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- Carolina Tedesco
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1 Epica antica classica cavalleresca 1 volume C sezione 2 unità 1 verifica PER IL RECUPERO epica 2.1.R cognome nome classe data IL DUELLO Iliade, libro XXII, vv Il duello fra due eroi è un motivo ricorrente e tipico dell Iliade. Il duello fra i massimi campioni dei due campi nemici è uno dei momenti di maggiore tensione del poema Parlando così, sguainò la spada affilata, che dietro il fianco pendeva, grande e pesante, e si raccolse e scattò all assalto, com aquila alto volo, che piomba sulla pianura traverso alle nuvole buie, a rapir tenero agnello o lepre appiattato così all assalto scattò Ettore, la spada acuta agitando. Ma Achille pure balzò, di furia empì il cuore selvaggio: parò davanti al petto lo scudo bello, adorno, e squassava l elmo lucente a quattro ripari; volava intorno la bella chioma d oro, che fitta Efesto lasciò cadere in giro al cimiero. Come la stella avanza fra gli astri nel cuor della notte, Espero, l astro più bello ch è in cielo, così lampeggiava la punta acuta, che Achille scuoteva nella sua destra, meditando la morte d Ettore luminoso, cercando con gli occhi la bella pelle, dove fosse più pervia. Tutta coprivan la pelle l armi bronzee, bellissime, ch Ettore aveva rapito, uccisa la forza di Patroclo; là solo appariva, dove le clavicole dividon le spalle dalla gola e dal collo, e là è rapidissimo uccider la vita. Qui Achille glorioso lo colse con l asta mentre infuriava, dritta corse la punta traverso al morbido collo; però il faggio greve non gli tagliò la strozza, così che poteva parlare, scambiando parole. Stramazzò nella polvere: si vantò Achille glorioso: «Ettore, credesti forse, mentre spogliavi Patroclo, 308. si raccolse: si rannicchiò, in modo da prendere maggiore slancio appiattato: nascosto, rintanato acuta: dalla punta acuminata parò: si pose di fronte come riparo squassava: scuoteva violentemente a quattro ripari: a quattro strati la bella cimiero: la criniera dorata applicata al cimiero, cioè al pennacchio dell elmo, che fa parte delle armi che il dio Efesto aveva fabbricato per Achille Espero: il pianeta Venere, l astro che appare più luminoso dopo il sole e la luna pervia: accessibile al colpo, penetrabile dalla lancia ch Ettore Patroclo: che Ettore aveva sottratto al cadavere di Patroclo dopo averlo ucciso il faggio greve: l asta pesante di legno di faggio; strozza: gola Stramazzò: cadde rovinosamente spogliavi: depredavi delle armi.
2 Epica antica classica cavalleresca 2 volume C sezione 2 unità di restare impunito: di me lontano non ti curavi, bestia! ma difensore di lui, e molto più forte, io rimanevo sopra le concave navi, io che ti ho sciolto i ginocchi. Te ora cani e uccelli sconceranno sbranandoti: ma lui seppelliranno gli Achei» io ginocchi: io che ti ho privato della forza, che ti ho ucciso lui: Patroclo. verific are le competenze Analizzare e comprendere 1. Con quali armi combatte Ettore in questo duello? Con quali armi combatte Achille? 2. Individua e spiega le similitudini presenti nel testo. 3. Quali parole esprimono il desiderio di vendetta che anima Achille? Riflettere 4. Perché Achille è furioso con Ettore? 5. Quale funzione hanno le similitudini nel testo? 6. La descrizione del duello esprime la tragicità o la bellezza della battaglia? Motiva la risposta con riferimenti al testo. Scrivere 7. Scrivi un testo espositivo di almeno 100 parole sul seguente argomento: «Il duello fra Ettore e Achille».
