Le PMI di fronte all Innovazione

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1 IMPRESA INNOVAZIONE RICERCA BUONE PRASSI E NUOVI SCENARI Bologna, 8 giugno 2015 Le PMI di fronte all Innovazione Claudio Roveda Direttore Generale e Consigliere Delegato Fondazione COTEC 1

2 1. Introduzione Basta considerare il peso che le MPMI hanno nel sistema produttivo nazionale sul piano della numerosità delle imprese e della entità della occupazione sia come valori assoluti sia come percentuali, per comprendere e valutare l importanza, invero fondamentale, che la competitività di queste imprese riveste per il futuro dell economia e della società del nostro Paese. La maggiore rilevanza di queste problematiche per l Italia rispetto a quella degli altri Paesi industrialmente avanzati della EU è evidenziata dai seguenti dati. Infatti (Fig. 1), il peso relativo delle MPMI di ogni Paese nella produzione di valore aggiunto della industria manifatturiera sul totale della EU presenta per l Italia i valori più elevati per le micro e le piccole imprese ed è seconda alla Germania per le medie imprese, in ogni caso al di sopra dei valori di Francia, Spagna e Regno Unito. Simili posizioni relative si riscontrano (Fig. 2) per il peso delle MPMI di ogni Paese nella produzione di valore aggiunto dell industria manifatturiera sul totale UE di ciascuna classe dimensionale. Fig. 1 - Valore aggiunto prodotto dalle imprese manifatturiere, per classe di addetti (2012, in percentuale sul totale UE28) Fonte: Eurostat Fig. 2 - Valore aggiunto prodotto dalle imprese manifatturiere, per classe di addetti (2012, in percentuale sul totale UE28 della classe di appartenenza) Fonte: Eurostat 2

3 Inoltre è ormai largamente acquisito che l innovazione, in primo luogo, ma non esclusivamente, quella tecnologica, è una dei principali fattori che sostengono e determinano la competitività delle imprese, per cui la Fondazione COTEC ha dedicato una particolare attenzione e numerose analisi e studi alla tematica dell innovazione delle MPMI, alle sue motivazioni e modalità di effettuazione e alle criticità incontrate dalle imprese, soprattutto nelle interazioni con le fonti di conoscenze avanzate, quali, ad esempio, università e centri pubblici di ricerca tecnico-scientifica. Proprio in considerazione delle caratteristiche strutturali e dei comportamenti strategici delle MPMI, è stata assunta una definizione ampia della nozione di innovazione, intesa come ogni cambiamento nella struttura e nelle attività di una azienda, che utilizza conoscenza (non solo tecnico-scientifica) ed è finalizzata a generare valore nel mercato. Così l innovazione si configura come un processo complesso, che coinvolge più fattori e dimensioni aziendali e che per avere successo viene affrontata dalle imprese con un approccio globale e integrato. Si riportano qui alcuni dati statistici riguardo le imprese innovatrici e le risorse da loro dedicate alla R&S, nonché i principali risultati di alcune indagini sui comportamenti delle MPMI riguardo l innovazione, in particolare i suoi output, le strategie e le modalità di effettuazione, le criticità incontrate nelle interazioni con le strutture pubbliche di ricerca nel contesto del cosiddetto (impropriamente) trasferimento tecnologico. 2. Le PMI innovative Classificando Innovative le imprese che dichiarano di avere introdotto almeno una innovazione (prodotto, processo, mista) negli ultimi 3 anni, si registra la distribuzione di tali imprese fra le diverse classi dimensionali illustrata dalla seguente tabella (Fig. 3). Fig. 3 - Imprese innovative in Italia >250 Totale Industria ,9% 10,6% 1,5% 100,00% Servizi ,5% 9,5% 1,9% 100,00% Fonte ISTAT (2012) La grandissima maggioranza delle imprese innovative nell industria appartiene alla classe delle piccole imprese, mentre assai ridotta è la quota delle grandi imprese. Interessante è poi la incidenza delle imprese innovative sul totale delle imprese di ciascuna classe dimensionale, confrontando la situazione in Italia con quella di principali Paesi della UE (Fig. 4). I dati evidenziano che tale incidenza per le imprese italiane di piccola e media dimensione è fra le più elevate in Europa, seconda solo a quella delle imprese tedesche e superiore a quella delle imprese di Francia, Regno Unito e Spagna, loro principali concorrenti. 3

