Studi Biblici. Giovanni Leonardi. Pastore della Chiesa Cristiana Avventista del 7 giorno ( g.leonardi@avventisti.it )

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1 Studi Biblici Giovanni Leonardi Pastore della Chiesa Cristiana Avventista del 7 giorno ( g.leonardi@avventisti.it ) Santificali nella verità: la tua parola è verità. (Giovanni 17:17) Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. (Giovanni 8:31,32) Versione provvisoria e incompleta Niente è mai veramente finito ma questo aggiunge fascino ad ogni cosa. Chi volesse segnalare errori e fare suggerimenti sarà il benevenuto. 21 novembre 2012

2 INDICE I Studi introduttivi 1. Alla ricerca della libertà: Sintesi della Bibbia e del senso religioso... 1:1 2. Dio esiste... 2:1 3. Dio ci ama e possiamo stare bene con lui... 3:1 4. Gesù è il Figlio di Dio e il nostro Salvatore... 4:1 5. Lo Spirito Santo è Dio presente nella nostra vita... 5:1 6. Dio ci parla attraverso la Bibbia... 6:1 II Storia della salvezza 7. Dio è il Creatore potente e amorevole... 7:1 8. Dio è innocente delle nostre sofferenze (il peccato)... 8:1 9. Dio promette un Salvatore... 9:1 10. Gesù nostro Salvatore... 10:1 11. Isaia 53: Il vangelo dell A.T :1 12. Gesù, chi è?... 12:1 13. Gesù ritorna... 13:1 14. Quando ritornerà Gesù?... 14:1 15. La nostra esperienza celeste (Millennio)... 15:1 16. La nostra casa eterna nella nuova terra... 16:1 III Dottrina dell uomo 17. Cos è l uomo?... 17:1 18. La nostra speranza di fronte alla morte... 18:1 19. Cos è l inferno?... 19:1 20. Purgatorio... 20:1 IV Dottrina della chiesa 21. La chiesa cristiana... 21:1 22. Diventare membri della chiesa cristiana: il battesimo... 22:1 23. La Cena del Signore... 23:1 24. Confessione... 24:1 25. Pietro e il fondamento della chiesa cristiana... 25:1 V Dottrina della santificazione e dell ubbidienza 26. Preghiera... 26:1 27. Una vita santa... 27:1 28. La legge e la grazia... 28:1 29. I dieci comandamenti... 29:1 30. Il sabato nell Antico Testamento... 30:1 31. Il Sabato nel Nuovo Testamento... 31:1 32. La domenica nella Bibbia... 32:1 33. Leggi igieniche: principi generali... 33:1

3 34. Leggi igieniche: cibi... 34:1 35. Leggi igieniche: alcolici... 35:1 36. La nostra vita cristiana e il denaro (decima)... 36:1 VI Insegnamenti profetici 37. Il santuario di Dio: il luogo santo e il servizio continuo... 37:1 38. Il santuario di Dio: il santo dei santi e il giorno del giudizio... 38:1 39. Daniele 2: Aprire la porta del futuro... 39:1 40. Daniele 7: il sorgere di una potenza speciale e il giudizio... 40:1 41. Daniele 8: Il tempo del giudizio... 41:9 42. Daniele 9: Il Messia e il tempo del giudizio... 42:1 43. Apocalisse 12: La chiesa del rimanente... 43:1 44. Un profeta per il Rimanente... 44:2 45. Apocalisse 10: La Chiesa Avventista e il messaggio segreto... 45:1 VII Varie 46. Seguire Gesù su tre monti... 46:1 47. Matrimonio... 47:1 48. Rapporti prematrimoniali... 48:1 49. Gli angeli... 49:4 50. Santi e miracoli... 50:1 51. La Maria del Vangelo e la Madonna della Chiesa... 51:1

4 INTRODUZIONE Questi studi nascono come sviluppo delle mie note personali e sono offerti così come sono, senza nessuna pretesa di completezza e di organicità. Volendo possono essere usati sia per rivedere la nostra stessa fede, sia per condividerla con altri. Quello che può renderli utili, così almeno spero, è soprattutto la sezione degli approfondimenti. Nelle mie intenzioni, questa sezione va esposta sulla base dell interesse dell interlocutore e dei problemi che potrebbero nascere nel corso dello studio. Idealmente, le risposte ai vari problemi dovrebbero essere studiate e assimilate prima personalmente per potere poi trasmettere il materiale qui offerto con parole proprie. Poiché, comunque, le risposte sono date in forma alquanto discorsiva, è possibile leggerla insieme e usarla come spunto di un ulteriore dialogo. È importante che chi le usa, prima di offrirle ad altri, sia convinto egli stesso, magari cercando altro materiale, se necessario. Non tutti gli studi sono necessariamente da condividere così come sono e nello stesso ordine in cui li offro io. Ognuno potrà adattarli alle sue esigenze e a quelle degli altri. Importante è comunque che ogni studio sia preceduto dagli altri studi che gettono le basi per la sua comprensione migliore. Più importante ancora è che in ogni studio si colga il cuore di Dio, il bene che ci vuole fare con la manifestazione della sua volontà e del suo insegnamento. Non sarà male, studiando con degli amici, stampare e offrire loro le pagine corrispondenti di questa raccolta di studi. Per venire incontro alle esigenze di chi cerca qualcosa di più semplice, spero nel futuro di offrire per ogni studio una scheda semplificata. Spero anche di offrire in seguito delle brevi note su come si offre uno studio biblico. Per ora, sto cominciando a offrire questo manuale ai membri delle chiese del mio distretto di Alessandria, Asti e Montaldo Bormida. Se risulterà utile, potremo offrirlo anche ad altri, dopo averlo rivisto e completato. Per questo gradirò ogni segnalazione di errori ed ogni suggerimento. A chi volesse stampare questo materiale, consiglio di farlo impostando la stampante in modo da avere due pagine su ogni foglio A4. Il mio indirizzo è: g.leonardi@avventisti.it Giovanni Leonardi Introduzione:1

5 1:1 1. Alla ricerca della libertà: Sintesi della Bibbia e del senso religioso Scopo: Comprendere in sintesi 1) qual è la sostanza del messaggio biblico e 2) qual è il senso della ricerca spirituale che stiamo cominciando? Introduzione Il cammino cristiano è un cammino affascinante ma impegnativo. Vale la pensa di percorrerlo? Cosa cerchiamo veramente, e cosa ci offre la Bibbia? Un punto iniziale per rispondere a queste domande è la famosa parabola del figlio prodigo (sperperatore) che noi amiamo però chiamare «Parabola della libertà». La troviamo nel Vangelo di Luca al cap. 15: Vogliamo leggerla insieme? Vedremo che la possiamo capire in due prospettive diverse ma coincidenti. Questa parabola racconta la storia di un giovane (lasciamo per ora da parte il secondo figlio) che lascia la casa paterna che il testo biblico descrive come una casa prospera e felice. In quella casa ci sono però delle regole che, a parere suo, gli impediscono di essere veramente felice. La lascia quindi per cercare altrove quella che lui considera, evidentemente, una vita più libera e gratificante. Per un poco sta bene, il paese dove va a vivere è ancora in uno stato di vitalità e benessere ed inoltre lui ha i soldi che gli ha dato il padre. Può quindi ben godere della libertà che ha rivendicato. Ma, a poco a poco, i soldi finiscono e la situazione del paese si deteriora. Ora alcuni sono ricchi anche se la loro ricchezza è costruita su attività non conformi alla volontà di Dio (i porci sono impuri nella Bibbia) ed altri che vengono ridotti in servitù (lo stesso giovane). La gioia della sua libertà svanisce e si accorge di avere solo la scelta tra morire o diventare servo di qualcun altro. Comincia allora a riflettere sul significato di quanto sta vivendo e decide di provare a tornare a casa sperando nel perdono e nell accoglienza del padre. E così avviene. Il padre abbandonato non lo ha dimenticato: è sulla soglia ad aspettarlo e quando lo vede gli corre incontro, lo abbraccia, lo bacia, lo riporta a casa restaurandolo nella sua dignità di figlio amato. Gli mette addirittura l anello al dito che, a quel tempo, non era solo un ornamento ma rappresentava, probabilmente, il sigillo di famiglia, l equivalente di una delega a rappresentare il capo famiglia e a gestire, lui che aveva sperperato tutto, i beni comuni. Prospettiva storica universale Questa parabola può a ben ragione rappresentare la storia dell umanità. 1) Il primo messaggio della Bibbia è che tutti noi siamo figli di Dio (il padre della parabola) e che questo mondo è la casa che lui aveva preparato per noi (Gn 1:1).

6 2) Il mondo creato da Dio era buono (Gn 1:31), c era armonia, pace e vita abbondante per ogni creatura (Gn 1:27-30) (la casa felice della parabola). 3) Un tentatore spinge l uomo a dubitare dell amore del Padre e spinge l uomo a staccarsene intraprendendo una via di autonomia (il giovane che lascia la casa in cerca di libertà). 4) All inizio, l uomo poteva ancora godere della vitalità e della perfezione della creazione di Dio (l eredità ricevuta dal Padre) e la vita era tutto sommato felice. La vita umana raggiungeva durate lunghissime (Gn 5). 5) La situazione però cambiò ben presto. La terra diventò piena di violenza e la vita un dramma (Gn 6-7, in particolare 6:11-13). (Il giovane finisce i suoi soldi e diventa servo). 6) Nel cuore dell uomo risuona sempre però il bisogno di Dio e della casa paterna. Coloro che danno ascolto a questa voce hanno la possibilità di cominciare il cammino del ritorno. La Bibbia chiama questa esperienza ravvedimento (capacità di vedere le cose in un modo diverso) e conversione (cambiamento di strada) (At 3:19). Essi scoprono allora che il Padre abbandonato non li ha abbandonati, e li aspetta. Anzi, viene lui stesso verso di noi per accompagnarci e sostenerci nel nostro ritorno (si pensi ai profeti, a Gesù, agli apostoli, all opera dello Spirito Santo. La Bibbia è fondamentalmente la testimonianza della ricerca dell uomo da parte di Dio). Questa è la fa fase della nostra vita presente, di tutta la storia dell umanità. 7) Alla fine, Dio ci riporta a casa restaurando la condizione di onore che avevamo persa. Questa è la descrizione della nuova terra, con la descrizione della quale si conclude la Bibbia (Ap 21:1-7), una terra in cui non ci saranno più lacrime, né grido né dolore. 8) Per pensare insieme: Come potremmo dunque definire la Bibbia? Cosa ci vuole veramente insegnare? Prospettiva spirituale personale 1) Non desideriamo anche noi, come il giovane della parabola, libertà e felicità? Non ci viene spesso in mente che se potessimo decidere da noi ogni cosa, vivremmo meglio? Non è per questo che diventiamo ribelli ai nostri genitori dopo averli da bambini considerati quasi come degli dèi? A volte non ci sentiamo stretti dentro le responsabilità della vita e le leggi che Dio stesso ci dà? 2) Ma cos è, veramente, la libertà? È il capriccio di poter fare quello che vogliamo o soprattutto la possibilità di essere veramente noi stessi? Ma chi siamo noi veramente? La vita ci insegna che nessuno di noi vive da solo, che tutti dipendiamo da altri e che è grazie agli altri che siamo noi stessi. La Bibbia ci dice che siamo figli di Dio e che solo in Dio possiamo essere noi stessi. Dio è il sostegno del nostro essere e della nostra libertà (Atti 17:28; 1:2

7 Gv 8:31-32). È con il Padre e nella casa del Padre, cioè, vivendo con lui e facendo la sua volontà che siamo quello che dovremmo essere. 3) Il Tentatore ci convince però che la casa del Padre è troppo stretta, che le sue mura (che Dio ha costruito per proteggerci) sono in realtà una prigione e ci invita ad andarcene via, a cercare altre vie ed altre case. 4) Noi tutti abbiamo vissuto e forse viviamo ancora l ebbrezza della libertà da Dio, dalle norme, dal bene, senza pensare che comunque è grazie alla vita e al dono che Dio ci dà che possiamo anche ribellarci a lui e abbandonarlo. Siamo ribelli ma lo siamo vivendo sulle mani di Dio. Basterebbe che Dio le aprisse e tutto crollerebbe, noi stessi e la nostra libertà. 5) Perché il figlio, lasciando il padre gli chiede la sua parte di eredità? L eredita la si ottiene quando il padre muore. Chiederla prima significa chiedere al padre di morire, almeno per noi, fare come se non esistesse più. E il Padre si lascia morire nel cuore del figlio, gi dà la sua eredità, continua a dargli la vita, apre la braccia e lo lascia andare. Una casa ed una prigione sono fatte degli stessi elementi. Tutte e due hanno mura, pavimenti, soffitti, finestre, porte. L unica differenza sta nella gestione della chiave. Nella prigione sono altri che la tengono in mano, nella casa l abbiamo noi stessi. Dio ci dà la chiave della sua casa, ci lascia liberi e rispetta la nostra libertà, anche quando lo lasciamo, sempre sperando in un nostro ritorno. 6) L ebbrezza della libertà lontano da casa è però sempre limitata ed evanescente. È una droga che ci fa sognare il paradiso per farci sprofondare all inferno. La nostra libertà lontana da Dio diventa autodistruzione di noi stessi e della stessa libertà. Chi si droga può liberamente decidere di farlo, ma poi non ha più la libertà di uscirne. La Bibbia chiama questo «schiavitù del peccato» (Gv 8:34). Ha bisogno di un aiuto che venga dal di fuori: Dio viene verso di noi e in Gesù ci riporta a casa (Gv 3:16), se lo vogliamo. 7) Quando diventiamo consapevoli del significato vero della vita (ravvedimento), e desideriamo tornare a casa (conversione), allora perdiamo il nostro orgoglio, la nostra presunzione e, come il pubblicano della parabola, non osiamo neppure alzare gli occhi, ma ci dichiariamo peccatori e invochiamo l aiuto del Padre (Lc 18:13). Come il figlio della parabola diventiamo consapevoli di non essere degni di essere chiamati figli di Dio e invochiamo solo di essere accolti a casa come servi. 8) Il figlio, dunque, che ha lasciato la casa del padre per essere libero, vi ritorna per essere servo. Ma cosa scopre? Che cercando la libertà lontano dal Padre diventa servo, mentre decidendo di tornare a casa per essere servo diventa veramente libero, signore e re (la Bibbia dice che quando Gesù tornerà, saremo re insieme con lui: 2 Tm 2:12; Ap 20:6). La casa non era una prigione e mancava solo la comprensione del suo vero significato e valore per scoprirlo. 1:3

8 9) C è però un altro figlio, il maggiore, che era rimasto a casa. Lui amava e serviva il Padre, ma non aveva compreso il senso della sua esperienza. Lui è geloso dell amore del Padre per l altro figlio che lo ha fatto soffrire, si lamenta della festa in suo onore e confronta tutto con se stesso e con la propria esperienza: «Io ho sempre lavorato, lui ha sprecato!», «a lui hai dato a me non hai mai dato!». Neppure lui ha capito cosa significa essere a casa del Padre, la vede solo come un dare e un avere e con questa mentalità vi ha vissuto. Ha lavorato tanto e si aspetta un salario, e se sente di averlo ricevuto si lamenta che è troppo basso («Neppure un capretto»). In fondo anche lui ha vissuto da servo come il fratello: uno fuori casa e l altro dentro la casa. Anche lui deve acquistare consapevolezza che tutta la sua fatica non è fatta per un datore di lavoro ma per se stesso. La casa nella quale lavorava era la sua casa e avrebbe dovuto sentirsi padrone («Tutto il mio era tuo» gli dice il Padre) libero e felice. Non aveva bisogno di ricevere nulla perché già aveva ricevuto tutto, ma non se ne era mai accorto. Era libero a casa sua e viveva come se fosse un servo a casa d altri. 10) Il senso della esperienza cristiana non nasce soltanto da quello che facciamo ma dalla consapevolezza del suo significato, del perché lo facciamo. La vera libertà non è stare dentro o fuori, con Dio o senza Dio, ma nello stare con Dio scoprendo il suo amore e amandolo. Da questa consapevolezza nasce la libertà vera, che non è capriccio e indipendenza ma servizio libero e totale nell amore per Dio e per gli altri (Mt 22:36-40). Solo la consapevolezza dell amore di Dio ci fa scoprire la nostra dignità e ci aiuta ad amare gli altri: solo chi ha scoperto di essere veramente ed abbondantemente amato, impara ad amare generosamente gli altri. Solo chi vive questo amore diventa un essere grande capace di accogliere nel suo cuore anche i suoi fratelli. Solo chi vive questa esperienza è veramente libero, perché torna ad essere parte di un progetto che percorre l eternità e include l universo intero. Diventa veramente ciò che è chiamato ad essere per natura: figlio di Dio e fratello di tutti gli altri. 11) Per riflettere: Sentiamo si essere anche noi dei figli che debbono scoprire l amore del Padre? La libertà è anche responsabilità verso Dio e gli altri (Gal 5:13)? Siamo disposti a cercare la nostra libertà insieme con Dio, nella Sua casa? (Esiste anche una terza prospettiva, storico-ecclesiologica che vede nei due figli una possibile immagine di Israele e dei popoli pagani, ma non ce ne occuperemo qui.) 1:4

9 Testi biblici Gn 1:1ss La prima creazione Gn 1:31; Dio crea un mondo buono Gn 5 Vita lunga rimane ancora Gn 6:11-13 La terra piena di violenza e morte Mt 22:36-40 Amare Dio e il prossimo Lc 15:11-32 Parabola del figlio prodigo Lc 18:13 Consapevoli del peccato come il pubblicano Gv 3:16 Dio ci ama e ci salva in Cristo Gv 8:31-32 Cristo e sua parola rendono liberi Gv 8:34 Chi pecca è schiavo At 3:19 Ravvedimento e conversione Gal 5:13 Libertà non occasione per carne 2 Tm 2:12 Chiamati ad essere re con Cristo (Ap 20:6) Atti 17:28 In Dio esistiamo, viviamo, ci muoviamo Ap 21:1-7 Il rinnovamento finale della creazione 1:5

10 2:1 2. Dio esiste Scopo: capire gli elementi fondamentali per affermare che Dio esiste e che è il nostro creatore. Introduzione Chi siamo? Siamo figli del caso? Veniamo dal nulla e andiamo verso il nulla o abbiamo un padre che ci ha creati e che ha un progetto per noi, un Padre che ci dà speranza in un futuro migliore e che ci sostiene nel nostro vivere quotidiano? Esiste Dio? Si tratta di una domanda fondamentale sul significato della vita e del senso religioso. Molti credono in Dio anche se non sanno spiegare tutte le regioni della loro fede. Noi ci rendiamo conto che farne un elenco significa in qualche modo banalizzarle, come se si cercasse di spiegare perché si ama qualcuno. Tuttavia, anche il credente ha delle ragioni per credere (1 Pt 3:15) e possiamo provare a coglierne almeno alcune. 1) La testimonianza della natura. Quando osserviamo lo spettacolo meraviglioso della natura, la sua bellezza, la sua complessità e la sua potenza, viene del tutto naturale comprendere che ci deve essere un creatore saggio e potente. Questo è proprio quello che la Bibbia dice: Giobbe 12:7-12; Salmo 19:1-3; Romani 1: Per riflettere: C è qualcosa della natura che suscita la tua ammirazione? 2) La testimonianza del cuore umano. Ecclesiaste 3:11 (Alcune traduzioni hanno «mondo», ma «eternità» rimane il termine migliore). L uomo sente di essere chiamato a qualcosa di migliore e duraturo rispetto alla vita attuale. Accade come quando, il 2 maggio del 1977, gli americani inviarono nello spazio la navicella Voyager, destinata a viaggiare nello spazio profondo, e vi collocarono una targa di alluminio dorato (cm 15x23) con delle informazioni

11 su chi aveva costruito e lanciato la navicella, destinate ad eventuali suoi scopritori. Dio ha fatto qualcosa di simile: Ha scritto nei nostri cuori che noi veniamo da un Essere infinito e che siamo chiamati all eternità. Come dice Sant Agostino: «Ci hai fatto per te, e il nostro cuore non può trovare riposo finché non riposa in te.» (Confessioni, I:1). 3) La testimonianza della coscienza. Romani 2:14,15. Gli esseri umani non sono solo realtà fisiche, ma anche spirituali e morali. Hanno una coscienza che li rende consapevoli dell esistenza della giustizia e dell ingiustizia, del bene e del male. Come «il pensiero dell eternità» nei nostri cuori ci parla di un Creatore che ci chiama a Sé, così la voce della coscienza ci chiama a vivere secondo la volontà di un Dio giusto. Questa voce può certo essere corrotta dal peccato, ma tende comunque sempre a un livello superiore a quello della nostra esistenza attuale. 4) La testimonianza della Bibbia. Isaia 46:9,10. La Bibbia è piena di elementi che ci parlano della sua origine in un Dio personale che desidera condividere con noi il suo amore e la sua saggezza. divina. Uno di questi elementi è dato dalle profezie, la maggior parte delle quali si sono già realizzate. Ne considereremo alcune in studi successivi. 5) La testimonianza di Gesù. 1 Corinzi 1:22,23. Cristo, la sua vita, il suo insegnamento, la sua morte e la sua resurrezione, sono così straordinari da non potere essere inventati da nessuno (né Giudeo né Greco). La sua resurrezione prova che egli è veramente il Figlio di Dio e che quanto ci ha insegnato e promesso è vero. Se Gesù è vero, anche il Dio di cui testimoniava lo è. 6) Perché alcuni non credono in Dio? Ognuno è diverso e le risposte debbono essere molteplici. Alcuni non credono perché, come dice la Bibbia, sono stolti (Sal 14:1), il ché non significa che sono stupidi, ma solo che hanno scelto di vivere senza preoccuparsi di Dio. Come dice Gesù, alcuni non credono perché non intendono sottomettersi alla volontà di Dio (Gv 7:17): negano cioè Dio per non doversi confrontare con lui. Altri possono onestamente avere delle difficoltà che non riescono a risolvere (Sal 73:2-6). L apostolo Paolo dice che la fede viene dalla conoscenza della Parola di Dio (Rm 10:17). Questo ci incoraggia a studiare la Bibbia in modo serio. Altri possono essere scoraggiati per la cattiva testimonianza resa da quanti si proclamano credenti a parole ma disonorano la loro fede nei fatti (Rm 2:24). Per riflettere: Qual è la tua esperienza? Se mai stato tentato di non credere? Qual è la tua ragione più sentita per credere? 7) Cosa implica credere in Dio? (Giacomo 2:19,20; Matteo 22:36,37). Credere in Dio non è come credere nell esistenza di Giulio Cesare o Napoleone. 2:2

12 Questo non cambia il senso della nostra vita. Invece, credere in Dio significa considerare la nostra vita, il nostro passato presente e futuro, in modo totalmente diverso. Dio è colui che ci dà la vita, nostro Padre, il nostro Signore. Se Dio esiste, allora siamo i figli dell Essere più importante di tutto l universo. Quali conseguenze può avere questo fatto nella nostra vita? Per riflettere: Perché è così importante credere in Dio? Testi biblici Gn 1:1 Nel principio Dio creò i cieli e la terra. Gn 3 Peccato provoca corruzione della vita e del mondo Gb 12:7-10 Gli esseri viventi proclamano l esistenza del Creatore. Sal 14:1 Lo stolto non crede in Dio. Sal 19:1-3 I cieli dichiarano la Gloria di Dio. Sal 73:2-6 problemi che portano al dubbio. Eccl 3:11 nel nostro cuore Dio ha messo il pensiero dell eternità. Ger 22:15-16 Conoscere Dio è vivere con lui, essere uno con lui (cfr. Gn 4:1) Is 46:9-10 Solo Dio conosce il futuro Gv 1:18 Nessun uomo ha mai visto Dio, Gesù lo rivela. Mt 9:36 Senza Dio l uomo è come pecora senza pastore. Mt 13:24-28 Un nemico ha seminato la zizzania Mat 22:36,27 Credere significa amare Dio e il prossimo. Rm 1:20-23 La natura manifesta il potere e la perfezione di Dio ma Rm 2:14-15 La funzione della coscienza. Rm 2:24 Cattiva testimonianza allontana da Dio. Rm 10:17 La fede viene dall ascolto della Parola di Dio. 1Cor 1:22,23 Né Greci né Giudei avrebbero potuto inventare Gesù. Col 1:15 Gesù è l immagine dell invisibile Dio. Col 1:17 Dio è prima di ogni cosa e sostiene ogni cosa. 1Pt 3:15 Pronti a dare ragione della speranza che abbiamo Gc 2:19,20 Avere fede significa ubbidire. 1Gv 4:8 Dio è amore. Approfondimenti Nota: Nella natura, evidentemente, non tutto è testimonianza di Dio. C è anche lotta, dolore e morte. Ma questo non distrugge la realtà della sua complessità e la non spiegabilità al di fuori di un Dio creatore intelligente e potente. Il fatto che la mia automobile mi lascia volte in panne, non dimostra che non sia stata progettata e costruita da qualcuno intelligente. Dimostra soltanto che c è spazio per il decadimento e la corruzione. La Bibbia attribuisce questo fatto alla realtà del peccato (Gn 3; Mt 13:24-28) che studieremo successivamente. 2:3

13 3:1 3. Dio ci ama e possiamo stare bene con lui Scopo: capire la bontà e la potenza di Dio per avere fiducia e speranza in lui. Introduzione Religiosamente parlando, la più grande domanda che possiamo farci non è se noi amiamo Dio ma se crediamo che Lui ami noi. Infatti, se abbiamo la certezza che Dio ci ama, allora tutto cambia: abbiamo una dignità immensa, abbiamo speranza in una vita migliore, abbiamo aiuto nella nostra vita quotidiana. Solo se sappiamo che Dio ci ama possiamo amarlo e onorarlo a nostra volta, e affidarci a lui. Per quanto strano possa sembrare, non sono molto quelli che si sentono bene con Dio, non parliamo di chi non crede ma degli stessi credenti. E anche se lo amano, molti ne sono quasi sempre un poco spaventati. Essi pensano che Dio sia troppo alto, troppo potente, troppo santo perché possa accoglierci con simpatia. Molto probabilmente soffriamo anche a causa della nostra educazione. Molti psicologi dicono che i bambini attribuiscono a Dio il carattere dei loro padri. Succede che normalmente pensiamo alla mamma come all esempio della bontà, della pazienza, del perdono, mentre il papà suscita immagini di severità. Spesso, quando un bambino sbaglia, la mamma dice: «Lo dovrò dire al papà!». L opposto è molto raro. Non è per caso che molti di noi, quando si trovano in difficoltà, invocano il nome della mamma, non quello del papà. Ci abituiamo così a pensare che Dio possa anche essere giusto, ma che certamente è severo e distante. È difficile che si pensi a lui come a un papà gentile, tenero, amorevole. Fortunatamente, la realtà di Dio è molto diversa e possiamo esserne felici. Vedremo in questo studio che è possibile andare a lui sentendoci perfettamente a nostro agio, certo che ci vuole bene e che farà tutto il possibile per aiutarci. 1) Noi siamo abituati a chiamare Dio, Padre. Possiamo considerarlo anche come Mamma? Isaia 49:15: «Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te.» 2) Ci sono molte cose che possiamo dire di Dio, ma una ha un importanza del tutto particolare. Quale? 1 Giovanni 4:8: «Dio è amore.» 3) Dio quanto ci ama? Giovanni 3:16: «Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.»

14 4) Come succede ai bambini in rapporto al papà o alla mamma, anche noi potremmo pensare che Dio ci ama solo quando siamo buoni. È vero? Romani 5:7-8: «Difficilmente uno morirebbe per un giusto; ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire; Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.» 5) Quando due persone si amano, in genere uno ha cominciato per primo. Tra noi e Dio chi ha cominciato ad amare l altro? 1 Giovanni 4:19: «Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo.» Anche il testo precedente ci offre lo stesso insegnamento. 6) Quando offendiamo qualcuno non ci sentiamo bene. Oltre che per il senso di colpa, soffriamo anche per la paura che la persona offesa non voglia perdonarci. Accade lo stesso con Dio? 1 Giovanni 1:9: «Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.» 7) Dio è molto importante. Egli è il signore dell universo. Possiamo veramente pensare che si voglia occupare di ognuno di noi personalmente? Matteo 10:29-30: «Due passeri non si vendono per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati.» 8) Il Dio grande e potente, creatore signore del mondo, cosa ha fatto per aiutarci a sentirci a nostro agio con lui? Matteo 1:23: «La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele», che tradotto vuol dire: «Dio con noi».» In genere ce ne ricordiamo solo a Natale, ma il nome particolare che il vangelo attribuisce a Gesù è vero sempre. Attraverso Gesù, il suo figlio eterno, Dio è diventato uno di noi, perché lo potessimo sentire vicino e andare a lui con fiducia. 9) Attraverso l incarnazione Gesù è diventato di noi. Egli condivise le nostre gioie e i nostri dolori, e morì per noi. La Bibbia come descrive la grandezza del suo sacrificio? Filippesi 2:5-8: «Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.» 10) Quando capiamo la vera natura di Dio, come dovremmo sentirci davanti a lui? Ebrei 4:14-16: «Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 3:2

15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.» (Vedi anche Mt 11:28-30). Ger 31:3 Is 43:2-3 Is 49:15 Os 11:1 Mt 10:29-30 Mt 11:28-30 Mt 21:23 Mt 23:37 Gv 3:16 Rm 5:7-8 Filip 2:5-8 Eb 4: Gv 1:9 1Gv 4:8 1Gv 4:19 Testi biblici Dio ci ama di un amore eterno. Dio è con noi quando attraversiamo i fiumi e il fuoco. Dio ci ama più di una mamma. Dio si cura teneramente del suo popolo anche se è infedele. Dio si cura anche dei più piccoli e deboli. Gesù invita ad andare a lui e avere riposo. Gesù è «Dio con noi». Gesù ci vuole proteggere come una chioccia i suoi pulcini. Dio ci ha amato fino al punto da dare suo Figlio per noi Dio ha dato suo Figlio per noi quando eravamo suoi nemici Gesù ci ama fino ad umiliarsi ed annullarsi totalmente. Attraverso Gesù possiamo andare a Dio con fiducia. Se confessiamo il peccato Dio ci perdona veramente. Dio è amore. Dio ci ha amati per primo e noi impariamo da lui. 3:3

16 4. Gesù è il Figlio di Dio e il nostro Salvatore Scopo: Imparare a comprendere la centralità di Cristo nella nostra fede ed esperienza cristiana. In uno studio successivo approfondiremo in modo particolare la natura divina di Gesù. Introduzione Dopo tutto, ci autodefiniamo cristiani perché consideriamo Gesù Cristo il fondamento della nostra fede. Ma chi è Gesù? Quasi tutti lo ammirano per qualche buon motivo. Alcuni credono che sia stato un grande uomo, un filantropo, un moralista. Altri credono che sia stato una guida religiosa o un eroe della fede. Altri credono che sia stato molto di più di un semplice uomo e lo chiamano «Figlio di Dio». Al tempo della sua stessa vita, la gente giunse a conclusioni diverse. Quando Gesù chiese ai suoi discepoli: «Chi dice la gente che sia il Figlio dell uomo?», essi risposero: «Alcuni dicono Giovanni il battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti» (Mt 16:13-14). Gesù chiese però qualcosa d altro, molto più importante: «E voi, chi dite che io sia?» (v. 15). Alla fine, quello che importa non è quello che la gente dice di Gesù, ma quello che ne pensiamo noi personalmente. Nessuno può eludere la domanda e tutti dobbiamo rispondere: «Chi è Gesù per noi? Cosa rappresenta?» 1) Che cosa rispose Pietro? Matteo 16:16: «Simon Pietro rispose: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 2) Cosa vuole dire Pietro dicendo che Gesù è il «Figlio del Dio vivente»? Pietro vide in Gesù molto più di un uomo o anche di un profeta. Gesù non era una creatura di Dio ma «il Figlio di Dio». Questo significa che lui coglieva in Gesù qualcosa che lo distingueva da tutti gli uomini (altrimenti avrebbe detto che era «un» figlio di Dio) e lo avvicinava straordinariamente a Dio, in un modo tale che nessuno poteva essergli paragonato. Gli altri vedevano in Gesù soltanto un uomo, ma Pietro riuscì ad andare al di là dell apparenza e vide in lui una realtà divina. Pietro sottolinea anche che Gesù è il Figlio dell Iddio vivente, cioè del solo vero Dio che esiste, in contrapposizione con i tanti dèi in cui gli uomini credevamo, ma che non erano nulla, non esistevano (1 Corinzi 8:5-6). Per riflettere: 1) Possiamo anche noi andare al di là dell apparenza umana e vedere in Gesù la sua vera essenza divina? 2) Che differenza fa per noi sapere 4:1

17 che Gesù non è soltanto un uomo ma il Figlio di Dio? 3) Possiamo anche noi affermare che c è un solo Dio vivente? Cosa può significare questo per noi? 3) Cosa significa che Gesù era il «Cristo»? La parola «Cristo» viene dal greco Christos ed è la traduzione dell ebraico Messiah che in italiano significa Unto. In Israele, re, sacerdoti e a volte anche i profeti erano introdotti nella loro autorità attraverso un rito di unzione in cui ricevevano dell olio sulla loro testa. L «unto» era dunque una persona che aveva ricevuto dell autorità da parte di Dio per rappresentarlo e per agire a suo nome a favore del popolo, per guidarlo e proteggerlo. Tra i molti unti d Israele uno acquistò un importanza del tutto speciale. Egli era stato annunciato dai profeti. Sarebbe stato un re speciale (Is 9:5-6), un profeta (Dt 18:15-16) e un sacerdote (Zac 6:11-14). Riassumeva quindi in sé tutti i ministeri di salvezza che Dio aveva affidati ai singoli unti precedenti. Egli avrebbe dato libertà e salvezza al suo popolo. In altre parole, sarebbe stato il loro Salvatore. 4) Pietro come riuscì a capire tutto questo di Gesù? Matteo 16:17: «Gesù, replicando, disse: Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli». Fu quindi per grazia di Dio che Pietro riuscì a vedere in Gesù il Figlio di Dio e il suo Salvatore. Forse, quel momento, non riuscì neppure a capire tutto quello che questo poteva significare, ma Dio lo avrebbe aiutato a capire meglio e a crescere nella conoscenza e nella fede. Allo stesso modo, noi non possiamo da soli capire la realtà di Gesù, ma se lo desideriamo, se apriamo il nostro cuore a Dio, egli ci aiuterà. 5) Alcuni anni dopo, quando Gesù era già morto e risuscitato, cosa disse Pietro riguardo alla sua importanza per la nostra esperienza cristiana? 1 Pietro 1:17-21: «E se invocate come Padre colui che giudica senza favoritismi, secondo l opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo del vostro soggiorno terreno; sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia. Già designato prima della creazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi; per mezzo di lui credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio.» Per riflettere: Possiamo meditare un poco su questo testo così importante? Cosa possiamo imparare su Dio e su Gesù? 4:2

18 Testi biblici Lv 8:12 Sacerdote viene unto. Dt 18:15-16 Il Messia sarebbe stato un profeta. 1Sam 16:13 Re Davide unto (Per altri, ad es. 2Re 9:3). 1Re 19:16 Elia mandato a ungere il re Jehu e il profeta Eliseo. Is 9:5-6 Il Messia sarebbe stato un re speciale. Zac 6:11-14 Il Messia sarebbe stato un sacerdote. Mt 16:13-14 Cosa dice la gente che Gesù è? Mt 16:15 E noi cosa diciamo che Gesù sia? Mt 16:16-17 Per la grazia di Dio, Pietro capisce chi Gesù è. At 4:12 Solo nel nome di Gesù è salvezza. 1Cor 2:2 Paolo vuole predicare solo Gesù. 1Cor 8:5-6 Gi altri dèi sono nulla. 1Pt 1:17-21 Salvati dal sangue di Gesù prima della creazione. Approfondimenti 1) Il profeta annunciato da Mosè in Deuteronomio 18:15-16 era solo Gesù? Probabilmente Mosè parla in primo luogo di qualcuno che lo avrebbe sostituito alla guida del popolo, subito dopo la sua morte. Ma le sue parole trovano una conferma ancora più grande nel Messia a venire. Egli, manifestando Dio in modo velato dall umanità, avrebbe permesso di accostarsi a Dio senza esserne distrutti. Israele capì che la profezia indicava il Messia come il Profeta per eccellenza e lo aspettava (Gv 1:21; 6:14; 7:40). Gesù realizza il senso finale della promessa. 4:3

19 5:1 5. Lo Spirito Santo è Dio presente nella nostra vita Scopo: Comprendere che l amore, la guida, il sostegno di Dio non si sono esauriti con l esperienza storica di Gesù ma continuano a manifestarsi lungo tutta la storia e nella nostra vita attraverso l opera dello Spirito Santo. Introduzione Un buon padre desidera sempre stare con i propri figli, per amarli e sostenerli. Questo è il motivo per cui Gesù, il Figlio di Dio, diventò un uomo: per essere l Emmanuele, «Dio con noi» (Mt 1:23). Tuttavia, Gesù non poté restare per sempre con noi fisicamente perché, dopo la sua resurrezione, doveva ritornare dal Padre. Tuttavia, prima di andare, Gesù promise che non avrebbe lasciato soli i suoi amici: «Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell età presente» (Mt 28:20). Con questa promessa Gesù desiderava confermarci il suo amore e la sua cura. Anche se via, il suo cuore sarebbe sempre rimasto con noi. Egli avrebbe sempre operato per noi: «Perciò egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro» (Eb 7:25). Ma c è un altro modo in cui Gesù si rende presente nella nostra vita: attraverso la presenza e l opera dello Spirito Santo. 1) Quando i discepoli erano tristi per la sua imminente dipartita, quale promessa fece loro Gesù? Giovanni 16:7: «E utile per voi che io me ne vada; perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò.» 2) Chi è questo «Consolatore»? Giovanni 16:13: Lo Spirito Santo. 3) Lo Spirito Santo cosa avrebbe fatto per noi? A. Ci aiuterà a capire che siamo peccatori, che c è una giustizia e un giudizio (Gv 16:8-11). Così potremo ravvederci e andare a Gesù per essere salvati. B. Ci aiuterà a capire ciò che è giusto o sbagliato agli occhi di Dio (Gn 16:12,13). C. Darà gloria a Gesù aiutandoci a comprendere la sua volontà e a seguirla (Gv 16:14). D. Ci aiuterà a cominciare una nuova vita come figli di Dio (Gv 3:3-8).

20 E. Ci aiuterà a servire Dio e il prossimo (1Cor 12:4-11) F. Ci darà la certezza che Dio è un Padre che ci ama (Gal 4:6; Rm 8:15). 4) Come possiamo godere della presenza e dell aiuto dello Spirito Santo? Luca 11:13: Chiedendo la sua presenza in preghiera. Testi biblici Mt 1:23 Gesù è «Dio con noi». Mt 12:31-32 Peccato contro spirito imperdonabile. Mt 28:19 Nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito. Mt 28:20 Gesù è sempre con noi. Lc 11:13 Dio concede lo Spirito a chi lo chiede. Gv 3:3-8 Solo attraverso Spirito possiamo nascere di nuovo. Gv 16:3,7,8,13 Spirito è essere personale (lui, non esso). Gv 16:7-14 Aspetti dello Spirito come persona. Gv 16:7,13 È utile che Gesù vada per mandarci il Consolatore/Spirito. Gv 16:8-11 Spirito aiuta a capire peccato, giustizia, giudizio. Gv 16:14 Spirito ci aiuta capire e fare volontà di Dio. Rm 5:5 Amore di Dio sparso nei nostri cuori per lo Spirito Rm 8:7-9 Spirito ci consente di ubbidire a legge di Dio. 1Cor 12:4-11 Doni dello Spirito per servire Dio e prossimo. 1Cor 12:11 Lo Spirito dà suoi doni come lui vuole (personalità e volontà). Gal 4:6 Ci dà certezza che Dio è nostro Padre (Rm 8:15). Gal 5:22-25 Il frutto dello Spirito. Eb 7:25 Gesù intercede sempre per noi. Approfondimenti 5) Alcuni credenti dicono che lo Spirito Santo è solo la potenza di Dio e non una persona divina. La Bibbia conferma questa tesi? La parola «Spirito» si dice ruah in ebraico e pneuma in Greco, e può significare qualsiasi cosa dotata di movimento, vitalità, e che è invisibile: il vento, il respiro, la mente, la realtà interiore dell uomo. In molti testi dell Antico Testamento, «Spirito di Dio» significa semplicemente «Dio». Ma ci sono alcuni fatti, soprattutto nel Nuovo Testamento, che mostrano come la frase «Spirito di Dio» possa anche riferirsi a una realtà personale distinta all interno della Deità. A) Anche se in greco pneuma è un nome neutro (come le cose), vi sono testi in cui è usato come se fosse un maschile (riferito a persone). Lo si vede, ad esempio, dal fatto che il pronome usato riferendosi allo Spirito è il maschile «Lui» invece del neutro «esso» (Gv 16:3,8,13). Allo stesso modo, quando Gesù 5:2

21 annuncia la venuta del Consolatore, usa il pronome maschile e non il neutro (Gv 16:7). B) Lo Spirito di Dio è descritto come capace di compiere azioni possibili solo per un essere personale, dotato di individualità, personalità, volontà, intelligenza. Gesù dice di Lui che convincerà il mondo di peccato, di giustizia e di giudizio; che è un Consolatore simile a se stesso (Vi darò «un altro» Consolatore); che è lo «Spirito della verità», che guiderà i discepoli nella verità, darà Gloria a Gesù annunciando quello che ha udito da lui, che annuncerà il futuro (Gv 16:7-14). L apostolo Paolo dice che «tutte queste cose le opera quell unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole» (1Cor 12:11). È così evidente che lo Spirito di Dio ha una volontà personale. C) Gesù pone lo Spirito Santo allo stesso livello del Padre e del Figlio: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28:19). Non sarebbe sciocco se Gesù volesse dire, «nel nome del Padre, del Figlio e della potenza del Padre»? D) Gesù dice che «ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parli contro il Figlio dell uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro» (Mt 12:31-32). Perché dovrebbe dire questo se lo Spirito fosse solo una energia impersonale? La verità è che la Spirito è una persona divina, la stessa persona che opera per la nostra conversione e la nostra crescita spirituale: sminuire la sua importanza rischia perciò di mettere a rischio la nostra stessa identità cristiana e la nostra salvezza. 5:3

22 6:1 6. Dio ci parla attraverso la Bibbia Scopo: Conoscere la Bibbia come fondamento della fede cristiana. Introduzione La fede cristiana non è una filosofia, non nasce cioè da una ricerca intelligente dell uomo; non viene dall uomo ma da Dio. Se venisse dall uomo che vantaggio ne avremmo? Seguendola, seguiremmo le nostre proprie fantasie, ma rimarremmo soli nell universo. Come possiamo sapere che quello che crediamo viene veramente da Dio? Solo se Dio stesso ce lo dice! Esiste una tale Parola di Dio? Si: noi crediamo che sia la Bibbia. 1) Fisicamente, cos è la Bibbia? La parola «Bibbia» viene dal greco Biblia che significa libri, e si chiama così perché è una collezione di libri. È divisa in due parti normalmente chiamate Antico Testamento (A.T.) che contiene 39 libri scritti prima dell incarnazione di Cristo, e il Nuovo Testamento (N.T.) che contiene 27 libri e lettere scritti dopo la morte di Gesù. In tutto, quindi, 66 scritti. 2) Chi scrisse la Bibbia? Che tipo di persone erano? 2 Pietro 3:2: L Antico Testamento fu scritto dai profeti o dai loro discepoli, il Nuovo testamento dagli apostoli e dai loro discepoli. Efesini 2:20: Apostoli e profeti costituiscono il fondamento della chiesa cristiana. Questo vuol dire che noi possiamo essere cristiani solo se crediamo in Gesù in accordo con la testimonianza data dagli apostoli e dai profeti (cfr. Ap 18:20). Si tratta di persone molto diverse tra di loro. Alcuni erano dei condottieri importanti come Mosè, o re come Davide e Salomone. Altri erano contadini come Amos (7:14), o pescatori come Pietro and Giovanni (Matteo 4:18,21). Luca era un medico (Colossesi 4:14), Ezechiele un sacerdote (1:3), Matteo un esattore delle tasse (Luca 5:27). 3) Perché gli apostoli e i profeti sono così importanti? Perché, a causa del peccato, l umanità ha perso la sua relazione diretta con Dio e non può ascoltare direttamente la sua voce. Gli apostoli e i profeti sono stati scelti da Dio come suoi portavoce, per farci giungere la testimonianza della sua volontà. «Profeta» significa, appunto, «colui che parla al posto di», mentre «apostolo» significa «inviato». La differenza tra questi due tipi di persone è che i profeti ricevettero il loro messaggio attraverso visioni e sogni (Nm 12:6), mentre gli apostoli lo ricevettero prevalentemente attraverso la voce di Gesù (1Gv 1:1-4). Mosè è un eccezione, poiché Dio parlava con lui «faccia a faccia», cioè direttamente (Nm 12:7,8).

23 Senza il loro ministero non saremmo in grado di conoscere Dio e la sua volontà; non conosceremmo Gesù e la salvezza che ci offre. 4) Su che base crediamo che apostoli e profeti sono degni di fede? 1. La storicità del loro messaggio. Negli ultimi secoli molti studiosi hanno messo in dubbio la veridicità storica della Bibbia. Essi pensavano che gran parte del suo contenuto fosse leggenda o mito. Successivamente, però, l archeologia moderna ha dissepolto il mondo biblico antico ed ha provato come del tutto affidabile quello che la Bibbia aveva detto migliaia di anni prima (Lc 19:40). 2. La loro esperienza unica. Erano persone straordinarie che rischiarono la loro vita per dare testimonianza di Dio e del suo volere. Si schierarono sempre dalla parte degli oppressi, della verità, della giustizia. Sfidarono l abitudine sbagliata del loro popolo. Non avevano paura dei re e dei potenti. Avevano una visione chiara dei problemi spirituali, sociali, politici del loro tempo. Erano convinti che Dio li avesse chiamati a parlare da parte sua (Geremia 4:3: «Così dice il Signore».» Quest affermazione si trova 280 volte nell A.T.). Dicevano la verità? Abbiamo già visto che erano persone oneste, che non erano degli sciocchi che seguivano i loro propri sogni. Dobbiamo perciò pensare che dicessero la verità e che Dio abbia veramente parlato loro e attraverso di loro. Il profetismo biblico è un fenomeno unico in tutta la storia umana. Per farci un idea della loro esperienza, possiamo considerare quella di Natan con il re Davide (2 Sam 11-12:10), di Geremia (20:7-12), di Amos con i sacerdoti del re Geroboamo (Amos 6:12-17). Cerchiamo di comprendere le condizioni particolari in cui predicavano e i rischi ai quali si esponevano. 3. L unità e l armonia del loro messaggio. Abbiamo visto che i profeti erano persone molto diverse tra di loro. Non vissero insieme ma sparsi in un arco di tempo di circa 1500 anni (Mosè visse verso il 1400 a.c. e l apostolo Giovanni fino a verso il 100 d.c.). Quasi tutti i profeti vissero in Palestina ma altri, come Daniele ed Ezechiele erano tra gli esiliati in Babilonia. Gli apostoli, dopo la fase iniziale, viaggiarono in vari paesi e scrissero da ovunque si trovassero. Tuttavia, nonostante le loro differenze, il loro messaggio manifesta una straordinaria unità e armonia che i credenti considerano segno del fatto che non stavano esprimendo la loro opinione ma ciò che Dio aveva detto loro: essi hanno parlato perché ispirati da Dio (2 Pt 1:19-21). 4. La natura non convenzionale del loro messaggio. Erano persone pienamente inserite nel contesto della loro società, ma il messaggio che predicavano aveva delle caratteristiche molto diverse, spesso opposte. In un mondo predominato dal politeismo, predicavano l esistenza di un solo Dio (Dt 6:4). In un mondo in cui la divinità era spesso identificata con la natura, essi 6:2

24 dichiarano che Dio è il creatore della natura (Gn 1:1). In un mondo in cui il sole e la luna erano considerati gli dèi più importanti, essi arrivano ad affermare che invece solo delle luci, lampade (Gn 1:16). In un mondo in cui la divinità era rappresentata attraverso immagini materiali, essi ne proibivano l uso (Es 20:4,5). In un mondo in cui la religione aveva spesso un valore rituale, gli uomini della Bibbia danno un messaggio in cui ciò che conta veramente è la nostra vita morale e la fede (Is 58:1-11). È perciò evidente che questa comprensione delle cose non può essere il prodotto della loro cultura umana ma viene da un essere superiore, Dio. 5. Le loro profezie. Essi avevano una visione del futuro che nessun uomo poteva e può avere. La Bibbia ci offre centinaia di profezie che hanno felicemente superato il vaglio della storia. (Isaia 46:5-10; Daniele 2:26-28). Gli uomini provano a fare gli indovini, ma nessuna esperienza umana e lontanamente paragonabile alla realtà del profetismo biblico. 6. Il Cristo che hanno predicato. Quello che hanno detto riguardo a Gesù Cristo è talmente straordinario che nessun uomo potrebbe averlo inventato. (1 Corinzi 1:22-25). 5) Cosa pensava Gesù delle Sacre Scritture? Giovanni 5:39. In questo testo Gesù parla di quelle Scritture che noi chiamiamo «Antico Testamento» (Il N.T. non esisteva ancora) e le considera degne di essere studiate per scoprire Lui stesso e per avere salvezza. Con che attenzione dovremmo dunque studiarle! E se questo è vero per l A.T., dove Gesù era rappresentato attraverso immagini o in modo velato (2 Cor 3:14), quanto più è vero riguardo al Nuovo, in cui Gesù è pienamente rivelato! 6) Per l apostolo Paolo qual è lo scopo delle Scritture? 2 Timoteo 3:16,17. 7) In ambito spirituale e morale, quale norme dovremmo seguire per scoprire la verità? Giovanni 17:17: Gesù dice che la parola di Dio è verità. Atti 17:10,11: I Giudei di Berea sono lodati perché investigano le Scritture per verificare se quello che hanno ascoltato dall apostolo Paolo è vero. 8) Alcuni pensano che la Bibbia è troppo difficile e va lasciata nelle mai degli specialisti. È vero? Soprattutto nel passato, quando la Bibbia era poco conosciuta nel mondo cattolico, alcuni pensavano in questo modo. Ma non è affatto vero. Luca 10:21: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli! Sì, Padre, perché così ti è piaciuto!» 6:3

25 La Bibbia non fu scritto per i professori ma per la gente comune. È vero che alcuni testi sono difficili e richiedono umiltà e sforzo, ma la maggior parte della Bibbia è così semplice che anche i bambini possono comprenderla: basta avere voglia di farlo. 9) Che cosa dice Dio di coloro che leggono e ascoltano la Bibbia? Apocalisse 1:3: «Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!» Per riflettere: Le parole del testo appena letto sono rivolte, in modo particolare ai lettori del libro dell Apocalisse, il libro più difficile di tutta la Bibbia. Ma se Dio benedice coloro che studiano questo libro, possiamo credere che la stessa benedizione sia disponibile per chi legge tutta la Bibbia? Testi biblici Gn 1:1 Un solo Dio-Creatore. Gn 1:16 Sole e luna sono lampade. Es 20:4,5 Dio diverso dalla natura: non immagini. Nm 12:6-8 Dio parla ai profeti tramite sogni e visioni a Mosè faccia a faccia. D7 6:4 Un solo Dio. 2Sam 11-12:10 Natan affronta il re Davide. 2Cr 20:20 Fiducia in Dio e suoi profeti. Sal 119 Salmo sulla parola di Dio (v. 105: lampada e luce al nostro piede), Pr 2:1ss Ognuno deve prestare orecchio all insegnamento di Dio. Is 46:5-10 Dio conosce e annuncia il futuro. Is 58:1-11 Valore etico del messaggio profetico. Ger 4:3 Così dice il Signore. Ger 20:7-12 La fatica di Geremia come profeta. Ez 1:3 Ezechiele era un profeta sacerdote. Dn 2:26-28 C è un Dio che conosce i segreti. Am 6:12-17 Amos affronta i falsi sacerdoti di Israele. Am 7:14 Amos: un profeta che era agricoltore. Ml 3:6 Dio non muta. Mt 4:18,21 Pietro e Giovanni, apostoli che erano pescatori. Mt 15:1-9 Non tradizione ma comandamento di Dio. Mc 3:14 Gesù sceglie apostoli come testimoni (At 1:20,21). Lc 5:27 L apostolo Matteo era un ex esattore delle tasse. Lc 10:21 Parola di Dio per i piccoli e non per gli intelligenti. Lc 19:40 Le pietre grideranno. Gv 5:39 Le Scritture (A.T.) parlano di me. Gv 14:17 Spirito insegnerà tutto e ricorderà Gv 17:17 La tua parola (di Dio) è verità. Gv 20:30,31 Non tutto quello che Gesù fece e disse fu scritto ma (Gv 21:25). 6:4

26 At 17:10,11 1Cor 1: Cor 14:32 2Cor 3:14 1Tes 5:21 2Tm 3:16,17 Ef 2:20 Col 4:14 2Tm 3:16,17 2Pt 1: Pt 3:2 2Pt 3:16 1Gv 1:1-4 Ap 1:3 Ap 18:20 Bereani lodati perché controllavano nelle Scritture. Cristo crocifisso scandalo per Giudei e pazzia per i Greci Spiriti dei profeti sottoposti ai profeti. In Cristo il velo sul patto antico viene tolto. Esaminate ogni cosa e ritenete il bene Scritture utili per Apostoli e profeto come fondamento della chiesa cristiana. Luca era un medico Ogni scrittura è utile profeti hanno parlato da parte di Dio ispirati dallo Spirito. Ricordatevi della parola dei profeti e degli apostoli. Epistole di Paolo equiparate alle altre Scritture. Apostoli hanno avuto contatto diretto/fisico con Gesù. Beato chi legge. Dio renderà giustizia alla parola e alla vita di apostoli e profeti. Approfondimenti 10) Quando gli scrittori del Nuovo Testamento parlavano delle Scritture, a cosa si riferivano? L importanza dell A.T. Quando Gesù parlava delle Scritture si riferiva a quello che oggi chiamiamo Antico Testamento (Giovanni 5:39). Lo stesso vale per gli Apostoli (2 Timoteo 3:16; 2 Pietro 3:16). A quel tempo, il Nuovo non era ancora stato scritto. Quando cominciarono a scrivere le loro lettere e i loro libri, non sapevano neppure di stare cominciando a comporre quello che oggi noi chiamiamo Nuovo Testamento. Così anche loro, quando usavano il termine «Scrittura», pensavano all A.T.. Essi lo consideravano la loro Bibbia, la Bibbia di Gesù, degli Apostoli e dei primi cristiani. Essi amavano le sue storie, il suo messaggio, le sue profezie. Come cristiani, seguendo il loro esempio, non dovremmo pensare che l A.T. non ha valore per noi. Anche questo scritti sono scritti cristiani perché vengono dallo stesso Dio che ha ispirato il Nuovo Testamento e al loro centro c è lo stesso Gesù. Non è perciò giustificabile la diffidenza di alcuni cristiani verso l A.T., quasi che fosse qualcosa che non li riguarda. È vero invece che, venendo da un tempo e un mondo più antico e più diverso dal nostro, abbiamo a volte più difficoltà a capirlo, ma questo è un ostacolo che si supera con lo studio. Il primo scritto di quello che successivamente sarebbe diventato il Nuovo Testamento, sembra essere la prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi scritta nel 51 d.c. La prima persona che cominciò a porre uno scritto neotestamentario allo stesso livello delle Scritture antiche fu Pietro riferendosi a degli scritti di Paolo (2Pt 3:15,16). Le lettere e i libri del N.T. furono in genere scritti per un gruppo limitato di credenti, per una o più chiese di una certa zona. Le altre chiese dovettero attendere del tempo prima di averne anch esse una copia a 6:5

27 disposizione. Il processo che portò a raccogliere tutti questi scritti in un unica collezione riconosciuta universalmente prese almeno un paio di secoli. 11) Qual è la relazione tra la Bibbia e la tradizione? La Chiesa Cattolica dà una grandissima importanza alla tradizione. Possiamo certamente dire che molte credenze cattoliche sono fondate proprio su di essa. Di cosa si tratta? Da dove viene? La Chiesa cattolica insegna che Gesù non scrisse nulla e che il suo messaggio, all inizio, fu trasmesso oralmente. Quando i cristiani cominciarono a scrivere i cattolici dicono - non scrissero tutto (Gv 20:30,31; 21:25). In questo modo, parte dell insegnamento di Gesù sarebbe rimasto in forma orale e ci sarebbe stato trasmesso attraverso la tradizione detta appunto «orale». Questa tradizione sarebbe stata conservata dalla Chiesa cattolica fino ai nostri tempi. Allo stesso modo si sarebbero conservati insegnamenti degli apostoli. A ciò si deve aggiunge anche tutto quello che la chiesa ha acquisito nel corso dei secoli avrebbe acquisito grazie alla guida dello Spirito Santo. In questo insegnamento ci sono cose giuste e cose sbagliate. 1. E vero che Gesù non scrisse nulla e che affidò ai suoi discepoli il compito di darne testimonianza. 2. È anche vero che i suoi discepoli non scrissero tutto ciò che Gesù fece. 3. È però sbagliato pensare che non ci sia stato trasmesso tutto l insegnamento di Gesù. Giovanni scrive che non tutti i miracoli sono stati riportati, ma dice anche che quello che racconta è sufficiente per credere e avere la vita eterna. Se solo il suo scritto era già sufficiente, cosa dire quando pensiamo che abbiamo altri tre Vangeli e molti altri scritti sull insegnamento di Gesù? Certamente abbiamo tutto ciò che ci serve anche senza alcuna tradizione orale. 4. È sbagliato basare la nostra fede su delle tradizioni orali perché possono essere facilmente alterate. 5. Per essere certo che il suo insegnamento ci fosse trasmesso fedelmente, Gesù non ne ha affidato la conservazione solo alle folle indistinte, ma ha scelto 12 testimoni oculari chiamati Apostoli (Mc 3:14; At 1:20,21). La loro testimonianza ci è conservata nei libri che formano il Nuovo Testamento. Poco tempo dopo la morte degli Apostoli, nella chiesa cominciarono a spargersi molte storie e insegnamenti che non avevano nulla a che fare con la verità di Gesù e degli stessi Apostoli. Per evitare che tali idee contaminassero la pura fede cristiana, la Chiesa fece una cernita di tutti gli scritti che circolavano, scegliendo quello che sicuramente provenivano dagli Apostoli e dai loro diretti discepoli. In questo modo si sottomisero a una regola scritta: il Canone (= norma) del Nuovo Testamento. Seguendo il loro esempio, noi rifiutiamo qualsiasi insegnamento che contraddica gli scritti canonici. Anche i Giudei credevano che Do aveva dato a Mosè molte leggi non incluse nella legge scritta, e credevano che queste altre norme fossero state trasmesse 6:6

28 oralmente di generazione in generazione fino a giungere all epoca di Gesù. In realtà, queste norme non venivano affatto da Mosè ma erano il risultato di uno sviluppo successivo delle loro credenze. Accadeva che molte volte questi insegnamenti contraddicessero o alterassero ciò che si trovava nelle Scritture. Gesù li rifiutò con decisione e insegnò a seguire le Scritture per sostenere e predicare la volontà di Dio (Matteo 15:1-9). È molto meglio seguire l esempio di Gesù invece delle tradizioni umane. Quanto alla guida dello Spirito Santo, dobbiamo notare che Gesù ha detto, non che avrebbe insegnato cose diverse ma che avrebbe ricordato e aiutato a capire ciò che Egli aveva già detto (Gv 14:17). Anche in ciò che può essere considerato nuovo, lo Spirito non contraddice mai ciò che Egli stesso ha già dato mediante i profeti e gli apostoli precedenti (1Cor 14:32; Mal 3:6). 12) Chi ha l autorità di interpretare le Scritture? La Chiesa Cattolica insegna che solo il Papa e i vescovi hanno l autorità di interpretare la Scrittura. I semplici credenti debbono sottomettersi al loro insegnamento. In questo modo, la gerarchia assume un ruolo molto importante e domina la fede di tutti i credenti. Questo non sembra però l insegnamento Biblico. Noi vediamo che le Scritture sono rivolte a tutto il popolo di Dio e non solo ai suoi leader. Leggiamo anche che ogni membro della Chiesa è personalmente responsabile per la sua fede e la sua vita (1Tes 5:21; At 17:10,11; Pr 2:1ss). Affermare la nostra responsabilità personale davanti alla Parola di Dio non significa però che dobbiamo avere un atteggiamento individualistico. Gesù ha creato la Chiesa in modo che ognuno potesse ricevere aiuto e darlo agli altri. La comunità cristiana è il luogo in cui condividere lo studio e la comprensione della Parola di Dio, in modo fraterno, umile e responsabile. 6:7

29 7. Dio è il Creatore potente e amorevole Scopo: Mostrare l importanza della dottrina della creazione anche per il nostro tempo, e aiutare a comprendere il carattere filosofico e non scientifico della teoria evoluzionistica. Introduzione Tutti i cristiani credono che Dio ha creato «i cieli e la terra» come dice Genesi 1:1. Non tutti credono però che Dio abbia creato un mondo buono e pacifico. Molti credono che Dio ha creato la vita attraverso l evoluzione. In questa prospettiva, poiché l evoluzione si sviluppa attraverso la violenza e la morte, a ben pensarci Dio diventa responsabile di tutto il male che c è nel mondo. Possiamo accettare una tale comprensione? Possiamo armonizzare la Bibbia con quello che dice l evoluzionismo? 1) Per la Bibbia, da dove viene tutto? Genesi 1:1. Dio ha fatto ogni cosa. 2) Dopo che Dio creò la terra, vi creò subito anche la vita? Genesi 1:2. Ci sono diversi modo di comprendere i primi versi della Bibbia. La possibilità migliore sembra essere che l «inizio» di cui parla il v. 1 sia da distinguere e non da identificare con la storia della creazione seguente. In questa prospettiva, dopo avere creato l universo e il pianeta terra, il nostro pianeta sarebbe rimasto per un tempo imprecisato «informe e vuoto», senza vita. Questo tempo potrebbe corrispondere approssimativamente all età che gli astronomi attribuiscono all universo. 3) Quando Dio decise di preparare il nostro pianeta per crearvi la vita ed essere la nostra casa, quanto tempo impiegò? Genesi 1:31-2:2. In sei giorni la terra era pronta per accogliere l uomo che fu creato nel sesto giorno. (Vedi anche Esodo 20:11). 4) Che tipo di mondo era quello creato da Dio? Genesi 1:4. Ogni cosa create da Dio era buona, completa, finita, e non aveva bisogno di alcuna miglioria (Vedi Genesi 1:10,12,18,21,25). Non solo ogni singola parte della creazione era «buona», corrispondeva ciò perfettamente al progetto di Dio, ma l insieme era «molto buono» (Gn 1:31). Questo significa che proprio perché tutto era in armonia con Dio, ogni cosa era anche in armonia con le altre parti della creazione. Una tale armonia è espressa dal fatto che nessun essere vivente viveva a spese di un altro e che tutti erano vegetariani (Gn 1:29,30). Doveva essere veramente un mondo pacifico e straordinario, proprio l opposto di quello supposto e predicato dall evoluzionismo. 7:1

30 5) La Bibbia come descrive il modo in cui Dio creò il mondo? Genesi 1:1. I popoli antichi vedevano la creazione soprattutto come un processo di lotta che avanzava attraverso un processo faticoso di guerra e di morte. La visione biblica è completamente diversa: Dio non ha bisogno di lottare perché tutto viene da Lui e nulla gli si oppone. Egli è totalmente sovrano e tutto gli ubbidisce. Lui deve solo parlare, segno della sua volontà, perché la cosa appaia. Per questo egli crea un modo di armonia, di pace e di vita. 6) Se Dio creò ogni cosa buona, come mai vediamo ovunque il male e la corruzione? Romani 8: Dopo la descrizione del mondo perfetto creato da Dio, la Bibbia continua spiegando come quella perfezione sia stata corrotta dal male. Genesi 3 dice che il peccato, cioè la sfiducia che porta alla ribellione e ad un atteggiamento di indipendenza da Dio, provocò la corruzione di tutto. La conseguenza finale del peccato è la morte (Gn 3:17-19; Rm 6:23). Il contrasto è evidente: l evoluzionismo dice che la violenza e la morte sono parte del mondo creato da Dio, la Bibbia insegna l opposto, che esse vengono dal peccato e che sono frutto di una ribellione contro Dio. Non Dio ma il peccato è responsabile del male. Dio è un creatore amorevole e noi abbiamo distrutto quello che lui ci aveva donato. 7) Che importanza ha tutto questo per la fede cristiana? Il problema fondamentale non è tanto quello del possibile contrasto temporale tra le due visioni (creazione in 7 giorni o in miliardi di anni). Anche se questo è biblicamente importante, il problema fondamentale è che l evoluzionismo (anche quello teista) trasforma la persona e il carattere di Dio, il significato della storia della salvezza, e il senso stesso della nostra speranza. Bibbia Dio crea con potenza assoluta e quindi istantaneamente e senza fatica. Dio crea un mondo immediatamente perfetto perché totalmente corrispondente al suo volere. Il fatto che Dio sia capace di creare un mondo perfetto ci dà speranza nel futuro. Dio non è responsabile del male, ma è il nostro peccato che distrugge tutto. 7:2 Evoluzionismo teista Dio crea dovendo tenere conto delle leggi della natura, in un tempo lunghissimo e con fatica. Dio crea un mondo come attraverso tentativi infelici e dolorosi. Il mondo che crea non corrisponde dall inizio al suo volere. Se Dio non è stato ancora capace di creare un mondo perfetto, quale certezza possiamo avere per il futuro? Dio è responsabile del male presente nella natura. Il peccato non esiste o non è responsabile del disastro che vediamo attorno a noi.

31 Gesù viene a salvarci, dal peccato e dalle sue conseguenze, ricreando un nuovo cielo e una nuova terra (Ap 21:1) simile a quello iniziale. Gesù non può più essere visto come colui che ci salva dal peccato, ma, al massimo, come colui che porta avanti, lo sforzo faticoso di Dio verso il superamento dei limiti della creazione. Per riflettere: Oggi, tutta la nostra cultura è influenzata dall evoluzionismo. In che modo possiamo sostenere la nostra fede nel Dio Buono Creatore. Testi biblici su Dio creatore Gn 1:1 Nel principio Dio creò il cielo e la terra. Gn 1:2 Il tempo tra la creazione prima e l ordinamento della terra. Gn 1:29-31 Tutto era molto buono (vv. 4,10,12,18,21,25). Gn 3 Il peccato corrompe il creato. Gn 7:11 Diluvio dal cielo e dalle profondità della terra. Es 20:11 Dio crea in 6 giorni. Gb 12:7-9 Tutti gli esseri viventi sanno che Dio ha fatto ogni cosa. Sal 19:1-6 I cieli raccontano la Gloria di Dio. Rm 1:20 La potenza di Dio è rivelata attraverso la creazione. Rm 8:18-24 Speranza anche per la natura che soffre per nostro peccato. 7:3 Approfondimenti 8) I sei giorni della creazione possono essere compresi come un simbolo delle lunghe ere richieste dall evoluzionismo? E vero che nella Bibbia, come probabilmente in tutte le culture, un giorno può significare «una data situazione», «un epoca». Ma ogni volta che la Bibbia accompagna la parola «giorno» con un numerale significa sempre un giorno letterale. La storia della creazione sottolinea questo fatto con l espressione «fu sera e fu mattina» (vv. 5,8 ecc). È un modo per dirci che lo scrittore intendeva parare di giorni letterali. 9) Possiamo interpretare i giorni della creazione come se durassero 1000 anni, secondo quanto è detto in Pietro 3:8? Questo testo dice: «Ma voi, carissimi, non dimenticate quest unica cosa: per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno.» Si noti come le due affermazioni «un giorno come mille anni» e «mille anni» come un giorno si annullano l un l altro. È evidente che Pietro non vuole dire che «un giorno vuol dire mille anni». Con lo stesso principio dovremmo dire che il millennio di Apocalisse 20 dura solo un giorno, cosa che sarebbe assurda. Quello che vuole dire è che «per il Signore», cioè per Dio che vive l eternità, il

32 tempo che scorre assume un significato diverso da quello che gli diamo noi. Il contesto parla dell attesa paziente del ritorno di Gesù. Ai primi cristiani sembrava che già troppo tempo fosse passato da quando questo evento straordinario era stato promesso. Pietro invita a guardare le cose dal punto di vista di Dio il quale ha propositi più ampi di quelli della nostra prospettiva personale, e misura quindi il tempo con una scala diversa. Allo stesso modo «sette anni» apparvero a Giacobbe come se fossero «solo pochi giorni» a causa del suo amore per Rachele (Genesi 29:20), ma si trattava tuttavia di sette anni veri e propri. 10) Un esempio di mitologia antica sulla creazione. Dal mito mesopotamico della creazione Enuma Elish (Quando in alto) «Intimiditi dai preparativi dì guerra fatti da Tiamat (la dea delle acque salte) e dal suo nuovo sposo Apsu (Dio delle acue dolci), gli altri dei accettano di rimettere il potere supremo a Marduk, figlio di Ea, se egli accetta di affrontare Tiamat. In una campagna lampo Marduk vince e uccide Tiamat, col cui corpo costituisce l universo (quarta tavoletta, righe ). Ritornò verso Tiamat che aveva catturato; il Signore (Marduk) mise i piedi sulla base di Tiamat e con la sua massa (la sua arma) inesorabile fracassò il cranio; tagliò le arterie del suo sangue che lasciò trasportare dal vento del nord in luoghi sconosciuti. Ciò vedendo i suoi padri furono pieni di gioia e di giubilo; fecero portare, essi a lui, doni e regali. Calmatosi, il Signore esaminò il suo cadavere; voleva dividere il mostro, formare qualcosa di ingegnoso; la divise in due come un pesce a essiccare; ne dispose una metà come ciclo in forma di soffitto; tese la pelle e insediò delle guardie, affidò loro la missione di non lasciar uscire le sue acque. Nella quinta tavoletta si narra come Marduk, dopo aver messo gli astri al loro posto, prosegue nel dettaglio della sua opera formatrice, disponendo per esempio delle montagne sulla testa (riga 53) e sulla mammella (riga 57) dell altra metà di Tiamat (riga 62) e facendo uscire il Tigri e l Eufrate dai suoi occhi (riga 5). Solo a partire dall inizio della sesta tavoletta viene narrato come e perché fu formata l umanità: Marduk, sentito ciò che dicevano gli dei, ha voglia di formare qualcosa d ingegnoso. Parla a Ea in questi termini e gli da come consiglio quanto ha meditato nel suo cuore: «Voglio coagulare del sangue e far essere l osso; voglio erigere il lullu e che il suo nome sia "uomo"»; voglio formare il lullu uomo; siano essi caricati del lavoro degli dei ed essi [siano a riposo. Voglio cambiare l organizzazione degli dei e farla con arte: siano essi onorati insieme, ma siano divisi in due» Rispondendogli, Ea gli parla in questi termini, quanto al riposo degli dei, ne modifica il piano: «Mi sia consegnato uno dei loro fratelli; sia egli abbattuto e siano formati degli 7:4

33 uomini; si radunino qui gli dei grandi, il colpevole sia consegnato ed essi siano confermati!» Marduk, radunati gli dei grandi, comanda con bontà, dà delle istruzioni; gli dei sono attenti a lui, a quanto esce dalla sua bocca. II re parla agli Anunnaku in questi termini: «La vostra precedente affermazione sia vera! Ditemi delle parole vere: chi è colui che ha causato il combattimento, ha fatto rivoltare Tiamat e ha organizzato la battaglia? Mi sia consegnato colui che ha causato il combattimento; gli farò portare il suo castigo; voi restate a riposo». Gli Igigu, gli dei grandi, gli risposero, a lui, Lugaldimmerankia, il consigliere degli dei, loro signore: «È stato Kingu a causare il combattimento, Ha fatto rivoltare Tiamat e ha organizzato la battaglia!» Catturatolo, stettero in presenza di Ea; gli imposero il suo castigo e gli tagliarono il sangue; col suo sangue egli formò l umanità; impose (ad essa) il lavoro degli dei e liberò gli dei. Dopo che Ea la saggia ebbe formato l umanità, ebbe imposto ad essa il lavoro degli dei Quest opera è al di sopra di ogni comprensione; fu grazie all ingegnosità di Marduk che Nudimmud formò! Marduk, il re degli dei, ripartì Gli Anunnaku, tutti, in alto e in basso.» 11) Attualmente molte chiese cristiane accettano l idea che Dio abbia creato attraverso l evoluzione. Perché lo fanno? Nessuno può rispondere per gli altri. Possiamo però avanzare due ipotesi generali. 1) Siamo gli eredi dell illuminismo, la filosofia che si diffuse in Europa alla fine del XVIII secolo. I loro sostenitori insegnavano che non la fede ma la ragione dovesse essere il solo mezzo per comprendere la realtà attraverso la sperimentazione. Il positivismo, figlio dell illuminismo, pone l enfasi sul tangibile, su ciò che si può vedere e toccare, come unica realtà possibile, e sull esperimento come unica via per conoscerne la natura. In questa prospettiva, poiché non si può provare l ispirazione della Bibbia o l esistenza di Dio con esperimenti scientifici, la Bibbia perse la sua autorità e la creazione fu relegata al rango di un mito. 2) Nel passato, alcuni cristiani abusarono della Bibbia per condannare la scienza, come avvenne con la condanna di Gaileo Galilei che diceva che la terra ruotava attorno al sole e non viceversa come si pensava a quel tempo. Ora, visto che la scienza ha dato prova di essere un buon metodo per investigare la natura, molti abbandonano la Bibbia per seguire ciò che si ammanta di scientificità, anche se si tratta di una teoria come l evoluzionismo che non è affatto una teoria veramente scientifica. 11) Gli Avventisti del 7 giorno rifiutano la scienza in nome della loro fede? No! Rispettiamo e pratichiamo i metodi scientifici. Semplicemente non crediamo che l evoluzione sia un fatto scientifico, neppure secondo i criteri stabiliti dalla stessa scienza. Ad esempio, l evoluzionismo dice che la vita cominciò dalla materia inorganica mentre ogni dato scientifico dice che la vita viene solo da un 7:5

34 essere vivente. L evoluzionismo cerca di appoggiarci su dati oggettivi ma interpretandoli alla luce di presupposti non scientifici e traendone spesso deduzioni che i dati non profano affatto. La scienza ha per compito di studiare la realtà, non di elaborare teorie sulla sua origine che in quanto poste in un tempo lontano non possono mai essere oggetto di sperimentazione. Sia dire che il mondo è stato creato da Dio, sia dire che il mondo viene dal caso, sono affermazioni non scientifiche ma di fede. Oggi il problema si esprime attraverso l accettazione o il rifiuto dell intelligent design, il «progetto intelligente», cioè l idea che dall osservazione della natura si dedurrebbe la presenza di una realtà che non può essere spiegata sulla base del caso ma di una intelligenza che starebbe all origine della natura. Scientificamente non si tratta di affermare la verità del racconto biblico, ma di questo fatto minimo che può onorare, non una religione ma l osservazione obiettiva dei credenti, dei filosofi e degli scienziati. Ognuno darà poi una identità specifica, se lo vorrà, a questa Intelligenza, anche sulla base delle sue convinzioni religiose. 12) Gli Avventisti del 7 Giorno credono che tutti gli esseri viventi esistenti attualmente siano stati creati tali e quali da Dio? No, non abbiamo alcun motivo per credere questo. È infatti evidente che molti animali o piante sono il risultato dell alterazione di altri viventi vissuti precedentemente o anche in contemporanea. Non potremmo neppure dire che molti esseri viventi così come sono attualmente, siano così «buoni» come Dio li aveva creati. Crediamo che alterazioni e diversificazioni siano fatti evidenti anche se entro i limiti imposti dalla creazione che parla di «tipi», un termine da non usare certamente in senso scientifico moderno. Questo significa comunque che un pesce non potrà mai diventare un rettile, né un felce un pino. Gli esseri viventi sono realtà molto complesse che vivono dell armonia delle loro parti fondamentali. Perché un pesce diventi un rettile, ha bisogno di una infinità di trasformazioni coordinate che richiederebbero - anche se per assurdo questo fosse possibile -, secondo gli stessi evoluzionisti, un tempo lunghissimo di milioni di anni. Nel frattempo non sarebbe né un pesce né un rettile e non potrebbe sopravvivere né nelle acque né sulla terra ferma. Gli Avventisti accettano, in altri termini, quella che viene chiamata microevoluzione, abbondantemente provata, ma non la macroevoluzione che manca di qualsiasi dimostrazione. Quello che sappiamo dalla Bibbia e dalla natura ci permette di credere, in termini generali, non nell evoluzione, che significa progresso, ma in una «involuzione», che significa «degradazione». 13) Come possiamo spiegare l esistenza di miliardi di fossili? Non provano l esistenza dell evoluzione? I fossili sono una realtà e non ignoriamo la loro esistenza. Quello che neghiamo è l interpretazione che ne danno gli evoluzionisti. Due fatti debbono essere considerati: 7:6