3 Epica antica classica cavalleresca 3 volume C sezione 2 unità 2 verifica PER IL RECUPERO epica 2.2.R cognome nome classe data ULISSE E POLIFEMO Odissea, libro IX, vv Nella celebre disavventura vissuta nell antro di Polifemo Ulisse dà prova di tutte le sue doti di «eroe multiforme». L accecamento del Ciclope, che Ulisse ha fatto ubriacare, e l uscita dall antro sono due momenti cruciali dell episodio Ma quando il vino raggiunse il Ciclope ai precordi, allora gli parlai con dolci parole: Ciclope, mi chiedi il nome famoso, ed io ti dirò: tu dammi, come hai promesso, il dono ospitale. Nessuno è il mio nome: Nessuno mi chiamano mia madre e mio padre e tutti gli altri compagni. Dissi così, lui subito mi rispose con cuore spietato: Per ultimo io mangerò Nessuno, dopo i compagni, gli altri prima: per te sarà questo il dono ospitale. Disse, e arrovesciatosi cadde supino, e poi giacque piegando il grosso collo: il sonno, che tutto doma, lo colse; dalla strozza gli uscì fuori vino e pezzi di carne umana; ruttava ubriaco. E allora io spinsi sotto la gran cenere il palo finché si scaldò: a tutti i compagni feci coraggio, perché nessuno si ritraesse atterrito. E appena il palo d ulivo stava per avvampare nel fuoco, benché fosse verde era terribilmente rovente, allora lo trassi dal fuoco. I compagni stavano intorno: un dio ci ispirò gran coraggio. Essi, afferrato il palo d ulivo, aguzzo all estremità, lo ficcarono dentro il suo occhio; io, sollevatomi, lo giravo di sopra, come quando uno fora un legno di nave col trapano, che altri di sotto muovono con una cinghia tenendola dalle due parti, e sempre, senza sosta, esso avanza; così giravamo nell occhio il palo infuocato, reggendolo, e intorno alla punta calda il sangue scorreva. Tutte le palpebre e le sopracciglia gli riarse la vampa, quando il bulbo bruciò: le radici gli sfrigolavano al fuoco ai precordi: la zona intorno al cuore, sede delle emozioni; il Ciclope è in stato di ebbrezza arrovesciatosi cadde supino: cadde all indietro, sulla schiena che tutto doma: al cui potere nessuno può resistere sotto la gran cenere: sotto la cenere prodotta dal grande fuoco la vampa: il calore della punta rovente del del palo il bulbo: il bulbo oculare; le radici fuoco: l interno dell occhio bruciava crepitando.
4 Epica antica classica cavalleresca 4 volume C sezione 2 unità Come quando un fabbro immerge una grande scure o un ascia nell acqua fredda con acuto stridio per temprarle ed è questa la forza del ferro, così sfrigolava il suo occhio attorno al palo d ulivo. Lanciò un grande urlo pauroso: rimbombò intorno la roccia. Noi atterriti scappammo. Dall occhio si svelse il palo, sporco di molto sangue. Lo scagliò con le mani lontano da sé, smaniando: poi chiamò a gran voce i Ciclopi, che lì intorno in spelonche abitavano, per le cime ventose. Quelli, udendo il suo grido, arrivarono chi di qua chi di là e, fermatisi presso il suo antro, chiedevano cosa lo molestasse: Perché, Polifemo, sei così afflitto e hai gridato così nella notte divina, e ci fai senza sonno? Forse un mortale porta via le tue greggi, e non vuoi? forse qualcuno ti uccide con l inganno o la forza?. Ad essi il forte Polifemo rispose dall antro: