Le lettere riconosciute come Paoline:

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1 SAN PAOLO Paolo (Saulo), ebreo di Tarso in Cilicia e cittadino romano, chiamato da Gesù tra gli apostoli mentre si sta recando a Damasco per organizzare la persecuzione contro i cristiani, è sepolto a Roma. Nella capitale dell impero era giunto nella primavera del 61, prigioniero, per essere sottoposto al giudizio di Nerone al quale si era appellato, in quanto cittadino romano, dopo l arresto avvenuto a Gerusalemme nel 58, accusato da alcuni giudei di avere oltraggiato la legge di Mosè. Il viaggio di Paolo è descritto da Luca, che lo accompagnò, negli Atti degli Apostoli (At 27, 1-44): per nave a Malta, toccando prima le isole di Cipro e di Creta, poi a Siracusa, Reggio, Pozzuoli, quindi lungo la via Appia a forum Appi(presso Terracina) e alle Tres Tabernae (attuale Cisterna), località presso le quali gli vennero incontro i cristiani di Roma, per giungere infine nell Urbe. Qui rimase sotto custodi militaris (cioè libero di abitare in casa propria ma sotto la sorveglianza di un soldato) in attesa del processo, che non avvenne verosimilmente perché i suoi accusatori non si presentarono a Roma. Liberato dalla prigionia, forse Paolo non era più a Roma nel 64, l anno di inizio della persecuzione neroniana. Vi tornò però subito dopo, di nuovo prigioniero e questa volta trattenuto in carcere, nel 66 o nel 67, anno in cui subì il processo e il martirio per decapitazione. Le lettere di Paolo appartengono alla prima letteratura cristiana. Corrispondono a un periodo in cui i primi cristiani attendevano l imminente ritorno di Cristo. Essendo un apostolo itinerante che annunciava il vangelo di città in città, le lettere erano per Paolo un modo per comunicare con le comunità che aveva fondato (Vero sostituto di presenza, le lettere permettono a Paolo di ritornare fra coloro che aveva incontrato quando aveva annunciato loro Cristo. Esse rendono presente l autorità di colui che aveva giocato un ruolo importante nella fondazione della loro comunità e permettono anche certe affermazioni audaci o certe ferme prese di posizione che la presenza fisica o un discorso a viva voce non sempre avrebbero consentito (Gal 5,12). Dal resto, apparentemente si rimprovera a Paolo di essere così umile quando è presente e di parlare con tanta audacia quando scrive (2 Cor 10,1)). Così, negli anni 50 d.c., Paolo ha prodotto gli scritti cristiani più antichi giunti fino a noi. Ciascuno di questi scritti ha un tono e un accento un po diversi, perché legati alla situazione concreta delle comunità cui Paolo si rivolgeva e ai loro bisogni particolari. Delle 13 lettere attribuite generalmente a Paolo sette sono considerate autentiche, cioè dettate e inviate personalmente da lui, mentre sulle altre sei i pareri divergono. 1

2 Le lettere riconosciute come Paoline: Sette lettere sono normalmente considerate di origine paolina: la Prima lettera ai Tessalonicesi; le due lettere ai Corinzi; le lettere a Galati, Filippesi, Romani e Filemone. Sono state redatte in base a modelli ben noti nel mondo ellenistico. Sono anche scritti di circostanza, rivolti a destinatari conosciuti e rispondenti a problemi concreti. (Gli scritti paolini appartengono a un genere letterario situato fra la lettera e l epistola. La lettera, in senso stretto, è un documento breve, a carattere privato e personale. L epistola, come viene usata nell antichità da Aristotele, Cicerone e Seneca, è un genere letterario che tratta di un determinato argomento di interesse generale, in forma sistematica e secondo precise regole di presentazione. Le epistole sono destinate alla lettura in pubblico. Negli scritti paolini questi due aspetti si intrecciano. Essi contengono notizie personali dell apostolo, informano sui suoi spostamenti, ma sono destinati alla lettura nell assemblea cristiana e le riguardano direttamente. Da un lato, gli scritti rispondono a problemi concreti della comunità e, dall altro, mirano a incoraggiarla a vivere coerentemente la fede che essa proclama.) Non sono quindi trattati teologici, ma atti pastorali, con argomenti e linguaggio determinati da problemi e questioni propri delle comunità cui Paolo si rivolgeva. Solo la Lettera ai Romani sembra fare eccezione. La Prima lettera ai Tessalonicesi Risalenti agli anni d.c., la prima lettera ai Tessalonicesi segna una tappa nell attività missionaria di Paolo, perché non è solo la prima delle sue lettere, ma anche lo scritto più antico del NT. Benché inviata da Paolo, Silvano e Timoteo tutti e tre all origine della comunità di Tessalonica, di cui non avevano potuto, apparentemente, completare l organizzazione il vero autore sembra Paolo (5,27). La lettera è stata redatta poco dopo il suo arrivo a Corinto, dove Timoteo gli aveva portato notizie rassicuranti sulla comunità di Tessalonica (3,6-10). Dalla lettera risulta che quella comunità era composta da cristiani provenienti dal paganesimo (1,9) e non, come potrebbero indurre a credere gli Atti degli apostoli, da giudei e pagani simpatizzanti per la sinagoga. Quando Paolo scrive, la comunità era oggetto di calunnie o persecuzioni da parte dei giudei, i quali aizzavano la popolazione e le autorità locali. Di qui la violenta reazione di paolo (2,14-16). La lettera vuole incoraggiare i tessalonicesi a fortificarli nella loro fede, non correggere errori e deviazioni. Paolo li esorta a vivere nella santità (4,4-8), lavorare per non essere a carico gli uni degli altri (4,11), vigilare (5,1-11) ed edificarsi reciprocamente (4,18; 5,12-22). In un tempo nel quale il ritorno di Cristo sembrava 2