35 1) Gli evoluzionisti suppongono che, per la formazione delle rocce sedimentarie dove si trovano i fossili, siano stati necessari miliardi di anni. In questo modo si proverebbe, che la vita, contrariamente alla cronologia breve che ci dà la Bibbia, esista da miliardi di anni. Per raggiungere queste conclusioni suppongono che il processo di formazione delle rocce si sia sviluppato nel passato alla stessa velocità di come si sviluppa attualmente nel presente in condizioni di normalità (uniformismo). Contro questa teoria, notiamo che molti elementi visibili nelle rocce sedimentarie suppongo l esplosione improvvisa di straordinarie energie e di fattori che hanno agito nel passato e che raramente o con molta meno intensità si verificano nel presente. Questa seconda visione è detta «catastrofismo». Quasi tutte le rocce sedimentarie, spesso alte diversi chilometri, si formano in acqua, il ché presuppone una immensa quantità di acqua. Noi crediamo che il diluvio biblico e gli eventi ad esso collegati (eruzioni vulcaniche, sconvolgimenti della crosta terrestre ecc), ci offrano la migliore spiegazione da dove sia venuta l energia e l acqua necessaria (Genesi 7:11). In questa prospettiva, pochi anni basterebbero a spiegare la formazione di molti strati geologici. 2) Gli evoluzionisti affermano che i fossili sono diversi nei diversi strati rocciosi, più semplici in quelli inferiori e più antichi, più complessi, diversificati ed evoluti man mano che si sale negli strati superiori. Questo proverebbe che i fossili più in alto discendono da quelli più i baso attraverso un processo di evoluzione durato milioni di anni. La realtà è però molto diversa. I fossili provano che la vita apparve improvvisamente fin dall inizio, con una abbondanza straordinaria di esemplari e specie. Molti dei gruppi principali di esseri viventi attuali sono presenti fin dall inizio, contraddicendo così la principale ipotisi evoluzionista. Dobbiamo tuttavia ammettere che tra uno strato e l altro ci sono delle differenze, ma possono essere spiegate in modo diverso. Mentre gli evoluzionisti suppongono che le differenze siano la prova di tempi diversi in cui questi esseri vissero, noi crediamo che siano segno dei diversi ecosistemi in cui avevano trovato posto. Nella prospettiva del diluvio, è evidente che i primi ad essere seppelliti siano stati gli esseri marini non dotati di mobilità come i molluschi, poi i pesci. Un fatto simile dovrebbe essere accaduto sulla terra ferma. Si deve notare che, come ammettono anche gli evoluzionisti, a quel tempo il clima sulla terra era abbastanza uniforme, e i vari tipi di animali trovavano il loro ecosistema ideale non in base alla latitudine come avviene oggi, ma sulla base dell altitudine. Man mano che l acqua saliva, le diverse specie erano trascinate e sepolte. Questo modello può ben accordarsi con la successione dei fossili nei diversi strati. 7:7

36 8. Dio è innocente delle nostre sofferenze (il peccato) Scopo: Spiegare il significato del peccato. Comprendere come il male possa nascere da una creazione perfetta e preparare la comprensione della salvezza e della nostra fiducia in Gesù. Introduzione Troppe sofferenze, troppo disordine, troppa ingiustizia. Quante volte siamo tentati di dire: «Perché, se Dio esiste, permette tutto questo?» Ma prima di rimproverare Dio dovremmo chiederci: «Perché tutto questo? Siamo sicuri che sia responsabilità di Dio?» 1) Che tipo di mondo era quello creato da Dio? Genesi 1:31. La Bibbia afferma che Dio ha creato ogni cosa buona. C era armonia, pace e vita abbondante per tutte le sue creature. Come abbiamo già visto, questa pace era così completa che a nessuno era consentito di mangiare un essere vivente se non le piante (Gn 1:29,30). Per comprendere perché la situazione sia cambiata, dobbiamo considerare l insegnamento dato in Genesi 2. Qui leggiamo che Dio aveva piantato un giardino meraviglioso in Eden, con ogni sorta di alberi il cui frutto era buono da mangiare (vv. 8,9). Al centro del giardino c erano però due alberi speciali, quello della vita e quello della conoscenza del bene e del male (v. 9). Facciamoci alcune domande? 2) L uomo poteva mangiare dell albero della vita? Si! (Genesi 2:16,17) Cosa significa l albero della vita? 1. Un «albero della vita» rappresenta evidentemente la vita. Ci insegna che la nostra vita viene da Dio, che il suo desiderio è che noi viviamo. L albero è lì perché il suo frutto sia liberamente mangiato. 2. Ci insegna anche che la vita non è qualcosa che possediamo naturalmente (non siamo immortali per natura): l albero della vita è fuori, non dentro di noi. Tuttavia possiamo riceverla perché Dio ce la da. Un buon esempio per comprendere il significato dell albero della vita è in Apocalisse 22:1,2 dove leggiamo che quest albero, nel futuro regno di Dio, ha le sue radici nel fiume dell acqua della vita che sgorga dal trono di Dio e dell Agnello (Gesù): la vita viene da Dio. 8:1

37 3) Quale albero era invece vietato? Perché? Genesi 2:17. Cosa significa quest albero? Comprendere il significato di questo secondo albero è più difficile. Sia che lo si comprenda come un albero fisico o come una parabola letteraria, esso deve rappresentare comunque qualcosa che Dio vuole riservare a se stesso. Di conseguenza, mangiarne significa disubbidire a Dio, non fidarci di lui, arrogarsi un diritto che non ci compete. Significa, in ultima analisi, peccare, e questo è il motivo per cui questa storia è considerata la storia del peccato originale, nel senso che fu il primo peccato, ma anche nel senso che questo peccato aprì la porta a tutti gli altri peccati, ne fu la causa e ne rappresenta il modello (ogni peccato, tranne quello fatto per ignoranza, significa non fidarsi di Dio e pensare che siamo più saggi di lui). Per comprendere meglio, dobbiamo sapere che ai tempi biblici l idea di «conoscenza» non si riferiva, come accade oggigiorno, soltanto ad una conoscenza teorica come quella che acquisiamo leggendo un libro o guardando la televisione. Nella Bibbia, «conoscere» significa non solo sapere qualcosa riguardo alla realtà in oggetto ma soprattutto stabilire una relazione di unità con essa. Per un uomo e una donna, conoscersi significa diventare uno (Gn 4:1). Conoscere Dio significa amarlo e fare la sua volontà (Ger 22:15,16; 24:7). La conoscenza di Dio e di Gesù è la fonte della vita eterna (Gv 17:3), non nel senso che sappiamo che Gesù esiste (se così fosse, Satana sarebbe il primo ad essere salvato visto che conosce Dio certamente meglio di chiunque altro - Gc 2:19), ma nel senso che viviamo in Dio e in Gesù e che essi vivono in noi (Gl 2:20; Gv 15:4-5). In questa prospettiva, mangiare del frutto della conoscenza del bene e del male, significa molto di più che mangiare un «frutto». Significa anche molto di più che conoscere ciò che è bene e male. Significa fondamentalmente diventare uno con questa conoscenza, identificarci con la capacità di sapere ciò che è bene e è male. Significa volere condurre la nostra vita non secondo l insegnamento di Dio ma secondo le nostre proprie idee e valori. Come il serpente dirà poco dopo (Gn 3:5), significa pretendere di essere come Dio. Questo spiega perché Dio desiderava riservare a se stesso questo albero, perché solo Dio, il Creatore, può conoscere la vera differenza tra il bene e il male, e noi dovremmo imparare da lui, e fare la sua volontà. Per riflettere: In che modo possiamo pretendere di mangiare il frutto della conoscenza del bene e del male? 4) La storia continua con la storia della tentazione ad opera del serpente. Come possiamo capire la realtà di questa figura? Nel mondo antico il serpente era considerato, o come fonte di vita (si rinnova ogni anno cambiando pelle) e/o di paura e morte per il suo veleno e il suo modo 8:2

38 infido di accostarsi. Non a caso la Bibbia ce lo presenta come tentatore che promette la vita eterna e nello stesso tempo ci procura invece la morte. Da cosa viene questa vicinanza tra il linguaggio biblico e quello del mondo pagano? Si può comprendere in due direzioni completamente opposte: o i pagani hanno conservato (deturpandolo nel tempo) il ricordo di un vero serpente attraverso il quale la tentazione fu fatta, o è lo scrittore biblico che usa l immagine del serpente proprio perché si trattava di una figura già piena di significato al suo tempo. Qualunque sia la realtà, la Bibbia spiega chiaramente che dietro il serpente (che sia un vero rettile reale o un simbolo letterario) si celava la figura del Serpente per eccellenza, quella di Satana (Ap 12:9). 5) Qual è la natura della tentazione? (Genesi 3:1-5) Notiamo tre elementi: 1. Messa in discussione di Dio. Satana cerca di creare dubbi sull amore di Dio, descrivendolo come un bugiardo egoista geloso del suo potere sulle sue creature che vuole tenere sottomesse negando loro le loro vere potenzialità (Perché altrimenti direbbe loro che senza ubbidirgli morirebbero?). 2. Autonomia dell uomo sul piano della vita. Satana cerca di convincere l uomo che può vivere senza Dio perché è li stesso immortale. 3. Autonomia dell uomo sul piano del come vivere. Satana cerca di convincere l uomo che non ha bisogno di Dio per sapere come condurre la sua vita perché è lui stesso capace di conoscere il bene e il male. In sintesi, il peccato originale, è una decisione di indipendenza da Dio, sia sul piano della nostra natura, della possibilità di vivere (piano ontologico), sia del modo di vivere (piano etico). È non accettare la differenza tra il Creatore e la creatura. 6) Accettando il suggerimento di Satana, i nostri progenitori presero la loro decisione di vivere indipendentemente da Dio. Le conseguenze furono ben diverse da quelle che sognavano. Possiamo descriverle come una serie di fratture che distruggono l armonia originale. Una volta infranta la loro relazione con Dio, ne consegue la corruzione di tutte le altre. 1. È infranta la loro armonia interiore (Gn 3:7). Adamo ed Eva erano nudi già prima del peccato ma senza vivere questo fatto naturale con vergogna (Gn 2:25). Suggeriamo che la loro vergogna dopo il peccato sia segno di una disarmonia interiore, dell incapacità di accettare se stessi per quello che erano e che erano diventati. Per risolvere il loro problema, invece di tornare umilmente a Dio, cercarono di coprirsi con delle foglie di fico, segno delle nostre soluzioni inappropriate a risolvere veramente il problema del peccato. 2. È rotta la loro relazione con Dio (Gn 3:9-10) Dopo il peccato, invece di rallegrasi per la loro presunta divinità ponendosi davanti a Dio su un piano di uguale dignità, ebbero invece paura di lui e si 8:3

39 nascosero quando andò a cercarli. L amore (che è anche fiducia) toglie via la paura (1Gv 4:18): una volta distrutto il loro amore per Dio non rimane che la paura. 3. È rotta l armonia uomo-donna (Gn 3:12). Per Adamo, Eva non è più ora «ossa delle mie ossa e carne della mia carne» come prima del peccato (Gn 2:23). Diviene invece qualcuno da cui prendere le distanze: «È per colpa sua che ho sbagliato». 4. La violenza entra nelle relazioni umane (Gn 3:16). Invece di essere compagni con lo stesso valore e la stessa dignità, il più forte avrebbe dominato il più debole. 5. È rotta l armonia tra l uomo e la natura (Gn 3:17,18). Anche prima del peccato l uomo doveva lavorare (Gn 2:15) ma era un lavoro gioioso, l espressione della loro Signoria sulla natura (Gn 1:28). Dopo il peccato, invece, la natura diventa una nemica da soggiogare con fatica. 6. La morte entra nel mondo (Gn 3:19). Satana aveva annunciato che non sarebbero morti. Avrebbero invece scoperto che al di fuori di Dio non c è alcuna possibilità di vita: o l albero della conoscenza o l albero della vita; o la comunione con il Dio della vita o l assenza di vita. 7) In questa tragica situazione, quale speranza diede Dio? 1. Promise che un giorno sarebbe venuto un Salvatore. Egli avrebbe distrutto il serpente (Gn 3:15). Questa profezia sarà compita da Gesù come detto in Apocalisse Copre la nudità umana, simbolo del loro peccato, provvedendo loro un abito migliore della loro cintura di foglie di fico (Gn 3:21). Le foglie di fico non sono né efficaci né comode. Rappresentano l inadeguatezza degli sforzi umani a risolvere il problema del peccato, tutti i nostri sforzi sono inutili per questo. Abbiamo bisogno di qualcosa di meglio rappresentato dalle due tuniche che Dio offre loro. Anche se non è detto, capiamo che per queste tuniche debbono essere stati sacrificati degli esseri viventi. In tal modo viene introdotta per la prima volta la nozione del sacrificio di un essere innocente per la salvezza dell umanità colpevole. Veniamo introdotti alla visione di Gesù, l agnello di Dio che dà la sua vita per togliere i peccati del mondo e darci salvezza (Gv 1:29). Alla luce della rivelazione neotestamentaria, le cinture di foglie rappresentano la salvezza (presunta) ricercata attraverso le opere, le tuniche di pelle la salvezza per fede nella grazia di Dio (Rm 3:27). 8) L apostolo Giovanni come sintetizza la natura del peccato? 1 Giovanni 3:4: «Chiunque commette il peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge.» In altre parole, il peccato è non fidarsi di Dio e trasgredire la sua volontà. 8:4

40 9) L apostolo Paolo come sintetizza l argomento di questo studio? Romani 6:23: «perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.» 10) Perché Dio ha permesso il sorgere e la manifestazione del male? Non poteva impedirlo? 1 Giovanni 4:8; Galati 5:13,14. Questi due testi ci dicono che Dio è amore e che ci chiama alla libertà. Si tratta di due concetti equivalenti. Se Dio è amore, allora ci ha creato per amore ma l amore chiede una risposta d amore. L amore non si può costringere: o è libero o è solo finzione. Per amore Dio ci ha creati liberi dandoci la possibilità di scegliere se accettarlo respingerlo, di scegliere tra il bene e il male. Non avrebbe potuto fare altrimenti senza rinnegare il suo stesso essere. Questo ha permesso anche la storia del peccato e del male, e della sofferenza che ne consegue. Noi possiamo non capire tutti i dettagli di questa storia, ma sappiamo che Dio vi cammina con noi, rallegrandosi e soffrendo con noi, fino al punto da diventare uomo lui stesso e patire la nostra morte (Filip 2:5-8). La croce di Cristo è la risposta di Dio alla storia del dolore dell uomo, perché egli stesso lo condivide con noi, lo prende su di sé e ci offre la libertà e la vita (Eb 2:14,15). Sta ora a noi, come dice Paolo, usare la libertà per fare il bene e non il male. Per riflettere: 1. Conoscendo le tragiche conseguenze del peccato, che posizione dovremmo assumere di fronte alla legge di Dio? 2. Come possiamo valutare l atteggiamento di Dio che, offeso e respinto, continua comunque ad amarci e a lavorare per la nostra salvezza? 3. Possiamo essere anche noi tentati di dare a Dio la colpa della sofferenza? Come possiamo superarla e vincerla? 8:5 Testi biblici Gn 2:9,15-17 Albero della vita e della conoscenza del bene e del male. Gn 2:15 Lavoro prima del peccato. Gn 2.23 Unità della coppia prima del peccato. Gn 2:25 Erano nudi e non ne avevano vergogna. Gn 3 Tentazione, peccato originale, conseguenze. Gn 4:1 Adamo conobbe Eva che concepì. Es 20:5,6 Dio visita il peccato dei padri sui figli (D7 5:9,10). Gb 1:9 Satana accusa Giobbe. Sal 51:5 davide concepito nel peccato. Ger 22:15,16 Conoscere Dio è essere giusti. Ger 24:7 Conoscere Dio significa convertirsi a lui. Is 11:7 Tutta la nuova creazione sarà piena della conoscenza di Dio. Is 14:12-15 Come sei caduto dal cielo, Lucifero (Cf 13:1). Is 54:56 Donna-popolo di Dio. Ez 16; 2 Cor 11:2; Ef 5:25-28; Ap 18:7; 21:2

41 Ez 18:20 L anima che pecca è quella che morrà. Ez 28:1-19 Eri un cherubino in Eden Zac 3:1 Satana accusa sommo sacerdote Giosuè. Mt 2:16-18 Erode cerca di mettere a morte Gesù. Mt 19:14 regno di Dio è de piccoli fanciulli. Lc 1:38 Maria serva di Dio, non signora. Lc 8:27-33 Indemoniato di Cerasa. Lc 10:18 Vedevo Satana cadere dal cielo. (Vittoria su Satana grazie alla croce Speranza dell Uomo, pp. 679, 758). Gv 1:29 Gesù è l agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Gv 8:44 Satana omicida/bugiardo. Seguaci sua progenie. At 13:10; 1Gv 3:10. Gv 10:18 Nessuno obbliga Gesù a morire. Mt 26:53. Gv 12:31,32 Giudizio di questo mondo e cacciata del suo principe. Gv 17:3 Salvezza è conosce Dio e Gesù. Rm 3:27 Non per opere ma per fede. Rm 6:23 salario del peccato è la morte. Rm 8:19-23 Tutti peccatori in Adamo. Gl 5:13,14 Non usate la libertà per seguire la carne. Gl 2:20 Non più io vivo ma Cristo in me. Gv 15:45. Gl 4:4 Figlio di Dio si fa figlio di una donna. Filip 2:5-8 Gesù si annulla per amore nostro. Eb 2:14,15 Gesù diventa carne per distruggere signore della morte. 1Gv 3:4 Peccato è trasgressione della legge. 1Gv 4:8 Dio è amore. 1Gv 4:18 Amore toglie via paura. Ap 12:4,9 Satana trascina con sé un terzo degli angeli. Ap 12:9 Il serpente antico che è chiamato Diavolo e Satana. Ap 12:10 Satana è l accusatore, vinto, dei fratelli. Ap 13:1-4 La bestia con sette teste e dieci corna. Ap 20:10; 21:8 Poteri empi distrutti. Ap 22:1,2 Fiume ed albero della vita nella nuova Gerusalemme. 8:6 Approfondimenti 11) Dio disse all uomo che «nel giorno» in cui avesse mangiato il frutto proibito sarebbe morto (Gn 2:17). Perché dunque non morì subito? Quello che Dio intendeva dire era che se l uomo avesse spezzato il legame vitale con il Creatore, avrebbe automaticamente perso il suo legame con la vita. Sarebbe stato come un albero tagliato che continua ancora a produrre per qualche tempo foglie, fiori e anche qualche frutto sfruttando la linfa vitale già ricevuta, ma che è destinato inesorabilmente alla morte totale.

42 12) Genesi 3:15 dice che il Salvatore futuro avrebbe «schiacciato» la testa del serpente (Satana), mentre il serpente avrebbe «ferito» il suo calcagno. Cosa significa? Poiché i serpenti non possono reggersi in alto, attaccano generalmente le loro vittime di una certa stazza nelle parti inferiori delle gambe. Nel nostro caso però l enfasi è posto sulla volontà del Salvatore di schiacciare la testa del serpente anche se questo lo espone ad essere morso. Satana voleva mettere a morte il Salvatore, ma questo non è una sua vittima passiva (Gv 10:18; Mt 26:53). Le due azioni sono contemporanee. Gesù sconfigge il serpente facendosi mordere, Satana è sconfitto proprio dalla stessa violenza che attua contro il Salvatore. Quando Gesù si incarnò, già alla sua nascita, Satana cercò di ucciderlo attraverso il re Erode (Mt 2:16-18) ma non vi riuscì. Ebbe invece successo quando Gesù, già adulto, fu inchiodato alla croce per mano dei soldati di Roma. Satana avrebbe potuto considerarsi vittorioso, ma non comprese che mettendo a morte Gesù, innocente di ogni peccato, avrebbe smascherato se stesso come sommamente ingiusto, mentre Gesù aveva accettato la morte con la mansuetudine dell agnello di Dio profetizzato dagli antichi profeti e dai rituali del santuario diventando strumento per il perdono dei peccati del suo popolo e della loro salvezza (Eb 2:14). 13) Chi è Satana? La Bibbia lo descrive come un potente angelo caduto che condusse con se nella perdizione una gran parte degli angeli (Ap 12:4,9. «Stelle» è qui un simbolo per gli angeli), a che sta lavorando anche per la perdizione dell umanità (Gn 3:1ss). Gesù lo chiama «omicida» e «padre della menzogna» (Gv 8:44), con ovvio riferimento alla storia del peccato originale nella quale è presentato come colui che si oppone, mentendo, alla parola di Dio causando la morte dell uomo. Nell A.T. appare come l accusatore degli uomini davanti a Dio. Accusa Giobbe di servire Dio solo per convenienza (Gb 1:9) e cerca di fare condannare il sommo sacerdote Giosué a causa del suo stato di peccato (Zac 3:1): che ironia che proprio colui che spinge gli uomini a peccare li accusi poi di essere peccatori! Possiamo capire questo atteggiamento pensando che accusando l uomo Satana cerca di accusare lo stesso Creatore dell uomo, come per convincere Dio stesso e l uomo di una presunta ingiustizia di fondo della creazione stessa, dell impossibilità per l uomo di amare e sottomettersi a un Dio impossibile. Per questo atteggiamento, il Nuovo Testamento lo qualifica come «l accusatore dei nostri fratelli» (Ap 12:10). Per questo motivo è chiamato «satana», che vuol dire «accusatore», «avversario». Anche se questa definizione lo avvicina alla figura del pubblico ministero in un tribunale legale, è da respingere l idea che questa funzione gli sia assegnata da Dio. Satana è sempre descritto come avversario di Dio stesso, non come un suo collaboratore. Il vangelo ci dice che mentre Satana prometteva libertà da Dio (Gn 3:5) desiderava soltanto diventare il loro padrone (Lc 8:27-33). L Apocalisse lo 8:7

43 descrive come un dragone, la fonte spirituale di tutti i poteri che combattono contro Dio (Ap 13:1-4). Alla fine, però, sarà distrutto con tutti i suoi seguaci nello «stagno di fuoco che è la morte seconda» (Ap 20:10; 21:8). Come ha potuto un angelo di Dio diventare un avversario malvagio? La Bibbia non lo spiega in modo chiaro e diretto. Abbiamo solo due testi dell A.T. che possono darci una qualche luce a riguardo. Sono testi non direttamente collegati a Satana ma al re di Babilonia (Is 13:1; 14:12-14) e alla ricca città di Tiro (Ez 28:1-19). Tuttavia, la descrizione di questi due poteri è tale da spingere molti studiosi a vedervi una esemplificazione umana di quello che è stato Satana stesso. Se questo è vero, Satana era un angelo meraviglioso, il capo degli angeli, con una gloria tale da farlo chiamare «Lucifero», cioè «portatore di luce». Perfetto quando Dio lo aveva creato, pervertì se stesso non accontentandosi della gloria datagli da Dio e desiderando porsi al di sopra della gloria di Dio. Lo stesso orgoglio cercò di installare nel cuore dell uomo («Sarete come Dio», Gn 3:3). All opposto, Gesù, che era come Dio, rinunciò alla sua gloria e si fece uomo per salvare l umanità dal potere di Satana (Filip 2:5-8). Sta a noi decidere se vogliamo seguire l orgoglioso Satana o l umile Gesù. 14) Chi sono la donna e il suo seme che distruggerà il serpente? Genesi 3: In Genesi 3:15 la donna di cui si parla è Eva, la stessa persona che Satana aveva appena spinto a peccare. Satana aveva avuto la meglio su di lei, ma la sua vittoria non sarebbe durata per sempre. Nel cuore di Eva, l amore e la verità di Dio non sarebbero mai totalmente scomparsi, e Stana non sarebbe mai stato il loro padrone assoluto. In Eva e nell umanità, che da lei sarebbe venuta, ci sarebbe sempre stata una lotta tra il bene e il male e una qualche forma di resistenza a Satana sarebbe stata mantenuta. Un giorno, dal seme della donna, dalla sua progenie, sarebbe venuto un liberatore e salvatore. Tutti i cristiani concordano nel credere che il seme spirituale ultimo della donna sia Cristo, il figlio di Dio fattosi figlio di donna (Gl 4:4), colui che vinse Satana portando salvezza ai figli di Dio (Ap 12:1-15). 2. In una prospettiva biblica più ampia, la donna rappresenta anche il popolo di Dio che nasce da Eva. Sia nell Antico che nel Nuovo Testamento, il popolo di Dio è rappresentato molte volte da una donna che Dio ama come sua fidanzata o moglie (Is 54:5,6; Ez 16; 2 Cor 11:2; Ef 5:25-28; Ap 18:7; 21:2). Se il seme della donna rappresenta il popolo di Dio, il seme del serpente rappresenta coloro che ubbidiscono a Satana (Gv 8:44; At 13:10; 1 Gv 3:10). 3. Molti Cattolici credono che Maria sia la donna da cui viene Gesù e le attribuiscono la gloria che Apocalisse 12:1 attribuisce alla donna da cui nasce Gesù, una donna «rivestita del sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul capo.» Senza negare il valore di Maria come serva di Dio (Lc 1:38) e madre umana del Figlio di Dio incarnato, dobbiamo affermare che il 8:8

44 simbolismo di Apocalisse 12 non si applica a una singola persona e non può riferirsi a Maria. Invitiamo a leggere nello studio sulla chiese del Rimanente i motivi per rifiutare questa interpretazione. 15) la storia del peccato originale e il mito di Ghilgamesh Il mito di Ghilgamesh racconta la storia di un antico re della città mesopotamica di Uruk, vicina alla Ur dalla quale proveniva il patriarca Abramo (Gn 11:28,31). Gli ebrei conoscevano certamente questo mito che era diffusissimo. La storia dice che Ghilgamesh desiderava scoprire il segreto della vita eterna. Egli sapeva di un uomo, Utnapishtim, che gli dèi avevano salvato dal diluvio mandato per distruggere gli altri uomini che li infastidivano con il loro baccano. Sapeva anche che gli dèi gli avevano donato l immortalità. Pensò allora che avrebbe potuto aiutarlo e si mise alla sua ricerca. Nel suo lungo e avventuroso viaggio, Ghilgamesh trova vari personaggi che gli ricordano l inevitabilità del destino di morte assegnato a tutti gli esseri umani: «Quello che tu cerchi non lo troverai mai, perché quando gli dèi crearono l uomo, assegnarono a lui la morte e tennero la vita eterna solo per se stessi.» Utnapstin fu alla fine trovato su una isola sperduta in mezzo all oceano, lontano da tutti gli altri uomini ma, con disperazione di Ghilgamesh, egli non aveva nessuna formula magica da rivelargli o nessuna sostanza magica da donargli: viveva solo perché quello era stato il volere degli dèi. Tuttavia, vedendo il dolore di Ghilgamesh, gli rivelò un segreto: in fondo al mare esisteva una pianta, l albero della vita, che gli dèi avevano piantato laggiù perché nessuno potesse scoprirla e usarla. A questo punto, a rischio della propria vita, Ghilgamesh si tuff nelle acque profonde e riesce a strappare un ramoscello dell albero della vita per donarlo all umanità. Felice ritorna verso casa ma si ferma, accaldato e stanco, accanto a un laghetto, sulla riva del quale depone le vesti e il ramoscello tuffandosi poi nell acqua per rinfrescarsi. Mentre è nell acqua, viene un serpente, prende il ramoscello e se ne nutre acquistando la capacità di rinnovare ogni anno la sua pelle e la sua vita mentre Ghilgamesh, tornato a riva, scopre di essere stato derubato del suo sogno di immortalità. Gli dèi avevano vinto e l uomo doveva morire per sempre. Le somiglianze con la storia biblica sono numerose ed evidenti. Abbiamo l albero della vita, il serpente, il problema della vita e della morte, il diluvio, ed anche la persona di Utnapistin che corrisponde al biblico Noè. Come spiegare queste somiglianze è oggetto di dibattito. Molto probabilmente, i popoli mesopotamici avevano conservato qualcosa del ricordo originale della storia mischiandola ai loro concetti corrotti su Dio e sulla storia umana. È importante comunque notare le differenze sostanziali: Mito Gli uomini muoiono per volere degli dèi. L albero della via è in fondo Bibbia Gli uomini muoiono perché abbandonano Dio. Dio pone l albero della vita al centro 8:9

45 all oceano, nascosto all uomo. Il serpente è uno strumento degli dèi egoisti. Il diluvio venne per sostenere l egoismo degli dèi. del giardino e lo offre all uomo perché ne mangi. Il serpente è il nemico del Dio generoso. Il diluvio venne come giudizio su un umanità violenta e corrotta. Considerando questi fatti, possiamo immaginare come se Mosè stesse parlando agli uomini del suo tempo: «Non pensate che il vero Dio sia egoista e crudele come i vostri falsi dèi. Egli non vi ha creati per vivere come servi destinati alla morte, ma come figli destinati alla vita. Egli è un padre amorevole e generoso che desidera solo il vostro bene e la vostra gioia. Quello che chiede e solo che siate onesti e buoni verso lui e verso gli altri.» 16) La storia del peccato originale deve essere compresa letteralmente o simbolicamente? Tutte le scritture siano ispirate da Dio (2 Tm 3:16) e ci dicano la verità. Di conseguenza, crediamo che anche la storia del peccato originale sia vera e che si riferisca ad un esperienza realmente avvenuta: c è stato un tempo in cui Dio creò un mondo armonioso e una coppia umana perfettamente santa alla quale diede la vita e la libertà. Tristemente essi ascoltarono però la voce di un tentatore e rifiutarono Dio quale datore della loro vita e come guida del loro vivere. A causa di questa distacco da Dio, la corruzione, la disarmonia e la morte riempirono il nostro mondo condannando tutta la creazione alla sofferenza con la speranza però che, grazie a un Salvatore, il male sarebbe stato un giorno vinto e l Eden perso restaurato. Questo è il messaggio fondamentale della storia biblica e questo noi riceviamo come storicamente e spiritualmente vero. Significa però questo che anche alcuni dettagli della storia, come il serpente o gli alberi debbano essere intesi letteralmente? Opinioni diverse esistono anche all interno della Chiesa Avventista. Molti credono nella letteralità di ogni dettaglio della storia anche se accettano che abbiano un valore simbolico. Ad esempio, essi credono che l albero della vita sia stato un albero vero che rappresentava però il dono della vita da parte di Dio; il serpente sarebbe un animale vero di cui però si è servito Satana per ingannare Eva. Altri considerano invece questi elementi come delle figure letterarie usate per rappresentare una realtà storica. L estensore di queste note propende per questa seconda ipotesi. Egli è incoraggiato a pensare in questo modo dallo stesso linguaggio usato a proposito del serpente (era più intelligente degli altri animali e parlava) e grazie all interpretazione del testo che viene data in Apocalisse: il serpente è Satana (Ap 12:9), e l albero della vita rappresenta la vita che viene da Dio e dall Agnello, Gesù (Ap 22:1,2). Tuttavia, una volta compreso il significato 8:10

46 spirituale dell insegnamento dato, crediamo che ognuno possa sentirsi a suo agio con la comprensione che considera più credibile. 17) Ellen G. White è molto stimata nella Chiesa Avventista. Nei suoi scritti lei interpreta la storia biblica sulla base di uno stretto letteralismo. Come possiamo comprendere questo fatto? Il suo desiderio non è quello di discutere la forma della storia ma di affermare il valore storico e spirituale del suo messaggio. Per fare questo rimane sul piano del linguaggio biblico sviluppandone il significato con una terminologia simile. Di conseguenza, possiamo applicare al suo linguaggio gli stessi principi che applichiamo per comprendere la storia biblica. Quando, alla fine, consideriamo alla sostanza finale del suo messaggio, comprendiamo che abbiamo una stessa comprensione. 18) Nella Chiesa cattolica si crede che il peccato originale di Adamo ed Eva sia stato ereditato dai loro discendenti e che per questo nessuno può essere salvato, neppure i neonati, se non sono prima battezzati e purificati da esso. Come possiamo considerare questo fatto alla luce dell insegnamento biblico? È evidente che nessuno di noi vive isolatamente dal resto dell umanità e che quello che ognuno fa influenza anche gli altri. Quando Adamo ed Eva peccarono, il mondo intero che Dio aveva affidato loro si ritrovò al di fuori del controllo pieno del Creatore. Una conseguenza fu che l umanità tutta e tutta la natura sono entrati sotto il giogo della corruzione (Rm 8:19-23). Davide dice che - è questo è vero per tutti noi è stato concepito nel peccato (Sal 51:5). Questo non significa che siamo responsabili del peccato dei nostri genitori. Dio lo nega chiaramente tramite il profeta Ezechiele: «La persona che pecca è quella che morirà, il figlio non pagherà per l iniquità del padre, e il padre non pagherà per l iniquità del figlio; la giustizia del giusto sarà sul giusto, l empietà dell empio sarà sull empio» (Ez 18:20). Di conseguenza, i bambini non hanno bisogno di essere battezzati per essere purificati per i peccati dei genitori, soprattutto non significa che Dio non li possa salvare per questo motivo. Quello che ereditiamo non è il peccato, ma una natura debole e un ambiente ostile che porta noi stessi a peccare con più facilità. Una donna infetta da AIDS può generare un figlio infetto. Egli non è responsabile degli errori della madre, ma ne soffrirà comunque. Un ragazzo nato in una famiglia immorale non è responsabile del male fatto dai genitori ma la situazione in vive lo influenzerà negativamente più facilmente di come avverrebbe se fosse nato in una famiglia di gente per bene. Non ereditiamo il peccato ma una maggiore predisposizione verso di esso e ne saremo responsabile solo quando lo faremo nostro imitando il cattivo comportamento dei genitori. Per questo motivo, in un modo antico di esprimersi, Dio invita il suo popolo a osservare i suoi comandamenti, perché egli è «un Dio geloso; punisco [il testo originale dice, «visito»] l iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà, fino alla millesima 8:11

47 generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti» (Es 20:5,6; Dt 5:9,10). Significa che se facciamo qualcosa di sbagliato, molto probabilmente i nostri figli potrebbero subirne direttamente delle conseguenze negative o che, qualora essi imitino, com è probabile, il nostro cattivo esempio, quando Dio li visiterà e scoprirà il male fatto, dovrà punire anche loro. Dio sarebbe invece felice di poterli benedire, ma è anche nostra responsabilità, con la nostra fedeltà, creare le condizioni perché questo possa avvenire con più facilità (Dt 7:9,10, un evidente parallelo del testo che stiamo discutendo, potrebbe aiutare a capire che il messaggio di Dio non è tanto sul fatto che egli punisce i figli, quanto quello che la sua punizione è limitata nel tempo). Per sostenere l idea del peccato originale trasmesso a tutta l umanità, l ultimo catechismo della Chiesa Cattolica (Ed. 1992, par. 402) cita Romani 5:12 dove si legge: «Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato...». Tuttavia, questo testo può significare semplicemente, non che portiamo in noi il peccato di Adamo (cosa che il testo non dice), ma che siamo peccatori a causa delle condizioni che il peccato di Adamo ha creato. Paolo continua infatti dicendo che «come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti» (v. 19). Possiamo dedurre che come la salvezza donata da Gesù non passa automaticamente su tutti gli uomini ma solo su coloro che lo accettano, così il peccato di Adamo non passa automaticamente su tutti ma solo su coloro che lo fanno proprio. Non esiste un automatismo. Il peccato e la salvezza, anche se in condizioni disuguali, implicano una libera scelta dell uomo. Questo non è però il caso dei piccoli non ancora dotati della facoltà della scelta morale. In ogni caso, l amore di Dio non lo porterebbe mai a decidere il destino di un bambino sulla base della decisione di altra gente o su un rito amministrato o meno da persone cui il bambino non è in grado di chiedere o di rifiutare nulla. Gesù dice che il regno di Dio è dei piccoli fanciulli (Mt 19:14). Il Vangelo è scritto per coloro che possono ascoltarlo e comprenderlo, per noi adulti. Ma ci dice anche che Dio è amore e giustizia. Se il regno di Dio è per i piccoli fanciulli, possiamo essere certi che Dio farà tutto il possibile perché essi siano salvati, non in virtù di un rito, ma in virtù del Suo amore. 19) Ellen G. White dice che i bambini saranno salvati o perduti in solidarietà con i loro genitori. È vero? Quello che lei dice è questo: «Non appena i piccoli bambini risorgono immortali dai loro letti di polvere, immediatamente trovano la loro via verso le braccia della loro mamma. Si incontrano di nuovo per non lasciarsi mai più. Ma molti piccoli non hanno la mamma lì. Invano cerchiamo di sentire il canto estasiato di trionfo della mamma. Gli angeli ricevono i bimbi senza madre e li conducono all albero della vita.» Selected Messages, vol. 2, p «Non possiamo dire nulla sul problema se i bimbi di genitori non credenti saranno salvati, perché Dio non ci ha fatto conoscere il suo piano su questa 8:12

48 questione, e noi facciamo meglio a lasciare le cose dove Dio le ha lasciate, e considerare invece quegli argomenti che ci ha resi comprensibili nella sua Parola.» Selected Messages, vol 3, pp Come si vede, Ellen White afferma in positivo la grazia di Dio sui bambini dei credenti, ma si rifiuta di dire il contrario per i bambini dei non credenti. Lo stesso facciamo noi e lasciamo all amore e alla saggezza di Dio di risolvere il problema, con la fiducia che lui salverà ogni anima che possa essere salvata. 8:13

49 9. Dio promette un Salvatore Scopo: Comprendere l amore di Dio che, abbandonato, non abbandona la sua creatura. Capire come Gesù sia il Salvatore promesso fin dai tempi antichi. Introduzione Dopo il peccato, Dio avrebbe potuto abbandonare l uomo ribelle al suo destino di morte ma non lo fece perché lo amava e continuò a preoccuparsi per lui. Doveva essere severo come severo è il peccato, ma Dio aprì per loro la porta della speranza promettendo un Salvatore. Qui vedremo alcune profezie messianiche nell ordine cronologico in cui sono state fatte. 1) Dio quando fece la prima promessa? Genesi 3:15. Appena dopo il peccato, mentre la prima coppia era ancora nell Eden, Dio promise loro la venuta di un Salvatore che avrebbe sofferto la morte a causa di Satana che, proprio grazie a questa morte, sarebbe stato sconfitto. Questo accadde con Gesù quando fu messo a morte sulla croce diventando così il salvatore del mondo. 2) Quando Dio chiamò Abramo a seguirlo perché diventasse il primo padre del Suo popolo, quale promessa gli fece Dio riguardo alla sua progenie? Genesi 12:1-3: «In te saranno benedette tutte le nazioni della terra.» Il Salvatore sarebbe venuto dal popolo di Abramo, Israele. 3) Abramo ebbe un figlio, Isacco, e Isacco Giacobbe, da cui vennero le 12 tribù d Israele. Da quale tribù sarebbe venuto il Salvatore? Genesi 49:10: «Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, né sarà allontanato il bastone del comando dai suoi piedi, finché venga colui al quale esso appartiene e a cui ubbidiranno i popoli.» Quella di Giuda sarebbe stata la tribù regale fino a quando una persona misteriosa sarebbe venuta con il diritto di governare il mondo intero. Costui è chiamato Shiloh, o «Colui che ha il diritto.» Vale la pena notare che Israele perse definitivamente la sua indipendenza quando Gesù venne e divenne il re spirituale dei giudei e di tutta l umanità (Gv 18:33-38). Egli verrà ancora una seconda volta come il glorioso Re dei re e Signore dei Signori (Ap 19:16). 4) Tra le molte famiglie di Giuda, da quale sarebbe giunta la salvezza? Isaia 11:1: Dalla casa di Iesse, padre del re Davide. Che il testo stia parlando del Salvatore è chiaro grazie al fatto che i versi seguenti descrivono la nuova creazione fatta da Dio (vv. 2-9) grazie a questa persona di cui si parla. Gesù era conosciuto come il «Figlio di Davide» (Mt 1:1; 9:27; 21:9). 9:1

50 5) Il Messia sarebbe venuto per dare la sua vita per i peccati del suo popolo. Isaia 53:5. Isaia 53 merita uno studio più approfondito e sarà considerato in dettaglio nel prossimo studio. 6) Il Profeta Daniele ci dice che il Messia sarebbe venuto verso la fine di un periodo di tempo di 70 settimane simboliche, o di 490 anni letterali. Questo periodo comincia con il decreto regale di restaurare Gerusalemme nel 457 a.c. (Daniele 9:24,25ss). La parte finale della profezia comincia nel 27 d.c., quando Gesù fu battezzato e, come aveva preannunciato il profeta, si manifesta come il Messia atteso e comincia il suo ministero (Lc 3:23). Gesù aveva allora circa 30 anni perché c è un errore nel nostro calendario e Gesù nacque verso l anno 4 a.c. Anche questa profezia merita di essere studiata più approfonditamente e lo sarà in un altro studio (Il Messia che viene, Daniele 9). 8) Un lungo tempo era passato dalla prima promessa, ma quando il tempo fu maturo nella pienezza del tempo Gesù venne. (Galati 4:4). In Lui abbiamo ora il nostro salvatore e in Lui ci rallegriamo. Gv 18:33-38 Gl 4:4 Ap 19:16 9:2 Testi biblici Io sono re, ma non di questo mondo. Quando giunse la pienezza del tempo Gesù venne. Il Re dei re e Signore dei signori. Profezie messianiche Gn 3:15 La progenie della donna schiaccerà il capo del serpente. Gn 12:1-3 In te (tua progenie) saranno benedette nazioni della terra. Gn 49:10 Le scettro rimarrà in giuda fino a colui che ne ha diritto. Is 9:5 Un fanciullo è nato Dio potente, Padre eterno, principe della pace. Is 11:1 Dalla radice di Iesse, padre del re Davide (Mt 1:1; 9:27; 21:9). Is 42:1-7 Il servo dell Eterno insegnerà la giustizia (Mt 18:18; Lc 4:18). Is 52:13-53:12 Il servo dell Eterno dà la sua vita per il suo popolo. (1Pt 2:21-25). Ger 23:5-6 Farò sorgere a Davide un re giusto, «l Eterno nostra giustizia». Dn 9:24-27 Il tempo e l opera del messia. (Lc 3:23: Gesù battezzato a 30 anni) Zac 11:12,13 Il pastore d Israele pagato trenta sicli (Mt 26:15; 27:7-10). Zac 12:10 Essi guarderanno a me, a colui che hanno trafitto. Sal 22:16 M hanno forato le mani e i piedi. Sal 110:1 Siedi alla mia destra fino a quando (At 2:34). Mic 5:1 Da te Betlemme sorgerà il liberatore. Mal 3:1 Dio manda Giovanni e subito dopo l Angelo del patto (Gesù). Altre Sal 2:7 Tu sei il mio figliuolo, oggi ti ho generato (Eb 5:5).

51 Sal 16:10 Non abbandonerai l anima mia nella morte (At 2:25-34). Sal 22:1,16 Perché mi hai abbandonato forato mani e piedi (Mt 27:46). Sal 68:18 salito in alto hai portato prigioni (Ef 4:8). Is 7:14 La vergine partorirà e porrà nome Emmanuele. (Mt 1:23). Approfondimenti 9) Tra le molte profezie messianiche è possibile che alcune, originariamente, si riferiscano ad altre realtà diverse da Gesù? Tutte le profezie citate nel corso dello studio sono sicuramente riferite ad una realtà messianica futura e trovano il loro compimento in Cristo. Lo stesso è vero anche per altre profezie riportate nella lista di testi biblici. È però anche vero che alcuni testi normalmente considerati messianici, potrebbero avere acquistato questo senso successivamente, guardando ad esse con gli occhi di chi ha già conosciuto Cristo. Potrebbero essersi verificati due casi: 1. Alcuni testi potrebbero essere semplicemente espressione di una realtà che riguarda lo scrittore o il popolo del suo tempo, ma che, per il linguaggio che usano, sembrano portare ad altro, ad una realtà superiore, ad una salvezza che va oltre la situazione specifica e aprono le porte sulla visione di una salvezza superiore e globale. Il Nuovo Testamento coglie allora questo secondo aspetto e lo applica a Gesù. Un esempio può essere dato dal testo di Isaia 7:14 «Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele.» Il contesto chiarisce che questo figlio deve essere un segno per il popolo incredulo del tempo del profeta e che si sarebbe realizzato entro pochi anni. La «giovane» che partorisce viene dal termine ebraico almah che significa «giovane donna» e che in quanto tale può anche essere vergine prima di sposarsi (il termine ebraico specifico per vergine è bethulah). Nel contesto di Isaia si riferisce evidentemente ad una giovane donna che partorisce un figlio in modo del tutto normale. Matteo 1:23 cita questo testo usando il termine parthenos, che vuol dire vergine e che si trova nella traduzione greca dei LXX: «La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele, che tradotto vuol dire: Dio con noi», e lo applica a Maria e Gesù. Perché lo fa? Probabilmente vede nel bambino preannunciato da Isaia il segno della volontà di salvezza di Dio per il suo popolo, e questo lo porta a vedere in lui una anticipazione di quel bambino ancora più grande che sarebbe diventato segno della salvezza finale del popolo. In questo modo una profezia vera ma non messianica, viene usata come immagine del Messia futuro. La nascita verginale di Gesù ha comunque valore indipendentemente dal rapporto con il testo di Isaia. Non è il testo di Isaia che prova che Gesù sia nato da una vergine ma il fatto che Gesù sia nato, di fatto, da una vergine (Mt 1:18,20; Lc 1:34,35), e che sia nato per dare salvezza al suo popolo, permette a Matteo di 9:3

52 accostare la nascita di Gesù alla profezia di Isaia. Al di là delle evidenti differenze, i due contesti hanno delle indubbie somiglianze. 2. Il Nuovo Testamento vede tutto l A.T., nel suo insieme, come testimonianza e preparazione del Messia (Gv 5:39). I suoi scrittori, soprattutto Matteo, tendono perciò a usare l A.T. come una grande profezia su Gesù e lo citano come tale ogni volta che la corrispondenza tra il linguaggio del testo e la realtà della vita di Gesù lo consente. Si tratta comunque di un procedimento usato molto sobriamente e senza mai cambiare la realtà che rimane valida anche al di là del riferimento veterotestamentario. Un esempio di questo modo di procedere si può trovare in Matteo 2:14,15 «Egli dunque si alzò, prese di notte il bambino e sua madre, e si ritirò in Egitto. Là rimase fino alla morte di Erode, affinché si adempisse quello che fu detto dal Signore per mezzo del profeta: Fuori d Egitto chiamai mio figlio». Il testo citato è quello di Osea 11:1 «Quando Israele era fanciullo, io lo amai e chiamai mio figlio fuori d Egitto.» Si vede chiaramente che il testo di Osea non è una profezia messianica e se Matteo lo usa in rapporto a Cristo è solo sulla base della corrispondenza del linguaggio con una situazione. È come se dicesse: «Accadde a Gesù quello che era accaduto anche a Israele. Entrambi furono costretti a rifugiarsi in Egitto per sfuggire alla morte, ma Dio si prese cura di entrambi portandoli poi alla loro vera terra.» Si potrebbe pensare ad una lettura tipologica dell A.T.: Israele diventa tipo, simbolo del Messia. 9:4

53 10. Gesù nostro Salvatore Scopo: Comprendere l importanza e l unicità di Gesù come nostro salvatore. Introduzione Quando consideriamo la nostra vita e le condizioni del mondo, dobbiamo onestamente ammettere che c è qualcosa di sbagliato. La vita non è quella che dovrebbe essere. Possiamo rallegrarci per molte cose buone, ma c è anche ingiustizia, sofferenza, lotta, malattia, morte. Ci sentiamo chiamati ad una vita migliore ma non sappiamo come ottenerla. È come se fossimo stati trascinati lontano da casa e non sapessimo come ritornarvi. La Bibbia descrive questa nostra condizione come un «essere perduti» (Ez 34:16; Mt 15:24; 18:11; Lc 15:4,9,24; 19:10). Per questo abbiamo bisogno di qualcuno che ci riporti a casa. La Bibbia chiama questo processo «salvezza» e colui che la attua «Salvatore». 1) Da cosa dobbiamo essere salvati? (Romani 6:23) Noi siamo peccatori, cioè persone che hanno disubbidito al Padre, hanno lasciato la sua casa, e si sono ritrovate immersi nella sofferenza e nella morte, conseguenza ultima del peccato. La salvezza deve quindi fondamentalmente portarci fuori da questo stato di peccato che è alienazione e morte. 2) Perché Gesù è il nostro salvatore? (1 Pietro 2:24) Perché ha preso su di sé il nostro peccato dandoci il perdono, ed ha dato la sua vita per riconciliarci con Dio, riportarci a casa. 3) Perché Gesù è il nostro solo salvatore? (Ebrei 2:14-18; 4:14-16) Questi testi ci dicono che eravamo schiavi di qualcuno (Satana) e di qualcosa (la paura e il peccato). Con il suo gesto di amore, Gesù ci dà testimonianza dell amore di Dio, sconfigge Satana e consente il perdono dei nostri peccati. Gesù può fare tutto questo perché lui stesso non è stato sconfitto dal peccato. 4) Perché Gesù è il nostro solo mediatore? Almeno per due motivi. 1) Per la sua natura: lui solo è, allo stesso, tempo, umano e divino, e lui solo può quindi unire l umanità alla divinità (1 Tm 2:5). 2) Per la sua santità: lui solo è senza peccato e può offrire la sua vita al posto nostro (Eb 4:14-16). 5) Quando fu grande il sacrificio di Gesù per noi? (Filippesi 2:5-8) Gesù è il Figlio di Dio, il Creatore e il Re dell universo intero (Col 1:13-20). È stato questo Essere supremo che si ridusse «a nulla» diventando un uomo e morendo per noi sulla croce, la morte più vergognosa e infamante che gli uomini avessero inventata. 10:1

54 Per riflettere: Considerando quello che Gesù ha fatto per noi, quanto e in che modo possiamo apprezzarlo e amarlo? 6) Per salvarci, Gesù abbassò, umiliò se se stesso. Di conseguenza, come dovremmo rispondere al suo amore e alla sua umiltà? (Filip 2:9-11) Dobbiamo riconoscerlo come nostro Signore e dovremmo inchinarci con umiltà e riconoscenza davanti a Lui. (Non dobbiamo fare questo per nessun altro essere vivente, neppure per gli angeli: Ap 19:10; At 10:25,26.) 7) C è qualcun altro, oltre a Gesù, che possa salvarci? (Atti 4:12) No, egli è l unico. 8) Possiamo conquistarci la salvezza grazie alle nostre buone opere? (Romani 3:23,24) No, nessuno può salvare se stesso. La salvezza è un dono, è per grazia di Dio e nessuno può pagarla in alcun mezzo. Per riflettere: Possiamo pensare di pagare il sacrificio di Gesù in qualche modo? Se lo pretendessimo non ne svaluteremmo il significato? Cosa possiamo invece fare? 9. Chi può essere salvato? Che cosa dobbiamo fare per essere salvati? Ognuno può essere salvato credendo in Gesù (Giovanni 3:16,36), con tutto il nostro cuore confessando, cioè testimoniando, della nostra fede davanti agli altri (Romani 10:9-11). NOTA: Nel prossimo studio approfondiremo il significato del sacrificio di Gesù. 10:2 Testi biblici Gn 3:15 Un discendente della donna distruggerà Satana (Ap 12:1-11). Is 53 Il Messia sofferente. Mt 24:13 Chi persevera fino alla fina sarà salvato. Mc 16:16 Chi crede ed è battezzato sarà salvato. Lc 15 Perduti e salvati (Ez 34:16; Mt 15:24; 18:11; Lc 15:4,9,24; 19:10). Gv 3:16,36 Chi crede nel Figlio ha la vita eterna. Gv 14:6 Gesù è la via, la verità, la vita. At 4:12 In nessun altro nome (oltre quello di Gesù) è la salvezza. At 10:25,26 Inginocchiarsi solo davanti a Dio e Gesù (Ap 19:10). At 10:43 Profeti annunciano la salvezza in Gesù. Rm 3:23,24 Salvezza è dono gratuito in Cristo. Rm 6:23 Salario del peccato è la morte.

55 Rm 10:9-11 1Cor 3:11 Gal 1:7-8 Col 1:21-23 Filip 2:5-8 Filip 2:9-11 1Tm 2:5 Eb 2:14-18 Eb 4: Pt 2:24 1Gv 5:11,12 Confessare Gesù per essere salvati. Gesù è il solo fondamento. Rifiuta ogni altro vangelo. Grazie a Dio in cui solo dobbiamo riporre la fede. Immensità del sacrificio di Gesù. Ogni ginocchio si pieghi e confessi che Gesù è il Signore. Gesù solo mediatore. Gesù incarnato e morto libera da schiavitù di peccato e di Satana. Grazie a Gesù senza peccato abbiamo accesso fiducioso al Padre. Gesù ha preso su di sé il nostro peccato sulla croce. Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio non ha la vita. 10:3

56 11:1 11. Isaia 53: Il vangelo dell A.T. Scopo: Comprendere una delle più grandi e belle profezie dell A.T. per accrescere la nostra fiducia in Dio e comprendere meglio il senso eterno del suo amore e il significato della morte di Gesù. Introduzione Sappiamo già tante cose importanti su Gesù come nostro Salvatore ma possiamo scoprire molto altro ancora. Come abbiamo già studiato, Dio promise un Salvatore fin dal primo momento in cui divenne necessario: subito dopo il primo peccato dell umanità (Gn 3:14,15). Successivamente questa promessa fu meglio specificata e rinforzata. Uno dei momenti più alti dell attesa messianica è quello del profeta Isaia. La sua descrizione della salvezza offerta da Dio attraverso Gesù è così profonda e chiara, che un lettore attento potrebbe chiedersi se invece di un profeta non fosse stato direttamente uno dei discepoli del Signore, un testimone oculare dei fatti. È infatti come se Isaia avesse visto con i suoi occhi quello che successe a Gesù, e noi sappiamo che così è stato anche se gli occhi non erano quelli fisici ma quelli spirituali illuminati dallo Spirito Santo. Isaia ricevette una rivelazione profetica speciale da parte di Dio che conosce ogni cosa prima ancora che accada (Is 42:9; 46:10). In questo studio considereremo il cap. 53 del libro di questo profeta. È bene che ci avviciniamo a questo testo con rispetto, in un atteggiamento di meditazione, per imparare cose nuove sull amore di Dio e per riporre in lui la nostra speranza. Qui seguiremo il testo della Nuova Riveduta, ma qualsiasi versione può andare bene. È solo utile considerare che trattandosi di un testo poetico, alcune traduzioni potrebbero rendere alcune espressioni in un modo diverso. Il capitolo 53 è, in realtà, la continuazione di una rivelazione già cominciata al cap. 52. In questo capitolo si annuncia la salvezza che Dio offre al suo popolo, è una salvezza che comincia con la liberazione da Babilonia (vv. 1-12), ma non si ferma lì, va oltre verso la salvezza attraverso il Servo dell Eterno, il Messia Gesù (vv ). Di questo Servo, si sottolinea l estrema umiliazione e insieme l immensa gloria. Si tratta di realtà apparentemente inconciliabili e proprio questo desterà lo stupore delle genti, la loro meraviglia. Così dice il v. 15: conclude: «i re chiuderanno la bocca davanti a lui, poiché vedranno quello che non era loro mai stato narrato, apprenderanno quello che non avevano udito.» Il profeta annuncia dunque la straordinarietà del suo messaggio, quasi l impossibilità di afferarlo e comprenderlo, come qualcosa che supera le aspettative della ragione umana. Questo ci deve spingere ad un atteggiamento umile e pronto alla meraviglia. L apostolo Paolo così descriveva quello che Dio ha fatto per noi in Cristo Gesù: «Le cose che occhio non vide, e che orecchio

57 non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano. A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito» (1 Cor 2:9-10). Con questo in cuore possiamo ora affrontare il testo di Isaia 53. 1) Come è introdotto il Salvatore? (Vv. 1-3) «1 Chi ha creduto a quello che abbiamo annunziato? A chi è stato rivelato il braccio del SIGNORE? 2 Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo; non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci. 3 Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.» NOTE: V. 1. Attraverso due domande retoriche, il profeta chiarisce che quello che ha già detto (vedi i versi del capitolo precedente, dove questo brano messianico comincia) e quello che sta per dire sul modo in cui Dio ha scelto di salvare il suo popolo, è totalmente diverso da quello che l umanità avrebbe potuto immaginare e sperare. Il progetto di Do è così sorprendente da diventare incredibile. Dobbiamo quindi rinunciare ad ogni nostra razionalità e concezione per accogliere di cuore l offerta di Dio. V. 2a. Il Salvatore non ha vita facile fin dal suo primo apparire. Non c è nulla in questo mondo che ne favorisca l ascesa e il successo. Il mondo è per lui come un deserto ostile alla vita, e tuttavia egli accetta di venire tra di noi. Possiamo pensare al tentativo di Erode di sopprimerlo appena nato (Mt 1:16-18) ma anche all ostilità complessiva del suo stesso popolo e del mondo (Gv 1:5,10-11). V. 2b: Il Salvatore non cerca di conquistare il mondo con la sua appariscenza, con la gloria umana troppo spesso inquinata dalla superficialità e dalla violenza. Il Vangelo è sostanza che fa appello al cuore e forza d amore capace di trasformarlo. V. 3: Il mondo non è capace di accogliere un tale Salvatore, lo rifiuta e questo lo fa soffrire. Il testo può fare riferimento anche all aspetto di Gesù durante la crocifissione, quando ogni gloria, umana e divina, era totalmente assente e gli uomini guardavano a lui con sgomento (i suoi discepoli) o con disprezzo (Lc 23:35-37). Come avremmo reagito noi di fronte alla croce di Gesù? Come reagiamo ora? 2) In che modo incredibile, il Salvatore ci offrirà la sua salvezza? (Vv. 4-6) «4 Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! 5 Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a 11:2

58 causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e grazie alle sue ferite noi siamo stati guariti. 6 Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l iniquità di noi tutti.» NOTE: a) Pensiamo a come Gesù fu torturato e ucciso. Possiamo vedere la croce in questi versi? b) Nel passato, ma spesso anche ora, si pensava che un ricco benestante e felice, una persona sana e di successo, fosse tale perché giusta e quindi benedetta da Dio. Al contrario, qualcuno che soffrisse era considerato maledetto perché peccatore (Gv 9:2; Gb 8). Così, il Messia, a causa delle sue sofferenze era considerato rigettato e punito da Dio. Invece, dice il profeta, se egli soffre è per colpa dei nostri peccati, non dei suoi. c) Il vangelo è questo: noi meritiamo la morte a causa del nostro peccato, ma il Messia offre la sua vita al posto della nostra. 1 Pietro 3:18: «Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio.» 3) Che atteggiamento ebbe il Salvatore nella sua sofferenza? (V. 7) «7 Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca.» NOTE: Gesù non fu costretto da nessuno. Il suo fu un sacrificio liberamente e amorevolmente vissuto. Per questo non protestò (Confronta con Gv 10:18; Mt 11:29; 26:52-54; 27:12-14). 4) Quale sorte avrebbe dovuto subire il Messia dopo la sua morte? Cosa accadde invece? (Vv. 8-9). «8 Dopo l arresto e la condanna fu tolto di mezzo; e tra quelli della sua generazione chi rifletté che egli era strappato dalla terra dei viventi e colpito a causa dei peccati del mio popolo? 9 Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato con il ricco, perché non aveva commesso violenze né c era stato inganno nella sua bocca.» NOTE: Questi versi preannunciano la morte ingiusta del Messia. La crocifissione era una pena che i Romani riservavano agli schiavi e ai ribelli stranieri. Era considerata la pena più vergognosa. Un cittadino romano non poteva essere crocifisso (grazie a questo l apostolo Paolo, cittadino romano (At 22:25-29), fu decapitato, una morte rapida e onorevole). Sulla croce si poteva soffrire per giorni prima di morire. Non si moriva tanto per il dissanguamento ma per le infezioni e per soffocamento. Ucciso come empio, era destinato ad 11:3

59 essere disonorato anche dopo la sua morte, forse sepolto lontano dagli altri, alla meno peggio, tanto per toglierselo da davanti agli occhi. 5) Quale speranza permise a Gesù di accettare tutto questo? Cosa è implicito nel testo esaminato? (Vv 10-11) «10 Ma piacque al SIGNORE di stroncarlo con i patimenti. Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani. 11 Egli vedrà il frutto del suo tormento interiore, e ne sarà saziato; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità. 12 Perciò io gli darò la sua parte fra i grandi, egli dividerà il bottino con i potenti, perché ha dato sé stesso alla morte ed è stato contato fra i malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha interceduto per i colpevoli.» NOTE: V. 10a. Il linguaggio usato non deve essere compreso letteralmente secondo il significato che avrebbe oggi. Non significa che Dio si rallegrò dei patimenti di Gesù. Piuttosto Dio «accettò» che il Messia soffrisse se questo poteva portare alla salvezza del suo popolo. Come Gesù, il Figlio di Dio, sarà «saziato» dai frutti positivi del suo sacrificio (v. 11), così il Padre «gioisce» della salvezza che sarebbe derivata per noi dal suo progetto di salvezza. Il Padre e il Figlio sono solidali nel loro amore per noi. V. 10b,11a. Se il Messia è morto, tutto questo può accadere solo presupponendo la resurrezione di Gesù. Dalla sua morte nasce la nostra vita, dalla sua sofferenza la nostra gioia, dalla sua apparente sconfitta il più grande successo. Isaia vide che anche il momento di vittoria al di là del dolore della morte. V. 11b, 12b. Il Messia giusto si carica dei peccati del popolo, ma grazie a questa esperienza la sua giustizia diventa giustizia del peccatore. Avviene come uno scambio totalmente favorevole a noi. La conoscenza di cui si parla è quella dell amore di Dio che egli condivide e che trasmette al peccatore. «Conoscere Dio» significa essere uno con lui, condividere il suo carattere, la sua volontà, la sua speranza. V. 12. L umiliazione viene sostituita dalla glorificazione, la sconfitta dalla vittoria, il servizio dalla signoria. Paolo pensa probabilmente a Isaia 53 quando descrive l umiliazione del Signore seguita dalla sua glorificazione (Filip 2: 5-11). Per riflettere. Perché Dio ha scelto di salvarci attraverso la sofferenza e la morte di Gesù? Quali conseguenze ha questo nel nostro modo di vedere Dio e vivere la nostra vita? 11:4

60 Altri testi biblici sul significato e lo scopo della morte di Gesù Atti 4:12: «In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati». Romani 3: 23-25: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio-ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato.» Romani 5:8: «Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.» 1 Corinzi 15:3: «Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l ho ricevuto anch io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture.» 2 Corinzi 5:21: «Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui.» Galati 1:4: «Gesù dato sé stesso per i nostri peccati, per sottrarci al presente secolo malvagio, secondo la volontà del nostro Dio e Padre.» Ebrei 9:15: «La sua morte è avvenuta per redimere dalle trasgressioni commesse sotto il primo patto.» Ebrei 9:28: «Così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a coloro che lo aspettano per la loro salvezza.» 1 Pietro 1:18,19: «sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia.» 1 Pietro 2:24: «Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati sanati.» 1 Giovanni 2: 2: «Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.» 1 Giovanni 4:10: «In questo è l amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati.» 11:5

61 12:1 12. Gesù, chi è? Scopo: Comprendere la natura umano-divina di Gesù per comprendere meglio il valore e la portata del suo amore, e accrescere la nostra fiducia in lui. Introduzione Noi siamo cristiani perché Cristo è al centro della nostra fede e della nostra speranza. Dovremmo perciò conoscerlo molto bene. Ma chi è Gesù? C è qualcosa di straordinario nella sua natura. I suoi propri discepoli, un giorno. Vedendo la manifestazione della sua potenza, esclamarono: «Chi è dunque costui, al quale persino il vento e il mare ubbidiscono?» (Mr 4:41). Un altra volta, alla domanda di Gesù su cosa i suoi discepoli pensassero che lui fosse, Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16:16). Dalla replica di Gesù («Non carne esangue ti hanno rivelato questo ma il Padre mio che è nei cieli») possiamo capire come la comprensione della vera natura di Gesù si trova al di là della razionalità umana. Tuttavia, Dio stesso, nella Bibbia, ci ha rivelato qualcosa per aiutarci a comprendere che in Gesù c è molto di più di un semplice santo uomo. Consideriamo alcuni testi. Se qualcuno di questi non risultasse chiaro, si veda la sua analisi negli approfondimenti. 1) Gesù non è una creatura di Dio. 1. Egli è il creatore. Colossesi 1: Esisteva prima della creazione. Colossesi 1:17 3. Quando Dio creò, nel principio di ogni cosa, egli esisteva già. Giovanni 1:2,3 2) Gesù è Dio 1. Isaia chiama Dio il futuro Messia. Isaia 9:6 2. Gesù è Dio insieme con il Padre. Giovanni 1:1 3. Gesù è nel seno del Padre, è intimamente unito a lui, viene da lui, non da fuori di lui come le creature. Giovanni 1:18 4. Gesù è il Dio che merita di essere lodato per l eternità. Romani 9:5; Ebrei 1: Gesù definisce se stesso come Yahveh, il solo Dio esistente. Giovanni 8:58 (Esodo 3:14). 3) Quale nome doveva essere dato a Gesù? (Matteo 1:22) Gesù è l Emmanuale Dio con noi. 4) Gesù è l Angelo di Yahveh - Dio L Antico Testamento presenta un essere misterioso chiamato «l angelo di Yahveh». Non si tratta di un angelo ma dell Angelo di Yahveh come se si trattasse di qualcosa di unico. La sua relazione con Yahveh (nome di Dio nell A.T.) è talmente stretta che è a volte egli stesso è identificato con Yahveh.

62 Appare a diverse persone ed è chiamato Dio e adorato come tale. Un angelo normale rifiuterebbe una tale adorazione (Ap 19:19; 22:8,9). Poiché Giovanni 1:18 insegna che nessuno ha mai visto Dio (il Padre), e che il Padre si è sempre rivelato attraverso il Figlio, dobbiamo concludere che questo Angelo di Yahveh è Gesù, il Figlio eterno di Dio. Consideriamo questi testi. Genesi 18:1,2,16-33, 19:1. Tre persone appaiono ad Abramo. Due vanno a cercare Lot a Sodoma mentre la terza rimane con Abramo ed è identificata come Yahveh. Genesi 32: Dio appare a Giacobbe in un modo misterioso che non può essere compreso (il suo «nome», cioè la sua natura, non è rivelato). Esodo 3:1,2,4-14. L Angelo di Yahveh, rivela se stesso come Yahveh a chiede a Mosè di togliersi i sandali come segno di adorazione. Giosuè 5: Gesù appare a Giosuè come il capo delle armate di Dio e gli chiede di togliersi i sandali come l Angelo di Yahveh aveva fatto con Mosè. Giudici 6:11-14,16, L angelo di Yahveh appare a Gedeone e anche qui, al v. 16) viene chiamato Yahveh (SIGNORE o Eterno, nelle traduzioni moderne). Giudici 13:3, L Angelo di Yahveh appare ai genitori di Sansone che lo riconoscono alla fine come una manifestazione di Dio. Si identifica con il sacrificio offerto, cosa che può essere compreso solo alla luce di Gesù come nostro sacrificio. Notiamo (v. 18) anche qui come il nome di questo essere è dichiarato inesprimibile, ineffabile, meraviglioso: segno che la natura di chi lo porta supera la possibilità della comprensione umana. Vedi anche in Apocalisse 19:11-13: Gesù ha tanti nomi rivelati, ma ce n è uno che solo lui conosce: noi possiamo conoscere qualcosa di lui, ma c è un aspetto della sua natura che ci sfugge, probabilmente proprio la sua natura divina. Malachia 3:1. La profezia riguarda Giovanni il Battista come colui che prepara la va davanti al Signore che viene (Mt 11:9,10; Gv 1:23). Questo Signore è chiamato L Angelo del patto e si dice che viene nel suo tempio. È Gesù che viene, ed è Colui che ha stabilito il patto con Israele sul Monte Sinai e che stabilirà il nuovo patto durante l Ultima Cena, segno della sua morte (Lc 22:20). Gesù entra nel tempio di Dio, ma questo tempio è suo perché egli stesso è Dio (Es 25:8). 5) Essendo Dio, Gesù cosa accettò di diventare? (Giovanni 1:14; Filippesi 2:5-9; Ebrei 2:14) Gesù, il Figlio eterno di Dio, accettò di diventare un povero essere umano. Umiliò se stesso diventando quello che noi siamo, per manifestare il suo amore e salvarci. 12:2

63 6) L incarnazione di Gesù elimina la sua divinità? (Colossesi 2:9) Per niente. In Gesù continua ad abitare corporalmente tutta la pienezza della Deità. 7) Tommaso come chiamò Gesù dopo la risurrezione? (Giovanni 20:28) Chiamando Gesù «Signore mio e Dio mio», Tommaso non esprime la sorpresa di fronte a Gesù risorto, come se avesse detto «Mamma mia!», come alcuni erroneamente pensano. Un Ebreo non avrebbe mai usato il nome di Dio in questo modo. Riconosce invece la sua divinità e la sua signoria. Così facendo, Tommaso esprime quella che sarebbe diventata la fede di tutta la chiesa cristiana. 8) Sapendo chi era Gesù e quello che divenne per noi, come possiamo reagire di fronte al suo sacrificio? Possiamo fare nostra la convinzione dell apostolo Paolo? (1 Corinzi 2:1,2; Galati 2:20) 12:3 Testi biblici Gn 18:1,2,6-33 Gesù appare ad Abramo come Yahveh (cf. 19:1). Gn 25:30-34 Giacobbe diventa primogenito. Gn 32:24-30 Dio dal nome in conoscibile lotta con Giacobbe. Es 3:1-14 Angelo di Yahveh è Yahveh. Nome di Dio. Es 4:16 Mosè come Elohim per suo fratello Aronne (7:1 per faraone). Es 4:22,23 Israele primogenito di Dio. Es 21:6; 22:8,9 Giudici sono Elohim. Dt 21:16,17 Legge sui primogeniti. Gs 5:13-15 Gesù appare come capo esercito di Dio e chiede adorazione. Gdc 6:11-23 Gesù appare come Angelo di Yahveh-Dio a genitori Sansone. Sal 82:1,6 Angeli sono Elohim. Sal 89:20,27 Davide il primogenito il più eccelso dei re della terra. Pr 8:22,23 Dio ebbe la sapienza prima della creazione. Is 4:3 Mt 3:3 Preparate la via del Signore (Yahveh-Gesù) Is 9:5,6 Fanciullo ci è dato Dio potente, Padre eterno, principe pace. Mic 5:1 Da Betlemme verrà colui le cui origine risalgono ai giorni eterni. Mal 3:1ss Signore nel suo tempio dopo messaggero (cf 11:9,10; Gv 1:23). Mt 1:22 Sarà chiamato Emmanuele. Mt 16:16 Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente. Mc 4:14 Chi è costui al quale ubbidiscono il vento e il mare? Lc 22:20 Gesù stabilisce nuovo patto. Gv 1:1-18 Preesistenza, incarnazione. Creatore e rivelazione di Dio. Gv 3:13 Nessuno è saluto ai cieli se non colui che ne è disceso. Gb 8:23 Io non sono di questo mondo. Gv 8:58 Prima che Abramo fosse io sono (Es 3:14). Gv 10:30-34 Giudei accusano Gesù di farsi Dio (Lc 22:70,71).

64 Gv 14:7 Conoscere Gesù è conoscere il Padre. Gv 17:8 Sono proceduto da te. Gv 8:24 La gloria che mi hai dato, mi hai amato prima di fondazione mondo. Gv 20:28 Tommaso a Gesù: Signore mio e Dio mio. At 20:28 Il Sangue di Gesù è il sangue di Dio. Rm 1:20 Le qualità divine di dio si vedono attraverso la creazione. Rm 9:5 Cristo secondo la carne è Dio benedetto in eterno. 1 Cor 2:1,2 Gesù crocifisso centro del messaggio cristiano. 1 Cor 8:6 Gesù unico Signore. 2 Cor 13:13 Grazia di Signore Gesù, amore di Dio e comunione Spirito. Gal 2:20 Non più io che vivo ma Cristo in me. Filip 2:5-9 Preesistenza, gloria e umiliazione di Gesù (vedi Eb 2:14). Col 1:13-17 Immagine di Dio invisibile, creatore, capo e scopo di creato e chiesa. Col 2:9,10 In Gesù incarnato abita pienezza deità. 1Tm 2:5 Un solo Dio, un solo mediatore tra Dio e gli uomini: Gesù. Eb 1:1-4 Figlio splendore della gloria di Dio, creatore, sostenitore Eb 2:9,10 Colui per il quale e grazie al quale esiste la creazione. è fatto un poco (o «per un poco») inferiore agli angeli. Giuda 20,21 Pregando per Spirito amore di Dio Signore Gesù Cristo. Ap 1:17; 2:8 Il primo e l ultimo (Is 44:6) Ap 3:14 Il principio (colui che è all origine) della creazione. Anche il Padre è detto essere il principio (Ap 21:6, vedi il contesto per l identificazione). Ap 19:19; 22:8,9 Angeli rifiutano adorazione. Ap 20:6 Sacerdoti di Dio e di Gesù. Ap 22:3 Il trono di Dio e dell Agnello. 9) Alcuni titoli divini applicati a Gesù 12:4 Approfondimenti * Il primo e l ultimo (cf. Ap. 1:17; 2:8 con Is 44:6). * Il Signore (cf. 1 Cor 8:6 con il fatto che gli Ebrei chiamavano Dio, Adonai (Signore) ogni volta che parlavano di Lui per non nominare il nome Yahveh. 10) Possiamo considerare più approfonditamente il testo di Giovanni 1:1-14? (1) «La Parola» [Gesù (v. 14) è chiamato in questo modo perché, come la parola manifesta l interiorità di un essere, così Egli manifesta la realtà altrimenti inconoscibile di Dio. Gesù può fare questo perché Egli è «nel seno del Padre» e venendo a noi Lo rivela (v. 18)]. «Nel principio [quando Dio creò l universo.

