Poi il Signore apparve a lui (Abramo) alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all ingresso della sua tenda nell ora più calda del giorno.

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1 1 Per una teologia dell accoglienza di Renata Micheli Una cultura e una teologia dell ospitalità nella Bibbia trovano un punto di partenza e un fondamento privilegiato nel racconto di Genesi 18, 1-16 che narra l incontro vissuto da Abramo con tre enigmatici personaggi alle Querce di Mamre. Anche se i cc. 18 e 19 di Genesi sono tutti centrati sui problemi, sugli sviluppi e sugli opposti esiti dell ospitalità, il brano introduce e orienta nei difficili sentieri dell incontro che inizia quando gli sguardi e i destini di chi è straniero in una terra e in un luogo, incrociano gli sguardi e i destini di chi, in quella terra ed in quel luogo, straniero non è. La vicenda di Mamre illustra la prima proclamazione biblica di un gesto d amore che si rivelerà decisivo nel giudizio finale sulle labbra del Figlio dell uomo:«ero forestiero e mi avete accolto»; «in verità in verità vi dico: quanto avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me» (Mt 25, 35.40) 1. Genesi 18:1 Poi il Signore apparve a lui (Abramo) alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all ingresso della sua tenda nell ora più calda del giorno. Davanti al racconto di Gn 18, 1-16 nasce legittima una domanda: l ospitalità sollecita di Abramo deriva dal fatto che vede nei visitatori esseri umani oppure 1 Cf CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Commissione ecclesiale per le migrazioni, «Ero forestiero e mi avete ospitato», in Il Regno-Documenti, 39 (1944/5) Anche se nel gergo comune noi siamo soliti adoperare come termini interscambiabili quelli di «straniero» e quello di «forestiero», non così per il linguaggio biblico. Infatti nel testo di Matteo, nella versione greca dei LXX e tra i versetti 35 e 38, per due volte appare il termine greco che è tradotto nel testo latino della Vulgata, entrambe le volte, col termine hospes e nella versione italiana con la parola pellegrino e nella Bibbia di Gerusalemme con forestiero. Se la parola greca ha una massima estensione tanto da comprendere il significato di straniero nell accezione di estraneo ma anche di ospite, rimarcando perciò la differenza tra ciò che è familiare (e perciò parallelo ad amico ), e ciò che è ostile (e perciò parallelo a estraneo ). Da deriva Xenofobia e alloghenês col significato di estraneo, di un altra stirpe, straniero ma anche, philoxen a, cioè ospitalità. La lingua latina è più povera ma anch essa marca la differenza usando due parole per tradurre lo stesso termine greco accentuando così il significato diverso hostis e hospes. Non si sottolinea mai abbastanza come dietro le parole si nasconda un atteggiamento, una cultura, una habitus mentis e perciò una politica dell accoglienza che può avere due diverse strategie: una includente ed una escludente.

2 2 perché riconosce nei tre la presenza del Signore? La questione ha un importanza decisiva per fondare correttamente, sul testo biblico, una cultura e una teologia dell ospitalità. Infatti chi rifiuterebbe accoglienza e riverenza al Signore? «Signore, quando ti abbiamo visto?» leggiamo in Mt 25, Ma tutto cambia aspetto con lo straniero in carne e ossa, visione fugace e inquietante, volto smarrito tra «i più piccoli» della terra indicati, sempre nel brano di Matteo (25,40-45) come :«fratelli più piccoli». Una esegesi attenta ai tre elementi del quadretto domestico (Abramo è seduto, sulla soglia della dimora, è mezzogiorno), evidenzia la fragilità dello stare di Abramo, nell ora più calda del giorno con l anziana moglie, assistiti da un unico aiutante, sulla soglia della tenda, simbolo della mobilità e sintesi della sua vita nomade ricondotta all appellativo di ebreo errante ma anche il «credente». Abramo infatti è l uomo che, a causa della sua vita, rappresenta l andare, la difficoltà del cammino ed insieme la costanza di un procedere - apparentemente senza meta affidato alla fedeltà di colui lo ha chiamato. Abramo a ben guardare, rappresenta la fragilità dello stare e la costanza di una speranza in contrasto con se stessa (spes contra spem). «1 Il Signore disse ad Abram: «Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò.2 Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. 3 Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». 4 Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran (Gen, 12, 1-4).