4 Fig. 4 Imprese innovative sul totale imprese per classe di addetti Fonte Eurostat (Community Innovation Survey 2012, in percentuale sul totale della calsse di appartenenza) 3. Le tipologie di innovazione Distinguendo le possibili tipologie di innovazione fra prodotto o processo o l insieme dei due, si riscontrano i dati riportati nel seguente diagramma per le diverse classi dimensionali d impresa (Fig. 5). Essi indicano che nelle piccole e nelle medie imprese prevale nettamente l innovazione contestuale di prodotto e processo a conferma dell approccio globale che queste tipologie di impresa adottano per l innovazione del proprio business. Inoltre per le piccole imprese l innovazione di solo processo è prevalente rispetto a quella di solo prodotto, mentre per le medie imprese è prevalente, seppur di poco, quella di solo prodotto e sono equilibrio per le grandi imprese. Fig. 5 - Innovazioni realizzate per tipologia e classe di addetti Fonte ISTAT (2012) 4

5 4. Le risorse per la R&S Guardando alla generazione di innovazioni tecnologiche attraverso la R&S, è possibile caratterizzare le MPMI italiane in base alla spesa e al personale dedicato a tale attività, a confronto con i principali Paesi industrializzati della UE. Come appare dalla seguente tabella (Fig. 6), la distribuzione della spesa complessiva per R&S delle imprese fra le diverse classi dimensionali è simile fra Italia, Francia e Regno Unito, con un peso significativo per le PMI (superiore al 20%), mentre è diversa per la Germania, con un peso ridotto per le PMI e una netta prevalenza di quello delle grandi e soprattutto delle grandissime imprese, e per la Spagna, con un equilibrio di peso fra PMI e grandi imprese. Fig. 6 Spesa delle imprese per R&S >500 Germania 0,5% 2,9% 10,2% 4,8% 81,6% Spagna 5,0% 17,6% 24,4% 10,6% 42,4% Francia 3,0% 7,9% 12,6% 8,4% 68,2% Italia 1,6% 7,3% 13,9% 11,7% 65,4% Regno Unito 1,4% 4,8% 21,3% 10,3% 62,3% Fonte Eurostat (2012) Per quanto riguarda la distribuzione del personale addetto alla R&S fra le diverse classi dimensionali d impresa, come appare dalla seguente tabella (Fig. 7), la situazione dell Italia è sostanzialmente simile a quella degli altri Paesi EU, con la prevalenza di addetti nelle medie imprese, ad eccezione della Spagna, in cui è forte la presenza nelle micro e piccole imprese. Fig. 7 Personale addetto a R&S nelle PMI Italia 8,7% 34,8% 56,5% Spagna 12,1% 39,3% 48,6% Regno Unito 7,8% 27,2% 65,0% Germania 5,9% 32,5% 61,6% Francia 13,5% 35,6% 50,9% Fonte Eurostat 2012 (2011 per Germania e Francia) 5

6 5. Gli output dell innovazione Per quanto riguarda gli output della innovazione, il principale indicatore utilizzato e misurabile nel caso delle imprese è costituito dal numero di brevetti e di marchi di prodotto depositati, strumenti con i quali le imprese tendono a proteggere le proprie innovazioni e a valorizzarle in termini economici. Sono disponibili a questo proposito le indagini statistiche elaborate da Unioncamere e Dintec, purtroppo ferme all anno Per quanto riguarda le domande di brevetto depositate nel periodo presso l EPO (European Patent Office), il seguente diagramma (Fig. 8) evidenzia che su domande il 55,7% proviene da MPMI (34,2% da micro e piccole imprese e 21,5% da medie imprese), contro il 38,1% da grandi imprese, essendo per il rimanente 6,1% non specificata la provenienza. Fig. 8 - Suddivisione delle domande di brevetto europeo delle imprese italiane per classe di dimensione aziendale Anni di pubblicazione Fonte: Elaborazione Unioncamere-Dintec su dati EPO Certamente la incidenza della brevettazione rispetto al numero di imprese evidenzia una maggiore capacità delle grandi imprese; nondimeno nel valutare il dato occorre tenere presente la diversa gamma di specializzazioni settoriali fra grandi imprese e PMPI in quanto queste ultime operano largamente in settori per i quali la brevettazione non è uno strumento rilevante per la competitività. Proprio questi elementi (specializzazione settoriale, strategia dell innovazione per la competitività) spiegano la diversa propensione di queste tipologie d impresa ad utilizzare lo strumento del design comunitario. Come evidenziato dal seguente diagramma (Fig. 9), su domande di design comunitario depositate nel periodo 2009/2012 il 76,7% proviene da MPMI (44,3% da micro e piccole imprese e 32,4% da medie imprese) contro il 20% dalle grandi imprese, essendo non precisata la provenienza per il 3,3%. 6