65 Gn 1.1)] era (imperfetto: indica uno stato già in atto dell esistenza. Diverso dal passato remoto fu che indicherebbe un inizio.) Questo testo ci dice, in poche parole, che Gesù esiste prima del «principio» della creazione e quindi non ne fa parte, non è una realtà creata. Dicendoci che esisteva prima del principio, ci dice anche che non ha un principio ed è quindi eterna come Dio. «La Parola era con Dio»: Dio sta qui per quello che in altro modo chiamiamo «Dio il Padre». Se Gesù era con il Padre vuol dire che non va identificato con Lui come alcuni eretici dicevano. «La Parola era Dio»: con questa seconda affermazione, che sembrerebbe contraddire la precedente, in realtà Giovanni nega un altra eresia, che cioè Gesù fosse una semplice creatura. Questo non può essere perché Gesù stesso, pur non essendo il Padre è tuttavia Dio, partecipa cioè della natura divina essendo nel seno del Padre come dice al v. 18, e come Paolo sottolinea in Colossesi 2:9. (2) Egli era nel principio con Dio. [Dire che Gesù esisteva prima dell inizio della creazione è così importante per Giovanni che lo ripete.] (3) Ogni cosa fu fatta per mezzo di Lei [Dio creò attraverso Gesù. Anche questa idea afferma che Gesù è Dio, non una creatura.], e senza di lei neppure una cosa fatta è stata fatta [Giovanni rinforza l insegnamento precedente ripetendolo. Ma questa volta specifica che non c è nessuna creatura che non sia stata create da Gesù. Questo permette di negare l idea, anche oggi condivisa dai Testimoni di Geova, che Gesù abbia creato tutte le cose dopo essere stato lui stato creato da Dio come la sua prima e più importante creatura. Se Gesù fosse stato creato da Dio, non si potrebbe dire che «neppure una» delle cose create sarebbe stata creata senza di lui, perché lui sarebbe l eccezione. Giovanni esclude invece qualsiasi eccezione.]. (10) Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di Lui, ma il mondo non lo ha conosciuto [Giovanni enfatizza nuovamente il fatto che Gesù è il Creatore]. (11) E venuto a casa sua [nel mondo che lui ha creato e di cui è il signore], e i suoi non lo hanno ricevuto. (14) E la parola si fece carne [riferimento all incarnazione di Gesù. Nota: non che assunse una forma di carne come credevano gli eretici gnostici, ma si fece, cioè assunse pienamente in sé la natura della carne, della nostra umanità] e abitò con noi [la vita di Gesù], e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come quella dell unigenito del Padre [«Unigenito» non significa necessariamente che è stato «generato» nel tempo e che quindi prima non esisteva. Giovanni ha già abbondantemente negato questa possibilità. La parola greca a volte tradotta «unigenito» è monogenēs, che fondamentalmente non significa «unico generato», ma «unico nel suo genere, il solo», che cioè non ha uguale, proprio perché lui è Figlio di Dio che viene dal seno del Padre mentre noi siamo creature di Dio, esistiamo fuori della sua persona divina. La stessa parola è usata in Eb 11:17 in rapporto ad Isacco, non perché fosse il solo figlio di Abramo (c era anche Ismaele) me perché lui era il «solo» figlio della promessa. Altri testi in Lc 7:11-15; 8:41,42; 9:38.], pieno di grazia e di verità. (15,16) Giovanni gli ha reso testimonianza, esclamando: «Era di lui che io dicevo: "Colui che viene dopo 12:5

66 di me mi ha preceduto, perché era prima di me [Preesistenza alla sua incarnazione]. Infatti, dalla sua pienezza [Confronta Col. 2:9, dove la stessa idea di pienezza è usata per indicare la piena divinità di Gesù] noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia"». (18) Nessuno ha mai visto Dio [Poiché Dio è qui distinto dal Figlio, dobbiamo comprenderlo come Dio Padre.]; l unigenito Dio [Monogenes come al v. 14. Qui significa: l unico ad essere Dio come Gesù], che è nel seno del Padre [diversamente dalle creature che sono create da Dio, Gesù viene da dentro il Padre, ne condivide la natura, l essenza. Per questo è con il Padre e può farcelo conoscere], è quello che l ha fatto conoscere [Quando nell A.T. leggiamo di Dio che appare a qualcuno, dobbiamo quindi intendere che fosse Gesù]. 11) Cosa significa che Gesù è il «primogenito» di tutta la creazione? (Colossesi 1:15) Colossesi 1:15 dice che «Egli è l immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura». Questo ha fatto pensare a qualcuno che Gesù sia stato il primo ad essere stato creato. Questa comprensione è sbagliata perché (1) non considera l insegnamento complessivo della Bibbia sulla natura di Gesù, e anche perché (2) non considera il contesto immediato. Infine perché (3) non considera i diversi significati della parola primogenito. 1) Gesù non è una creatura ma l eterno Creatore di ogni cosa creata senza nessuna eccezione. Lo abbiamo visto nella risposte precedenti. 2) Il contesto immediate spiega cosa Paolo avesse in mente usando il termine «primogenito». Leggiamo tutto il suo discorso: «15 Egli è l immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; 16 poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. 17 Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. 18 Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato. 19 Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza 20 e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli.» (Colossesi 1:15-20). Note: «L immagine del Dio invisibile» significa molto di più del fatto che Gesù rappresenti Dio (questo potrebbe essere detto di tutti i profeti e di tutti gli apostoli e di molti altri uomini e angeli). Il testo ci dice che non solo nelle parole di Gesù, ma nella sua stessa persona possiamo vedere la natura, il carattere, l operare di Dio. In altre parole, come vedendo la luce del sole vediamo il sole 12:6

67 stesso, così vedendo Gesù vediamo Dio. È lo stesso insegnamento che troviamo in Giovanni 1:18; 14:7; Filippesi 2:5. «Poiché» introduce la spiegazione del perché Paolo dice che Gesù è il «primogenito di ogni creatura». Egli non dice che lo è perché è stato creato per primo, ma perché è il creatore di ogni cosa e il suo sostentatore, il signore di ogni creatura, lo scopo di ogni cosa esistente. Egli esiste prima di ogni cosa ed è il capo della chiesa. Insomma, quello che l Apostolo insegna è che Gesù è il primogenito della creazione perché tutta la creazione dipende da Lui ed Egli regna sopra essa tutta. In questo contesto dunque, «primogenito» non significa «generato prima», ma che esiste prima e al di sopra di ogni cosa. Il termine non ha a che fare con la nascita di Gesù ma con la sua funzione in rapporto alla creazione e con la sua gloria. «Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza.» Quest idea si trova anche in Colossesi 2:9,10: «perché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità e voi avete tutto pienamente in lui, che è il capo di ogni principato e di ogni potenza.» Insomma: in Gesù abbiamo tutto quello che esiste nel Padre e non abbiamo quindi bisogno di nessun altro. Gesù è pienamente Dio. 3) La parola «primogenito», letteralmente significa «generato, nato per primo». Tuttavia, a causa del contesto storico-sociale ha anche sviluppato un secondo significato. In Israele il primogenito era il membro più importante della famiglia, dopo il padre. Egli rappresentava il padre, era l erede principale che riceveva una porzione doppia dell eredità rispetto agli altri figli (Dt 21:16,17). A causa di questo, «primogenito» acquistò un significato relative alla dignità della persona, non solo al fatto della cronologia del momento della nascita. Ad esempio, Giacobbe diventò il primogenito di Isacco invece di Esaù (Gn 25:30-34). Evidentemente che questo non significava che si falsificavano i documenti per fare apparire Giacobbe come se fosse nato prima di Esaù. Significa solamente che acquisiva la status, la dignità e le funzioni del primogenito. Efraim che era il secondogenito di Giuseppe (Gn 41:50-52) e comunque non il primogenito dei patriarchi è chiamato da Dio il suo primogenito (Ger 31:9). Un altro esempio è dato dal Salmo 89:20,27 dove si parla del re Davide che Dio dichiara «Io inoltre lo costituirò mio primogenito, il più eccelso dei re della terra.» Davide non era il primogenito ma l ultimo dei figli della sua famiglia (1 Sam 16:11-13), non era neppure il primo re d Israele perché Saul veniva prima di lui (1 Sam 9:17), e di certo non era il primo re esistente sulla terra. Allora, in che senso Davide era il primogenito dei re della terra? Il testo lo spiega chiaramente: perché Dio lo aveva elevato ad una dignità superiore a quella di qualsiasi altro re. Il titolo non ha a che fare con una questione cronologica ma con una questione di dignità. Si veda anche l uso di primogenito applicato al popolo d Israele nella storia dell esodo (Es 4:22,23). Lo stesso è per Gesù: Egli è il primogenito, non perché è stato generato per primo, ma perché svolge una funzione paragonabile a quella del primogenito: rappresenta il padre in tutto ciò 12:7

68 che concerne la vita della famiglia. Dopo il Padre, tutta la creazione dipende da Lui; egli è il capo dell universo e della chiesa come in Colossesi 1:15. 12) Proverbi 8:22,23 può essere usato per dire che Gesù era stato creato da Dio prima della creazione del mondo? Proverbi 8:22,23 dice: «Il SIGNORE mi ebbe con sé al principio dei suoi atti, prima di fare alcuna delle sue opere più antiche. Fui stabilita fin dall eternità, dal principio, prima che la terra fosse.» Questi versi e gli altri che seguono non si riferiscono a Gesù ma alla sapienza poeticamente personificata (vedi il v. 1). Questa «Sapienza» è il personaggio principale di tutta la prima parte del libro dei Proverbi ed è rappresentata come una donna saggia che insegna a vivere con saggezza. Per dare valore alla Saggezza, l autore del libro dei Proverbi dice che anche Dio ne ascoltò i consigli quando creò il mondo, la «ebbe» con lui. Qualche versione della Bibbia traduce il verbo ebraico qanah come se significasse «creare» e intende che Dio creò la sapienza al principio della creazione. La parola può anche avere il significato di creare ma in questo contesto difficilmente può essere così perché significherebbe che ci fu un tempo in cui Dio non aveva creato la sapienza e quindi non era saggio neppure lui visto che sarebbe poi stata la sapienza ad accompagnarlo durante la creazione. E come potrebbe uno creare la sapienza se non ce l ha già? Insomma, anche se non si può pretendere una logica razionale da un testo poetico come il nostro, il sapore sarebbe comunque paradossale e assurdo. Un altro significato del verbo è quello di «possedere, avere» e questo si accompagna bene con il testo perché Dio aveva sempre la saggezza anche nel momento in cui cominciò a creare. Anche se qualcuno volesse usare il testo allegoricamente in rapporto a Gesù (cosa che comunque non dovrebbe essere fatto senso un sostegno diretto del Nuovo Testamento, sostegno che non esiste), per i motivi che abbiamo appena detto non si potrebbe dire che Gesù sia stato creato. Oltre alle considerazioni già espresse, si può anche notare che, al v. 23, la «Sapienza» di cui si parla è stata «stabilita fin dall eternità ( olam)». Essa quindi, se è eterna, non ha principio e non è stata creata in un tempo cronologico. Questo si applica bene sia alla sapienza di Dio come immagine retorica, sia a Gesù come leggiamo in Giovanni 1:1 e negli altri testi paralleli nei quali si dice che Gesù esisteva prima del principio della creazione. 13) Perché i Testimoni di Geova hanno fatto una loro propria traduzione della Bibbia? In che modo questa traduzione influenza il loro modo di capire la natura di Gesù? I Testimoni di Geova sono oggi i principali avversari della divinità di Gesù. Essi negano che Egli sia coeterno con il Padre. Lo onorano come un essere potente e misericordioso ma lo considerano solo come la prima creatura di Dio attraverso la quale poi Dio avrebbe creato le altre creature. Noi comprendiamo bene che la natura di Dio, e quindi anche quella di Gesù, è troppo grande perché noi 12:8

69 possiamo comprenderla e spiegarla. È però evidente che la parola di Dio non sostiene la loro interpretazione. Per sostenerla essi hanno dovuto quindi ricorrere ad una traduzione di parte dove tutti i testi relativi alla divinità di Gesù sono stati modificati in qualche modo. Riportiamo qui alcuni esempi. La Bibbia insegna: Giovanni 1:1 «Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio.» I TdG traducono Ed. 1961: «Nel principio era la Parola, e la Parola era con il Dio e la Parola era dio (ed. 1987: era un dio).» Commento: Visto che i TdG non hanno problemi a usare la maiuscola per onorare Gesù quando traducono «Parola», colpisce il fatto che usino la minuscola davanti a «dio» quando si riferisce alla stessa persona, per giunta preceduta dall articolo indeterminativo «un» come se fosse un dio tra altri. Ci sono due problemi: (1) I manoscritti greci originali non hanno la differenza tra maiuscole e minuscole. Di conseguenza, scrivere «Dio» con la maiuscola quando si riferisce al Padre e «dio» con la minuscola quando si riferisce a Gesù non dipende dal testo originale ma da un pregiudizio del traduttore che vuole squalificare la natura divina di Gesù. (2) Dicendo che Gesù [la Parola] era un dio, ha il solo scopo di squalificare nuovamente la divinità di Gesù. La loro interpretazione è che Gesù non è Dio relativamente alla sua natura, ma solo «un dio» nel senso che è un «essere potente». Questa idea viene tratta dal Salmo 82:1,6 dove anche gli angeli sono chiamati «elohim», la stessa parola usata per «Dio». «Alcuni studiosi associano questo termine al verbo arabo per temere riverire. La radice di questa parola implica forza, potere, abilità. Il termine è qualche volta usato anche in rapporto a uomini che occupano una posizione importante come portavoce di Dio. Per esempio, Dio disse a Mosè che egli avrebbe occupato davanti a suo fratello Aaronne il posto di Dio [ ] (Es 4:16). Dio diede il suo messaggio a Mosè che lo passò ad Aaronne che a sua volta lo trasmise a Faraone. Ciò è ulteriormente attestato in Es 7:1 dove Dio dice a Mosè: Vedi, io ti ho stabilito come Dio [ Elohim] per il faraone e tuo fratello Aaronne sarà il tuo profeta. Tali uomini avevano la responsabilità di rappresentare il solo vero è anche usato per indicare dei giudici (Es 21:6; 22:8, 9) in quanto svolgono questa funzione come rappresentanti di Dio.» 1 Nel Salmo 82, questo termine è applicato agli angeli proprio perché nel contesto svolgono anch essi la funzione di giudici e perché sono da riverire. Come nessuno oserebbe dire che Mosè o i giudici umani siano da equiparare a degli 1 Nichol, F. D. (1978; 2002). The Seventh-day Adventist Bible Commentary, Volume 1 (pagina 170). Review and Herald Publishing Association. 12:9

70 esseri potenti nel senso di farne dei semidei, così nessuno può farlo per gli angeli e soprattutto nessuno può equiparare Gesù a queste creature come se anche lui fosse nient altro che un semidio. Elohim è soprattutto usato per riferirsi a Dio quale creatore e sostenitore del mondo, ed è in questo senso soltanto che la Bibbia applica il titolo equivalente di Dio a Gesù. Quanto alla presenza dell articolo indeterminativo uno davanti a Dio, questo è dovuto ad una lettura troppo formale del testo biblico. L originale greco non ha l articolo determinativo, e quando questo avviene, normalmente ciò significa che bisogna capire come se ci fosse quello indeterminativo. Tuttavia, i TdG dimenticano due regole della grammatica greca che spiegano l assenza dell articolo senza che «Dio» diventi «un dio». (1) La parola «Dio» è considerata come se fosse un nome personale (come Giovanni o Andrea) e, in quanto tale può ricevere l articolo o meno senza che questo cambi automaticamente il significato che deve invece essere compreso sulla base del contesto. (2) Quando una parola è usata per qualificare un altra alla quale è unita attraverso il verbo essere o un altro verbo copulativo (che unisce) come avviene nel nostro caso dove «Dio» qualifica «Parola» attraverso il verbo «era», allora non si può usare l articolo. Di conseguenza, tradurre come fanno i TdG che «La Parola era un dio» è totalmente non necessario sulla base della grammatica greca, ed è soprattutto contrario all insegnamento biblico secondo il quale c è un solo Dio (Rm 3:30; 1 Cor 8:6; 1 Tim 2:5; Gia 2:9). Solo i pagani avrebbero potuto pensare che Gesù fosse «un dio» accanto ad un altro dio poiché essi credono nell esistenza di molti dèi. La Bibbia non farebbe mai una cosa del genere: Gesù non è un dio accanto a un altro dio, ma è Dio insieme con il Padre. Una struttura linguistica identica si trova, ad esempio, nello stesso vangelo di Giovanni al cap. 4 verso 24. I TdG, nell edizione italiana del 1961 giustamente traducono che «Dio è Spirito». Poi, come per riparare il colpo della possibile obiezione, nelle edizioni successive ( ) cambiano in «Dio è uno Spirito». La Bibbia insegna: Giovanni 8:58 «Gesù disse loro: In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono.» I TdG traducono Ed «Gesù disse loro: Verissimamente vi dico: prima che Abramo venisse all esistenza io sono stato (ed 1987: io ero).» Commento: Il verbo greco è eimi alla prima persona singolare dell indicativo presente attivo e va tradotto con «io sono». È chiaro che, nel contesto, Gesù sembrerebbe fare un errore grammaticale perché, se avesse voluto semplicemente affermare la sua preesistenza rispetto ad Abramo, come se fosse un angelo, ad esempio, avrebbe dovuto dire «Prima che Abramo fosse io ero». In realtà, Gesù non sta facendo alcun errore grammaticale, ma sta identificando se 12:10

71 stesso con il grande «IO SONO», l Iddio che con questo nome si è presentato a Mosè e a tutto il popolo d Israele. In Esodo 3:14 infatti, Dio chiama se stesso EHYEH IO SONO, mentre quando gli altri si riferiscono a lui diventa YAHVEH EGLI È. Da questo termine viene il moderno Geova, frutto di una incomprensione del modo in cui i Giudei hanno trasmesso il nome di Dio. In alcune versioni moderne, per rispetto della tradizione ebraica, viene tradotto come SIGNORE con le lettere tutte maiuscole. La vecchia Riveduta lo traduceva come l Eterno. Identificandosi con Yahveh, Gesù affermava non solo la sua preesistenza rispetto ad Abramo, ma la sua qualità divina che lo fa essere Dio che esiste in eterno (Es 3:3:15; Dt 32:40). Capendo questo, e non per avere fatto un errore grammaticale o per avere affermato di esistere prima di Abramo, i Giudei che lo ascoltano lo vogliono lapidare come bestemmiatore (Giovanni 10:30-34; Luca 22:70,71). Traducendo «io ero» o «io sono stato» i TdG cercano di risolvere quello che per loro è un semplice errore grammaticale ma non rispettano né il testo né il suo contesto. La Bibbia insegna: Colossesi 1:17 Gesù «è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui.» I TdG traducono Ed : Gesù, «è prima di tutte le [altre] cosa e per mezzo di lui tutte le [altre] cose furono fatte esistere.» Commento: Aggiungendo «altre» anche se tra parentesi per indicare che la parola non si trova nel testo originale, si cerca di portare il lettore a capire che Gesù non è il «Creatore di ogni cosa creata» come abbiamo visto in Giovanni 1:1-3, ma solo una (anche se la prima e la più importante) tra le creature. Infatti, se Gesù ha creato «tutte le altre cose», allora vuol dire che esiste qualcosa creata che non è stata creata da Gesù. I TdG pensano che questa altra cosa creta ma non creata da Gesù, sia stato Gesù stesso. Ma il testo originale non contiene il termine «altro» e non è onesto inserirlo per spingere la gente a credere qualcosa di contrario a quello che il testo vuole dire. La Bibbia insegna: Colossesi 2:9 I TdG traducono In Gesù «abita corporalmente tutta la Ed. 1961,1987: In Gesù «dimora pienezza della Deità». corporalmente tutta la pienezza della qualità divina.» Commento: Il testo Greco usa la parola theotes che significa «Divinità», «Deità», è un nome, non un aggettivo, e si riferisce alla sostanza di Dio, non solo le qualità di Dio come lascia intendere la traduzione dei TdG. Se Paolo avesse voluto parlare di qualità divine avrebbe potuto usare anche qui il termine simile theiotes (un aggettivo), che si trova in Romani 1:20: «infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue». In ogni 12:11

72 caso, anche questo aggettivo è applicato solo a Dio e non ad una creatura. Notiamo poi che in Colossesi 2:9, anche la traduzione dei TdG dice che in Gesù abita corporalmente tutta la «pienezza» della qualità divina. Ora se in Cristo c è tutto ciò che appartiene a Dio, allora Gesù è pienamente Dio al di là della parola usata. Oltre al termine usato, il contesto stesso spiega dunque che Gesù è pienamente Dio. La traduzione dei TdG trascura anche qual era l obiettivo dell apostolo Paolo. Egli voleva controbattere l idea gnostica-docetica seconda la quale Cristo si era incarnato solo in apparenza perché Dio non poteva contaminarsi con la materia. In questa prospettiva Paolo afferma che in Cristo tutta la pienezza della deità abita corporalmente: in Gesù Cristo coesistono dunque sia la pienezza di dio che quella dell uomo. Fare dire a Paolo che in Gesù abitano solo delle qualità divine, significa snaturare il senso e la forza di quello che sta discutendo. 14) Dire che Gesù è Dio significa accettare la dottrina della Trinità? La parola «Trinità» non si ritrova nella Bibbia. Fu creata dai teologi cristiani per esprimere la fede della comunità cristiana in un Dio che si esprimeva in tre manifestazioni che noi chiamiamo «Persone» perché non abbiamo un termine umano migliore per esprimere la realtà divina di Dio. Il fatto che non si trovi nella Bibbia non vuol dire però che sia antibiblico anche se possiamo ammettere che qualche teologo carica il termine con troppi significati non necessari. Anche parole come teocrazia o millennio non si trovano nella Bibbia ma sono usate normalmente e legittimamente perché corrispondono a insegnamenti biblici. Personalmente, lo scrivente non ama usare la parola trinità, e preferisce usare lo stesso linguaggio biblico. Ne riconosce però la legittimità e la onora come un tentativo corretto di dare testimonianza della fede cristiana. 12:12

73 13:1 13. Gesù ritorna Scopo: Spiegare il senso, l importanza, il modo e le conseguenze del ritorno di Gesù. Per guardare con fiducia al nostro futuro ed essere protetti da falsi insegnamenti. Introduzione Quando diciamo che Gesù venne sulla terra per salvare l uomo, non possiamo trascurare il fatto che la sofferenza e la morte esistono ancora. Con la sua prima venuta e la sua morte, Gesù ha gettato le basi per il nostro perdono, ci ha trasformati in figli di Dio e ha cominciato l opera che porterà alla nostra salvezza. La salvezza è qualcosa che ci appartiene già spiritualmente parlando, ma, la pienezza della sua realizzazione sta ancora davanti a noi, per noi e per tutta la creazione che «geme ed è in travaglio» (Rm 8:22). Per questo egli dice che per ora, «siamo stati salvati in speranza» (Rm 8:24) e la speranza è qualcosa che ci spinge ad aspettare con «pazienza» qualcosa di ancora futuro (Rm 8:25). Questa salvezza sarà pienamente realizzata quando Gesù tornerà nuovamente per restaurare ogni cosa nella sua realtà migliore secondo il progetto d amore di Dio. 1) Gesù ritornerà a) Lo annunciano gli angeli all ascensione di Gesù (Atti 1:9-11) b) L apostolo Paolo lo aspettava (2 Timoteo 4:8) c) Giacomo lo aspettava (Giacomo 5:7) d) I primi cristiani si salutavano con «Maranatha»: Il Signore viene (1 Corinzi 16:22) e) L antico credo cristiano recita: «Verrà a giudicare». f) Questo ritorno è la «beata speranza» di tutti i veri cristiani (Tito 2:13) 2) Perché Gesù ritornerà? a) Per giudicare il mondo (Matteo 25:31-33; 2 Tim 4:1; Giuda 1:14,15) b) Per portarci con lui (Giovanni 14:1-3) c) Per rigenerare questo mondo corrotto dal peccato (2 Pietro 3:13) d) Cosa significa tutto questo per noi? 3) Come ritornerà? a) Inaspettatamente, come un ladro (2 Pietro 3:9,10; Matteo 24:44) b) Visibilmente (Matteo 24:23-27) c) Con potenza e gloria (Matteo 24:30) d) Con gli angeli del cielo (Matteo 24:31) c) Tutti lo vedranno, anche i peccatori (Matteo 24:30; Luca 21:26, Ap 1:7). 4) Cosa accadrà quel giorno? a) Gli uomini reagiranno in due modi opposti:

74 1. I peccatori saranno spaventati (Isaia 2:17-21; Ap 6:15-17) 2. I fedeli si rallegreranno (Isaia 25:9) b) Gli uomini riceveranno due diversi destini: 1. I peccatori saranno annientati (2 Tes 2:8) 2. I credenti andranno tutti con Gesù nei cieli (1 Tes 4:16-18). 5) Conclusione a) L ultima promessa che troviamo nella Bibbia riguarda il ritorno di Gesù (Ap 22:20) b) Possiamo rispondere come rispose Giovanni? c) Nel Padre nostro Gesù ci insegna a pregare: «Venga il tuo regno» (Mt 6:10). d) Se desideriamo che il Regno di Dio venga, quali conseguenze avrà questo nella nostra vita? Col prossimo studio vedremo quando Gesù ritornerà. Sintesi Come cristiani crediamo che Gesù è morto per i nostri peccati, che è risuscitato e asceso al cielo. Ma egli non ci ha abbandonato. Non solo ci ha promesso che spiritualmente sarebbe stato sempre con noi (Mt 28:20), ma ci ha promesso che sarebbe tornato a prenderci per farci stare eternamente con lui (Gv 14:1-4). Per Paolo, questa è la «beta speranza» (Tito 2:13), una speranza che dà così tanta gioia che i primi cristiani se ne ricordano fino a farne il loro saluto «Maràn-atà» (1 Cor 16:21). La promessa del ritorno di Gesù è la promessa più importante del vangelo poiché senza di essa non avremmo altra speranza: solo quando Gesù tornerà potremo godere della pienezza della salvezza. Solo allora i cristiani morti risusciteranno e con quelli ancora in vita saranno trasformati e portati con Gesù (Mt 24:31; 1 Cor 15:51-55; 1 Tes 4:13-18). Non dobbiamo fraintendere a natura del ritorno di Gesù. Mentre la prima volta egli venne nell umiltà della natura umana, al suo ritorno verrà come il Re dei re e Signore dei signori (Ap 19:16). Verrà con potenza e grande gloria (Mt 24:30). Mentre la prima volta si mostrò nell umile stalla di Betlemme e poi in Palestina, incontrando un numero tutto sommato molto scarso di persone, al suo ritorno l umanità intera lo vedrà (Mt 24:23-27). Non si tratta di un ritorno spirituale, di qualcosa che si possa vedere solo con gli occhi della fede: lo vedranno infatti anche coloro che lo trafissero (Ap 1:7) e i peccatori si rammaricheranno al vederlo tornare (Mt 24:30). La promessa è continuamente ripetuta nella Bibbia (At 1:11; Filip 3:20; 2 Tim 4:8; Eb 11:8-13; 2 Pt 3:9,10,13; 1 Gv 2:28...). È un peccato che molti cristiani la ignorino. Se questo avviene, se il primo amore della chiesa cristiana per il 13:2

75 ritorno di cristo è scomparso, questo è accaduto probabilmente, sia per una certa stanchezza che Gesù stesso aveva preannunciata (Mt 25:5) ma anche a causa dell insegnamento che i credenti vanno a incontrare Gesù al momento stesso della morte? Tra non molto studieremo anche questo importante questione della fede cristiana e vedremo quello che la Bibbia insegna. 13:3 Testi biblici Is 2:17-21 Empi si nasconderanno (Ap 6: Cf. Mt 24:30). Is 25:9 Santi esultano: Questo è il nostro Dio Mt 6:10 venga il tuo regno. Mt 24:23-32 Torna visibilmente, con potenza e gloria, con angeli. Mt 24:30,31 Tutti lo vedranno (Lc 21:26; Ap. 1:7). Angeli raccolgono santi. Mt 24:44 Torna come un ladro. Mt 25:5 Pericolo di stanchezza. Mt 25:31-33 Viene per giudicare le pecore e i capri. Gv 14:1-3 Viene per portarci con lui a casa. At 1:9-11 Angeli annunciano ritorno visibile di Gesù. Rm 8:22-25 Anche creazione aspetta liberazione. 1 Cor 15:51-55 Nell ultimo giorno Gesù ritorna e noi trasformati. 1 Cor 16:22 Maranatà. Filip 3:20 Dai cieli aspettiamo la salvezza del Salvatore e Signore. 2 Tim 4:1 Gesù appare per il regno e per giudicare il mondo. 2 Tim 4:8 Gesù «in quel giorno» darà a Paolo la corona di giustizia. 1 Tes 4:15-18 Ritorno in gloria e resurrezione-traslazione dei credenti. 2 Tes 2:8 Empio annientato dall apparizione della sua gloria. Ti 2:13 Aspettando la beata speranza. Eb 11:8-13 Abramo aspettava la vera città. 2Pt 3:9,10 Torna come un ladro. 2Pt 3:13 Nuovi cieli e nuova terra nei quali abita la giustizia. Gc 5:7,7 Aspettate con pazienza. 1Gv 2:28 Prepariamoci per non essere coperti di vergogna quando verrà. Giuda 1:14,15 Enoc profetizzò che Signore viene a giudicare. Ap 19:10-16 Il Signore dei Signori torna ad affermare il regno. Ap 22:20 Ecco io vengo presto. Amen, vieni Signore Gesù. Approfondimento Alcuni credenti fanno precedere il ritorno in gloria di Gesù da un rapimento invisibile dei credenti. Su che basi lo si pensa e perché gli avventisti non accettano questa comprensione? Descrivere la fede di altri è impresa difficile e delicata. Citiamo però almeno quanto la «Ryrie Study Bible» (una edizione della Bibbia abbastanza diffusa in lingua inglese) scrive in nota al testo di 1 Tessalonicesi 4:16,17: «Allora i

76 credenti viventi saranno rapiti. Questo rapimento dei credenti qui descritto riguarda sia quelli che sono morti sia quelli che sono vivi quando il Signore viene. La sua venuta è qui nell aria, non sulla terra, e avverrà subito prima del periodo di tribolazione (vedi Ap 3:10). Questo periodo si concluderà con la sua venuta sulla terra (vedi Mt 24:29-30; Ap 19:11-16).» Si distinguono quindi due venute di Cristo, e la prima corrisponderebbe al rapimento dei credenti che viene poi descritto come qualcosa di segreto. La nostra risposta è che 1. La Bibbia non parla mai di un rapimento segreto. 2. Il testo di 1 Tessalonicesi 4:16,17 non parla affatto di qualcosa di segreto. 3. La Bibbia non parla mai di due ritorni del Signore. 4. Tutti i testi biblici in cui si parla di Gesù che ritorna sulla terra e dei santi che vanno in cielo, riguardano un unico e indistinguibile evento. 5. La Bibbia considera sempre il fatto che i santi siano presi in cielo e gli empi puniti come due aspetti contemporanei di un unico grande evento. 13:4

77 14:1 14. Quando ritornerà Gesù? Scopo: Comprendere che il ritorno di Gesù riguarda la nostra vita attuale, non un tempo distante e indefinito. Anche se non conosciamo il giorno e l ora, possiamo capire che i segni dei tempi si stanno realizzando e che viviamo già negli ultimi giorni. In ogni caso, in qualunque momento il Signore venga, noi dobbiamo vivere come se venisse oggi. Coltivando la gioia della prossima venuta, cerchiamo però di non farci sedurre da segni presunti. Introduzione Il ritorno di Gesù è così importante che vorremmo che venisse subito. Se fossimo stati con i suoi discepoli sul Monte degli ulivi, anche noi gli avremmo chiesto: «Dicci, quando avverranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell età presente?» (Mt 24:3). Gesù aveva appena annunciato che del tempio che avevano ammirato non sarebbe rimasta «pietra sopra pietra». Era un annuncio terribile che aveva sconvolto la loro mente. Il tempio era la casa di Dio, come poteva essere distrutta? La loro mente andò probabilmente a scenari «apocalittici» di fine del mondo. Così chiesero a Gesù sul tempo della distruzione del tempio e della fine dell età presente, cioè di questo mondo, come se si fosse trattato di una stessa ed unica realtà. Gesù, naturalmente, sapeva che si trattava di realtà diverse. Noi troviamo la sua risposta in Matteo 24 e Luca 21. 1) Possiamo sapere il momento quando Gesù tornerà? Matteo 24:1 Nessuno conosce il giorno (vedi anche At 1:6,7). 2) Possiamo sapere qualcosa sul periodo in generale? Matteo 24:32 Quando vedrete queste cose sappiate che io sono alla porta. 3) C è il pericolo di cercare falsi segni dei tempi? (Matteo 24:4-11) 4) Quale segno specifico Gesù offre per capite quando la fine di questo mondo sta per arrivare? (Matteo 24:14) 5) Quale segno specifico Gesù offre per indicare l avvicinarsi della fine del tempio e di Gerusalemme? (Matteo 24: Vedi la spiegazione in Luca 21:20) 6) Quali altri segni dà Gesù? 1. Segni nel sole, nella luna e nelle stelle (Matteo 24:29). Il «Giorno oscuro» avvenne il 19 maggio 1780 su un ampia zona della Nuova Inghilterra (l attuale Nord-Est degli USA); una straordinaria caduta meteorica (le stelle che cadono) la notte del 13 novembre 1833 e fu visibile nel Nord america e nel Nord Europa, i Paesi dove maggiormente si stavano studiando le profezie sul ritorno di Gesù. Queste date assumono una grande importanza in rapporto ai tempi

78 profetici che annunciano per il 1844 l inizio del giudizio (Dn 8:14. Studieremo più avanti questa profezia). Secondo questa profezia, noi siamo ora nei tempi della fine, e i segni di cui parla Gesù hanno svolto il compito di attirare l attenzione dei credenti dell epoca sul compimento delle profezie. Niente impedisce naturalmente che tali segni siano ripetuti su scala più vasta ad indicare più specificamente l avvicinarsi del ritorno di Cristo. 2. Matteo 24:37-39 Indifferenza per Dio (vedi anche Luca 18:8). 3. Matteo 24:12 Corruzione morale (vedi anche 2 Timothy 3:1-5). 4. Apocalisse 11:17,18 Distruzione ecologica-rischi di guerra moderna. 7) Perché Gesù ha indicato dei segni ma non l esatto momento del suo ritorno? 1. Matteo 24:42:51 Dobbiamo essere pronti ogni giorno, non solo quando costretti a farlo per la paura che Gesù stia venendo a giudicarci. 2. Capire che Gesù vicino ci incoraggia a prepararci per amore della Sua persona. 8) Desideri essere pronto a incontrare Gesù? Cosa significa essere pronti? Matteo 7:21-27: Non chiunque mi dice Signore, Signore. Pensiamo: Essere «Avventisti», aspettare il ritorno di Cristo è più che aspettare Gesù per un tempo cronologicamente determinato. Questo è importante, ma più importante è soprattutto vivere la propria vita come attesa costante del Signore. Egli può tornare in qualsiasi momento, e in qualsiasi momento noi desideriamo essere pronti. Usando una spiritualità biblica molto diffusa, potremmo dire che «oggi è il giorno del ritorno di Gesù» e lo ripeteremo al nostro cuore ogni giorno finché egli venga. Testi biblici Dn 12:4 la conoscenza aumenterà. Mt 10:23 (11:1) Prima che abbiate finito di percorrere le città d Israele. Mt 7:21-27 Non chi dice «Signore, Signore» ma che fa la volontà di Dio. Mt 16:28; Mc 9:1 Alcuni di voi mi vedranno nel regno prima di morire (Lc 9:27). Mt (Lc 21) Discorso sui segni dei tempi e l attesa del Signore. Mt 25:1 Lo sposo tarda a venire. Lc 20:9 Signore torna dopo molto tempo. At 2:17 Gli ultimi giorni (2 Tm 3:1ss; Eb 1:2; Gc 5:3; 1 Pt 1:5) Rm 8:25 Siate pazienti. Rm 13:12 Ritorno vicino (Filip 4:5; 1 Tes 4:17; Ap 1:3; 22:20). Rm 14:17-19 Regno di Dio è pace, gioia, giustizia. 2Cor 4:16-18 Non scoraggiarsi ma guadare alle cose che non si vedono. Gl 5:22 Frutto dello Spirito. Gl 6:9 Non stanchiamoci di fare il bene mieteremo a suo tempo. 14:2

79 2Tes 2:2 2Pt 3:8,9 1Gv 3:3 Ap 6:10,11 Ap 11:17,18 Ritorno Signore non è imminente. Per Signore mille anni come un giorno. Dio è paziente. Chi ha questa speranza si purifica com egli è puro. Pazienza di Dio. Il Signore viene a giudicare coloro che distruggono la terra. Approfondimenti 9) Come valutare il fatto che molti cristiani hanno visto nel loro tempo la realizzazione dei segni senza che però Gesù sia ancora tornato? 1) Il cuore tende a vedere quello che sogna. Questo è certamente un pericolo ma è anche testimonianza di amore per il ritorno di Gesù. Dovendo scegliere è meglio sbagliarsi per il troppo amore che essere tra coloro che non si sbagliano perché pieni di disinteresse. 2) C è anche da considerare che la Bibbia stessa prevede che la conoscenza del messaggio profetico andrà crescendo verso la fine dei tempi (Dn 12:4). Senza questa migliore comprensione era possibile fraintendere aspetti diversi dell attesa del Signore. 3) Una migliore conoscenza delle norme ermeneutiche permette ora di comprendere che elementi che nel passato venivano considerati come Segni dei Tempi, non lo sono affatto. Ad esempio, le guerre e i terremoti di cui parla Gesù all inizio di Matteo 24 venivano e vengono ancora oggi considerati da molti come segni dell avvicinarsi del suo ritorno. Ma Gesù sembra mettere invece in guardia contro questa aspettativa, invitando a non turbarsi più del dovuto (v. 6), e dicendo che nonostante il loro accadere «non sarà ancora la fine» (v. 6), e che tutto quello che avverrà sarà solo un «principio di dolori». Si tratta solo di cose che accadono nella storia umana, non segni specifici del ritorno. Non capire questo significa che ad ogni grande motivo di dolore si pensa subito che ci si trovi di fronte a un segno. Questo può dare consolazione, ma anche delusione. 4) Alcuni «segni» sono effettivamente indeterminati, come quelli sulla corruzione morale o la mancanza di fede. In fondo, in questo mondo, la fede non è mai abbastanza, e l immoralità è sempre troppa. Tuttavia, di fronte alla descrizione biblica della situazione del mondo, noi facciamo bene a sognare una realtà diversa, senza scoraggiarci troppo per quello che vediamo attorno a noi e cercando di dare una testimonianza affinché il mondo sia migliore di quello che è. 10) L attesa del regno dei cieli può estraniarci dal nostro impegno in questa vita? Certo, come molte altre cose, ma non deve farlo. È vero invece il contrario, che la speranza cristiana diventa impegno per un presente migliore. 1)La speranza di un mondo nuovo è amore per i valori del regno: «perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia 14:3

80 nello Spirito Santo» (Rm 14:17). Questo riferimento ad una vita nello Spirito ci ricorda anche quello che l apostolo Paolo chiama il frutto dello Spirito: «è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo» (Gl 5:22). Di fronte a questa visione, che potremmo ampliare sulla base di molti altri testi biblici, Paolo conclude: «Poiché chi serve Cristo in questo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini. Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione» (Rm 14:18-19). La speranza cristiana, proprio perché fondata sull amore dei valori di Dio, può essere una speranza cristiana solo nella misura in cui questi valori sono amati e quindi ricercati e vissuti nell oggi. L apostolo Giovanni esprime la stessa idea con altre parole: «E chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com egli è puro» (1 Gv 3:3). Il futuro della fede viene dunque reso attuale nel presente, o non è affatto fede. 2) L impegno nel presente per un mondo migliore è spesso soggetto allo scoraggiamento. La certezza che Dio realizzerà comunque il suo regno e che ci chiama ad essere suoi testimoni attivi, diventa per noi motivo di consolazione e di incoraggiamento ad andare comunque avanti. 2 Corinzi 4:16-18; Galati 6:9. 11) Come capire il fatto che già nel N.T. si pensi di essere negli «ultimi tempi»? (Atti 2:17; 2 Tm 3:1ss; Eb 1:2; Gc 5:3; 1 Pt 1:5 ecc) La Bibbia ha come suo entro la persona di Gesù e l opera della salvezza che egli ha compiuto. Tutto l Antico Testamento è attesa del Messia che viene. Con la sua venuta si entra in una nuova fase della storia. Con Gesù, tutto ciò che doveva essere fatto è stato fatto. Con lui il tempo si avvia già verso la fina, con lui si entra negli ultimi giorni. Tutto il tempo che resta è solo attesa del compimento finale. 12) Come valutare il fatto che nel Nuovo Testamento il ritorno di Gesù è visto come vicino? (Rm 13:12; Filip 4:5; 1 Tes 4:17; Ap 1:3; 22:20) Nel N.T. vi è sia la percezione di una vicinanza del ritorno di Gesù, sia la consapevolezza di un tempo alquanto lungo che sorprenderà i credenti. Pensiamo ad esempio alla parabola di Gesù sulle dieci vergini che si addormentano nell attesa dello Sposo che tarda a venire (Mt 25:1ss) o al fatto che Gesù, nella parabola dei talenti dice che il Signore partito per un viaggio tornerà «dopo molto tempo» (Mt 25:19). Lo stesso avviene per il Padrone della vigna che parte per «molto tempo» (Lc 20:9). Paolo stesso, che pure si vede tra coloro che sono vivi al ritorno di Gesù (ma questo può essere solo l espressione di una speranza più che di una convinzione) contrasta l idea di alcuni che il ritorno del Signore fosse «imminente» (2 Tes 2:2) e ricorda quello che lui aveva già insegnato, e cioè che prima che questo accada si debbono realizzare delle profezie (vv. seguenti): il tempo potrebbe essere quindi più lungo di quanto si sospettasse. L apostolo Pietro a sua volta dice che di fronte all apparente ritardo della parusia, vale la pena di ricordare che per Dio «un giorno è come mille anni 14:4

81 e mille anni sono come un giorno) (2 Pt 3:8) e aggiunge l idea della pazienza di Dio verso gli uomini (2 Pt 3:9), idea presente anche nell Apocalisse (6: Quest ultimo testo fa anche appello alla pazienza dei credenti, come anche aveva fatto Paolo in Romani 8:25). L apocalisse, che pure presenta l idea della vicinanza della parusia, tuttavia lascia presupporre uno svolgimento di tempi profetici alquanto complesso e quindi non immediato. Esistono quindi entrambe le visioni, quella della prossimità e quella della lontananza. Probabilmente, il nodo migliore di spiegarle è quella di distinguere tra la speranza del cuore che vorrebbe tutto si realizzasse subito e la consapevolezza della mente che conosce la difficoltà e la lunghezza del cammino. 13) Come capire testi tipo quelli sulla missione dei Dodici in Matteo 10:23 e quello sulla trasfigurazione in Matteo 16:28; Marco 9:1; Luca 9:27? In Matteo 10:23 Gesù informa i discepoli che il «Figliuolo dell uomo» sarebbe venuto prima che essi avessero finito di predicare l evangelo. Il contesto ci informa che Gesù sta mandando i Dodici a predicare il vangelo, non al mondo intero come avverrà successivamente (Mt 28:19) ma solo nei territori circostanti: «Non andate tra i Gentili, e non entrate in alcuna città dei Samaritani, ma andate piuttosto alle pecore perdute della casa d Israele» (vv. 5-6). Il fatto che Gesù sarebbe «venuto» prima che questa missione circoscritta fosse completata, ha fatto pensare ad alcuni che qui il testo riporti un errore di Gesù perché le città degli ebrei sono state certamente percorse tutte dagli annunciatori del vangelo ma Gesù non è ancora «venuto», non è tornato. Il problema nasce probabilmente dal fatto che l evangelista ha incluso nel discorso di Gesù su questa missione circoscritta, elementi di altri discorsi sulle condizioni della predicazione in generale. Tuttavia, il contesto storico immediato del brano rimane quello di una missione molto limitata che si sarà probabilmente conclusa nell ambito di qualche giorno o settimana. Non bisogna quindi pensare alla venuta di Gesù nei tempi della fine. Infatti, il discorso di Gesù su questa missione si conclude con l annotazione che «quando ebbe finito di dare le sue istruzioni ai suoi dodici discepoli, Gesù si partì di là per insegnare e predicare nelle loro città» (11:1). Il modo più semplice, quasi banale, di comprendere l accenno al fatto che Gesù sarebbe ritornato prima che i discepoli finissero il loro giro, è quello di pensare alla separazione che è avvenuta tra il Maestro e i discepoli per questa missione limitata, separazione che si sarebbe conclusa prima ancora che essi avessero finito perché Gesù sarebbe tornato a continuare a stare con loro. Quanto agli altri testi, il regno di Dio che alcuni dei discepoli avrebbero visto prima di morire, non si riferisce al regno di Dio che si manifesterà al ritorno in gloria di Gesù, ma a quella straordinaria anticipazione che si manifestò con la trasfigurazione. Alla presenza di tre dei suoi apostoli Gesù fu trasfigurato e apparve loro nella sua gloria divina, accompagnato da Mosè ed Elia, 14:5

82 rappresentanti di tutti i salvati, di quelli che andranno in cielo dopo essere morti come Mosè, e di quelli che vi andranno mentre sono vivi come Elia. Non è un caso che tutti e tre i testi che riportano il detto di Gesù siano seguiti dalla storia della trasfigurazione, e non è un caso che tutti e tre i testi che la raccontano siano introdotti con l indicazione di un tempo specifico (detto in vari modi a seconda del metodo cronologico usato) che è intercorso tra il detto di Gesù e la trasfigurazione stessa. In altri termini, tutti e tre gli evangelisti ci dicono che la visione della gloria del regno di Dio annunciata da Gesù per alcuni suoi discepoli prima ancora che gustassero la morte si riferiva alla trasfigurazione vista da Pietro, Giacomo e Giovanni. 14:6

83 15:1 15. La nostra esperienza celeste (Millennio) Scopo: Capire cosa succede dopo il ritorno del Signore, eliminando false attese millenaristiche (relative al regno millenario di Cristo) e comprendendo come il millennio esprima l amore e il rispetto di Dio per la libertà delle sue creature. Introduzione Finora abbiamo visto che quando Gesù ritorna tutti i credenti andranno in cielo con lui. Ma cosa succederà sulla terra? I salvati cosa faranno in cielo, rimarranno lì per tutta l eternità? Troveremo le rispose a queste domande studiando quello che la Bibbia dice in Apocalisse 20 su un periodo speciale di tempo che noi chiamiamo «millennio». La cosa migliore da fare è quella di leggere questo testo per intero e dopo ci faremo qualche domanda. 1) I salvati cosa faranno durante il millennio? 1. Regneranno con Gesù (v. 4). 2. Giudicheranno i malvagi (v. 4. Cf. con 1 Cor 6:2-3 e Mt 19:28). Nota: Nei tempi antichi il re accentrava in sé tutti i poteri principali della Stato, compreso quello di giudicare (1 Re 3:7ss; Ger 22:15-16). È così facile capire che quelli che seggono su dei troni (seggi regali) per giudicare siano gli stessi che regnano con Gesù. Adesso non è nostro compito giudicare alcuno e noi stessi abbiamo bisogno di essere giudicati, ma quando saremo con Gesù, allora saremo chiamati ad esercitare questa responsabilità per coloro che non sono stati salvati. 2) Che significato ha questo giudizio? La Bibbia non lo spiega esplicitamente. Possiamo però immaginare che Dio voglia aiutarci a comprendere le ragioni per cui non ha potuto salvare i perduti. Potrebbe anche chiederci di accettare la bontà del suo giudizio sulla fiducia, e avremmo molti motivi per fidarci di lui. Ma Dio è un padre amabile che desidera renderci partecipi, farci capire. Consideriamo i testi di Giovanni 15:15 e Amos 3:7: Dio vuole condividere i suoi pensieri con i suoi figli. In un cero senso, potremmo quasi capire che, chiedendoci di giudicare gli empi, è come se Dio ci chiedesse di giudicare se stesso e la sua propria giustizia. Ma, alla fine, come possiamo aspettarci, potremo solo dire: «Alleluia! La salvezza, la gloria e la potenza appartengono al nostro Dio, perché veritieri e giusti sono i suoi giudizi» (Ap 19:1,2; 16:7). 3) Quando comincia il millennio? Alla seconda venuta di Gesù. Possiamo facilmente capire questo considerando i fatti seguenti. 1. Il contesto. Se leggiamo Apocalisse 19 dal v. 11, possiamo vedere come il millennio segua il ritorno di Gesù.

84 2. Il momento in cui i santi giudicano giunge quando il Regno di Dio viene stabilito, al ritorno di Gesù. Vedi Matteo 19: Il momento in cui i santi risorgono dai morti è quando Gesù ritorna (1 Tes 4:13-18). Così, quando Apocalisse 20:4 ci dice che i santi risuscitano all inizio del millennio, capiamo che il millennio comincia al ritorno di Gesù. 4) Cosa accadrà all inizio del millennio? Quando Gesù ritorna, gli uomini possono essere divisi in quattro gruppi: 1. I santi morti risorgono gloriosi e vanno in cielo (1 Tes 4:16,17). 2. I santi ancora viventi sono glorificati anch essi e vanno in cielo insieme ai risorti (1 Tes 4:17; 1 Cor 15:52). 3. Gli empi morti rimangono nei loro sepolcri (Ap 20:5). 4. Gli empi ancora viventi morranno (Ap 19:17,18,21). 5) Come sarà la terra durante il millennio? Se i santi sono tutti in cielo e gli empi tutti morti, questo significa che sulla terra sarà scomparsa ogni forma di vita umana. Solo Satana vi rimarrà legato da una catena di circostanze. È solo con i suoi angeli in una terra ritornata ad essere come un abisso (Ap 20:3), la stessa parola che troviamo nella traduzione greca di Genesi 1:2 dove serve a descrivere la terra «senza forma e vuota» com era prima che Dio vi creasse la vita. Ma da questa desolazione, Dio saprà di nuovo trarre un mondo pieno di vita come vedremo tra poco alla fine del millennio. 6) Cosa accadrà alla fine del millennio? 1. Gli empi risorgeranno dai morti (Ap 20:5). 2. Satana non sarà quindi più solo. Le sue «catene» sono sciolte ed egli può di nuovo tentare gli uomini (vv. 7,8). 3. La nuova Gerusalemme con tutti i santi scende dal cielo (Ap 21:2). 4. Gli empi, guidati da Satana, cercano di conquistare la città santa ma sono distrutti (Ap 20:9). Questa è la morte seconda, quella eterna (vv. 6 e 14sp). 7) Perché Dio riporta gli empi in vita alla fine del millennio visto che poi muoiono di nuovo? La Bibbia non risponde direttamente a questa domanda. Possiamo supporre vari motivi: 1. Per rendere loro una punizione consapevole dei loro peccati. 2. Per mostrare, con la loro ribellione finale, in un momento in cui non hanno più scuse per non credere, che Dio non poteva proprio salvarli perché non avevano alcuna voglia di vivere secondo le norme dell amore e della giustizia che regolano il regno di Dio. La loro ribellione finale libererà definitivamente Dio da ogni possibile sospetto sulla loro giustizia. Eliminerà quindi la radice del peccato che, come ricorderemo, nacque dall orgoglio ma anche dalla sfiducia nella giustizia e nell amore di Dio. 15:2

85 8) Come possiamo capire il giudizio universale e finale descritto in Apocalisse 20:11-15? Questa scena sembra spezzare il fluire logico della narrazione. Dopo avere letto (vv 7-10) della punizione degli empi, ci aspetteremmo di andare direttamente ad Ap 21 con la Nuova Gerusalemme che scende sulla terra restaurata. Perché allora questo giudizio è posto tra queste due scene? Probabilmente la sua narrazione è stata spostata dove la troviamo per (1) non spezzare la scorrevolezza della storia recedente, e/o (2) per dargli più enfasi e solennità. La scienza di questo giudizio rappresenta il momento in cui tutta l umanità, buona e malvagia, si ritroverà insieme di fronte al trono di Dio, subito dopo la risurrezione degli empi e poco prima della loro punizione finale. Tutti i santi saranno dentro la Nuova Gerusalemme, tutti gli empi attorno ad essa. Tutti sono davanti al loro Creatore e ognuno riceverà la conferma del suo destino eterno: vita o morte eterna. Questa scena è la sintesi del giudizio di Dio. Questo è il momento in cui si adempie letteralmente la profezia: «Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio; infatti sta scritto: Come è vero che vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me, e ogni lingua darà gloria a Dio. Quindi ciascuno di noi renderà conto di sé stesso a Dio.» (Rm 14:10,11) 9) Cosa accadrà dopo il millennio? «Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c era più. E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scender giù dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate». (Ap 21:3-4). 15:3

86 Gesù ritorna I santi morti risorgono 1 a risurrezione I SANTI REGNANO CON GESÙ E GIUDICANO GLI EMPI La Nuova Gerusalemme discende Gli empi risorgono 2 a risurrezione Tutti i santi vanno in cielo M I L L E N N I O Satana sciolto Gli empi vivi muoiono 1 a morte Gli empi morti rimangono nella tomba LA TERRA È DESOLATA CON GLI EMPI MORTI E SATANA LASCIATO SOLO, LEGATO Ultima ribellione Fuoco dal cielo 2 a morte 15:4

87 15:5 Testi biblici Gn 1:2 Il millennio della terra come l abisso del principio. Sal 104:5,6 Tu hai creato la terra l hai circondata dell abisso Is 24:17-23 Dopo molto tempo dalla morte saranno puniti. Mt 19:28 Santi giudicano al ritorno di Gesù. Lc 18:8 Ma troverà fede quando verrà? Rm 14:10,11 Ogni ginocchio si piegherà davanti a Dio. 1Tes 4:13-18 Santi risuscitano al ritorno di Gesù e vanno in cielo. (1 Cor 15:52) Ap 19:11-21:4 Sequenza dei fatti: ritorno di Gesù, millennio, nuova terra. Approfondimenti 1) Ci sono altri testi biblici che descrivano il millennio? Apocalisse 20 è il solo testo dove il millennio sia esplicitamente menzionato. Di conseguenza, tale dottrina deve essere formulata soprattutto sulla base di quello che questo testo dice. Naturalmente la nostra comprensione deve essere in armonia con gli altri insegnamenti trovati nel resto della Scrittura. C è tuttavia almeno un altro testo in cui il millennio è probabilmente sottinteso: Isaia 24:17-23 dove leggiamo che negli ultimi tempi, quando la terra sarà «scossa» (v. 19) e il sole «svergognato» (v. 23), un linguaggio molto utile a quello che Gesù usa per descrivere i segni della fine prima del suo ritorno (Mt 24:29). Quel giorno, Isaia continua, i ribelli saranno puniti da Dio: «In quel giorno il SIGNORE punirà nei luoghi eccelsi l esercito di lassù, e giù sulla terra i re della terra; saranno riuniti assieme, come si fa dei prigionieri nel carcere sotterraneo; saranno rinchiusi nella prigione e dopo molti giorni saranno puniti.» (v ). Il linguaggio e la situazione descritta richiama quasi esplicitamente Apocalisse 20 con gli angeli (l esercito di lassù) e i potenti della terra puniti insieme. Essi staranno uniti insieme nel carcere della terra desolata (gli empi umani, nel carcere del soggiorno dei morti) per ritornare alla vita ed essere puniti dopo molti giorni (i 1000 anni del millennio). L interpretazione millenniale di questo testo viene rafforzato anche dalla considerazione che i primi versi di questo capitolo, pur con delle differenze dovute alla diversa prospettiva temporale del profeta Isaia e alla sua non ancora completa rivelazione ricevuta, parlano di questi tempi come di tempi in cui la terra è desolata. 2) I cristiani interpretano il millennio tutti allo stesso modo? No. Già nei primi secoli della storia cristiana alcuni compresero il millennio come se si riferisse alla cosiddetta età della chiesa prima che Gesù ritornasse. Sant Agostino lo interpretò come se si riferisse al primo millennio della storia della chiesa. A causa di questa interpretazione, alcuni pensarono che l anno 1000 avrebbe segnato la fine del mondo. Agostino pensava che satana era stato legato da Cristo ala sua prima venuta e che, a poco a poco, tutto il mondo sarebbe diventato cristiano. Sfortunatamente, questa non è né la prospettiva

88 biblica che anzi presuppone un mondo che si allontana sempre di più dalla fede (Lc 18:8), né ha avuto conferma nella storia del mondo. Ai nostri giorni, alcuni cristiani credono che il Millennio sarà un epoca di prosperità sulla terra, prima che Gesù ritorni in gloria. Essi pensano che, siccome satana sarà legato e non potrà tentare le nazioni, lo Spirito di Dio potrà condurle alla conversione. Di conseguenza la terra diventerà come n nuovo paradiso. Questa situazione finirebbe quando Satana sarà slegato e potrà nuovamente tentare gli uomini. Dopo un poco di tempo ci sarà il giudizio e poi il regno eterno di Dio sarà definitivamente stabilito. Noi crediamo che questa interpretazione sia errata per molte ragioni: 1. Ignora il fatto che secondo Apocalisse il millennio comincia al ritorno di Gesù. 2. Ignora il fatto che nessun essere vivente sarà presente sulla terra. 3. Ignora che dopo il millennio, l Apocalisse prevede solo sentenze di morte, non di salvezza. 4. Crea inoltre un grande problema morale: Se senza Satana tutto il mondo diventa buono, perché Dio dovrebbe rilasciarlo per fare di nuovo cadere gli uomini nel peccato? Sembrerebbe come se Dio usasse Satana proprio per tentare le nazioni. Satana diventerebbe quasi lo strumento di Dio per la perdizione di tante persone, cosa che è totalmente al di fuori dell insegnamento biblico. Nella nostra interpretazione, invece, ciò che libera Satana non è la volontà specifica di Dio ma solo il cambiamento delle circostanze. Vale la pena di notare come Apocalisse 20 eviti volutamente l idea che Dio voglia che Satana tenti gli uomini. Infatti, mentre si dice esplicitamente che Dio lo fa legare perché non tenti le nazioni (v. 4), l opposto non è detto quando viene slegato: si dice invece che egli tenterà (vv. 4,7), per sua iniziativa, senza alcuna intenzione da parte di Dio. La vera ragione per la quale alcuni sostengono l interpretazione che stiamo discutendo non sta tanto nell esegesi di Apocalisse 20, quanto sul presupposto che ci deve essere un tempo perché alcune profezie relative al ristabilimento del regno di Israele si realizzino in modo letterale e il millennio è visto come il momento più adatto. Noi crediamo invece che il millennio biblico non abbia nulla a che fare con l Israele carnale perché la Bibbia lo collega esplicitamente con l esperienza cristiana della salvezza e al giudizio del mondo. E non dice nient altro. 3) I 1000 anni sono da comprendere simbolicamente o allegoricamente? Se dovessimo applicare il principio biblico secondo il quale, nelle profezie apocalittiche un giorno equivale a un anno, contando 360 giorni per anno come avviene nelle Scritture, avremmo un periodo di anni. Ma a questo punto non ha più alcuna importanza preoccuparci della lunghezza del tempo. Essa ha importanza ora perché è un tempo di separazione e spesso di dolore. Ma quando saremo con Dio 1000 o anni saranno per noi solo il breve inizio dell eternità. 15:6

89 16:1 16. La nostra casa eterna nella nuova terra Scopo: Mostrare la natura terrena del regno di Dio, dopo il millennio, come realtà terrena restaurata. Capire la bellezza del progetto di Dio per i suoi figli e prepararsi a farne parte. Introduzione Che tipo di vita avremo nel regno di Dio? Sarà un esperienza di tipo solamente spirituale, riempita solo di contemplazione, o sarà anche una vita pratica, attiva? 1) Che tipo di vita Dio aveva preparato per l umanità prima del peccato? Gn 1:26-28; 2: 8. Dio preparò per l uomo un mondo meraviglioso dove tutto era perfetto (Gen. 1:31). In questo mondo, l uomo poteva vivere in armonia con la natura e con se stesso. Egli vi agiva come rappresentante di Dio e se ne prendeva cura. La sua vita era attiva e gioiosa. 2) C è qualche motivo per pensare che sulla nuova terra la realtà sarà diversa? Rom. 8:18-25: La Bibbia non presuppone mai una realtà che potremmo definire eterea. Continueremo a vivere in una nuova «terra», riportata alla sua originaria bellezza e noi vivremo in questo mondo restaurato. 3) Il profeta Isaia come descrive la realtà dei salvati e il loro mondo? Isaia 11:1-7. Una vita sicura in un ambiente restaurato. NOTA: Che «la conoscenza del SIGNORE riempirà la terra» significa che non ci sarà nulla che non sia in totale armonia con Dio e quindi con il resto della creazione. Come abbiamo visto altrove, «conoscenza», nella Bibbia, si riferisce ad una esperienza di profonda unità con ciò che si conosce (Gn 4:1,17; Ger 22:15,16). Isaia 65: La vita sarà nuovamente attiva e gioiosa in un ambiente sicuro. Lavorare non è un problema ma un modo per esprimere la nostra creatività come collaboratori di Dio. Il peccato ha trasformato il lavoro in una esperienza spesso penosa e alienante (Gn 3:17-19), ma nella terra rinnovata che Dio ci sta preparando, non ci sarà nessun motivo di pena. Anche i bambini, attraverso i loro giochi, lavorano molto ma ne sono felici e attraverso quello che fanno imparano e crescono. Immagina cosa potremo imparare e diventare avendo tutta l eternità davanti a noi! Isaia 35:1-10. Nessuna malattia, nessun motivo di paura, nessuna sofferenza. NOTA: Il fatto che non ci siano leoni o bestie selvatiche non comporta la loro non esistenza, ma il fatto che non saranno più feroci. (Vedi Is 11:6; 65:25). 4) Qual è la visione del Nuovo Testamento? Matteo 8:11. Avremo una vita fisica che include il mangiare e il bere. (vedi anche 26:29).

90 Apocalisse 21:1-5. Sappiamo già che al ritorno di Gesù tutti i salvati saranno condotti in cielo dove trascorreranno 1000 anni. Scopriamo ora che dopo questo lungo periodo di tempo, Dio scenderà dal cielo su questo nostro pianeta e stabilirà il suo trono tra gli uomini. In un certo senso, la terra diventerà «il cielo», il centro dell universo. Il nostro pianeta ha conosciuto la tragedia del peccato ma, per grazia di Dio, è stato anche il luogo in cui Dio ha mostrato il massimo del suo amore. Un giorno, per la stessa grazia, la terra avrà il privilegio di essere il luogo dove Dio manifesterà la gloria della sua presenza. Non è veramente una grande ricompensa per tutte le nostre pene? 5) Cosa c è di nuovo nella prospettiva del Nuovo Testamento? In entrambi i Testamenti, la casa dei salvati è una realtà concreta, fisica, con l uomo che si prende cura del mondo in cui ogni cosa è in armonia con Dio e con il resto. Il N.T. specifica semplicemente meglio e pone su un livello ancora più elevato le promesse dell A.T. L unica vera novità è che mentre l A.T. pensa ad una vita prevalentemente agricola, il N.T. ci descrive la vita in una immensa, gloriosa città (la Nuova Gerusalemme). La differenza è probabilmente dovuta al diverso contesto sociale in cui Isaia e Giovanni vissero e Dio che trasmette la speranza in modo che ognuno la potesse sentire vicina ai bisogni del suo cuore. Quello che possiamo imparare è che non dobbiamo immaginare l eternità solo secondo alcuni schemi fissi e limitati. L importante è che in qualunque modo si viva, vivremo in comunione con Dio, amandoci gli uni gli altri, pieni di gioia e di soddisfazione. Possiamo immaginare la nuova terra come l opportunità che Dio ci dà di realizzare i nostri desideri più belli, le cose che non abbiamo mai potuto raggiungere a causa dei limiti della nostra vita attuale. Pensaci: cosa vorresti fare nella nuova terra? 6) Possiamo comprendere pienamente come sarà la realtà? 1 Cor 2:9. NOTA: Questo testo non si riferisce direttamente alle realtà future ma alla grandezza straordinaria e incredibile di ciò che Dio ha già fatto per noi attraverso Cristo (vedi il contesto). Tuttavia, possiamo certamente applicare questo testo a tutto ciò che Dio fa per noi, perché i suoi pensieri sono sempre più elevati dei nostri (Is 55:8,9) e la sua potenza e la sua fantasia superiore a qualunque cosa noi possiamo immaginare. 7) Cosa dobbiamo fare per ereditare tutto questo? Apocalisse 21:7. Solo i vincitori erediteranno queste cose, i vincitori sopra il peccato, le difficoltà, le persecuzioni. Noi possiamo essere tra questi vincitori, per la grazia di Dio. Possiamo esserlo se accettiamo con tutto il cuore Gesù e diventiamo suoi discepoli (Rom 8:36-39). 16:2

91 Testi biblici Gn 1-2 La prima creazione. Gn 2:9; 3:22,24 Albero della vita. Gn 3:17-19 L alienazione e corruzione della natura e dell uomo. Gn 4:1,17 «Conoscere» (Ger 22:15,16). Gn 25:8; 35:29 Morire sazi di giorni. Gn 32:28 I 12 patriarchi. Es 25:8 Mi facciano un santuario perché io abiti in mezzo a loro. Is 11:1-9 Nuova terra dove il lupo abiterà con l agnello. Is 25:8,9 Annienterà la morte. Ecco il nostro Dio, in lui abbiamo sperato. Is 31:17,18 Mura = sicurezza (Sal 18:2( Is 35:1-10 Il deserto fiorirà e la malattia scomparirà. Is 55:8,9 I miei pensieri più alti dei vostri pensieri. Is 65:17-25 Costruiranno case e le abiteranno lupo e l agnello Nah 1:9 La sventura non si abbatterà due volte. Mt 8:11; Si mangerà e si berrà. Gv 1:14 Figlio di Dio si fece carne ed abitò fra noi. Gv 10:10 Io sono venuto perché abbiano vita ad esuberanza. Gv 14:1-3 Vado a prepararvi un luogo Gv 14:6 Io sono la via la verità la vita. 1Cor 2:9 Cose che occhio non ha mai visto. 1Cor 15:51,52 Trasformati in un istante. Rm 8:18-25 Tutta la creazione aspetta con ansia la liberazione. Rm 8:36-39 Niente potrà separarci dall amore di Dio in Cristo Gesù. Ef 2:20 Apostoli e profeti fondamento della chiesa. Ap 7:14 I Ap 7:14 I salvati che vengono dalla grande tribolazione. Ap 19:7,8 Paglia e legno non vi entreranno (1 Cor 3:9-13). Ap 21 La nuova terra e la nuova Gerusalemme. Ap 21:7 I vincitori erediteranno queste cose (Mt 24:13). Approfondimenti 8) Per Isaia ci saranno ancora il peccato e la morte sulla terra? Isaia 65:29 potrebbe dare l impressione possano ancora esistere, anche se marginalmente anche nella nuova creazione. Tuttavia, questa non sembra essere l intenzione di Isaia perché, in altri testi spiega chiaramente che non si farà nessun danno sulla nuova terra (11:1-9) e non ci sarà nessuna morte (25:8). Un tentativo di spiegazione può essere che mentre in questi ultimi testi il profeta stia parlando della nuova terra quando sarà pienamente ristabilita, l altro potrebbe riferirsi ad una possibile ma solo ipotetica fase di transizione, come quella che avrebbe potuto realizzarsi se Israele avesse accettato il Messia e il suo 16:3

92 insegnamento. In questo caso la situazione del mondo avrebbe potuto evolversi gradualmente, man mano che cresceva la consapevolezza dell insegnamento e dell amore di Dio, fino a giungere poi ad una realtà pienamente restaurata. Si tratta naturalmente di nostre fantasie che valgono «quello che valgono». Un altra spiegazione, forse più complessa ma più vera, fa appello al linguaggio umano: quando vogliamo comprendere qualcuno non dobbiamo tanto badare ai dettagli ma allo scopo che vuole raggiungere. In questa prospettiva, Isaia vuole semplicemente trasmettere la sensazione di una vita serena dove la vita è descritta al meglio delle possibilità che oggi conosciamo, una vita in cui anche morire è bello se si muore sazi di giorni (Gn 25:8; 35:29) e nulla impedisce veramente il godimento della gioia che Dio dà ai suoi figli. Questo non significa però che, di fatto, si morirà. 9) Come possiamo capire la descrizione della Nuova Gerusalemme in Apocalisse 21-22:5? Molto probabilmente (questa è la convinzione personale dell autore di queste note) possiamo comprenderla come una parabola del popolo di Dio e della loro vita. 21:1. Il mare può rappresentare la realtà paurosa che esso rappresentava nel mondo antico. Il fatto che non ci sia più il mare, significa che non ci sarà più niente di pericoloso, forse anche nessuna divisione nel mondo dei figli di Dio. Il testo potrebbe forse fare anche riferimento al fatto che, secondo la Bibbia, gli oceani attuali sono il risultato del diluvio (Gen. 7). Non sappiamo come fosse la terra prima di questo tragico evento, ma possiamo immaginare che i vasti oceani attuali non esistessero. «Non più mare» può quindi riferirsi al superamento delle condizioni attuali della terra condizionate dal disastro ecologico del diluvio: non rimarrà nulla ad indicare il male passato: tutto sarà veramente nuovo. 21:2: Una bella sposa, l immagine più tenera, affettuosa e gloriosa per rappresentare la realtà del popolo glorificato dalla grazia di Dio e le condizioni della loro vita. La chiesa è la fidanzata-sposa di Gesù (2 Cor 11:2). 21:3,22: C è il santuario di Dio ma non il tempio. Perché? Offriamo una possibile spiegazione cercando di capire l intenzione di questi testi. Lo facciamo anche sapendo che l Apocalisse è piena di riferimenti impliciti ed espliciti all A.T. Il santuario, che era una tenda smontabile, simboleggiava la presenza di Dio tra il suo popolo (Es 25:8), il suo desiderio di condividere il suo amore, di guidarli, di assisterli. La radice della parola santuario in greco significa «abitare» e Gesù venne per abitare con il suo popolo attraverso l incarnazione (Gv 1:14). Il concetto di «tempio» è invece legato all idea di un luogo santo separato da ciò che santo non è. In questo senso, nella nuova terra, dove tutto è santo, non c è posto per il concetto di tempio. Inoltre, il tempio poteva dare l idea che Dio, rinchiuso nella sacralità del luogo, fosse separato dal popolo che vi aveva accesso solo attraverso i sacerdoti che operavano da mediatori. Nella nuova 16:4

93 terra, invece, tutti hanno una comunione perfetta e diretta con Dio senza bisogno di alcun mediatore. In questo senso, il santuario che era legato al concetto di comunione si dice che c è, mentre il tempio, che era emozionalmente legato all idea di separazione, non c era. In questo modo di capire, naturalmente, quando parliamo di santuario e di tempio non dobbiamo pensare a qualcosa di fisico ma alla rappresentazione di un concetto, di una realtà spirituale. Possiamo capire ancora meglio pensando che in questa nuova realtà, Dio stesso sarà il tempio. Cioè, l incontro con Dio non è mediato ma diretto. 21:12-17: Non si pensi alla forma di un cubo. Molto più probabilmente si pensi ad una piramide o ad una montagna come a volte è descritto il luogo dove Dio abita (Is 11:9). Il numero 12 è enfatizzato moltissimo: 12 fondamenta, 12 porte, 12 angeli, ogni lato è di stadi (circa km, con lo stadio lungo 185 m.). Anche l altezza delle mura (v. 17) è di 144 cubiti (12x12). Questo numero è correlato al popolo di Dio e può rappresentare la pienezza del popolo di Dio che è stato salvato (come i di Ap 7:4; 14:1,3 che si riferisce al numero dei salvati =12x di ognuna delle tribù d Israele). Il fatto che la città abbia come misura base può significare che tutto ciò che è legato al popolo dei salvati e al popolo stesso (12) è qualcosa di grande (moltiplicato per 1000). 21:12,14: Le porte hanno i nomi delle 12 tribù d Israele che derivano dai 12 patriarchi figli di Giacobbe-Israele (Gn 32:28), e le 12 fondamenta i nomi dei 12 apostoli dai quali nasce il popolo del nuovo patto. In questo modo la nuova Gerusalemme è legata sia al popolo dell antico patto che a quello del nuovo. Essa rappresenta tutti i credenti di tutte le epoche. 21:14: Apostoli come fondamenta. Apostoli e profeti hanno un ruolo importante per la fondazione della chiesa (Ef 2:20) perché è attraverso di essi che ci è giunta la rivelazione della volontà di Dio. Poiché è attraverso gli apostoli che ci è giunta la rivelazione cristiana più elevata e conclusiva, essi sono sempre menzionati prima dei profeti (1 Cor 12:28; Ef 2:20; 3:5; 4:11; Ap 18:20. In Luca 11:49 e 2 Pietro 3:2 l ordine è capovolto perché sono menzionati in ordine cronologico). Qui i profeti non sono menzionati probabilmente perché il loro numero non era 12 e anche perché non sono, in quanto tali, all origine del popolo di Dio come i 12 patriarchi e i 12 apostoli. Il fatto che la nuova Gerusalemme sia fondata sugli apostoli significa che la chiesa deve seguire l insegnamento che Gesù ci ha dato attraverso di loro. 21:12,25. Mura imponenti, fondamenta solide, porte che non hanno mai bisogno di essere chiuse. Nei tempi antichi, la cinta muraria proteggeva la gente da eventuali nemici. Ma nella nuova terra non ci sono nemici: perché allora queste mura? Ancora una volta dobbiamo comprendere l intenzione più che le parole usate. Quando le città erano fortificate, più alte erano le mura più ci si sentiva al sicuro. Inoltre, di notte le porte venivano chiuse e tutti potevano risposare tranquilli. I primi cristiani vivevano soprattutto in città protette da mura. Essi 16:5

94 capivano quindi perché Giovanni descrive la nuova Gerusalemme come una città fortificata: per dire loro che in essa si vivrà tranquilli e protetti. Ma per dire che non ci sono nemici, si usa l altro simbolo delle porte sempre aperte, proprio perché non c è nessuno di cui avere paura. Mura e porte sono il simbolo della vita sicura che Dio garantirà al suo popolo (Is 32:17,18; Sal 18:2). Dio non permetterà che alcun pericolo minacci il suo popolo (Nah 1:9). Si tratta quindi di immagini che descrivono non un posto fisico ma una realtà morale, sociale, spirituale. 21:11-21,27. Tutto è prezioso nella nuova realtà create da Dio. Tutto sarà bello nella casa che Gesù ci sta preparando (Gv 14:1-3). Ma se questa nuova città viene vista anche come simbolo di quello che è lo stesso popolo di Dio, allora la sua preziosità, la nobiltà della sua natura, indica anche la preziosità del carattere del popolo di Dio: noi siamo chiamati ad essere oro, argento e pietre preziose perché paglia e legno non vi entreranno (Ap 19:7,8; 1 Cor 3:9-13). 22:1: L albero della vita è al centro della santa città come era al centro dell Eden (Gn 2:9). Era stato perso a causa del peccato (Gn 3:22,24), ma ora, nel nuovo Eden, è ritrovato. Ora possiamo capire la vera natura di questo albero: esso riceve il suo potere dal fiume della vita che sgorga dal trono di Dio e dell Agnello (Gesù): la vita viene da Dio, da Gesù che la offrono al loro popolo. Gesù disse: «Io sono la vita» (Gv 14:6) e solo grazia a Gesù questa vita ci verrà data ora e per tutta l eternità. 22:2: Dodici raccolti l anno. Una continua, abbondante produzione di vita. Giovanni 10:10: «io son venuto perché abbiano la vita e l abbiano in abbondanza.» 22:2: Foglie per la guarigione delle nazioni. Avremo ancora bisogno di guarigione nel regno di Dio? Sappiamo già ce malattia e imperfezioni non ci saranno più. Perché allora il bisogno della guarigione? Può darsi che il testo voglia semplicemente dirci che là ogni cosa sarà abbondantemente guarita. Potrebbe anche significare che, nonostante al ritorno di Gesù, si sia istantaneamente guariti da ogni male (1 Cor 15:51,52), Dio continuerà tuttavia la sua azione restauratrice e glorificatrice fino a quando non avremo raggiunto la gloria che l umanità aveva in Eden. Se tutto questo avvenisse in un istante, ne saremmo scioccati: il nostro senso di identità ne verrebbe scosso. Potrebbe anche riferirsi direttamente ad un processo di armonizzazione delle «nazioni» in quanto tali, ad una sorta di rinascita culturale dei popoli distanziati dal peccato. Potrebbe ancora riferirsi al fatto che anche in un mondo restaurato, se siamo dotati di un corpo, per quanto spirituale sia, potremo essere comunque sottoposti ad una possibilità di «incidenti» e che in Dio avremo ogni guarigione necessaria. E chiaro che non si po dare una risposta certa, e molto dipende dalle condizioni che noi immaginiamo per la nostra nuova vita. Ma questa incertezza non è un problema. Quello che conta è essere lì, e Dio ci mostrerà quello che il testo vuole dire nella concretezza della nuova vita. 16:6

95 10) E vero che nella nuova terra non ci si ricorderà più delle cose di prima? Alcuni pensano che il ricordo del male e delle sofferenze della vita presente non possa coesistere con la pace perfetta di cui godranno i redenti. Di conseguenza, essi pensano, che non ci si ricorderà più delle tragedie di questa vita. Si appoggiano, per questo al testo di Isaia 65:17: «Poiché, ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra; non ci si ricorderà più delle cose di prima; esse non torneranno più in memoria.» Bisogna però riflettere sul fatto che una perdita della memoria significherebbe la perdita della nostra identità, che è legata alla nostra storia, e la perdita anche della consapevolezza della salvezza che Dio ci ha offerto attraverso Gesù. Non avrà più senso né la croce di Cristo né il suo amore. Verrebbe quindi a cadere il senso di gratitudine che dobbiamo avere, e il fondamento della nostra stessa fedeltà eterna. E gli angeli, dovrebbero dimenticare anche loro o dovrebbero tenere segreta la loro conoscenza? Se Dio avesse potuto e voluto risolvere in questo modo il problema del male, avrebbe potuto resettare la nostra mente in un istante non appena il male insorse e non ci sarebbe stata nessuna storia del male e della salvezza. Ma Dio ci attribuisce un valore molto più grande di quello che noi possiamo attribuire ad un computer mal funzionante. Quello che il testo vuole dire non è che non ci si ricorderà di nulla, ma che il nostro ricordo sarà guarito, consolato perché Dio asciugherà le nostre lacrime (Ap 7:17; 21:4). Il ricordo del male non influenzerà più negativamente il godimento della vita. Una donna che partorisce soffre, e non dimentica che ha sofferto, ma non soffre per il ricordo anzi se ne rallegra sapendo che grazie ad essa ha avuto la gioia di stringere tra le braccia una nuova vita che ama. La nostra consapevolezza della storia rimarrà, ma non ci opprimerà più. La visione delle cose più belle ci farà pensare ad altro. 16:7

96 17. Cos è l uomo? Scopo: Scoprire la bellezza e la coerenza del messaggio biblico sull uomo. Liberare la visione biblica dell uomo dagli elementi derivanti dal paganesimo. A causa delle conseguenze che questa dottrina ha in rapporto alla visione della morte e della speranza della vita eterna (e a molte dottrine cattoliche, come quella dei santi, della madonna, del purgatorio, dell inferno ecc.), comprendiamo le difficoltà che alcuni possono incontrare e ci identifichiamo con le loro difficoltà. È importante notare che questa dottrina non esclude la speranza della vita eterna ma la fonda sulla speranza della resurrezione come vedremo nello studio successivo. Introduzione «Quand io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos è l uomo perché tu lo ricordi? Il figlio dell uomo perché te ne prenda cura?» (Sal 8:3,4). Si, di fronte all universo, l uomo è una realtà piccolo e debole. Ma, allo stesso tempo, è così grande da potere pensare all universo intero e al suo Creatore. È la sola creatura, su questa terra, che possa fare questo. «Cos è l uomo?», «Chi sono io?». Chissà quante volte ci siamo fatti questa domanda! Alcuni dicono che siamo il risultato accidentale dell incontro di alcuni elementi chimici e che gli stessi elementi si dissolveranno casualmente con la nostra morte. Molti altri dicono invece che ciò che conta non è il nostro corpo materiale ma l anima spirituale. La maggior parte delle religioni (buddisti, indù, animisti, e anche molti ebrei, musulmani e cristiani) credono questo. Mentre alcuni credono nella reincarnazione, altri credono che alla morte, l anima vada in paradiso o all inferno. Altri aggiungono la possibilità del purgatorio. Chi ha ragione? C è qualche altra possibilità? Chi può saperlo meglio del Dio che ci ha create. Rivolgiamoci dunque con fiducia alla sua Parola. 1) La nostra natura dipende dal modo in cui siamo stati creati. In che modo la nostra creazione è descritta nella Bibbia? «Dio il SIGNORE formò l uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l uomo divenne un essere [o «anima»] vivente» (Gn 2:7). POLVERE DELLA TERRA AFAR MIN HA ADAMAH ANIMA VIVENTE NEFESH HAJJA ALITO VITALE NISHMAT HAJJIM 17:1