3 imminente (1,10; 2,19; 4,16), Paolo risponde anche a questioni che preoccupavano i cristiani di Tessalonica, in particolare riguardo a coloro che fossero morti prima dell avvento della parusia (5,1ss; 4,13). La questione gli offre l occasione per un prezioso insegnamento sulla risurrezione dei morti (4,13-18). Le lettere ai Corinzi (Corinto: La città era risorta dopo il distruzione del 146 a.c. operata dai Romani, e grazie alla sua felice collocazione sull istmo che univa il Mar Ionio all Egeo (oggi l istmo è tagliato dal Canale di Corinto) godeva di una floridezza incomparabile; per di più nel 27 a.c., Ottaviano l aveva fatta capitale della nuova provincia senatoriale di Acaia. Commercio, ricchezza, cultura, razze, religioni e corruzione si mescolavano nella città, i cui monumenti erano sovrastati dal grande massiccio roccioso dell Acrocorinto, sul quale s innalzava il celebre santuario dedicato alla dea Afrodite, la dea dell eros. Anche per questo l appellativo di fanciulla corinzia correva sinonimo a quei tempi di ragazza di facili costumi. Nonostante queste circostanze apparentemente sfavorevoli la comunità cristiana era cresciuta numerosa e vivace, e affrontava per la prima volta il rischio di vivere il Vangelo in un ambiente totalmente greco, in un contesto cioè che non poteva più contare su parametri biblici ed ebraici. Paolo prova affetto intensissimo, come di padre verso questa comunità, e della quale è fiero, poiché la chiama sigillo del suo apostolato. Il piano della prima lettera è semplice: se si toglie il prologo, 1,1-9 e la conclusione, 16,1-24, contenente informazioni personali, il discorso segue in maniera piano il filo delle difficoltà e delle domande che sono state poste. Si parla dunque: delle divisioni tra i discepoli, 1,10-4,14, della inspiegabile accondiscendenza verso un cristiano che vive in stato di incesto, 5,1-13, del deferimento presso tribunali pagani di liti sorte tra cristiani, 6,1-11, di una persistente corrività alla fornicazione, 6, Si passa poi a trattare dei quesiti posti dai corinzi e precisamente: della scelta tra matrimonio e verginità, 7,1-40, delle carni immolate agli idoli, 8,1-11,1, dell ordine nelle assemblee religiose, 11,2-34, dei carismi e dei loro uso, 12,1-14,40, della risurrezione dei morti, 15,1-58. Da notarsi qui la perla di tutta la lettera è il celebre inno all agape carità che occupa il capitolo 13, tanto più significativo a Corinto, che era celebrata come la capitale dell eros e dell egoismo. 3

