- ma è anche una preghiera di accoglienza dell iniziativa con cui Dio ancora oggi svela il mistero del Suo amore alla Chiesa, sua Sposa.

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1 Omelia durante la celebrazione della s. Messa per l inizio diocesano dell Anno pastorale Testi per la Liturgia della Parola:Dt 6,3-9; Sal 19; 1Gv1, 1-4; Lc 24,44-53 Carissimi presbiteri, diaconi, religiosi, religiose, consacrati, operatori pastorali, e laici tutti, grazie per il vostro convenire in unità di cuore e di mente, per una celebrazione di fede che non merita il sospetto di facciata, ma che tocca in verità la sostanza del nostro essere Chiesa perché comunità in comunione. La celebrazione è memoriale della Pasqua del Signore: è questo che noi abbiamo ricevuto, come l apostolo Paolo attesta di se stesso, ed è questo che noi trasmettiamo nella celebrazione liturgica, nella Catechesi, e nel servizio della Carità. 1. Le tue parole, Signore, sono spirito e vita. Accogliamo con gioia la proclamazione della Parola di Dio, perché sappiamo che essa è il parlare di Dio, oggi, qui, nel cuore della nostra assemblea liturgica e nel cuore di ciascuno. E con questa Parola che Dio Padre ci convoca per edificarci ancora una volta come ecclesia, chiamati da fuori, dalla lontananza, dall estraneità, dalle insidie del paganesimo, dalla condizione di peccato, per convenire intorno al mistero di Colui che ci salva. Le parole del ritornello del salmo responsoriale, Le tue parole Signore, sono spirito e vita, con cui abbiamo accompagnato la nostra risposta all annuncio della Parola, esprimono sia una professione di fede, sia una preghiera di accoglienza del dono di Dio: - è una professione di fede, perché dichiariamo e riconosciamo in quelle parole umane lo svelamento della Parola eterna, creatrice e redentrice. Riconosciamo la Parola che ancora si farà carne nella stessa celebrazione, per cui potremo noi stessi attestare e trasmettere la certezza di quanto vissuto: Ciò che noi abbiamo udito, veduto, contemplato, toccato del Verbo della vita, noi lo annunciamo a voi ; - ma è anche una preghiera di accoglienza dell iniziativa con cui Dio ancora oggi svela il mistero del Suo amore alla Chiesa, sua Sposa. 2. Celebriamo oggi, in comunione, l impegno della nostra missione evangelizzatrice; e la Chiesa esiste prima di tutto per evangelizzare, per questo oggi riceviamo la consegna e il mandato. 1

2 - Riceviamo la consegna della fede, che è nostra e non mia, perché è la fede della Chiesa; ed è della Chiesa nella misura in cui la accogliamo come ci è trasmessa, per condividerla nella verità e nella fedeltà; nella rinnovazione della fede battesimale si annuncia: Questa è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa; e noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù, nostro Signore ; - Riceviamo il mandato della trasmissione: testimoniare la fede che abbiamo ricevuto in dono per pura grazia. Il mandato della trasmissione è un volgere l attenzione del cuore verso il compito educativo a favore di uomini e donne in tutte le stagioni della loro esistenza. 3. Il quadro biblico offertoci dal testo del Deuteronomio in questa celebrazione della Parola ci propone tre coordinate fondamentali del compito educativo della fede: l ambiente educativo, il metodo educativo, il contenuto dell educare: L ambiente educativo: è quello familiare, decisivo per la crescita e maturazione di ogni individuo. Recita il testo: Li ripeterai (l invito è rivolto ai genitori) ai tuoi figli. Il compito educativo, anche quello inerente l esperienza religiosa, è scritto nella missione di ogni genitorialità autentica e responsabile; così prega il Salmo 78: Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai nostri figli raccontando alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiuto. Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe, ha posto una legge in Israele, che ha comandato ai nostri padri di far conoscere ai loro figli, perché la conosca la generazione futura, i figli che nasceranno. Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli, perché ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio, ma custodiscano i suoi comandi. Il metodo educativo: possiamo definirlo come lex narrandi, perché per Israele narrare è un dovere religioso, è un vero comandamento alla pari degli altri, da non dover trasgredire. Il testo di Deuteronomio della prima lettura fa una scelta di campo nell educazione, perché dichiara la preferenza per la narrazione. Questi precetti ti stiano fissi nel cuore li ripeterai ai tuoi figli. 2