97 2) Cosa viene dalla polvere? Evidentemente la realtà fisica del nostro essere, il nostro corpo. 3) Cosa significa «alito vitale»? L ebreo tendeva a ragionare per termini concreti, non astratti come facciamo noi. Per questo si parla di «alito vitale» invece che di «vita». Un altro modo concreto di indicare la vita è il sangue (Gn 9:4): finche respiriamo e il sangue circola in noi viviamo. Nella nostra traduzione, l ebraico neshamah (nishmat) (o l equivalente greco pneuma) sono tradotti a volte con «respiro», «spirito». Si riferisce a tutto ciò che non si vede ma che è dotato di vitalità, che si muove o fa muovere, vive o dà vita. È solo sulla base del contesto che possiamo comprendere il suo significato. Nel nostro caso, questo alito è messo nelle narici, ed è quindi chiaro che si riferisce al respiro, alla vita, non a qualcosa di intelligente, una realtà consapevole di sé come l anima. Anche gli animali hanno l alito vitale (Gn 7:22). IMMAGINE: Come l elettricità è una realtà impersonale e produce diverse conseguenze in base agli apparecchi che attraversa, così l alito vitale è lo stesso per tutte le creature viventi ma produce in ognuno di essi un risultato diverso, sulla base della natura di ognuno. 4) Cos è l essere vivente (o anima vivente)? E la totalità dell essere umano: il suo corpo, i suoi pensieri, il suo amore, i suoi desideri... Abitualmente nefesh si riferisce a un essere vivente senza alcun bisogno di specificarlo. A volte si riferisce anche ad un morto (Lv 19:28). In questo caso un anima morta è opposta a un anima vivente. Nella prospettiva biblica, l uomo non è una realtà composta ma una unità o, come si usa dire oggi, una realtà olistica. Considera alcuni usi della parola «anima-nephesh» (Gn 1:20; Nu 5:2). PENSIAMO: Dovremmo dire che «abbiamo un anima» o che «siamo un anima»? 5) Qual è la differenza tra gli uomini e gli animali? L uomo è creato ad immagine di Dio (Gn 1:26,27). 6) La prospettiva biblica riduce il valore dell essere umano? «Eppure tu l hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e l hai coronato di gloria e d onore» (Sal 8:5). Il valore dell uomo non è calcolabile sulla base degli elementi che lo compongono ma sulla base di quello che Dio è stato capace di farne. IMMAGINE: Pensa all aspetto e al valore diverso che hanno un diamante o la sottile mina di una matita. Entrambi sono fatti della stessa identica sostanza, carbonio. La sola differenza consiste nel modo in cui i loro atomi sono posizionati: nella mina casualmente, nel diamante secondo un ordine preciso. 17:2

98 7) Qual è il modo migliore di calcolare il valore di un essere umano? Gesù, il Figlio di Dio, offrì la sua vita per salare anche un solo singolo uomo (1 Pt 1:18). 8) Qual conseguenze possiamo trarre dalla visione biblica dell uomo? * Maggiore coerenza che la moderna visione scientifica dell uomo (psicosomatica). * Comprensione più moderna della relazione tra l uomo e la natura (ecologia: siamo parte dello stesso mondo). * Rivalutazione del corpo umano in rapporto alla sua dignità, salute, sessualità ecc. 9) Da dove viene la concezione dualistica abituale dell uomo? Non dalla Bibbia ma dalla filosofia pagana. Il filosofo greco Platone ne è une migliori espositori. Egli pensava che l anima fosse come un uccello chiuso nella gabbia del corpo. La morte era il momento in cui la gabbia si dissolveva e l uccello poteva volare libero. 10) Un problema: se nella prospettiva biblica non abbiamo un anima immortale, cosa succede alla morte? Considereremo questa importante questione con il prossimo studio. Testi biblici Gn 1:20 Producano le acque esseri viventi (che hanno nefesh hajja) Gn 1:26,27 Uomo differisce da animali perché creato a immagine di Dio. Gn 2:7 Dio formò l uomo dalla polvere della terra e Gn 7:22 Anche animali hanno alito vitale. Gn 9:4 La vita (nefesh) è nel sangue. Gn 14:21 Dammi le persone (nefesh). Lv 19:28 Caso in cui nefesh si riferisce a un anima morta. Nm 5:2 Si mandi fuori accampamento impuro per un cadavere (nehesh) Dt 6:5 Amerai Signore con tutta l anima (nefesh) tua Gb 2:4 Uomo dà tutto per la sua vita (nefesh) Sal 8:3-5 Cos è l uomo perché tu lo ricordi? L hai fatto di poco inferiore Pr 23:2 Se hai molto appetito (nefesh). Mt 2:20 Coloro che cercavano la vita (psyché) del bambino sono morti. Mt 10:28 L anima (psychè) può essere «uccisa» nel fuoco della Geenna. Mc 12:30 Ama il Signore con tutta l anima (psyché) tua (v. 23 intelletto). Lc 12:19 Anima (psychè) mia mangia e bevi. At 14:2 Inasprirono gli animi (psyché) dei pagani contro i fratelli. 1Cor 2:13 Essere spirituali (pneumatikoi) (Gal 6:1). 1Cor 3:1 Vi ho parlato non come spirituali, ma come carnali (sarkinoi) 1Cor 15:45 «il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente.» Filip 1:27 Combattendo insieme con medesimo animo (psyché). 17:3

99 1Tes 5:23 1Pt 1:18 Gd 1:9 Dio vi santifichi completamente, spirito, anima, corpo. Uomo è così importante che Gesù dà sua vita per lui. Essere istintivi (psychikoi). Approfondimenti 11) Possiamo sapere qualcosa di più sul significato biblico di «anima»? Sappiamo già che nell A.T. la parola usata è «nefesh». Si tratta di una parola ebraica come la lingua di quasi tutto l A.T. (alcune poche parti sono in aramaico). Il N.T. è invece scritto in Greco e la parola usata è «psychè». Greci ed Ebrei avevano un modo diverso di comprendere l essere umano, così la parola «anima» può essere diverso se usata da un ebreo o da un greco. Ma il N.T., anche se scritto in Greco, è stato scritto da Ebrei che credevano nell insegnamento biblico dell A.T. Per questo motivo, anche quando troviamo «psyché» nel N.T. non dobbiamo comprendere il suo significato secondo il pensiero greco sull uomo ma su quello ebraico. Scopriamo allora che l significato della parola è lo stesso in tutta la Bibbia. 12) La parola «anima» significa solo la totalità dell uomo? Abitualmente questo è il suo significato. La «mia anima» significa semplicemente «me stesso». «Io». Ma ci sono anche altri significati, sia nell Antico che nel Nuovo Testamento. Ne riportiamo alcuni. Notiamo comunque come nessun uso di questa parola si riferisca a qualcosa che esista fuori dal corpo. Persona intera Il nostro essere interiore: volere, intelligenza, emozioni. 17:4 Antico Testamento Genesi 14:21: «Dammi le persone (nefesh). I beni tienili per te.» Deuteronomio 6:5: Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l anima (nefesh) tua e con tutte le tue forze. Nuovo Testamento Luca 12:19: «Anima (psychè),, tu hai molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti.» Marco 12:30: «Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l anima (psyché) tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". Marco 12:23: «amarlo con tutto il cuore, con tutto l intelletto (psychè),

100 con tutta la forza». Filippesi 1:27: «Soltanto combattendo insieme con un medesimo animo (psyché) per la fede del vangelo». Vita identificata col sangue Vita Desideri, passioni, appetito. Genesi 9:4: «ma non mangerete carne con la sua vita (nefesh), cioè con il suo sangue.» Giobbe 2:4: «L uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita (nefesh).» Proverbi 23:2: «mettiti un coltello alla gola, se hai molto appetito (nefesh).» (ND) Matteo 2:20: «coloro che cercavano la vita (psyché) del bambino sono morti». (ND) Atti 14:2: Ma i Giudei che avevano rifiutato di credere aizzarono e inasprirono gli animi (psyché) dei pagani contro i fratelli. 13) Come capire 1 Tessalonicesi 5:23? «Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l intero essere vostro, lo spirito (pneuma), l anima(psychè) e il corpo(soma), sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.». Spirito, anima e corpo non sono tre parti del nostro essere, altrimenti dovremmo rivedere la divisione abituale in due parti. Il testo si riferisce piuttosto a tre aspetti del nostro unico essere umani («l intero essere vostro»): «spirito», la capacità di concepire il significato religioso della nostra vita (1 Cor 2:13; 3:1; Gal 6:1); «anima», la capacità di sentire e di capire come un essere umano (Gd 1:19); «corpo», l espressione della nostra capacità di stabilire relazioni con il resto della natura (toccare, mangiare, camminare ecc). Essere carnali (1 Cor 3:1), significa vivere come essere puramente animali, senza valori spirituali. Citazioni Da Roland De Pury (teologo riformato), Alle origini della libertà. Tentazione di Gesù e condizione umana, Torino, Claudiana :5

101 «In opposizione a tutte le religioni, i salmisti ed i savi, i testimoni dell Antico Testamento sono unanimi: la morte non approda a nulla e tanto meno conduce a Dio. Non è un luogo di comunione, ma di separazione; non è ritorno, ma abbandono; non è una via d uscita, ma una fossa.» (p. 101) «la morte non offriva alcun compenso in Israele; che non era, come nelle altre nazioni, una realtà consolatrice, un transito verso un mondo migliore, una liberazione dell anima che evade dal corpo come l uccello in gabbia, ma al contrario un binario morto, un vicolo cieco, un buco dal quale non si esce, un luogo di totale abbandono dove ogni relazione con Dio è spezzata per sempre» (p. 101). I discepoli di Gesù «non credono nell immortalità dell anima. L uomo non è metà mortale e metà immortale; forma un tutto. La morte è totale; anche la salvezza non può che essere totale.» (p. 102) «L identità assoluta dell uomo morto sulla croce e dell uomo risorto a Pasqua, sulla quale insistono fortemente tutti i racconti evangelici, significa che il nostro essere è uno e indivisibile, che i verbi vivere e morire non possono applicarsi che all uomo intero» (p. 118) «L illusione qui dissipata (quella della preesistenza e della sopravvivenza dell anima senza il corpo) era per l appunto suggerita dal Tentatore ai nostri progenitori: Non morrete affatto, sarete come Dio! Essere un dio? Un dio non muore e ciò è molto seducente; perché non essere un dio? Un immortale? Per dare un fondamento alla sua promessa e addormentare la sua vittima, il Mistificatore scinde l uomo e lo convince che una parte del suo io sopravviverà alla morte e che, perciò, è come gli dèi.» (p. 121) «Non siamo degli immortali ed eravamo prigionieri d una menzogna; vivevamo della parola del Tentatore.» Se l anima è immortale, perché non credere nella possibilità della reincarnazione? «Se l anima è immortale, confesso di essere sedotto da questa possibilità di soggiorni svariati in corpi e ruoli umani diversi, e ciò non può dispiacere allo spirito vagabondo dell uomo contemporaneo.» Se non sono identico al mio corpo, se il mio corpo e la mia anima possono essere separati, se il mio corpo è un costume teatrale intercambiabile, con cui posso recitare varie parti successive, sia pure! Dal momento che ignoriamo o voltiamo la schiena all evento di Pasqua, cioè alla rivelazione dell identità corporea del Crocifisso e del Risorto, e tradiamo l insieme della testimonianza biblica, poco importa che la nostra credenza nell anima immortale preveda uno solo o parecchi punti di caduta, uno solo o parecchi soggiorni terrestri.» (p. 122,123) «L immortalità dell anima può avere solo un significato pagano. Essa nega la creazione, la resurrezione, l unità della creatura; nega il fatto elementare che chi dà la vita possa riprenderla e che una vita creata sia immortale solo a condizione che, nella sovranità e nella libertà della sua grazia, il suo creatore le conferisca l immortalità.» (p. 124) 17:6

102 18. La nostra speranza di fronte alla morte Scopo: Scoprire la speranza biblica della resurrezione come processo inverso alla morte e come vittoria su di essa. Introduzione La morte è una triste realtà. Dio non ci ha creati per essa ma per la vita: per questo non possiamo amarla: essa è una nemica (1Cor 15:26). Tuttavia, per vincere la paura della morte, a volte si rischia di negarne la realtà costruendo la nostra speranza di vita su false fondamenta. Molti pensano che alla morte ciò che muoia sia solo il corpo materiale mentre l anima spirituale è immortale e continui a vivere in una condizione diversa, in paradiso, inferno o purgatorio. Altri credono anche nella reincarnazione. Ma Dio ci insegna qualcosa di diverso. Abbiamo già visto che l uomo è una unità indivisibile, e che non si può separare l anima dal corpo. Cosa accade allora alla morte, quando il corpo evidentemente muore? C è ancora speranza? Si, c è, ma dobbiamo comprenderne la natura in armonia con l insegnamento di Dio. 1) L uomo, o la sua anima, è immortale? La Bibbia nega che l essere umano o la sua anima siano immortali. Romani 2:7: l uomo cerca l immortalità (quindi non la possiede ancora) 1 Timoteo 6:16: Dio solo possiede l immortalità. Matteo 10:28: l anima (psychè) può essere «uccisa» nel fuoco della geenna. 2) Cos è la morte senza Gesù? Genesi 2:7; 3:19; Ecclesiaste 12:7 Notiamo che il testo biblico non dice che solo il corpo ritorna alla polvere ma «tu», cioè la nostra intera persona. Ecclesiaste 9:5,10: inconsapevolezza e inattività: tutto ciò che costituisce la vita dell uomo scompare. La morte è assenza di vita. Salmo 115:17: i morti non possono lodare Dio. 3) Cosa diventa la morte per chi crede in Gesù? Giovanni 11:11-15 Con Gesù la morte non è più la fine della vita ma un sonno, un riposo, dal quale ci si sveglierà all alba della resurrezione. 1 Tessalonicesi 4:13-18: i morti in Cristo dormono in attesa del ritorno di Gesù. Daniele 12:2,3,13: la speranza della risurrezione nell A.T. 4) Che natura avremo alla risurrezione? 1 Corinzi 15:42-44 Avremo un corpo spirituale, un corpo cioè che è in armonia con le leggi dello Spirito, non un corpo evanescente. Con questo corpo mangeremo e siederemo su dei troni (Luca 22:30). Ci riconosceremo gli uni gli altri. Probabilmente saremo simili al Cristo risorto (Filip 3:20-21; 1 Gv 3:2; Gv 20:26,27; Lc 24:41-43). 18:1

103 5) Come possiamo immaginare la risurrezione? Ezechiele 37:1-11 La risurrezione è un miracolo straordinario: il Creatore ricreerà il nostro corpo glorioso e vitale. 6) L apostolo Paolo come descrive la risurrezione dei giusti? 1 Corinzi 15:49-54: «E come abbiamo portato l immagine del terrestre, così porteremo anche l immagine del celeste. Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d occhio, al suono dell ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità. Quando poi questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: La morte è stata sommersa nella vittoria». 7) I giusti quando saranno risuscitati?1 Tessalonicesi 4:16,17: «Perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell aria; e così saremo sempre con il Signore.» (Vedi anche 1 Cor 15:52). 8) Proviamo a schematizzare l intero processo della vita che abbiamo studiato: CORPO DALLA POLVERE RESPIRO DA DIO ALLA POLVERE DALLA POLVERE Creazione ANIMA VIVENTE Morte ANIMA MORTA Risurrezione ANIMA GLORIFICATA RESPIRO A DIO RESPIRO DA DIO 9) Chi fu il primo a negare la realtà della morte? Genesi 3:4 La prima bugia mai detta ha a che fare proprio con la natura dell uomo e della morte. Fu Satana a dirla, «il padre della menzogna» (Giovanni 8:44). Cercava 18:2

104 così di convincere l umanità che la morte non esisteva, e dobbiamo ammettere che ha avuto molto successo. La verità che abbiamo appena imparato ci protegge da molti inganni e sofferenze. Allo stesso tempo abbiamo la certezza che in Gesù la morte è vinta e presto il nostro essere mortale riceverà immortalità. Potremmo sperare di più? PENSIAMOCI: Quali conseguenze possiamo trarre dall insegnamento biblico? Quali altre dottrine possono essere cambiate una volta accolto l insegnamento biblico sullo stato dei morti? Che importanza assume, in questa prospettiva, il ritorno di Gesù? 18:3 Testi biblici Gn 2:7 Uomo tratto dalla polvere. Gn 3:4,5 Satana nega esistenza della morte. Gn 3:19 Alla morte, uomo torna alla polvere. Lev 20:6,27 Chi evoca morti messo a morte (1 Sam 28:9). Dt 18:11 Vietato andare da chi consulta i morti. 1Sam 28:6-20 Medium di Endor evoca «spirito» di Samuele. 1Sam 28:19;31:4 Saul dà a se stesso la morte annunciata da «Samuele». Sal 115:17 I morti non lodano il Signore. Sal 146:4 Il suo fiato se ne va ed egli torna nella polvere Eccl 9:5,10 Nel soggiorno dei morti non c è Eccl 12:7 Alla morte polvere torna alla terra e spirito (alito) a Dio. Is 33:20 Salvezza come tenda che non viene più mossa. Is 38:12 La ma tenda è divelta. Ho arrotolato la mia vita. Ez 37:1-11 Le ossa secche tornano in vita. Dn 12:2,3,13 Molti di quelli che dormono si sveglieranno Mt 6:9 Padre nostro che sei nei cieli. Mt 10:28 Anima può essere uccisa nella geenna. Mt 22:32 Non Dio dei morti ma d Abramo, d Isacco, di Giacobbe. Mt 28:18 Gesù riceve potere il giorno della risurrezione. Lc 2:11 «Oggi» è il giorno in cui salvezza giunge con Cristo nato. Lc 4:21 «Oggi» è giorno in cui si adempie profezia messianica. Lc 22:30 Mangiare e bere alla tavola di Gesù nel suo regno. Lc 23:42,43 Ricordati nel tuo regno. Ti dico oggi: Sarai con me in paradiso. Lc 24:41-43 il Risorto chiede: «Avete qualcosa da mangiare?» Gv 11:11-15 Lazzaro dorme ma Gesù va a svegliarlo. Gv 11:25,26 In Gesù abbiamo e avremo la vita eterna. Gv 20:17 Non sono ancora salito al Padre (Gesù non ci andò alla sua morte). Gv 20:26,27 Gesù risorto ha un corpo e attraversa i muri. Rm 2:7 Uomo cerca immortalità. Rm 8:29,30 Essere sulla terra ed essere, in fede, già glorificati.

105 1 Cor 15:26 Morte è l ultimo nemico che sarà distrutto. 1 Cor 15:42-44 Questo corruttibile rivestirà incoruttibilità. 1 Cor 15:49-54 Come abbiamo portato l immagine del terrestre del celeste. 1 Cor 15:51-55 All ultima tromba rivestiremo l incorruttibilità. 2 Cor 5:1-8 Lasciare la tenda ed essere con Dio. Filip 1:20-26 Desiderare di partire e di essere con Gesù. Filip 3:20,21 Avremo un corpo simile a quello di Gesù risorto. 1Tes 4:13-18 Chi dorme in Cristo si sveglierà al ritorno di Gesù. 1Tm 6:16 Dio solo possiede l immortalità. 2 Tim 1:10 Gesù ha distrutto la morte e manifestato la vita e l immortalità. 1Pt 3:18-20 Gesù va a predicare ai morti? 2Pt 1:13,14 Lasciare la tenda (cf. Is 33:20; 38:12). 1Gv 3:2 Saremo simili a lui perché lo vedremo com egli è. Ap 6:9-11 Anime sotto l altare (Cf. Gn 4:10; 9:4; Gv 11:11-14; 1 Tes 4:16-17). Approfondimenti 10) Come possiamo capire l esperienza del re Saul che consulta lo spirito del morto Samuele? (1 Samuele 28:6-20) Molte volte la Bibbia narra delle storie così come appaiono senza esprimere un giudizio. Il giudizio nasce dal confronto che il lettore stesso fa sulla base della conoscenza dell insegnamento di Dio. L esperienza di Saul era contraria alla volontà di Dio che proibiva ogni contato con chiunque pretendesse di essere in contatto con i morti (Dt 18:11). La legge antica prescriveva addirittura che tali persone fossero messe a morte (Lv 20:6,27. Saul stesso aveva precedentemente eseguito un tale ordine, 1 Sam 28:9). Perché Dio è così severo? La sola possibile risposta è che pensando di stabilire un rapporto con i morti si entra in realtà in contatto con il Tentatore, con satana che cerca di convincere il popolo di Dio che la morte non esiste (Gn 3:4,5). Si noti che nella narrazione del fatto, Saul non vede nessuno e probabilmente non sente nessuno. È la donna che racconta quello che lei vede e sente: fa da medium, da tramite di Satana per convincerci che Samuele morto fosse in realtà vivo. Inoltre Satana conosceva molto bene quello che era accaduto e poteva ben recitare la parte di Samuele. Lo fa però spingendo Saul verso l ultimo stadio del suo allontanamento da Dio e della sua disperazione: questo farà avverare la profezia del falso Samuele che aveva annunciato la morte imminente di Saul. Preso dalla disperazione, Saul stesso si dà la morte diventando egli stesso realizzatore della profezia (1 Sam 28:19; 31:4). 18:4

106 11) Gesù cosa vuol dire quando afferma che Dio è «il Dio d Abraamo, il Dio d Isacco e il Dio di Giacobbe» concludendo che «Egli non è il Dio dei morti, ma dei vivi»? (Matteo 22:32). Gesù stava opponendosi ai Sadducei (v. 31) che non credevano nella «resurrezione». Le parole di Gesù non debbono essere comprese sullo sfondo del problema dell immortalità dell anima ma della speranza nella resurrezione che si realizzerà al suo ritorno. Nella prospettiva della resurrezione e della vita eterna che ne consegue per i figli di Dio, la morte diventa solo una breve pausa, un sonno, dal quale l amore di Dio ci risveglierà e che la nostra fede ci porta a superare già oggi. In questa prospettiva, anche se siamo morti, la vita eterna è contemporaneamente una realtà futura e allo stesso tempo presente (Gv 11:25,26), il Signore è Dio di persone destinate alla vita. Vedi Romani 8:29,30 dove l apostolo Paolo parla della realtà della future Gloria come se fosse già una realtà della nostra vita presente. La fede e l amore anticipano il futuro. 12) Cosa dire del «buon ladrone» crocifisso insieme a Gesù (Luca 23:43)? Non andò in cielo lo stesso giorno della sua morte? Giovanni 20:17 dice che tre giorno dopo la sua morte (la domenica della risurrezione o, secondo il linguaggio biblico, il primo giorno della settimana, Gesù non era ancora salito al Padre. Secondo il linguaggio biblico, siccome Dio è in cielo (Mt 6:9) - nella mentalità del Nuovo Testamento sinonimo di paradiso - andare dal Padre significa andare in cielo ma Gesù ci andò non prima di domenica. Di conseguenza non poteva promettere al ladrone che quel giorno (venerdì) sarebbe stato con lui in cielo-paradiso. Il problema nasce dal fatto che gli antichi manoscritti non avevano la punteggiatura che oggi viene supplita dai traduttori. Sfortunatamente, a causa dei loro preconcetti religiosi possono capire male una frase ponendo la punteggiatura sbagliata. Il testo greco dice letteralmente: «In verità a te dico oggi sarai con me in paradiso.» Se si mette un segno di punteggiatura dopo «dico» o dopo «oggi» il significato cambia radicalmente. La seconda possibilità elimina le difficoltà che abbiamo visto ed è perciò da preferire: «In verità ti dico oggi: Tu sarai con me in paradiso.» S noti che questa interpretazione è conforme a ciò che il ladrone desiderava. Egli infatti non aveva chiesto di andare con Gesù quello stesso giorno ma quando Gesù fosse «venuto nel suo regno» (v. 42), cioè al momento del suo ritorno in gloria (Mt 24:30; Lc 21:27). Sfortunatamente non tutte le traduzioni rendono la richiesta di quest uomo allo stesso modo. La Nuova Diodati traduce «quando verrai nel tuo regno»; la Nuova riveduta «quando entrerai nel tuo regno» e la Paolina del 1955 «quando andrai nel tuo regno». C è quindi il rischio di pensare che questo «venire» «entrare» o «andare» nel suo regno possa coincidere, non con il momento in cui Gesù «sarebbe venuto nel suo regno» come recitava la Vecchia Riveduta ma con un ipotetico momento in cui Gesù entrerebbe nel suo regno come se si trattasse di qualcosa che preceda il suo ritorno, col momento in cui Gesù entra in cielo. Anche in questo caso però questo non potrebbe avvenire 18:5

107 il venerdì della crocifissione perché solo dopo la sua resurrezione Gesù può dire «ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra» (Mt 28:18). La frase di Gesù rimarrebbe dunque impossibile da intendere letteralmente. Bisogna dunque capire anche la richiesta del ladrone come se si riferisse a quella che era la speranza comune dei Giudei e di Gesù stesso, che la resurrezione dei salvati e il loro ingresso nel regno di Dio avvenisse al momento non in cui Gesù «entra nel suo regno», ma quando egli «viene nel suo regno», cioè con la gloria e la potenza del suo regno. La particella greca «eis», usata nella domanda del ladrone può infatti significare «in» come traducono alcune delle versioni citate, ma può anche avere il concetto di «venire nella gloria del regno», come «esponente del suo regno», cioè quando si manifesterà come re. E questo è il significato coerente con il messaggio di Gesù stesso nei vangeli e con quello degli apostoli nel resto del Nuovo Testamento. Alcuni obiettano: Perché Gesù dovrebbe specificare che quello che sta dicendo lo sta dicendo «oggi». A prima vista sembra un informazione superflua ma non lo è affatto nel contesto in cui parla: quello era un giorno di tenebre in cui sembrava che ogni speranza fosse morta. La fede stessa dei discepoli era distrutta e solo angoscia e sgomento rimanevano. Eppure, in quel momento, un uomo inaspettatamente seppe esprimere fiducia in Gesù. In quello stesso «oggi» Gesù gli conferma la validità della sua speranza. Quell «oggi ti dico» parla ancora a tutti i nostri «oggi» di sconforto e di tenebre: la luce esiste ancora, anche se tutto sembra dirci il contrario, e alla fine essa risplenderà. La parola «oggi», sh,meron, non si ritrova mai in Giovanni, mentre Marco la usa una volta, Matteo 8 e Luca 12 volte. A differenza di Matteo, dove il termine ha una connotazione prevalentemente cronologica, in Luca sembra assumere un valore teologico particolare: «Oggi» è prevalentemente legato ad una consapevolezza, ad una rivelazione della grazia e della potenza di Dio. «Oggi» è il giorno in cui, con la nascita di Gesù, il Salvatore giunse al suo popolo (Lc 2:11). «Oggi» è il giorno in cui, nella sinagoga di Capernaum, si adempia la scrittura sui tempi messianici (4:21). «Oggi» è il giorno in cui, con la guarigione del paralitico, la gente ha la consapevolezza delle cose straordinarie di Dio (5:26). «Oggi e domani» è tutto il tempo dell opera di Cristo (13:32-33). «Oggi» è il giorno in cui la salvezza entra in casa di Zaccheo (19:5,9). Ma «oggi» è anche il giorno in cui Peltro rinnega il Maestro (22:34,61). «Oggi» è anche il giorno in cui, nelle tenebre del mondo, Gesù e il ladrone intravedono la luce della salvezza (23:43). 13) Cosa vuol dire Paolo quando parla del suo desiderio di lasciare la tenda del suo corpo e di essere con Dio? (2 Corinzi 5:1-8) Paolo usa in questo testo un linguaggio parabolico e simbolico che non deve essere compreso alla lettera. Nota comunque come eviti attentamente di parlare 18:6

108 di un anima che lascia il corpo per andare con Dio. Ciò contraddirebbe quello che lui stesso crede e insegna in questo e in numerosi altri testi. Il nostro testo è la continuazione del capitolo precedente: «Siccome abbiamo lo stesso spirito di fede, che è espresso in questa parola della Scrittura: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo, perciò parliamo, sapendo che colui che risuscitò il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci farà comparire con voi alla sua presenza. Tutto ciò infatti avviene per voi, affinché la grazia che abbonda per mezzo di un numero maggiore di persone, moltiplichi il ringraziamento alla gloria di Dio. Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.» (2 Cor 4:13-18). Il testo chiaramente esprime la fede dell apostolo che la speranza cristiana è centrata sulla resurrezione, non sull immortalità dell anima. Tutto il testo seguente deve dunque essere compreso nel contesto di questa sua convinzione. Quello che dice è che noi oggi viviamo in un corpo corruttibile e temporaneo come una tenda, un immagine molto comune nel mondo orientale antico dove molti vivevano ancora una vita nomade. Quello che egli desidera è non vivere più questa esistenza limitata e transitoria (tenda) per godere dell esistenza perfetta ed eterna che Dio ci sta preparando in cielo (casa stabile). La tenda è il simbolo della nostra vita attuale destinata a passare. Essa è anche la vita che noi viviamo in questo corpo mortale, anch esso destinato a scomparire per essere sostituito da un corpo rivestito di incorruttibilità e immortalità. La casa è il simbolo della vita future stabile (eterna) che noi vivremo in un corpo spirituale, glorificato. Confronta questo testo con 1 Corinzi 15:42-44, 51-54, dove l Apostolo oppone il corpo attuale corruttibile con il corpo futuro spirituale e incorruttibile. Questo corpo, egli dice chiaramente, lo riceveremo al ritorno di Cristo. L immagine della tenda nella quale abitiamo, spinge poi l apostolo a usare quasi un altra immagine, quella di un vestito. Essere trovato «nudo» significa essere trovato morto al ritorno di Gesù, perché a quel tempo il corpo sarà già distrutto, scomparso. Essere trovato «vestito» significa essere ancora vivi quando Gesù ritornerà. Paolo vorrebbe meglio essere traslato in cielo essendo «vestito», vivo, che «nudo», morto. La sua speranza non è la morte, ma il ritorno di Gesù, quando sarà «rivestito» o meglio di essere «sopravestito» come recitava la precedente versione della Riveduta. Si tratta della stessa immagine che usa per descrivere ciò che accadrà alla risurrezione in 1 Corinzi 15:53: «questo corpo corruttibile deve rivestire l incorruttibilità e questo corpo mortale rivestire l immortalità.» Questo accadrà alla ritorno di Gesù (mentre in 1 Cor 15:53 e 18:7

109 nello stesso 2 Cor 5:3 abbiamo il verbo enduo, vestire, in 2 Co 5:2 abbiamo il verbo ependuo, essere vestito sopra. Si può dedurre quanto segue: 1) Oggi, se siamo vivi, siamo vestiti con l abito della vita. Se siamo morti, siamo spogliati nudi. 2) Al ritorno di Gesù, se siamo già morti, saremo vestiti nuovamente con la vita nuova, Se siamo ancora vivi, saremo sopravestiti. La nostra vita attuale, sarà cioè ricoperta dalla vita gloriosa ed eterna. Attenzione ai vv Nel contesto visto, Paolo non afferma di credere che ci sia un anima che possa lasciare il corpo e vivere disincarnata. Lui non parla mai di «anima» ma del nostro io, del nostro essere personale. Questo essere può essere legato al nostro corpo presente o lasciarlo per avere godere del nuovo corpo spirituale, ma sempre di un corpo ha bisogno perché l essere umano esiste solo come essere indivisibile. Ci può molto aiutare a capire il fatto che in Paolo, il corpo rappresenta la nostra attuale natura peccatrice, fragile, mortale. Quando egli parla della carne, non parla dei nostri muscoli, delle vene, delle ossa, ma della nostra non pefetta unione con Dio. Noi, infatti, siamo spesso carnali mentre dobbiamo essere spirituali (1 Corinzi 3:1; Galati 6:1). Questo non significa che gli spirituali non hanno un corpo. Significa solo che la loro vita è guidata dallo Spirito e non dai desideri della nostra natura peccaminosa (carne). 14) Cosa dire di Paolo che desidera partire e di essere con Gesù? (Filippesi 1:20-26) Dobbiamo fare attenzione alla natura del linguaggio umano. Esso è molte volte ambiguo e impreciso, e per comprendere quello che qualcuno ci dice dobbiamo conoscere chi è che ci parla e qual è il suo pensiero globale sullargomento. Noi stessi, pur non credendo nell immportalità dell anima, quando qualcuno muore, diciamo che ci ha lasciati. Letterelmente pottrebbe significare che è andato da qualche altra parte, ma quello che vogliamo veramente dire è che non possiamo più godere della sua vicinanza. Per capire l Apostolo dobbiamo stare attenti, non solo a quello che dice, ma anche a quello che non dice. Non dice, ad esempio, che desidera abbandonare il suo corpo o che la sua anima possa andare a stare con Gesù. Come nel brano precedente, egli pone semplicemente in contrasto la vita presenta con i suoi dolori, e la vita che un giorno godrà in Cristo. Paolo non dice mai che alla morte ci sia un anima che lasci il corpo per andare in cielo. «Paolo qui non sta esponendo un insegnamento dottrinale di ciò che accade alla morte. Sta spiegando il suo desiderio, che è quello di porre fine alla vita travagliata presente e di ritrovarsi con Cristo senza porsi il problema di quanto tempo ci possa essere tra i due eventi. Non vedeva l ora, con tutta la forza della 18:8

110 sua natura passionale, di poter vivere con Colui che aveva servito così fedelmente. La sua speranza era focalizzata su una comunione personale con Gesù per tutta l eternità. I sinceri cristiani di ogni età hanno sempre avuto questo stesso desiderio, senza tuttavia aspettarsi di essere introdotti alla sua presenza immediatamente dopo avere chiuso gli occhi alla loro morte. Le parole di Paolo che stiamo esaminando debbono essere considerate sullo sfondo delle sue alter affermazioni dove parla chiaramente della morte come di un sonno (vedi 1 Cor 15:51; 1 Tes 4:13 15; vedi anche Mc 5:39; Gv 11:11). Dal momento che non c è consapevolezza di sé nella morte, e quindi neppure la consapevolezza del tempo che passa, per colui che è deceduto, il mattino della risurrezione sembrerà sorgere immediatamente dopo la sua morte.» (SDABC) Può essere utile confrontare questi modi di dire con 1 Tessalonicesi 5:10-11 dove Paolo, riferendosi all attesa della resurrezione, invita ad avere fiducia in essa, «sia che vegliamo sia che dormiamo», cioè sia che siamo vivi o che siamo morti (vedi cap. 4:13-18). 15) Cosa dire di Gesù che va a predicare ai morti in 1 Pietro 3:18-20? Non significa che Gesù sia andato a predicare ai morti mentre erano morti (nella prigione). Il testo ci dice invece che Gesù andò a predicare a questi morti quando erano vivi, al tempo di Noè. Dice anche che fu che fece questo non personalmente ma «nello spirito», probabile riferimento al fatto che lo Spirito di Dio stava predicando al mondo un messaggio di ravvedimento e salvezza attraverso Noè, «predicatore di giustizia» (2 Pt 2:5). Si potrebbe anche capire che Gesù abbia predicato agli uomini del tempo del diluvio nella sua esistenza prima dell incarnazione. Lo scopo di questo riferimento è quello di affermare che la salvezza di Gesù non è limitata ad un tempo particolare ad esclusione di altri: tutti hanno avuto una possibilità di salvezza, prima e dopo la morte di Gesù. 16) Perché Pietro paragona la sua morte a un lasciare la sua tenda? (2 Pietro 1:13,14) «Lasciare la mia tenda» significa semplicemente lasciare questa condizione di vita transitoria, morire (ne abbiamo già parlato discutendo di 2 Corinzi 5:1-8). Un buon parallelo è quello di Isaia 38:12: «La mia abitazione è divelta e portata via lontano da me, come una tenda di pastore. Io ho arrotolata la mia vita, come fa il tessitore; egli mi taglia via dalla trama; dal giorno alla notte tu mi avrai finito.» Né Pietro né Paolo dicono che la distruzione di questa tenda mortale significhi andare in cielo. L immagine significa solo che si muore (Cf. Is 33:20 in cui la stabilità della salvezza è paragonata ad una tenda che non viene più smossa). 18:9

111 17) Come mai Apocalisse 6:9-11 parla delle anime sotto l altare che pregano Dio? L Apocalisse si esprime prevalentemente tramite simboli. Queste anime dei martiri non sono realtà coscienti. Il riferimento, in armonia con il linguaggio biblico veterotestamentario al quale l Apocalisse fa un riferimento continuo, è invece al loro sangue: 1. Queste anime sono ai piedi dell altare, riferimento all altare degli olocausti dove, nel santuario israelitico, ai piedi del quale venivano sacrificati gli animali con il loro sangue che si spargeva nello stesso posto (Lv 4:7). 2. Nell A.T. il sangue è la vita e la vita è, in ebraico, nefesh, la stessa parola usata per «anima» (Gn 9:4). 3. Questo sangue parla a Dio allo stesso modo figurato in cui il sangue del giusto Abele gridava a Dio dal suolo in cui era stato sparso dal fratello Caino (Gn 4:10). Si noti come queste «anime» siano invitate a «riposare» ancora un poco. Questo riposo ci ricorda il riposo della morte di cui parlano sia Gesù (Gv 11:11-14) sia Paolo (1 Tes 4:13). Per godere della vita eterna, debbono riposare ancora un poco, rimanere ancora nel sonno della morte, fino al ritorno di Gesù quando essi risorgeranno e saranno ricongiunti ai loro fratelli (1 Tes 4:16-17). 18:10

112 19. Cos è l inferno?* Scopo: Mostrare come l idea di un tormento eterno dei perduti nell inferno contrasti con la natura di Dio e il piano della salvezza. Mostrare come l inferno eterno non abbia un fondamento biblico anche se la forma di certi testi potrebbero farlo supporre. Introduzione Molti pensano che, quando si muore, chi non è nella grazia di Dio va all inferno dove è tormentato per l eternità. Nel medioevo molte raffigurazioni delle anime tormentate nell inferno intendevano spingere i peccatori alla conversione, ma abbiamo forti dubbi che il nostro Dio, che diede suo Figlio per condurci alla comprensione del suo amore potesse amare un tal modo di predicare la «buona notizia» della salvezza. Dio non ama avere con sé figli terrorizzati dall inferno, ma figli conquistati dal suo amore. Attualmente, in un epoca di liberalismo e relativismo come la nostra, molti rifiutano di credere nell esistenza dell inferno. Molti ne sfumano il significato negando la letteralità delle fiamme eterne e presentandolo come una realtà in cui l anima soffre per la lontananza da Dio. Ci chiediamo però perché dovrebbero soffrire di tale lontananza se non amano Dio o, al contrario, se hanno imparato ad amarlo, perché Dio dovrebbe continuare e rifiutarli e a non perdonarli? Alcuni, addirittura, rifiutano di credere nell esistenza di un Dio che possa immaginare un luogo di tortura come quello dell inferno: un tale Dio anche se esistesse non sarebbe certamente meritevole di molto amore. Insomma, la dottrina dell inferno presenta dei seri problemi. Ma dobbiamo chiederci in che misura essa venga veramente da Dio, in che misura corrisponda veramente all insegnamento biblico. Cominciamo a considerare i fatti seguenti. 1) Da dove viene la vita? Giovanni 14:6; 1 Giovanni 5:11,12. Poiché la vita nasce solo dalla nostra comunione con Gesù, gli empi non possono goderne eternamente. Infatti, il loro destino è la morte (vedi anche Gn 3:19. Non ci si lasci ingannare da un linguaggio figurato come quello sull essere «morti nei nostri peccati» - Ef 2:1,5. «Morti», qui, include il senso di essere destinati alla morte. Al presente la vita dei giusti e degli ingiusti va avanti allo stesso modo: ma il risultato del loro cammino è diverso.). 2) La Bibbia come descrive il destino dei peccatori impenitenti? Malachia 4:1; Ap 20:9; Sal 73:19,20. Morte, nel linguaggio biblico, significa annientamento totale. Solo nella speranza della vita eterna alla risurrezione, la morte dei giusti viene descritta come un sonno. 19:1

113 3) Che tipo di linguaggio usa la Bibbia riguardo al destino degli empi? «Eterna rovina» (2 Tes 1:9. Cf. 2:8). Il termine per rovina (o;leqron) è sinonimo di distruzione, annientamento (1 Co 5:5; 1 Tm 6:9). 4) Perché Dio non punirà gli empi con una sofferenza eterna? 1. Perché non si rallegra nel punire (Ez 33:11. Mt 23:37 e Lc 19:41,42) 2. Perché una punizione eterna in cui l uomo sia cosciente della sua pena, senza speranza alcuna di redenzione e di salvezza avrebbe solo il valore di una vendetta per ispirare paura mentre il regno di Dio è fondato sull amore (Rm 14:17; Gl 5:22). 3. Perché la gioia dei salvati non potrebbe essere completa al pensiero della sofferenza di persone che loro stessi hanno amato (Ap 21:1,4). 4. Perché, se la sofferenza dei perduti fosse eterna, la vittoria di Dio sul peccato non sarebbe mai totale. La Bibbia insegna invece che tutto l universo sarà riconciliato con Dio. (Ap 21:4 ultima parte; 1 Cor 15:28; Is 11:9.) 19:2 Approfondimenti Visto che abbiamo così tante ragioni per negare l esistenza di un inferno eterno, perché così tanti cristiani vi credono? Vi sono dei motivi storici ma anche biblici perché alcuni testi, estrapolati dal contesto biblico generale, possono essere facilmente equivocati. Consideriamoli insieme. 1) La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro (Lc 16:19-31). 1. Si tratta di una parabola e non di una storia letteralmente vera. Quale cristiano potrebbe credere che l inferno e il paradiso siano così vicini da poter parlare da una parte all altra? 2. Una parabola deve essere compresa, non solo sulla base degli elementi che servono ad illustrarla ma soprattutto in rapporto ai suoi obiettivi. In questa parabola ne abbiamo tre: (A) Il giudizio di Dio è diverso da quello degli uomini (si credeva troppo facilmente che chi soffriva fosse maledetto da Dio e chi godeva benedetto: Gb 8:4-6; 34:36-37; Gv 9:1-2. (B) Dopo morti non possiamo cambiare il nostro destino. (C) Per prepararci convenientemente al futuro eterno non abbiamo bisogno di miracoli: basta accettare la Parola di Dio. 3. La parabola spiega le cause e il significato della punizione, non la sua natura temporale o geografica. Come dice il teologo cattolico Joachim Jeremias, lo scopo di questa parabola non è quello di dare «un insegnamento sulla vita dopo la morte». 4. Raccontando questa parabola, Gesù sta certamente usando delle immagini già usate dagli ebrei (Giuseppe Flavio, morto verso il 100 d.c., Discorso ai Greci sull Ade. Citato in S. Bacchiocchi, Immortality or resurrection? p. 175,176) ma non vuol dire che ne accetti il significato letterale. La

114 parabola non descrive un posto neppure il paradiso ma il «seno di Abramo» che è la condizione di chi riposa nell attesa della risurrezione. Ritrovarsi nel «seno di Abramo» significa morire come parte del popolo dei credenti, dei figli di Abramo, al quale il Signore aveva promesso la salvezza. Noi stessi, come cristiani, abbiamo la fede di Abramo e quindi siamo eredi, con lui della salvezza (Gl 3:29). 2) Il fuoco eterno di Apocalisse 14: Il testo non dice che gli empi saranno tormentati nei secoli dei secoli ma che il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli. Perché l idea di durata è applicata no alla persona ma al fumo? Perché il fumo è il segno, il simbolo, del fatto che sono stati distrutti e questa distruzione rimane tale per sempre. 2. Confronta questo testo con Isaia 34:9-11 (Apocalisse cita spesso l A.T) dove si usa la stessa immagine del lago di fuoco e di zolfo. In Isaia però, tale immagine non si riferisce all inferno, ma alla distruzione di Edom la cui terra rimarrà desolata per sempre con gli animali selvaggi come suoi soli abitanti. Non solo la storia e la realtà di questo luogo noto ancora oggi, dove ognuno può vedere che non c è alcun lago di fuoco, ma questo semplice dettaglio degli animali selvatici che vi vivono fa capire che neppure per lo scrittore originario (Isaia) quel lago di fuoco e zolfo era qualcosa di reale. Si tratta semplicemente di una immagine tesa a trasmettere l idea di una distruzione totale ed eterna. Riprendendo questa immagine, l Apocalisse ci vuole semplicemente dire che come una volta Dio punì Edom condannandolo a diventare un deserto, così avverrà degli empi alla fine dei tempi: essi scompariranno del tutto e nessuno potrà arrestare la loro completa distruzione (come nessuno riusciva a spegnere un fuoco fatto di zolfo). 3. «Né giorno né notte» non significa «eternamente» ma «senza interruzione finché dura.» Vedi ancora una volta Isaia 34:10 dove questa espressione significa che il «fuoco» dura fino a quando Edom è completamente distrutto. Vedi anche Ap 12:10: non significa che Satana accusa i credenti per tutta l eternità, visto che lui stesso è vinto, ma che li accusa ininterrottamente finché gli è concesso di farlo. 3) Apocalisse 19:19-20; 20:10 dice che il diavolo, la bestia e il falso profeta saranno «tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli» in un lago di zolfo fiammeggiante. Considera tutti questi testi come sono veramente: 19:3

115 Punizione della trinità empia «E vidi la bestia e i re della terra e i loro eserciti radunati per far guerra a colui che era sul cavallo e al suo esercito. Ma la bestia fu presa, e con lei fu preso il falso profeta che aveva fatto prodigi davanti a lei, con i quali aveva sedotto quelli che avevano preso il marchio della bestia e quelli che adoravano la sua immagine. Tutti e due furono gettati vivi nello stagno ardente di fuoco e di zolfo.» (Ap 19:19,20) «E il diavolo che le aveva sedotte fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli.» (Ap 20:10) Punizione degli uomini empi «Il rimanente fu ucciso con la spada che usciva dalla bocca di colui che era sul cavallo, e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni.» (Ap 19:21) «e uscirà per sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarle alla battaglia: il loro numero è come la sabbia del mare. E salirono sulla superficie della terra e assediarono il campo dei santi e la città diletta; ma un fuoco dal cielo discese e le divorò.» (Ap 20:9) Se dovessimo usare questi testi letteralmente dovremmo dire che solo Satana, la bestia e il falso profeta verrebbero tormentati nei secoli dei secoli, mentre gli uomini vengono «uccisi» «divorati dal fuoco». Ma dobbiamo ancora considerare i fatti seguenti: 1. La bestia e il falso profeta non sono due persone ma due realtà corporative, sociali e religiose e in quanto tali non possono essere gettate nel fuoco se non nel senso di essere distrutte. 2. Apocalisse 20:14 dice che «lo stagno di fuoco è la morte seconda», cioè l annichilimento finale come abbiamo visto per gli uomini. Questo stesso testo ci dice che anche la morte e il soggiorno dei morti (Ade) vengono gettati in questo stagno di fuoco e zolfo. Questo non vuol dire che saranno tormentati ma che scompariranno, non ci saranno più. Lo stesso è vero allora anche per Satana, la bestia e i falso profeta. 3. Probabilmente, il modo particolare in cui l Apocalisse sottolinea il destino di queste tre realtà vuole trasmettere il senso della gravità del loro peccato e la responsabilità che hanno avuto nel male che si è sviluppato dalla loro apostasia. 19:4

116 4) Gesù non parla degli empi che vengono gettati nella Geenna di fuoco inestinguibile (Mt 5:22; Mr 9:43), «dove il loro verme non muore, e il fuoco non si spegne» (Mr 9:48)? 1. La Geenna era la valle di Hinnon, sul pendio sud di Gerusalemme, dove dei re empi avevano offerto sacrifici umani agli dèi pagani e che per questo era stata maledetta (2 Re 16 e 21; 2 Re 23:10). Divenne così una sorta di immondezzaio dove venivano bruciate le carcasse degli animali uccisi dentro Gerusalemme. Divenne quindi un ottimo simbolo della sorte finale degli empi. Il fuoco che vi ardeva continuamente diventò il simbolo della distruzione totale dei malvagi, una distruzione alla quale era impossibile sfuggire. Questo non significa che i cadaveri vi bruciassero eternamente ma solo fino a che non erano totalmente consumati. Siccome però nuovo materiale vi veniva gettato ogni giorno, il fuoco andava avanti giorno e notte. Quello che non era distrutto dal fuoco veniva distrutto da vermi che «non muoiono», cioè che nessuno riesce a uccidere per sfuggire alla sua sorte di distruzione. Questo non significa che il fuoco sia eterno e i vermi immortali, ma solo che nessuno può sfuggire alla loro azione punitiva e purificatrice. Essi dureranno fin a che ci sarà qualcosa che li nutrirà, poi scompariranno. 2) Il fuoco della geenna è «inestinguibile» o «eterno» non nel senso che dura eternamente ma nel senso che nessuno lo può spegnere fino a che abbia portato a termine la sua opera distruttiva. Vedi Geremia 17:27 dove lo stesso tipo di fuoco è usato per bruciare le porte di Gerusalemme. È però ovvio che il fuoco inestinguibile di Gerusalemme durò solo fino a quando le porte non furono totalmente distrutte. In Giuda 7 il fuoco che distrusse Sodoma e Gomorra è definito «eterno», ma anche qui è ovvio che esso non esiste più come ognuno può vedere da se stesso andando a visitare quei luoghi. Ciò che ancora esiste è la loro desolazione. Giuda 7 ci dice che lo stesso accadrà agli empi. 3) Dobbiamo considerare che quello che Gesù vuole insegnare è la certezza del loro castigo, non le sue modalità. Infatti, non usa sempre le stesse immagini arrivando ad usare espressioni che, se prese alla lettera, sarebbero contraddittorie. A volte parla di fuoco eterno e a volte di tenebre (Mt 8:12; 22:13; 25:30) che non possono esistere dove c è fuoco. 5) Gesù insegna che gli empi riceveranno un tormento eterna (Matteo 25:46)? Gesù non parla di «tormento» come alcune tradizioni riportano, ma di qualcosa d altro. Il testo oppone la punizione eterna degli empi alla vita eterna dei giusti, non ad un loro premio eterno. Alla vita eterna non si può opporre una punizione eterna cosciente ma una morte eterna. E infatti questo è il significato della parola greca usata da Gesù, kolasys, che significa essere potato, essere tagliato. Quello che Gesù sta insegnando non è un tormento eterno ma il fatto che gli empi saranno tagliati via dalla fonte della vita e quindi morranno per l eternità, come i tralci secchi della parabola della vite (Gv 15:6) mentre i credenti vivranno per l eternità. 19:5

117 20:1 20. Purgatorio* Scopo: Mostrare come l idea del purgatorio non solo non è biblica ma antibiblica. Essa contrasta con l insegnamento biblico sulla natura della morte e sulla grazia come unica via di salvezza. Aiutare invece a confidare nella grazia di Dio in Cristo Gesù. Introduzione La Bibbia ignora totalmente un luogo equivalente a quello noto come purgatorio, dove i morti espiano la pena dei loro peccati o vengono purificati, come si usa spiegare adesso, dalle loro tendenze carnali prima di essere ammessi alla presenza santa di Dio. Anzi, lo esclude implicitamente ma chiaramente. È vero che la Bibbia insegna che siamo contaminati dal peccato e che abbiamo bisogno di purificazione ma il modo in cui questo accade è totalmente diverso da quello che il purgatorio comunemente inteso significa. 1) La Bibbia usa la parola «purgatorio»? La Bibbia usa molte volte dei termini relativi al bisogno o alla realtà della purificazione, ma mai in rapporto a un luogo dove si va dopo morti. 2) Se il purgatorio non esiste, come possiamo essere purificati da nostri peccati? 1 Giovanni 1:7: «Ma se camminiamo nella luce, com egli è nella luce, abbiamo comunione l uno con l altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.» Il purgatorio non è un luogo ma una Persona: Gesù, il Figlio di Dio che ha dato la sua vita per liberarci dai nostri peccati. Vedi anche: Salmo 51:1-7. Dio ci purifica per la sua grazia. Isaia 53: Il Messia porta i nostri peccati e ci riveste di giustizia. Atti 15:8,9. Dio purifica i nostri cuori attraverso la fede. Ebrei 10: Il sangue di Gesù ci purifica. 1 Giovanni 1:9. Se confessiamo i nostri peccati Gesù ci perdona e ci purifica. 3) Perché la dottrina del purgatorio contraddice il Vangelo? a) Perché, supponendo una esistenza cosciente dell anima disincarnata dopo la morte, nega l insegnamento biblico sulla natura dell uomo e sullo stato dei morti (Eccl 9:10). b) Perché, supponendo che l uomo possa essere purificato attraverso un processo di sofferenza personale, nega l insegnamento biblico sulla salvezza solo per grazia attraverso la fede in Gesù (Rm 3:23,24; 5:1,2). c) Perché, supponendo un lungo processo di purificazione, nega la dottrina biblica sulla grazia di Gesù che ci purifica dai nostri peccati qui ed ora (1

118 Gv 1:7) e cambia istantaneamente la nostra natura corrotta con una incorruttibile istantaneamente al suo ritorno (1 Cor 15:51-54). d) Perché, supponendo che altri possano fare qualcosa per abbreviare il tempo in cui un anima deve stare in purgatorio (attraverso la messa per i morti o le opere speciali fatte in occasione della concessione delle indulgenze) essa nega l insegnamento biblico sulla nostra responsabilità personale di fronte alla salvezza (Ez 18:20). Si consideri inoltre che se l opera di un uomo può abbreviare la necessità della purificazione di un altro uomo, questo da una parte contraddice il fatto che il tempo della purificazione sia necessario per purificarci delle nostre tendenze al male, e dall altro mette le opere dell uomo al di sopra della grazia di Cristo: se Dio può concedere l uscita dal purgatorio grazie all opera buona di una sola persona umana, perché non dovrebbe farlo subito e per tutti grazie all opera di Gesù Cristo che vale molto più di quelle di tutti gli uomini messi insieme? 4) Quali sono state le conseguenze della dottrina del purgatorio nella storia della chiesa cristiana? Questa dottrina ha causato enormi abusi e tragedie. Ne consideriamo alcuni: a) Ha fatto della fede cristiana un commercio, incoraggiando la gente a pagare la chiesa per potere uscire o fare uscire prima le anime dal purgatorio. Invece il Vangelo dice che la salvezza è gratuita, non ottenibile attraverso oro o argento, ma solo attraverso il sangue di Gesù (1 Pt 1:18-19). Gesù ha insegnato che dobbiamo offrire gratuitamente quello che ci è stato dato gratuitamente (Mt 10:8). Pietro maledice Simone il mago perché pensava di potere pagare il dono di Dio con denaro (At 8:20). b) La chiesa, pretendendo di avere il potere di lasciare le anime nel purgatorio o di liberarle, lo ha usato per dominare la coscienza della gente. c) Questa dottrina fu una delle cause principali per la divisione della cristianità all epoca della Riforma protestante, quando il papa usò il timore del purgatorio per farne la base di un commercio indegno per ottenere denaro per la fabbrica di San Pietro a Roma. Anche delle banche furono coinvolte. 20:2

119 21. La chiesa cristiana* Scopo: Sottolineare il valore comunitario della fede cristiano, come segno del ristabilimento dell armonia della creazione e come anticipazione della pace del Regno di Dio. Aiutare a capire che Cristo ci invita ad entrare in una comunità di fede, di servizio, di speranza. Introduzione Nessuno può vivere da solo. Se esistiamo come esseri umani è perché siamo nati da altri esseri umani e siamo cresciuti con loro. Dagli altri abbiamo imparato a parlare, a prenderci cura di noi stessi, a comportarci come uomini e donne degni di questo nome. Dagli altri deriva la maggior parte di quello che abbiamo. Prova a togliere dalla tua vita quello che tu non hai scoperto e fatto personalmente e vedrai che non rimarrà molto. Lo stesso vale per la nostra esperienza spirituale ed è per questo che Gesù ha creato la chiesa, perché desse gloria a Dio e costituisse un buon ambiente per la nostra esperienza di figli di Dio. In questo studio considereremo che cosa la chiesa è e quello che dovrebbe essere. 1) Cosa significa la parola «chiesa»? La parola «chiesa» viene dal greco ecclesia (da una radice che significa «essere chiamati fuori»), cioè la comunità di coloro che sono stati chiamati a unirsi per raggiungere uno scopo particolare. In un senso generale, anche una associazione sportiva o un partito politico sono una «ecclesia». Ognuna di queste realtà ha dei membri, una struttura, dei regolamenti e uno scopo. È evidente che anche la chiesa cristiana debba avere dei membri, una struttura, dei regolamenti ed uno scopo. La diversità sta soprattutto in Colui che costituisce la ecclesia, negli scopi e nelle modalità attraverso le quali vengono attuati. 2) Gesù aveva l intenzione di creare una sua propria chiesa? Matteo 16:18: «E anch io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte del soggiorno del morti non la potranno vincere.» Considereremo successivamente quale dovesse essere il ruolo di Pietro. Per ora consideriamo il fatto principale: Gesù voleva costruire una sua chiesa particolare e ci rassicura sul fatto che nessuno avrebbe potuto vanificare questo suo progetto perché sarebbe stato fondato su una «roccia» ben solida. 3) Il Nuovo Testamento a cosa paragona la chiesa? Mentre consideriamo i testi seguenti, chiediamoci cosa Dio ci voglia dire sul rapporto esistente tra la chiesa e la nostra esperienza cristiana. Efesini 2:19. Questo testo paragona la chiesa a un popolo che include persone di ogni nazione, razza, gruppi sociali (Col 3:11), una famiglia nella quale tutti sono figli di Dio e si amano reciprocamente (Gv 13:35). 21:1

120 Efesini 2: Un tempio vivente le cui pietre sono i credenti, le fondamenta gli apostoli e i profeti, mentre Gesù è la pietra angolare da cui tutto prendo inizio e direzione. NOTA: Apostoli e profeti hanno una caratteristica in comune: sono stati chiamati da Dio per essere i suoi portavoce davanti agli altri uomini. Essere edificati sul loro fondamento significa che la chiesa cristiana è tale solo quando accoglie e onora il loro insegnamento come depositato nella Bibbia. Consideriamo anche che le pietre viventi di questo edificio, per formare la chiesa, debbono essere saldamente collegate le une alle altre e disposte in un certo ordine, altrimenti abbiamo solo un mucchio di pietre e non un tempio (vedi anche 1 Pietro 2:1-7). Gesù quale pietra angolare significa che egli deve costituire l elemento essenziale e centrale della chiesa cristiana. Gesù e nessun altro deve essere il nostro punto di riferimento, il centro della nostra fede. Dobbiamo ubbidire a lui e a nessuno che pretenda di insegnarci qualcosa di diverso o di allontanarci da lui (At 4:19,20). Molte volte usiamo la parola chiesa in rapporto all edificio dove l assemblea cristiana si incontra ma nel senso originale della parola, quello che veramente conta, è che la chiesa è fatta dai credenti che vivono insieme la loro fede. 1 Corinzi 12: Un corpo che ha per capo Gesù e nel quale i vari membri hanno il dovere e il privilegio di sostenersi l un altro. 2 Corinzi 11:1,2. Una fidanzata fedele che rimane pura per il suo sposo Gesù. Gesù ci ha amati fino a dare la sua vita per noi: non dovremmo anche noi amarlo allo stesso modo rimanendogli fedeli qualunque cosa accada? (Ef 5:25-27) 1 Timoteo 3:15,16. Una colonna per sostenere la verità. Se la chiesa non tiene in alto la verità di Cristo, perde la sua stessa ragion d essere. Cos è la verità? * Gesù stesso (Gv 14:6) * La Parola di Dio (Gv 17:17). PER RIFLETTERE: Hai pensato che anche tu, come un cristiano, sei chiamato ad essere parte di questa comunità che proclama la verità di Cristo e la sua Parola? 4) Quando grande dobbiamo aspettarci che sia la chiesa cristiana? Luca 12:32. Gesù comandò di predicare il Vangelo al mondo intero (Mt 24:14; Mt 28:19; Mc 16:15), ma insegnò anche che solo pochi lo avrebbero accolto (Mt 22:14). Tuttavia, un giorno, quando saremo con Gesù nel suo regno, i salvati costituiranno un popolo innumerevole (Ap 7:9). Questo è un grande incoraggiamento per noi perché, anche se, nel nostro cammino cristiano, dovessimo camminare da soli o con pochi altri, tuttavia la famiglia di Dio è grande ogni oltre immaginazione. (Vedi l esempio di Elia e dei 7000 che non hanno piegato le loro ginocchia a Baal in 1 Re 19:14,18). 21:2

121 5) La comunione con gli altri credenti è qualcosa di importante per noi o possiamo vivere la nostra fede da soli? Ebrei 10:25. Per questo motivo Gesù ha creato la chiesa, 1) perché ognuno di noi possa dare e ricevere incoraggiamento. Un proverbio dice che «l unità è potere». Se siamo soli diventiamo deboli di fronte a Satana e alle difficoltà della vita, ma insieme a coloro che condividono la stessa fede diventiamo più forti. L ambiente in cui viviamo non è molto favorevole per la nostra fede come l Antartide non lo è per vita. Un pinguino vi può sopravvivere solo se rimane vicino al gruppo, soprattutto quando spira il vento. Allo stesso tempo, 2) vivendo in comunione, diamo testimonianza dell amore che ci unisce ed è questo che mostra che siamo veramente cristiani (Gv 13:35). Andare in chiesa non è un rito, ma un esperienza vivente di amore per Dio e per gli altri suoi figli. Come conseguenza di questo vivere insieme 3) il Signore aggiungerà ai credenti altri fratelli e la chiesa crescerà (At 2:46,47). 6) Il libro dell Apocalisse offre molti insegnamenti sulla realtà della chiesa cristiana negli ultimi tempi. Qual è il principale? Apocalisse 14:12. Il popolo di Dio osserva i comandamenti di Dio e la fede in Gesù. PER RIFLETTERE: Cos è necessario perché anche tu possa fare parte di questo popolo chiamato da Dio a confidare in Cristo e ad osservare la sua legge? 7) Quale appello speciale troviamo nel libro dell Apocalisse? Apocalisse 18:1-4. L immagine di Babilonia è presa dalla storia dell A.T. Babilonia era una potenza religiosa e politica che combatté contro il popolo di Dio. Israele fu portato prigioniero a Babilonia, ma Dio mandò Ciro, re dei Persiani, a distruggere questa potenza e a liberare il suo popolo. Ciro è il simbolo del Messia che doveva venire (Is 44:28; 45:1; 2 Cr 36:22,23). Anche per la chiesa cristiana c è una «Babilonia» che cerca di combatterla e farne un popolo sottomesso alle sue leggi e alla sua religione. Ma Dio ci invita a lasciare Babilonia e a ritornare alla vera città di Dio, Gerusalemme, simbolo del vero popolo di Dio. Questo accade oggi quando lasciamo gli errori religiosi che ci condizionano e aderiamo al popolo di Dio, ma avverrà pienamente quando «Babilonia» sarà distrutta al ritorno di Cristo e saremo accolti nella nuova Gerusalemme, la città celeste che Gesù ci sta preparando (Gv 14:1-3; Filip 3:20; Eb 13:14). Cosa possiamo imparare da queste immagini bibliche? 21:3

122 22:1 22. Diventare membri della chiesa cristiana: il battesimo* Scopo: Mostrare che non si diventa automaticamente membri della chiesa cristiana perché siamo nati in una società o in una famiglia cristiana, ma per una scelta consapevole e libera. Il battesimo è il segno di questa scelta, e va praticato dopo averne compreso ed accettato il senso. Introduzione Diventare parte della Chiesa cristiana è un atto di fede che richiede istruzione, consapevolezza, amore, ubbidienza. Tutti i cristiani si trovano d accordo nel credere che il battesimo sia l atto solenne attraverso il quale si compie e si ufficializza questa realtà e diventiamo parte della famiglia di Dio. Sfortunatamente non tutti i cristiani comprendono allo stesso modo il battesimo, né la sua forma né il suo significato. Per questo dobbiamo andare alla Bibbia per impapare quello che Dio ha insegnato riguardo a questo. 1) Cosa significa la parola «battesimo»? Si tratta di una parola che viene dal Greco baptisma, immersione. Essere «battezzati» significa, letteralmente, essere «immersi» nell acqua venendone totalmente ricoperti. Vedremo tra poco cosa questo significhi. 2) Il battesimo esisteva già nell Antico Testamento? No. Esistevano molti tipi di abluzioni, lavacri, che potevano essere parziali (Es 40:31) o totali (Lv 13:58; 15:19), ma non costituivano il momento d ingresso nel popolo di Dio. Nei tempi dell A.T. si entrava a far parte del popolo di Dio attraverso la circoncisione (Gn 17:10-12; Es 12:48; Lv 12:3). Chi era già stato circonciso praticava le abluzioni per purificarsi da qualche sorta di contaminazione igienica o rituale. Tuttavia, l idea che attraverso l acqua delle abluzioni uno potesse ottenere una condizione di purità preparò certamente l idea del battesimo cristiano come strumento per ottenere la purificazione dai peccati. 3) Nel Nuovo Testamento chi fu il primo a praticare il battesimo? Matteo 3:1-11: Giovanni il Battista, il precursore di Cristo, fu colui che introdusse il battesimo in epoca neotestamentaria. Andando da Giovanni per essere battezzati, le persone esprimevano l umile consapevolezza di essere impuri, peccatori, e chiedevano che Dio li purificasse, li perdonasse (v. 6). In tal modo si preparavano per l epoca messianica che Gesù avrebbe inaugurato da lì a poco. Gli ebrei praticavano il battesimo per i gentili convertiti al Giudaismo: essendo considerati totalmente impuri essi avevano bisogno di essere totalmente lavati. Giovanni dunque, chiedendo anche agli Ebrei di battezzarsi, chiedeva

123 loro di rinunciare ad una qualsiasi superiorità morale rispetto ai pagani e di riconoscersi bisognosi di salvezza e di grazia come loro. 4) Quando Gesù giunse, praticò il battesimo? Si, Gesù stesso andò da Giovanni per essere battezzato ( Mt 3: 13-15), anche se non ne aveva personalmente bisogno, per identificarsi fin dall inizio del suo ministero con l uomo peccatore (Eb 2:17) e forse per darci un esempio. Cominciò poi a battezzare le persone che andavano a lui, anche se lo faceva attraverso i suoi discepoli (Gv 4:1-2). 5) Il battesimo è un esigenza cristiana? Matteo 28:19-20: L ultimo atto di Gesù, prima di ascendere al cielo fu quello di mandare i suoi discepoli a predicare il suo insegnamento e di battezzare coloro che lo avrebbero accettato: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate.» 6) Chi può essere battezzato? Matteo 28:19-20: Gesù chiarisce che essere battezzato equivale a diventare un suo discepolo, una persona che lo riconosce come maestro e lo segue. Il v. 20 specifica che bisogna anche essere ammaestrati «a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate.» Marco 16:15-16 chiarisce ancora meglio che il primo ordine è quello di predicare il vangelo, e solo quando è stato accolto, si può essere battezzati: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura (1 passo). Chi avrà creduto (2 passo) e sarà stato battezzato (3 passo) sarà salvato.» È evidente che solo chi è consapevole del significato e del valore di Gesù, chi conosce Dio e la sua volontà secondo «tutto» quanto Gesù ha insegnato, e crede in lui costui può e deve essere battezzato. Questa prospettiva esclude il battesimo amministrato a bimbi ignari di quello che altri stanno facendo per loro e su di loro. Quando l eunuco etiope, dopo avere appreso che Gesù era il salvatore promesso, chiese di essere battezzato, «Filippo disse: Se tu credi con tutto il cuore, è possibile. L eunuco rispose: Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio» (Atti 8:37). Questo è un esempio del motivo per cui noi definiamo il battesimo cristiano come un «battesimo dei credenti». 7) In quale forma il battesimo dovrebbe essere praticato? I cristiani praticano il battesimo in due forme fondamentali: per immersione e per aspersione. I motivi per cui riteniamo valida sola prima forma sono i seguenti: 1) La stessa parola «battesimo» significa «immersione». Una traduzione letterale del vangelo sarebbe: «Andate ed immergete la gente.» 22:2

124 2) Il fatto che in occasione di battesimi si sottolinei la presenza di molta acqua. Per versare un po d acqua sul capo del catecumeno, molta acqua non sarebbe necessaria. Matteo 3:6: La gente và al fiume Giordano per essere battezzata da Giovanni. Matteo 3:16: Dopo essere stato battezzato, Gesù «uscì» fuori dall acqua. Giovanni 3:23: Giovanni battezzava a Enon perché lì c era «molta acqua». Atti 8:36-39: L eunuco etiope aspettò per un posto dove ci fosse abbastanza acqua per esservi battezzato e quando lo trovò entro nell acqua. Per l altra forma di battesimo sarebbe bastata un poco dell acqua da bere che certamente portava con sé nel suo lungo viaggio. 3) Il significato che Paolo dà al battesimo, come segno del seppellimento con Cristo, per rinascere ad una vita nuova (Romani 6:3,4). E evidente che solo se si è totalmente immersi nell acqua, questa può simboleggiare una tomba nella quale si è sepolti. 4) Anche il significato fondamentale del battesimo, quello di essere completamente lavati dai nostri peccati per rinascere ad una vita nuova, può essere coerentemente rappresentato da una immersione totale nell acqua (Lc 3:3; 1 Cor 6:11). 8) Cosa dire allora di tutti coloro che sono stati battezzati da bambini e per aspersione? Molti credenti, educati nella Chiesa cattolica o in alcune chiese protestanti dove si pratica il pedobattesimo (battesimo dei bambini), quando scoprono il significato e la forma del battesimo biblico, vivono un problema serio: debbono considerarsi già battezzati o no? Debbono essere ribattezzati? Noi non possiamo giudicare la coscienza altrui ma, secondo l insegnamento evangelico, essi non sono stati ancora battezzati, né in rapporto alla forma (non sono stati «immersi») né alla sostanza (essi non hanno dichiarato la loro fede attraverso il battesimo perché a quel tempo non erano consapevoli, né del loro peccato, né della salvezza e del perdono loro offerti da Gesù). Altri decisero per loro quand erano bambini, ma la fede o l obbedienza sono qualcosa di cui dobbiamo appropriarci personalmente. Nessuno può credere e obbedire al posto nostro. Di conseguenza, non dovrebbero riappropriarsi di questo privilegio di obbedire personalmente al comando di Gesù una volta conosciuta la verità? 9) Il battesimo è, in se stesso, un mezzo di salvezza? 1 Pietro 3:21: «battesimo (che non è eliminazione di sporcizia dal corpo, ma l impegno di una buona coscienza verso Dio)». No, in se stesso, il battesimo è solo un rito che deve esprimere consapevolezza del nostro peccato e fiducia nella grazia di Dio. Se questi elementi non fossero presenti, allora diventerebbe solo un modo per togliere la «sporcizia del corpo», un bagno, potremmo dire. 22:3

125 10) Cosa succede se uno non è stato battezzato? può essere salvato? Dipende dal motivo per cui qualcuno non è stato battezzato. Il ladrone sulla croce ricevette la promessa della salvezza anche se non avrebbe mai potuto essere battezzato. Quello che salva non è il battesimo ma la fede in Gesù che esso esprime (Gv 3:16), e il ladrone aveva proprio questa fede. E tuttavia dobbiamo pensare, che se egli avesse potuto scendere dalla croce e vivere una vita normale, avrebbe certamente espresso la sua fede accettando il comando di Gesù di battezzarsi come tutti gli altri. In altre parole, se non possiamo essere battezzati a causa di situazioni non dipendenti dalla nostra volontà (immagina una persona molto vecchia e malata), questo non impedisce la salvezza. Ma se il non battesimo dipendesse dal rifiuto consapevole di ubbidire a Gesù, potremmo dire ancora di avere fede in lui? 11) Cosa dovremmo fare? Un esempio di ubbidienza al vangelo. Atti 2:37-39: «Udite queste cose, essi furono compunti nel cuore, e dissero a Pietro e agli altri apostoli: Fratelli, che dobbiamo fare? E Pietro a loro: Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Perché per voi è la promessa, per i vostri figli, e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore, nostro Dio, ne chiamerà.» Se hai compreso l amore di Dio per te e il significato del battesimo, sei anche pronto a rispondere allo stesso modo di questi primi uditori del vangelo? Se la tua risposta è positiva, allora la promessa di perdono e quella del dono dello Spirito Santo vale anche per te. Approfondimenti 12) Che cosa pensare dei bambini morti senza essere stati battezzati. Sono perduti? Molti credono che in caso di morte, se non sono stati battezzati, i bambini non possono godere della piena salvezza. Il peccato originale, non consentirebbe loro di essere accolti in paradiso alla presenza diretta di Dio. Non meritevoli dell inferno, essi sarebbero relegati nel limbo, un luogo non di sofferenza ma senza la gioia della presenza di Dio. Oggigiorno, la stessa Chiesa Cattolica ha dichiarato nulla la credenza nel limbo (3 maggio 2007). Vedi comunque una discussione sul significato del peccato originale nello studio 8. 13) Possiamo trovare il caso di battesimo di bambini nella Bibbia? Mai. Ci sono alcuni testi in cui leggiamo del battesimo di «famiglie», cosa che ha portato alcuni ad ipotizzare che dei bambini dovessero esservi inclusi, ma questi non sono mai menzionati. Al contrario, leggiamo di persone che sono in grado di ascoltare e ricevere personalmente il vangelo. Atti ci riporta quattro casi di persone battezzate insieme alle loro «famiglie»: 1. Il centurione Cornelio (10:48; 11:14) 2. La mercante Lidia (16:15) 22:4

126 3. Il custode della prigione di Filippi (16:31-34) 4. Crispo, il dirigente della sinagoga di Efeso (18:4). In alcuni casi almeno, la parola «famiglia» si deve intendere nel senso grecoromano di famiglia allargata, compresi i servi e quanti altri vivevano in un rapporto di dipendenza e di protezione col capo (vedi, ad esempio, Atti 10:7 a riguardo dei due servi di Cornelio). A quel tempo, il pater familias, il capo della famiglia, aveva una grande autorità, ed è altamente probabile che se uno di costoro accettava il vangelo, gli altri lo avrebbero spontaneamente imitato. Ecco perché leggiamo di persone battezzate con la loro «famiglia», ma è evidente, sulla base del significato del battesimo biblico, che ci si riferiva solo a coloro che potevano accettare consapevolmente la fede cristiana. In Atti 16:31-34, ciò è chiaramente affermato: «Ed essi risposero: Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia. Poi annunziarono la Parola del Signore a lui e a tutti quelli che erano in casa sua. Ed egli li prese con sé in quella stessa ora della notte, lavò le loro piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi. Poi li fece salire in casa sua, apparecchiò loro la tavola, e si rallegrava con tutta la sua famiglia, perché aveva creduto in Dio (altra traduzione possibile: si rallegrava avendo creduto in Dio con tutta la sua famiglia ).» Nota i tre elementi: 1) Il Vangelo fu loro annunciato, 2) tutta la famiglia fu battezzata, 3) tutta la famiglia condivide la gioia della fede. 14) Qual è la differenza tra il battesimo di Giovanni il battista e quello di Gesù? Giovanni stesso lo spiega: «Io vi ho battezzati con acqua, ma lui vi battezzerà con lo Spirito Santo» (Mc 1:8. Vedi anche Gv 1:33. Mt 3:11 e Lc 3:16 aggiungono, «e col fuoco»). Il battesimo di Giovanni era segno di pentimento (Mt 3:11) in vista della salvezza di Dio, che stava per manifestarsi attraverso Gesù. Solo in Gesù l amore e la potenza salvifica di Dio avrebbero potuto manifestarsi in tutta la loro pienezza, ed questo è il motivo per cui solo Gesù avrebbe potuto battezzare con lo Spirito Santo, stabilendo cioè una piena comunione tra Dio e gli uomini, perché solo con Gesù la separazione causata dal peccato (Is 59:2) poteva essere eliminata e noi potevamo diventare nuovamente e veramente «figli di Dio» (Rm 8:15,16; Gl 4:6), ricevendo tutta la sua grazia e i suoi doni. 15) Quale relazione c è tra il battesimo e la nuova nascita? Giovanni 3:3-8. Gesù afferma che per «vedere» il regno di Dio, dobbiamo nascere di nuovo, essendo battezzati «d acqua e di Spirito». In altre parole, solo chi abbandona la sua vecchia natura dedita al peccato potrà godere la salvezza di Dio nel suo regno. Per il vangelo è come se in noi ci fossero due persone, la vecchia e la nuova. La vecchia è quella abituata a vivere lontano da Dio, seguendo i suoi propri desideri e le sue vie. Questa persona è condannata a morte perché «il salario del peccato è la morte» (Rm 6:23). La nuova è quella 22:5

127 che ha accolto Gesù, rallegrandosi nella sua grazia (Ef 2:4,5) e obbedendo ai suoi comandamenti (Gv 14:15). La sua ricompensa è la vita eterna (Rom. 6:23). Il problema è che tutti siamo peccatori, e dobbiamo confessare la nostra corruzione domandando perdono a Dio (questo è il significato di essere battezzati «d acqua»). Un altro problema è che, anche se perdonati, non abbiamo comunque alcun potere di vivere in armonia con la volontà di Dio, ed è per questo che abbiamo bisogno di essere battezzati nello Spirito di Dio, illuminati dalla sua saggezza (Ef 1:17; Gv 16:8) e resi capaci dalla sua potenza (Rm 8:1,5,6). Gesù dice che senza di lui non possiamo fare nulla ma che con lui tutto ci è possibile (Gv 15:5; Filip 4:13). Ora che Gesù è in cielo, lo Spirito funge da Consolatore, da Aiuto che Dio manda per essere sempre con noi (Gv 14:16; in 16:7 è lo stesso Gesù che lo manda). Attraverso lo Spirito siamo rinnovati e diventiamo nuove creature abilitati a vivere nel regno incontaminato di Dio. Questo ò quello che significa essere battezzati «nello Spirito». 16) Quando riceviamo il battesimo dello Spirito? Gesù comandò di battezzare «nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo» (Mt 28:19). Possiamo quindi credere che quando siamo battezzati nell acqua, tale atto di fede sia onorato anche dalla presenza e dal battesimo dello Spirito. Tuttavia, solo Dio conosce la realtà del nostro cuore, se abbiamo veramente accolto Gesù, il suo insegnamento e la sua grazia. Dio, nella sua saggezza e conoscenza, può addirittura anticipare il dono dello Spirito prima di quello d acqua, come accadde nel caso di Cornelio (At 10:44-48). A volte invece, il battesimo dello Spirito può avvenire dopo quello d acqua, come accadde ai samaritani e ad alcuni cristiani già discepoli di Giovanni il Battista (At 8:14-17; 19:1-6). Tuttavia, in quest ultimi casi, il battesimo d acqua non è il vero battesimo cristiano, qualcosa manca: o la vera conoscenza di Gesù, o la vera fede in lui e, se questo fosse anche il nostro caso, dovremmo chiederci onestamente quale sia la realtà della nostra esperienza, e dovremmo chiedere a Dio di aiutarci a colmare le nostre lacune. 17) Come possiamo sapere se siamo stati battezzati dallo Spirito Santo? Atti 2: Il vangelo ci dà una risposta molto semplice. Alla Pentecoste, Pietro annunciò che se si fossero pentiti e battezzati nel nome di Gesù. Allora avrebbero ricevuto il dono dello Spirito Santo. In altre parole, se ci siamo veramente pentiti dei nostri peccati e abbiamo veramente accolto Gesù Cristo nella nostra vita, allora possiamo avere la certezza del battesimo dello Spirito, perché dove c è Gesù c è anche lo Spirito. Galati 4:6. Sappiamo che siamo figli di Dio, nati dallo Spirito, perché possiamo andare con fiducia a Dio e chiamarlo «Padre». Se puoi vivere questa esperienza di pieno convincimento che Dio ti ama veramente come un Padre, e se tu 22:6

128 desideri vivere veramente come un suo figlio, allora questo è segno che sei nato dallo Spirito. Galati 5: Se il frutto dello Spirito è in noi, se manifestiamo nella nostra vita i segni della reale conversione cristiana, allora questo è segno che lo Spirito di Dio è in noi. 18) Il battesimo dello Spirito deve essere associato a un dono specifico? Alcuni credenti pensano che il battesimo nello Spirito si manifesta sempre attraverso il dono delle lingue, il dono cioè di sapere parlare miracolosamente e istantaneamente delle lingue sconosciute, siano esse umane o angeliche. Per affermare questa convinzione ci si riferisce abitualmente a quanto accadde alla Pentecoste, quando i discepoli cominciarono la loro predicazione pubblica dopo avere ricevuto il dono delle lingue (At 2:4). Altri due casi sono menzionati in Atti (Cornelio in 10:45,46; e i discepoli di Giovanni in 19:6). Pur onorando le buone intenzioni dei sostenitori di questa idea, dobbiamo dissentire per almeno tre motivi: 1) In tutti i casi menzionati in Atti, le lingue sono lingue umane conosciute anche degli uditori visto che costoro comprendono molto bene quello che si stava dicendo (alla Pentecoste, la gente udì e accolse il vangelo che si stava predicando vedi anche v. 8,11 -; Cornelio e la sua famiglia stavano dando gloria a Dio di fronte ai giudei cristiani che erano andati lì con Pietro, il che significa che questi potevano capire cosa veniva detto; e i discepoli di Giovanni stavano «profetizzando», il ché significa che stavano dando un chiaro messaggio da parte di Dio). 2) Paolo afferma chiaramente che non tutti i cristiani ricevono lo stesso dono: quindi solo alcuni ricevono il dono delle lingue (1 Cor 12:10, 11). Di conseguenza, tale dono non può essere usato come test per sapere se uno ha ricevuto il dono dello Spirito. Questa considerazione è valida anche in rapporto a 1 Corinzi 12, in qualunque modo si interpreti il dono delle lingue di cui si parla in questo capitolo. 3) Uno dei motive per cui il dono delle lingue è particolarmente sottolineato in Atti è che esso permise ai primi discepoli di predicare il vangelo a tutte le genti, come Gesù aveva comandato (At 1:18), o per provare che i pagani stavano ricevendo lo stesso Spirito come i Giudei e che quindi dovevano costituire un solo popolo rompendo i pregiudizi che i Giudei covavano verso gli altri (At 10:47; 11:15). Considerare la Pentecoste come un modello per l esperienza di tutti i cristiani è non biblico e pericoloso. La prima Pentecoste rappresenta il momento in cui la chiesa è equipaggiata con la potenza dello Spirito per cominciare la sua missione (At 1:8), un momento in cui la gloria di Dio è manifestata con potere per attrarre l attenzione della gente. Alla Pentecoste non si manifesta soltanto il dono delle lingue, ma la presenza dello Spirito si rivela con un forte suono come di vento e anche con delle lingue di fuoco che scendono sui discepoli (At 2:2-4). Come nessuno oserebbe dire che per avere la prova di avere ricevuto lo Spirito 22:7

129 dobbiamo udire quel vento e vedere il fuoco scendere su di noi, neppure si può dire che bisogna parlare in lingue. Un momento che può meglio essere considerato come modello per tutti i cristiani è quello in cui Gesù apparve per la prima volte ai suoi discepoli dopo la resurrezione dando loro lo Spirito, la certezza che egli era il vincitore sulla morte e quindi il loro Salvatore, e la missione di annunciare il perdono dei peccati (e la salvezza) nel suo nome (Gv 20:19-23). Questo è il momento in cui i discepoli dubbiosi e spaventati divennero dei veri cristiani, così come accade a noi stessi quando riceviamo Gesù con fede. 19) La fede in Gesù è tutto quello che serve per essere battezzati? Si e no: dipende da cosa vogliamo dire. Come già sappiamo, Gesù chiese ai suoi discepoli di convertire la gente in suoi discepoli, battezzandoli e insegnando loro tutto quello che egli aveva comandato (Mt 28:19,20. Nell originale greco il verbo centrale è «fate discepoli» mentre gli altri due, «battezzandoli» e «insegnando» sono due participi nello stesso tempo presente. Questo indica come nella mente di Gesù le due azioni sono allo stesso livello e non vanno disgiunte). Questo non significa che abbiamo bisogno di conoscere perfettamente tutti i dettagli della rivelazione biblica, altrimenti nessuno potrebbe mai battezzarsi. Significa però certamente che dobbiamo avere una conoscenza degli elementi fondamentali della fede cristiana. Per questo motivo gli Avventisti aiutano i loro amici a prepararsi per il battesimo, condividendo con loro i principali insegnamenti della Bibbia, così che la loro scelta di fede possa essere consapevole e sicura. Alcune esperienze bibliche possono dare l impressione che alcuni siano stati battezzati subito dopo avere udito parlare di Gesù, senza quindi tutto il tempo necessario per una istruzione completa nella fede: il romano Cornelio, l eunuco etiope, il custode della prigione di Filippi, tutti furono battezzati entro poche ore da quando avevano sentito parlare di Gesù. E tuttavia c è qualcosa nella loro esperienza che non permette di usare il oro esempio se non in casi eccezionali. Cornelio conosceva già la fede giudaica e conosceva quindi la legge di Dio: quello che gli serviva era la consapevolezza del significato di Gesù e questa gli fu data dalla testimonianza dell apostolo Pietro e confermata dal miracolo dello Spirito (At 10). L etiope era probabilmente un giudeo o un gentile che viveva la fede giudaica (aveva fatto un pellegrinaggio di migliaia di chilometri per adorare Dio a Gerusalemme). Anche lui aveva soltanto bisogno di sapere che Gesù era il Messia e il suo Salvatore: Filippo, mandato miracolosamente, gli diede la conoscenza di cui aveva bisogno (At 8:35). Il custode della prigione era un pagano ma visse l esperienza di un miracolo che loportò ad attribuire a Paolo una grande autorità. E tuttavia l apostolo si prese del tempo per spiegargli la parola di Dio (At 16:31,32). Anche se breve, fu probabilmente un tempo sufficiente perché potesse comprendere i rudimenti della fede. Data l esperienza 22:8

130 che aveva vissuto, il suo cuore sarebbe rimasto aperto ad imparare ancora anche dopo il suo battesimo. Al tempo dei primi cristiani, ricevere Gesù era così difficile da richiedere un sincero desiderio di servirlo per essere battezzati. Una volta che il desiderio di Gesù era stato espresso, il resto era del tutto naturale e poteva essere specificato successivamente. Dobbiamo anche considerare che l autorità degli apostoli era così grande da non essere messa in discussione: tutto quello che loro insegnavano sarebbe stato fatto. Oggi la situazione è molto diversa: Abitualmente, la gente non accetta il vangelo a causa di un miracolo, e se ce n è uno, probabilmente è un falso miracolo (2 Tess 2:9); l insegnamento non è dato da un apostolo con la sua indiscussa autorità ma da uno strumento umano molto più umile; la cristianità è divisa e non tutti comprendono allo stesso modo né Gesù né il suo insegnamento: bisogna quindi riflettere bene su cosa è vero e cosa è falso, altrimenti, uno potrebbe sentirsi ingannato e manipolato su aspetti importanti della fede cristiana, soprattutto quelli abbandonati o distorti dalla tradizione umana. È quindi anche per onestà nei loro confronti che come chiesa abbiamo scelto di non battezzare nessuno che non abbia avuto una presentazione chiara e completa della nostra fede. Tutto ciò richiede un certo tempo, ma la fatica sarà ricompensata dalla gioia di una conoscenza più ricca e di una fede più solida. 22:9

131 23:1 23. La Cena del Signore* Scopo: Comprendere il significato di questo rito cristiano, secondo solo a quello del battesimo, come segno della grazia e della vita ricevuta da Cristo come individui e come collettività. Introduzione Ogni essere vivente ha bisogno di mangiare e bere. Non possiamo vivere senza una fonte esterna di energia. Nella vita spirituale è lo stesso: abbiamo bisogno di una potenza esterna per diventare ed essere figli di Dio. Uno dei modi più belli ed efficaci usati da Gesù per insegnarci questa lezione è quella che noi chiamiamo Santa Cena, o Cena del Signore. Accadde durante l ultima sera della vita terrena di Gesù. Dopo poche ore Giuda lo avrebbe consegnato nelle mani dei soldati per essere giudicato e ucciso. Si trattava di un momento molto solenne e Gesù stava celebrando la Pasqua, una festa che ricordava la liberazione miracolosa attraverso la quale Dio aveva condotto il suo popolo fuori dalla schiavitù egiziana: stavano per morire lì ma Dio ne fece il suo popolo donandogli un avvenire, una dignità, una speranza. Per obbligare gli Egiziani a lasciarli liberi, Dio mandò loro alcune piaghe e quando queste si dimostrarono inefficaci, Dio annunciò che i primogeniti degli Egiziani sarebbero morti se non avessero lasciato libero Israele, il primogenito di Dio. Il solo modo di sfuggire a questa morte era di porre se stessi sotto il segno protettore del sangue di una agnello sacrificale (Es 11-13). Gesù è l agnello di Dio (Gv 1:29), e sta andando ad offrire la sua vita in sacrificio affinché il suo nuovo popolo possa essere liberato dalla schiavitù del peccato e introdotto in una nuova esperienza di libertà e di vita. Per esprimere questa realtà, Gesù istituisce la Cena del Signore. Cerchiamo di approfondirne il significato. 1. Durante la cena pasquale si usavano del pane azzimo e del vino. Quale significato speciale Gesù attribuì loro? Matteo 26:26-28; Mc 14:22-25; Lc 22: Perché pensi che Gesù paragoni il proprio corpo al pane e il proprio sangue al vino (succo d uva, bevanda)? 2) Paolo come descrive il fatto che non possiamo vivere senza Gesù? Galati 2:20. Credi anche tu che Gesù sia la nostra vita e che non possiamo vivere senza di lui? 3) Perché Gesù comandò di celebrare la Cena del Signore? Luca 22:19; 1 Cor 11:24,25. Perché non dovremmo mai dimenticare quello che Gesù ha fatto per noi? 4) Con questo rito, Gesù cose intendeva istituire? Luca 22:20. Il nuovo patto di grazia nella sua morte, cioè grazie al sacrificio d amore della sua vita.