3 3 E Abramo si mette in cammino anche quando gli viene chiesto di sacrificare, senza una apparente ragione, il suo figlio, il suo unico figlio, il figlio che amava. 1 Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 2 Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». 3 Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato (Gen, 22, 1-4). Ma torniamo all episodio di Mamre. Anche qui, dove era giunto alla sequela della promessa che quella sarebbe stata la sua terra, Abramo incrocia una prospettiva della sua stabilità completamente diversa da quella abituale quando, alzando lo sguardo, gli appaiono i tre senza che ci sia stato preavviso alcuno. Genesi 18:2 Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall ingresso della tenda, si prostrò fino a terra dicendo: Genesi 18:3 "Mio signore se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo! Egli infatti sperimenta la pedagogia dello stare sulla soglia 2 che spazialmente, ma anche temporalmente, è simbolo di una possibilità bisettrice tra tre possibilità: quella riferita allo stare in attesa, quella riferita all andare in avanti, e quella che contempla anche l evento del tornare indietro. La soglia diventa allora la cifra che narra, con tutta la sua simbologia, l accoglienza: è lo spazio del dialogo cioè della «contaminazione», luogo dell umano che siamo e sappiamo esprimere. 2 C. M. MARTINI, Farsi prossimo nelle città: lettere, discorsi, interventi, 1986, Bologna1987; Sto alla porta: lettera per il biennio pastorale , sul vigilare, Milano 1992; Dalla città accogliente alla città aperta, Enna 2005.

4 4 Abramo coglie in quella quiete vigile segnata dalla meridiana, la propria verità nella verità delle cose, in armonia con la sua itineranza 3. Egli alza lo sguardo e matura un accoglienza cosciente seppure non predeterminata. Per questo il gesto è fontale dell interiorità di Abramo che rivela raccoglimento e nello stesso tempo accoglienza, come dire apertura (Maria ha, davanti all annuncio, lo stesso atteggiamento). Alzare lo sguardo infatti, è come cominciare a parlare, è il segnale che il dialogo, messa da parte la paura, se espone il soggetto interlocutore coinvolge l altro ad ascoltare, ad accogliere o rifiutare la parola che pungola. C è di più. Gli ospiti si impongono ad Abramo per quello che sono: sconosciuti che vogliono essere accolti come ospiti sebbene forestieri. Stanno in piedi ed è come se bussassero; sostano in silenzio abbacinati dalla luce in attesa di un invito. Sono composti ma esposti in tutta la nudità del loro silenzio che dice del loro bisogno. Attendono da Abramo un segnale. Abramo li vede e corre «loro incontro dall ingresso della tenda e si prostrò fino a terra» (Gn 18, 2). Genesi 18:4 Si vada a prendere un po di acqua; lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l albero. Genesi 18:5 Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore;dopo, potrete proseguire perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo". Quelli dissero: "Fa pure come hai detto". Genesi 18:6 Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: "Presto, tre staia di fior di farina, impastala, e fanne focacce". 3 Cf C. WESTERMANN, Genesis, Teilband: Genesis (BK I/2), Neukirchen-Vluyn 1981.

5 5 Genesi 18:7 All armento corse lui stesso,abramo, prese vitello tenero e buono e lo diede al servo che si affrettò a prepararlo. Genesi 18:8 Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentr egli stava in pedi presso di loro sotto l albero, quelli mangiarono. Nel brano delle querce di Mamre, allora, vicinanza e presenza sgorgano da una sorgente nascosta al fenomenico, da un grembo trascendente che ha generato l umanità e che malgrado le differenze (vedi l episodio della Samaritana al pozzo, Gv 4, 1-42) sa riconosce una comune ascendenza che da Abramo risale al Dio che in Cristo grida Abbà, Padre. Proprio il modello abramitico ci induce a elaborare la duplice dimensione iscritta nella soglia. Così se arroccarsi nei propri schemi mentali e nella difesa ad oltranza dei privilegi compromette la capacità di accoglienza essa è compromessa pure da chi rinuncia ai propri tratti, alla propria fisionomia, cancellando qualsiasi soglia che indica appunto il limitare, nel senso del limite. Nel suo riferimento immediato, semplice e concreto, l ospitalità è l accoglienza di un forestiero allo scopo di concedergli oltre il cibo e l alloggio anche la protezione sociale e giuridica in un contesto interattivo reso oggi obbligatorio oltre che dall apertura dello spazio comune europeo dalla globalizzazione (nel nostro mondo sono 50 i milioni di uomini che richiedono asilo e protezione perché in fuga obbligata dal loro Paese). Dunque la realtà e la figura dello straniero sono costitutive dell ospitalità proprio per il fatto che lo straniero provoca una reazione ambivalente di avversione e di attrazione insieme. Infatti la definizione dello status, non solo giuridico ma costitutivo, dell essere straniero è segnato in profondità da criteri valutativi e da variabili evolutive o involutive di ordine storico, politico,