Nessuno, amici, mi uccide con l inganno, non con la forza. Ed essi rispondendo dissero alate parole: Se dunque nessuno ti fa violenza e sei solo, non puoi certo evitare il morbo del grande Zeus: allora tu prega tuo padre, Posidone signore. Dicevano così, e rise il mio cuore, perché il nome mio e l astuzia perfetta l aveva ingannato. Il Ciclope gemendo e penando per il dolore, brancolando a tentoni, tolse dall ingresso la pietra, sedette davanti all entrata tendendo le mani, semmai cogliesse tra le pecore qualcuno che usciva: forse sperava che io fossi così sciocco nell animo. Invece io meditavo quale fosse il piano migliore, semmai trovassi uno scampo dalla morte ai compagni e a me stesso; e tessevo ogni inganno ed astuzia, come si fa per la vita: ci incalzava una grande sciagura. E il piano migliore mi parve nell animo questo: c erano alcuni montoni ben nutriti e villosi, belli e grandi, ricoperti di lana violetta. Li legai in silenzio con i vimini torti, sui quali dormiva l enorme Ciclope maligno, afferrandone tre: quello in mezzo portava un compagno, gli altri due avanzavano ai lati coprendo i compagni. Tre montoni portavano ogni uomo; io invece c era infatti un montone più grosso di tutte le bestie afferratolo al dorso, giacqui sotto il suo ventre villoso piegato: giratomi, mi reggevo con le mani al vello divino, senza posa, con cuore paziente. E così, sospirando, aspettammo la chiara Aurora. Quando mattutina apparve Aurora dalle rosee dita, 392. stridio: stridore per temprarle: per indurirle rendendole più resistenti; ed è questa la forza del ferro: si tratta di un anacronismo che ricorre in Omero; la tecnologia del ferro non era ancora nota nell epoca rappresentata il morbo del grande Zeus: il male mandato dal potente Zeus Quando dita: verso formulare.
5 Epica antica classica cavalleresca 5 volume C sezione 2 unità allora egli spinse al pascolo le mandrie dei maschi; le femmine, per i recinti, non munte belavano: le loro poppe scoppiavano, infatti. Tormentato da fieri dolori, il padrone tastava le groppe di tutte le bestie, ferme diritte: lo sciocco non lo aveva capito, che gli uomini erano stretti al petto delle bestie lanose. Ultimo uscì il montone del gregge, gravato dalla lana e da me coi miei fitti pensieri per i recinti belavano: belavano perché non erano state ancora munte. verific are le competenze Analizzare e comprendere 1. Ulisse riesce a salvare se stesso e i compagni dal Ciclope antropofago mettendo in atto un piano che comprende diverse azioni: la prima è far bere al Ciclope del vino forte, che lui non conosce. Indica le altre. 2. Perché Ulisse narra in prima persona? 3. Individua le similitudini presenti nel testo e spiegane il significato. 4. Quali riferimenti alla vita quotidiana della civiltà cui appartiene il poema sono riconoscibili in questi versi? Riflettere 5. Elenca tutte le doti di Ulisse che risaltano da questo episodio. Ulisse è consapevole delle proprie capacità? 6. Spiega perché questo episodio racconta uno scontro fra intelligenza umana e forza bruta, fra civiltà e barbarie. Scrivere 7. Scrivi un testo espositivo argomentativo di almeno 100 parole sul seguente argomento: «Il multiforme eroe Ulisse contro Polifemo».