132 5) Perché Gesù dice che il Patto che sta stabilendo con i suoi discepoli è «nuovo»? Qual era il «vecchio»? Che differenza c è tra i due? Geremia 31: Perché pensi fosse necessario che Gesù morisse per stabilire questo nuovo Patto? (Perché solo di fronte al sacrificio di Cristo possiamo comprendere che Dio è amore, che la sua legge è segno di questo amore, e che vale la pena di vivere in fedele ubbidienza a lui amandolo pienamente!) NOTA: Il N.T. mette esplicitamente in rapporto il nuovo patto annunciate da Geremia con quello stabilito da Gesù (vedi Ebrei 8:8-12; 10:16). 6) Quali sono i risultati del nuovo patto? a. Comprendiamo meglio l amore di Dio. Gv 3:16; 1 Gv 4:8-10. b. Impariamo a ubbidire ai comandamenti di Dio. Gv 14:15; Ger 31:33. c. I nostri peccati sono perdonati. Ger 31:34; Mt 26:28. d. Impariamo ad amarci l un l altro e ad essere un solo corpo. 1 Cor 10:17. 7) Quale importanza questo nuovo patto dovrebbe avere per noi personalmente? 8) Quale altro rito Gesù istituì prima della cena vera e propria? Giovanni 13:1-15: La lavanda dei piedi, il rito dell umiltà e della purificazione continua. Altri testi biblici Gr 31: Il nuovo patto in Gesù. Mt 26:26-29 Istituzione della Cena (Mr 14:22-25; Lc 22:15-20; 1Cor 11:23-25) Gv 6:22-65 Gesù è il vero pane e la vera bevanda. Gv 6:63 Nella Cena del Signore Gesù viene «mangiato» spiritualmente. Gv 10:9; 14:6 Gesù è porta, via (immagini fisiche per illustrare realtà spirituali) 1 Cor 10:14-21 Comunione col corpo di Gesù: unità dei credenti. 1 Cor 11:17-30 La cena del Signore è una esperienza santa. Approfondimenti 1) Quando Gesù dice che il pane è il suo corpo e il vino il suo sangue, dobbiamo intenderlo letteralmente? Vi sono molti motivi per escludere questa interpretazione. 1. In Gv 14:6, Gesù dice chiaramente che le sue parole debbono essere intese spiritualmente. Non è mangiando la sua carne con la nostra bocca che ci nutriamo di Gesù e godiamo della salvezza, ma credendo in lui con tutto il nostro cuore e facendogli posto nella nostra vita (Rm 10:9,10; Gv 3:16; 20:31). 2. Quando Gesù dice «questo è il mio sangue che è sparso per voi», non ha ancora dato la sua vita. Così, almeno in tale momento, quel «questo è» ha un valore non letterale ma simbolico. 23:2

133 3. Dopo avere detto, «questo è il mio sangue», Gesù aggiunge: «Vi dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio» (Mt 26:29). La stessa frase è ripetuta in Marco 14:27 e Luca 22:18. È quindi una frase ritenuta significativa da tutti gli evangelisti sinottici. Questa frase ci dice che per Gesù, quel vino di cui aveva detto «è il mio sangue» rimaneva del semplice vino (o succo d uva: frutto della vigna) che egli stesso avrebbe un giorno bevuto insieme ai suoi discepoli. Sulla scia di questa riflessione, ci chiediamo anche che rapporto ci possa essere tra il corpo reale (o celeste) di Gesù e il sangue e il corpo derivati dalla trasformazione del pane e del vino. Anche credendo nel miracolo della transustanziazione, sul piano della logica, la nuova carne e il nuovo sangue non avrebbero nessun legame organico con il corpo celeste reale di Gesù. In che senso quindi la Comunione metterebbe letteralmente in rapporto con il corpo del Signore? 4. Gesù stesso dice che il rito serviva a ricordare lui (Lc 22:19: «in memoria di me»). Senza volere giocare troppo con le parole, potremmo dire che si ricorda ciò che non c è: se il rito serve a ricordare Gesù, allora Gesù non è letteralmente nel rito. 5. Marco 14:23,24 narra la storia in una forma diversa: Gesù dà prima il vino e invita i discepoli a berlo. Solo dopo che essi hanno bevuto Gesù dice che esso «è il sangue del patto». In questa successione di eventi, ogni prospettiva sacramentale è vanificata. Nella prospettiva cattolica, infatti, sono le parole del sacerdote che trasformano il vino in sangue. Ma questo sarebbe vero solo se le parole fossero dette prima, non dopo che il vino è stato bevuto come invece ha fatto Gesù per Marco. Riconosciamo che la differenza tra Marco e gli altri due sinottici può essere casuale, ma il fatto mostra comunque che gli evangelisti non si preoccupavano della forma perché evidentemente non la vivevano come essenziale al rito: per loro, le parole di Gesù non hanno un valore sacramentale. Conclusione: è evidente che le parole di Gesù debbono essere comprese simbolicamente e non letteralmente. 2. Se la cena del Signore è simbolica, vuol dire che possiamo viverla con superficialità, come se non avesse molta importanza? Per niente: anche i simboli hanno importanza, soprattutto quelli donatici da Dio e noi li dobbiamo considerare con ogni riguardo. Il pane e il vino che riceviamo rappresentano Gesù ed egli è una realtà sacra che onoriamo anche solo parlandone e pensandolo: tanto più quando ne celebriamo la morte attraverso il rito sacro della Cena. Gesù è il nostro amico supremo, il nostro solo Signore e Salvatore. Noi onoriamo dunque i simboli del suo sacrificio. Essi ci parlano del suo amore e offendendoli offenderemmo Gesù stesso. L apostolo Paolo sviluppa questo insegnamento in 1 Corinzi 11: Nota quanto attentamente l apostolo evita di dire che nella cena del Signore noi mangiamo il suo corpo e beviamo il suo 23:3

134 sangue. Quello che mangiamo è del pane e quello che beviamo è una coppa (v. 27), ma, attraverso essi, noi dobbiamo «discernere» il corpo del Signore (v. 29), altrimenti offendiamo il sangue del Signore (v 27). Allo stesso modo noi offendiamo una nazione se disprezziamo la sua bandiera. Ma questo non significa che la bandiera «è» la nazione. 3. In Giovanni 6, perché Gesù insiste così tanto sul fatto che il suo corpo è vero pane e il suo sangue vera bevanda? Perché avevano avuto del pane materiale (Gv 6:26; vedi vv. 1-14) e ne volevano ancora (v. 30,31). Desideravano un Messia che soddisfacesse i loro bisogni fisici. Invece Gesù insegna loro che per avere la vita eterna avrebbero dovuto cercare un cibo migliore: il dono della sua vita. Per questo Gesù afferma che il suo corpo è vero cibo e il suo sangue vera bevanda, Ma, come dice, al v. 63, queste sue parole vanno intese in senso spirituale. Egli è cibo per la vita spirituale non per quella fatta di beni materiali. 4. Cosa significa il termine «transustanziazione»? Si tratta di una parola che viene dal latino e che significa «andare oltre (trans) la sostanza». I teologi cattolici la usano per indicare la loro credenza che quando il sacerdote pronuncia la formula «questo è il mio corpo il mio sangue», la vera natura del pane e del vino cambia, andando oltre l apparenza, per diventare carne e sangue di Gesù. Solo l apparenza esterna del pane e del vino rimarrebbe. In questa prospettiva, attraverso il rito, il corpo e il sangue di Gesù sarebbero offerti nuovamente come un sacrificio reale anche se incruento. La persona del sacerdote assume quindi un importanza straordinaria perché consente al credente di entrare in rapporto fisico e diretto con Cristo, cosa che nessun altro può normalmente fare. 5. Giovanni 6 può sostenere l idea della transustanziazione? Per niente. Il linguaggio è molto diverso. In Giovanni 6, Gesù non sta parlando in rapporto alla Cena. Non sta parlando di un pane che diventa suo corpo ma che il suo corpo, quel corpo con cui si muoveva e parlava, era il vero pane, cosa che non significa evidentemente che Gesù avesse un corpo di pane, come si dovrebbe dedurre se si applicasse lo stesso valore letterale che i Cattolici danno al verbo «è» in rapporto all ultima cena. Per quel che riguarda il suo sangue, non dice neppure che fosse vino ma solo che è «vera bevanda» (v. 55). Molto probabilmente lo stava paragonando a dell acqua (confronta con Giovanni 4:10-14 dove dice che egli è l acqua della vita). 6. Perché gli Avventisti e altri Protestanti rifiutano di considerare la Cena del Signore come un sacrificio? 1. Perché come abbiamo visto, il pane e i vino hanno una funzione simbolica e non diventano letteralmente carne e sangue di Gesù. 2. Perché, come abbiamo visto, la cena del Signore era intesa non come 23:4

135 una ripetizione ma come un memoriale del sacrificio di Gesù. 3. Perché come dice il vangelo, il sacrificio di Gesù non può essere ripetuto essendo stato offerto una volta per sempre (Eb 7:27; 9:11,12,28). 7. La dottrina della transustanziazione quando fu stabilita come dogma della chiesa cattolica? Solo nel 1215, nel corso del IV Concilio Laterano. 8. Prima di questa data, tutti i cristiani credevano nella transustanziazione? Per nulla. Questa dottrina si è sviluppata nel corso dei secoli ed abbiamo prova di una comprensione più vicina al vangelo nei primi secoli della chiesa cristiana: «S. Agostino (verso l anno 400), parafrasando le parole di Gesù scrive: «Comprendete in senso spirituale quello che vi dissi. Non mangerete questo corpo che vedete, e non berrete questo sangue che sarà sparso da quelli che mi crocifiggeranno. Vi ho raccomandato un sacramento che vi darà la vita, se lo intendete spiritualmente e, quantunque sia necessario celebrarlo in modo visibile, bisogna tuttavia intenderlo spiritualmente» 7. S. Giovanni Crisostomo ( ) : «Prima della consacrazione lo chiamiamo pane, ma poi... perde il nome di pane e diventa degno che lo si chiami il Corpo del Signore, sebbene la natura del pane continui in esso» (Enarrationes in Psalmos 98, 9). Teodoreto, vescovo di Ciro ( ) : «I simboli mistici [il pane e il vino] non abbandonano la loro natura dopo la consacrazione, ma conservano la sostanza e la forma in tutto come prima.» Il Papa Gelasio I scriveva: «II sacramento del corpo e del sangue di Cristo è veramente una cosa divina; ma il pane e il vino conservano la loro sostanza nella natura del pane e del vino, e la celebrazione del santo mistero non è certo che una immagine o una similitudine del sacrificio del corpo e del sangue di Gesù». (De duabus naturis in Christo). (Tutti i documenti sono citati in Robert Nisbet, Ma il Vangelo non dice così, Claudiana, Torino 1982, pp. 67, 9). 9. Perché i Cattolici ricevono solo il pane ma non il calice? Essi credono che nella Messa il vino sia stato trasformato nel sangue di Gesù ed assume quindi una sacralità assoluta. Per evitare che delle gocce possano cadere a terra ed essere profanate, se ne scoraggia un uso generalizzato riservandone l uso ai sacerdoti (ma in questi ultimi tempi c è un lieve cambio di tendenza). Si trova una soluzione a questo problema, ricorrendo all idea che attraverso il panecorpo di Gesù, il credente riceve comunque anche il sangue. Questo contrasta però con il comando di Gesù, «bevetene tutti», che evidentemente non aveva le stesse preoccupazioni degli amici Cattolici. 10. Che tipo di vino si dovrebbe usare durante la Cena del Signore? La Pasqua, di cui la Cena del Signore è l ideale continuazione, coincideva con l inizio della festa degli azzimi (Es 12:1-21; Lv 23:5-8). In questa festa doveva essere evitato ogni tipo di lievito. Al tempo di Gesù, la Pasqua era 23:5

136 organicamente considerate parte degli Azzimi (Mt 26:17; Lc 22:1,7). Il pane era non lievitato perché la Pasqua è il simbolo di Cristo e niente di corrotto (così era inteso il processo di lievitazione) poteva rappresentare il sacrificio puro di Gesù (1 Cor 5:8). Gli Avventisti credono che queste leggi e questo principio si applichino, non solo al pane ma anche al vino che deve essere non fermentato. L alcol è fortemente scoraggiato nella Bibbia (vedi lo studio su questo argomento) e non crediamo che possa rappresentare il sacrificio di Gesù. Soprattutto oggi, l alcool è diventato una maledizione e uno strumento di schiavitù e di morte. Gesù vuole invece essere libertà e vita. Per questo noi usiamo puro succo d uva non fermentato. 11. Gli Ebrei moderni possono insegnarci qualcosa sul vino da usare nella cena del Signore? No. Possono solo dirci quale tradizione seguono ma non quale sia la volontà di Dio. La nostra fede è fondata sulla Bibbia ed essi non hanno nessun mezzo per comprenderla meglio di come possiamo fare noi. Nessuno può avere una certezza matematica su quale tipo di vino fosse usato durante la Pasqua, ma sappiamo per certo che gli Esseni erano abituati a bere solo vino dolce non fermentato. Poiché il loro scopo era quello di conservare incontaminati gli antichi riti sacerdotali, la loro abitudine potrebbe avere un certo valore anche in rapporto alla nostra domanda. 12. Qual è il significato della lavanda dei piedi? Giovanni 13:1-15. a. Un primo significato è quello dell umiltà di fronte agli altri. Nei tempi antichi, lavare i piedi di qualcuno significava essere suo servo. Lavandoci i pedi, ci dichiariamo servi gli uni degli altri con amore. b. Un secondo significato, meno evidente, è quello della confessione del nostro stato di peccato. Accettare che qualcuno ci lavi i piedi significa riconoscere che siamo sporchi e bisognosi di purificazione e perdono. Per questo motivo Gesù disse a Pietro che se non si faceva lavare i piedi non avrebbe avuto niente da spartire con il suo Salvatore. c. Un terzo significato è quello di rinnovamento del nostro battesimo. Quando Pietro chiese di essere lavato purificato per intero, Gesù gli rispose che era già lavato e che chi è lavato ha bisogno di lavare solo i piedi. A quel tempo, nelle case della gente comune, i pavimenti erano ricoperti di polvere e le strade ancora di più. Appena uscito dal bagno, chiunque si sarebbe subito sporcati i piedi. Allo stesso modo, una volta ricevuto il battesimo, la nostra vita viene continuamente toccata dal peccato e abbiamo bisogno di ricevere sempre la grazia di Dio. Il rito della lavanda dei piedi ci rassicura del dono continuo della grazia di Dio e ci invita ad offrila continuamente agli altri. 23:6

137 13) Gli Avventisti come e quando celebrano la Cena del Signore? Essi usano sia il pane (non lievitato) e il vino (non fermentato). Ogni volta che celebrano la cena, la fanno precedere dal rito della lavanda dei piedi, uomini con uomini e donne con donne. A causa della lavanda dei piedi, che richiede un certo tempo, e anche per non fare cadere il tutto nella routine dell abitudinarietà, non la celebriamo ogni volta che ci incontriamo. Ogni comunità è comunque libera si stabilire i tempi più convenienti. In genere la si celebra ogni tre mesi. Alcune chiese cristiane pensano che la cena debba essere celebrata solo una volta l anno nel periodo della pasqua. Altri la celebrano ogni giorno o ogni settimana. Noi non crediamo si possa stabilire una norma univoca sulla base del vangelo. Se a Gerusalemme sembra che i cristiani la celebrassero ogni giorno (At 2:46. Confronta con Mt 26:26; Lc 24:30,31; 1 Cor 11:24, dove l espressione «spezzare il pane» si riferisce alla Cena del Signore), si tratta più di una abitudine legata alla loro situazione specifica che ad una legge del Signore. Per questo lasciamo che ognuno si regoli sulla base delle proprie esigenze. 14) Chi può partecipare alla cena del Signore? L apostolo Paolo dice che ognuno deve esaminare la sua propria condizione spirituale, non per rinunciarvi qualora ci sia qualcosa che non va, ma per eliminare il problema e partecipare così onestamente alla celebrazione. Tuttavia, il significato del rito presuppone che chi vi partecipa abbia già accettato Gesù come suo Salvatore e sia stato battezzato per immersione. Noi non escludiamo nessun membro di altre chiese cristiane una volta che abbiamo spiegato il significato che attribuiamo al rito, se in coscienza essi lo condividono. 23:7

138 24. Confessione* Scopo: Capire la necessità e il dovere spirituale della confessione dei nostri peccati liberandola dalle incrostazioni della confessione auricolare. Introduzione Tutti noi portiamo nel nostro cuore dei pesi che ci opprimono, dei rimorsi, la consapevolezza di un peccato o di un torto fatto. Se lasciamo che tutto rimanga nel cuore, diventa come l acqua di uno stagno che non scorre e diventa maleodorante e nocivo. La parola di Dio ci invita invece a tirare fuori questo peso e a liberarcene per ristabilire una condizione di serenità e di pace, per porre rimedio al male fatto ogni volta che è possibile. La pratica della confessione risponde a questa esigenza, ma dobbiamo liberarla da fraintendimenti e pratiche che le si sono associate nel corso dei secoli. 1) Cosa significa «confessione? Significa diventare consapevoli di qualcosa di ingiusto che abbiamo fatto, di uno stato sbagliato del nostro cuore, e riconoscerlo per avere perdono, aiuto, salvezza. 2) Abbiamo esempi di confessione nella Bibbia? * Il profeta Daniele confessa a Dio i peccati del suo popolo (Dn 9:4-19) * Il re Davide confessa a Dio il suo proprio peccato (Sal 51:1-10). 3) A chi bisogna confessare i propri peccati? * A chi Daniele a Davide confessarono i loro peccati? (Sal 51:1; Dn 9:4) * Si tratta di due eccezioni o riflettono un insegnamento biblico generale? (Esd 10:11) 4) Se la nostra confessione è onesta cosa dobbiamo fare dei nostri peccati? (Pr 28:13) 5) Se abbiamo fatto qualcosa di sbagliato contro qualcun altro, cosa dobbiamo fare? * Dobbiamo confessare quanto abbiamo fatto anche a lui (Gc 5:16; Mt 18:15) * Dobbiamo fare ammenda del male fatto (Nm 5:7) 6) Siamo certi che se confessiamo i nostri peccati, Dio ci perdonerà? (1 Gv 1:5-2:2) 7) Grazie a chi possiamo ottenere il perdono di Dio? (1 Gv 1:7; Rm 3:23-24) 8) C è qualche peccato che non possa essere perdonato? Solo quello contro lo Spirito Santo (Mt 12:31). Non perché Dio non voglia perdonarlo, ma perché, rifiutando l azione dello Spirito di Dio, rifiutando la luce che Egli vuole dare alla nostra coscienza (Gv 16:7,8), diventiamo inconsapevoli del nostro peccato e non andiamo a Dio per avere perdono. 9) C è qualche essere umano che possa fungere da mediatore presso Dio per confessare il nostro peccato e farci avere il perdono? Come abbiamo visto, la 24:1

139 Bibbia insegna che dobbiamo confessare i nostri peccati a Dio e che solo lui ha il potere di perdonarci (Mc 2:5-12). Solo Gesù è il nostro mediatore (1 Tm 2:5). 10) Chi dovrebbe confessare il suo peccato? (Rm 3:23) 11) Dovremmo avere timore di andare a Dio per chiedere perdono? Come ci accoglierà se andiamo a lui nel nome di Gesù? (Eb 4:14-16) Approfondimenti 1) Perché Gesù diede ai suoi discepoli il potere di perdonare e ritenere i peccati (Giovanni 20:23), o perché Gesù diede a Pietro il potere di legare e sciogliere (Matteo 18:18)? Gesù non diede questo potere solo a Pietro o agli Apostoli ma a tutta a chiesa (Mt 18: Nota che qui, «chiesa» non si riferisce solo al clero ma a tutta la comunità dei credenti), a tutti coloro che hanno ricevuto lo Spirito Santo (Gv 20:21,22). Questa autorità non è quella di prendere il posto di Dio, ma di rappresentarne il volere nell applicazione della disciplina ecclesiastica (come accade in Matteo 18:15-19) o predicando il vangelo della salvezza in Gesù (come accade nel contesto di Giovanni 20:21): se il popolo lo accetta sarà salvato, se lo rifiuta sarà condannato. Pietro o gli altri apostoli non hanno mai insegnato che i peccatori dovessero andare da loro per avere perdono, ma solo da Dio (At 8:20-22). (Per più informazioni sull autorità della chiesa vedi lo studio successivo su Pietro e il fondamento della Chiesa cristiana.) 24:2

140 25. Pietro e il fondamento della chiesa cristiana* Scopo: Liberare la fede cristiana dall idea che la chiesa possa essere fondata su un uomo e riaffermare l esclusiva posizione di Cristo come fondamento della chiesa. Introduzione Abbiamo così tanto in comune con i credenti cattolici ma ci sono anche molte differenze che non possiamo onestamente ignorare. Una tra le più importanti riguarda l autorità all interno della chiesa. La Chiesa cattolica insegna che Gesù ha dato alla chiesa un capo visibile in Pietro e nei suoi successori (i vescovi di Roma) in quanto «roccia» sulla quale si dovrebbe reggere tutta la cristianità. Noi crediamo invece che la pietra di fondazione della chiesa non sia un uomo ma Gesù stesso, e che troviamo una guida affidabile nella Parola di Dio. Vediamo cosa dice la Bibbia. 1) Gesù ha fondato una chiesa? Certo! (Mt 16:18) 2) Quando Gesù dice a Pietro, «tu sei Pietro (petros), e su questa pietra (petra) edificherò la mia chiesa, e le porte del soggiorno dei morti non la potranno vincere,» chi è la «pietra» su cui la chiesa sarà edificata? (Mt 16:18). Il testo è complesso e ne offriamo qui una spiegazione tradizionale. Per comprendere ciò che Gesù intendeva dire, dobbiamo considerare il contesto immediato e generale. A. Gesù sta paragonando la Chiesa cristiana ad un tempio solido costruito sulla roccia. B. L apostolo Paolo, usando un immagine simile, dice che questo tempio è fatto di pietre viventi, di persone che accettano Gesù quale loro salvatore (Ef 2:18-22). Egli dice anche che Gesù è la pietra angolare a partire dalla quale questo tempio è costruito. L apostolo Pietro offre lo stesso identico insegnamento (1 Pietro 2:2-8). C. Sulla scia di questa immagine, usata sia da Cristo che dagli apostoli, una persona diventa una pietra della chiesa quando accetta Gesù quale Salvatore che viene da Dio. Pietro ha appena confessato questo (Mt 16:16), ed è questa sua testimonianza di fede che permette a Gesù di definire Pietro un «petros», una pietra nella Sua chiesa. D. Questo non significa che Pietro sia la Roccia sulla quale la chiesa è fondata. Una tale interpretazione conraddirebbe quanto abbiamo già visto, cioè che Gesù è il primo elemento fondante della chiesa. D altronde, se Gesù avesse desiderato dire questo, avrebbe detto: «Tu sei petros e su questo petros edificherò la mia chiesa.» Dice invece: «Tu sei petros (che significa «pietra, sasso») e su questa petra (che significa «roccia solida») io costruirò la mia chiesa.» Perché Gesù cambia la parola? Perché «petros» è un termine appropriato per Pietro che, attraverso la sua confessione di fede, acquisisce il diritto di diventare pietra vivente nell edificio spirituale che è la chiesa cristiana, mentre «petra» è appropriata per rappresentare Gesù stesso, la Roccia che tutto sostiene (per Gesù quale Roccia, vedi anche 1 Cor 10:4). 25:1

141 E. La conclusione è: la roccia su cui si regge la chiesa cristiana non è un uomo ma Cristo stesso, che noi dobbiamo riconoscere e confessare, seguendo l esempio di Pietro, quale Messia, il Salvatore figlio dell Iddio vivente. 3) L interpretazione appena vista, è qualcosa di moderno inventato per contraddire l autorità papale? No, è basata sulla Parola di Dio ed è esistita nella stessa Chiesa cattolica per più di mille anni. L arcivescovo Pietro Richard Kenrick, in un opuscolo preparato per il Concilio Vaticano, elenca 5 interpretazioni date dai primi Padri della chiesa: 17 padri dicono che la roccia è Pietro; 8 dicono che è formata da tutti gli apostoli; 44 dicono che è la fede di Pietro, non la sua persona; 16 dicono che è lo stesso Gesù che Pietro aveva confessato; altri dicono che è formata da tutti i fedeli che credono che Cristo è il Figlio di Dio e che sono costituiti come pietre viventi nel tempio che è la chiesa (From An Inside View of the Vatican Council, 1872, pp ). È facile vedere come, in un modo o nell altro, la stragrande maggioranza (44+16) di questi pareri sostengano la tesi che abbiamo presentato. Anche un papa, Gregorio VII ( ), sapeva che la Roccia era Gesù e non Pietro, come si vede da una famosa scritta inviata con una corona a Rodolfo di Svevia: «Petra dedit Petro, Petrus diadema Rudolpho.» Significa: «La Roccia (Gesù) (la) diede a Pietro, e Pietro (nella persona del Papa) dà (ora) la corona a Rodolfo.» (Da Philip Shaff, History of the Christian Church, 1902, Vol. 3, p. 303). 4) In Matteo 16:19, Gesù dà a Pietro le chiavi del regno dei cieli: «Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli.» Quest autorità è data solo a Pietro o a tutti quelli che come Pietro confessano Gesù e diventano parte della chiesa? Cosa sono queste chiavi? A. Gesù stesso insegna che ciò che apre la porta dei cieli è la conoscenza del vangelo (Lc 11:52). Comprendiamo così che le chiavi date a Pietro sono l autorità e il privilegio di predicare il vangelo di Gesù. (Vedi anche Gv 6:68; 1 Pt 1;23; Rm 10:13-17). A coloro che accettano il vangelo viene aperta la porta del cielo, a coloro che lo rifiutano viene chiusa. B. La missione di predicare il vangelo fu affidata a Pietro, non perché fosse una persona speciale ma perché aveva accettato Gesù. Accettando Gesù, diventiamo membri della sua chiesa ma anche suoi testimoni. Questo vale per Pietro come per tutti i cristiani. (Confronta Ef. 2:20-22 con 2 Cor 3:3; 1 Pt 2:5 con il v. 9). C. A volte, sulla base della conoscenza del vangelo, la chiesa è chiamata a giudicare l adeguatezza di una persona al regno dei cieli. In questo caso, lo sciogliere o il legare equivalgono a quella che chiamiamo «disciplina ecclesiastica». Tale disciplina non è però affidata ad una persona singola, ma a tutta la comunità cristiana (Mt 18:15-18). 25:2

142 D. Se la chiesa può essere uno strumento per aprire le porte del regno, solo Gesù è colui che realmente tiene le chiavi nella sua mano (Ap 3:7) e la chiesa può solo cercare con umiltà di interpretarne la volontà. 5) In Giovanni 20:19-23, il Risorto diede ai discepoli il privilegio di perdonare o di ritenere i peccati. Questo non dà ai vescovi e ai sacerdoti un autorità del tutto speciale? A. Noi non lo crediamo. Come per il testo di Matteo già considerato, notiamo anche qui che Gesù non attribuisce alcun privilegio a una o a poche persone, ma a tutti quelli che credono in lui. In questo testo di Giovanni, Gesù non si sta rivolgendo a Pietro o agli apostoli soltanto, ma a tutti i discepoli riuniti nella stanza. Non sappiamo chi altri c era ma certamente vi erano altri oltre gli apostoli, compresi i due discepoli che avevano incontrato Gesù sulla via di Emmaus (Lc 24:33). B. Ancora una volta, come per i testi precedenti, quello che Gesù dice a proposito del perdono dei peccati è correlato alla predicazione del vangelo (Gv 18:21). Comprendiamo così che Gesù diede a tutti i discepoli, non il potere arbitrario di decidere chi dovesse o non dovesse essere perdonato, ma il privilegio e la responsabilità di condividere con gli altri la conoscenza del vangelo che solo può salvare dalla condanna del peccato. 6) Possiamo trovare una prova di questo fatto? Si! Né Pietro né alcun altro apostolo ha mai preteso di perdonare qualcuno per una propria autorità. Essi invitavano invece a pentirsi e ad andare a Dio per ricevere perdono. (At 8:20-22; 2:38; 5:31; 10:43; 13:38; 26:15-18). 7) Dobbiamo allora dire che Pietro non ha alcuna autorità nella chiesa cristiana? No, non diciamo questo. Ma la sua autorità è diversa da quella che i Cattolici gli attribuiscono. Consideriamo i fatti seguenti. A. Pietro fu scelto per rappresentare Gesù dando testimonianza della sua vita e del suo insegnamento (Lc 6:13; At 1:21,22): gode cioè dell autorità apostolica di essere un testimone autorizzato di Gesù. Tuttavia, egli condivide questa autorità con gli altri apostoli. B. Questo insegnamento è confermato dall apostolo Paolo quando dice che la Chiesa è edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti, «essendo Gesù stesso la pietra angolare» (Ef 2:20). Pietro viene posto allo stesso livello degli altri apostoli ai quali sono affiancati anche i profeti. Tutti costoro condividono la funzione di fondamento della chiesa perché erano diretti beneficiari dell insegnamento di Dio. C è, è vero, un testo in cui Pietro è definito colonna della chiesa, ma condivide questo titolo con Giacomo e Giovanni (Gal 2:9) e Apocalisse 3:2 lo dice di tutti coloro che vingono la loro guerra spirituale per Cristo. 8) Se il Papa e i vescovi sono i successori degli apostoli, non significa questo che dobbiamo essere loro sottomessi? 25:3

143 Ciò che rendeva gli apostoli speciali era la loro relazione particolare con Gesù. Come sappiamo dalla loro stessa storia e dalla procedura adottata in Atti 1:21-26 per cercare un sostitito di Giuda, essi dovevano 1) essere testimoni oculari del ministero di Gesù ed 2) essere scelti direttamente da lui. Non chiunque poteva prendere il posto di Giuda se non qualcuno che aveva seguito Gesù durante tutto il suo ministero. Due sole persone furono trovate che soddisfassero questa condizione e non decisero loro stessi chi dovesse essere il prescelto, ma lasciarono che fosse Dio. Né il papà né i vescovi presentano queste caratteristiche e non possono essere considerati successori degli apostoli. La Bibbia non prevede nessuna funzione quale quella papale e quanto ai vescovi, detti anche «anziani» (At 20:17, 28; 1 Tim 4:14), il loro è un ministero diverso da quello apostolico. 9) in che modo possiamo allora edificare noi stessi sul fondamento degli apostoli e dei profeti? Lo scopo principale degli apostoli era quello di dare testimonianza dell insegnamento di Gesù. Stando così le cose, il loro ministero non si conclude con la loro morte. Il loro insegnamento è stato messo per iscritto ed è a nostra disposizione ancora oggi. La Bibbia è la parola dei profeti (Antico Testamento) e degli apostoli (Nuovo Testamento). Ascoltando la Bibbia, noi onoriamo il ministero che il Signore ha affidato a queste persone e diventiamo parte della vera chiesa di Gesù. Approfondimenti 1) A riguardo della differenza tra petros e petra in Matteo 16:18. La differenza tra petros e petra esiste sono nel testo greco usato da Matteo per raccontare la storia, mentre la lingua originale di Gesù era l aramaico e in questa lingua non c è alcuna differenza tra le due parole. Ne conseguirebbe, pensano alcuni teologi, che per Gesù, Pietro-petros è identico alla roccia-petra sulla quale la chiesa sarebbe stata fondata. La nostra risposta è che se Matteo, un apostolo di Gesù, perfettamente in grado di capire anche lui l eventuale aramaico usato dal Signore, ha scelto di distinguere le due parole, questo significa che si rendeva conto della possibilità di un fraintendimento delle parole del maestro e, guidato dallo Spirito Santo, ha evitato una tale possibilità dandoci l esatto significato dell insegnamento di Gesù. Matteo è la sola realtà disponibile e sulla sua base soltanto possiamo e dobbiamo sviluppare la nostra comprensione dell insegnamento di Cristo e della stessa chiesa cristiana. 2) Situazione storica della chiesa primitiva: collegialità e non episcopato monarchico. Tutto il discorso sul primato di Pietro, su cui si regge il concetto di autorità papale, presuppone che Pietro sia stato il primo papa e che in quanto tale abbia governato su tutta la chiesa nella sua funzione di vescovo di Roma. Tale visione contrasta però con i dati biblici e storici. Questi ci dicono che: A. Ogni comunità cristiana era inizialmente guidata da un collegio di anziani o vescovi (At 15:6; 20:17,28; 1Tm 4:14; Tit 1:5; Gc 5:14) e che solo successivamente, dal secondo secolo, tra questi anziani emerse la figura di un leader di cui gli altri diventavano assistenti. 25:4

144 B. Dopo la morte degli apostoli, per diversi secoli, ogni comunità era indipendente, sotto la guida dei loro vescovi-anziani prima, e del vescovo dopo. Solo a poco a poco, i vescovi delle chiese più grandi e rappresentative cominciarono ad estendere la loro influenza sulle comunità più piccole che ruotavano attorno a loro. Ci volle dell altro tempo perché, tra queste comunità, emergesse quella di Roma con il suo vescovo, che a poco a poco, e non senza contrasti, diventò il Papa. Interpretare la figura e il ruolo di Pietro alla luce di questi sviluppi storici successivi è un procedimento del tutto improprio. Mt 20:20-28 At 15:13 1Cor 3:11 Gl 2:9 Gl 2:11-14 Ap 21:14 Altri testi importanti I discepoli discutono su chi sia più importante. Giacomo e non Pietro leader del primo concilio. Nessuno può porre altro fondamento oltre Cristo Gesù. Pietro è colonna della chiesa, ma insieme a Giacomo e Giovanni. (Mt 17:1; Mc 5:37; 14:33). Paolo riprende Pietro pubblicamente. Tutti gli apostoli sono fondamento della Gerusalemme celeste. 25:5

145 26. Preghiera Scopo: Capire e vivere l esperienza come dialogo umile con Dio per lodarlo, e ricevere luce e aiuto. Introduzione Ellen G. White definiva la preghiera «il respiro dell anima». Come non possiamo vivere fisicamente senza respirare, così, spiritualmente, non possiamo vivere senza pregare. 1) Cos è la preghiera? Filippesi 4:6. Un dialogo con Dio in cui apriamo a lui il nostro cuore e cerchiamo la sua voce. Oltre ai nostri bisogni, la preghiera dovrebbe includere anche: 1. La lode (Sal 100:4; Ap 19:5) 2. La riconoscenza (Col 4:2) 3. La preghiera per gli altri (Col 4:3; Ef 6:18,19) 4. L ascolto della voce di Dio. La preghiera non può essere solo un parlare senza ascolto. L ascolto si ha quando ci predisponiamo affinché la risposta di Dio operi nella nostra vita con la nostra collaborazione, quando la voce dello Spirito trova un cuore sensibile. Anche la meditazione della Parola di Dio può essere considerata parte dell esperienza della preghiera. 2) A chi debbono essere rivolte le preghiere? Filippesi 4:6. Cosa ci insegnò Gesù? Matteo 6:9. Di fronte al cattolicesimo, con la sua schiera di mediatori, affermiamo che la preghiera direttamente rivolta a Dio è il privilegio irrinunciabile che il Padre celeste dà a tutti i suoi figli. Di fronte al secolarismo che entra nella cristianità, affermiamo che la preghiera non è solo un esame psicologico interiore ma un rapporto reale con un Altro al di fuori di noi, da non confondere con la ricerca del proprio io comune nelle pratiche ascetiche orientali. 3) Quale esempio di preghiera ci diede Gesù? Matteo 6:9-14. Non si tratta di una preghiera da imparare a memoria, per quanto possa essere auspicabile. Essa non è mai ripetuta nell esperienza della chiesa narrata nel N.T. Si tratta piuttosto di un esempio di preghiera, caratterizzato dalla semplicità, da un dialogare con il Padre diretto, fiducioso e altruista. Possiamo certamente usarla in momenti liturgici comunitari. Possiamo anche usarla come preghiera personale ma se ci limitassimo ad una recita a memoria faremmo il contrario di quello che Gesù ci vuole insegnare. Perché non provare a commentare insieme questa preghiera? 26:1

146 4) Molti hanno paura di non sapere pregare. Quale consolazione ci dà il vangelo? Matteo 6:7,8: Possiamo imparare. Cosa ci insegna sulle preghiere ripetute meccanicamente? Romani 8:26: Lo Spirito ci sostiene e intercede per noi. 5) E possibile pregare gli uni per gli altri? Matteo 5:44; Efesini 6:18; Colossesi 4:3. Pregare gli uni per gli altri è segno di amore e di responsabilità. Chi prega per l altro non è necessariamente migliore o più meritevole, ma si appella all amore perfetto di Dio. Tutti abbiamo il dovere di pregare per gli altri, e tutti abbiamo il bisogno che gli altri preghino per noi. È un esperienza umile e reciproca. 6) Possiamo pregare i santi perché preghino Dio in nostro favore? No! Come abbiamo visto, le nostre preghiere vanno rivolte direttamente a Dio. In tutta la Bibbia non troviamo mai una preghiera rivolta ad altri se non a Lui. Così non è per caso, ma perché questo è l insegnamento che Dio ha dato. 7) Ma se Paolo chiede alla chiesa di pregare per lui perché non possiamo chiedere ai santi di pregare per noi? Non sono anch essi parte della chiesa? Si, lo sono. Ma le persone che la gente considera Santi sono morte e i morti non sanno nulla (Ec 9:19. Vedi lezione sullo stato dei morti). Un altro problema nasce dal modo di concepire il ruolo dei santi: il loro aiuto è invocato perché si suppone che essi siano più santi degli altri e che per questo abbiano acquistato dei meriti speciali davanti a Dio, grazie ai quali possono conquistare la benevolenza di Dio a nostro favore. In questa prospettiva noi siamo fuori della grazia di Dio (Rom 3:24) e non Lo onoriamo. Nel vangelo siamo invitati a pregare gli uni per gli altri non perché gli uni siano migliori degli altri, ma semplicemente perché siamo la famiglia di Dio e la preghiera esprime l amore reciproco, il nostro essere famiglia davanti al Padre comune. Quando Paolo chiedeva alla chiesa di pregare per lui, a chiesa non era spiritualmente più elevate di lui. 8) Nel nome di chi le preghiere debbono essere rivolte a Dio? Nel nome di Gesù(Giovanni 14:13,14). Pregare nel nome di Gesù, significa (1) riconoscere la nostra indegnità davanti a Dio, (2) fare appello a Dio in virtù dello stesso amore che Dio ha espresso per noi attraverso Gesù. Non si tratta quindi di considerare Gesù più benevolo del Padre ma espressione del suo amore (Gv 14:7,9; 15:9). 9) Gesù che cosa ci ha insegnato riguardo ai mediatori quando preghiamo? Giovanni 16:26,27. Noi preghiamo nel nome di Gesù, il nostro solo mediatore (1 Tim 2:5). Gesù è il nostro «avvocato» presso Dio (Gv 2:1,2). Ma, allo stesso tempo, Gesù dice che lui non ha bisogno di convincere il Padre ad essere benevolo nei nostri confronti «perché il Padre stesso vi ama». L immagine dell avvocato è lì, non per dirci che Dio ha bisogno di essere convinto ma per 26:2

147 convincere noi ad avere fiducia di essere accolti da Dio nonostante la nostra indegnità. Ricorda che Gesù venne per manifestare l amore già esistente di Dio (Gv 3:16), non per convincere Dio ad amarci. 10) Con che sentimento dobbiamo presentarci davanti a Dio? Ebrei 4: Dio ha mandato il Figlio per salvarci. Gesù è il creatore di tutto l universo (Gv 1:1-3), eppure si è fatto come noi, umiliandosi fino a morire della morte infamante della croce (Filip 2:5-11). Così ha fatto, per convincerci del fatto che Dio ci ama profondamente. Eppure, nonostante questo, se pensiamo di avere bisogno di altri esseri umani per aiutarci davanti a Dio, allora perché Gesù è morto? Ma se accogliamo Gesù come nostro Salvatore, Mediatore ed Amico, allora, con lui, abbiamo tutto (Rm 8:17,32). 26:3

148 27. Una vita santa 1) Gesù ci ha salvati e grazie a lui abbiamo conquistato una nuova dignità, abbiamo dei nuovi obiettivi, impariamo a vivere una vita nuova in un modo nuovo. Tutto questo come può essere espresso in modo sintetico? 1 Pietro 1: 15: Come colui che vi ha chiamato è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta. 2) Cosa significa essere santi? La santità è la caratteristica principale di Dio come essere diverso e più elevato di tutto quello che esiste nel nostro mondo attuale. Egli è giusto, amorevole, altruista, veritiero, puro Come Pietro dice in 1 Pietro 1:17, se Dio è nostro Padre, noi dovremmo assomigliargli, vivendo la nostra vita in modo tale che Dio possa esserne onorato in tutto quello che facciamo. Efesini 1:3-6 usa il verbo santificare come sinonimo di essere irreprensibili dinanzi a lui a Lode di Gesù. 3) L apostolo Paolo in quale altro modo esprime lo stesso concetto? Galati 2:20: Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me. Come possiamo applicare questo principio alla nostra vita? 4) L apostolo Giovanni come si esprime a riguardo? 1 Giovanni 2: Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno. 5) In che modo questi principi possono essere applicati al nostro modo di vestirci? Questo riguarda solo le donne? 1 Pietro 3:3,4: Il vostro ornamento non sia quello esteriore, che consiste nell intrecciarsi i capelli, nel mettersi addosso gioielli d oro e nell indossare belle vesti, ma quello che è intimo e nascosto nel cuore, la purezza incorruttibile di uno spirito dolce e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran valore. 1 Timoteo 2:9,10: Allo stesso modo, le donne si vestano in modo decoroso, con pudore e modestia: non di trecce e d oro o di perle o di vesti lussuose, ma di opere buone, come si addice a donne che fanno professione di pietà. 27:1

149 Quale principio generale possiamo applicare a questo argomento e ad altri simili? 1 Corinzi 10:31: Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio. Altri testi 2 Pietro 3:10-12: Fine di questo mondo e santità di vita. Isaia 3:16-24: Gioelleria e orgoglio. Ezechiele 16:8: L amore copre la nudità. 27:2

150 28. La legge e la grazia Noi sappiamo già di essere salvati per grazia. Gesù ha dato la sua vita per questo e noi non possiamo pagarlo in alcun modo per quello che ha fatto. Dobbiamo solo ricevere il suo amore ed amarlo a nostra volta con piena fiducia. Accettando Gesù, i nostri peccati sono perdonati e il nostro rapporto con il Padre celeste è pienamente restaurato. Ma cosa succede una volta che abbiamo accettato la grazia meravigliosa di Dio? Continueremo a disubbidire a Dio o impareremo ad ubbidire proprio perché lo amiamo e abbiamo fiducia in lui? 1) Cos è la grazia? È un atto gratuito, un dono immeritato, che qualcuno offre a favore di un altro. Dio è l esemplificazione suprema della grazia: Ebrei 4:16: «Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.» Per il cristiano tutto è grazia di Dio. Senza di lui non esisteremmo neppure, non avremmo consapevolezza della nostra natura, non avremmo una luce e una speranza. 2) Cosa insegna la Bibbia su come si ottiene la salvezza? a. L uomo è un peccatore condannato a morte: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rm 3:23); «perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 6:23). b. L uomo non può diventare giusto con le sue forze (Ger 13:23). c. La salvezza viene solo dalla grazia di Dio attraverso Gesù. Romani 3:24: «ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.». Efesini 2:8: «Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio.» 3) È importante sapere che siamo salvati solo per grazia? Efesini 2:8 a. Elimina la presunzione umana. Come insegnava Gesù, dopo avere fatto tutto il bene possibile dobbiamo dire: «noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare» (Lc 17:7-10). In Romani 3:24 Paolo aggiunge che la salvezza per grazia (v. 23) elimina ogni vanto da parte nostra. b. Rende la salvezza certa perché fondata, non sull incertezza della nostra capacità, ma sulla certezza dell amore di Dio. Ebrei 4:16: «Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.» 28:1

151 Ebrei 6:19: «Questa speranza la teniamo come un àncora dell anima, sicura e ferma, che penetra oltre la cortina.» Vedi anche Ebrei 10:22. c. Offre pace spirituale e fiducia per il futuro: «Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore» (Rm 5:1). d. Elimina molte distorsioni della fede cristiana come la dottrina dei meriti, il bisogno del purgatorio, delle penitenze, dei santi, delle indulgenze, delle messe per i morti. 4) Molte volte leggiamo che siamo salvati per grazia, ma molte volte che lo siamo per fede? (Rm 1:7; 5:1; Gl 3:11; 3:24 ecc). Che rapporto c è tra la grazia e la fede? La fede è la risposta umana alla grazia di Dio, la fiducia che abbiamo nel suo amore, nella sua misericordia. La salvezza nasce per iniziativa di Dio che ci ha amato e dato Gesù per noi quando noi eravamo peccatori e nemici (Rm 5:10; 1 Gv 4:19), quando erravamo lontani da lui e da ogni speranza. Conquistati dall amore, impariamo a fidarci di Dio e umilmente cominciamo a camminare nuovamente con lui. Nella Bibbia, avere fede è sempre avere fede in qualcuno, in Dio. Quando la Bibbia ci dice che la salvezza è per grazia, ci invita a guardare all amore di Dio, unico fondamento della speranza, e quando ci dice che la salvezza è per fede, ci invita a rispondere con fiducia e riconoscenza. Grazia e fede sono come le due facce della stessa medaglia. L apostolo Paolo le unifica nel testo seguente: «Perciò l eredità è per fede, affinché sia per grazia» (Rm 4:16). Immagine: La grazia è la mano di Dio che offre, la fede la mano dell uomo che si tende per ricevere. 5) Il fatto che siamo salvati per grazia, elimina la necessità della nostra ubbidienza alla legge di Dio? No! Al contrario, il vangelo insegna che Gesù non ha abolito la legge ma l ha confermata, estesa e purificata (Matteo 6:17-20) Noi non possiamo vivere nel peccato con la scusa della grazia (Rm 6:1,2. Vedi anche 1 Gv 3:4). I cristiani non sono solo quelli che dicono di credere in Dio, ma coloro che gli ubbidiscono. (Mt 7:21) 6) Qual è il motivo migliore per ubbidire ai comandamenti di Dio? L amore! Gesù disse: Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti. (Giovanni 14:15) 28:2

152 Dobbiamo servire Dio perché Dio ci ama per primo (1 Gv 4:19), non per conquistare dei meriti o la stessa salvezza. Pensiamo insieme Tutti i cristiani attribuiscono ai dieci comandamenti una grande importanza, ma solo pochi cercano di onorarli veramente. Alcuni hanno anche cambiato il loro contenuto. Altri li hanno semplicemente messi da parte. Cosa faremo noi? Amiamo Gesù abbastanza per fidarci di lui ed ubbidire ai suoi comandamenti così come lui ce li ha dati? Approfondimenti 1) Come mai i protestanti in genere vedono nell Apostolo Paolo un antagonista della legge? Qual era la sua vera posizione? Il protestantesimo attuale è nato come reazione alla religiosità cattolica che enfatizza ed enfatizzava ancora di più in passato una via di salvezza fondata sulle opere dell uomo. Per contrasto, riscoprendo il valore della grazia, hanno reagito spesse volte assumendo un atteggiamento antinomistico, cioè contro la legge (nomos). Siccome la riscoperta della salvezza per grazia è avvenuta sulla base principale della riscoperta del messaggio di Paolo, l apostolo è stato visto anche lui come rappresentante di una posizione contraria alla legge. Oggi la situazione è però notevolmente cambiata tra gli studiosi. Per comprendere Paolo sono da evidenziare i seguenti fatti: 1) Paolo, fondandosi sulla sua sicurezza umana (opere della legge) aveva perseguitato Cristo e la chiesa (At 7:59-8:3; 9:1; 1 Co 15:9 ). 2) La salvezza era arrivata a lui attraverso una rivelazione improvvisa e inaspettata di Cristo e della sua grazia (At 9:3ss). Questo gli aveva fatto capire che l uomo non è in grado di trovare con le sue forze la via della salvezza e che si vive solo della grazia di Dio attraverso Gesù. 3) Egli questo predica come vangelo di Cristo: che la salvezza è solo per grazia senza le opere della legge (Rm 3:28). 4) L enfasi posta sulla grazia rischia di creare dei fraintendimenti di cui lui stesso (Rm 3:8) e l apostolo Pietro (2 Pt 3:14-16) danno testimonianza. 5) Per evitare fraintendimenti, egli chiede continuamente: visto che siamo salvati per grazia, significa questo che dobbiamo fare a meno della legge? La sua risposta è sempre un me genoito, così non sia, «no di certo», un espressione che si trova ben 13 volte nelle sue lettere soprattutto in Romani (3:4,6,31; 6:2,15; 7:7,13; 9:14; 11:1,11), la 28:3

153 lettera per eccellenza sulla giustificazione per fede (), due in Galati (2:17; 3:21) dove il tema viene ripreso e una volta in 1 Corinzi 6:15. la maggior parte di questi testi vogliono evitare fraintendimenti legati alla necessità di ubbidire alla legge. 6) Paolo ci tiene a confermare il valore della legge, la sua spiritualità e la sua perpetuità (Rm 3:31; 6:2ss; 6:15; 7:12-16). Egli afferma che la legge non può essere osservata dagli uomini carnali ma deve esserlo da quelli rinnovati dallo Spirito (Rm 8:4). In 1 Cor 7:19, distingue tra le leggi rituali di cui faceva parte la circoncisione e i comandamenti di Dio che rimangono: «La circoncisione non conta nulla, e l incirconcisione non conta nulla; ma ciò che conta è l osservanza dei comandamenti di Dio.» 7) Paolo non è dunque contro l osservanza dei comandamenti, anzi Egli è contro l osservanza legalistica della legge, vissuta cioè per acquistare meriti. Una volta chiariti questi fatti, si vedrà che Paolo non presenta alcun problema se non quello di qualche modo di esprimersi un poco complicato. 2) Come mai Giacomo 2:20-26 dice che la fede senza le opere è nulla e che noi siamo salvato anche per opere? È forse contrario all insegnamento di Paolo? No, non è in contrasto con Paolo ma con un modo sbagliato di comprendere la salvezza per grazia (per fede). Mentre Paolo reagiva spesso contro coloro che si fondavano sulle loro opere, enfatizzando la grazia come solo mezzo di salvezza, Giacomo si oppone a quelli che fanno della grazia una scusa per non essere più ubbidienti e sottolinea quindi la necessità delle opere. Ma entrambi riconoscono che la grazia non esclude le opere e che le opere debbono essere frutto della fede. 3) In Colossesi 2:13-14, Paolo dice: «Voi, che eravate morti nei peccati e nella incirconcisione della vostra carne, voi, dico, Dio ha vivificati con lui, perdonandoci tutti i nostri peccati; egli ha cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci condannavano, e l ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce». Significa questo che la legge è tolta via dalla croce di Cristo e che come cristiani non siamo più tenuti ad osservarla? Se così fosse, Paolo insegnerebbe un cristianesimo libertino e immorale che giustificherebbe non solo l adulterio, ma anche il furto, l omicidio ecc. La parola greca per «documento» (cheirografon) si trova solo qui in tutta la Bibbia e questo permetteva una qualche incertezza sul significato. Molti hanno così compreso che si trattasse della legge, probabilmente per la vicinanza dell alra parola «comandamenti», ma anche per il fraintendimento generale sull apostolo 28:4

154 Paolo di cui abbiamo detto sopra. Lo studio della antica letteratura giudaica e la scoperta di molta letteratura antica ha però aiutato a capire che tale cheirografon era un documento di debito, una sorta di cambiale. Il vangelo dice che i nostri peccati sono dei debiti (Mt 6:12; 18:15-35) e noi non abbiamo modo di pagarli. È come se, peccando, avessimo firmato una cambiale che non possiamo pagare e che reclama il nostra condanna. Solo il perdono di Dio può liberarcene e questo avviene grazie alla morte di Gesù sulla croce (Mt 26:28; 1 Gv 4:14). Paolo usa quindi questa immagine per dirci che il documento che ci condannava, la nostra dichiarazione di colpevolezza, la nostra cambiale era stata distrutta con la croce di Cristo. In questo modo i peccati di cui aveva subito prima di questa frase, ci sono stati perdonati. A cosa si riferisce il riferimento al fatto che il «documento» conteneva dei «comandamenti» che ci condannavano? Sono i comandamenti della legge? La frase greco è molto difficile da tradurre perché estremamente sintetica, molto di più di quanto appaia nelle traduzioni che cercano di trovare un modo per spiegarla. Il greco ha cheirografon tois dogmasin, dove i termini «documento» e «decreti» sono uniti dall artico tois in caso dativo. I «casi» indicano le varie funzioni che una parola può avere. Il dativo semplice (senza l aggiunta di preposizioni) come nel nostro caso, potrebbe avere varie funzioni ma nel nostro contesto, come riconosce il Kittel in TDNT (voce dogma, dogmatìzo), il significato più probabile è quello di un dativo strumentale riferito al verbo «avendo cancellato». In altre parole, Dio ci avrebbe liberati dalla condanna del cheirografon, grazie al suo nuovo decreto della grazia in Gesù. Noi ci chiediamo se non è possibile dare al dativo un valore causale e capire che Dio ci ha liberati dalla condanna del cheirografon che era (stato scritto) a causa dei decreti (comandamenti) (che erano stati trasgrediti con i nostri peccati). Riconosciamo però che l interpretazione del Kittel è più semplice. In entrambi i casi non è la legge che viene cancellata ma la dichiarazione della nostra colpevolezza. 4) Come capire Efesini 2:14-16? Non si dice che la causa dell inimicizia tra Ebrei e Gentili è la legge fatta di comandamenti e che questa legge è stata abolita da Gesù? Leggiamo, per cominciare il testo intero: «Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto (luo) il muro di separazione abolendo (catargeo) nel suo corpo terreno la causa dell inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in sé stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la sua croce, sulla quale fece morire la loro inimicizia.» Il contesto generale dell epistola e di questo capitolo ci presenta il quadro dell evangelo di Cristo che diventa salvezza anche per i credenti di origine pagana (tali sembrano essere in maggioranza i credenti di Efeso ai quali Paolo 28:5

155 scrive) superando le barriere che li escludevano dal patto salvifico tra Dio ed Israele. Tali barriere erano ben rappresentate da un muro, il cosiddetto muro dei gentili, che, al tempo di Gesù, consentiva ai pagani (anche ai proseliti non ancora circoncisi) di entrare nella parte più esterna del cortile del tempio ma non di superare questa barriera oltre la quale potevano andare solo gli israeliti. Delle scritte in latino e greco ammonivano i gentili a non oltrepassarlo pena la loro morte. Quel muro era certamente un «muro di separazione» segno dell inimicizia tra i giudei e i pagani. Esisteva anche un altro muro che vietava agli stessi israeliti di accostarsi in un altra parte ancora più interna del cortile, quella che circondava il santuario vero e proprio, chiamato cortile dei sacerdoti. Paolo ci dice che ora, in Cristo, tutti questi muri sono aboliti, che anche i pagani hanno accesso al tempio e alla salvezza di Dio (ma anche gli stessi credenti giudei hanno accesso diretto al trono di Dio superando le barriere che tenevano lontani anche loro). Il Fraintendimento viene quando si ha un pregiudizio di fondo contro la legge di Dio. Paolo non dice, ad esempio che sia la legge ad essere «l inimicizia». Come potrebbe dirlo quando altrove dice che la legge e i comandamenti sono «buoni», «giusti», «santi» (Rm 7:12)? Quello che egli potrebbe dire è che il nostro modo sbagliato di porci di fronte alla legge, con il nostro orgoglio, lo rende causa di inimicizia. È il vanto che Cristo abolisce, non la legge (Rm3:27). Contrariamente anche alla tradizione avventista che vede nella legge abolita un riferimento alle leggi cerimoniali, l impressione dello scrivente è che è meglio vedere il discorso di Paolo, non sullo sfondo della distinzione tra un tipo di legge e l altra, ma su quello del modo sbagliato dell uomo di porsi di fronte a a se stesso, a Dio, alla legge. Se non ci sono dubbi sul fatto che Gesù abbia abbattuto, distrutto il muro di separazione come qualsiasi altra separazione (si veda per la cortina e in ebrei per il velo) (sia quello tra gli uomini che quello tra gli uomini e Dio), questo non è detto per la legge di Dio. Riguardo ad essa Paolo usa il verbo catargeo che in certi contesti ha il significato di abolire, ma il cui significato base è quello di rendere inoperativo (TDNT 1:453). In che senso? Il nostro modo di capire è che Gesù ha eliminato qualsiasi ostacolo che si frapponesse tra gli uomini e Dio diventando egli stesso, senza più simboli, l unico mediatore tra Dio e gli uomini (1 Tim 2:5). Non serve quindi più, né il tempio (Gv 4:19-23), né i sacrifici che ci si offrivano né i sacerdoti che lo facevano, perché Gesù è il vero sacrificio e l unico sacerdote (Ebrei). Gesù è la nuova via per Dio al di la del velo del santuario (Ebrei 10:23). Non serve la saggezza umana (1 Corinzi 1:19-21) e neppure la legge (cioè le nostre opere) ci può portare a Dio (Rm 3:27-31). Solo Gesù, solo Gesù, solo Gesù ci dice tutto il N.T. ma questo, non significa che la legge sia abolita. La legge non è via di salvezza, non ci condanna più (Rm 28:6

156 5:20,21), ma rimane sempre una indicazione della vita cristiana, illuminata dall insegnamento di Gesù e dalla guida dello Spirito. Per quanto strano possa sembrare, molte volte Paolo più che ragionare secondo lo stile dei filosofi greci le cui parole cercavano di avere un senso esclusivo, quasi scientifico, razionaleggiante; ragione secondo lo stile ebraico che tende più a trasmettere un emozione d insieme, che un ragionamento fondato su dettagli razionalmente distinti e connessi. 5) Se «tutta la legge è adempiuta» nel comandamento dell amore, allora a cosa serve tutto il resto? Il testo completo dice: «Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell amore servite gli uni agli altri; poiché tutta la legge è adempiuta in quest unica parola: Ama il tuo prossimo come te stesso» (Gl 5:13-14). Tutto il resto serve semplicemente ad esprimere cos è l amore. Privo di una manifestazione concreta, l amore è solo emozionalismo sterile. Come aveva già fatto Gesù (Mt 22:37-38), Paolo ci vuole semplicemente dire che l amore è il fondamento della legge ed è solo quando la legge viene osservata con amore, che ci rende figli di Dio che è amore (1Gv 4:8,16). Ma l amore non si può esprimere senza osservare la legge: «Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti» diceva Gesù (Gv 14:15). Come si può amare il prossimo disubbidendo al comandamento che ci vieta di uccidere, rubare, commettere adulterio ecc.? 6) Possiamo distinguere tra comandamenti (i dieci comandamenti) e consigli? Questa distinzione vorrebbe probabilmente fare differenza tra i comandamenti ritenuti importanti e obbligatori, e i consigli ritenuti meno importanti e facoltativi. Un altro modo di fare questa distinzione è quella di pensare che il primo termine si riferisca a qualcosa che dovremmo osservare perché necessario, mentre i consigli avrebbero solo lo scopo di fornire all uomo un aiuto ma che Dio lascerebbe alla sua buona volontà, come se si dicesse: «Tanto, se non mi ascolti se tu che ci perdi». Alcuni ancora vorrebbero limitare il termine comandamento solo al decalogo mentre tutto il resto sarebbe consiglio. Si tratta di distinzioni non bibliche. 28:7 a. I Dieci Comandamenti sono certamente importanti, ma nell ambito del resto della legge, il comandamento sull amore per Dio non lo à da meno. b. Quando Dio parla, indipendentemente dalle parole che usa per esprimersi, non lo si può ascoltare mettendosi a discutere con lui su ciò

157 che dobbiamo osservare o quello che sta a noi decidere se osservare. Questo significherebbe pensare che noi possiamo avere una saggezza superiore a quella di Dio. c. Quando Dio ci dice di consigliarci qualcosa, o ci pone davanti ad una scelta, non lo fa su questioni facoltative o di minore importanza ma su questioni dalle quali dipende la nostra vita o la nostra morte (Dt 30:19; Ap 3:18). Ci sono delle evidenti differenze all interno della legge di Dio, ance per quel che riguarda la loro osservanza, ma bisogna porsi di fronte ad esse esaminando ogni cosa e cercandone di capire il valore che la bibbia stessa attribuisce loro, non sulla base di criteri precostituiti come quelli esposti sopra. 28:8

158 29. I dieci comandamenti La legge di Dio è una realtà molto complessa. Quando la Bibbia usa questo termine lo può fare con riferimento a diverse parti della rivelazione. Ci sono delle leggi di tipo morali ma anche cerimoniale, agricolo, igienico, politico. A volte la Legge si riferisce ad un norma particolare a un gruppo di norme, a volte ai cinque libri di Mosè a volte a tutta la rivelazione dell A.T. Ognuna di queste leggi ha un suo valore, ma non tutte hanno lo stesso significato spirituale e la stessa portata. Ognuna di esse si deve comprendere nella sua specificità. Tra i comandamenti della legge di Mosè alcuni hanno evidentemente un valore limitato e transitorio mentre altre hanno un valore universale ed eterno. Si pensi ad esempio, ai comandamenti sull amore per Dio e il prossimo ripreso da Gesù come fondamento di tutta la legge (Mt 22:35-40; Gl 5:14. Cf con Dt 6:5; Lv 19:18). Tra le varie leggi, l insieme dei Dieci Comandamenti assumono un valore del tutto particolare. Tutti i cristiani considerano i dieci comandamenti particolarmente importanti, spesso sono gli unici che conoscono. Da dove deriva la loro importanza? Furono scritti direttamente da Dio (Esodo 31:18) mentre gli altri da Mosè (Esodo 34:27). Erano conservati nell arca del patto (Esodo 25:16; Ebrei 9:4) mentre gli altri accanto ad essa (Deut 31:26). Essi hanno un valore eterno, mentre gli altri (come le leggi cerimoniali). possono avere un significato temporaneo che deve essere stabilito sulla base del loro contesto e del loro significato (1 Corinzi 7:19). Invitiamo a leggere il Decalogo come contenuto in Esodo 20 e a commentarlo insieme. Qui offriamo solo alcune note. Introduzione Dio è un Dio di libertà. La sua è una legge di libertà (Giacomo 1:25; 2:12). Non la osserviamo perché obbligati da una forza esterna che ci fa violenza, ma perché Gesù ci ha amati così tanto, stabilendo con noi un nuovo patto di grazia e di fedeltà (Confronta Luca 22:20 con Geremia 33:31,33). Attraverso questo patto di amore, la legge di Dio è ora scritta nei nostri cuori e per amore noi la osserviamo (2 Corinzi 5:14). I Avere solo un Dio significa adorare e seguire solo il vero Dio. Ogni altra cosa, anche se buona, può diventare un falso dio quando gli accordiamo più importanza che a Dio: denaro (Matteo 6:24), genitori e figli (Matteo 10:35,37), cibo (Filippesi 3:19) ecc. II Molti non conoscono neppure questo comandamento. La Chiesa come avrebbe potuto insegnare a non farsi immagini per adorarle quando i fedeli erano ovunque invitati a prostrarsi (questo significa 29:1

159 adorare ) davanti alle immagini di cui erano piene le chiese? Il comandamento non è contro l immagine in sé, ma contro il loro uso nel servizio di Dio, per evitare che Dio fosse rappresentato e concepito come qualcosa di materiale o che qualcosa d altro prendesse il suo posto. Gesù insegna ad adorare Dio spiritualmente e in verità (Giovanni 4:24). I profeti pronunciarono parole molto forti contro gli idoli (Isaia 44:12-20). Teoricamente la gente dovrebbe distinguere tra immagini come simboli e la realtà di Dio, ma le immagini hanno il potere di conquistare la nostra mente e l nostro amore e di prendere il posto di Dio. Ciò accadde, ad esempio, con il serpente di rame che pure Dio aveva comandato di erigere e che fu distrutto quando il suo uso fu pervertito (Numeri 21:9; 2 Re 18:4). Questo è il motivo per cui non abbiamo e non usiamo immagini sacre, e anche il motivo per cui non portiamo addosso delle croci. Quando abbiamo la realtà di Gesù in noi (Matteo 20), non abbiamo bisogno di rappresentazioni materiali. III Dobbiamo rispettare Dio. Egli è il nostro Padre e lo amiamo. Ma se lo trattiamo come uno di noi, cosa potrà fare di straordinario per noi? Come dice Gesù nel Padre nostro, Dio e il nostro padre e ci ama, ma sta nei cieli e rimane più in alto di noi (Matteo 6:9). IV Studieremo questo comandamento in dettaglio in seguito. Per ora ci basti sapere che il giorno di riposo vuole essere una benedizione per noi, per riconquistare la nostra libertà e dignità di figli di Dio e fratelli degli altri in un mondo che è dono di Dio da amare e rispettare. V Dobbiamo onorare i nostri genitori, anche in modi concreti quando hanno bisogno di aiuto (Matteo 15:4-6). La disubbidienza ai genitori è considerata segno di una corruzione morale (2 Timoteo 3:2). Tuttavia i genitori sono invitati a non assumere un atteggiamento dittatoriale e oppressivo (Efesini 6:1-4). I genitori dovrebbero essere considerati come i rappresentanti di Dio, ma se pretendono di assumere il posto di Dio, dobbiamo ubbidire a Dio e non ai genitori (Matteo 10:35,37; Atti 4:19). VI Vedi Matteo 5:21,22, Siamo invitati ad amare e perdonare. La non violenza cristiana ci impedisce di accettare la pena di morte e l uso di armi contro il nostro nemico. La Chiesa Avventista del 7 Giorno è una chiesa non combattente. VII L adulterio è la rottura di un patto eterno di amore e solidarietà. Chi ama non può essere adultero. L adulterio non è il solo peccato in rapporto alla sessualità. Dio lo vieta per la sua gravità ma anche per ricordarci l importanza della sessualità che deve essere vissuta seconda i suoi propositi e con la sua benedizione. (Vedi Genesi 1:26; 2:21-25; Matteo 5:27,28; Malachia 2:14; 3:5). VIII Dobbiamo rispettare la proprietà degli altri, ma ci sono molti modi di rubare (vedi, ad esempio, Giacomo 5:1-4). IX Siamo invitati a vivere in armonia con Gesù che è la verità (Giovanni 14:6) mentre i bugiardi sono in armonia con Satana, il pare della menzogna (Giovanni 8:44). Ef. 4:25; 1 Giovanni X Vedi 1 Timoteo 6:6-10: avendo quello che ci basta per vivere saremo soddisfatti. 29:2

