MUTUAE RELATIONES E LA VITA RELIGIOSA

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1 Assemblea dell'usg Giovedì 27 Novembre 2014 Robert J. Geisinger, S.J. MUTUAE RELATIONES E LA VITA RELIGIOSA DA UNA PROSPETTIVA PASTORALE E GIURIDICA, Prima parte (dieci minuti): Il contesto storico per inquadrare Mutuae Relationes Seconda parte (dieci minuti): Il nostro tema alla luce dei sei principi di revisione operativa Il Codice di Diritto Canonico del 1983 Terza parte (dieci minuti): Uno sguardo al Corpus Iuris Canonici del 1983 visto attraverso Mutuae Relationes Quarta parte (quindici minuti): Un cammino testuale e contemporaneo attraverso Mutuae Relationes (1978) Quinta parte (quindici minuti): 1

2 Un quadro degli esiti precedenti e delle sfide attuali ( ) verso una visione nuova ed esaustiva di un nuovo documento PRIMA PARTE: Il contesto storico per inquadrare Mutuae Relationes Il documento Mutuae relationes del 1978 è storicamente e cronologicamente più vicino alla Seconda Guerra Mondiale che al nostro tempo. È stato scritto nel tempo della crescita tipica del dopoguerra e della prima espansione di un'economia internazionale e di nuove tecnologie, da cui è emersa tra i cattolici una nuova internazionalizzazione della fede. Gli anni '60, trovarono nel Beato Paolo VI il primo pontefice regnante che viaggiò molto fuori dall'italia, visitò più di 24 paesi del mondo in circa sei anni. All'interno della Chiesa riconosciamo un movimento significativo dopo la conclusione del Concilio Vaticano II, con non pochi sconvolgimenti nel campo liturgico, teologico e sociologico. Si potrebbe dire che nel 1978 si capiva che le implicazioni derivate dal Concilio Vaticano II non sarebbero state immediatamente chiare, ma che i cambiamenti erano già inconfondibilmente in corso. Mutuae relationes è stato pubblicato solo pochi mesi prima della morte di Paolo VI. Può essere considerato un documento del suo influente papato e come un prodotto del Concilio Vaticano II, che si era concluso tredici anni prima. Almeno per me, è difficile leggere Mutuae relationes senza avvertire alcune forti tendenze dottrinali associate a San Giovanni Paolo II, il cui papato era a soli sei mesi dalla nascita. Gli sviluppi nell'ambito sociale, soprattutto in Occidente, incidevano, ovviamente, sui religiosi e le loro opere, in campi da lungo tempo e intensamente associate a suore, fratelli e sacerdoti in istituti apostolici attivi: educazione, sanità, vita parrocchiale, apostolati spirituali e attività missionaria. Già era avviata la revisione delle Costituzioni di molti istituti, in alcuni casi in modo rapido e profondo, e anche inquietante. Nel 1978, o alla luce dello slancio che si percepiva dal Perfectae caritatis o in risposta ai tempi che stavano cambiando, erano molti gli istituti che riesaminavano il vissuto dei voti, la definizione di missione, il fenomeno della vita comunitaria, le manifestazioni delle devozioni, della pietà, e la vita spirituale, la sottomissione alla volontà dei superiori, e il riconoscimento dell'identità personale e dell'indipendenza. L'evangelizzazione e la giustizia sociale, già ironicamente implicite in tanti apostolati religiosi dell'epoca, diventarono il punto focale da incarnare in modo nuovo e più esplicito, con voce moderna. Per alcuni istituti, ciò significò (in modo più o meno consapevole) rielaborare, per non dire riscrivere, la nozione che avevano del loro carisma religioso e del patrimonio della congregazione. Anche la vita contemplativa e monastica, nel 1978, si stava adattando ai nuovi tempi. Lo zelo missionario si trovava dinanzi a non poche sfide in alcune parti del mondo, e in altre trovava l'appoggio della 2