6 Epica antica classica cavalleresca 6 volume C sezione 2 unità 3 verifica PER IL RECUPERO epica 2.3.R cognome nome classe data Virgilio LA morte IN GUERRA Eneide, libro IX, vv La guerra è uno dei temi dell Eneide. Non è l immagine della guerra fatta di eroi e di imprese gloriose, ma quella di uno degli eventi più tragici che può colpire un popolo, con il suo carico di violenza e di dolore Ode i cavalli, ode lo strepito e il richiamo degli inseguitori: non passa lungo tempo, quando gli giunge agli orecchi un clamore, e vede Eurialo; già tutta la torma, con improvviso tumulto impetuoso, trascina lui oppresso dall inganno della notte e del luogo, lui che tenta invano ogni difesa. Che fare? con quali forze ed armi oserà salvare il giovane? o si getterà per morire sulle spade nemiche, e affretterà con le ferite la bella morte? Rapidamente ritratto il braccio vibrando l asta, e guardando l alta Luna, prega così: «Tu, o dea, favorevole soccorri la nostra sventura, bellezza degli astri, latonia custode dei boschi. Se mai per me il padre Irtaco portò doni alle tue are, e io li accrebbi con le mie cacce, o li appesi alla volta del tempio, o li affissi al santo fastigio, fa che sconvolga quella schiera, e guida l arma nell aria». Disse, e con lo sforzo di tutte le membra scagliò il ferro: l asta volando flagella le ombre della notte, e di fronte colpisce lo scudo di Sulmone, e ivi s infrange, e attraversa i precordi col legno spezzato. Quello rotola gelido vomitando dal petto un caldo fiotto, e batte i fianchi in lunghi singulti. Scrutano intorno. Imbaldanzito, ecco Niso scagliare una lancia dalla sommità dell orecchio. E mentre s affannano, l asta attraversa le tempie di Tago, stridendo, e tiepida rimase nel cervello trafitto. Infuria atroce Volcente, e non scorge in nessun luogo l autore del colpo, né dove possa scagliarsi rabbioso. «Ma tu intanto mi pagherai con caldo sangue la pena di entrambi» disse; e snudata la spada, Chi sono Eurialo e Niso? Dove si trovano? Che cosa stanno facendo? Scrivi una breve nota introduttiva torma: la schiera dei cavalieri nemici lanciati al loro inseguimento vibrando l asta: bilanciando l asta come per lanciarla latonia custode: Diana, divinità lunare, era figlia di Latona Se mai: Niso invoca la protezione della dea in nome delle offerte votive fatte dal padre Irtaco e da lui stesso affissi fastigio: attaccai alla sommità del tempio i precordi: la zona vicino al cuore.
7 Epica antica classica cavalleresca 7 volume C sezione 2 unità si gettò su Eurialo. Allora sconvolto, impazzito Niso grida non seppe celarsi più a lungo nelle tenebre, o sopportare un tale dolore : «Io, io, sono io che ho colpito, rivolgete contro di me il ferro, Rùtuli! l insidia è mia; costui non osò e non poté nulla (lo attestino il cielo e le consapevoli stelle); soltanto amò troppo lo sventurato amico». Così diceva; ma la spada vibrata con violenza trafisse il costato e ruppe il candido petto. Eurialo cade riverso nella morte, il sangue scorre per le belle membra, e il capo si adagia reclino sulla spalla: come un fiore purpureo quando, reciso dall aratro, languisce morendo, o come i papaveri che chinano il capo sul collo stanco, quando la pioggia li opprime. Ma Niso s avventa sul folto e cerca fra tutti il solo Volcente, contro il solo Volcente si ostina. I nemici, addensatisi intorno a lui da tutte le parti, lo stringono da presso; egli incalza ugualmente e ruota la spada fulminea, finché non la immerse nella bocca del rutulo urlante, e morendo tolse la vita al nemico. Allora, trafitto, si gettò sull amico esanime, e alfine riposò in una placida morte Individua e spiega i termini della similitudine: purpureo: rosso porpora. verific are le competenze Analizzare e comprendere 1. Individua i fatti fondamentali e inseriscili in una scaletta narrativa. 2. Individua e trascrivi le parole con cui il poeta descrive/narra le morti dei guerrieri. 3. Come definisce Niso la morte? Come definisce il poeta la morte di Niso? Riflettere 4. Quale aspetto della morte in guerra sottolinea Virgilio? Concorda il poeta con il concetto di morte espresso da Niso? 5. Che cosa accomuna le morti di Eurialo e di Niso? Scrivere 6. Scrivi un testo espositivo-argomentativo di almeno 100 parole sul seguente argomento: «La morte in battaglia nei versi di Virgilio».