160 I DIECI COMANDAMENTI COME DATI DA DIO (Esodo 20:2-18) Introduzione Io sono il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d Egitto, dalla casa di schiavitù. I Non avere altri dèi oltre a me. II Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. III Non pronunciare il nome del SIGNORE, Dio tuo, invano; perché il SIGNORE non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano. IV Ricòrdati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al SIGNORE Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città; poiché in sei giorni il SIGNORE fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il SIGNORE ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato. V Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà. VI Non uccidere. VII Non commettere adulterio VIII Non rubare. IX Non attestare il falso contro il tuo prossimo. X Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo». IL DECALOGO CAMBIATO (Catechismo di Pio X, 1935) I Io sono il Signore, il tuo Dio. Non avere altri dèi oltre a me. II Non pronunciare il nome del Signore tuo Dio, invano. III Ricordati di santificare le feste. IV Onora tuo padre e tua madre. V Non uccidere. VI Non commettere adulterio. VII Non rubare. VIII Non attestare il falso contro il tuo prossimo. IX Non desiderare la moglie del tuo prossimo. X Non desiderare i beni del tuo prossimo. 29:3

161 30. Il sabato nell Antico Testamento Quando amiamo qualcuno desideriamo dedicargli del tempo perché il tempo è vita, e quindi molto più prezioso di qualsiasi regalo materiale. Lo stesso accade con Dio: Egli ci ama e ci offre un tempo speciale quale segno del suo amore per noi. Da parte nostra dedichiamo a lui questo tempo come segno del nostro amore per Dio. Tra tutti i momenti che possiamo così dedicare a Dio, il giorno di riposo ha una importanza del tutto speciale. In questo studio e nei prossimi due considereremo i vari aspetti di questo argomento alla luce della Bibbia. 1. Dio considerò il giorno di riposo così importante da includerlo nel decalogo. Molti non lo sanno neppure perché conoscono questa legge solo in una versione modificata e popolarizzata dai vari catechismi. Leggiamolo quindi così com è nell originale biblico in Esodo 20:8-11 e cerchiamo di rispondere alle seguenti domande? a. Questo è il solo comandamento che cominci con «ricordati». Perché pensi che Dio lo abbia fatto? b. Questo è il più lungo dei Dieci Comandamenti. Pensi che anche questo fatto sia segno della sua importanza? 2. Qual è il significato del giorno di riposo? c. Celebra Dio quale creatore del mondo e come nostro padre (Es 20:11). d. È un segno dalla grazia santificatrice di Dio nei nostri confronti (Es 31:13; Ez 20:20). Il sabato, prima di essere un segno del nostro amore per Dio, è un segno del suo amore per noi. Esso ci ricorda che Dio ci ha creati perché ci ama e che ci ha scelti per essere il suo popolo particolare: è il privilegio più grande che possiamo ricevere. È come quando sposandoci ci scambiamo la fede come segno di amore e dedizione reciproca. 3. Come dobbiamo osservare il giorno di riposo? a. Non lavorando, non dedicandoci alle nostre attività mondane (Es 20:8,9) b. Dedicando questo tempo a Dio, alla sua ricerca e al suo servizio (Es 20:8). «Santificarlo» significa che non si tratta solo di un tempo di inattività, ma di una esperienza speciale con Dio. c. Incontrando la famiglia di Dio per adorarlo quale sua famiglia che onora il Padre comune. (Lv 23:3). 30:1

162 4. Quale giorno è quello che Dio ci chiede di santificare? È il settimo giorno della settimana. Esso ricorda il fatto che Dio in sei giorni ha creato il mondo e si è riposato (ha cessato dall attività) il settimo. Riposandoci nello stesso giorno celebriamo la sua creazione e ci rallegriamo in Lui (Es 20:7). Questo giorno corrisponde al nostro moderno sabato: la moderna parola «sabato» deriva dall ebraico shabbat e vuol dire riposo. 5. La domenica può essere osservata come settimo giorno della settimana? No. La domenica è il primo giorno della settimana come ogni persona bene informata sa. Molti cristiani osservano la domenica invece del sabato perché pensano che Gesù abbia comandato di fare così. Dedicheremo uno studio specifico a questo argomento per vedere se questo è vero. Tutti ammettono comunque che nella Bibbia, il settimo giorno è il sabato. Una prova si ha in Luca 23:54-24:2: si noti come Gesù sia stato crocifisso il giorno prima del sabato, il venerdì, detto «la preparazione» e risuscita il primo giorno della settimana, la nostra domenica, chiamato «primo giorno». Si comprende dunque che il sabato è l ultimo giorno della settimana, il settimo. 6. Come facciamo a sapere che il nostro sabato moderno corrisponde allo stesso giorno di riposo che Dio ha comandato di osservare? Gli antichi Ebrei sapevano quale giorno fosse quello di riposo già prima che Dio desse i Dieci Comandamenti. Infatti, quando Dio diede loro la manna nel deserto del Sinai per quaranta anni, e Mosè comandò loro di raccoglierne ogni giorno quanto bastava per quel giorno, giunti al sesto giorno essi ne raccolsero spontaneamente una doppia porzione in modo che bastasse anche per il giorno successivo (Es 16:22-24). Dio stesso rese chiaro quale fosse il giorno di riposo attraverso due miracoli: a. Contrariamente a ciò che accadeva ogni giorno se essi ne conservavano per il giorno seguente, la manna raccolta il sesto giorno si conservava perfettamente anche per il giorno (vv. 20,24). b. Il settimo giorno Dio non mandava nessuna manna. (v. 26). Israele osservò il sabato per tutta la loro storia e Gesù, il Figlio di Dio, si univa a loro nell osservanza di questo giorno (Luca 4:15). Dal tempo di Gesù noi conosciamo perfettamente tutti i cambiamenti che sono stati apportati al calendario e sappiamo senza ombra di dubbio che nessuna alterazione è stata introdotta nel ciclo settimanale. Anche ora, d altronde, il settimo giorno è lo stesso sia 30:2

163 per i cristiani che per gli Ebrei, anche se indipendenti gli uni dagli altri, provando così che non c è stato alcun cambiamento. 7. Quand è che il sabato fu dato all umanità? Genesi 2:1-3 Alla creazione. Dio creò il mondo in sei giorni e si riposò il settimo giorno, dandoci così un esempio. Questo testo non è in forma di comando, ma due fatti fanno chiaramente capire che tale sabato fosse da osservare da parte dell uomo: a. Il sabato è benedetto. Esso contiene una speciale benedizione da parte di Dio per coloro che, evidentemente, lo osservano. Chi, se non l umanità? b. Il settimo giorno è «santificato», è cioè messo da parte per un uso sacro. Chi può fare questo se non l uomo? 8. Il sabato è stato forse dato solo al popolo ebraico? Genesi 2:1-3 Quando Dio creò il mondo e diede il sabato il popolo ebraico non esisteva: c erano solo Adamo ed Eva, i progenitori di tutta l umanità. Quando Dio chiamò Israele ad essere il suo popolo particolare, Egli chiese loro di osservare i Dieci Comandamenti incluso quello sul sabato. Nessuno oserebbe dire che il comandamento sull onore da rendere ai genitori o quello che vieta di rubare sia solo per gli Ebrei. Non vediamo perciò perché lo si dovrebbe dire solo il comandamento sul sabato. Inoltre, Dio non diede il Decalogo solo per Israele ma sperava che attraverso Israele anche gli altri popoli imparassero a conoscere Dio e la sua volontà (Dt 4:6; Is 43:10). Che il sabato fosse destinato a tutti i popolo è chiaro anche dal messaggio di Isaia 56:6-7 dove si parla degli stranieri che osserveranno il sabato e che per questo saranno accolti nel popolo di Dio. 9. Quando comincia il sabato? Levitico 23:32 La Bibbia non segue il modo artificiale moderno di contare i giorni da mezzanotte a mezzanotte. Dio creò il sole, la luna e le stelle per aiutarci a contare il tempo (Gn 1:16). Già nella storia della creazione i giorni erano calcolati sulla base di «fu sera e fu mattina e fu il giorno» (Gn 1:5, 8, 13 etc.). L insegnamento fu dato di cominciare il sabato al tramonto del venerdì (v. Neh 3:19). I primi cristiani obbedivano a Dio allo stesso modo come si vede dalla storia della crocifissione: Gesù morì il venerdì pomeriggio, e poiché il sabato stava per cominciare, dopo averlo deposto nel sepolcro, poiché il sabato stava per cominciare al tramonto, le donne non finirono gli onori funebri, ma tornarono a casa e tornarono poi dopo il sabato, all alba del primo giorno della settimana ( Luca 23:54-56). 10. Quale atteggiamento dovremmo avere di fronte a questo comandamento? a. Desideriamo obbedire a Dio perché lo amiamo. (Gv 14:15,21). 30:3

164 b. Desideriamo obbedire a tutti i comandamenti perché infrangerne uno significa infrangere la legge nel suo insieme (Gc 2:10). Non si può essere ubbidienti solo in parte. c. Noi osserviamo il sabato con gioia perché ci testimonia di Dio come Padre che si prende cura di noi (Is 58:13-14). d. Noi confidiamo nella benedizione di Dio perché Egli ha posto una benedizione in questo giorno (Gn 2:3). Approfondimenti 11) Cosa significa non lavorare? Nel nostro studio abbiamo visto come il comandamento di Dio insegni che il sabato non è un giorno da dedicare al lavoro ma a Dio. Lavorare non è però solo il lavoro stipendiato ma anche qualsiasi attività corrispondete solo a interessi materiali, o che distrae dalla ricerca dei valori spirituali (santificazione) caratteristica del giorno di riposo. Nehemia 13:15-22, ad esempio, include in questo anche il comprare e il vendere. Il profeta Isaia (58:13) usa l espressione onnicomprensiva fare i propri affari. Questo può indicare imbiancarsi la casa o, per una donna, fare il bucato. Vedremo nello studio seguente come Non lavorare non significhi però essere totalmente inattivi, ma riservare tempo a ciò che serve alla crescità spirituale nostra e degli altri, e come testimonianza di amore per i deboli e i bisognosi. 12) Come comprendere il testo di Isaia 66:22,23 dove si parla dell osservanza del sabato e dei noviluni anche nella nuova terra? Possiamo usare tale testo per affermare la perennità del sabato? Il problema che questo testo pone è che il sabato è qui associato ai noviluni. Usarlo a favore dell uno significherebbe quindi rendere perenne anche l altro, cosa che non sembra valido dal punto di vista biblico alla luce della rivelazione cristiana. Il testo sottolinea certamente l importanza che il sabato aveva nella speranza messianica giudaica ma l enfasi non è tanto sul sabato in sé, o sul novilunio, ma sulla perennità dell adorazione al Signore. Il Prof. Jacques B. Doukhan, scrive: Il testo non parla tanto dell osservanza di questi due giorni in sé; sottolinea invece la continuità dell adorazione, una caratteristica della nuova terra. A questo scopo, l autore biblico fa riferimento a due estremi temporali: Da a (Bibbia ed. Paoline). Qello che il testo sta dicendo è che l adorazione continua come una attività eterna: Da novilunio a novilunio e da sabato a sabato, cioè da un mese all altro e da una settimana all altra (Should we observe the Levitical festivals? A Seventh-day Adventist perspective, in Ministry, aprile 2010 pp. 6-10, p. 8). 30:4

165 Tuttavia questo non nega il valore che il sabato e il novilunio avessero per il profeta. E questo non significa che noi dobbiamo osservare i noviluni. Bisogna concedere al profeta il diritto di essere più giudeo di quello che siano noi, perché lui è vissuto prima di Cristo e noi dopo. È lo stesso problema che incontriamo in Isaia 56:7, dove, pure in un contesto chiaramente messianico, quindi successivo alla nascita e alla morte e risurrezione di Cristo, si continua a descrivere il rapporto tra i neo convertiti alla fede e Dio, in termini di adorazione come quella che si svolgeva nel tempio di Gerusalemme con tutti i sacrifici di animali compresi. In un ottica cristiana noi sappiamo e abbiamo capito che i sacrifici dell antico patto erano un ombra dell unico e vero sacrificio di Cristo e che dopo che questo fosse stato realizzato, gli altri erano destinati a scomparire; ma Dio non pretende che questo fosse il messaggio da dare a e attraverso Isaia. Per quel momento bastava capire che l alleanza sarebbe stata allargata anche ai pagani senza mettersi a discutere sui dettagli di come si sarebbe realizzata. Allo stesso modo, nel testo che stiamo considerando, quello che Dio voleva fare capire è che anche nella nuova terra, i suoi figli avrebbero continuato ad incontrare il Signore regolarmente, come avveniva sulla terra. Per fare capire questo menziona i momenti di incontro più frequenti, quello settimanale del sabato e quello mensile dei noviluni. Noi però sappiamo che mentre il sabato settimanale fa parte della legge principale di Dio, il novilunio nasce come iniziativa del popolo. Era un abitudine comune a molti popoli, derivante dal passaggio, indicato dalla luna, da un mese all altro. Si trattava di una tradizione sociale di Israele e in quanto tale non è obbligo per noi. È vero che nella Bibbia, il Signore inserisce i noviluni tra le varie festività, ma lo fa solo perché accetta e fa sua la tradizione di Israele, non perché Egli li abbia comandati. Possiamo anche notare che quasi tutte le volte che i noviluni sono menzionati, essi hanno a che fare con realtà cultuali e rituali. Essi non sono mai inseriti in un contesto morale come il Sabato e sono quindi soggetti a scomparire insieme a tutti i rituali legati al tempio terreno. 30:5

166 31:1 31. Il Sabato nel Nuovo Testamento Il sabato fu dato alla creazione ed ha un valore eterno perché tale giorno celebra Dio come nostro Padre-Creatore ed egli rimarrà tale per sempre. È quindi normale che noi troviamo il sabato anche nel Nuovo Testamento. 1. Per comprendere quello che una persona dice, bisogna anche conoscere la prospettiva generale in cui il suo pensiero si muove. Chiediamoci dunque cosa Gesù insegnava sulla legge in generale: pensava dovesse essere abolita o no? Matteo 5: Alcuni interpretano questi versi come se Gesù avesse adempiuto, finito, la legge e che quindi non avessimo più bisogno di occuparcene noi. Se questo fosse vero dovremmo chiederci se non abbiamo licenza di uccidere visto che Gesù ha perfettamente adempito il comandamento «non uccidere». Ognuno può vedere l assurdità di una tale comprensione che, d altra parte, contraddice una chiara affermazione di Gesù: «Non pensate che io sia venuto per abolire ma per compire». In greco, quest ultimo verbo è pleroo che significa «compiere, completare, portare a perfezione». Gesù ha certamente ubbidito alla legge perfettamente (Gv 8:46; Eb 4:15), ha anche adempito perfettamente ii simboli della legge cerimoniale relative ai riti del santuario che preannunciavano la salvezza (Eb 8:1-6). Tuttavia, gli esempi che lui stesso fa per aiutarci a capire in che senso egli ha pleroo la legge, ci porta a privilegiare l ultimo significato riportato (vedi Mt 5). In questo senso Gesù ha compito la legge nel senso che l ha portata a perfezione rivelandone il significato profondo d amore e di non violenza, e facendone un modello per tutta la nostra esistenza a partire dai sentimenti del cuore. Come lui stesso dice, una tale comprensione della legge ci deve portare a osservarla di più e meglio di quello che facevano i pur scrupolosi farisei. 2. venendo al comandamento sul sabato, in che modo Gesù l ha osservato. Che abitudini aveva a suo riguardo? Luca 4:15. Notiamo che Gesù non osservava il sabato come abitudine ebraica ma come sua propria abitudine. 3. Cosa insegnò Gesù a proposito dell osservanza del sabato? Luca 6:5. Gesù è il signore del sabato e può quindi rivelarcene il vero significato e il modo di osservarlo. In questo caso specifico (vv. 1-4), come in altri, Gesù mette via tutte le sovrastrutture che la tradizione farisaica aveva aggiunto al comandamento sul sabato e ne fa un giorno di gioia e di libertà. Non è per caso che i vangeli sottolineino i miracoli fatti da Gesù in giorno di sabato (Mt 12:9-14; Giovanni 5:1-18), come per confermare che il sabato è il giorno dell amore e

167 della benedizione di Dio, un Dio che si prende cura dei suoi figli e che desidera restaurare per essi una possibilità di vita al meglio delle possibilità. Il sabato, ricordandoci il mondo perfetto creato da Dio, ci dà speranza per un nuovo Eden restaurato da Dio. A causa delle sue guarigioni in giorno di sabato, Gesù fu accusato di trasgredire il sabato (i farisei vietano alcuna cura tranne che non si fosse in pericolo di vita) (Gv 5:16,18) e, in effetti, con il suo agire, Gesù stava infrangendo il riposo come visto dai farisei, ma non stava infrangendo il comandamento dato da Dio, perché esso non proibiva l amore e l aiuto da dare al prossimo. Matteo 12:12. «È dunque lecito far del bene in giorno di sabato». Per Gesù, il sabato non è inattività ma un giorno di amore durante il quale, libero dalle preoccupazioni quotidiane e dalle attività mondane, possiamo meglio onorare Dio amando i nostri fratelli e il nostro prossimo. Marco 2:27-28: «Il sabato è stato fatto per l uomo e non l uomo per il sabato; perciò il Figlio dell uomo è signore anche del sabato». Dicendo questo, Gesù ci ricorda il vero significato del sabato sullo sfondo della creazione (Genesi 2:1-3). Dio aveva istituito il sabato perché fosse un suo dono, una benedizione, e come tale lo amiamo e lo facciamo nostro. Non è possibile interpretare questo testo come se, visto che il sabato è stato fatto per l uomo, allora possiamo metterlo da parte e trascurarlo, quasi che il dono di Dio fosse diventato per noi un peso e un segno di schiavitù. Questo significherebbe capovolgere la prospettiva di Gesù. Al contrario, le sue parole significano che se Dio ha fatto il sabato per l uomo, questo vuol dire che l uomo ne ha bisogno. Ricollocando il sabato sullo sfondo della creazione, le parole di Gesù ne fanno una realtà che riguarda tutti gli uomini e non solo un popolo (Israele). Il fatto che il Figlio dell uomo (Gesù) sia «signore del sabato» significa che Gesù, come creatore del mondo, è anche il creatore del sabato. Ci dice anche che è a Gesù che dobbiamo guardare per comprendere il vero senso di questo giorno e il modo di osservarlo. 4. Gesù ha forse insegnato che dopo la sua morte il sabato sarebbe stato abolito? Alcuni pensano questo pensando che Gesù abbia preparato la via per l abolizione della legge. Tuttavia, non solo Gesù ha detto di non essere venuto per abolire la legge (Mt 5:17), ma ha il vangelo ci dà testimonianza del contrario. Matteo 24:20. Parlando della prossima distruzione di Gerusalemme che sarebbe avvenuta nel 70 d.c., quarant anni dopo la sua morte, Gesù invita i discepoli a pregare affinché la loro fuga non avvenisse «d inverno né di sabato». Una guerra 31:2

168 è terribile in se stessa, ma essere obbligati ad abbandonare la propria casa d inverno, soprattutto nelle condizioni di vita di quel tempo, avrebbe aggiunto sofferenza a sofferenza. Ma perché pregare perché la loro fuga non avvenisse di sabato? Qualcuno dice che di sabato i giudei non avrebbero permesso la fuga, ma Gesù non presuppone un impedimento qualsiasi alla fuga: egli presuppone che la fuga possa avvenire solo che è meglio che non avvenga di sabato. Perché? Il solo motivo che possiamo immaginare è che una fuga di sabato, per quanto lecita, avrebbe impedito di onorare la sacralità e la gioia del sabato, aggiungendo al disagio per la fuga anche questa tristezza spirituale. Possiamo quindi vedere che Gesù suppone che i suoi discepoli osservino normalmente il sabato durante e dopo il tempo della distruzione della città, molto dopo la sua propria morte. Luca 24:1. Dopo la crocifissione di Cristo, le donne che si presero cura del suo corpo, non portarono a termine il loro compito ma, stando il sabato per arrivare, al tramonto del venerdì, «si riposarono secondo il comandamento». È dunque evidente che queste donne, tra le più assidue nel seguire Gesù, non videro nella sua morte il limite dell osservanza del sabato perché Gesù non aveva mai detto nulla del genere. È anche importante notare che Luca, scrivendo questo fatto dopo molti anni, non dice che le donne si riposarono perché seguivano ancora una pratica giudaica o perché legate ad una vecchia comprensione della legge, ma perché così diceva il comandamento di Dio. Siamo quindi certi che né Gesù insegna ad abbandonare il sabato dopo la sua morte, né lo fece la prima comunità di cristiani. Se oggi i cristiani lo fanno ciò è dovuto a motivazioni estranee a Gesù e alla Bibbia. 5. Venendo ora più direttamente alla chiesa cristiana delle origini, che testimonianza riceviamo? Menzioniamo tre semplici fatti: a) In tutti gli scritti del N.T., il sabato è sempre chiamato con questo nome. Sapendo che il suo significato è «riposo», se continuavano a chiamarlo in questo modo significa che continuavano a considerarlo un giorno di riposo, almeno nella prima comunità formata da credenti di origina giudaica che parlavano l ebraico o l aramaico. Altrimenti si sarebbero inventati un diverso modo di dire tipo, «il vecchio sabato», «il giorno una volta osservato come giorno di riposo» ecc. b) L apostolo Paolo osservò il sabato regolarmente andando nella sinagoga per predicare il vangelo (At 13:14,42,44; 16:13; 17:2). Si obietta in genere che Paolo avrebbe fatto questo perché il sabato era il giorno abituale di incontro nelle sinagoghe ebraiche, ma il libro degli Atti non ricorre mai a questa spiegazione. Se l attività religiosa nella sinagoga in giorno di sabato fosse stata solo un azione strategica per raggiungere i Giudei e non parte delle convinzioni personali di Paolo, non appena alcuni della sinagoga diventavano cristiani 31:3

169 dovremmo trovare che cominciavano a staccarsi anche dall osservanza del sabato e a osservare, magari, un giorno diverso, ma così non è. Quello che il libro di Atti ci dice chiaramente è che Paolo era abituato a lavorare per sostenersi, sia da solo che insieme ad altri fratelli in fede. L unica interruzione che ci venga testimoniata è solo quella del sabato: «Dopo questi fatti egli lasciò Atene e si recò a Corinto. Qui trovò un ebreo, di nome Aquila, oriundo del Ponto, giunto di recente dall Italia insieme con sua moglie Priscilla, perché Claudio aveva ordinato a tutti i Giudei di lasciare Roma. Egli si unì a loro. 3 Essendo del medesimo mestiere, andò ad abitare e a lavorare con loro. Infatti, di mestiere, erano fabbricanti di tende. Ma ogni sabato insegnava nella sinagoga e persuadeva Giudei e Greci» (At 18:1-4). Perché solo il sabato è sempre menzionato se i cristiani osservavano la domenica? Evidentemente il sabato era il loro solo giorno di riposo. c) Apocalisse 14:6-13 descrive, nella prospettiva del giudizio finale, Dio come «colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le fonti delle acque» (vv. 6,7). Dio è presentato come il creatore, usando però proprio il linguaggio usato nel comandamento sul sabato in Esodo 20:11: «poiché in sei giorni il SIGNORE fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno». Nonostante le lievi differenze, la sostanza della successione dei vari elementi della creazione si ritrova, in tuta la Bibbia solo in questi due testi e nel Salmo 146:6, anch esso con una chiaro riferimento alla creazione. Per convincerci che il testo di Apocalisse può (deve) essere visto sullo sfondo del comandamento del sabato, si consideri il v. 12 dello stesso capitolo, dove i fedeli vengono descritti appunto come osservatori dei comandamenti di Dio: «Qui è la costanza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù.» Di conseguenza, ammonendoci ad onorare il creatore, l Apocalisse ci invita ad osservare il comandamento che ce lo presenta e ce lo ricorda come tale: il sabato. 6. Quale conclusione possiamo trarre? Gesù, il nostro signore e modello, osservò il sabato e insegnò i suoi discepoli a fare altrettanto riscoprendone il significato originale, quale dono di Dio, segno del suo amore, e riempiendolo del nostro amore per Dio e per gli altri. Questo è quello che i primi cristiani hanno fatto e questo è quello che vogliamo continuare a fare. Approfondimenti 7. Possiamo considerare il «sabbatismos» che rimane per il polo di Dio (Ebrei 4:9) come se si riferisse alla perpetuità del sabato nella chiesa cristiana? 31:4

170 Ebrei 4:9 dice: «Rimane dunque un riposo sabbatico (sabbatismos) per il popolo di Dio». Questo sabbatismos si riferisce al riposo del sabato settimo giorno o a un riposo in Cristo, alla pace che abbiamo in lui? La risposta è molto difficile perché il contesto è abbastanza complesso. Il contesto contiene il riferimento possibile a tre tipi di «riposo»: il riposo in Canaan di cui Israele ha goduto dopo il pellegrinaggio nel deserto (vv. 1-3,5), il riposo del settimo giorno alla creazione (vv. 3,4), e il riposo della salvezza (vv. 6-8). La mostra opinione è che non ci sia motivo di scegliere uno solo dei possibili significati di sabbatismos sulla base di quale linea di pensiero si sceglie di seguire. a delle vie tracciate per arrivare. Tutte possono essere viste come elementi che contribuiscono a creare un quadro d insieme in cui Dio è la fonte del riposo, sia quella del sabato settimo giorno, sia quella della terra promessa di Canaan, sia quella della pace in Cristo. Quello che può essere successo, ma non possiamo esserne sicuri, è che, per lo scrittore della lettera, il sabato del settimo giorno dato da Dio alla creazione diventi segno e modello dei tutti i riposi che Dio vuole dare al suo popolo, compreso e soprattutto quello che abbiamo in Cristo. Naturalmente, lo scrittore non avrebbe mai usato il sabato come immagine del riposo in Cristo se tale giorno avesse perduto per lui qualsiasi significato o addirittura lo rifiutasse. 8. Galati 4:10. Paolo sta forse rimproverando coloro che osservano il sabato? Se questo fosse vero per il sabato, lo sarebbe anche per la domenica. Il testo dice: «Voi osservate giorni, mesi, stagioni e anni! Io temo di essermi affaticato invano per voi.» E chiaro che Paolo veda qualcosa di sbagliato in questa osservanza, quasi un rifiuto della fede cristiana. Perché? Il contesto chiarisce il fatto che l Apostolo non sta parlando di festività dell A.T., per almeno due motivi: 1) la lista offerta non corrisponde a nessuna seria festiva dell A.T. Vi troviamo il sabato, i mesi con i noviluni, e gli anni come l anno sabbatico. Ma non vi troviamo mai alcun tipo di osservanza di stagioni; 2) Paolo dice che l osservanza dei Galati li ha riportati indietro alle loro vecchie abitudini religiose: «come mai vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri elementi, di cui volete rendervi schiavi di nuovo?» (v. 9). Ma i Galati, precedentemente, erano pagani e non ebrei: «In quel tempo, è vero, non avendo conoscenza di Dio, avete servito quelli che per natura non sono dèi» (v. 8). È ora a questi vecchi falsi dèi che stavano tornando osservando i loro giorni, mesi, stagioni e anni. Non si tratta quindi di osservanze giudaiche ma pagane e idolatriche. Quali? Che rapporto c è tra queste osservanze temporali e gli dèi pagani? La sola spiegazione è che Paolo si stia riferendo alle superstizioni astrologiche con i vari dèi che controllano i cicli quotidiani, mensili, stagionali e annuali. Come molti cristiani moderni stanno facendo, senza neppure valutare il senso di quello che fanno, gli antichi Galati cercavano di conciliare la fede cristiana con le vecchie 31:5

171 superstizioni astrologiche. Così facendo, stavano però abbandonando il Creatore per la creatura e l assoluta signoria di Gesù nella vita dei suoi figli. Questo è quello a cui Paolo pensa, non al sabato o alla domenica. 9. Romani 14:5-6. Paolo insegna che qualsiasi giorno può essere dedicato a Dio come giorno sacro di riposo? In questo testo, Paolo non dice si quali giorni sta parlando. Pensare che stia riferendosi al giorno di culto della chiesa è solo una supposizione infondata che creerebbe, tra l altro, seri problemi pratici. a. Se il problema fosse stato quello del giorno di riposo e di culto per la chiesa, se ogni singolo credente (perché è della libertà individuale che Paolo parla, non di quella di una comunità rispetto all altra) potesse scegliere il giorno di riposo e di incontro comunitario, ogni comunità potrebbe frantumarsi in numerosi gruppi distruggendo, di fatto, l unità della chiesa, che sta sempre, invece, al centro delle preoccupazioni dell Apostolo. Una tale interpretazione distruggerebbe quindi molto di più della semplice osservanza del sabato (ma anche della domenica) come giorno di culto comune. Cosa ce ne faremmo dell ammonizione a non abbandonare la «nostra comune adunanza» (Eb 10:25)? b. Il contesto ci mostra che il problema dei giorni si accompagna a quella sul problema del mangiare (vedi lo studio sull alimentazione). Si tratta di due problemi certamente diversi ma potrebbero essere collegati dall idea dei giorni di digiuno. Secondo la tradizione, alcuni Giudei usavano digiunare regolarmente. Anche il fariseo pregava: «Io digiuno due volte la settimana» (Lc 18:12). La tradizione aveva eletto il lunedì e il giovedì come giorni da dedicare a questa pratica. La prima comunità cristiana aveva una forte componente ebraica che lottava per mantenere le loro tradizioni cercando anche di imporle ai cristiani di origine pagana che a loro volta potevano esserne infastiditi. La comunità rischiava di spaccarsi in due, proprio quello che Paolo non voleva. Come al solito, quando non è questione del nocciolo duro della fede in Cristo e dell onore da rendere a Dio, l apostolo è tollerante e invita alla tolleranza. Ognuno può digiunare quando vuole, si tratta di una questione privata vissuta nel corso normale della vita personale e familiare e non intacca l unità della comunità nel suo insieme. L importante è che chiunque digiuni o non digiuni abbia sempre Cristo come fine della sua esperienza. 10) Colossesi 2:16,17. Paolo insegna che nessuno ha il diritto di giudicare altri credenti riguardo «a feste, a noviluni, a sabati». Si tratta solo di ombre che non avrebbero più alcun significato per i cristiani. Significa questo che ognuno è libero di osservare o di non osservare il sabato? 31:6

172 Paolo non dice che queste feste non abbiano più alcun significato per i cristiani. Leggiamo il testo per intero: «Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a noviluni, a sabati, che sono l ombra di cose che dovevano avvenire; ma il corpo è di Cristo.» Questo è il solo testo, usato contro l osservanza cristiana del sabato, in cui questa parola ricorre. Ma anche qui, se guardiamo questo testo senza pregiudizi, vediamo che non c è nulla contro di esso. Coda significa «nessuno vi giudichi» riguardo a queste ricorrenze? Per amore di discussione, avanziamo tre ipotesi possibili imitandoci alla questione del sabato: 31:7 a. Nessuno vi giudichi se osservate o non osservate il sabato. b. Nessuno vi giudichi per il modo in cui osservate il sabato. c. Nessuno vi giudichi a causa delle ragioni per cui osservate il sabato. a. A nostro parere dobbiamo escludere la prima interpretazione per gli stessi motive avanzati in rapporto al testo precedente: lasciare ad ogni membro la decisione di osservare o non osservare il sabato significa distruggere l unità della chiesa e, aggiungiamo, sarebbe contro l insegnamento dell Apostolo sulla legge. I sostenitori dell idea che Paolo stia abolendo il sabato lo fanno sulla base di una interpretazione erronea del v. 14 dove si dice che Gesù ha: «cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci condannavano, e l ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce». Essi credono che, per Paolo, questo documento ostile inchiodato alla croce fosse la legge di Dio. Di conseguenza, insieme al resto della legge se ne sarebbe andato anche il comandamento sul sabato. In realtà, come abbiamo visto nello studio su La legge e la grazia, il documento inchiodato sulla croce non è la legge ma la dichiarazione della nostra colpevolezza e della nostra condanna a causa del nostro peccato che è la trasgressione della legge di Dio (1 Gv 3:4). In questa prospettiva, Paolo non vuole certamente dire che il sabato è stato abolito. c. Dobbiamo anche escludere l ultima ipotesi perché è importante capire perché facciamo o non facciamo qualcosa. L intenzione è importante, sia nel fare il bene (1 Cor 13:1ss), sia nell osservare la legge di Dio, perché lo si può fare per amore e per fiducia, sia per arroganza e autosufficienza. La si può osservare sminuendo l importanza della grazia di Cristo o, al contrario, per esaltarla. Neppure il sabato sfugge a questa logica e, non a caso, l teso ci vuole riportare sempre alla centralità di Cristo che è il corpo, la sostanza di tutto (v. 17; vedi anche 3:11). Al di fuori della grazia, anche l osservanza del sabato sarebbe una pratica legalistica che ci allontanerebbe dalla sostanza di Gesù. La sostanza della nostra fede, di qualsiasi convinzione o osservanza, è Gesù e tutto deve venire da lui e puntare a lui. Se osservassimo il sabato (o la domenica o qualsiasi altro

173 giorno) per metterlo al posto di Gesù, allora staremmo tradendo cristo stesso e tutta la fede cristiana. Paolo non potrebbe essere tollerante di fronte a una tale prospettiva. b) Dobbiamo quindi considerare se Paolo non voglia proprio riferirsi al modo in cui osservare il sabato. Come abbiamo detto precedentemente, la prima chiesa cristiana era composta da giudei e gentili. Come poteva accadere per la questione del digiuno, ancora di più per il modo di osservare il sabato potevano nascere serie divergenze di opinioni. La tradizione giudaica aveva sovraccaricato il sabato di una innumerevole serie di norme non presenti nel testo biblico. Questo rendeva la sua osservanza una preoccupazione costante e praticamente impossibile da parte dei fratelli di origine gentilizia, non abituati alle minuzie della tradizione ebraica. Possiamo solo immaginare quante volte i fratelli giudei abbiano accusato i fratelli gentili di essere ignoranti, superficiali e trasgressori, e quante volte questi ultimi abbiano ricambiato con un «e voi siete dei fanatici, intolleranti e prepotenti». È in un contesto del genere che Paolo invita i credenti a non giudicarsi gli uni gli altri ma a mettere al centro della loro fede Cristo alla luce del quale soltanto il sabato (e tutte le altre ricorrenze religiose) assumono senso. Di fronte a Cristo, tutto il resto diventa «ombra», non per dire che non vale nulla, ma per dire che ha valore solo come proiezione di Cristo sul quale attira la nostra attenzione. In Cristo ritroviamo comprensione reciproca e unità nell amore, anche se le tradizioni sono diverse. Questo modo di capire è in totale armonia con l insegnamento si Paolo sulla legge e la grazia. Siamo salvati solo per grazia senza la legge ma,, nell esperienza della grazia di Cristo, troviamo il vero significato e le vere ragioni per osservare la legge, sabato incluso 31:8

174 32:1 32. La domenica nella Bibbia Se l osservanza del sabato è chiaramente insegnata in tutta la Bibbia, come mai molto cristiani osservano la domenica? C è qualche sostegno biblico per questa pratica? 1. Nella Bibbia quante volte viene menzionata la domenica? La si trova solo nel N.T. con le parole «primo giorno della settimana». Avviene sei volte in rapporto al giorno in cui Gesù risorse dai morti (Mt 28:1; Mc 16:2,9; Lc 24:1; Gv 20:1,19). Questo giorno non è mai qualificato come giorno di riposo o di adorazione: accadde semplicemente che Gesù risorse dai morti il primo giorno della settimana, punto e basta. I soli testi che potrebbero avere una qualche rilevanza in rapporto al problema del giorno di riposo sono Atti 20:7 e 1 Corinzi 16:2, ma vedremo più avanti come tali testi non abbiano nulla a che fare con il giorno di incontro della chiesa cristiana. 2. Giovanni 20:19 non prova che la domenica era diventata un giorno di incontro in onore della risurrezione di Gesù. Per niente. Il testo chiarisce che i discepoli non erano riuniti per celebrare la risurrezione di Gesù nella quale non credevano ancora. Se vi avessero creduto non avrebbero avuto «paura dei giudei». Quello era l incontro di persone smarrite che cercavano conforto e forza nell amicizia comune. Erano lì per interrogarsi insieme sugli eventi drammatici che li avevano sopraffatti. 3. In Atti 20:6-9 si celebra una cena del Signore durante il primo giorno della settimana. Non è una prova che domenica era diventata un giorno di culto per i cristiani? Non sembra così. Il testo dice: «Trascorsi i giorni degli Azzimi, partimmo da Filippi e, dopo cinque giorni, li raggiungemmo a Troas, dove ci trattenemmo sette giorni. Il primo giorno della settimana, mentre eravamo riuniti per spezzare il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, parlava ai discepoli, e prolungò il discorso fino a mezzanotte. Nella sala di sopra, dov eravamo riuniti, c erano molte lampade; un giovane di nome Eutico, che stava seduto sul davanzale della finestra, fu colto da un sonno profondo, poiché Paolo tirava in lungo il suo dire; egli, sopraffatto dal sonno, precipitò giù dal terzo piano, e venne raccolto morto.» Già ad un primo sguardo si vede che si tratta di un incontro non usuale. Non solo ci viene detto che si tratta di un incontro notturno ma che avviene in questo giorno e in questo momento perché Paolo doveva «partire il giorno seguente». Se si fosse trattato di un incontro che avveniva abitualmente di domenica, non sarebbe stato necessario specificarne la ragione. Ma possiamo andare ancora

175 oltre e notare che tale incontro avveniva nella parte notturna del primo giorno della settimana. Ora, secondo la tradizione biblica, i giorni cominciano al tramonto del giorno precedente (cf. Lv 23:32; Ne 13:19). Atti è considerato come la continuazione del vangelo di Luca (Cf Lc 1:3; At 1:1) ed è da supporre che l autore usi la stessa terminologia in entrambi gli scritti, anche in rapporto al modo di calcolare i giorni della settimana. In Luca 23:44 ci dice che Gesù morì verso la sesta ora del giorno della preparazione, cioè verso le 3 del pomeriggio di venerdì. Accordiamo qualche ora perché i soldati finiscano la loro opera e perché Giuseppe d Arimatea possa andare da Pilato per chiedere e ottenere il corpo di Gesù. Concediamo ancora un poco di tempo perché lo portino nella tomba. Questo consente a Luca di dire, al v. 54, che «il sabato stava cominciare» perché il sabato comincia al tramonto. Se Luca, come dobbiamo supporre, segue lo stesso sistema di contare i giorni in Atti, quando dice che la riunione a Troas si svolge nella notte del primo giorno della settimana, questa notte dev essere quella che precede la parte luminosa del giorno, non quella che segue perché allora avrebbe parlato del secondo giorno. Paolo aveva speso la settimana precedente con la chiesa (v. 6) aspettando il sabato per avere la possibilità di incontrare tutti loro insieme senza avere problemi di tempo. Siccome il giorno dopo, cioè la domenica mattina, doveva partire, i fratelli o lui stesso ne approfittano per prolungare il loro incontro fraterno quanto più possibile. La riunione si prolunga quindi oltre il tramonto, ed entrano così nel primo giorno, arrivando addirittura oltre la mezzanotte, fino all alba (v. 11). Non accadde così perché stavano onorando la domenica ma perché stavano straordinariamente prolungando la riunione del sabato. Lo schema seguente può aiutare a capire: Incontro normale Prolungamento straordinario Paolo parte Venerdì Sesto giorno Sabato Settimo giorno Domenica Primo giorno 4) 1 Corinzi 16:1-4 parla di una colletta da fare il primo giorno della settimana. Non prova questo che la domenica era un giorno di incontro comunitario? Il testo dice: «Quanto poi alla colletta per i santi, come ho ordinato alle chiese di Galazia, così fate anche voi. Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi, a casa, metta da parte quello che potrà secondo la prosperità concessagli, affinché, quando verrò, non ci siano più collette da fare. E le persone che avrete scelte, quando sarò giunto, io le manderò con delle lettere a portare la 32:2

176 vostra liberalità a Gerusalemme; e se converrà che ci vada anch io, essi verranno con me.» Come si vede, il primo giorno della settimana non c era nessuna colletta e nessuna riunione in chiesa. Come traducono quasi tutte le versioni, quello che avveniva la domenica era che ognuno metteva qualcosa da parte a casa sua, quindi ognuno per conto suo. Solo dopo del tempo, qualcuno inviato da Paolo sarebbe passato per raccogliere quanto ognuno aveva destinato ai fratelli poveri di Gerusalemme. Come mai Paolo chiese ai fratelli di mettere da parte qualcosa proprio il primo giorno della settimana? Nessuno può saperlo con certezza ma si possono ipotizzare alcune risposte. La più convincente è quella che tiene conto dell antico modo di osservare il sabato sullo sfondo della tradizione giudaica. Secondo la tradizione farisaica era vietato anche fare passare una moneta oltre la finestra per darla in elemosina a un povero. Figuriamoci se era lecito andare in gito con dei soldi. I primi cristiani, anche se con qualche difficoltà, tendevano ad osservare il sabato secondo questa tradizione e possiamo supporre che quindi in chiesa non facessero delle collette. Durante l incontro sabato, però, il giorno in cui si ricordavano delle benedizioni di Dio, i credenti venivano sensibilizzati ai bisogni dei fratelli più bisognosi. Ma era dopo il sabato, il primo giorno della settimana, che mettevano da parte quello che avevano deciso di offrire. In questa prospettiva, la colletta del primo giorno invece di testimoniare a favore della sacralità di tale giorno, testimonia a favore del giorno precedente, il sabato. Altri modi di capire portano allo stesso risultato. 5. Apocalisse 1:9-10 parla di un giorno che alcune traduzioni chiamano «domenica», cioè «giorno del Signore» e non solo «primo giorno». Non prova questo che il primo giorno aveva assunto un valore sacro? Il testo dice: 9,10 dice: «Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, ero nell isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore, e udii dietro a me una voce potente come il suono di una tromba, che diceva». Il testo Greco usa l espressione «kuriaké (da kurios = Signore) heméra (giorno)» che significa «giorno signoriale». Molti cristiani pensano che si riferisca alla domenica che deriva questo nome dalla traduzione latina «dominica (dies)» di «kuriaké heméra». Però la prima volta che abbiamo una indicazione certa del fatto che il primo giorno della settimana avesse cominciato a essere chiamato così accade molti anni dopo la morte di Giovanni (nel vangelo apocrifo di Pietro 9:12, scritto alla fine del II sec.). Al tempo in cui Giovanni scrisse l Apocalisse, l espressione aveva però un altro significato. Non dobbiamo interpretare la 32:3

177 Bibbia alla luce del nostro linguaggio ma del modo di dire del tempo in cui fu scritta. a. Nell impero romano il «giorno del Signore» era il giorno natale dell imperatore, ma Giovanni non si riferirebbe mai a li come al signore perché per i cristiani c è un solo Signore, Gesù (1 Cor 8:6). b. Alcuni pensano che tale espressione sia l equivalente del «giorno del Signore» di cui parla l A.T., cioè il giorno in cui il Signore giudica il suo popolo o il mondo. In questa prospettiva, Giovanni vorrebbe dirci che nella sua visione avuta sull isola di Patmos, lo Spirito lo avrebbe condotto a contemplare il momento in cui Dio si sarebbe rivelato a questo mondo con il giudizio. Si obietta però: 1. Visto che Giovanni aveva appena descritto il luogo (Patmos) dove si avviene la rivelazione, ci si aspetterebbe che l indicazione temporale si riferisse alla data della visione, non al suo contenuto. 2. Nell A.T. (nella versione greca dei LXX, quella usata dalla chiesa cristiana antica), il «giorno del Signore» è detto in un modo diverso dal «giorno signoriale» che troviamo nell Apocalisse: «heméra (giorno) tou (del) kurìou (Signore)» o «heméra kurìou (giorno del signore), invece di «kuriaké heméra», giorno signoriale. Di conseguenza, si deduce che Giovanni non si stia riferendo al giorno del giudizio, altrimenti avrebbe usato la nota espressione veterotestamentaria. c. Rimane da vedere se non ci sia un giorno letterale che potrebbe essere chiamato «giorno del Signore». Molti avventisti pensano che sia il sabato di cui Gesù si è dichiarato Signore (Mt 12:8). 6. Se la domenica non ha alcun sostegno biblico, com è diventata il giorno di culto per la maggioranza dei cristiani? Quando la chiesa cristiana cominciò a conquistare il mondo al vangelo, in tutto l impero romano i pagani dedicavano ogni giorno della settimana ai loro dèi astrali: la domenica al sole (Sunday, giorno del sole, in inglese), il lunedì alla Luna, il martedì a Marte, il mercoledì a Mercurio, il giovedì a Giove, il venerdì a Venere e il sabato a Saturno (Saturday in inglese). Quando il Sole cominciò ad essere adorato come il dio principale, la domenica diventò il giorno più importante della settimana, e n giorno di festa. All inizio, i Cristiani osservavano il sabato e siccome la religione giudaica, dove si osserva il sabato, era una «religio lecita», cioè riconosciuta legalmente, protetta, non c era alcun problema se i cristiani, osservando il sabato venivano presi per giudei. Quando però gli Ebrei cominciarono a ribellarsi contro Roma persero i loro privilegi. Essere confusi con loro divenne perciò un problema per i cristiani che cominciarono a prendere le distanze dagli Ebrei e dal loro giorno di riposo. Cominciarono così a osservare la domenica già osservato dai pagani, e cercarono di giustificare il cambiamento con il fatto che Gesù era risorto il primo giorno della settimana. Per lo stesso motivo il 25 dicembre, il giorno della 32:4

178 nascita del sole fu scelto come giorno natale di Gesù. Tuttavia, se il 25 dicembre non contraddice nessun comandamento di Dio ed aveva il vantaggio di attirare l attenzione dei pagani su Gesù come il «sole di giustizia», la scelta della domenica annulla un comandamento importante di Dio, cosa che la chiesa non può fare e che noi non possiamo seguire. Questo processo non avvenne da un momento all altro ma prese un certo tempo. I documenti storici disponibili mostrano che tale cambiamento avvenne soprattutto per l iniziativa e l influenza della chiesa di Roma, quella più vicino alla sede e forse più sottoposta al controllo dell Impero. 7. La Bibbia parla mai della possibilità di cambiare il settimo giorno con il un altro? Probabilmente sì. Il profeta Daniele (7:25), circa 600 anni a.c., predisse l arrivo di un potere descritto come ribelle e iniquo, che avrebbe cercato di cambiare i tempi e la legge di Dio. Egli è però descritto come nemico di Dio e noi non possiamo certamente seguire il suo esempio. Al contrario, noi amiamo Gesù e desideriamo perciò ubbidire ai suoi comandamenti (Gv 14:15,21). 32:5

179 33. Leggi igieniche: principi generali Tutti conoscono il detto che «quando c è salute c è tutto». Tuttavia molti soffrono per malattie e vari problemi di salute. Spesso avviene a causa dell ambiente non idoneo in cui viviamo o dal fatto che abbiamo ereditato un corpo già corrotto dal peccato. A volte, però, la colpa è di abitudini sbagliate. In ogni caso, acquistando abitudini più salutari, possiamo proteggere la nostra salute e godere una vita migliore. Ti piacerebbe? Nei prossimi tre studi scopriremo ciò che Dio ci ha insegnato sulla nostra salute. Già da ora, può essere utile sapere che gli Avventisti godono in media di una vita più lunga di 4-7 anni e sono meno colpiti da certe patologie. Se vuoi, questo privilegio può essere anche tuo. Scopriamo dunque quali principi Dio ci abbia insegnato per raggiungere questo risultato. 1) Poiché tutta la nostra vita è un dono di Dio, quale principio generale dovremmo rispettare? 1 Corinzi 10:31 2) Dio è interessato solo al nostro benessere spirituale o anche alla nostra salute fisica? 3 Giovanni 2 PENSIAMOCI: Perché pensi ce Dio si interessi anche della nostra salute fisica? 3) Gesù aiutava la gente solo spiritualmente o anche fisicamente? Matteo 4:24 4) Abbiamo una qualche responsabilità riguardo al nostro corpo? 1 Corinzi 6:19-20; 3:16-17 PENSAMOCI: Cosa pensi del fumo? Possiamo considerarlo compatibile con la vita cristiana? E cosa dire del caffè o del tè? Sai che sono delle vere e proprie droghe. PENSAMOCI: Cosa pensare degli eccessi nel mangiare? (Filippesi 3:19) PENSAMOCI: Cosa pensare degli eccessi nell uso di medicine non necessarie? 5) Se rispettiamo le leggi di Dio, qual vantaggi ne abbiamo? Esodo 15:26 6) Nei tempi antichi, in che modo Dio ha aiutato il suo popolo a godere di una salute migliore? Vediamo alcuni esempi: Prescrivendo la quarantena in caso di malattie infettive (Lev. 13:1-6). Sapendo che essi non possedevano le conoscenze per capire il valore della quarantena, è straordinario trovare una tale legge scritta nella Bibbia circa 3500 anni fa. Vietando l uso ciò che poteva essere contaminato (Lev. 13:47-52) 33:1

180 33:2 Insegnando ad avere case salubri (Lev. 14:34-45). Non dovremmo avere anche noi case pulite in cui i germi non possano diffondersi? Acqua, luce, aria sono tra gli strumenti naturali migliori per raggiungere questo scopo. Chiedendo di lavarsi qualora avessero toccato qualche possibile causa di infezione (Lev. 15:1-12). Insegnando a non mangiare animali trovati morti (Deut. 14:21) (Nota: agli stranieri, che non conoscono le sue leggi, Dio non impone né di mangiare né di non mangiare questi animali. Ma al suo popolo offre qualcosa di meglio). Insegnando a prendersi cura dei loro rifiuti organici. (Deut. 23:12,14). Per apprezzare una legge così semplice, basta considerare che nella civile Europa di alcuni secoli fa, la gente era ancora abituata a gettare questi rifiuti per strada, anche in città come Firenze. Possiamo ben immaginare l odore, e possiamo capire come mai delle epidemie scoppiassero così spesso. 7) Come possiamo valutare tutte queste leggi? Quando queste leggi furono scritte (circa anni fa, la gente non sapeva nulla di virus e microbi. Non sapevano come le epidemie si diffondessero. Con loro, Dio non poteva usare un linguaggio scientifico. Per questo troviamo un linguaggio religioso. Ma noi abbiamo i mezzi per capire il valore igienico di queste norme, che sta dietro alle motivazioni religiose. A volte, il linguaggio usato per descrivere queste malattie è così diverso dal nostro che abbiamo qualche difficoltà a capire il suo significato. I principi generali sono tuttavia molto chiari: Dio si preoccupa per noi, e ci insegna a prenderci cura della nostra igiene per evitare ogni contato pericoloso che possa trasmettere delle malattie, o a lavarci in caso sia necessario. Come possiamo applicare questi principi alla nostra vita? 8) Cosa insegna la Bibbia sul bisogno di riposo? Marco 6:31 Gesù si prendeva cura dei suoi discepoli e li invitava spesso a riposarsi in un posto tranquillo. Troppo spesso viviamo una vita stressante. Non abbiamo bisogno di riposo solo per il nostro corpo, ma anche per la nostra mente e il nostro cuore. PENSAMOCI: Come possiamo rilassaci in modo cristiano? 9) Cosa ci insegna la Bibbia sul rapporto tra gioia e salute? Proverbi 17:22: «Un cuore allegro è un buon rimedio, ma uno spirito abbattuto fiacca le ossa.» La moderna medicina psicosomatica dimostra ampiamente la veridicità di questo detto biblico. Sappiamo ora come la serenità e la gioia stimolino le difese naturali del nostro organismo aiutandoci ad avere una salute migliore. 10) Essere felici no è così facile. Molte volte abbiamo così tanti problemi da non riuscire ad essere veramente sereni. In che modo Gesù ci vuole aiutare? Matteo 11:28: «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi darò riposo.»

181 34. Leggi igieniche: cibi Qualcuno ha detto che «noi siamo quello che mangiamo». Cosa dice Dio sui cibi che mangiamo? 1) Quale dieta Dio aveva prescritto alla creazione? Genesi 1: Era una dieta vegetariana, perché mangiare carne significa uccidere delle creature e Dio non aveva tutto per la vita, non per la morte. La morte è il risultato del peccato (Romani 6:23). Ala creazione, tutto era buono (Genesi 1:31), e ciò significa che c era armonia e pace fra tutte le creature. 2) Cosa successe a causa del peccato, e come reagì Dio a questa situazione? Genesi 6:5-7,12. La terrà si riempì di violenza. Le creature di Dio cominciato a uccidersi a vicenda. La pacifica dieta vegetariana fu abbandonata e si cominciò a uccidere per nutrirsi di altre creature viventi. Cosa dovremo imparare dalla reazione di Dio. Era felice di fronte a quello spettacolo di violenza? 3) Dio quando premise all uomo di mangiare carne? Genesi 9:2-3. Dio premise di mangiare carne dopo il diluvio, forse perché essi erano già abituati a farlo e forse anche perché nel mondo post diluviano sconvolto, i vegetali commestibili non sarebbero stati facilmente disponibili per qualche tempo. 4) Pur mangiando carne, quale norma Dio chiedeva di rispettare? Genesi 9:4. Non dovevano mangiare il sangue dell animale. Questa norma fu esplicitamente riconfermata anche per i cristiani al primo concilio di Gerusalemme (Atti 15:20). Questo significa che un cristiano non deve mangiare né sangue né carne con sangue. Praticamente significa che non dobbiamo mangiare carne di animali uccisi per soffocamento. 5) Quale può essere il significato di questo divieto del sangue? Offriamo due possibili spiegazioni. Una è igienica: è meglio non mangiare il sangue perché contiene le tossine, i veleni prodotti dall animale, soprattutto nel momento in cui, spaventato, viene ucciso. La seconda è spirituale: chiedendoci di non mangiare sangue perché è «la vita» dell animale, Dio cerca di insegnarci a rispettare la vita degli esseri viventi. In altre parole: Dio ci permette di mangiare la carne ma ci insegna che non dovremmo considerarlo normale. Il modo migliore per rispettare «la vita» dell animale non è quello di non mangiarne il sangue ma di non ucciderlo. 34:1

182 6) Poiché al diluvio Dio premise di mangiare carne, significa forse che la dieta vegetariana originaria, segno di un mondo armonioso è stata dimenticata? Isaia 11:6-9. Non è così. Essa rimane implicita nell attesa profetica di un mondo restaurato dove il lupo e l agnello staranno pacificamente insieme. Se i lupi diventano non violenti, dovrebbero forse essere gli uomini a continuare a uccidere? La Bibbia insegna che nella nuova terra, le creature di Dio non faranno «né male né danno perché la conoscenza del Signore riempirà tutta la terra». Questo significa che tutte le creature vivranno in piena comunione con Dio e in armonia con il suo desiderio di amore e di pace per tutte loro, non secondo la volontà del peccato che porta violenza e morte. 7) Come cristiani crediamo nella prossima venuta del regno di Dio. Questa speranza quali conseguenze dovrebbe avere nella nostra vita presente? 2 Pietro 3:11-14 (Rom 14:17). Aspettare il regno di Dio non significa solo aspettare qualcosa di futuro ma cominciare a vivere oggi secondo la speranza che abbiamo per domani. Il regno di Dio, dove regna la pace e la giustizia, deve diventare un modello anche per la nostra vita quotidiana attuale. PENSIAMOCI: Sapendo che nel regno di Dio non mangeremo carne ci rende tristi o felici? Potremo avere dei problemi a smettere di mangiare carne già oggi? Come possiamo superarli? 8) Se non ci è possibile essere vegetariani, quali limiti dovremmo però accettare? Levitico 11. Dio, che conosce la natura di tutte le sue creature, insegna a considerare alcuni animali, pesci e uccelli impuri, cioè dannosi per l alimentazione umana. Fidandoci di Dio, noi facciamo nostre questo insegnamento. Questo significa che non mangiamo animali come il maiale, il cavallo, il coniglio e tutti i loro derivati come il prosciutto, la pancetta ecc. Non mangiamo neppure gatti, cani, topi ma questo non è un grosso problema per nessuno, almeno nella nostra cultura. Non mangiamo i molluschi, i polpi e nessuna creatura acquatica che non abbia insieme penne e squame. Nessuno ha problemi con gli insetti, visto che nella nostra cultura non ne facciamo uso. 9) Come possiamo capire la differenza tra animali puri e impuri? La Bibbia non spiega perché alcuni animali siano puri e altri impuri. Dio come avrebbe potuto spiegarlo al tempo in cui diede queste leggi! Come abbiamo già visto, essi erano chiamati ad un atto di fiducia e di ubbidienza, e lo stesso vale per noi. Tuttavia, noi abbiamo qualche possibilità di capire. Alcuni animali impuri possono più facilmente di altri trasmettere delle malattie (topi) o sono più grassi (maiale). Tutti i molluschi sono come dei filtri depuratori delle acque e trattengono nel oro colpo le impurità: mangiarli significherebbe avere un filtro per l acqua ai nostri rubinetti e poi farne un brodino quando è bello nero. 34:2

183 10) Qual è il modo migliore per comprendere Levitico 11? Matteo 19:3-9 Gesù insegna chiaramente che non tutte le leggi che troviamo nell Antico Testamento esprimono il perfetto volere originario di Dio. Alcune hanno un valore provvisorio a causa dell incapacità umana a vivere secondo un ideale più elevato. Tra queste leggi dovute al peccato, c è anche quella che consente di mangiare gli animali puri. In Eden, prima del peccato, quando l uomo era perfetto e viveva in mondo incorrotto, Dio diede una legge perfetta in assoluto che prescriveva l uso alimentare dei soli vegetali. Nel regno perfetto di Dio che viene, si tornerà a usare solo vegetali. In questa prospettiva, mangiare carni pure è permesso, ma dovremmo cercare di onorare soprattutto l ideale di Dio. Se non ci è possibile, evitiamo almeno di mangiare i cibi impuri e il sangue, per tutelare meglio la nostra salute e per educarci, a poco a poco, a vivere in modo tale da dare testimonianza del nostro amore per l ideale di Dio di un mondo di amore e di pace. Approfondimento 1) In Israele la carne era mangiata abitualmente e a volte anche la legge di Dio ne consentiva e ne prescriveva. Su quali basi bibliche possiamo dunque sostenere il vegetarianesimo? Noi non pretendiamo che ci sia un comandamento che dica: «Sarai vegetariano!». Studiare la Bibbia in una prospettiva cristiana è molto di più che cercare un comandamento. Noi non siamo più servi che fanno qualcosa sola se sono comandati (legalisti), ma figli che amano il loro Padre celeste e guardano al suo cuore e alla sua vita per imparare ad imitarlo. Se noi capiamo che a Dio piace qualcosa, non abbiamo bisogno che ce lo comandi per farlo, perché lo amiamo e lo onoriamo, e perché ci fidiamo che ciò che lui desidera e sempre il meglio per noi. In questa prospettiva, lo abbiamo già visto, abbiamo scoperto due fatti importanti: 1. Il progetto perfetto di Dio per la vita delle sue creature era il vegetarianesimo. (Genesi 1:29,30). 2. Il progetto di Dio per il prossimo mondo perfetto è ancora una volta il vegetarianesimo (Isaia 11:6-9). Come abbiamo visto, dopo il diluvio, Dio ha ufficialmente acconsentito a che il suo popolo consumasse degli alimenti carnei, ma continuò comunque a offrire elementi che incoraggiassero al vegetarianesimo: 3. Quando Dio fece un miracolo per dare cibo al suo popolo diede loro la manna, un cibo vegetale (Esodo 16). 4. Insieme alla manna, Dio mando loro delle quaglie (Esodo16:13), ma, mentre le quaglie durarono solo un giorno, la manna durò quaranta anni. Alcuni non furono felici di questo fatto e cominciarono a lamentarsene chiedendo una dieta diversa, 34:3

184 ma quello che avevano veramente nel cuore era il desiderio di carne (Numeri 11:4-10). Questi contestatori erano una «accozzaglia d gente raccogliticcia» (v. 4),cioè forestieri probabilmente Egiziani - che si erano mescolati agli Israeliti. Si erano associati al popolo di Dio colpiti dai miracoli che avevano visto fare, ma il loro cuore rimaneva legato alle loro vecchie abitudini, e desideravano mangiare carne. E Dio gliela diede, ma non appena l ebbero accostata alle labbra (quindi ancora prima di mangiarla) una epidemia colpì molti di loro facendone morire un grande numero (Numeri 11:18-20,33). Possiamo dunque vedere come Dio stesso dia a volte della carne al suo popolo, ma anche come, quando essa diventa un idolo che comanda la nostra adorazione, egli esprima la sua condanna. 2) Quali sono alcune ragioni per essere vegetariani? 1. La nostra salute fisica. L uomo non fu creato per essere un carnivoro. Anche ora, dopo una lunga storia di peccato, la nostra struttura biologica è quella di un vegetariano: si pensi alla lunghezza dell intestino, per esempio, più lunga di quella dei carnivori. Anche se possiamo mangiare carne, il nostro organismo non è equipaggiato per digerirlo in modo innocuo: l acido urico prodotto è nocivo al nostro corpo. Pensiamo ai grassi animali che aumentano la quantità di colesterolo nel nostro organismo con conseguenze spesso tragiche. Non trascuriamo neppure il fatto che attraverso la carne possiamo essere infettati in molti modi. 2. I metodi di allevamento moderni. Il consumo di carne diventa ancora più pericoloso nella nostra epoca a causa dei metodi usati nell allevamento intensivo che costringe gli animali ad una vita innaturale che si aggrava per l uso di medicinali, ormoni, cibi non naturali. 3. La nostra crescita spirituale e la nostra testimonianza. Mangiare carne implica violenza sulla creazione di Dio e ci educa alla violenza. Chi ha nel cuore il regno di Dio si educa all amore e alla pace verso tutta la creazione. Il vegetarianesimo è sempre più praticato nei nostri Paesi, anche al di fuori della fede cristiana, sia per ragioni sanitarie che per ragioni morali e spirituali. Molti lo fanno influenzati da filosofie e religioni non cristiane. Non è un peccato che i cristiani non diano una testimonianza che esalti i valori profondi della rivelazione di Dio? 4. Tutela dell ambiente e rispetto dei poveri. Per quanto strano possa sembrare, la produzione di carne implica uno spreco enorme di risorse e questo rende il nostro pianeta più povero. Se tutti fossero vegetariani ci sarebbe più terra e più cibo disponibile per tutti. 3) Per essere un Avventista del 7 Giorno è obbligatorio essere un vegetariano? No. Il vegetarianesimo è un ideale che ciascuno dovrebbe cercare di vivere, ma non una legge che possiamo imporre indiscriminatamente. Alcuni potrebbero avere problemi fisici con una dieta vegetariana. Alcuni vivono in regioni dove è molto difficile approvvigionarsi di vegetali. Anche nei nostri Paesi, una alimentazione 34:4

185 vegetariana richiede una certa conoscenza ed esperienza per evitare che una alimentazione vegetariana sbagliata crei carenze e disordini alimentari. 4) Cosa dire del veganismo? I vegetariani mangiano normalmente un poco di latte, del formaggio e delle uova. Per questo motivo, la loro dieta è chiamata ovo-lacto-vegetariana. I vegani usono invece solo vegetali. Ellen G. White scrisse che, a causa dell inquinamento, sarebbe venuto il momento per il popolo di Dio di evitare uova, latte e derivati. Alcuni pensano che tale tempi siano già arrivati o sono comunque convinti che sia meglio essere esclusivamente vegetariani (vegani). Ci sembra giusto che su una questione che riguarda la va personale di ognuno, ognuno sia libero di decidere in piena libertà. È però importante sapere, se si desidera essere vegani, che bisogna fare attenzione al pericolo di venire a mancare di certi nutrienti. 5) Alcuni pensano che la legge sulle carni pure e impure fu data solo a causa delle condizioni climatiche in cui viveva l antico Israele, e che nei nostri Paesi non c è motivo di osservarle. Potremmo capire una tale obiezione se la legge riguardasse solo il consumo di carne di maiale, molto grassa e non adatta a regioni molto calde. Ma la legge di Dio va molto oltre questo semplice problema. Se quello fosse stato il problema, Dio avrebbe dato una semplice lista di animali locali da non mangiare. Distingue invece gli animali in base a caratteristiche morfologiche che possono essere applicate universalmente. Ad esempio, Dio proibisce di mangiare la foca, un animale molto comune nei paesi freddi abitati dagli esquimesi. E non è un caso che la durata media della vita di questo popolo è tra le più basse del mondo. L obiezione non può funzionare per niente, neppure riguardo al divieto degli animali acquatici e degli insetti impuri. 34:5 Discussione di alcuni testi Introduzione. I cristiani abituati a rispettare la distinzione tra carni pure e impure sono molto pochi. Molti semplicemente non la conoscono, altri pensano che Cristo e gli apostoli abbiano abrogato questa legge. È perciò utile considerare i testi che proverebbero questa tesi per vedere se vengono compresi correttamente, secondo l intenzione di chi li ha scritti e il contesto in cui sono posti. Il presupposto di tali incomprensioni è che Gesù abbia abolito l Antico Testamento come norma per i Cristiani, ma Gesù ha detto proprio il contrario (Matteo 5:17-20). Per non fraintendere, bisogna applicare i seguenti principi: 1. Poni ogni testo sullo sfondo della prospettiva generale dell insegnamento biblico. 2. Considera sempre il contesto letterario immediate per vedere tutto quello che dice.

186 3. Considera sempre il testo per quello che vuole effettivamente dire (di cosa parla?) e non per quello che noi vorremmo fargli dire. 4. Cerca sempre di scoprire il contesto sociale e religioso dal quale la problematica del testo potrebbe sorgere. Applicando questi semplici principi vedremo che i testi in discussione non parlano mai di Levitico 11 e si riferiscono a problematiche diverse. Genesi 9:3. Dopo il diluvio, Dio permise all uomo di mangiare ogni tipo di carne? Il testo dice: «Tutto ciò che si muove e ha vita vi servirà di cibo; io vi do tutto questo, come l erba verde.» Considerando il testo al di fuori del suo contesto potremmo ricavarne l idea che ogni differenza tra gli animali sia esclusa. Dobbiamo però notare che la storia del diluvio ci dice che Dio salvò nell arca una coppia di animali impuri e sette coppie di animali puri per «mantenerne in vita la specie» (Genesi 7:3). Notiamo due elementi: 1) La distinzione tra animali puri e impuri esisteva già all epoca del diluvio. A che scopo fare questa distinzione? L unico motivo che la Bibbia ci offre e per fare una differenza a scopo alimentare e/o per quel che riguarda i sacrifici (Gen 8:20). 2) Poiché gli animali impuri salvati erano solo una coppia per ogni specie, se l uomo ne avesse ucciso solo uno, la specie sarebbe stata distrutta e sarebbe venuto meno lo scopo per cui erano stati salvati nell arca. Possiamo perciò concludere che subito dopo il diluvio, quando già l ordine di Dio si applicava, si supponeva che gli uomini mangiassero solo gli animali puri anche se Dio «sembra» permettere di mangiare tutto. Perché allora si dice: «Tutto ciò che si muove e ha vita vi servirà di cibo; io vi do tutto questo, come l erba verde»? La risposta più probabile è che il testo si esprima attraverso una generalizzazione enfatizzata, come per dire: «Come alla creazione vi ho dato il permesso di disporre del regno vegetale, ora vi do il permesso di disporre del regno animale». L ebreo era abituato a questo tipo di linguaggio e lo capiva benissimo. Confronta, ad esempio, Esodo 9:6 in cui si annuncia la morte di «tutto» il bestiame d Egitto, eppure in Esodo 11:4 ci sono ancora degli animali. Evidentemente quel «tutto» aveva un valore relativo, e voleva dire «una gran quantità». Infatti, nello stesso racconto, al versetto 3, si dice semplicemente «ci sarà una tremenda mortalità.» In ogni caso, anche se al tempo del diluvio Dio avesse permesso di mangiare ogni carne, Levitico 11 viene dopo ed esprime la reale volontà di Dio per il suo popolo. 2) Matteo 15:1-20; Marco 7:1-23. Gesù ha abolito la distinzione tra animali puri e impuri di Levitico 11? Alcuni usano Matteo 15:1-20 e il parallelo di Marco 7:1-23 per sostenere questa tesi. Però, se leggiamo il contesto vediamo che Gesù non sta discutendo affatto Levitico 11, ma una tradizione farisaica che imponeva di lavarsi le mani prima di mangiare. Dobbiamo anche notare con 34:6

187 forza che mentre Gesù prende le distanze dalle tradizioni farisaiche, afferma invece la necessità di osservare i comandamenti di Dio. Egli fa questo anche nel nostro caso specifico rimproverando i farisei di trasgredire i comandamenti di io a causa della loro tradizione (Mt 15:3-9; Mc 7:6-13). Ora anche Levitico 11 è per Gesù una legge di Dio, ed è assurdo presentarlo, contrariamente a quanto egli stesso dice, come se stesse invitando a trasgredirla. Dobbiamo anche notare che il problema di cui stavano discutendo non era di tipo igienico ma spirituale, altrimenti dovremmo credere che Gesù condannava il fatto di lavarsi le mani prima di mangiare. Per comprendere correttamente la discussione tra Gesù e i Farisei dobbiamo conoscere alcuni fatti: 1. All inizio, nel Pentateuco, anche se le motivazioni date erano rivestite di valori spirituali, le leggi di purità avevano un valore esclusivamente igienico. Ad esempio, se uno toccava il corpo di una persona morta diventava impuro (Numeri 19:13) ma questo non significava che era vietato toccare un morto per seppellirlo: dovevano semplicemente lavarsi. Si tratta evidentemente di una regola igienica che noi stessi osserviamo anche senza farla risalire alla Bibbia. Non è che una persona diventa cattiva perché ha toccato un cadavere. Possiamo ben capire questa realtà quando notando ancora come, in Israele, il concetto di impuro fosse messo in parallelo con quello di sacro e quello di puro con quello di profano (Levitico 10:10). Significa che mentre il profano è puro, e quindi l uomo comune lo può maneggiare normalmente, il sacro è impuro, non perché sia cattivo, ma perché può nuocere e non deve quindi essere maneggiato in modo e da persone sbagliate: se un uomo non consacrato tocca l arca sacra muore (1 Cronache 13:9-10). Allo stesso modo, è pericoloso toccare qualsiasi cosa che sia impura. 2. Tuttavia, con il tempo, il concetto di puro e impuro fu associate a valori morali e spirituali, per indicare ciò che era compatibile o incompatibile con la comunione con Dio. Isaia, ad esempio, considera se stesso un uomo dalle «labbra impure» che vive in mezzo a un popolo dalle «labbra impure» (Isaia 6:5). Questo non vuol dire che il profeta avesse le labbra sporche o che avesse toccato, così per idre, un maiale. Era impuro perché era un peccatore, membro di un popolo di peccatore, e sentiva perciò la sua indegnità a stare di fronte alla santità di Dio. 3. Al tempo di Gesù, probabilmente, il significato igienico delle leggi levitiche era stato sostituito dal significato morale e spirituale dei tempi successivi. Di conseguenza, i farisei, che tra l altro esasperavano ed estendevano impropriamente la portata delle leggi bibliche, consideravano come se fosse peccatore e quindi impossibilitato a godere di accoglienza presso Dio, qualsiasi persona che avesse toccato qualcosa di «impuro». Gesù rifiuta questo credenza, dicendo che moralmente, quello che rende l uomo impuro, non è quello che uno tocca o il cibo mangiato senza avere lavato le mani, ma lo stato del suo cuore 34:7

188 rispetto ai valori di amore, onestà, giustizia, fedeltà. Come si vede, la discussione non ha nulla a che fare con le leggi di Levitico 11. Naturalmente, tutta questa discussione non vuol dire che facciamo bene a non lavarci le mani. Il problema non nasce dalla cosa in sé ma dal significato errato che i farisei le davano. La frase che troviamo in Marco 7:19, «Così dicendo dichiarava puri tutti i cibi» va compresa nell ambito della discussione suddetta. Tutti i cibi sono puri, non in rapporto alla loro natura ma al modo in cui sono usati e in rapporto alla purità del cuore dei figli di Dio. Nel caso specifico, un cibo non rende spiritualmente impuri solo perché toccato con mani non lavate. Potremmo forse anche dire che neppure mangiare il maiale fa dell uomo un essere spiritualmente inferiore (tranne che ciò non avvenga come segno di ribellione a Dio). Ma questo non significa che si faccia male a lavarsi le mani o a evitare tutto ciò che può avere un influsso negativo sulla nostra salute. 3) Atti 10: Molti pensano che la visione avuta da Pietro significhi che dopo la morte di Gesù tutti gli animali sono puri e si possono mangiare. Si tratta di una interpretazione inaccettabile per diverse ragioni: In che senso Dio avrebbe purificato gli animali impuri? Forse che Dio ha cambiato la loro natura biologica e il loro modo di vivere per cui non farebbero più male? E se conservarono la loro natura, se non erano adatto per Israele, perché lo dovrebbero essere per i cristiani? Pietro stesso non comprende la visione come molti fanno oggi. All inizio non riesce a capacitarsi, ma quando vede arrivare i servi pagani del pagano Cornelio, e sente le parole dell angelo che lo invita ad andare con loro senza farsi scrupolo (Atti 10:17-21) allora capisce che quegli animali impuri erano il simbolo dei pagani, considerati impuri dagli Ebrei, ma che ora debbono essere accolti senza discriminazioni nel seno della chiesa cristiana (Atti 10:28). Nota come la visione sia inserita all interno della storia di Cornelio che comincia poco prima e continua subito dopo. Il fatto che Pietro continui a non mangiare cibi impuri (Atti 10:14) anche dopo avere ascoltato l insegnamento di Gesù su ciò che contamina o non contamina (Matteo 15:1-20), rafforza la spiegazione che abbiamo dato su questo testo nella discussione precedente. Confronta Atti 10:14 con Matteo 15:15 dove si mostra come Pietro fosse ben attento a quello che Gesù stava insegnando. 4) Romani 14. Non dice l apostolo Paolo che mangiare o non mangiare cibi impuri riguarda solo la scelta individuale? 34:8

189 Per niente. In questo capitolo non c è nulla che possa farci pensare a Levitico 11. Quello che l Apostolo dice è che alcuni fratelli pensano di mangiare solo vegetali mentre altri pensano di mangiare di tutto (v. 2). A cosa si riferisce questa discussione? Nessuno può dirlo con certezza, perché non conosciamo quali questioni si stavano discutendo nella chiesa di Roma. Di certo c è che non si sta discutendo delle carni pure o impure perché altrimenti non si capirebbe perché alcuni, in contrasto con quelli che vorrebbero mangiare di tutto, mangino solo vegetali. Molto probabilmente, il problema è lo stesso che c era nella chiesa di Corinto dove alcuni credenti, per evitare di mangiare qualche carne proveniente dai sacrifici agli dèi, non potendo sapere quale carne proveniva da tali rituali e quale no, decidevano di non mangiare carne affatto (Vedi 1 Corinzi 8:13). In quel «di tutto» dobbiamo vedere quindi un riferimento a questo problema, senza che questo ci autorizzi ad estenderlo anche alle carni impure di Levitico 11. Al massimo si potrebbe supporre un riferimento ad una sorta di ascetismo o di disciplina alimentare favorevole al vegetarianesimo. Questo, potrebbe essere lasciato alla scelta individuale. La questione è diversa se si tratta di ubbidire o no ad una legge divina. 5) 1 Corinzi 10: Paolo non dice forse che possiamo mangiare qualsiasi cosa si venda al mercato o qualsiasi cosa che la gente ci offre? Il contesto chiarisce che Paolo non sta parlando riguardo a mangiare o non mangiare carne in sé. Il suo non è un problema alimentare. Sta solo dicendo che se uno vuole mangiare carne, lo può fare senza preoccuparsi del fatto che potrebbe provenire da sacrifici fatti agli idoli, tranne che un fratello, il cui cuore potrebbe essere disturbato da questa scelta, ti informa esplicitamente sulla provenienza ritualmente pagana di quelle carni. In questo caso, Paolo invita a rispettare la sensibilità dell altro. Neppure in questo testo c è alcun riferimento a Levitico 11 e non possiamo quindi far dire a Paolo qualcosa di cui non parla. Vedi anche il cap. 8 per vedere come Paolo stesse parlando della questione delle carni sacrificate agli idoli. 6) Colossesi 2:16, Non invita Paolo a non giudicarci reciprocamente quanto al «mangiare e bere»? Non condanna forse chi insegna a «non toccare, non assaggiare, non maneggiare»? Invece di «mangiare e bere» alcune traduzioni hanno «cibo e bevanda» ma si tratta di traduzioni sbagliate. Il testo greco non si riferisce a ciò che si mangia (broma) ma all atto del magiare (brosis), non si riferisce alla bevanda (poma) ma all atto di bere (posis). Non si parla quindi della natura di ciò che si mangia o beve ma del modo e dei momenti in cui si mangia e si beve. Lo stesso linguaggio «non toccare, non assaggiare, non maneggiare» non ha nulla a che fare con le norme alimentari di Levitico 11. Tra l altro nessuna legge levitica 34:9