3 teologia della liberazione. Tutto questo avveniva nel tempo della Lumen Gentium e della Christus Dominus. Ricordiamo che Mutuae relationes si pone tre domande che guidano la discussione culminata nel documento: "a) cosa i vescovi si aspettano dai religiosi; b) cosa i religiosi si aspettano dai vescovi; c) quali mezzi devono essere utilizzati per arrivare ad una ordinata e fruttuosa cooperazione tra vescovi e religiosi, a livello diocesano, nazionale e internazionale." Nel 1978, molte erano ancora le questioni aperte, 10 anni dopo la fine del Concilio Vaticano II. In Mutuae relationes, sono presenti alcune di queste domande, che formulerò a modo di esempio: La chiesa particolare (la diocesi) come si relaziona con la Chiesa universale, in particolare alla luce della nuova immagine del vescovo che emerge dal Concilio Vaticano II? In concreto, cosa significa vivere l'uguaglianza fondamentale e il sacerdozio comune di tutti i credenti in virtù dell'identità battesimale? Le opere religiose come rispondono alla società civile, e come si relazionano con il vescovo in quanto autorità ecclesiastica e con i governi, che rappresentano l'autorità secolare? Cosa significa in realtà parlare della giusta autonomia dei religiosi e delle loro opere? Per quanto riguarda i religiosi sacerdoti, si è prima religiosi e poi sacerdoti o prima sacerdoti e poi religiosi? Poiché il Codice di Diritto Canonico del 1917 era praticamente in disuso fin dagli anni '50, come sarebbe stato il nuovo Codice di Diritto Canonico e quando sarebbe stato promulgato? Anche se Mutuae relationes del 1978 sembra voler tendere ad una futura collaborazione tra due dicasteri chiave (l'allora Sacra Congregazione per gli Istituti Religiosi e Secolari e l'allora Sacra Congregazione per i Vescovi) dà, almeno a me, quasi la sensazione tangibile di essere una risposta urgente alle difficoltà emergenti e alle tensioni in tempi di cambiamento assai incerti. Per quanto riguarda le mutue relazioni tra vescovi e religiosi nella Chiesa, il documento è stato una misura provvisoria necessaria per illuminare un cammino in avanti almeno fino alla revisione e promulgazione del Codice di Diritto Canonico, che sarebbe avvenuta cinque anni dopo. SECONDA PARTE: Sei dei Dieci Principi della Revisione Operativa Verso il Codice di Diritto Canonico del Nel rinnovare il suo carattere giuridico, il Codice deve insistere sulla natura sociale della Chiesa in modo che i fedeli cristiani possano usufruire dei beni della Chiesa che li aiutano a raggiungere la salvezza eterna. Diritti e doveri devono essere quindi definiti dal Codice sia per quanto riguarda l'individuo che la società ecclesiastica. 2. È necessario promuovere il coordinamento tra fora esterni e fora interni ed 3

4 evitare confusione. 3. La pastorale delle anime deve essere primordiale, non solo ai fini della giustizia, ma anche prestando attenzione alla carità, alla temperanza, all'umanità e alla moderazione. Correttezza ed equità sono da perseguire nella legislazione e non solo nell'interpretazione e nell'applicazione della legge. Le norme inutilmente rigide dovrebbero cedere il passo alla persuasione, a favore del bene pubblico ed ecclesiale. 4. Le facoltà di dispensare dalle leggi generali, che finora erano facoltà straordinarie, devono diventare facoltà ordinarie, riservate all'autorità superiore in vista del bene comune. 5. È da sottolineare la sussidiarietà, ma una sussidiarietà posta al servizio dell'unità piuttosto che della divisione. 6. In ragione del fatto che tutti i fedeli sono fondamentalmente uguali, e dato che la Chiesa è strutturata in modo gerarchico, devono essere definiti e protetti i diritti personali. Non bisogna abusare dell'autorità e del potere, ma piuttosto esercitarli in atteggiamento di servizio. 7. Le procedure amministrative, in particolare il ricorso, richiedono una speciale attenzione, tale da proteggere i diritti soggettivi, insistendo in una maggiore chiarezza e distinzione riguardo alle funzioni legislative, amministrative e giudiziarie del potere ecclesiastico. 8. Il principio di territorialità nel governo della Chiesa può non essere l'unico criterio quando ciò si rende necessario per definire una comunità di fedeli. 9. Le pene dovrebbero essere pronunciate solo dal foro esterno ed essere dichiarate (ferendae sententiae), mentre le pene automatiche (latae sententiae) devono essere ridotte al massimo, e inflitte solo per i delitti più gravi. 10. Nella sua integrità, il Codice, come un tutto organizzato, può essere concepito e concretizzato solo dopo un'attenta revisione di tutte le sue parti. 4