8 Epica antica classica cavalleresca 8 volume C sezione 3 unità 1 verifica PER IL RECUPERO epica 3.1.R cognome nome classe data LA MORTE DI OLIVIERI Chanson de Roland, lasse CXLVII-CXLVIII La battaglia tra la retroguardia dei Franchi e l esercito saraceno infuria: i caduti franchi sono già numerosissimi, ma i paladini continuano a battersi. Soprattutto Orlando, l arcivescovo Turpino e Olivieri compiono prodigi di valore, ma quest ultimo viene ferito mortalmente. Ciò nonostante Olivieri continua a far strage fra i pagani, finché non sente che le forze lo abbandonano Sente Olivieri ch è ferito a morte, ma di vendetta sazio non è, e dei nemici nel folto colpisce, scudi torchiati rompe, lance spezza, e piedi e pugni, fianchi e selle taglia. Chi allor l avesse visto massacrare e abbatter l un su l altro i Saraceni d un buon vassallo si ricorderebbe! Di Carlo il motto non scorda Olivieri, e chiaro innalza di Mongioia l grido, e poi Rolando, suo compagno, chiama: «Sire compagno, fatevi vicino: è questo il dì del doloroso addio». Rolando osserva d Olivieri il viso: livido, perso, pallido lo vede, e scorge il sangue giù colar pel corpo e sulla terra cadere a ruscelli. «Dio!» dice il Conte, «non so più che fare. Funesto fu l ardire vostro, amico! Mai vi sarà chi nel valor vi uguagli. Ahi! dolce Francia, oggi sarai privata dei prodi tuoi, sconfitta ed umiliata: quale sventura per l Imperatore!» E, detto ciò, sul destrier suo vien meno il motto: nel senso di insegna. 10. di Mongioia l grido: è il grido di guerra dei Franchi Funesto vostro: l ardimento di Olivieri è funesto perché lo ha condotto a morire in battaglia.
9 Epica antica classica cavalleresca 9 volume C sezione 3 unità 1 verific are le competenze Analizzare e comprendere 1. Presenta brevemente i due protagonisti dell episodio e la situazione in cui si trovano. 2. A chi va il pensiero di Olivieri e che cosa fa il cavaliere nel momento in cui sente di essere vicino a morire? 3. Scegli fra i seguenti aggettivi i due che definiscono meglio il temperamento di Olivieri: spericolato audace valoroso temerario generoso irrazionale caparbio Riflettere 4. Quali sono i sentimenti e i pensieri di Orlando di fronte all imminente morte dell amico? 5. Quali valori propri dell eroe epico sono espressi dal comportamento di Olivieri? Scrivere 6. Scrivi un testo espositivo di almeno 150 parole sul seguente argomento: «Amicizia e valore militare nell episodio della morte di Olivieri».
10 Epica antica classica cavalleresca 10 volume C sezione 3 unità 2 verifica PER IL RECUPERO epica 3.2.R cognome nome classe data Ludovico Ariosto DIRò D ORLANDO Orlando furioso, libro I, 2 Nel Proemio dell Orlando furioso Ariosto enuncia le caratteristiche fondamentali del suo poema, che presenta numerosi elementi di novità rispetto al poema cavalleresco tradizionale. 2 Dirò d Orlando in un medesmo tratto cosa non detta in prosa mai né in rima: che per amor venne in furore e matto, d uom che sì saggio era stimato prima; se da colei che tal quasi m ha fatto, che l poco ingegno ad or ad or mi lima, me ne sarà però tanto concesso, che mi basti a finir quanto ho promesso. verific are le competenze Analizzare e comprendere 1. Fai la parafrasi della strofa. Individua le due parti in cui la strofa è divisibile e indica quale parte del proemio costituiscono. 2. Ariosto afferma che dirà di Orlando cosa non detta in prosa mai né in rima. In che cosa consiste la novità della sua narrazione? 3. A chi si riferisce il pronome colei del verso 5? Quale ruolo le attribuisce il poeta? Riflettere 4. Quale relazione istituisce il poeta tra se stesso e il protagonista del poema? Che cos hanno in comune? 5. Quale concezione dell amore emerge in questa strofa del Proemio? Indica un altro episodio che hai letto in cui tale concezione viene ribadita. Scrivere 6. Presenta il personaggio di Orlando in un testo descrittivo-argomentativo di almeno 100 parole. Dai un titolo al tuo elaborato
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