7 Fig. 9 - Domande di design comunitario delle imprese italiane per classe di dimensione aziendale Anni di deposito Fonte: Elaborazione Unioncamere-Dintec su dati UAMI e Questel-Orbit Questa distribuzione è conseguente e coerente con la forte specializzazione delle MPMI in settori, quali quelli del Made in Italy (arredamento, tessile-abbigliamento, calzature, ecc), per i quali la protezione della proprietà intellettuale avviene più con i marchi di prodotto e design, che non con i brevetti. Il forte orientamento delle MPMI a ricorrere allo strumento del design comunitario è confermato dalla distribuzione delle imprese per numero di design comunitari presentati dalla singola impresa nel periodo Come risulta dal seguente diagramma (Fig. 10) quasi la metà delle imprese in questione (ossia il 43%) ha depositato un numero di design comunitari inferiore od uguale a 2, il 37% ha depositato fra 3 a 10 design, il 18% fra 11 e 100 design e solo il 2% un numero superiore a 100. Fig Imprese italiane richiedenti design comunitario per numero di domande depositate Anni di deposito Fonte: Elaborazione Unioncamere-Dintec su dati UAMI e Questel-Orbit 7

8 È presumibile che il ridotto numero di domande di design comunitario presentato da una singola impresa si associ a micro e piccole imprese. Riguardo la distribuzione settoriale delle diverse dimensioni aziendali che hanno presentato domanda di design comunitario nel periodo , si evidenziano i seguenti aspetti: le micro imprese sono i soggetti più attivi nel deposito di domande nella classe Mezzi di trasporto e sollevamento e nella classe Varie ; le piccole imprese forniscono il principale contributo alle richieste di design nella classe Arredamento, nella classe Apparecchi di illuminazione e nella classe Articoli di uso domestico non compresi nelle altre classi ; le medie imprese sono le principali richiedenti di design nella classe Articoli di abbigliamento e merceria, nella classe Articoli da viaggio, astucci, ombrelloni e oggetti personali non inclusi nelle altre classi, nella classe Imballaggi e recipienti per il trasporto o per la manutenzione di merci, nella classe Installazioni per la distribuzione di fluidi, installazioni sanitarie, impianti di riscaldamento, di ventilazione e di riscaldamento d aria, combustibili solidi ; le grandi imprese evidenziano una significativa presenza nell utilizzo del design comunitario in prodotti della classe Costruzioni ed elementi edili, della classe Apparecchiature di registrazione, comunicazione e recupero informazioni e della classe Macchine non comprese in altre classi. Queste considerazioni vengono confermate dalla distribuzione per classe dimensionale delle imprese che hanno depositato domande di design comunitario nel periodo in alcuni settori tipici del Made in Italy, ossia quelli dell Arredamento e degli Articoli di abbigliamento e merceria. Come risulta dai seguenti diagrammi (Fig. 11) in entrambi i settori la stragrande maggioranza delle imprese è del tipo MPMI, con una forte presenza di micro e piccole imprese soprattutto nel settore Arredamento (65,1%), ma anche in quella degli Articoli di abbigliamento e merceria (31,1%), in cui sono prevalenti le medie imprese (49,2%). Fig. 11 Distributozione dei design comunitari per dimensione aziendale in alcuni settori (classi) Anni di deposito Fonte: Elaborazione Unioncamere-Dintec su dati UAMI e Questel-Orbit 8