6 6 giuridico, sociale e culturale ma anche dalla paura connessa alla mancanza di conoscenza. Dobbiamo con onestà riconoscere che abbiamo ugualmente paura di quella parte di noi a noi sconosciuta (secondo la psicanalisi freudiana, l «inconscio perturbante» è lo straniero che ci abita) 4, percepita come inafferrabile, sfuggente, in una parola estranea al pari di colui che ci estraneo, nel senso etimologico della parola (extraneus), e ci interpella in quanto dislocato rispetto agli stereotipi di una normalità che fa coincidere la stabilità con la consuetudine. Per questa doppia ambivalenza, lo straniero ci sollecita a ritrovare la nostra identità sviluppando un decentramento cognitivo ed affettivo simile a quello insito nell atto della Fede concepita sotto il versante di «nuova nascita». Infatti i momenti forti dell ingresso nella fede sono costituiti dall incontro con un Altro fino a quel momento sconosciuto e dal dialogo che suscita la relazione. Dobbiamo al filosofo Heidegger l affermazione che la identità è solo nella relazione. Ritorniamo per un attimo ancora al brano: Genesi 18:9 Poi gli dissero: "Dov è Sara tua moglie?" Rispose: "E là nella tenda". Genesi 18:10 Il Signore riprese:"tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio". Intanto Sara stava ad ascoltare all ingresso della tenda ed era dietro di lui. Il dono segue all accoglienza; come dire il frutto segue la semina come sempre nella parola di Dio: «Venite benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare [ ]» (Mt 25,34). 4 S. FREUD, L'Io e l'es 1922, in Opere, 12/IX voll, Boringhieri, Torino

7 7 Il sorriso di Sara, invece, che non passa inosservato agli ospiti, rivela lo scetticismo che deriva da una analisi cruda dei fatti: i tre hanno imposto una presenza non ricercata e che ha richiesto un dispendio di risorse (fior di farina per fare le focacce accompagnate da un vitello tenero, latte acido e fresco) e recato anche un grave disturbo nella quiete pomeridiana: Abramo stesso non più giovincello è dovuto correre all armento mentre la moglie impasta tre staia di farina (circa cinquanta chili). Ma quelli non contenti si azzardano in un pronostico, diremmo noi, che ha del surreale. Genesi 18:12 Allora Sara rise dentro di sé e disse: "Avvizzita come sono,dovrei provare il piacere mentre il mio signore è vecchio!" Sara rivela, all opposto di Abramo, quella parte dell umano che osserva i fatti nella loro crudezza convinta che certe somme sono a costo zero. Ma questa non è la logica di Dio. Genesi 18:13 Ma il Signore disse ad Abramo: "Perché Sara ha riso mentre sono vecchia? dicendo:potrò davvero partorire Genesi 18:14 C è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio." Conclusione: Abramo è l uomo che più di qualsiasi altro personaggio della Bibbia può essere scelto quale emblema di quella che più sopra abbiamo indicato come «pedagogia della soglia» cioè dell accoglienza che diventa rivelazione di un disegno più ampio sulla nostra vita e non solo come singoli. In Abramo saranno benedette tutte le genti e da Abramo discenderà una «moltitudine di popoli».

8 8 Nascono da qui alcuni interrogativi per l Associazione che riguardano il suo essere una associazione di donne, donne cristiane, donne impegnate nel civile. Si è fatto urgente, è venuto il momento, questa è l ora di elaborare una strategia complessiva, valida per l oggi e per il domani, che esprima tutta la forza dei convincimenti inscritti nella sua storia. Una storia che parla della fedeltà a Cristo e alla Chiesa e quindi di amore per l uomo. E infatti la Chiesa che «chiede a tutti i credenti di eliminare con coraggio le barriere presenti nella convivenza civile e negli stessi atteggiamenti culturali e spirituali. Sacramento in Cristo, dell amore universale del Padre, la Chiesa esorta e sollecita tutti, singoli e comunità, ad operare con convinzione ed energia affinché uomini e donne di diverse nazioni e razze giungano a formare un unica famiglia umana e a costituire un solo popolo di Dio» (Cf Gal 3,28; Ef 2,13-20) 5. 5 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Commissione ecclesiale per le migrazioni, «Ero forestiero e mi avete ospitato», cit., n. 2.

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