trasporto solido/legname Fenomeni di rigurgito a monte di un opera Sbarramenti temporanei Ostruzione parziale della capacità di deflusso a seguito di frane

54 PRESIDI TERRITORIALI quando PIANO PROVINCIALE DI PROTEZIONE CIVILE STATO DI OPERATIVITA Stato di normalità Stato di pre-allerta Stato di attenzione Stato di preallarme Stato di allarme ATTIVITA Previsione Monitoraggio

55 Allegato D10 FLUSSO INFORMATIVO S.O.U.R. C.F.D. PROVINCIA CONSORZI DI BONIFICA COMUNI* PRESIDI IDRAULICI COMUNI interessati * Per i corsi d acqua non monitorati da Provincia e Consorzi

56 DOVE

57 DOVE

58 DOVE TRATTI DI COMPETENZA DELLA PROVINCIA Fiume Nera Fiume Velino Fiume Tevere Fosso di Rosciano Fosso Castiglione Fosso di Terria Fosso di Ancaiano Fosso di Monterivoso Fosso Tarquinio ed affluenti Schiglie e S.Andrea

59 Rischio sismico

60 Scenario di evento atteso Pericolosità STORIA SISMICA DEI COMUNI DELLA PROVINCIA CATALOGHI SISMICI (NT. 4.1 CFT PFGD ecc.) eventi caratterizzati da intensità macrosismiche superiori al VI grado ritenuta la soglia di danno In alcuni casi si è potuta desumere l intensità nel sito, per il resto degli eventi è stato necessario stimare l intensità risentita utilizzando una funzione di trasferimento del processo dalla sorgente al sito, applicando cioè un apposita legge di attenuazione dell Intensità Macrosismica (Modello di Grandori) Dalla sismicità storica si è poi prodotta una Carta delle massime intensità macrosismiche osservate compilata per comune

61 Scenario di evento atteso Pericolosità Zonazione sismogenetica ZS9 Rapporto Conclusivo allegato all Ord.P.C.M. 3519/06 elaborato da G.d.L. Ord.P.C.M Zona 921: è caratterizzata da una diffusa sismicità di energia moderata, con pochi eventi di magnitudo più elevata, responsabili di danni significativi su aree di limitata estensione anche per la superficialità degli ipocentri (Bagnoregio 1695, Orciano Pisano 1846, Piancastagnaio 1919) Zona 920: sismicità di bassa energia che sporadicamente raggiunge valori di magnitudo relativamente elevati e coincide con il settore in distensione tirrenica. Zona 919: elevato numero di terremoti, molti dei quali di magnitudo maggiore o uguale a 5. Zona 923 sono presenti le sorgenti più estese ed i terremoti con magnitudo più elevata

62 Scenario di evento atteso Pericolosità

63 Scenario di evento atteso Pericolosità

64 Vulnerabilità Censimento degli elementi sensibili e strategici Vulnerabilità sismica degli edifici scolastici Vulnerabilità sismica del patrimonio abitativo a scala di sezione censuaria

65 Vulnerabilità Vulnerabilità sismica degli edifici scolastici

66 Vulnerabilità Vulnerabilità sismica del patrimonio abitativo a scala di sezione censuaria Stimata in base al periodo di costruzione. Per ciascun periodo è stato attribuito un grado di vulnerabilità: prima del 1919, '19-'45, '46-'60, '61-'71 = Alta vulnerabilità '72-'81= Media vulnerabilità '82-'91, dopo il '91= Bassa vulnerabilità introduzione di nuove tecnologie costruttive in relazione all emanazione della normativa antisismica (L. 64/74 e L. 1086/71) classificazione dei comuni maggiormente a rischio della Provincia Le percentuali di abitazioni realizzate nei diversi intervalli temporali hanno determinato il grado di vulnerabilità di ciascuna sezione censuaria.

67 Scenari di danno a seguito di eventi sismici Dipartimento della Protezione Civile Ufficio Servizio Sismico Nazionale Calibrare il modello d intervento in relazione allo scenario di danno in termini sia di procedure che di risorse da mettere in campo

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69 Le risorse banche dati TAVOLA 1

70 Aree di emergenza Aree di Ammassamento: per l invio di forze e risorse di protezione civile. aree nelle quali fare affluire i mezzi e gli uomini che intervengono per svolgere le funzioni di direzione, coordinamento, operazioni di soccorso e di assistenza alla popolazione in caso di emergenza. Individuate, a seguito di riunioni e sopralluoghi volti alla verifica della loro idoneità, al servizio di più realtà comunali, baricentrici rispetto ai rischi attesi nel territorio e funzionali alla suddivisione nei 4 C.O.M. della Provincia. Aree di Accoglienza: per l installazione di materiali e strutture idonee ad assicurare l assistenza abitativa. Aree di attesa o di meeting point : come punto di raccolta della popolazione luoghi sicuri dove la popolazione si deve recare per ricevere assistenza: la popolazione si raduna e può essere più facilmente informata e assistita; la popolazione non rimane in zone a rischio o in zone strategiche per l arrivo e/o l opera dei soccorritori

71 Segnaletica aree di emergenza Parco Rosselli 102 meeting points Parcheggio Martiri della Libertà Meeting points

72 Segnaletica aree di emergenza Come informare la popolazione circa la localizzazione delle aree di attesa? Come raggiungere le aree di attesa?

73 Segnaletica aree di emergenza CARTELLO UBICAZIONE AREE DI ATTESA

74 Segnaletica aree di emergenza CARTELLO DIREZIONALE PER LE AREE DI ATTESA OPUSCOLO INFORMATIVO

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