9 6. Il processo di innovazione nelle PMI Per quanto riguarda poi la propensione strategica all innovazione delle imprese e le modalità con cui viene da loro effettuata, si riportano i risultati di una indagine empirica di tipo campionario sulle PMI condotta insieme alle COTEC di Portogallo e di Spagna. Essi dimostrano come le PMI presentano comportamenti differenziati, per cui sono necessarie politiche e strumenti diversificati per stimolare e sostenere i processi di innovazione nelle PMI, finalizzati ad accrescerne la competitività. L indagine si è basata sull assunzione che il processo di innovazione si articoli in tre fasi di azione dell azienda: la decisione di innovare, l attuazione dell innovazione, la valutazione e la valorizzazione della innovazione. Una condizione di base perché una PMI decida di innovare è che in essa esista una cultura imprenditoriale che assegni un grande valore all avvio di nuove iniziative, assumendone i connessi rischi personali, oltre che d impresa. Questa cultura della innovazione da origine ad una strategia dell innovazione, che può essere esplicita o implicita e si trasforma in un piano di innovazione. L attuazione dell innovazione richiede poi che ad essa vengono dedicate risorse materiali e persone all interno di processi variamente formalizzati e gestiti con l impiego di un minimo numero di strumenti. Dato che l innovazione è un attività rischiosa, perché l impresa dedichi ad essa risorse addizionali rispetto a quelle impiegate nelle attività correnti (le operations), occorre che da essa si aspetti benefici significativi. Pertanto il controllo dei risultati è una fase assai importante del processo innovativo, così come è importante che una PMI valuti la misura in cui ciascuna innovazione migliora le performance dei suoi prodotti e processi o accresca l efficienza dei processi interni e si ritrovi nel bilancio aziendale come sua capitalizzazione. Tali fasi si esplicano in base a molteplici fattori, tutti presenti in un azienda innovativa, anche se può variare l importanza che viene associata a ciascuno di loro e l intensità delle attività e delle risorse dedicate. L indagine condotta su un campione di PMI variamente distribuite settorialmente e territorialmente attraverso un questionario le cui risposte sono state elaborate con specifica metodologia, ha consentito di individuare 5 cluster di possibili tipologie di comportamento delle imprese riguardo l innovazione. Esse possono essere così denominate: imprese con innovazione nulla imprese con innovazione scarsa imprese con innovazione per immagine imprese con innovazione nascosta imprese con innovazione elevata 9

10 Si può descrivere ciascuna tipologia nel seguente modo. Imprese con innovazione nulla Queste imprese presentano bassi valore per tutti i fattori. Esse non svolgono alcuna attività innovativa e basano la loro competitività su altre variabili. Imprese con innovazione scarsa Queste imprese presentano valori intermedi per la decisione di innovare e valori bassi per le altre due variabili. Si tratta di imprese che sono in qualche misura motivate ad innovare, ma tale motivazione non si traduce in attività operative e non si evidenzia un effettivo interesse a valutare i risultati comunque conseguiti. Imprese con innovazione per immagine Queste imprese assegnano importanza elevata alla valorizzazione dei risultati dell innovazione, media alla decisione di innovare e bassa all attuazione. Si tratta di imprese che non dedicano significative risorse all innovazione, anche se sono abbastanza orientate a innovare e sono molto capaci di valutare i suoi risultati. 10

11 Imprese con innovazione nascosta Queste imprese presentano valori elevati per la decisione di innovare e per l attuazione dell innovazione, ma bassi per la valutazione dei risultati. Si tratta di imprese che sono coscienti dell importanza dell innovazione per creare valore e dedicano significative risorse alla sua effettuazione, ma non sono capaci di valutarne i risultati. Imprese con innovazione elevata Queste imprese presentano valori elevati per tutti i fattori e sono in grado di attuare con adeguate risorse e capacità tutte le fasi del processo di innovazione. 11

12 Le frequenze di queste tipologie di imprese nel campione relativo all Italia sono rappresentate nel seguente diagramma. Si evidenzia che esiste una quota rilevante di imprese che fanno scarsa o nulla innovazione (40%). Alta però è anche la quota di imprese che in vario modo sono orientate e attuano innovazione (elevata e latente: 30%). Ridotta è poi la quota di imprese che fanno innovazione essenzialmente per rafforzare l immagine aziendale. Emerge così l esigenza di promuovere e sostenere l attuazione di innovazione in una significativa quota di PMI con una molteplicità di approcci e strumenti diversificati. 7. Il Trasferimento Tecnologico dalla ricerca pubblica alle PMI Un ultimo aspetto che preme analizzare è quello del Trasferimento Tecnologico dalle strutture pubbliche di ricerca alle imprese, in particolare alle PMI. L importanza di questo processo deriva dalla considerazione che, da un lato, le nuove tecnologie devono avere una base crescente e articolata di avanzate conoscenze tecnico-scientifiche e, dall altro, che le PMI non dispongono in genere di sufficiente capacità di generare tali conoscenze, per cui emerge l opportunità di acquisire le conoscenze avanzate disponibili presso le Università e le strutture pubbliche di ricerca. Va sottolineato come questo processo non si esplica in un semplice trasferimento di conoscenze dalle fonti (la ricerca) agli utilizzatori (le imprese), ma implica una più o meno profonda trasformazione di tale conoscenza, che deve essere incorporata in un nuovo prodotto o processo. L interazione fra strutture di ricerca e imprese al fine di generare nuove tecnologie vendibili nel mercato, incontra una serie di ostacoli o criticità, che si possono così sintetizzare: sul lato delle strutture pubbliche di ricerca Scarsa imprenditorialità dei ricercatori pubblici per la valorizzazione economica delle loro competenze e dei loro risultati tecnico-scientifici; Rigidità strategiche e organizzative delle università nell attuare la 3 missione; Distanza dei risultati di ricerca rispetto allo stato di tecnologia; Differenze socio-cognitive tra ricercatori pubblici e uomini d azienda; 12