4 La seconda lettera ai Corinzi è la più spontanea e personale di San Paolo, quella che più di ogni altra ne svela il carattere e le profondità della vita spirituale. La sintesi della lettera è che predicare e testimoniare il Vangelo tra gli uomini. Secondo il vocabolario caratteristico di Paolo, il vero vanto del discepolo di Cristo è quello secondo lo Spirito, non quello secondo la carne. La lettera si conclude con la radiosa formula liturgica: La grazia del Signore Gesù Cristo, l amore di Dio e la comunione dello Spirito santo siano con tutti voi 12,13-13,13.) Queste lettere fanno parte di uno scambio di corrispondenza fra Paolo e i cristiani di Corinto che non si limita alle due Lettere che noi conosciamo. Sembra infatti che Paolo abbia inviato almeno quattro lettere alla comunità di Corinto. Nella Prima lettera ai Corinzi, Paolo ricorda un precendete lettera, ovviamente perduta (1 Cor 5,9-17), e in 7,1 si parla di una lettera inviata dai cristiani di Corinto. Nella Seconda lettera ai Corinzi, Paolo allude a una terza lettera scritta tra molte lacrime (2 Cor 2,3-4). Molti autori pensano che potrebbe corrispondere ai capitoli dell attuale Seconda lettera, mentre gli altri capitoli costituirebbero una quarta lettera. Secondo gli Atti degli Apostoli, Paolo giunse a Corinto dopo lo smacco di Atene (At 18,1-18). Vi rimase circa un anno e mezzo, probabilmente dalla fine del 50 all inizio del 52. In base alla prima lettera ai Corinzi, allora Paolo aveva annunciato il vangelo non con un discorso sapiente (1 Cor 1,17), ma come missionario di Cristo crocifisso (1,23-24). Aveva trasmesso anche tradizioni liturgiche, come il battesimo (1,13; 12,13), il pasto del Signore (11,22ss)e, ovviamente, il credo da lui stesso ricevuto (15,1ss). Ben presto si era formata una comunità, composto per lo più di convertiti di culture greca proveniente dal paganesimo, di condizioni sociali piuttosto umili (1 Cor 1,26ss; 7,21ss), con alcuni elementi di origine ebraica (At 18,8; 1 Cor 1,22-24). Dopo la partenza di Paolo, altri missionari cristiani avevano continuato la sua opera (3,5-15). L unico a noi noto è Apollo (At 18,24), che aveva fatto degli adepti (3,5) e la cui permanenza a Corinto è attestata anche in At 19,1. Dalla prima lettera ai Corinzi apprendiamo che, a differenza di quella di Tessalonica, la comunità non era oggetto di ostilità e tanto meno di persecuzioni. I cristiani erano invitati a tavola dai non cristiani (10,27ss), frequentavano, a quanto sembra, le piccole botteghe che si trovavano vicino ai templi pagani (8,10) e ricorrevano ai tribunali della città (6,1). La chiesa di Corinto era quindi ben integrata nella società, 4

5 ma lacerata al suo interno da gravi contrasti e tragiche divisioni, perché alcuni si richiamavano ad Apollo, altri a Cefa e altri ancora a Cristo (1,10-12). Questi dissensi erano aggravati stando a 11,17-34, da profonde ineguaglianze sociali fra coloro che possedevano case e mangiavano e coloro che non avevano nulla. Infine, i cristiani di Corinto erano divisi sul comportamento da tenere nei riguardi delle carni immolate agli idoli (8,10). Alcuni, forti della libertà ricevuta da Cristo, non si facevano alcuno scrupolo al riguardo, mentre altri i deboli si astenevano dal mangiarne per motivi di coscienza. Come risulta dai capitoli 6 e 7, i cristiani di Corinto erano divisi anche riguardo alla sessualità. Infine, le stesse riunioni di preghiera erano occasioni di divisioni (cc ), perché spesso alcuni ostentavano, con una certa aria di superiorità, un carisma che gli altri non avevano, umiliando ancor più i meno dotati. E, cosa ancor più grave, alcuni negavano la risurrezione dei morti (1 Cor 15). Tutto questo può chiarire il contesto e la natura della corrispondenza intercorsa fra Paolo e i cristiani di Corinto, ma, riguardo all invio delle varie lettere, si può immaginare, fra gli altri possibili, questo scenario: 1. Mentre si trova a Efeso, Paolo viene a sapere dei gravi disordini avvenuti nella comunità di Corinto. Scrive una prima lettera, perduta, ricordata in 1 Cor 5,9. 2. Poiché la lettera non produce l effetto sperato, Paolo invia Timoteo, fondatore insieme a lui della comunità, sperando che il suo intervento sia più efficace. I corinzi mandano delle domande per iscritto a Paolo, il quale risponde, punto per punto, inviando una seconda lettera, quella che noi chiamiamo Prima lettera ai Corinzi, risalente probabilmente alla primavera del Allora Tito lascia Efeso e si trasferisce a Corinto, dove trova una situazione deplorevole. Le prime due lettere e la visita di Timoteo non hanno prodotto gli effetti sperati. Perciò Paolo decide di fare una visita lampo a Corinto, ma non riesce a risolvere la situazione. Di ritorno a Efeso, redige la sua Terza lettera, quella scritta in mezzo a molte lacrime, che corrisponde certamente ai capitoli della nostra Seconda lettera di Corinzi. 5

6 4. Per rimediare al fallimento della sua visita e valutare gli effetti di questa lettera, Paolo chiede a Tito di riprendere contatto con i corinzi, attendendo con impazienza i risultati della sua missione. Sotto la pressione delle circostanze, certamente gravi (2 Cor 1,8), Paolo lascia Efeso per Troade, da dove parte per la Macedonia. Lì viene raggiunto da Tito che gli porta finalmente buone notizie: la comunità è cambiata e si è sottomessa all apostolo. Allora, pieno di gioia, Paolo redige un apologia del suo apostolato, aggiungendovi un piccolo capolavoro letterario: l appello a favore della colletta ( 2Cor 8). È la quarta lettera (2 Cor 1-9). Paolo l affida a Tito. Vostro sac. James Edassery 6

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