190 vieta di bere qualcosa se non l alcol in una circostanza specifica (Lev 10:9). Per capire quale sia dunque l oggetto della discussione bisogna fare riferimento a realtà diverse da quelle bibliche. Molto probabilmente, come molti studiosi riconoscono, il testo si riferisce ad una tendenza ascetica incoraggiata dai cosiddetti maestri della filosia di Colosse (vedi Col 2:8). L Apostolo sta discutendo i loro falsi insegnamenti non biblici, non quello che Dio insegna nel libro del Levitico. In altre parole, Paolo non sta criticando chi rispetta le leggi levitiche sulle carni pure e impure, ma delle persone che cercano di imporre restrizioni umane riguardo al mangiare e al bere in quanto tale. Molto probabilmente desideravano imporre qualche sorta di digiuno come segno di umiltà e disprezzo per il corpo (Col 2:23). Le leggi levitiche, invece, avevano lo scopo di proteggere il corpo, non di umiliarlo. 7) 1 Timoteo 4:1-5. Questo testo non ha nulla a che fare con le leggi igieniche de levitico. L Apostolo non sta incoraggiando a mangiare qualsiasi cosa possiamo mettere in bocca purché si preghi su di essa. Provare con qualche fungo velenoso e si vedrà se funziona, o mangiamo eccessivamente e se ne vedranno le conseguenze! Non sta neppure dicendo che i cristiani possono mangiare liberamente di qualsiasi tipo di carne. Non desideriamo caricare le parole dell Apostolo di significati spuri, ma lui sta condannando persone che vietano di mangiare «cibi che Dio ha creati perché quelli che credono e hanno ben conosciuto la verità ne usino con rendimento di grazie» (v. 3). Se dovessimo usare questa frase letteralmente, dovremmo pensare che Paolo voglia incoraggiare a mangiare solo vegetali perché solo questi Dio creò per essere usati come cibo (Gen 1:29-39). Risulta però chiaro da altri testi che Paolo non parla di qualche dieta speciale ma di un principio generale secondo il quale tutto ciò che Dio ha creato è buono (Gen 1:31). Chi sono gli avversari con i quali si sta confrontando? La migliore risposta è che si tratti di aderenti allo gnosticismo. Questi credevano che la creazione del mondo fisico non venisse dal Dio rivelato da Gesù e la consideravano qualcosa di malvagio. La materia era la prigione del corpo e il matrimonio tendeva ad essere svalutato e rifiutato perché con la procreazione che comportava si perpetuava la prigionia delle anime considerate come particelle di Dio - in questo mondo. In questa prospettiva, molti cibi erano considerati più pericolosi di altri ed erano proibiti, non perché erano impuri secondo levitico 11, ma perché venivano dalla creazione malvagia e impura in sé. Possiamo quindi comprendere perché Paolo dice che «tutto quello che Dio ha creato è buono»: non perché possiamo mangiare qualsiasi cosa possiamo mettere in bocca, ma perché ogni cosa viene da Dio che ha creato tutto in modo perfetto e buono. 8) In Ebrei 13:9 veniamo invitati a non lasciarci «trasportare qua e là da diversi e strani insegnamenti; perché è bene che il cuore sia reso saldo dalla 34:10

191 grazia, non da pratiche relative a vivande, dalle quali non trassero alcun beneficio quelli che le osservavano.» A cosa si riferisce? Non è possibile dirlo con certezza. Il fatto che si tratti d insegnamenti «diversi e strani» esclude che si riferisca a insegnamenti biblici come quelli sui cibi puri e impuri. I vv. successivi fanno riferimento alla carne dei sacrifici che mangiavano i sacerdoti israelitici mentre i cristiani hanno un «altare» al quale questi non si possono accostare, un probabile riferimento alla cena del signore in cui Gesù diventa cibo e bevanda dei credenti. Chi sa che, in questo contesto, non si voglia pensare a qualche pratica giudaizzante sostenuta da qualcuno che voleva raggiungere una qualche elevazione spirituale, attraverso la partecipazione a banchetti sacri di qualche tipo, quasi ad imitare i sacerdoti dell antico patto! Chissà che questi giudaizzanti non volessero mischiare tali pratiche alla cena del Signore? Chissa he Paolo non si stia riferendo a ex sacerdoti che sentivano la mancanza della loro partecipazione ai riti del santuario che includevano anche il mangiare porzioni dei sacrifici? (Lv 6:16 18; 7:15, 16, 31 34; Nm 18:8 10; Dt 18:1,2). Come dicevamo, possiamo fare solo congetture. In questo senso, il mangiare di qualsiasi cibo, non è di alcun giovamento perché è la grazia in Cristo che ci sostiene. A proposito di pratiche strane si veda 1 Timoteo 1:3-4 dove invita Timoteo a «ordinare ad alcuni di non insegnare dottrine diverse e di non occuparsi di favole e di genealogie senza fine, le quali suscitano discussioni invece di promuovere l opera di Dio, che è fondata sulla fede.» (Vedi anche Tito 3:9). Si vede come Paolo sia preoccupato per insegnamenti che esasperano il significato e il valore di leggi bibliche, deviandone il senso e l impatto nella vita dei credenti. 34:11

192 35. Leggi igieniche: alcolici L alcol rappresenta uno dei problemi peggiori del mondo. Nazioni sono state distrutte dal suo uso e centinaia di milioni di persone soffrono per causa sua anche nelle nazioni moderne del nostro mondo. Molti lo considerano giustamente una droga legalizzata, e se molti lo accettano è solo perché fa parte di un patrimonio culturale che abbiamo ereditato dal passato. Per lo stesso motivo, in Sud America, alcuni nativi americani sono abituati a masticare le foglie do coca. Come cristiani dovremmo onorare Dio nel nostro corpo e nel nostro cuore, e aiutare anche il nostro prossimo dando loro una buona testimonianza con le nostre parole e il nostro esempio. Quale atteggiamento dovremmo quindi assumere di fronte alle bevande alcoliche? 1) L alcol quanto può diventare pericoloso? 1 Corinzi 6:10. Per colpa dell alcol possiamo arrivare addirittura a perdere il regno di Dio. Vedi anche Corinzi 5:11. 2) Quale ammonizione diede Gesù ai suoi discepoli perché fossero pronti per il suo ritorno? Luca 21:34. 3) Il libro dei Proverbi è un dei cosiddetti libri sapienziali, che cioè insegnano a essere saggi. Quale consiglio vi troviamo a proposito dell uso di bevande alcoliche? Proverbi 23: Nota che qui il problema non è solo quello di diventare ubriachi ma quello di bere. Molti cristiani sono consapevoli che ubriacarsi è contro la volontà di Dio, ma pensano che bere moderatamente vino o birra sia cristianamente consentito. Dovremmo pensare che i milioni di alcolizzati hanno cominciato tutti bevendo qualche bicchiere ogni tanto. Naturalmente questo ragionamento non vale per i pericoli che si corrono anche quando si usa qualcosa di buono, ma l alcol non è qualcosa di buono che può comportare dei pericoli: è semplicemente una droga e procura danni incalcolabili IMMAGINE: È stato calcolato che ogni sette persone che usano alcolici moderatamente, uno ne diventa schiavo. Terresti a casa un cane che ogni sette ospiti che vengo a trovarti ne morde uno? E cosa dire dei danni prodotti anche quando non si diventa alcolizzati? 4) È evidente che per Dio l alcol è pericoloso. Possiamo trovare altre prove per dire che Dio non desiderava che il suo popolo ne bevesse? La Bibbia è molto chiara sul fatto che chiunque abbia una responsabilità sociale e spirituale non dovrebbe assolutamente bere nessun tipo di alcolici (a quel tempo no esistevano i superalcolici). Il motivo è che l alcol ha la capacità di influenzare la nostra mente riducendo o distruggendo la nostra 35:1

193 consapevolezza morale e spirituale, la nostra capacità di giudizio, e no ci consente di onorare e di servire al meglio Dio e il nostro prossimo. 1. I re non debbono bere vino. (Proverbi 31:4-5) 2. I nazirei, persone dedicate a Dio, dovevano addirittura evitare ogni cosa connessa con l uva. (Numeri 6:2-3) 3. La madre di un futuro nazireo doveva evitare ogni sorta di bevanda alcolica (Giudici 13:7). Nota come sia moderna la prospettiva biblica. È come se essi sapessero che l alcol può nuocere al feto attraverso la madre. Ora questo è scientificamente provato ma a quei tempi, come facevano a saperlo? 4. I sacerdoti dovevano astenersi dall alcol nell ambito del loro servizio sacerdotale per distinguere il puro dall impuro e il profano da sacro (Levitico 10:9,10) 5. Gli anziani della chiesa cristiana dovevano essere «nephelios» (1 Timoteo 3:2-3). Questo termine è traducibile con «temperante», «sobrio», e si riferisce ad una astensione dall alcol. 5) Come possiamo applicare questi fatti a noi stessi? Questi testi mostrano con chiarezza che il desiderio di Dio per coloro che vogliono dedicarsi a lui al meglio e che sentono la loro responsabilità verso la loro stessa vita e quella degli altri, è che si astengano totalmente dall uso degli alcolici. È per questo motivo che gli Avventisti del 7 Giorno, persone che vogliono preparare loro stessi a entrare nel regno di Dio, e che sentono la chiamata del Signore ad aiutare altri a prepararsi, hanno deciso di astenersi anch essi dagli alcolici. PENSIAMO: Ci sono due diversi tipi di «spirito»: quello «divino» e quello «del vino». Sembra che i due non siano compatibili. Qual è meglio scegliere? Approfondimenti 6) Come norma generale, la Bibbia richiede l astinenza dagli alcolici o la moderazione? Non tutti gli Avventisti capiscono allo stesso modo. Per alcuni la Bibbia richiede una totale astinenza. Essi si appoggiano ai testi che abbiamo già considerato e ritengono che altri testi, in cui sembra esserci un approccio più permissivo, si riferiscano a bevande non alcoliche. In questo gioca una certa confusione linguistica visto che sia in ebraico che in greco, la parola vino può riferirsi sia al vino alcolico che al succo d uva non fermentato. Altri pensano invece che la situazione sia più incerta e che la Bibbia non richieda esplicitamente una astinenza totale per tutti. Anche questi credono però che lo spirito della Bibbia sia a favore di una totale astinenza e che questa si renda tanto più necessaria nel 35:2

194 nostro tempo a causa dei pericoli maggiori che gli alcolici comportano (facilità di procurarsi gli alcolici e quindi di usarli più spesso che nel passato, presenza dei superalcolici) e per l insegnamento specifico che in questi ultimi tempi Dio ci ha dato attraverso lo Spirito di profezia. 7) Perché gli Avventisti del 7 Giorno non usano alcun tipo di alcol? 1. Perché la Bibbia non incoraggia mai a usare alcolici. Al contrario mette in guardia contro il loro consumo. Anche nella prospettiva della pazienza divina manifestata nel passato a causa della durezza del cuore dell uomo (Mat 19:8), oggi dobbiamo andare oltre quella situazione. Nella Bibbia, Dio ha permesso al suo popolo cose molto cattive come la guerra, la poligamia, la schiavitù. A proposito di quest ultima, dobbiamo dire che essa non è esplicitamente vietata neppure nel Nuovo Testamento ma noi speriamo che per questo nessun cristiano voglia dire che essa va bene. Per quel che riguarda l alcol, Dio è molto chiaro sui suoi pericoli e chiedendo l astinenza a chi si vuole consacrare totalmente a lui, ci fa capire quale debba essere oggi la nostra scelta se anche noi volgiamo amarlo con «tutto il nostro cuore». Al di là degli aspetti rituali, noi volgiamo essere consacrati a Dio come i dazieri, e siamo chiamati da Dio ad essere suoi re e sacerdoti (1 Pietro 2:9; 2 Tim 2:12; Ap 5:10). 2. Perché il pericolo dell alcol è ora molto più grande che ai tempi biblici. A quei tempi il vino non era così alcolico come oggi, i superalcolici come il whiskey e la vodka non esistevano. Forse perché il vino era una bevendo costosa e quindi non così facile da ottenere per molti, o forse anche soltanto per una questione di gusto, si amava berlo diluendolo con acqua o anche riscaldandolo, cosa che faceva abbassare notevolmente il grado alcolico. 3. Perché gli Avventisti del 7 Giorno hanno una missione speciale da compire nel nostro mondo, simile a quella di Giovanni il Battista che predicava l avvento del Messia. Come Giovanni preparava il popolo per la prima venuta di cristo, così noi dobbiamo fare per la sua seconda venuta. Come Dio chiese a Giovanni, in vista dell importanza del suo compito, di essere un nazireo astenendosi quindi dall alcol (Luca 1:15), così noi crediamo di essere chiamati a fare altrettanto. 4. Perché Dio ci ha direttamente chiesto di fare così grazie agli insegnamenti dateci attraverso il dono profetico di Ellen G. White, superando i limiti imposti dai tempi antichi e protendendoci verso uno stile di vita migliore in cui non c è nulla che possa distruggere la nostra consapevolezza spirituale, come gli alcolici e le altre droghe. 5. Perché solo se usiamo succo d uva non fermentato possiamo permettere a tutti, e specialmente agli ex alcolisti - che debbono evitare ad ogni costo l uso pur minimo di alcol - di partecipare alla cena del Signore. 35:3

195 Discussione di alcuni testi biblici 8) Giovanni 2. Gesù non fece il suo primo miracolo proprio trasformando l acqua in vino? Perché lo fece se il vino è pericoloso? A Cana, Gesù trasformo l acqua in vino «buono» (v. 10), ma questo non significa che era alcolico. Gli Ebrei erano abituati a usare vino dolce, non fermentato (si pensi, ad esempio, ad Atti 2:13 in cui i discepoli furono ironicamente accusati di essere «pieni cioè ubriachi di vino dolce») e noi crediamo che questo fosse il vino creato da Gesù. Al tempo di Gesù non esisteva lo zucchero e il vino buono non era necessariamente quello forte come oggi, ma quello dolce, il succo d uva, una vera delizia per il palato. Abbiamo già visto che molti usavano bere il vino mescolato con l acqua (vedi il libro apocrifo di 2 Maccabei 15:39) e aromatizzandolo con erbe e addolcendolo con del miele. I loro gusti e il metro del loro giudizio era decisamente diverso dal nostro. Ellen G. White così commenta: «Fu Cristo che nell Antico Testamento, diede a Israele l ammonimento: Il vino è schernitore, la bevanda alcolica è turbolenta, chiunque se ne lascia sopraffare non è saggio. Proverbi 20:1. Non fu lui a provvedere una tale bevanda. Satana tenta gli uomini a cedere a pratiche che oscurano la ragione e paralizzano le percezioni spirituali, ma Cristo ci insegna a sottomettere la nostra natura inferiore. Egli non ci pone mai davanti a cose che costituirebbero una tentazione. Tutta la sua vita fu un esempio di padronanza di sé. Fu per spezzare il potere dell appetito che digiunò per quaranta giorni nel deserto soffrendo così per noi la prova più severa che l umanità potrebbe sopportare. Fu Cristo che chiese a Giovanni battista di non bere né vino né [altre bevande alcoliche]. Fu lui che sottomise la moglie di Manoa a una simile astinenza. Cristo non contraddisse il suo stesso insegnamento. Il vino non fermentato che procurò agli ospiti dello sposalizio era una bevanda sana e rinfrescante. Questo è il vino che fu usato dal Signore e dai suoi discepoli nel primo servizio di Comunione. Questo è il vino che dovremmo sempre trovarsi sulla tavola dei nostri servizi di Comunione come simbolo de sangue del Salvatore. Il servizio sacro vuole essere un ristoro per l anima e un dono di vita. Non deve esserci nulla in esso che possa offrire una qualsiasi occasione di male.» (The Ministry of Healing, p. 333.) 9) 1 Timoteo 5:23. Perché Paolo chiese a Timoteo di bere un poco di vino? Notiamo innanzitutto che Timoteo era abituato a bere solo acqua. Se Paolo gli chiede di aggiungere un poco di vino all acqua (questo è il significato delle sue parole) è solo per un motivo particolare e non come un comando generale. Dobbiamo ricordare che Paolo stesso aveva insegnato che gli anziani della chiesa dovevano essere astemi (1 Timoteo 3:3). Come avrebbe potuto chiedere a Timoteo, che aveva una responsabilità anche maggiore di quella di un anziano, usare vino fermentato? Evidentemente, quello che Paolo sta chiedendo è di usare 35:4

196 un poco di succo d uva. Questa comprensione è sostenuta dal fatto che, al tempo di Paolo, molti usano vino non fermentato (a volte uno sciroppo) diluito con acqua per curare dei disturbi dello stomaco. (Vedi Samuele Bacchiocchi, Il vino nella Bibbia, p. 218). «L uso di vino fermentato spinse Nadab e Abihu a confondere il sacro con il profane e pagarono questo errore con la morte. Dopo questo, delle restrizion severe furono imposte in relazione al servizio sacro. Fu loro proibito di toccare vino o di usare uve in qualsiasi modo, per evitare le conseguenze che nascerebbe da una loro familiarità con il vino fermentato. Quando del cibo o delle bevande che mettono a rischio il cervello sono introdotti nella nostra bocca, il Distruttore trova la sua opportunità di entrare e di detronizzare la ragione. Siate certi che Paolo mai ha consigliato a Timoteo di usare quello che il Signore aveva proibito.» (E. G. White, Manuscript Releases Volume Ten, p. 200). 10) Gesù non ha usato forse del vino per l ultima cena? Si, lo ha fatto. Ma abbiamo buone ragioni per pensare che fosse vino non alcolico. 1) Gesù chiamo quel vino «frutto della vigna» (Matteo 26:29; Marco 14:25; Luca 22:18), un espressione molto probabilmente da riferirsi al vino non fermentato, come esce dal grappolo d uva. 2) La legge non consentiva di usare niente che fosse fermentato durante la cena pasquale (Esodo 12:15 proibisce qualsiasi sostanza fermentata, non solo pane). Anche se parte dei giudei avevano abbandonato questa norma, possiamo credere che Gesù la onorasse al meglio per rappresentare l incorrotto sacrificio del suo sangue (vedi in 1 Corinzi 5:7,8). 3) Ci sono alcune testimonianze sul fatto che alcune chiese cristiane antiche usavano vino non fermentato (vedi Bacchiocchi, pp ). Da dove possono avere attinto questa pratica se non dalla tradizione evangelica? 4) Al tempo di Gesù c erano due diversi calendari religiosi in Israele. In occasione dell ultima cena Gesù celebra la Pasqua un giorno prima di quello ufficiale, quello in cui Gesù steso sarebbe stato messo a morte come agnello pasquale (Giovanni 13:1). E possibile che Gesù abbia fatto questo anche favorito dalla presenza del calendario essenico. Comunque sia, è un dato di fatto che in Israele, gli Esseni erano abituati a non usare mai vino fermentato. Leggiamo nel loro libro, Regola della comunità (1QS a ), par : «E allorché disporranno la tavola per mangiare o il vino dolce per bere». Luigi Moraldi commenta: «Il termine ebraico (tirôsh) tradotto con vino dolce significa letteralmente mosto ed è totalmente diverso dalla parola ebraica per vino (jaîn). Possiamo dunque dedurre che i membri della setta non bevevano vino fermentato.» (Luigi Morali, I Manoscritti di Qumran, Vol 1, 1971, p. 151). 35:5

197 11) Proverbi 31:6,7 permette a chi sta per perire di bere vino. Perché? Il significato del testo è ironico. I re non debbono bere vino affinché la loro mente sia limpida e guidare convenientemente il loro popolo. Solo chi ha bisogno di dimenticare può avere qualche giovamento a usarlo. Per quel che riguarda noi cristiani, dobbiamo chiederci se sia saggio annegare le nostre pene nell alcol o se non dobbiamo invece chiedere aiuto allo Spirito di Dio (Efesini 5:18) e portare tutto ai piedi di Colui che ci invitò a portare a lui ciò che ci angustia (Matteo 11:28). 12) Deuteronomio 14:26 non invita la gente a bere bevande forti alcoliche? Se questo fosse il caso, dovremmo notare che il testo non esprimerebbe un comando ma un permesso a ché la gente si rallegri come è abituata a fare. Tuttavia dobbiamo notare che la traduzione «bevanda forte» è scorretta poiché fa pensare che si riferisca ai nostri superalcolici frutto di distillazione, cosa che a quei tempi non esisteva (cominciò a essere praticata solo 500 anni dopo Cristo). La parola originale (shekar) si riferisce a ogni tipo di bevanda dolce diversa dal succo d uva (è dalla stessa radice di questa parola che viene la nostra parola «zucchero»). Queste bevande, come succede a tutto ciò che è zuccherato, potevano anche diventare alcoliche con il tempo, ma non era sempre il caso. 35:6

198 36. La nostra vita cristiana e il denaro (decima) Dio è nostro padre e desideriamo onorarlo in tutti gli aspetti della nostra vita. Come cristiani riconosciamo con gioia la grazia di Dio e le sue benedizioni. Non dimentichiamo che tutto quello che abbiamo viene da Dio, come a volte si rischia di fare: Guàrdati dal dimenticare il SIGNORE, il tuo Dio, al punto da non osservare i suoi comandamenti, le sue prescrizioni e le sue leggi che oggi ti do; affinché non avvenga, dopo che avrai mangiato a sazietà e avrai costruito e abitato delle belle case, dopo che avrai visto il tuo bestiame grosso e minuto moltiplicarsi, accrescersi il tuo argento, il tuo oro e abbondare ogni tua cosa, che il tuo cuore si insuperbisca e tu dimentichi il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d Egitto, dalla casa di schiavitù; che ti ha condotto attraverso questo grande e terribile deserto, pieno di serpenti velenosi e di scorpioni, terra arida, senz acqua; che ha fatto sgorgare per te acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna che i tuoi padri non avevano mai conosciuta, per umiliarti e per provarti, per farti, alla fine, del bene. Guàrdati dunque dal dire in cuor tuo: La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno procurato queste ricchezze. Ricòrdati del SIGNORE tuo Dio, poiché egli ti dà la forza per procurarti ricchezze, per confermare, come fa oggi, il patto che giurò ai tuoi padri. (Deuteronomio 8:11-18) Un modo per riconoscere la grazia di Dio nella nostra vita è quello di essergli fedele nella restituzione della decima. Vediamo di cosa si tratta. 1) Cosa comandò Dio a Israele? La decima di ogni guadagno è del Signore. Levitico 27: ) Per quale scopo era usata la decima? Per sostenere il ministero spirituale della tribù di Levi. Numeri 18: Levi era la tribù dedicata a Dio e al suo servizio. 3) I leviti quali condizioni preliminari dovevano adempiere? Non avevano altri possessi tra le tribù d Israele (Numeri 18:20). Noi applichiamo questo principio al fatto che i ministri del vangelo che vivono grazie alla decima non debbono dedicarsi ad altre attività regolarmente remunerate. Come Paolo direbbe, se vivono del vangelo debbono dedicarsi totalmente al vangelo. 4) Dio come considera la non restituzione della decima? Come un furto a Dio. (Malachia 3:7-10) 5) Il ministero cristiano deve essere sostenuto dai credenti? I ministri ricevano di che vivere dal vangelo. (1 Corinzi 9:14) 36:1

199 6) Gesù cosa insegnava sulla decima? Non dev essere abbandonata. Matteo 23:23 (vedi anche Matteo 5:17-20) 7) Nella Bibbia quand è che troviamo la decima per la prima volta? Abramo la dà a Melchisedec come sacerdote dell Iddio altissimo. (Genesi 14:17-20) 8) Giacobbe che cosa promise a Dio? Gli avrebbe dato la decima di ogni benedizione che avrebbe ricevuto. (Genesi 28:22) 9) Perché dovremmo restituire la decima al Signore? 1. Perché Dio lo ha comandato. 2. Perché esprime la nostra fedeltà a Dio come signore del mondo e della vita (Salmo 50:12) di cui noi siamo solo amministratori. 3. Perché esprime il nostro desiderio di sostenere la Chiesa di cui siamo parte. 4. Rispetto agli antichi Ebrei, noi cristiani abbiamo un motivo in più per essere fedeli anche in questo campo: per darci la vita eterna, Dio non ha risparmiato il suo figlio Gesù Cristo. 10) L uso della decima può essere decisa dal credente personalmente? No, deve essere portata nella casa di Dio. (Malachia 3:10) Tutti gli aspetti della nostra vita sono un dono di Dio e siamo quindi invitati ad onorarlo anche in rapporto alle nostre ricchezze. La restituzione della decima e il dono delle offerte è qualcosa che Dio ci chiede per riconoscere la sua sovranità e il suo amore, e per essere suoi collaboratori a favore degli uomini. Aspetti pratici Dio è il padrone delle decime e delle offerte. Anche se sono usate per sostenere i ministri, questo non significa che è la chiesa che paga i ministri. È Dio che sostenta i suoi ministri perché le decime sono sue. La chiesa è solo lo strumento usato da Dio per raggiungere questo scopo. Per ragioni pratiche, e per evitare discriminazioni tra ministri, la decima non viene data direttamente al pastore locale. Attraverso la tesoreria della chiesa locale esse viene passata alla tesoreria dell Unione che l amministra in modo equo a favore di tutti i pastori e delle attività evangelistiche. Tutti i membri di chiesa dovrebbero essere fedeli nella restituzione della decima ma, per evitare fraintendimenti e per non scoraggiare un membro in difficoltà, la Chiesa continua ad amare un fratello inadempiente e riconoscerlo come fratello in Cristo e membro della chiesa. Il solo limite posto è che un membro che si trovi in una tale situazione non assuma incarichi ufficiali all interno della comunità. 36:2

200 Quando chiediamo di essere battezzati, dovremmo cominciare ad esercitare a nostra fedeltà in questo campo. Se nel momento del primo amore non siamo fedeli al Signore, cosa può accadere dopo? La restituzione della decima non esaurisce l ambito della nostra fedeltà a Dio. La decima è testimonianza che tutto quello che abbiamo viene da Dio e dobbiamo quindi amministrarlo sempre per il bene. Testi biblici Ebrei 7:8 Anche Cristo, come Melchisedec, e con ancora più diritto dei sacerdoti levitici riceve la decima. Luca 10:7, Mt 10:10, cfr. 1 Tm 5:18: «l operaio è degno della sua ricompensa». dell Eterno (Gn 14:18-20, cfr. Eb 7:1-10); Giacobbe adotta la decima dopo aver scelto il Dio dei suoi padri come suo Dio (Ge ); Ai tempi di Mosè la decima viene confermata: In Lv 27:30 non viene detto che il fedele deve dare la decima al Signore. Viene detto molto di più: la decima «appartiene» al Signore. È sua, non dell uomo. In tal senso la decima si può solo restituire. Se l israelita aveva bisogno dei prodotti della decima per qualsiasi motivo (ad esempio del grano per la semina), poteva cambiarla in denaro aggiungendo un quinto del suo valore (Lv 27:31). Le decime dovevano essere portate a Gerusalemme (Dt 12:5-6, 17-18). Se l offerente abitava molto lontano ed il trasporto era problematico, poteva cambiarla in denaro senza aggiunte (Dt 14:22-27). Le decime sono date ai leviti «in cambio del servizio che svolgono» (Nm 18:21-24). A loro volta i leviti restituivano «la decima della decima» (Nm 18.26) ai sacerdoti (Nm 18:28-29, cfr. Neh 10:39). Gli israeliti, inoltre, restituivano una seconda decima, usata per un banchetto di ringraziamento a Dio, in cui erano invitati i leviti, gli stranieri, gli orfani e le vedove (Dt 14:22-29 e 26:12). Nel resto dell A.T. la decima sarà menzionata nei periodi di apostasia a cui fa seguito una riforma: Al tempo di Ezechia, con le varie riforme fu ripristinata anche la decima (2 Cr 31:3-6,12); Dopo l esilio Nehemia reintroduce l istituzione della decima (Ne 10:29,37-38, 12:44-47, 13:10-12); Malachia denuncia l infedeltà del popolo e lo sdegno di Dio «derubato» delle decime (Ml 3:7-12). 36:3

201 Nel Nuovo Testamento Nel N.T. troviamo una situazione particolare: da una parte i primi cristiani erano ancora legati al tempio e alla sinagoga; dall altra con gli sviluppi della chiesa, la distruzione del tempio e la rottura con il mondo giudaico, svilupparono gradualmente un sistema amministrativo autonomo. Gesù confermò il principio della decima, considerandola tra le cose che «bisogna fare», senza trascurare le altre (Mt 23:23).). Paolo dichiara l equivalenza tra i leviti dell A.T. e i cristiani che predicano l evangelo a tempo pieno (1 Cor 9:1-14). Anche se qualche volta ha rinunciato a questo diritto (2 Cor 11:7), per Paolo il principio rimane (2 Tes 3:9) 36:4

202 37:1 37. Il santuario di Dio: il luogo santo e il servizio continuo Scopo: Aiutare a capire la dottrine dal santuario terreno come simbolo del piano della salvezza centrato in Cristo. Mostrare come il Signore ha insegnato e offerto questo piano anche prima dell incarnazione e della morte di Gesù. In questo studio esamineremo il servizio che si svolgeva nel cortile e nel luogo santo, il servizio chiamato «il continuo», per preparare la via a capire il servizio annuale del giorno delle purificazioni. Introduzione Non molti cristiani conoscono l insegnamento biblico riguardo al santuario. Eppure è qualcosa di talmente importante che, oltre a molti altri testi, ben due libri della Bibbia sono quasi interamente dedicati ad esso (Levitico ed Ebrei). Attraverso il santuario sappiamo come Dio manifestò la sua grazia ai peccatori dell Antico Testamento e qual è il significato della salvezza in Cristo. Il santuario ci aiuta a guardare a Gesù come nostro sommo sacerdote e ci dà fiducia e speranza. Elementi introduttivi 1. La Bibbia insegna che la conseguenza del peccato è la morte. Romani 6: La salvezza e la vita eterna sono offerte attraverso Gesù Cristo. Romani Questa salvezza come poteva essere rappresentata e offerta prima dell incarnazione e del sacrificio di Gesù? Fin dall inizio della storia umana, i credenti hanno imparato ad esprimere la loro fede nella venuta di un Salvatore offrendo a Dio dei sacrifici. Genesi 3:7,21 ci dice che dopo il primo peccato, l uomo e la donna si sentirono a disagio nel loro proprio animo e con il mondo che li circondava. Per rimediare a questa situazione si coprirono con delle foglie di fico, un simbolo dell inadeguatezza delle soluzioni umane al problema del peccato. Quello di cui avevano bisogno era qualcosa di più consistente delle foglie di fico, un «abito» durevole che potesse veramente ricoprire la loro «nudità» fisica e spirituale. Per raggiungere questo scopo, un animale fu sacrificato e la sua pelle usata come tunica. Questo fu il primo sacrifico: la vita di un essere innocente fu offerta per coprire la colpevolezza dell uomo e ridargli speranza e sicurezza. Questo sacrificio fu Dio stesso ad offrirlo e rappresenta il dono che Dio averebbe fatto del Figlio suo sulla croce come sacrificio per la salvezza dai nostri peccati.

203 Abele offrì dei sacrificio animali a Dio (Gn 4:4) e i patriarchi continuarono questa pratica (Gn 31:54). Molte volte questi sacrifici sono offerti come segno di gratitudine a Dio, ma a volte il loro scopo è quello di chiedere il perdono di un peccato commesso (Gb 1:5). All inizio, ognuno poteva offrire il suo sacrificio personalmente e ovunque si trovasse, ma quando Israele divenne il popolo di Dio, Egli diede delle precise istruzioni su come e dove farlo. L elemento essenziale di queste norme era che il sacrificio poteva essere offerto solo in un luogo, il santuario, che Dio comandò a Mosè di costruire (Es. 25:8). Significato generale del santuario 4. Dopo averli liberati dalla schiavitù in Egitto, Dio chiese al suo popolo di costruire un santuario, una tenda destinata ad un uso sacro. Qual era il suo scopo fondamentale? Esodo 25:8,9: Il santuario rappresentava il desiderio di Dio di condividere la vita del suo popolo, di assicurarli della sua presenza e del suo amore. Visto che a quel tempo Israele viveva in tende, anche il santuario era una tenda. Quando il popolo si spostava, la tenda di Dio si spostava con loro, un simbolo meraviglioso di Gesù che viene a stare con noi e a vivere la nostra vita. Vale la pena di notare uno speciale significato di quella tenda: Dio stesso e non il popolo decide come dev essere: è Dio che decide come deve essere il suo popolo e quale sia la via della salvezza. Quando Israele divenne sedentario e politicamente stabile, Salomone costruì un tempio in muratura, ma la struttura di base rimase la stessa. Tuttavia, anche Salomone era consapevole dei limiti di quel tempio: per quanto splendido, quella costruzione non era che un pallido riflesso della vera casa di Dio, il tempio in cielo (2 Cr 6:18-23). «Il SIGNORE è nel suo tempio santo; il SIGNORE ha il suo trono nei cieli; i suoi occhi vedono, le sue pupille scrutano i figli degli uomini» (Sal 11:4. Vedi anche 103:19; Is. 66:1). 5. Il N.T. come considera il santuario e i suoi riti? Ebrei 8:1-5. La lettera agli Ebrei chiarisce il significato spirituale e simbolico del santuario di Israele: era solo un ombra, una parabola, un simbolo della realtà celeste, e quello che vi accadeva era un simbolo di quello che Gesù avrebbe fatto un giorno per la nostra salvezza. 37:2

204 6. Com era il santuario? La descrizione completa si trova in Esodo ma Ebrei 9:1-5 ce ne offre una sintesi (per l incensiere si veda punto 3. del paragrafo a. che segue). Era diviso in due locali: il primo era chiamato luogo santo, il secondo santo dei santi o luogo santissimo (Esodo 26:30-34). a) Il luogo santo conteneva: 1. Il candelabro a sette bracci (Es 25:31-40; 26:35) che doveva ardere perpetuamente (Es 27:20). Oltre ad uno scopo pratico, può rappresentare la luce di Dio. Gesù è la luce del mondo (Gv 9:5). 2. La tavola dei pani sulla quale venivano posti dodici pani, una per ogni tribù (Es 26:35; Lv 24:5-9). Può rappresentare il pane della vita che è Gesù (Gv 6:48). 3. L altare dei profumi subito prima del velo che separava il luogo santo dal luogo santissimo (Es 30:1,6). Questi profumi rappresentano le preghiere del popolo di Dio, accolte, appunto, come un profumo soave (Ap 8:3). (In Ebrei 9:1 si dice che questo altare apparteneva al santissimo. Questo può essere spiegato per il fatto che, pur trovandosi nel luogo santo, il suo profumo si innalzava al di sopra della cortina e penetrava nel santissimo, dove si manifestava la presenza di Dio. Serviva quindi al santissimo anche se si trovava nel santo.) 37:3

205 b) Il luogo santissimo conteneva: 1. L arca (cassa) del patto (Es 26:33), che fungeva come da sgabello del trono invisibile di Dio (1 Cr 28:2). 2. Dentro l arca c erano le due tavole dei dieci comandamenti (Es 25:16). I popoli antichi usavano porre i loro trattati, le loro leggi, ai piedi dei loro dèi chiamandoli ad essere i loro custodi e i testimoni della loro fedele osservanza. Questo significa che il Decalogo era la legge fondamentale del patto tra Dio e Israele e che Israele si impegnava a osservarlo fedelmente. Dio sarebbe stato testimone di qualsiasi loro trasgressione. Il decalogo era per questo chiamato la «testimonianza» (Es 25:21) e l arca era chiamata «l arca della testimonianza» (Es 25:22). 3. L arca era chiusa da un coperchio chiamato kapporet, tradotto in genere come propiziatorio, ma che può significare semplicemente «coperchio» (Es 25:21). 4. Sopra il propiziatorio c erano due angeli rappresentanti la corte angelica che adora Dio (Ed 25:17-21). Degli angeli erano ricamati anche su tutte le cortine interne del santuario (Es 26:1). 5. Tra questi due angeli si manifestava la scekinah (un termine usato nella letteratura rabbinica per indicare la presenza di Dio. Dalla stessa radice del verbo «dimorare»), la gloriosa presenza di Dio (Es 25:8,22). Il cortile 7. Il santuario si trovava all interno di un cortile riservato per il servizio di Dio (Es 27:9) Vi si trovavano: 1. Un altare per gli olocausti (olocausto significa «interamente bruciato»), per bruciare parte dei sacrifici (Es 40:6). Ai suoi piedi si offrivano i sacrifici. Esso costituiva la prima tappa nel cammino verso Dio: è grazie all offerta di un sacrificio, simbolo del sacrificio di Gesù che possiamo cominciare il nostro percorso verso Dio e la salvezza che ci offre. Questi sacrifici sono il simbolo, come vedremo, del sacrificio di Gesù che offre la sua vita al posto nostro. Egli è la nostra via verso Dio (Gv 14:6). 2. Un bacino, una conca di rame per le purificazioni (Es 40:7) è il secondo arredo, tra l altare degli olocausti e il santuario vero e proprio. Esso rappresenta la purificazione che ci viene offerta grazie a Cristo. È grazia a questa purificazione che possiamo entrare nel santuario e godere della piena comunione con Dio. Possiamo vedervi un simbolo del battesimo cristiano, attraverso il quale abbiamo il perdono dei peccati nel nome di Gesù ed entriamo a fare parte del suo popolo. 37:4

206 8) Quale significato spirituale possiamo attribuire al cortile nel suo insieme? Mentre il santuario terreno rappresenta quello celeste e la mediazione che Gesù vi svolge in nostro favore, il cortile può rappresentare l esperienza che Gesù ha vissuto per noi in questo mondo (la sua croce) e i benefici della sua grazia già in questa nostra vita terrena. I sacrifici per il peccato 9. Nel santuario venivano offerti molti tipi diversi di sacrifici. I più importanti erano comunque quelli per il peccato. 37:5 a. Il peccatore doveva rendersi conto del suo peccato e offrire un sacrificio (Lv 5:5,6). b. Doveva confessare il suo peccato (Lv 5:5). Nota che il peccato non veniva confessato a un sacerdote ma direttamente a Dio. c. Doveva porre una mano sul capo del sacrificio (Lv 4:4,15,24,29). In questo modo identificava se stesso con l animale che moriva prendendo il suo posto. Altri testi ci permettono di capire che questa imposizione della mano coincideva con la confessione dei peccati (Lv 16:20-22). Ogni volta che si impongono le mani su qualcuno è sempre per trasferire su di lui qualcosa. Poteva essere una benedizione sui figli (Gn 48:14,20) o, nel caso di una consacrazione, l autorità di compiere l ufficio assegnato (At 13:2,3). Nel caso della confessione del peccato ciò che veniva trasmesso era il peccato stesso e l animale moriva per il peccato del peccatore. d. Era il peccatore stesso che doveva uccidere l animale. Applicando tutto questo al nostro rapporto con Gesù, capiamo che il nostro Salvatore non è stato messo a morte solo dai Giudei o dai Romani perché tutti noi siamo moralmente responsabili della sua morte: i nostri peccati lo hanno ucciso (Is 53:5; 1 Cor 15:3). PENSIAMOCI: Quando comprendiamo questo fatto, cosa diventa il nostro peccare? 10. Su che basi possiamo dire, come abbiamo fatto, che il sacrificio per il peccato rappresentava Gesù? Giovanni 1:29. Gesù è il vero sacrificio per il peccato. Egli diede la sua vita per il nostro perdono e la nostra salvezza. Anche i testi seguenti confermeranno questa comprensione. 11. Quali differenze ci sono tra il sacrificio degli animali e quello di Gesù? Ebrei 9:9,12; 10:1,4: I sacrifici animali erano solo dei simboli e non potevano risolvere il problema del peccato. Solo quello di Gesù può farlo. Ebrei 10:1,14: I sacrifici animali non possono cambiare la nostra vita, ma quello di Gesù si.

207 Ebrei 9:26; 10:12: I sacrifici animali erano molti, quello di Gesù è unico e per sempre. Per questo non possiamo considerare la messa cattolica come un sacrificio e l eucaristia come l offerta ripetuta del suo corpo. I sacerdoti 12. Chi aiutava il peccatore a presentare il suo sacrificio davanti a Dio? Dopo che il sacrificio era stato offerto dal peccatore, doveva essere presentato davanti a Dio nel santuario, ma il peccatore non poteva entrarvi. C era perciò bisogno di un mediatore e questo era il ruolo svolto dai sacerdoti. C erano due modi in cui il sacrificio per il peccato poteva essere presentato davanti a Dio: a. Attraverso il sangue portato dentro il santuario (Lv 4:5,6,16). Questo avveniva però solo nei casi più importanti; il popolo intero o il (sommo) sacerdote che li rappresentava. b. Per la maggior parte dei sacrifici, quelli individuali della gente comune, il sacrificio veniva portato direttamente nel santuario dai sacerdoti che ne mangiavano la carne nel luogo santo. (Lv 10:17,18). 13. Perché il sacrificio doveva essere portato dentro il santuario? a. Una prima risposta è che questo doveva essere fatto semplicemente perché lo si presentava a Dio la cui presenza si manifestava nel santuario. b. Ma il testo di Levitico 10:17,18 sottolinea un altro aspetto. Se nel cortile era lo stesso peccatore che offriva il sacrificio, questo era poi portato dentro il santuario, alla presenza di Dio, da un mediatore: il sacerdote. In questo modo il sacerdote si faceva carico del peccato che era stato perdonato e tolto dal peccatore penitente. In qualche modo lo prendeva e lo portava su di sé dentro il santuario per completare il processo di espiazione. 14. Il Vangelo quale relazione stabilisce tra i sacerdoti e Gesù? Ebrei 8:1: Gesù è il nostro solo Sommo Sacerdote, il nostro unico mediatore (1 Tim 2:5), colui che offre se stesso come sacrificio per i nostri peccati. 1 Pietro 2:24: come gli antichi sacerdoti dovevano portare i peccati del popolo, così Gesù ha portato i nostri peccati nel suo corpo. 15. Quali differenze esistono tra i sacerdoti dell Antico Testamento e Gesù? Ebrei 5:5,6: I primi erano umani, Gesù è il Figlio di Dio. Ebrei 4:14-16; 5:8,9: I primi erano imperfetti, Gesù è perfetto. Ebrei 7:23: I primi erano molti, Gesù è unico (NOTA: Questo è il motivo per cui noi non chiamiamo sacerdoti i ministri del vangelo). Ebrei 7:23-24: I primi vivevano solo per un breve tempo, Gesù ha un ministero eterno. Ebrei 9:11,12: I primi offrivano sacrifici animali, Gesù offre se stesso. 37:6

208 Il continuo Tutto quello che abbiamo visto accadere finora nel santuario terreno e in quello celeste ha un valore permanente. Ogni giorno gli Ebrei potevano confessare i loro peccati e offrire i loro sacrifici, lo stesso possiamo fare noi stessi attraverso Gesù che, nel santuario celeste, «vive sempre per intercedere» per noi (Eb 7:25. Vedi anche 13:15). Tutti questi servizi, insieme ad altri, come i sacrifici collettivi del mattino e della sera (Nm 28:4), si svolgevano nel cortile e nel luogo santo, la prima stanza del santuario (Eb 9:6). Si stabilisce così una corrispondenza tra il cortile e il luogo santo con il servizio che viene chiamato «continuo» (Tra questi riti continui c era naturalmente altro, come ad esempio gli olocausti del mattino e della sera, Es 29:38-42). Nel prossimo studio vedremo che tipo di servizio si svolge invece nel luogo santissimo e scopriremo la straordinarietà del suo significato che si riferisce a qualcosa che invece accade una sola volta nella storia. 37:7

209 38. Il santuario di Dio: il santo dei santi e il giorno del giudizio Scopo: Comprendere come il giorno delle espiazioni corrisponda al giorno del giudizio finale, quando il problema del peccato viene definitivamente risolto. Introduzione Nello studio precedente abbiamo imparato cos era il santuario e quale scopo aveva. Ma ci siamo concentrati soprattutto sui servizi che si svolgevano nella sua prima parte e abbiamo definito tutto questo «servizio continuo» perché si riferiva a qualcosa che avveniva tutti i giorni. Vedremo ora il servizio che si svolgeva nel luogo santissimo e scopriremo cosa significava e cosa significa per noi oggi. 1) Cosa c era di speciale nel servizio svolto nel luogo santissimo? Ebrei 9:6,7: Mentre tutti i sacerdoti potevano entrare continuamente nel luogo santo, solo il sommo sacerdote poteva entrare una sola volta nel santissimo. 2) In quale occasione accadeva? Levitico 16:2,3,16; 23:27. Nel giorno delle espiazioni (yom kippur), il giorno più solenne del calendario ebraico, nel decimo giorno del settimo mese (Tishri) del calendario biblico, che corrispondeva al nostro settembre-ottobre. 3) Cosa accadeva quel giorno? Levitico 16 narra tutta la cerimonia. Vediamo prima i fatti. Cercheremo dopo di comprenderne il significato. a. Il sommo sacerdote doveva prima lavarsi e, indossando i suoi abiti rituali, offriva un sacrificio per se stesso e per la propria famiglia. In questo modo, puro d ogni peccato, poteva svolgere convenientemente il suo compito (vv. 1-4,6,11-14). b. Venivano scelti due capri: uno doveva essere offerto in sacrificio per il peccato, l altro sarebbe stato mandato ad Azazel nel deserto (vv ). Cercheremo tra poco di comprendere chi fosse questo Azazel. c. Veniva offerto il capro per il sacrificio (v. 15p.p.). d. Il sangue del capro veniva portato nel luogo santissimo e spruzzato sopra il coperchio dell arca del patto. Quello che rimaneva veniva spruzzato su tutti gli arredi del santuario e del cortile (vv. 15s.p.; 18,19). e. Infine, il sommo sacerdote prendeva il capro per Azazel, poneva le mani sul suo capo e confessava su di esso tutti i peccati e le trasgressioni di Israele. Il capro veniva poi condotto via dal santuario, 38:1

210 con i peccati che portava, nel deserto, e lì abbandonato lontano dal popolo. (vv ). 4) Da cosa si deduce l importanza speciale di questo giorno? In un certo senso possiamo dire che tutti gli altri giorni e i loro riti erano preparazione per questo giorno straordinario. Il suo significato speciale lo si può vedere dai fatti seguenti: a. E il solo giorno in cui il sommo sacerdote entra nel luogo santissimo. b. Era preceduto e annunciato dalle trombe che si suonavano dieci giorni prima, all inizio de mese (Lv 23:23-27). c. È il solo giorno per il quale Dio richieda un atteggiamento di umiliazione (Lv 23:29-32) che il popolo esprimeva attraverso il digiuno (At 27:9). d. La penalità per non vivere questo giorno con umiltà era l esclusione dal popolo di Dio (Lv 23:29). E evidente che qualcosa di straordinario accadeva in tale giorno. Cosa? 5) Qual era lo scopo di questo giorno? La Bibbia lo esprime in due modi diversi ma concordanti: a. Da una parte si dice che serviva a fare l espiazione per i peccati del popolo (Lv 23:28; 16:17s.p.). b. Dall altra leggiamo che serviva a purificare il santuario da tutti i peccati e dalle impurità del popolo (Lv 16:16,,20). 6) Perché il santuario doveva essere purificato? Se doveva esserlo «a causa» dei loro peccati e delle loro impurità, è evidente che in qualche modo era stato contaminato da questi peccati. Come? La risposta può essere trovata in quello che abbiamo visto nello studio precedente: quando i peccati erano confessati attraverso il sacrificio, erano portati nel santuario attraverso il loro sangue o la loro carne (Lv 10:17,18). Questo aveva un doppio effetto: il peccato era perdonato al peccatore, veniva allontanato da lui ma, allo stesso tempo, veniva portato nel santuario e lì lasciato. In questo modo, i peccati, anche se perdonati, contaminavano il santuario che doveva, verso la fine dell anno religioso, essere purificato. Il giorno delle espiazioni (purificazione) aveva proprio questo scopo. 7) Cosa significa che bisognava umiliarsi se non si voleva essere «tagliati via» dal popolo? Levitico 23:29. Questa espressione può avere un significato fisico: coloro che manifestamente assumevano un atteggiamento irrispettoso, arrogante, contrario all umiltà che tale giorno richiedeva, venivano esclusi dal popolo di Dio ed essere forse uccisi o semplicemente allontanati dalla comunità. Ma, poiché solo Dio può conoscere 38:2

211 la vera attitudine dei cuori, solo Dio poteva escludere spiritualmente questa gente dall opera di purificazione che il giorno delle espiazioni comportava. In ultima analisi, essi rifiutavano la grazia di Dio, rimanevano nei loro peccati e per questo non erano più considerati parte del popolo di Dio. 8) Gli Avventisti del 7 Giorno comprendono questo giorno come un giorno di giudizio. Perché? Sulla base di quanto abbiamo visto, il giorno delle espiazioni era la sintesi e la conclusione di tutto il sistema sacrificale. Ogni giorno i peccatori potevano ottenere il perdono dei loro peccati, ma questi non scomparivano totalmente: un ricordo rimaneva davanti a Dio e questo richiedeva una soluzione. Questa veniva offerta dal giorno delle espiazioni: il santuario e il popolo venivano purificati e i loro peccati portati via ad Azazel nel deserto. Tuttavia, questo beneficio valeva solo per coloro che manifestavano un atteggiamento umile, gli altri erano essi stessi allontanati dal santuario e dal popolo. Sotto questo aspetto, il giorno delle espiazioni operava una separazione tra il vero e il falso popolo di Dio e questo equivale ad un opera di giudizio. Considerato che i riti del santuario sono una rappresentazione della storia della redenzione, questo giudizio verso la fine dell anno deve corrispondere a quello che noi chiamiamo il giudizio finale. In altri termini: tutto il santuario e i suoi riti è un ombra, un simbolo, del santuario celeste e della realtà cristiana (Eb 8:5). Come il servizio continuo corrisponde all intercessione continua di Cristo a favore del suo popolo nel santuario celeste, così il giorno delle espiazioni rappresenta il giudizio finale predicato da Cristo e dagli apostoli. In questo giudizio finale, i peccati di coloro i cui nomi saranno rimasti nel libro della vita saranno definitivamente tolti via e l insieme del santuario celeste e del popolo di Dio, è definitivamente purificato e la sua salvezza definitiva ed eterna è proclamata (Dn 7:18 dove il giudizio è «a favore dei santi», non «dato ai santi»; Ap 11:18). 9) Possiamo trovare altri elementi biblici su questa idea che una memoria dei nostri peccati, anche di quelli perdonati, venga conservata fino al giorno del giudizio? a. La Bibbia dice che dei libri sono scritti per conservare la memoria di tutta la nostra vita, e che questi libri sono aperti nel giorno del giudizio (Dn 7:10; Mal 3:16; Ap 20:12). b. La Bibbia dice che non basta confessare i nostri peccati per essere salvati. Dobbiamo anche perseverare nella grazia di Dio fino alla fine dei nostri giorni (Mt 24:13). 38:3

212 c. La Bibbia dice che c è un giudizio finale per tutti gli uomini, anche per coloro che fanno parte del popolo di Dio (1 Pietro 4:17), cioè di quelli che hanno già confessato il loro peccato e ricevuto perdono grazie a Gesù. Pietro dice addirittura, che il giudizio di Dio comincia proprio da questi ultimi, prima di passare agli altri, cosa che vedremo trova riscontro in due fasi diverse del giudizio. In altre parole, essere perdonati oggi non garantisce il nostro destino finale. Uno può confessare oggi il suo peccato ed entrare nella salvezza, ma domani può rinnegare Gesù: il perdono del peccato passato non basterà a fargli godere la salvezza eterna. Ecco perché c è un giudizio finale. 10) Qual è il significato del capro per Azazel? Il significato della parola «Azazel» è sconosciuto. È chiaro comunque che si riferisce a qualcuno o a qualcosa non in armonia con Dio. Dio è nel santuario mentre Azazel è nel deserto; i peccati sono tolti via dalla presenza di Dio e dal popolo e mandati ad Azazel che è solo nel deserto. È quindi facile pensare che Azazel sia un modo per chiamare Satana, il primo responsabile per i peccati di tutta l umanità, al quale, alla fine, tutti i peccai dei figli di Dio saranno rimandati. Sappiamo che dopo il giudizio e il ritorno di Gesù, Satana sarà confinato per un tempo in un esilio solitario (vedi studio sul millennio). La somiglianza con la realtà di Azazel è impressionante. Più difficile è comprendere il ruolo del secondo capro sul quale tutti i peccati del popolo vengono confessati. Molti cristiani credono che anche questo capro rappresenti Gesù. Come Avventisti troviamo difficile questa interpretazione perché, se è vero che Gesù è morto per i nostri peccati, non riusciamo a capire in che senso egli si debba caricare nuovamente di tutti i nostri peccati dopo averlo già fatto sulla croce, dopo che ha già fatto la purificazione del santuario, come invece fa il capro per Azazel. Le funzioni dei due capri sono opposte: mentre uno purifica l altro contamina (Lv 16:26). Per questo, normalmente, gli Avventisti si rifiutano di vedere anche in questo secondo capro un simbolo di Gesù. Chi è dunque? Non è detto che debba per forza rappresentare qualcuno. Può essere semplicemente un simbolo plastico che rende visibile il fatto che in qualche modo, alla fine, Dio farà ricadere tutti i peccati sulla testa di Satana. 11) Come possiamo riassumere il significato del giorno delle espiazioni? Santuario simbolico dell A.T. Lungo tutto l anno, i peccati erano confessati e perdonati grazie al sacrificio di un animale, ma la loro memoria rimaneva nel santuario davanti a Dio. 38:4 Realtà in Cristo del N.T. Lungo tutta l era cristiana i peccati possono essere confessati e perdonati nel nome di Gesù. La loro memoria rimane, come quella di tutta la nostra vita, davanti a Dio nei libri celesti.

213 Un giorno di espiazionepurificazione era necessario per liberare il santuario da ogni traccia di contaminazione e decidere chi alla fine rimaneva parte del popolo di Dio. Il capro per il Signore e il sommo sacerdote erano l elemento centrale del giorno delle espiazioni. Grazie al sangue del capro per Dio, tutto il santuario e il popolo venivano totalmente purificati. Il sommo sacerdote, dopo essere stato alla diretta presenza di Dio, esce dal santuario dando testimonianza del fatto che il suo servizio è stato accolto da Dio e che il popolo è salvo. Tutti i peccati sono mandati ad Azazel nel deserto, lontano dal popolo di Dio, dove morirà. Un giorno di giudizio è necessario per chiudere definitivamente il problema e la storia del peccato, per purificare il popolo di Dio e le realtà celesti. (Eb 9:23) Il giudizio finale avrà la sua base in Gesù, nostro sacrificio e mediatore (Rm 2:16). Grazie al sangue dei Gesù, tutti i peccati del popolo vengono cancellati dai libri celesti. Dopo il giudizio, Gesù lascia il santuario celeste e viene ad annunciare la salvezza finale al suo popolo. Tutti i peccati sono mandati a Satana, isolato in un mondo ridotto a un deserto durante il millennio, dopo il quale sarà distrutto (Ap 20). 12) Possiamo sapere quando ha luogo il giudizio finale simboleggiato dal giorno delle espiazioni? Si, perlomeno possiamo sapere quando comincia, ma non il momento in cui finisce perché, come dice Gesù, solo il Padre sa il giorno del suo ritorno (Mt 24:36) con il quale la fine del giudizio coincide (Dn 7:9-10,13-14). Per conoscere il momento iniziale dobbiamo rivolgerci al libro profetico di Daniele, cosa che cominceremo a fare con il prossimo studio. Non sarà qualcosa di semplice, perché anche Dio fece sapere al profeta che solo negli ultimi tempi, e solo coloro che studieranno con cura questo libro, potranno capirlo (Dn 12:4), ma se vogliamo capire veramente, Dio ci aiuterà certamente. 38:5 Approfondimenti 13) Gli Avventisti sono i soli a vedere nel giorno delle espiazioni un simbolo del giudizio? No. Gli stessi Ebrei fanno altrettanto: «Dio, seduto sul suo trono per giudicare il mondo, giudice, avvocato, perito e testimone, apre il libro della vita; viene letto il nome di ogni uomo che si trova scritto. Viene suonata la grande tromba; si ode una voce ancora flebile; gli angeli rabbrividiscono, dicendo che questo è il

214 giorno del giudizio Nel giorno dell espiazione viene stabilito definitivamente chi vivrà e chi morrà.» (Jewish Enciclopedia, «The Day of Atonement») 14) Nel giorno delle espiazione perché non avviene nessuna confessione di peccati sul capo per il Signore? Perché i peccati che in questo giorno vengono tolti via dal santuario, erano già stati confessati sul capo degli animali precedentemente offerti in sacrificio, durante i giorni del «servizio continuo». Il sacrificio del capro, simbolo di Gesù, durante il giorno delle espiazioni esprime quindi l altro aspetto del sacrificio per il peccato: da una parte il sacrificio-gesù prende su di sé il peccato del peccatore e ne muore, ma dall altra ha il potere di purificare il peccatore: questo secondo valore era già espresso nel sacrificio per il peccato, visto che il peccatore veniva perdonato, ma ora viene applicato all insieme del popolo come espressione del fatto che nel giudizio finale, la purificazione viene sempre ottenuta grazie al sacrificio di Cristo. Per questo motivo non c è confessione dei peccati sul capro per il Signore, mentre ci sarà, ma con un altro significato e con altre conseguenze, sul capro per Azazel. Questo fatto ci aiuta anche a capire che i peccati tolti via durante il giorno delle espiazioni, sono effettivamente i peccati già precedentemente confessati e portati nel santuario attraverso i sacrifici per il peccato, non altri peccati; altrimenti non si capirebbe perché a questo sacrificio «per il peccato» (v. 9) non sia associato il rito dell imposizione delle mani e della confessione come avveniva solitamente. 15) In che senso il capro per Azazel serve a «fare l espiazione» (Lv 16:10)? Non è questo in contrasto con l idea che esso non rappresenti Gesù? Quando leggiamo il rituale comprendiamo che questo capro non ha alcuna parte attiva nella purificazione del santuario. Solo attraverso il sangue del capro per il Signore il santuario è purificato (v ). Solo alla fine del rituale, quando la purificazione è già avvenuta, entra in scena il capro per Azazel, ma solo in modo passivo, per ricevere sulla testa i peccati che erano tolti dal santuario e portarli via. Solo in questo senso contribuisce alla purificazione. IMMAGINE: Mentre il capro per il Signore è come un maggiordomo che pulisce la casa, quello per Azazel e come il netturbino che prende lo sporco e lo porta alla discarica. Entrambi sono utili per ottenere uno stato di pulizia, ma il modo in cui operano è radicalmente diverso. 16) Quando leggiamo la lettera agli Ebrei, sembra che tutto quello che il santuario dell A.T. rappresentava si sia compito attraverso la morte e il ministero attuale di Gesù nel santuario celeste. Questo non contraddice l idea che il giorno delle espiazioni rappresenti qualcosa di specificamente distinto come il giorno del giudizio? Non crediamo che sia così. Per comprendere la lettera agli Ebrei, dobbiamo capire che il suo scopo principale è pastorale, non profetico. Lo scrittore 38:6

215 desidera semplicemente aiutare i cristiani, ancora legati al santuario terreno e ai suoi riti, perché capissero che tutto era simbolo di Gesù Cristo e dell economia cristiana e che quindi, avendo la realtà, non dobbiamo avere nostalgia dei vecchi simboli. Per raggiungere questo obiettivo, non analizza tutti i significati profetici del santuario, ma solo ciò che può servire loro, in rapporto all esperienza che stavano vivendo, affinché potessero affidarsi a Gesù con piena fiducia. La questione del giudizio finale è appena menzionata (6:2; 9:27; 10:27-30), ma non è mai trattata per esteso. Il giorno delle espiazioni non è mai menzionato e analizzato in quanto tale. Di conseguenza non possiamo dire nulla dell interpretazione profetica che lo scrittore avrebbe potuto darne. È menzionato solo indirettamente attraverso la menzione di capri o vitelli (Eb 9:12) che noi troviamo menzionati insieme in Levitico 16:3,5; e in 9:24-28 dove Gesù viene contrastato al «sommo sacerdote, che entra ogni anno nel luogo santissimo con sangue non suo» (v. 25). In entrambi i casi, l idea non è quella di analizzare il significato specifico del giorno delle espiazioni, ma solo quella di affermare il fatto della ripetitività dei riti ebraici, e quindi la loro non reale effettività, in opposizione al fatto che Gesù offre se stesso una volta per tutte risolvendo definitivamente il problema del nostro peccato. Per veicolare questo messaggio, paragona e contrappone Gesù a tutti i sacrifici del santuario, senza fare distinzione tra quelli del servizio continuo e quelli del giorno dell espiazione perché questo non rientra negli obiettivi che si propone di raggiungere. L autore di Ebrei menziona ogni tipo di sacrificio e di situazioni, mischiando insieme (9:12,13) vitelli, capri, ma anche la vacca rossa (Nm 10:2) che non aveva nulla a che fare con il giorno delle espiazioni. Può fare questo solo perché non desidera discutere ogni tipo di sacrifici od ogni tipo di situazione in sé, ma il fatto complessivo che tutto puntava a Gesù. La morte di Gesù è particolarmente enfatizzata perché tutto il ministero di Gesù e la nostra salvezza sono fondati su di essa. Con lo scrittore di Ebrei, anche noi possiamo dire che tutto il santuario veterotestamentaria puntava alla croce, perché senza la croce non c è né perdono, né salvezza, né purificazione del santuario, né giudizio finale, né eternità per il popolo di Dio. La croce è presente nel giorno delle espiazioni e nel giudizio finale, ma questo non significa che la croce e il giudizio finale siano la stessa cosa. Questo è basato sulla croce ma viene molto tempo dopo di essa. La stessa lettera agli Ebrei (9:27-28) (proprio alla fine del capitolo che comincia con la distinzione tra luogo santo e luogo santissimo), distingue tra il momento del sacrificio di Gesù, applicato a tutti i cristiani che vivono lungo tutto il corso dell era cristiana, e il futuro giorno del giudizio. È facile vedervi un cenno alla distinzione che abbiamo provato a delineare. Tuttavia, per conoscere il tempo di questo giudizio dobbiamo uscire dall ottica pastorale di Ebrei e rivolgerci al libro profetico di Daniele. Cosa che faremo nei prossimi studi. 38:7

216 17) Gli Avventisti del 7 Giorno credono che la distinzione tra luogo santo e santissimo del santuario terreno corrisponda ad una distinzione nel santuario celeste. Dicono infatti che, alla sua ascensione, Gesù è entrato nel luogo santo e che nell antitipico giorno delle espiazioni passerà nel luogo santissimo. Se questo fosse vero, come si spiega quanto leggiamo in molti testi del N.T. dove si dice che Gesù si è posto alla destra di Dio già lo stesso giorno della sua risurrezione? (Marco 16:19; Atti 7:56; Romani 8:34; Colossesi 3:1; Ebrei 1:3 ) Il problema nasce solo a causa del linguaggio che usiamo. I primi Avventisti desideravano enfatizzare la corrispondenza tra i due santuari. Per fare questo usavano un linguaggio molto letteralistico fondato sulla struttura del santuario terreno. Questo fatto può però creare qualche fraintendimento di cui forse non si rendevano neppure conto perché la loro attenzione era attratta da altro. In realtà, al di là del linguaggio usato, quello che desideravano esprimere non era una corrispondenza spaziale ma funzionale. Dopo la risurrezione, Gesù cominciò un ministero che corrispondeva a ciò che era rappresentato dal luogo santo. Verso la fine dei tempi, comincia poi un ministero che era simboleggiato da ciò che avveniva nel luogo santissimo. Era quindi facile esprimere il passaggio dal primo al secondo ministero, come se corrispondesse al passaggio dal primo al secondo locale del santuario. Tuttavia, in realtà, Gesù può fare tutto questo stando alla destra di Dio perché, in realtà, tutto quello che avveniva nel santuario, avveniva alla presenza di Dio, indipendentemente dal locale in cui accadeva. Nel santuario terreno, anche gli arredi del cortile (Lv 1:5,11; 16:18; 3:1: 4:4 ) e del luogo santo (Lv 4:6,7 ), e i riti che vi si svolgevano erano «davanti al SIGNORE». La cortina che separava il luogo santo dal santissimo era posta lì come segno di separazione, di distinzione tra i due luoghi (Es 26:33) ma non per isolare i due spazi. La cortina serviva a segnare le due fasi del servizio del santuario, ma anche per esprimere il rispetto per la presenza del Signore che si manifestava sopra l arca posta nel santissimo (nel santuario celeste, non c è evidentemente bisogno di una tale distinzione perché nulla di peccaminoso impedisce il diretto accesso alla santità e alla maestà di Dio). Possiamo comprendere ancora meglio la consistenza di questa idea quando si considera il tempio di Salomone: mentre tutto era in muratura solo la cortina rimaneva tale: i due locali apparivano quindi come un unica stanza. Tuttavia i due tipi di servizio («continuo» e «annuale») erano chiaramente distinti. Si consideri anche quanto abbiamo visto a proposito dell altare dei profumi che «apparteneva» al santissimo anche se era posta nel santo (Eb 9:2). Interessante anche il fatto che oltre ai due cherubini scolpiti posti sopra l arca () e le figure che si trovavano sul velo di separazione (Es 26:31), tutte le cortine del santuario erano ornate con tali figure (Es 26:1). Questi cherubini rappresentano, evidentemente, la corte celeste di Dio. Il fatto che essi si trovino 38:8

217 su tutte le superfici del santuario significa che sia il luogo santo che il luogo santissimo erano concepiti unitariamente come la corte del trono di Dio. 18) Come capire il fatto che Ebrei 9:12 parla di Gesù che è entrato nel santissimo già alla sua risurrezione? Alla luce di quanto abbiamo visto sulla natura della Lettera agli Ebrei e sull unità del santuario come corte di Dio, questo fatto non porrebbe alcun problema. Il testo biblico, comunque, non dice questo. Se il problema nasce è frutto solo di un fraintendimento di alcuni traduttori: siccome il testo menziona il sangue di vitelli e capri che erano usati insieme nel giorno delle espiazioni, alcuni traduttori (compresi quelli della Nuova Riveduta, mentre la Riveduta tradizionale come la Nuova Diodati ed altre versioni, riporta correttamente «santuario») hanno pensato che Ebrei volesse paragonare Gesù al sommo sacerdote che, nel giorno delle espiazioni, entrava nel luogo santissimo e così hanno tradotto. Le cose stanno diversamente: in 9:1-3 si usano tre diverse parole in rapporto al santuario: skené che significa tenda ed è usata per l intero santuario; haghion (al singolare) o haghia (al plurale) che significa «cosa/e santa/e» ed è usata sia per l intero santuario (v. 1), sia solo per la prima stanza, il luogo santo (v. 2). Haghia haghion, che letteralmente significa «le cose sante delle cose sante», cioè «le cose santissime», è usata al v. 3 per descrivere il luogo santissimo. Si vede dunque che Ebrei sa come distinguere il santo dal santissimo quando vuole farlo, ma non usa mai questo ultimo termine per descrivere il luogo dove Gesù svolge il suo ministero nel santuario celeste. Questo fatto può semplicemente significare che lo scrittore desidera descrivere Gesù come compitore dei simboli del santuario celeste nel suo insieme (lo abbiamo già visto) senza sottolineare in modo specifico il significato particolare del luogo santissimo. Così, in 9:12, Gesù non entra nel haghia haghion, ma semplicemente nel haghia, i luoghi santi in generale. D altra parte, anche nel giorno delle espiazioni, il sommo sacerdote svolgeva il suo servizio in tutto il santuario, in entrambi i locali e anche nel cortile, perché tutto doveva essere purificato (Lv 16:15-19; Es 30:1,10). Allo stesso modo, Gesù svolge il suo servizio in tutto il santuario, non solo nel luogo santissimo. Se Ebrei avesse voluto accostare Gesù al compito specifico del sommo sacerdote nel giorno delle espiazione, avrebbe potuto menzionare esplicitamente l espressione hagia haghion, cosa che non fa. Per comodità riportiamo il contesto di Ebrei 9:12 fornendo i termini originali greci: «8 Lo Spirito Santo voleva con questo significare che la via al santuario (aghion) non era ancora manifestata finché restava ancora in piedi il primo tabernacolo (skené). 9 Questo è una figura per il tempo presente. I doni e i sacrifici offerti secondo quel sistema non possono, quanto alla coscienza, rendere perfetto colui che offre il culto, 10 perché si tratta solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, insomma, di regole carnali imposte fino al tempo 38:9

218 di una loro riforma. 11 Ma venuto Cristo, sommo sacerdote dei futuri beni, egli, attraverso un tabernacolo (skené) più grande e più perfetto, non fatto da mano d uomo, cioè, non di questa creazione, 12 è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo (aghia=luoghi santi), non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna.» 19) Come possiamo capire Ebrei 9:8? Significa forse che solo il Santissimo del santuario terreno rappresentava veramente il ministero celeste di Gesù? Siccome nei versetti precedenti (6,7) Ebrei ha contrapposto il luogo santo, dove i sacerdoti entrano continuamente, al luogo santissimo dove solo il sommo sacerdote entra solo una volta l anno, alcuni studiosi pensano che nel v. 8 Ebrei stia contrapponendo il luogo santo come un simbolo del vecchio patto, mentre il luogo santissimo sarebbe il simbolo del nuovo patto di cui Gesù è ministro. Possiamo ammettere che la lettura dei soli vv. 6,7 potrebbe anche condurre ad una tale conclusione, ma il contesto generale non ce lo permette. Ebrei chiarisce sufficientemente che il contrasto è sempre fatto tra tutto il santuario dell A.T. e quello celeste. a. Possiamo vederlo chiaramente in 8:1-5 dove leggiamo che Gesù è il nostro ministro nel santuario celeste simboleggiato da tutto il santuario mosaico. b. In 9:1-3 ci viene spiegato che il santuario mosaico era composto dal luogo santo e dal santissimo. La discussione sul santuario in Ebrei 8 si conclude con l insegnamento che l antico (tutto l antico) sta per scomparire per lasciare posto al nuovo (tutto il nuovo) (Per illustrare il significato simbolico del santuario terreno come ombra di Cristo, si fa anche riferimento all ordine di costruzione dato da Dio, e quest ordine,nei testi veterotestamentari cui Paolo si riferisce, include tutto ciò che riguarda il santuario israelita). c. Allo stesso modo, in 9:8, Ebrei dice, dopo avere descritto l intero santuario antico, che tutto questo (non solo il luogo santo) stava per scomparire per lasciare posto alla realtà del nuovo. In 9:8, il santuario, haghion, è l intero santuario celeste, come in 9:1 si riferisce all intero santuario terreno. Il primo tabernacolo, skene, di cui parla Ebrei 9:8, si riferisce dunque all intero santuario terreno e non ad una sua sola parte. Ebrei 8:9 chiarisce che skene e haghion sono solo dei sinonimi, così che appare chiaro che come i sacerdoti ebrei ministravano nell insieme del santuario terreno (qualunque sia la parola usata per riferirsi a questo fatto), così Gesù ministra nell insieme del santuario celeste. 20) In che senso gli Avventisti credono nell esistenza di una santuario celeste? Si tratta di una casa materiale in cui vive Dio? La Bibbia insegna che Dio chiese a Mosè di costruire un santuario secondo il modello che gli era mostrato (Es 25:9). Questo modello rappresenterebbe il 38:10

219 santuario celeste (Ebrei 8:5). Evidentemente, questo non significa che dobbiamo immaginare il santuario celeste come se avesse le stesse dimensioni, la stessa struttura, e fosse fatto con gli stessi materiali di cui era fatto quello terreno. Neppure il magnifico tempio di Salomone poteva rappresentare la gloria del santuario celeste (1 Re 8:27). Il «modello» era tale non in virtù della sua rappresentazione fisica ma in virtù del significato spirituale che voleva esprimere. D altra parte, anche se con Salomone possiamo dire che i cieli dei cieli non possono contenere Dio, comprendiamo tuttavia che, nella sua grazia, Dio entra in contatto con le sue creature; e poiché queste sono limitate nel tempo e nello spazio, Dio deve manifestarsi nel tempo e nello spazio. Di conseguenza, ci dev essere un luogo nell universo dove la presenza di Dio si manifesta alle sue creature: noi possiamo chiamare questo luogo «santuario celeste» qualunque sia la sua forma e la sua struttura, la sua sostanza e la sua gloria. Là Gesù ci rappresenta davanti al Padre celeste e lì, in fede, noi possiamo già ora trovarci insieme con lui. 21) Dicendo che il santuario celeste debba essere purificato, non si trasferisce una qualità negativa nella perfezione del cielo? Come può il cielo essere contaminato? Il problema posto non si risolve negando una realtà chiaramente affermata nella scrittura. Che il santuario terreno potesse essere contaminato dai peccati del popolo è implicito nella realtà stessa del giorno delle purificazioni: se non ci fosse una contaminazione non ci sarebbe neppure bisogno di una purificazione. Che questo sia necessario anche per il santuario celeste è chiaramente affermato nel N.T.: «Era dunque necessario che i simboli delle realtà celesti fossero purificati con questi mezzi. Ma le cose celesti stesse dovevano essere purificate con sacrifici più eccellenti di questi» (Eb 9:23). Nostro compito non è dunque quello di discutere il fatto ma di comprenderne il significato. Il problema della contaminazione del santuario celeste è in parte un problema di linguaggio perché gli antichi comprendevano questo concetto in modo parzialmente diverso da noi. Nell ambito della fede, per noi, la contaminazione è un fatto soprattutto morale anche se, in ambito medico conserva un significato fisico («contaminato da un virus»). Questi due significati si trovano nel linguaggio biblico con, in aggiunta, anche un significato rituale. Il concetto di contaminazione può coesistere anche con una realtà moralmente buona che tuttavia è sfiorata dal male e che potrebbe esserne indebolita. Ad esempio, un uomo viene contaminato dal tocco di un rettile (Lv 11:44), un nazireo può essere contaminato dal tocco anche incidentale di un morto (Nm 6:8,9): in genere un lavacro risolve il problema. Se vogliamo capire, dobbiamo tradurre la sostanza del linguaggio biblico in un linguaggio che ci sia più vicino. 38:11

220 A parere dello scrivente, la contaminazione delle realtà celesti può essere compreso fondamentalmente in due modi: a. La contaminazione del santuario consiste, non tanto nella contaminazione del luogo in quanto tale, ma lo stato di contaminazione, di debolezza, di imperfezione del popolo che il santuario rappresenta. Come la purificazione del santuario celeste coincideva con la purificazione del popolo d Israele, così la purificazione del santuario celeste rappresenta quella del popolo di Dio di tutti i tempi. Il cielo e la terra sono realtà collegate, e il popolo di Dio sulla terra, attraverso la sua fede e la grazia di Dio, non è separato dal cielo. In fede, esso ha accesso al trono celeste di Dio, dove va, grazie alla mediazione di Cristo, con i suoi peccati e le sue imperfezioni (Eb 4:14). Questo non significa che il cielo sia imperfetto, allo stesso modo in cui il fatto che Gesù sia vissuto per un tempo a contatto con i peccatori non lo ha reso peccatore. Prima della morte di Cristo, Satana stesso aveva accesso al cielo, ma questo non impediva di considerare il cielo stesso puro e santo. Può forse aiutare a capire, il fatto che il sacrificio per il peccato, che pure riceveva il peccato confessato, rimaneva comunque cosa santissima (Lv 10:17). b. La contaminazione del santuario come presenza della memoria del peccato. Come nel santuario terreno rimaneva un ricordo dei peccati, così avviene nelle realtà celesti attraverso i libri delle vicende umane. Queste memorie giuridiche debbono essere tolte vie, ma la loro presenza non vuol dire che il cielo sia imperfetto o malvagio. Pensiamo alla Bibbia. Il Signore avrebbe certamente voluto darci una rivelazione totalmente esente da riferimenti al peccato e al male. Le tante storie di peccato che vi sono narrate, «contaminano» in un certo senso la sua purezza. Eppure essa continua ad essere santa. Lo stesso vale per il Santuario celeste: la memoria dei nostri peccati priva anche il cielo della gioia di una realtà totalmente santa, ma questo non rende il cielo meno santo. Il giorno della purificazione non ha come scopo quello di rendere il cielo più santo e perfetto, ma di rivelarne e riaffermarne l immutata e mai venuta meno santità. 38:12

221 39. Daniele 2: Aprire la porta del futuro Scopo: Cominciare a scoprire la realtà e il significato delle profezie bibliche come testimonianza della esistenza di un Dio personale che conosce e padroneggia la storia e la sa condurre a buon fine nonostante l esistenza del male. Lo studio di questa profezia specifica getterà le basi per la comprensione del resto del libro di Daniele e del piano della salvezza. Introduzione Abbiamo finito l ultimo studio chiedendoci se è possibile conoscere il momento del giudizio finale simboleggiato dal giorno delle espiazioni. La risposta è si, ma dobbiamo seguire un cammino un po lungo attraverso il messaggio del libro di Daniele. Non sarà facile perché richiede una conoscenza storica e una cerca attenzione. Non si tratta di uno studio per tutti, ma Dio promette la sua benedizione a coloro che ascoltano la parola profetica di questo libro e di quello successivo dell Apocalisse (Dn 12:4; Ap 1:3). 1) Chie era Daniele? Era un giovane ebreo condotto in Babilonia nel a.c. come prigioniero politico. A causa della sua nobile origine fu accolto nella corte di Nabocodonosor, il re di Babilonia, che desiderava farne un servitore fedele, forse un legame qualificato con il suo popolo d origine. Là, con l aiuto di Dio, il ragazzo entrò a fare parte della cerchia dei savi di Babilonia, e Dio lo chiamò a trasmettere dei messaggi al re stesso, a quelli successivi, e a scrivere parole di incoraggiamento per il suo popolo e per noi. 2) Come successe che il futuro fu rivelato al re Nabucodonosor? Si legga o si riassuma Daniele 2:1-28. Si noti come a. I magi babilonesi non potevano conoscere il futuro (v. 10). b. Daniele non cerca di avere vantaggi sui magi che avevano deluso il re, ma cerca di giustificarli (v. 27). c. Daniele era una persona umile che desiderava solo dare Gloria a Dio (v. 28,30). 3) Qual era lo scopo del sogno dato al re? Daniele 2:29,30. Aiutare il re a comprendere l obiettivo finale della storia di questo mondo: il regno di Dio. Probabilmente perché non sopravvalutasse il significato religioso delle sue vittorie sul popolo d Isarele pensando che fosse anche una vittoria sul loro Dio, ed anche per invitarlo ad una visione umile della sua potenza e della sua funzione personale. 39:1

222 4) Sotto che forma, la storia del mondo è rivelata al re e a Daniele? (Dn 2:31-46) Nota i seguenti fatti: 1) Cominciando da Babilonia, paragonata alla gloria dell oro, abbiamo solo 4 imperi che si succedono direttamente uno all altro. La storia ci insegna che si tratta dei regni di Babilonia, Medio-Persia, Grecia, Roma. 2) Mentre la differenza dall uno all altro è descritta in termini di preziosità (dall oro al ferro), l ultimo è certamente descritto in rapporto alla sua forza, alla sua potenza: Roma corrisponde perfettamente a questa descrizione: il suo impero è stato il più vasto e forte tra gli imperi descritti. 3) Il quarto impero non è seguito da un altro che ne prenda il posto. È invece diviso in diversi regni che rimarranno fino all avvento di un regno diverso ed eterno, suscitato da Dio alla fine dei tempi. Questo è proprio quello che accadde all impero romano, ridotto in frantumi dai barbari che si erano infiltrati a poco a poco nei suoi territori, venendovi anche assimilati e diventandone a volte l asse portante delle forze armate. 4) Diverse persone hanno cercato di riunificare l impero romano ma, fino ad ora, dopo circa 1500 anni dalla sua dissoluzione, nessuno ci è riuscito. Alcuni Paesi europei stanno cercando ora di realizzare una unità politica, ma si tratta comunque solo di una porzione dell impero romano antico. Si può anche, forse, avanzare l ipotesi che, di questi regni, più che enfatizzare l aspetto territoriale dell ex impero romano, si dovrebbe sottolineare l aspetto umano. I popoli che li componevano, sono ora sparsi in tutto il mondo, e la profezia potrebbe semplicemente significare che il mondo che noi conosciamo, e in cui vive il popolo di Dio, non sarà mai unito come era avvenuto per gli imperi che anticamente controllavano l antico Israele e poi la prima chiesa cristiana. 5) La sola parte della profezia non ancora adempiuta è quella relative alla pietra che si stacca dal monte senz opera di mano (quindi viene da Dio). Essa rappresenta il regno di Dio che sarà manifestato al ritorno di Gesù. Tutte le altre parti della profezia si sono adempiute perfettamente, e dopo 2600 anni possiamo dire che nessuno ha potuto smentirla. Non ci rimane che attendere fiduciosamente l adempimento dell ultima parte. 5) Cosa possiamo imparare attraverso questa semplice profezia? a. La Bibbia è veramente la parola ispirata di Dio (v. 28) perché nessuno avrebbe potuto rivelare il futuro in modo così chiaro e inequivocabile. 39:2

223 b. Se Dio conosce ogni cosa prima che accada, allora possiamo stare tranquilli anche per il nostro futuro perché Egli conosce la nostra vita e saprà condurla a buon fine, se gliela affidiamo. c. Il mondo non continuerà per sempre come è adesso e non dobbiamo neppure temere che finirà con una catastrofe naturale o uno sconvolgimento creato dall uomo. Sarà Dio a realizzare un cambiamento radicale e a trasformare la nostra realtà in una immensamente superiore. Il regno di Dio viene e noi possiamo guardare al futuro con fiducia. 39:3 Approfondimenti 6) Perché questa profezia biblica non parla di altri importanti realtà storiche come la Cina o l India antiche? Lo scopo della profezia non è quello di prevedere la storia del mondo in quanto tale. Per quello Dio avrebbe dovuto darci una enciclopedia, non solo poche righe. Lo scopo è invece quello di dare al re babilonese un idea del futuro del suo regno, delineando quindi gli imperi che successivamente lo avrebbero seguito, fino a quando non si instaurerà il regno di Dio. Questa storia comincia con Babilonia perché a quel tempo questa era la potenza che controllava Israele, il popolo di Dio, e Dio è interessato al suo popolo. Nazioni come la Cina o l India non avevano nulla a che fare con quanto stiamo vedendo. 7) Alcuni studiosi descrivono i 4 regni in modo diverso: Babilonia, Media, Persia, Grecia, la divisione della Grecia e la venuta del Messia. Perché gli Avventisti rifiutano questa interpretazione? Alcuni motivi sono i seguenti: a. Quando la Media e la Persia entrarono sulla scena profetica erano già state unificate e non possono essere separate. b. Lo stesso profeta Daniele, in un altra profezia parallela, descrive la Media e la Persia come un unico potere rappresentato da un solo animale (8:20). c. L interpretazione di cui sopra non corrisponde allo scopo ultimo della profezia che è quello di chiudere la storia con la distruzione dei regni umani ai quali si sostituisce in modo miracoloso il regno di Dio. La pietra che cade non può riferirsi alla prima venuta di Gesù, che è stata pacifica, quasi non notata, e i regni di questo mondo continuano ad esistere già da 2000 anni. Daniele descrive la venuta del regno di Dio negli stessi termini in cui la Bibbia descrive il ritorno di Gesù: un evento rapido e mondiale che tutti vedono. Quando Gesù venne la prima volta non lo fece per giudicare e distruggere le nazioni ma per annunciare la salvezza. Le nazioni scompariranno al tempo del suo ritorno (Ap 19:15-21). d. Verrebbe a mancare un cenno all impero di Roma che pure esisteva già nel momento della venuta di Gesù.