5 TERZA PARTE: UNO SGUARDO AL CODICE DI DIRITTO CANONICO DEL 1983 LIBRO I: NORME GENERALI (CANONI 1-203) Titolo I: Leggi ecclesiastiche (canoni 7-22) Titolo II: La consuetudine (canoni 23-28) Titolo III: Decreti generali istruzioni (canoni 29-34) Titolo IV: Gli atti amministrativi singolari (canoni 35-93) Titolo V: Gli Statuti e gli Ordinamenti (canoni 94-95) Titolo VI: Le persone fisiche e giuridiche (canoni ) Titolo VII: Gli atti giuridici (canons ) Titolo VIII: La potestà di governo (canoni ) Titolo IX: Gli uffici ecclesiastici (canoni ) Titolo X: La prescrizione (canoni ) Titolo XI: Il computo del tempo (canoni ) LIBRO II: IL POPOLO DI DIO (CANONI ) Parte I: I fedeli di Cristo (canoni ) Titolo I: Obblighi e diritti di tutti i fedeli (canoni ) Titolo II: Obblighi e diritti dei fedeli laici (canoni ) Titolo III: I ministri sacri o chierici (canoni ) Titolo IV: Le prelature personali (canoni ) Titolo V: Le associazioni dei fedeli di Cristo (canoni ) Parte II: La costituzione gerarchica della Chiesa (canoni ) Sezione I: La suprema autorità della Chiesa (canoni ) Sezione II: Le chiese particolari e i loro raggruppamenti (canoni ) Titolo I: Le chiese particolari e l'autorità in esse costituita (canoni ) Titolo II: I raggruppamenti di chiese particolari (canoni ) Titolo III: Struttura interna delle chiese particolari (canoni ) Parte III: Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica (canoni ) Sezione I: Istituti de vita consacrata (canoni ) Titolo I: Norme comuni a tutti gli istituti di vita consacrata (canoni ) Titolo II: Istituti religiosi (canoni ) Titolo III: Istituti secolari (canoni ) Sezione II: Società di vita apostolica (canoni ) LIBRO III: LA FUNZIONE DI INSEGNARE DELLA CHIESA (CANONI ) 5

6 LIBRO IV: LA FUNZIONE DI SANTIFICARE DELLA CHIESA (CANONI ) LIBRO V: I BENI TEMPORALI DELLA CHIESA (CANONI ) LIBRO VI: LE SANZIONI NELLA CHIESA (CANONI ) LIBRO VII: I PROCESSI (CANONI ) 6

7 PARTE QUARTA: Un cammino testuale e contemporaneo attraverso Mutuae Relationes (1978) MARY ELLEN SHEEHAN, RELAZIONI ISTITUZIONALI: VITA RELIGIOSA NELLA CHIESA THE WAY SUPPLEMENT 65 (1989) Ecclesiae sanctae, motu proprio di Paolo VI, Agosto, 1966 Questa istruzione papale offre le norme generali necessarie per il rinnovamento auspicato in Perfectae caritatis. Agli istituti religiosi è stato chiesto di: 1) svolgere capitoli di rinnovamento non limitati a temi di carattere amministrativo, ma che fossero piuttosto eventi di profondo rinnovamento dal punto di vista intellettuale, spirituale ed apostolico; 2) rivedere le proprie costituzioni in modo da eliminare pratiche già cadute in disuso, e fondere insieme principi biblici, teologici e storici con elementi giuridici; 3) creare procedure di governo radicate nei valori della partecipazione e della sussidiarietà; 4) mostrare un evidente impegno nei riguardi dell'insegnamento del Concilio Vaticano II; 5) entrare in un periodo di sperimentazione. Il decreto Mutuae relationes, sulla relazione tra vescovi e istituti religiosi, maggio del 1978 Questo documento, pubblicato insieme dalle Congregazioni per i Vescovi e per gli Istituti Religiosi e Secolari, ha un triplice obiettivo: in primo luogo offrire una lunga ed esaustiva revisione dell'insegnamento della Chiesa sulla natura e il ruolo dell'episcopato, includendo una dichiarazione chiara sulla natura gerarchica dell'autorità della Chiesa; in secondo luogo dichiarare l'autonomia degli istituti religiosi riguardo alle proprie questioni, affermando nello stesso tempo la loro integrazione nella struttura dell'autorità della Chiesa; in terzo luogo commentare il bisogno di una relazione solida tra gli istituti religiosi e l'autorità episcopale locale per il bene pastorale della Chiesa [...] La relazione è descritta in termini di cooperazione, ma anche in modo chiaro, cioè come una relazione di subordinazione all'autorità gerarchica. Il documento raccomanda la formazione di commissioni miste con rappresentanti delle Conferenze Episcopali e delle Conferenze dei Superiori Maggiori per 7