13 sul lato delle PMI Carenza nelle PMI di approccio strategico all innovazione tecnologica, anche per una limitata conoscenza della dinamica delle tecnologie science based di tipo trasversale e abilitante; Rilevanza dei costi percepiti dalle PMI nella collaborazione con le strutture pubbliche di ricerca; Limitata capacità delle PMI di assorbimento di nuove conoscenze tecnico-scientifiche; Anche le iniziative attuate dagli organi di governo, soprattutto a livello locale, per promuovere e sostenere il trasferimento tecnologico della ricerca pubblica alle imprese, sono risultati in genere poco efficaci a causa dalle seguenti criticità Frammentazione delle iniziative promosse localmente per il TT alle PMI e carenza di coordinamento; Inadeguatezza delle modalità con cui gli organismi pubblici promuovono e sostengono il TT. Alla luce di questa criticità appare necessario ripensare l approccio e gli strumenti con i quali promuovere e sostenere il Trasferimento Tecnologico dalla ricerca pubblica alle PMI. Si dovrebbe operare in modo da soddisfare i seguenti requisiti: i) coinvolgere tutte le tipologie di attori che intervengono nei processi di Trasferimento Tecnologico; ii) intervenire con un ruolo pro-attivo su tutte le fasi del ciclo della innovazione tecnologica; iii) predisporre strumenti che tengano conto dei limiti di risorse (organizzative, finanziarie, gestionali) delle PMI; iv) abbattere le barriere esistenti e le asimmetrie informative tra domanda e offerta di conoscenze tecnico-scientifiche; v) evitare approcci puramente localistici per quanto concerne l utilizzo delle fonti di conoscenze tecnico-scientifiche. Risulta evidente come le Associazioni imprenditoriali possano svolgere un ruolo fondamentale in queste azioni, in quanto portatrici di un rapporto fiduciario con il tessuto produttivo. Si possono poi individuare alcune linee di iniziative funzionali a questo nuovo approccio al Trasferimento Tecnologico. Incentivi finanziari Predisporre strumenti finanziari soprattutto, ma non esclusivamente, di tipo pubblico, a sostegno dello sviluppo dei risultati tecnico-scientifici disponibili nelle strutture pubbliche di ricerca verso tecnologie industriali. Modificare le procedure per l accesso delle PMI a finanziamenti pubblici per progetti aziendali di Ricerca & Innovazione tecnologica, per tener conto delle loro limitate disponibilità patrimoniali e finanziarie. Per superare questi vincoli si possono introdurre differenti forme di garanzia e attivare il coinvolgimento di istituti di credito per il prefinanziamento dei progetti di R&I. 13

14 Marketing dei risultati della ricerca pubblica Arricchire il Sistema Informativo dei brevetti della ricerca pubblica, realizzato da Fondazione COTEC, Unioncamere e CNR, con l inserimento dell offerta complessiva di Università e di enti pubblici di ricerca. Contestualmente, dedicare adeguate risorse per il marketing e la commercializzazione dei brevetti, presenti nel sistema informativo, coinvolgendo il più possibile gli operatori del Trasferimento Tecnologico. Promozione della capacità di innovazione delle imprese Implementare strumenti di Strategic Policy Intelligence, in particolare di Technology Foresight, e diffondere i loro risultati sia presso le strutture pubbliche di ricerca, sia presso le imprese. Attuare programmi per la messa a disposizione di competenze tecnologiche alle PMI per incrementare la loro capacità di assorbimento di avanzate conoscenze tecnico-scientifiche. Attivazione di intermediari efficaci Potenziare l azione delle strutture pubblico-private (RTO - Research & Technology Organization) che operano essenzialmente in una logica di mercato per la soluzione di problematiche di innovazione tecnologica delle imprese attraverso lo sviluppo dei risultati di ricerca disponibili nelle strutture pubbliche di ricerca, dalle quali in molti casi promanano. 14

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