224 e. Questa interpretazione non nasce da dati storici, ma dal fatto che molti studiosi moderni, influenzati dal moderno razionalismo umanistico, rifiutano di credere nell ispirazione divina della Bibbia e la riducono a sola parola dell uomo. Per loro, Daniele non è stato un vero profeta vissuto alla corte di Babilonia, prima che i fatti annunciati si realizzassero, ma un giudeo vissuto nel II secolo a.c. che ha scritto, inventandosi la profezia per incoraggiare il suo popolo in un momento difficile. In questo modo di capire, il messaggio di Daniele 2 deve chiudersi alla sua epoca quando dominava il regno oppressivo dei seleucidi erede dell impero greco-macedone. La venuta di un salvatore diventa allora solo una pura speranza umana fondata sulla fantasia, cosa che come credenti non possiamo accettare. 605 a.c. BABILONIA 539 a.c. MEDO-PERSIA 331 a.c. GRECIA 168 a.c. ROMA 39:4 476 d.c. ROMA DIVISA? REGNO DI DIO

225 40. Daniele 7: il sorgere di una potenza speciale e il giudizio Scopo: Comprendere come la storia abbia un valore altamente morale e religioso e preparare a leggere, al di là dei tempi presenti, la storia del cristianesimo, non secondo il modello datoci dalla tradizione della chiesa, ma nella prospettiva della rivelazione di Dio. È uno studio che pone molti problemi di identità e richiede molta compassione (capacità di sentire e condividere i sentimenti degli altri) e preghiera. Introduzione In questo studio scopriremo come Dio descrive la nascita di una potenza politico-religiosa del tutto particolare. Questa scoperta può creare disagio e dolore nei nostri amici cattolici, perché si riferisce alla nascita e alla storia del papato visto in un ottica tutt altro che positiva. Noi non ci rallegriamo delle cose che vedremo. Tutti, anche molti amici cattolici, sarebbero felici se la storia fosse stata diversa, ma non possiamo cambiare la realtà. Pur riaffermando il nostro amore per tutti e la nostra stima per ogni persona di buona volontà, senza giudicare nessuno, siamo costretti a prendere atto della realtà storica e spirituale verso la quale la profezia biblica attira la nostra attenzione. 1) La storia umana com è presentata in Daniele 7: 2-7,17? Daniele 2 e 7 hanno molto in comune. a. Per cominciare, descrivono la storia dividendola in quattro regni. b. Il quarto è in entrambi il più forte. c. In entrambi i capitoli, il quarto regno viene diviso in diverse parti con un denominatore numerico comune (piedi con 10 dita 10 corni). d. Vedremo più avanti come entrambe le visioni si concludono con l instaurazione del regno di Dio (la pietra in Daniele 2, il regno di Dio dato ai santi in Daniele 8). Una differenza è data dall uso di simboli diversi. In Daniele 2, dove il messaggio è rivolto al re pagano, i regni vengono descritti senza entrare nelle questioni morali, in modo abbastanza neutrale, rappresentandoli con dei metalli di un certo valore. In Daniele 7, invece, questi stessi regni vengono descritti come animali selvaggi e violenti, così com è la realtà delle potenze che hanno costruito la storia umana. 40:1

226 2) Da dove vengono questi quattro animali? Dal Mar Grande, cioè il Mediterraneo. Nei libri apocalittici, le acque tendono a rappresentare i popoli (Ap 17:15. Cf Is 60:5 dove mare è in parallelo con nazioni) e il fatto che questo mare fosse in tempesta, significa che i vari regni sorti nascono da sconvolgimenti, guerre, violenze tra i popoli che dimorano nei territori attorno a questo mare. 3) Com è presentata Babilonia? V. 4. Come, in Daniele 2, Babilonia era rappresentata dall oro regale, qui è rappresentata dal leone (il re degli animali) con due ali di aquila (la regina del cielo). Tutto denota gloria e supremazia. In Mesopotamia le ali d aquila erano un simbolo della divinità e qui vengono usate in riferimento alle pretese divine di Babilonia (Dn 3). Ma esse saranno strappate, e Babilonia diventerà una normale realtà umana. Un altro regno ne prenderà il posto. 4) Com è rappresentata la Medo-Persia? V. 5. La Medo-Persia è rappresentata da un orso che sta in piedi rizzandosi su un lato. Questo impero era composto da due popoli principali, imparentati tra di loro, i Medi e i Persiani. All inizio erano i Medi a predominare, ma poi la situazione si invertì a favore dei Persiani (ecco perché stava ritto su un lato) che presero la guida e si lanciarono alla conquista di Babilonia e di altri regni. Il leone ben rappresenta Babilonia anche perché vive facilmente nel paesaggio delle grandi pianure mesopotamiche di Babilonia, mentre l orso è più caratteristico delle montagne boschive dell altopiano iranico da dove veniva la Persia. L orso medo-persiano ha tre costole (in ebraico, la parola significa anche «lato») in bocca ed è invitato a mangiare molta carne. In altre parole, la Medo-Persia si estenderà conquistando molti regni in tre direzioni. Dal capitolo 8:4 e dalla storia sappiamo che queste tre direzioni sono il nord, il sud e l ovest. 5) Com è rappresentato l impero Greco-macedone? V. 6. La Medo-Persia era un gigante immenso afflitto, come tutti i giganti, dalla lentezza. Fu così vinto dal piccolo ma agile regno di Macedonia guidato da Alessandro il Grande che aveva già unificato la Grecia. La conquista fu fatta in appena 13 anni ( a.c.), ad una velocità straordinaria per quei tempi. Il velocissimo leopardo che vola grazie alle quattro ali ben rappresenta questa realtà. Le ali non sono qui non di aquila come per Babilonia, ed indicano dunque solo la velocità. Lo stesso elemento della velocità è ripresentato per la Grecia in Dn 8:5 dove si dice che l animale corrispondente corre così veloce da non toccare il suolo. Le quattro teste ben rappresentano i quattro centri direttivi, i quattro regni in cui alla morte inaspettata di Alessandro Magno (aveva 33 anni) si divise l impero appena creato. Questi quattro regni continuarono la cultura, la lingua, la religiosità greca e sono visti quindi come parte organica della realtà Greco- 40:2

227 Macedone creata da Alessandro, come i piedi di ferro e di argilla, e qui le dieci corna che vedremo tra poco, continuano ad essere espressione della cultura di Roma e sono considerati come parte organica dell ultimo regno umano descritto. 6) Com è rappresentata Roma? Vv. 7,19,23. L ultimo regno, Roma, è rappresentato da un mostro con grandi denti di ferro (confronta con le gambe di ferro della statua in Daniele 2), e dieci corna (confronta con la statua che finisce con i piedi con le dieci dita) rappresentanti i molti regni che vengono fuori dalla divisione dell Impero. Come era già avvenuto in Daniele 2, anche qui si sottolinea la potenza e la ferocia del quarto impero. 7) Un undicesimo regno strano e malvagio. Vv. 8, Fino a qui, anche se con maggiori dettagli, il quadro profetico di Daniele 7 è uguale a quello del cap. 2. Ma a questo punto accade qualcosa di nuovo e sorprendentemente importante, che costituirà il centro principale di interesse di tutto il capitolo. Tra le dieci corna-regni ne appare un undicesimo con caratteristiche del tutto speciali e inquietanti. Quale regno rappresenta? Molte spiegazioni sono state date ma, a nostro modo di vedere, per essere onesti con il testo e con la storia, solo uno corrisponde a tutte le caratteristiche indicate. Triste e sorprendete a dirsi, noi crediamo che si tratti del potere politicoreligioso rappresentato dallo Stato della Chiesa, diventato ora il Vaticano. Vediamo cosa ci spinge a questa identificazione: Il corno 1. È un regno come gli altri dieci. Vv.8, È diverso dagli altri regni. V Sorge «in mezzo alle dieci corna», cioè all interno del territorio che formava il passato impero romano. V :3 Il potere politico-religioso papale 1. Lo Stato della Chiesa è stato ed è un vero e proprio regno. Nel passato occupava una grande parte dell Italia centrale, aveva un esercito, ha combattuto delle guerre, aveva una polizia, delle prigioni, un sistema giudiziario, stabiliva alleanze ecc. Da quando ( ) l Italia ha conquistato gran parte dei suoi territori, il fatto è meno evidente, ma il Vaticano è ancora uno stato indipendente con un suo proprio territorio, guidato da un sovrano considerato tale per diritto divino. 2. Nessun dubbio che il regno papale sia diverso dagli altri, non solo nel senso in cui ogni regno ha delle particolarità che lo rendono diverso da qualsiasi altro, ma perché è l unico ad essere diverso per la sua stessa natura che è un amalgama di potere politico e religioso. È il solo a pretendere di avere una autorità divina autonoma e assoluta. 3. Il regno papale ha la sua sede al centro stesso dell antico Impero, nella città di Roma.

228 4. Sorge tra le 10 corna, quindi quando già esistevano i vari regni nati dalla dissoluzione dell impero romano nel 476 d.c. 5. Aveva «occhi simili a occhi d uomo». V Dice parole arroganti, pretende grandi cose davanti a Dio e agli uomini. Vv. 8, Perseguita il popolo di Dio. V Pretende di cambiare i tempi e la legge di Dio. V Per sorgere sradica e abbatte tre altre corna. V :4 4. La Chiesa non assunse la sua natura politica in un momento. Ma, quando l impero cadde, rimase il solo potere organizzato, l unico organismo civile esistente in Europa. Il vescovo di Roma, a capo della chiesa più grande e prestigiosa, proprio perché nella capitale dell ex Impero, assunse a poco a poco un grande prestigio e una grande autorità sopra le altre chiese, diventando a poco a poco il papa come è oggi conosciuto. La chiesa comincia anche ad assumere funzioni amministrative diventando il regno di cui abbiamo parlato. 5. Gli «occhi» possono ben rappresentare l intelligenza del potere papale che, non a caso, esiste anche oggi nonostante le molte sfide e disastri che ha dovuto affrontare. Forse si riferisce anche all astuzia con cui ha affrontato e perseguitato gli avversari religiosi e politici (Dn 8:25). 6. Solo il papa pretende di rappresentare direttamente Dio sulla terra. Per questo pretendeva anche, nel passato, di nominare e deporre re e imperatori. Solo il papa pretende di essere infallibile. Contro il comandamento di Gesù (Mt 23:9) e l esempio degli apostoli e degli angeli si fa chiamare «santo padre» e la gente si inginocchia davanti a lui (Mt 4:8-10; At 10:25,26; Ap. 19:9,10). 8. Ci rallegriamo del fatto che il papa parli oggi di dialogo, di rispetto degli altri, di tolleranza, ma non possiamo negare il fatto che, nel passato, il papato sia stato uno dei persecutori più intolleranti dei dissidenti nell ambito del mondo cristiano, sia direttamente sia per mezzo del braccio secolare. 8. Il papato ha cambiato molti comandamenti biblici. Il comandamento che vieta di onorare le immagini sacre è ampiamente disatteso (Es 20:4-6). In modo particolare, il papato pretende di avere il diritto di spostare il giorno di riposo dal settimo giorno, come aveva comandato Dio, al primo (Es 20:8-11). Sapere come Dio giudica coloro che cambiano i «tempi» stabiliti da Dio, non ci incoraggia ad osservare la domenica al posto del sabato. 9. Alcuni regni barbarici erano cristiani (almeno dottrinalmente) ma condividevano l eresia ariana che negava la divinità di Gesù. Ariani erano gli Eruli, i Vandali e gli Ostrogoti. La loro presenza nei territori sotto l influenza religiosa del papato impediva a questi di espandere il suo potere religioso e politico. Essi dovevano cadere perché l undicesimo corno potesse accrescere il suo potere, e ciò accadde grazie alla politica dell Impero Romano d Oriente ancora esistente. Gli Eruli furono vinti dagli Ostrogoti, mandati dall imperatore d oriente Zeno, nel 493; i Vandali nel 534; gli Ostrogoti stessi nel 538 (con

229 10. Esercita uno speciale potere persecutorio per tre anni e mezzo V. 25. NOTA: Un tempo, dei tempi e la metà di un tempo. Il plurale tempi indica evidentemente il numero plurale minimo, cioè Dura fino al tempo del giudizio, e sarà distrutto solo alla fine di questo giudizio. V. 26. una seconda ma non più determinante sconfitta nel 540). Nel 533, l imperatore Giustiniano aveva riconosciuto il vescovo di Roma come «il capo di tutte le sante chiese» e «capo di tutti i santi sacerdoti di Dio» (Codice di Giustiniano, libro 1, titolo 1). Egli lodò anche le azioni del papa come correttore degli eretici (come questa correzione si sarebbe manifestata è ben risaputo). Ma questo potere divenne effettivo solo quando, nel 538, gli Ostrogoti persero il loro potere. 10. Tutti gli elementi di questa profezia, anche i tre anni e mezzo sono simbolici. Nelle profezie apocalittiche, un giorno equivale ad una anno reale (Ez 4:5,6; Nm 14:34). Poiché un anno, calcolato secondo il calendario ebraico constava di 360 giorni, tre anni e mezzo equivale ad un periodo reale di 1260 anni. Ritroviamo questo periodo in Apocalisse 12:6,14; 13:5 dove si riferisce a un tempo di persecuzioni subite dai credenti cristiani. Aggiungendo 1260 al 538, quando il papa acquisì definitivamente il suo potere di «correttore degli eretici», giungiamo al 1798, l anno in cui il generale francese Berthier fece prigioniero il papa e lo portò in esilio. Roma divenne una repubblica, per la prima volta dopo oltre duemila anni. Era il tempo della rivoluzione francese, una rivoluzione contro il potere della nobiltà e del clero. Il papato recuperò successivamente la sua indipendenza per un certo tempo, ma il potere persecutorio era finito. 11. Il papato dura fino ad oggi. 8) Il giudizio di Dio e il regno dei santi. Vv. 9-10,13-14, Un altra scena nuova, non presente in Daniele 2, è quella del giudizio. Si notino i fatti seguenti: a. Questo giudizio si svolge in cielo, prima che il Figlio dell uomo, Gesù (Mt 9:6), riceva il Regno e lo condivida con il suo popolo. Noi Avventisti siamo abituati a chiamare questo giudizio «investigativo», ma con una espressione più neutrale si comincia anche a chiamarlo «giudizio pre-avvento» e corrisponde al giudizio rappresentato dal giorno delle espiazioni che abbiamo giù studiato. b. Questo giudizio si svolge davanti agli angeli e sulla base di quello che è scritto nei libri. Questo ci fa ricordare quello che abbiamo detto in rapporto ai peccati del popolo che rimangono davanti a Dio nel santuario fino al giorno delle espiazioni. 40:5

230 c. Come risultato di questo giudizio, i regni di questo mondo, e in particolare l undicesimo corno, sono distrutti e i santi ricevono il regno di Dio. Questo corrisponde perfettamente alla pietra che in Daniele 2 veniva spinta da Dio e distruggeva i regni di questo mondo diventando essa stessa un regno eterno. 9) Quali insegnamenti possiamo trarre per noi stessi? È sempre meglio stare dalla parte di Dio e osservare i suoi comandamenti, e sperare nel suo regno invece che nella forza e nella potenza degli uomini. È sempre meglio schierarsi con Dio che ci dà la sua Parola invece che con coloro che pretendono di rappresentarlo e cambiano i suoi insegnamenti. Cosa ne pensi? Approfondimenti 10) In Daniele 7:12, cosa significa che «Le altre bestie furono private del loro potere; ma fu loro concesso un prolungamento di vita per un tempo determinato»? Significa che quando il regno di Dio si manifesterà, solo l undicesimo corno sarà distrutto mentre gli altri rimarranno ancora per qualche tempo? Questo contraddirebbe quanto abbiamo già visto su quanto che accadrà al ritorno di Gesù. Il problema nasce solo dalla traduzione. I verbi ebraici non sono come i nostri che indicano con precisione i tempi ai quali si riferiscono. Indicano soprattutto la qualità dell azione, se è finita, conclusa, o continuata. Per questo, uno stesso verbo può riferirsi a tempi diversi. Basta allora tradurre in un modo leggermente diverso: «Le altre bestie erano state private del loro potere anche se era stato loro concesso un prolungamento di vita per un tempo determinato.» In altri termini, quando i primi tre regni scomparvero dalla scena perdendo il loro potere, tuttavia, in qualche modo, continuarono a sopravvivere nell ambito degli altri regni che li avevano conquistati. Roma invece, e in particolare il corno di cui stiamo parlando, quando arriverà alla sua fine, scomparirà del tutto senza altri momenti di persistenza. I primi regni sono stati vinti da altre realtà umane, ma quest ultimo sarà sconfitto direttamente da Dio in modo totale e definitivo, e non ne rimarrà più traccia (v. 11). 11) In Daniele 7:22, alcune Bibbie leggono che il giudizio fu dato «ai santi dell Altissimo» (King James, Riveduta, Nuova Riveduta) come se a giudicare fossero gli stessi santi che riceveranno il regno fossero in cielo dove si svolge il giudizio (v. 27). Come può essere? Difatti non può essere. Una traduzione migliore è che il giudizio fu dato «a favore» dei santi come anche la revisione della King James traduce (NKJ). La Nuova Diodati e la versione delle Paoline danno lo stesso senso con «fu resa giustizia ai santi». 40:6

231 Questo significa che il giudizio celeste, da una parta comporta la condanna dei violenti poteri umani e il corno, ma dall altra anche la giustificazione e la liberazione finale del popolo di Dio perseguitato e fedele. È come nel giorno delle espiazioni, quando alcuni sono condannati e tolti via dal popolo di Dio, mentre gli altri sono definitivamente purificati rimanendo parte della famiglia di Dio. 12) L identificazione dell undicesimo corno con il papato significa che tutti i cattolici saranno condannati? La nostra analisi ha identificato un processo storico, una realtà istituzionale, non delle persone. Una persona può essere onesta, sincera, buona, anche se all interno di una realtà istituzionalmente negativa. Dio non ci invita mai a giudicare gli individui perché solo lui può farlo. Quello che dobbiamo capire è il significato spirituale della storia per non lasciarcene trascinare ed essere fedeli a Dio, nel nostro proprio tempo, ognuno sulla base della sua conoscenza e coscienza. 13) Ma è proprio vero che il papato pretende di essere quello che abbiamo visto? Riportiamo, come esempio, un documento cattolico del 18 secolo: «Il Papa ha una dignità così grande e così elevata che non è un semplice uomo, ma come se fosse Dio, e il vicario di Dio. «Il Papa è coronato con una triplice corona, come re del cielo, della terra e delle regioni sotterranee. «Il papa è come se fosse Dio sulla terra, il solo sovrano dei fedeli di Cristo, capo dei re, avente pienezza di potere, al quale è stato assegnato dall onnipotente Dio la direzione non solo della terra ma anche del regno dei cieli. «Il papa ha una autorità e un potere così grandi che può modificare, spiegare o interpretare anche le leggi divine. «Il papa può modificare la legge divina, perché il suo potere non viene dall uomo ma da Dio, ed agisce come vice reggente di Dio sulla terra con ampissimo potere di legare e sciogliere il suo gregge. «Qualunque cosa si dica che il Signore Dio stesso, e il Redentore, possano fare, quello il suo vicario può fare, salvaguardato il fatto che non faccia nulla di contrario alla fede.» (Lucius Ferraris, Papa art. 2, in Prompta Bibliotheca ( Handy Library ), Vol. 6 (Venetiis [Venezia]: Gaspar Storti, 1772), p. 29. Vol. VI, pp ). 40:7

232 DANIELE 2 E 7 IN PARALLELO 605 A.C. BABILONIA 539 A.C. MEDO-PERSIA 331 A.C. GRECIA 168 A.C. ROMA 476 D.C. ROMA DIVISA? 40:8 REGNO DI DIO Giudizio in cielo contro il «corno» e a favore dei santi. Il Figlio dell uomo riceve il regno e lo condivide con i santi.

233 41:9 41. Daniele 8: Il tempo del giudizio Introduzione In Daniele 7 abbiamo avuto molti più dettagli di quelli di Daniele 2. Ora, non solo sappiamo che ci sarà un regno di Dio che prenderà il posto di quelli umani, ma che sappiamo anche che la storia della chiesa cristiana avrà alcuni aspetti terribili. Violenza e infedeltà si introdurranno nel popolo di Dio e questa situazione durerà fino a quando non sarà instaurato il regno di Dio. Ma prima che esso venga, ci sarà un giudizio in cielo, di fronte a Dio e agli angeli. In questo Giudizio, il Figlio dell uomo (Gesù) ha un ruolo del tutto speciale perché è lui che, alla fine del giudizio, riceve il regno e lo condivide con il popolo di Dio. La sola domanda che resta è: possiamo sapere quando verrà questo giudizio? Daniele 8 comincerà a darci la risposta. 1) Qual è lo scopo della visione di Daniele 8? Daniele 8:17: Riguarda ancora una volta il tempo della fine e dovremmo prestarvi una particolare attenzione per capirla. È la prima volta che riceviamo un invito a fare attenzione e a capire, come per dirci che la profezia deve avere una importanza del tutto speciale per il popolo di Dio e che, allo stesso tempo, non è facile da capire. 2) Chi viene ad aiutare Daniele a capire? Daniele 8:15,16. Anche in Daniele 7 qualcuno aiuta il profeta a capire (Dn 7:16) ma il nome non è rivelato e tutto si svolge nell ambito della visione stessa. Qui, invece, un messaggero è (sembra quasi fisicamente) mandato e ci viene detto il suo nome: Gabriele. È l unica volta che questo accade in tutta la Bibbia (neppure in Apocalisse, l angelo che guida Daniele nella sua visione profetica è menzionato per nome). Comprenderemo nel prossimo studio perché questa particolarità assume una speciale importanza. 3) Anche in Daniele 8 i regni sono rappresentati da animali. Qual è il primo e cosa rappresenta? Daniele 8:3,4,20. Il primo regno ad essere menzionato, questa volta direttamente per nome, è quello della Medo-Persia, rappresentato da un montone con due corna (simbolo di potere) disuguali, il più alto dei quali, diversamente da come ci saremmo aspettati in natura, viene su per secondo. Si può facilmente vedere come in tutte le tre linee profetiche analizzate finora, la Medo-Persia è rappresentata sempre modo duale: Il petto con le due braccia (anche se il fatto non viene sottolineato) in Daniele 2, l orso che si regge su uno dei due lati al capitolo 7, e qui il montone con le due corna disuguali. Il primo corno più corto rappresenta i Medi, il secondo più lungo i Persiani. Insieme formano un una entità politica, ed è per questo che anche in Daniele 2 e 7 la Medo-Persia deve sempre essere considerata come un unico regno.

234 Il montone estende le sue conquiste verso Ovest (Asia l attuale Turchia -, Babilonia, Grecia), Nord (Armenia, Bactriana, ecc. ) and Sud (Palestina, Egitto, Etiopia). Queste tre direzioni confermano l interpretazione delle tre costole in bocca all orso in Daniele 7, che abbiamo dato nello studio precedente. Notiamo anche che Babilonia non è più menzionata: tutto quello che sia doveva dire a sua riguardo è già stato detto. 4) Già sappiamo che dopo la Medo-Persia viene la Grecia. Com è rappresentata? Daniele 8:5-8,21,22. La Grecia è rappresentata da un capro che corre talmente veloce come se volasse. Come in Daniele 7, la velocità è sottolineata per rappresentare la rapidità delle conquiste di Alessandro. La Medo-Persia era descritta come proveniente dall Est, la Grecia viene dall Ovest e si scontra furiosamente con la Medo-Persia sconfiggendola. Il primo grande corno rappresenta il primo re dell impero, Alessandro il Grande, che morì inaspettatamente all età di 33 anni nel 323 a.c. In mancanza di eredi in grado di prendere il suo posto (un figlio stava ancora per nascere e il fratello era infermo di mente) il suo posto finì, dopo qualche tempo di tentativi di preservare almeno una unità formale, per essere preso da alcuni generali che divisero l impero in quattro parti. 5) In Daniele 2 and 7, dopo la Grecia troviamo Roma che in Daniele 7 è simboleggiata da un mostro feroce con 10 corna tra le quali sorge un undicesimo corno blasfemo, arrogante e persecutore. Abbiamo visto come questo corno riceva una grandissima attenzione. Sorprendentemente, in Daniele 8 non troviamo una terza bestia con le sue corna, ma un unico grande corno. Come mai? Dan. 8:9-12, Questo corno ci ricorda inevitabilmente l undicesimo corno di Daniele 7 e rappresenta la Roma papale. In Daniele 7, il corno appare inizialmente piccolo (v. 8) ma poi diventa maggiore delle altre corna (v. 20). Tuttavia, il corno di Daniele 8 viene descritto come estremamente grande (v. 9), e già questo fa nascere il sospetto che la sua realtà debba andare oltre la consistenza del corno precedente. Analizzando le informazioni che ci vengono date, lo scrivente giunge alla convinzione che esso debba rappresentare l insieme della quarta bestia di Daniele 7, cioè, sia la Roma imperiale che quella papale, ma con una sottolineatura speciale del ruolo di quest ultima. Molto probabilmente, il motivo per rappresentare tutta la bestia come se fosse un unico immenso corno, sta nel desiderio di considerare tutta la storia di Roma, non tanto dal punto di vista politico ma da quello religioso caratteristico dell azione del corno papale. 6) Quali elementi ci fanno capire che questo grande corno rappresenta sia la Roma imperiale che quella papale? Lo possiamo vedere, non solo esaminando quello che ci dice Daniele, ma anche facendo un confronto con Daniele 7. 41:10

235 41:11 a. Il corno ci ricorda automaticamente il corno di Daniele 7 che si riferisce alla potenza papale. b. Al v. 9, il corno diventa grande verso Sud, Est, e verso il «paese splendido», evidente sinonimo di terra d Israele. Questo corrisponde precisamente alle tre direzioni in cui si espanse l impero di Roma nel momento in cui entrò sulla scena della profezia biblica prendendo il posto di ciò che rimaneva dell impero greco-macedone: Grecia e Asia Minore (Est), l Egitto con il resto del Nord Africa (Sud), Siria- Palestina (Paese splendido). In rapporto a questo, il corno rappresenta l impero romano. c. V. 10: «del cielo» può essere il popolo di Dio che Roma perseguita. Roma imperiale perseguitò sia il popolo d Israele che la chiesa, Roma papale perseguitò i cristiani dissidenti. d. V. 11. L impero romano distrusse il tempio di Dio a Gerusalemme e i servizi del sommo sacerdote (il principe) del patto antico. Ma uccise anche Gesù, il principe sommo sacerdotale del nuovo patto, il nostro Re dei re (Ap 19:16). La Roma papale, da parte sua, con la sua schiera di sacerdoti e mediatori umani, con tutti i suoi papi che pretendono di rappresentare Cristo, ha distrutto spiritualmente la consapevolezza del popolo di avere in Cristo il solo sommo sacerdote, il solo mediatore, il solo vero re. Attirando l attenzione sul servizio sacerdotale umano svolto nei santuari terreni, ha anche distolto l attenzione della chiesa dal servizio di Cristo nel santuario celeste vanificandolo: in un senso spirituale si può ben dire che lo ha distrutto, annullato, almeno per quel che riguarda la consapevolezza della chiesa. e. V. 12. Il «continuo», cioè il sistema sacrificale quotidiano teso a procurare grazia e perdono al popolo di Dio (vedi studi sul santuario), fu tolto via dall azione del corno. Distruggendo il tempio di Gerusalemme, Roma imperiale, distrusse anche il servizio continuo dell antico patto, ma questo non aveva ormai più importanza dal punto di vista di Dio. Con la sua opera, il papato ha però distrutto il continuo che ci interessa, cioè il servizio di Cristo di cui abbiamo detto. Il «continuo» offerto nelle chiese terrene dai sacerdoti cattolici, oscura il «continuo» offerto da Gesù nel santuario celeste. f. V. 12. Tutto questo è accaduto a causa della «ribellione», forse la ribellione di Israele che non ricevette Gesù ribellandosi a Dio e forse anche la ribellione che, a causa di questo, poi attuarono contro Roma provocando la loro stessa catastrofe. Ma c è ance la ribellione della chiesa cristiana che a poco a poco ha abbandonato la dottrina biblica aprendo così la via alla apostasia generale riguardo al ministero sacerdotale di Gesù.

236 41:12 g. V. 23. Il corno è descritto come un re «dall aspetto feroce». Questo ci ricorda la quarta bestia di Daniele 7, Roma, descritta come «spaventosa, terribile» (v. 7), ma non esclude la natura del «piccolo» corno con la sua arroganza e violenza. h. V. 24. Il fatto che il corno prosperi e vinca i santi con un potere non suo, può ricordarci il papato che perseguita i santi attraverso il «braccio secolare», ma anche il fatto che, come dirà Apocalisse 13:2 è il dragone, Satana, che dà forza ai regni di questo mondo che perseguitano il popolo di Dio (con particolare enfasi su Roma). i. V. 25. Il corno è descritto come «intelligente» «astuto». Questo ci ricordo il piccolo corno che ha «occhi d uomo». j. V. 25 parla dell orgoglio di questo grande corno, la qual cosa ci ricorda le pretese arroganti del piccolo corno in Daniele 7:8,25. k. V. 25. Il corno è «infranto senza intervento umano» (letteralmente, «senza mano umana-). Questo ci ricorda quanto detto sulla pietra di Daniele 2 che viene scagliata sui regno di questo mondo distruggendoli, ma anche della quarta bestia e del suo undicesimo corno che sono distrutti direttamente da Dio, dopo il giudizio e il ritorno di Gesù (Dn 7:11-12). 7) Quale conclusione possiamo trarre da tutti questi dati? Questo grande corno rappresenta l insieme dell azione di Roma, sia di quella imperiale che papale, ma con una particolare enfasi su quest ultima. Esso copre il tempo che va dalla fine dell indipendenza dei regni ellenistici, fino alla fine dei tempi quando Gesù ritornerà. Include le opere persecutorie contro il popolo di Dio del vecchio e del nuovo patto, contro il loro santuario e il loro capo, in modo particolare contro Gesù il cui sacrificio e sacerdozio nel santuario celeste sono stati lungamente oscurati da sacerdozio e dalle messe terrene nei santuari umani. 8) Come reagisce Dio a questa situazione? Daniele 8:13-14 Dopo 2300 sere e mattine, cioè 2300 giorni simbolici o anni letterali «il santuario sarà purificato». Dopo 2300 anni, Dio porrà fine alle offese contro il suo santuario e il suo sommo sacerdote, e lo purificherà. Questo ci ricorda il giorno delle espiazioni che portava alla purificazione del santuario terreno, un simbolo del giudizio finale che separerà il buono dal malvagio e riaffermerà la giustizia e la maestà di Dio. 9) Quali elementi abbiamo per capire che questa «purificazione» del santuario, corrisponde al giorno delle espiazioni, e al giudizio? a. Parallelismo con le profezie precedenti. Abbiamo già visto che le tre grandi serie profetiche dei capitoli 2,7 e 8 sono parallele con l aggiunta di sempre nuovo dettagli. Se confrontiamo le parti finali di ognuna di queste profezie, otteniamo il parallelismo seguente dal quale emerge il fatto che la purificazione del santuario in Daniele 8 corrisponde al giudizio di Daniele 7.

237 La pietra distrugge i regni umani e diventa il regno di Dio. 41:13 Daniele 2 Daniele 7 Daniele 8 Il giudizio celeste contro la quarta bestia e il piccolo corno, e a favore dei santi, si conclude con il Figlio dell Uomo che riceve il regno, torna sulla terra a distruggere la bestia e il corno, e a condividere il regno con i santi. Al ritorno di Gesù, le nazioni periscono e il regno di Dio sarà manifestato. Alla fine del tempo c è un giudizio celeste che afferma la giustizia di Dio contro i nemici del popolo di Dio. Quando il giudizio si conclude, Gesù riceve il potere di eseguire la sentenza contro i nemici di Dio e a favore del suo popolo che viene salvato, associato alla gloria e alla potenza del regno. Dopo 2300 giorni-anni il santuario viene purificato contro le opera malvagie del grande corno. Alla fine del tempo, Dio riafferma la sua sovranità e il vero significato della salvezza compiendo nella realtà quanto simboleggiato dal giorno delle espiazioni, il giorno in cui il santuario era purificato, giudicando il suo popolo salvando tutti coloro che sono rimasti fedeli e umili fino alla fine, e allontanando da esso tutti coloro che hanno rinnegato la vera fede. b. Il contesto. Tutto il contesto richiede una soluzione finale al problema della ribellione, del peccato, delle offese arrecate a Dio, alla sua legge, alla sua salvezza. È quindi evidente, per la natura stessa della profezia, che la purificazione del santuario deve corrispondere alla soluzione definitiva che noi siamo costretti a chiamare «giudizio», così come accade in Daniele 7. c. Gli animali. Non per caso la Medo-Persia e a Grecia sono rappresentate da un montone e un capro. Perché non riusare gli stessi simboli usati al capitolo 7? Cosa aggiungono di nuovo, alla comprensione della storia profetica, i nuovi simboli usati? È impossibile pensare che si voglia mettere in evidenza una loro pacificità, una loro avvenuta addomesticazione, in contrasto con la natura selvaggia degli animali usati al capitolo 7: infatti anche al capitolo 8, il comportamento degli animali usati e tutt altro che pacifico. L unica ragione plausibile per l uso dei nuovo simboli è che il montone e il capro, a differenza dell orso e del leopardo, erano

238 entrambi animali sacrificali (Lev. 4:23; 5:15) che richiamavano automaticamente, a qualsiasi lettore ebreo, l immagine del santuario intorno al quale tutto il capitolo è costruito. È come se Dio dicesse: «Desidero che tu capisca che questa rivelazione riguarda soprattutto il mio santuario e i suoi servizi». Quando consideriamo quale tipo di servizio del santuario possa corrispondere alla «purificazione del santuario» di cui parla Daniele 8, l unico che possa venirci in mente è il giorno delle espiazioni perché solo questo ha a che fare con l idea di purificazione e di giudizio come richiesto dal contesto della profezia. 10) Possiamo sapere quando i 2300 anni si concludono e comincia quindi l antitipico (reale) giorno delle espiazioni? Sì, ma dobbiamo chiedere aiuto al capitolo 9. Perché? Perché il capitolo 8 ci dice dopo quando tempo si realizzerà la purificazione del santuario ma non ci indica il momento di partenza di questo periodo di tempo. Il capitolo 9 ci fornirà invece i dato che ci mancano. 11) In che modo i capitoli 8 e 9 sono correlati? Confronta Daniele 8:26 e 9:22,23. Nel capitolo 8, l angelo Gabriele viene mandato a spiegare la visione che Daniele ha avuto (v. 16). Egli spiega ogni dettaglio: il montone, il capro, il primo corno, le quattro corna, e il grande corno. A sola parte che non spiega è quella che riguarda i 2300 giorni. Dice soltanto la visione è vera e che deve rimanere sigillata (segreta, nascosta) perché si riferisce a un tempo lontano (8:27). Nessuna spiegazione è però data anche se le sue parole lasciano presupporre che ci deve essere il modo per capirla altrimenti come potrebbe essere possibile nel futuro comprenderla? Tuttavia, la promessa che il santuario sarebbe stato un giorno purificato non lascia Daniele indifferente e si sforza di capire con il pericolo di fraintendere i dati ricevuti. Al capitolo 9 vediamo il profeta alle prese con un altro dato temporale, quello fornito da Geremia (25:11,12; 29:10), secondo il quale Israele doveva essere liberato dalla deportazione babilonese dopo 70 anni. Questo tempo si è appena concluso e Daniele prega che Dio possa realizzare la sua promessa. Prega, in modo particolare, per Gerusalemme (9:16,18) e per il tempio (9:17) che, a quel tempo, erano entrambe in rovina. Per il tempio, Daniele usa la parola «desolato» (shamem), la stessa parola usata in 8:13 per descrivere la situazione del santuario a causa della violenza blasfema del corno. In altre parole, molto probabilmente Daniele aveva capito che la promessa di purificare il santuario alla fine dei 2300 giorni doveva corrispondere alla promessa fatta attraverso Geremia di restaurare lo stato d Israele alla fine dei 70 anni di oppressione babilonese e applicò entrambe sia alla restaurazione della città e del tempio della sua epoca. 41:14

239 Per evitare incomprensioni, Gabriele viene mandato nuovamente per aiutare Daniele a comprendere la «visione» (9:23,23). Quale, visto che nel capitolo 9 non ce n è nessuna? La sola visione che poteva spiegare era quella alla quale fa riferimento esplicito lo stesso capitolo 9, al v. 21, quando dice che Gabriele era lo stesso angelo che Daniele aveva visto «prima nella visione» del capitolo 8, quella sui 2300 giorni. Tuttavia, Gabriele, spiegando questa visione, non parla del montone, del capro, del corno, cose che aveva già spiegate al cap. 8. Affronta invece una questione temporale, cosa che inevitabilmente deve avere a che fare con l unico elemento temporale del capitolo 8, cioè il periodo dei 2300 giorni, l unico elemento che non aveva ancora spiegato. Non lo fa però direttamente, perché, non dimentichiamolo, questa parte della profezia doveva rimanere «sigillata» fino alla fine dei tempi. Lo fa però dando, in un linguaggio velato ma abbastanza chiaro perché un serio ricercatore potesse capire. Proviamo a considerare il suo messaggio: grazie ad esso Daniele viene informato del tempo della venuta del Messia (9:24,27) e può capire che la purificazione del santuario di cui si parlava non aveva a che fare con il tempio di Gerusalemme del suo tempo, ma con una realtà molto distante ancora da venire. 12) Le informazioni contenute in Daniele 9 come possono aiutarci a comprendere i 2300 giorni? Daniele 9:24. Studieremo questa nuova rivelazione nel prossimo studio. Per quel che ci interessa qui, consideriamo solo l affermazione iniziale della rivelazione in Daniele 9:24: «Settanta settimane sono state fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città, per far cessare la perversità, per mettere fine al peccato, per espiare l iniquità e stabilire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il luogo santissimo.» a. «Settanta settimane» corrispondono a 490 giorni simbolici o anni letterali. b. «sono state fissate per il tuo popolo». Il verbo ebraico tradotto «fissato» (Hatak) significa, letteralmente «diviso», «tagliato», cioè messo da parte da un periodo più lungo. Da quale se non da quello dei 2300 giorni-anni, il periodo di tempo che Gabriele era venuto a spiegare? Insomma, Gabriele dice che non tutti i 2300 giorni-anni hanno a che fare con il popolo di Daniele, con Israele, la loro capitale e il loro santuario. Per questo sono riservati 490 anni. Il resto ha a che fare con un altra storia e un altro popolo. Come vedremo nel prossimo studio, i 490 anni cominciano nel 457 a.c., e siccome essi sono la prima parte dei 2300 anni di Daniele 8:14, anche questi debbono cominciare nello stesso anno. La risposta ultima alla nostra ricerca è dunque che l antitipico giorno delle espiazioni, il giudizio pre-avvento, comincia nel 1844 d.c. Otteniamo questa 41:15

240 data sottraendo 457 anni del periodo prima di Cristo al totale dei 2300 anni: ci rimangono così gli anni dopo Cristo, 1844 appunto. Attenzione: facendo la sottrazione si arriva, in realtà, al 1843 ma questo risultato sarebbe vero se il periodo di tempo comprendesse degli anni interi. La profezia comincia invece ad anno 457 a.c. inoltrato. Di conseguenza, per contare 2300 anni interi, dopo essere arrivati all ultimo giorno del 1844 bisogna proseguire nell anno seguente dello stesso numero di giorni che sono passati dall inizio del 457 fino al punto iniziale del periodo profetico. Si entra così nel Conclusione La straordinaria notizia che ci dà il capitolo 9 di Daniele è che noi siamo già nell epoca del giudizio, la fase finale della storia umana. Quando questo giudizio si concluderà, Gesù verrà a portare libertà e salvezza al suo popolo. Siamo pronti per questo? 41:16

241 DANIELE 2,7,8 IN PARALLELO 605 A.C. Babilonia 539 A.C. Medo-Persia 331 A.C. Grecia 168 A.C. Roma unita 476 D.C. Roma divisa? Regno di Dio 41:17 Senz opera di mano. V. 45. Giudizio in cielo contro il «corno» e a favore dei santi. Il Figlio dell uomo riceve il regno e lo condivide con i santi sere e mattine e il santuario sarà purificato. Sarà infranto senz opera di mano. V. 25.

242 41:18 Approfondimenti 13) Alcuni studiosi moderni pensano che le 2300 «sere e mattine» debbano essere comprese come se corrispondessero a 1150 sere e a 1150 mattine, cioè a 1150 giorni. Perché riteniamo inaccettabile questa comprensione? Perché nel linguaggio biblico, la successione di sere e mattine rappresenta dei giorni interi come accadde nella settimana creativa (Gn 1:5, 8, 13). Per questo motivo, molte traduzioni rendono il testo direttamente con «2300 giorni». L idea di dividere per 2 le 2300 sere e mattine deriva dal bisogno di molti studiosi moderni, influenzati dalla visione liberale che nega il valore profetico di Daniele, che vogliono fare corrispondere questo periodo al tempo in cui il re seleucida Antico IV Epifane perseguita il popolo d Israele e profana il tempio, come se il grande corno rappresentasse proprio lui. Tuttavia, noi conosciamo la sua storia nei minimi dettagli, grazie ai libri apocrifi dei Maccabei e allo storico Giuseppe Flavio, e non c è nessun modo di armonizzare il periodo di 1150 giorno con quanto storicamente avvenne. 14) Come possiamo essere certi che la «purificazione» di cui parla Daniele 8:14 corrisponda veramente alla purificazione del santuario del giorno delle espiazioni in Levitico 23:27? Gli studiosi che non accettano la nostra comprensione sottolineano il fatto che la parola usata nel testo ebraico di Levitico 23:27 è diverso da quella usata in Daniele 8:14. Levitico usa il verbo corrispondente alla radice kappar, che significa «coprire», «espiare»; mentre Daniele 8:14 usa il verbo nizdaq, che significa «dichiarare giusto», «restaurare nei propri diritti». Noi rispondiamo: a) Il Significato delle due parole non è incompatibile perché l idea di «espiazione» include quella di «essere giustificati», cioè «essere restaurati ad uno stato di giustizia». b) L antica traduzione greca dei LXX traduce Daniele 8:14 con katharisthesetai che significa «purificare» come il testo di Levitico 23:27. La versione Latina vulgata ha mundabitur, che significa anch esso «purificare». Appare dunque che gli antichi traduttori, o disponevano di un testo ebraico diverso dal masoretico, o hanno compreso i due verbi come se avessero lo stesso significato. Vi sono comunque altre considerazioni non linguistiche che debbono essere fatte: c) Il giorno delle espiazioni, in quanto simbolo del giudizio, entra nell ambito della purificazione del santuario in Daniele 8:14 attraverso il parallelismo con la scena del giudizio e della salvezza del popolo di Dio che abbiamo trovato in Daniele 7. Come le prime linee profetiche di Daniele 2 e 7, anche la terza di Daniele 8, deve concludersi con una azione giudiziale di Dio che pone fine alla storia della ribellione umana e del peccato. Se si escludesse dalla purificazione

243 del santuario in Daniele 8, ci troveremmo di fronte ad una anomalia assurda. Se abbiamo ragione, allora, siamo costretti a dire che questo giudizio deve corrispondere con l ultimo elemento temporale (e logico) di Daniele 8, cioè la con la visione riguardo al santuario, come testimonia il riferimento esplicito ad esso e gli stessi animali scelti come simbolo dei regni, e in modo del tutto logico, con il giorno delle espiazioni. 15) I moderni studiosi liberali vedono nel corno di Daniele 8, il re Antioco IV Epifane. Perché non accettiamo questa interpretazione? Quando l impero di Alessandro fu diviso, la maggior parte dei suoi territori passò sotto il controllo dei Seleucidi. Antioco IV era uno di loro, e non il più importante. Cominciò infatti a sentire il fiato di Roma sul suo collo e perse molte battaglie contro i popoli a lui sottomessi avviandosi verso un notevole declino. La sua stessa profanazione del santuario di Gerusalemme avvenne infatti come segno di disperazione, avendo bisogno di denaro, dopo essersi dovuto ritirare dall Egitto su richiesta del legato romano che vi si trovava. La debolezza del suo regno non potrebbe giustificare la descrizione fattane da Daniele come «estremamente grande» (8:9), come il testo greco implica, cioè ancora più grande di quanto fossero i quattro regni da uno dei quali egli proviene, regni che erano semplicemente definiti «grandi» (v. 8). Neppure altri elementi combaciano. Tra questi il fatto che il corno di cui si parla viene fuori verso la fine degli altri quattro corni rappresentanti i regni ellenistici (Dn 8:23). Antioco IV fa parte di questi regni e non può apparire come un ulteriore corno che viene quando essi sono scomparsi o stanno per scomparire. Questo, invece, si applica bene a Roma. 16) Secondo Daniele 8:8,9, da dove viene il corno? Alcuni pensano che il grande corno nasca da uno dei quattro corni rappresentanti le quattro suddivisioni dell impero greco-macedone, altri pensano invece che venga da uno dei quattro venti del cielo. Il problema Come più coerente con i dati disponibili, riportiamo la spiegazione seguente: Daniele 8:8-9 dice letteralmente: «al suo posto quattro grandi (corni) sorsero verso i quattro venti del cielo. E fuori da uno di essi venne un piccolo corno che diventò estremamente grande verso il sud, l est e il paese splendido». Così, il «nostro» corno, viene fuori dai precedenti corni (regni) o dai venti (cioè da uno dei quattro punti cardinali)? Consideriamo la seguente schematizzazione del testo che tiene conto della struttura poetica del testo ebraico fondato sul parallelismo tra i vari versi: Femminile Maschile v. 8. Quattro corna verso i dei cieli (shamayim) quattro venti (ruhot) v. 9 Da uno (ha ahat) tra essi (mehem) 41:19

244 Uno (al femminile) potrebbe riferirsi sia a corna che a venti (entrambi al femminile), ma tra di essi (al maschile) può riferirsi solo a cieli. Di conseguenza, dobbiamo pensare che il corno viene da uno dei quattro venti dei cieli, e non da uno dei quattro corni precedenti. 17) Con la loro enfasi sul giudizio «investigativo», gli avventisti non corrono il rischio di vivere una vita spirituale improntata alla paura invece che alla gioia della salvezza in Cristo? Si è vero, ma questo è vero per tutti i credenti che prendono sul serio l esistenza del peccato e del giudizio, che considerano la loro fragilità e la santità di Dio. Avere consapevolezza del giudizio di Dio può essere una benedizione perché libera dalla superficialità e dalla trascuratezza, è sinonimo di serietà spirituale e di rispetto per Dio e la sua volontà. Può però anche diventare un fattore destabilizzante della vita cristiana se tutto questo non si associa alla consapevolezza dell amore e della grazia di Dio che supera ogni nostra debolezza e ogni nostro limite. Vivere il giudizio nell ottica della grazia di Cristo, significa avere la certezza che il male non sarà eterno e che Dio saprà ricondurre al bene ogni cosa. Diventa quindi fondamento della speranza e della gioia. Il giudizio di Dio è garanzia di bene e quindi causa di gioia per ogni credente che dopo avere osservato se stesso onestamente, depone ogni peso davanti alla croce di Cristo affidandosi con piena fiducia alla sua grazia. 41:20

245 42. Daniele 9: Il Messia e il tempo del giudizio Sintesi degli studi precedenti Lo studio di Levitico e Ebrei ha mostrato come il santuario dell Antico Testamento debba essere considerato come un simbolo, una parabola dell economia cristiana della salvezza. Nell A.T., verso la fine dell anno religioso, c era un giorno speciale chiamato giorno delle espiazioni (Lv 16 e 23:26-32). Dopo avere ottenuto un perdono personale per i peccati confessati attraverso il servizio quotidiano nel santuario, il giorno delle espiazioni procurava la cancellazione finale di tutti i peccati personali e del popolo collettivamente commessi e confessati nell anno precedente. Il giorno delle espiazioni era un giorno di giudizio e solo coloro che avevano confessato i loro peccati ne ricevevano i benefici venendone definitivamente liberati, e venendo essi stessi confermati come parte del popolo di Dio. Gli altri, coloro che arrogantemente avevano rifiutato di confessarli oche dopo averli confessati avevano cambiato atteggiamento, veniva «tagliati via», rimossi dal popolo. Allo stesso modo, nel sistema cristiano, possiamo ogni giorno chiedere perdono nel nome di Gesù, ma alla fine ci sarà un giudizio globale e collettivo che confermerà tutti i sinceri credenti nella grazia di Dio ma cancellerà dal libro della vita coloro che hanno rinnegato la fede. La certezza del giudizio è una delle principali dottrine cristiane. Per sapere quando il giudizio comincia dobbiamo ascoltare il messaggio profetico del libro di Daniele. Qui (8:14) ci viene detto che alla fine di un periodo di 2300 giorni, cioè un periodo di 2300 anni secondo il principio biblico di un giorno uguale a un anno, «il santuario sarà purificato». Questo ci riporta alla purificazione del santuario che avveniva nel «giorno delle espiazioni», che era anche un giorno di giudizio. La profezia sulla purificazione del santuario ci porta quindi al tempo del giudizio. C è tuttavia un problema. Daniele 8 parla di molti fatti storici il cui significato è spiegato dall angelo Gabriele, tranne quello dei 2300 giorni. Gabriele dice soltanto che si tratta di qualcosa di vero ma che riguarda un lontano futuro (8:26). Le parole dell angelo Gabriele, probabilmente preoccuparono Daniele perché non riusciva a capirle (lo stesso angelo gli dice che questa parte della profezia doveva essere sigillata, che cioè non poteva essere compresa fino al momento della fine). Al capitolo 9 troviamo Daniele che considerava la conclusione già avvenuta del periodo profetico annunciate dal profeta Geremia, secondo il quale 42:1

246 Gerusalemme doveva essere ristabilita dopo un periodo di desolazione di 70 anni. Daniele prega quindi che Dio mantenga la sua promessa e Volga il suo sguardo sulla sua città e sul santuario che erano in rovine. Anche la profezia delle 2300 sere e mattine aveva a che fare con il santuario e, per il profeta era facile collegare le due profezie come se si riferissero ad un unico evento. 2 Il fraintendimento doveva essere evitato e Dio manda di nuovo l angelo Gabriele per spiegargli «la visione» (9: 23). Poiché in Daniele 9 non c è alcuna visione, questa doveva riferirsi alla visione descritta al cap. 8, visione che lo stesso Gabriele aveva spiegato nei minimi dettagli tranne che per il periodo delle 2300 sere e mattine. Questa era dunque la visione che Daniele doveva capire. Per evitare ogni fraintendimento, Gabriele conforta il profeta dicendogli che il santuario e Gerusalemme sarebbero stati presto ricostruiti, ma che il compimento delle 2300 s ere e mattine riguardava veramente un tempo lontano. Glielo dice però non direttamente, ma spiegandogli cosa doveva succedere prima di questo avvenimento. In una prima fase dei 2300 anni, in un tempo di 490 anni, Dio avrebbe fatto tutto quello che era possibile per il popolo di Israele, la città e il tempio sarebbero stati ricostruiti e il Messia sarebbe venuto per dare salvezza al suo popolo. Ma il Messia sarebbe stato respinto e dei nemici avrebbero di nuovo distrutto il santuario. Questo avrebbe richiesto che il santuario fosse di nuovo purificato alla fine dei 2300 anni. Cerchiamo quindi di scoprire anche noi quanto annunciato in questo importantissimo testo delle Scritture. 1) Riprendendo dunque il discorso dall inizio, quanto tempo è riservato a Israele? Daniele 9: settimane, cioè 490 giorni simbolici che equivalgono a 490 anni reali. 2 Si tratta naturalmente di una supposizione che Daniele abbia frainteso, anche se fondata sul fatto che spesso Daniele non capisce. Potrebbe anche darsi che abbia capito che il tempo preannunciato dalla profezia delle 2300 sere e mattine si riferisse veramente ad un tempo lontano. In questo caso l angoscia di Daniele verrebbe proprio dal fatto che ha capito giustamente facendo morire in lui la speranza di una pronta soluzione del problema del suo popolo. In questo caso, quello che Daniele non capirebbe più, è come conciliare quest ultima profezia con quella di Geremia. Preso dalla sua fede e dal suo amore per il suo popolo, Daniele pregherebbe Dio perché attuasse la profezia di restaurazione di Geremia, già arrivata al suo termine, e lasciasse perdere l altra. In ogni caso, Daniele aveva bisogno di capire e l angelo gli annuncia che Gerusalemme sarebbe stata effettivamente ricostruita presto e che l altra profezia si riferiva ad una realtà diversa. 42:2

247 2) Gabriele annuncia che il tempo profetico annunciate comincia quando esce «l ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme» (Dn 9:25). Cosa significa? Dobbiamo cercare un comando, un decreto, una legge (letteralmente, una «parola») che consenta di riedificare Gerusalemme. Questa parola non può essere la stessa profezia di Dan 8:14, che non si presenta come un ordine ma solo come un annuncio, e deve riferirsi ad un decreto regale. Quale? 2) Possiamo individuare il decreto che dà inizio a questo tempo profetico? Israele vive ora sotto l impero persiano e dalla sua autorità che il decreto può venire. La Bibbia ce ne presenta quattro riguardanti Gerusalemme ed Israele. Re persiano Anno Testo biblico Oggetto Ciro 538/537 a.c. Esdra 1:1-4; 2 Cronache 36:22,23. Rimpatrio degli esiliati e ricostruzione del tempio. Dario I 519 a.c. Esdra 6:1-12 Conferma del decreto precedente riguardo alla ricostruzione del tempio. Artaserse I 457 a.c. Esdra 7:6-28 Servizio del tempio con in più libertà e potere politico-amministrativo. Artaserse I 445/444 a.c. Neemia 2:7,8. Conferma del decreto precedente che permetteva, di fatto, la ricostruzione di Gerusalemme. 3) Tra questi quattro decreti, qual è quello che permise la ricostruzione di Gerusalemme? Quello del 457 a.c. I primi due decreti debbono essere esclusi perché riguardano solo il tempio e non la città. Poiché il quarto è l unico in cui si menziona esplicitamente la ricostruzione della città, potremmo essere tentati di pensare che sia quello giusto. Ma non corrisponderebbe che i dati profetici successivi che troviamo in Daniele 9: In realtà, quello che successe, è che il terzo decreto, che permetteva ad Esdra di amministrare la legge a Gerusalemme, di avere una sorta di forza di polizia (per fare rispettare la legge), implicava una autonomia decisionale politica che dava anche la possibilità di ripristinare la vita normale del popolo, e quindi anche di ricostruire la capitale. Questa ricostruzione doveva avvenire in «tempi difficili» (Dn 9:26) e, in effetti, avvenne con l opposizione dei popoli circostanti, gelosi della sua autonomia e della sua rinascita. Possiamo leggere sulle difficoltà incontrate in Esdra 4:7-23 dove si parla della ricostruzione di Gerusalemme e non soltanto del tempio. 42:3

248 Esdra stesso dice che i re persiani avevano dato il permesso di ricostruire il tempio e di innalzare un «recinto», cioè una muraglia di difesa in Giuda e in Gerusalemme (Esdra 9:9) anche se decreti in nostro possesso non menzionino direttamente quest ultimo fatto: doveva essere quindi considerato implicito come abbiamo detto per il decreto del 457. Lo stesso re che aveva emesso il decreto del 457 aveva concesso ad Esdra «tutto quanto egli chiese» (Esdra 7:6), in altre parole, egli ebbe pieni poteri e questo permise di cominciare le opere di ricostruzione della città. Quando Neemia entra in scena, da Gerusalemme gli giungono notizie che le mura della città sono «in rovina e le sue porte consumate dal fuoco» (Neemia 1:3). È improbabile che il messaggero si stia riferendo alle porte di Gerusalemme bruciate dai Babilonesi nel 586 a.c., 144 anni prima: dopo tanto tempo di quelle porte non sarebbe rimasta alcuna traccia. Inoltre, il testo ci mostra un Neemia che rimane sconvolto a questa notizia, come se la cosa lo sorprendesse, come se per lui le mura e le porte dovessero essere ormai state rizzate al loro posto. In questa prospettiva, sembra chiaro che il decreto precedente di re Artaserse I deve avere consentito di cominciare la ricostruzione e di portarla a un buono stato, ma che l opposizione dei nemici li aveva bloccati e fatti arretrare. Neemia chiede dunque il permesso di andare per riprendere i lavori e portarli a compimento. Questo è quanto previsto dal decreto del 445/444 a.c. 4) In quante altre parti è suddiviso il periodo globale delle 70 settimane? Daniele 9: Tre periodi vengono menzionati: sette settimane, sessantadue settimane, una settimana divisa a sua volta in due metà. Sfortunatamente, la nuova riveduta traduce il testo secondo l antica punteggiatura masoretica (anch essa probabilmente fraintesa e che, comunque, non appartiene al testo originale) che rende la comprensione impossibile: «fino all apparire di un unto, di un capo, ci saranno sette settimane; e in sessantadue settimane essa sarà restaurata e ricostruita». Secondo questa traduzione, il Messia (Unto, in ebraico) sarebbe apparso dopo sette settimane, cioè dopo 49 anni dal decreto del 457, cioè nel 408 a.c. cosa che è assurda non solo in rapporto alla vita del Messia inteso come Gesù Cristo, ma anche per la logica interna alla profezia che, secondo questa lettura del testo morirebbe dopo le 62 settimane successive, cioè dopo 434 anni, cifra che neppure l inventore dotato della massima fantasia avrebbe potuto immaginare. In realtà il testo ebraico non ha quell «in» che precede «sessantadue» e il testo va tradotto, come ben fa la nuova Diodati in altro modo: «fino al Messia, il principe, vi saranno sette settimane e altre sessantadue settimane», cioè 69 settimane in tutto che equivalgono a 483 anni. Sottraendo a questi 483 anni, i 457 che si trovano prima di Cristo, ne rimangono 27, corrispondenti all anno 42:4

249 d.c. in cui Gesù fu battezzato dando inizio del suo ministero messianico, proprio come Daniele aveva profetizzato. NOTA: In realtà, facendo la sottrazione suindicata arriveremmo all anno 26 ma, come abbiamo già visto per il calcolo del 1844, all anno 26 completo dobbiamo aggiungere il tempo corrispondente a quello che passò dall inizio dell anno al momento in cui il decreto sulla ricostruzione di Gerusalemme fu effettivamente emanato, e questo ci porta dentro l anno 27. Si deve anche notare che quando Gesù fu battezzato non aveva 27 anni, ma circa 30 (Lc 3:23). Questa differenza è dovuta all errore commesso da Dionigi quando stabilì il nostro calendario a parterre dalla nascita di Cristo e non più dalla fondazione di Roma come avveniva fin ora. Sincronizzando i dati della vita di cristo con quelli della storia di Roma commise un errore di circa 3-4 anni, che porta alla differenza che abbiamo visto sopra. Insomma, nell anno 26 dopo Cristo, Gesù aveva circa 30 anni. 5) Perché il tempo è diviso in 7+62 settimane invece di dire, più semplicemente, 69 settimane? Questa profezia cronologica è scritta con un linguaggio poetico che nella poesia ebraica è fondato sull accostamento parallelo (in questo caso alternato) dei versi. Consideriamo lo schema seguente usando la versione della Nuova Diodati che seguiremo fino al verso 27: (1) da quando è uscito l ordine di (2) fino al Messia, il principe, vi restaurare e ricostruire Gerusalemme saranno (3) sette settimane, (4) e altre sessantadue settimane; (5) essa sarà nuovamente ricostruita (6) Dopo le sessantadue settimane il con piazza e fossato, ma in tempi Messia sarà messo a morte e nessuno angosciosi. sarà per lui. (7) E il popolo di un capo che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà con un inondazione, e fino al termine della guerra sono decretate devastazioni. (8) Egli stipulerà pure un patto con molti per una settimana, ma nel mezzo della settimana farà cessare sacrificio e oblazione Si può vedere come il periodo di 7 settimane corrisponda al tempo necessario per la ricostruzione della città, di cui poi si annuncia una nuova distruzione. Il periodo delle 62 settimane porta invece al Messia di cui si annuncia poi anche la morte e il patto che farà con il popolo. Le sette settimane sono inserite in parallelo con tutto il discorso sulla città (prima colonna), le 62 settimane sono messe in parallelo con tutto il discorso riguardante il Messia (seconda colonna). 42:5

250 6) Cosa sarebbe avvenuto al Messia «dopo» le 62 settimane? a. Il Messia (Unto) sarebbe stato ucciso. Il testo non dice che il Messia sarebbe stato ucciso allo scadere delle 62 settimane, ma «dopo». Per sapere il momento preciso dobbiamo andare al v. 27. b. Al v. 27 troviamo menzionata l ultima settimana per chiudere il ciclo di 70. Quest ultima settimana è divisa in due parti di 3 anni e mezzo perché si dice che «nel mezzo» della settimana, il Messia avrebbe fatto cessare «sacrificio e oblazione», porrà cioè fine al sistema sacrificale dell Antico Testamento. Noi sappiamo già che questo avvenne grazia al suo sacrificio sulla croce. Anche se il tempio giudaico e i suoi riti continuarono ancora per qualche tempo, fino a quando i Romani non distrussero tutto nel 70 d.c., per Dio essi non avevano più alcun valore in quanto una via nuova e migliore era stata aperta per il trono di Dio nel santuario celeste attraverso la carne di Cristo (Eb 10:20. Confronta Mt 27:50-51). Daniele ci informa così, secoli prima dei fatti, che il Messia sarebbe morto in condizioni di abbandono da parte degli altri, dopo 3 anni e mezzo dall inizio del suo ministero. Questo tempo corrisponde meravigliosamente con i dati che abbiamo per la morte di Cristo nel 31. NOTA: Come facciamo a sapere che Gesù è morto nel 31? Nessun testo biblico ci dice in che anno Gesù sia morto, ma il vangelo di Giovanni menziona tre pasque celebrate da Gesù dopo il suo battesimo (Gv 2:13; 6:4; 11:55). Questo fatto ci dice che il ministero di Gesù deve essere durato tre anni e qualche altro tempo. c. Il Messia fa un patto con il suo popolo durante l intera ultima settimana. In questo modo, Dio risponde positivamente alla preghiera di Daniele a favore del suo popolo, compiendo quanto promesso attraverso l angelo Gabriele (vedi vv. 9, 16, 17-18, 24). Questo aspetto della profezia diventa chiaro prendendo atto del fatto che Gesù si è proposto innanzitutto come Messia d Israele, per chiamare il suo popolo alla salvezza (Mt 10:6; 15:24) e per potere poi estendere il messaggio al mondo intero (Mt 28:19). Il solo problema è comprendere come il Messia potesse stabilire il suo patto durante (l intera) settimana visto che sarebbe morto in mezzo alla settimana. La spiegazione sta nel fatto che, dopo la sua ascensione, il vangelo continuò ad essere predicato esclusivamente agli Ebrei, e quasi esclusivamente a Gerusalemme. Ebrei erano anche le persone provenienti da varie parti del mondo presenti alla prima grande predicazione di Pentecoste. Solo dopo la lapidazione di Stefano, il primo martire cristiano, i cristiani lasciarono Gerusalemme e cominciarono a predicare il vangelo altrove e ad altre genti, in Samaria e altrove (At 8:1-4). Non abbiamo indicazioni storiche specifiche per stabilire quanto tempo sia passato 42:6

251 dalla morte di Gesù ma, considerando tutto ciò che gli atti degli Apostoli ci dicono, non è azzardato pensare come possibile un periodo di circa tre anni come ci dice la profezia di Daniele. Non in modo casuale, Atti ci dice che la lapidazione di Stefano fu guidata da Saulo da Tarso, colui che da lì a poco sarebbe diventato l apostolo delle genti (At 7:58; 9:15). Con la lapidazione di Stefano dunque, il periodo di tempo «tagliato via», riservato per il popolo di Daniele era concluso. Problema: perché la Nuova Riveduta dice che il patto è stato stabilito dall invasore, invece che dal Messia? Per quanto risulta allo scrivente, la Nuova Riveduta è l unica versione tra quelle che abbiamo potuto consultare che dica questo. Il testo ebraico del v. 27 non specifica di chi si parla e il soggetto deve essere dedotto dal contesto. Il verso precedente aveva parlato sia del Messia, sia del principe di un capo che sarebbe venuto, e siccome questo è l ultimo soggetto ad essere menzionato, i traduttori avranno pensato che questo bastava a farne il soggetto del verso successivo. Ma questo non tiene conto del parallelismo poetico di cui abbiamo parlato prima. Si veda la struttura poetica del testo esaminato prima e si vedrà chiaramente che il soggetto del verso 27 sta in parallelo con i testi riguardanti il Messia e questo è in armonia che anche quest ultima settimana deve essere vista come un tempo a favore di Israele, non contro di esso. 7) Dopo questo tempo riservato ad Israele, cosa sarebbe successo alla città di Gerusalemme e al tempio? Vv. 26 s.p., 27 s.p. Sarebbero stati distrutti nuovamente per mano del popolo di un capo (principe) straniero, fino a quando, alla fine, questo stesso popolo sarebbe stato distrutto. Tito, figlio dell imperatore romano vespasiano, distrusse Gerusalemme e il empio nel 70 d.c., ma già sappiamo che Roma stessa sarà distrutta a sua volta alla fine dei tempi, alla conclusione del giudizio celeste (Dn 7). Gesù cita la profezia di Daniele sulla desolazione di Gerusalemme. 8) Perché la distruzione di Gerusalemme e del tempio ad opera di Roma è menzionata? Certamente perché questo aiutava Daniele a capire che la purificazione del santuario che doveva avvenire alla fine dei 2300 anni, non riguardava il tempio di Gerusalemme per il quale pregava ma un altro tempio, quello celeste. 9) Perché si menziona la fine del distruttore di Gerusalemme e del tempio? In effetti questa menzione non sembra indispensabile, se non per assicurare Daniele che l ultima parola non l avrebbero mai i persecutori del suo popolo ma Dio. Un altro motivo, forse ancora migliore, è che in questo modo, il capitolo 9 di Daniele, copre lo stesso tempo coperto dal capitolo 8, portandoci dal tempo del decreto di re Artaserse I nel 457 a.c. fino al tempo del giudizio di Dio sul potere di Roma nelle sue fasi imperiale e papale. In altre parole, Daniele 9 42:7

252 rappresenterebbe una quarta serie profetica parallela a quella di Daniele 2,7,8, solo che qui la prospettiva diventa più cristologia. I 490 anni sono veramente la prima parte del periodo più lungo dei 2300, e il 1844 è veramente il tempo in cui comincia il giudizio finale. 10) A quale scopo i 490 anni sono riservati a Israele? Cosa possiamo imparare per noi da questo fatto? Daniele 9:24 Il capitolo 9 era cominciato con la confessione di Daniele riguardo allo stato spirituale del suo popolo. Essi avevano meritato quello che avevano ricevuto, la perdita della loro patria, della loro amata città, del tempio. Ma Dio misericordioso darà loro un altra opportunità: nonostante la loro ribellione un altro tempo di grazia è riservata alla nazione d Israele: a. per far cessare la perversità b. per mettere fine al peccato c. per espiare l iniquità e d. per stabilire una giustizia eterna. Chi deve realizzare tutto questo? Il popolo, il Messia che viene, o tutti e due per la parte che compete loro? Cosa ne pensi? Possiamo risolvere il problema del peccato da soli? E il tempo limitato per Israele o anche per noi? 11) Cos è il «santissimo» (il testo ebraico ha solo «santo dei santi» senza la parola «luogo») che deve essere unto al v. 24? In Daniele 9:25, subito dopo questo verso in cui leggiamo del santissimo che deve essere unto, si parla dell Unto riferito al Messia che deve venire (Messia in ebraico significa Unto, la stessa parola che in Greco si dice Christos, dal quale viene il nostro Cristo). Per questo motivo alcuni interpreti pensano che questo «santo dei santi» debba riferirsi a Gesù unto dallo Spirito Santo al suo battesimo (Mt 3:16; Lc 4:18; At 10:38). Altri considerano invece il fatto che questa espressione dell Antico Testamento è usata in rapporto alla seconda stanza del santuario (Es 26:33), all altare degli olocausti (Es 40:10), alla prima stanza del santuario o al santuario in generale (Nm 18:9,10. Confr. Con Lv 16:2; Eb 9:6). Solo in 1 Cr 23:13 può riferirsi al sommo sacerdote, ma non tutti concordano con questa comprensione (Shea, in 70 Weeks, Leviticus, Nature of prophecy, p. 83). Per questo motivo, pensiamo che questa unzione del «santo dei santi» si riferisca all inaugurazione del ministero sacerdotale di Gesù nel santuario celeste dove si pose come nostro sacerdote dopo la sua resurrezione (Eb 9:21-24). 12) Cosa significa che quanto annunciate in Daniele 9 sarebbe servito a «sigillare visione e profezia»? V. 24. Non significa certamente che Dopo Daniele non ci sarebbe stata più alcuna profezia: dopo di lui ce ne furono infatti molti altri. Nello stesso libro di Daniele, dopo il capitolo 9 troviamo altre profezie. 42:8

253 Deve quindi significare che ciò che è detto sarà come un sigillo (una sorta di firma autenticativa, nel mondo antico) che proverà vero quanto detto con la visione delle 2300 sere e mattine (sarebbe del tutto inutile che l adempimento di quanto è detto al cap 9 proverà ce quanto è stato detto è vero). L inizio del giudizio nel 1844, essendo una realtà celeste come si apprende dal cap. 7 di Daniele, non può essere confermato dall osservazione umana. Per noi, il solo modo di essere sicuri su quanto accadde nel 1844, dipende dalla veridicità della profezia in Daniele 9. Quanto Daniele dice su Gesù e Israele è storicamente provato essere vero e questo conferma quanto detto al cap. 9 sui tempi del giudizio finale. La nostra fede non è basata su una interpretazione fantasiosa di realtà sconosciuta, ma sull esperienza di Gesù che noi conosciamo molto bene. 13) Quale importanza ha la comprensione di questa profezia per la Chiesa avventista? La Chiesa Avventista nasce nel 1844, in seguito a un movimento di risveglio centrato sull imminente ritorno di Gesù. La scoperta del vero significato di Daniele 8:14, precedentemente messo da William Miller in rapporto al ritorno di Gesù, diede ai pochi credenti che continuarono a credere nella fondatezza del 1844 come punto cui tendeva la profezia, una nuova fiducia nella parola di Dio, un nuovo senso della loro speranza. Li avrebbe poi condotti ad una forte identità e ad una missione che fa oggi della Chiesa Avventista una comunità mondiale, tesa al servizio del prossimo e all annuncio del vicino avvento del regno di Dio. 42:9 Approfondimenti 13) Perché in Esdra 4:7-13 si parla della ricostruzione di Gerusalemme al tempo di Esdra mentre il contesto parla della costruzione precedente del tempio? Il tempio fu finito durante il regno di Dario, nel 6 anno del suo regno (Esdra 6:15). Il cap. 4:7-13, parla invece della ricostruzione successiva di Gerusalemme avvenuta durante il Regno di Artaserse I. Probabilmente avvenne che Esdra, scrivendo la storia delle difficoltà incontrate nella costruzione del tempio, volle anche menzionare le difficoltà incontrate nella costruzione della città anticipando alcune vicende posteriori. Questo non è il solo caso in cui, nella Bibbia si usa questo modo di narrare. 14) Perché in Daniele 9:26 il Messia è chiamato un unto e non l unto? Potrebbe essere dovuto a un fatto puramente estetico, formale. Forse si sottintende che nella storia di Israele di unti, di messia ce ne sono tanti: i sacerdoti e in modo particolare il sommo sacerdote (Es 40:15; Lev 4:3,5), i re (1 Sm 24:6; 2 Sm 19:21; 2 Cr 6:42) e anche, a volte i profeti (1 Re 19:17).

254 L unzione conferiva alla persona l autorità per esercitare il suo ministero in nome e con la benedizione di Dio. Con il tempo Dio ha rivelato che sarebbe venuto un personaggio speciale che avrebbe operato con la potenza di Dio per la salvezza finale del suo popolo. L angelo Gabriele, per la prima volta, lo chiama Unto, e noi lo identifichiamo con Gesù che, proprio per questo, chiamiamo Cristo. Egli è quindi non l unico unto, ma questo non significa che sia un unto come gli altri. Gesù è l Unto per eccellenza, un unto che racchiude in sé tutte le caratteristiche degli unti precedenti. Egli è sacerdote, re e anche rivelazione di Dio, un profeta. 42:10

255 3,5 anni 3,5 anni settimane fino al Messia = 483 anni 1 settimana=7anni yearsill the SETTANTA SETTIMANE SONO MESSE DA PARTE PER IL TUO Messiah = 483 POPOLO 490 ANNI years FINO A GIORNI, POI IL SANTUARIO SARA SANTIFICATO La Chiesa Avventista nasce nel 1844 per annunciare al mondo l avvento del giudizio e il ritorno di Gesù. 42:11

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