8 svolgere la loro missione 'di mutuo consiglio, di legame, di comunicazione reciproca, di studio e di riflessione'. Inoltre, i vescovi dovrebbero creare una commissione speciale in seno alle rispettive Conferenze per questioni proprie dei religiosi. Il legame è anche un obiettivo a livello internazionale. Al rispetto, il papa si riserva un ruolo particolare in virtù del suo ministero petrino che esprime anche - come chiaramente lo spiega il documento - mediante "i dicasteri della Curia romana". In breve, quindi. il documento insegna che il dialogo e la collaborazione nei diversi livelli devono essere portati avanti in un clima di mutuo rispetto e fiducia. La relazione è necessaria e importante per il bene pastorale della Chiesa, e la sua natura è collaborativa, anche se strutturata in modo chiaramente gerarchico. Solamente se si intende così - dichiara il documento - ci sarà una "vitalità dinamica" e "una comunione ecclesiale organica". PARTE QUINTA: Un quadro degli esiti precedenti e delle sfide attuali ( ) verso una visione nuova ed esaustiva di un nuovo documento 1. Le Conferenze Episcopali hanno in genere dato vita a utili strutture di comunicazione e di sostegno inter-diocesano. Può dirsi lo stesso delle Conferenze dei Superiori maggiori? C'è stato uno sviluppo positivo di relazioni utili tra questi due tipi di Conferenze? 2. Il termine communio è stato usato varie volte negli anni recenti. In una nuova versione di Mutuae relationes, cosa vorrebbe dire? Qual è oggi il migliore enunciato che possiamo trovare per descrivere la corresponsabilità in una missione universale condivisa? 3. Cinquant anni dopo, come potrebbe prendere forma concreta l'intersezione di Christus Dominus, Perfectae caritatis, e Lumen Gentium? Questa articolazione è in teoria possibile? Nel 1978 Mutuae relationes ha cercato di essere un documento pratico e concreto nella sua ultima parte. E' possibile cercare di fare la stessa cosa in un modo che sia culturalmente sensibile, aperto alle diversità culturali locali del mondo di oggi? In questo documento, come dare piena voce alle donne? 4. In diverse parti del mondo, alcuni istituti stanno sperimentando una seria diminuzione di membri. Ciò solleva interrogativi riguardo ai loro apostolati e al loro futuro, con questioni correlate riguardanti l'alienazione e il patrimonio culturale. Una nuova versione di Mutuae relationes potrebbe affrontare 8

9 questa realtà direttamente e offrire utili orientamenti che rispettino le posizioni dei religiosi e delle autorità diocesane? 5. In molte parti del mondo, oggi sono i laici a svolgere efficacemente il ruolo di autorità e ciò costituisce la norma sine qua non in opere apostoliche di istituti religiosi. Ciò aggiunge un nuovo elemento di discussione alle mutue relazioni tra vescovi e religiosi. In un futuro documento come si potrebbe articolare questo aspetto? 6. Mentre lo Spirito agisce nelle nuove forme di vita consacrata e nelle nuove associazioni e istituti, sembra che ci siano anche molte "brutte pieghe" che possono ferire e perfino scandalizzare. L'autorità competente, come può assicurare al meglio la sua vigilanza ed anche il suo intervento? O come delineare meglio chi è l'autorità competente in queste circostanze? 7. In luoghi dove la Chiesa à attaccata (e oggetto di violenza, di repressione e di ideologia), cosa potrebbe offrire un documento nuovo a proposito di strutture diocesane e religiose concordanti e unificate di fronte all'ostilità? 8. Come promuovere la cooperazione tra le autorità diocesane e religiose nei mezzi sociali e tradizionali verso l'evangelizzazione? Qual è il ruolo del nihil obstat nell era internet? Come condividere meglio tra vescovi e religiosi un'opportuna vigilanza di ciò che è 'cattolico'? 9. Come può una futura versione di Mutuae relationes sostenere meglio la vita monastica / contemplativa? 10. La credibilità dell'autorità maschile nelle strutture diocesane e religiose è stata ferita in molte parti del mondo per cattiva condotta da parte dei membri. E' una questione pertinente per un futuro documento? 11. Negli ultimi decenni la visione dell'impegno missionario e dell'inculturazione è cambiata. Come incide questo su questioni locali (per esempio) "la giusta autonomia" dei religiosi nelle chiese particolari, i contratti, la risoluzione di dispute a livello locale? 9