3 Così anche Deuteronomio 6,20: Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: "Che cosa significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?", 21 tu risponderai a tuo figlio: "Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire dall'egitto con mano potente. 22 Il Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi e terribili contro l'egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa. 23 Ci fece uscire di là per condurci nella terra che aveva giurato ai nostri padri di darci. 24 Allora il Signore ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi, temendo il Signore, nostro Dio, così da essere sempre felici ed essere conservati in vita, come appunto siamo oggi La sacra Bibbia è storia di un popolo che si lascia educare dal suo Dio anche tramite coloro che ne raccontano segni e prodigi. Afferma, infatti, il testo di Deuteronomio 32,10: Lo circondò, lo allevò, lo custodì come la pupilla del suo occhio. Questo stesso popolo narra le mirabilia Dei, le meravigliose opere di Dio, gli eventi vissuti, per farli sopravvivere nelle generazioni future, ed educarle alla medesima esperienza di fede. Nella narrazione educativa c è la trasmissione del vissuto, perciò essa richiede la testimonianza della propria vita. La narrazione come evento educativo è ben diversa da un discorso da ripetere. Gesù afferma di se stesso di fronte a Pilato: Per questo sono venuto nel mondo, per dare testimonianza alla verità (Gv 18,37). Il contenuto dell educazione: il brano della prima lettura rimandandoci all ambiente familiare ci dice che il contenuto fondamentale dell educare è la qualità della relazione. Il che cosa dell educazione riguarda prima di tutto la relazione, perché educare non significa immettere nella mente dell altro idee, principi, valori e significati. In questi casi dovremmo parlare di informazione, istruzione, ammaestramento o indottrinamento. L educazione è prima di tutto la gioia edificante della relazione. Dove è impossibile la relazione non può seguire nessun altro contenuto, non si riesce a trasmettere null altro. L educazione della fede, pertanto, avviene dentro un processo di relazione positiva, e non nella sola comunicazione di belle idee. La formazione della persona è dentro la relazione ed è per la relazione. Si educa in una relazione di libertà e di fiducia, di responsabilità e di fedeltà, di interessamento e di cura. 3

4 4. Se le prime relazioni educative la persona le vive in famiglia, la prima relazione a cui deve essere educato dalla famiglia, rispondendo così alla sua chiamata di creatura voluta a immagine e somiglianza di Dio e alla chiamata battesimale di figlio di Dio, è quella con Dio Padre, nell incontro con Gesù Cristo. E a partire da questa relazione originaria che la persona viene educata a scoprire anche la giusta relazione con se stesso, con gli altri, con il mondo. 5. Qual è il ruolo della Comunità cristiana nel compito educativo? E duplice, quanto quello della famiglia: a. Se la famiglia è chiesa domestica, ciò vuol dire che anche la Chiesa deve costruirsi a misura di famiglia, per la sua capacità di generare relazioni positive al suo interno; in questo senso la Chiesa è mistero visibile e concreto di Comunione. b. solo a questa condizione può presentare le credenziali per proporre se stessa come luogo teologico e spirituale della mediazione per la relazione con Cristo. In questo senso la Chiesa è sacramento di Cristo. Il problema della trasmissione della fede oggi, non è tanto quello se proporre prima la confermazione o l eucarestia, ma come far percepire che la condizione per incontrare Gesù è la Chiesa, e che si è cristiani non per la dedizione ad una causa, bensì per l affezione ad una persona che si incontra grazie al ministero della Chiesa. 6. Da questo derivano alcune sottolineature pastorali per la comunità cristiana. Oltre a quanto già presentato nel Progetto pastorale diocesano come Indicazioni pastorali per l anno che oggi iniziamo, propongo ulteriori suggerimenti pastorali: La sfida educativa non ammette surrogati o deleghe; e non è l optional del singolo pastore o operatore pastorale, è, invece, alleanza educativa tra tutte le componenti coinvolte nel processo formativo dei soggetti, prima tra tutte la famiglia, e in modo speciale i genitori; Porre al centro l eucarestia festiva come sorgente e culmine dell azione educativa della fede di ciascuno, vissuta come relazione con la persona viva di Gesù risorto; 4

5 Sarebbe utile la convocazione, almeno annuale, di tutti gli operatori pastorali impegnati, per un riconoscimento in Cristo, con una celebrazione liturgica; Valorizzare l appartenenza al proprio gruppo ecclesiale, la catechesi degli adulti, centri di ascolto, gruppi coppie, come luoghi di rapporti stabili e fraterni, tesi a generare un comune giudizio di fede ; Favorire nel corso dell anno degli eventi (e in questo senso rimane provvidenziale l esperienza dell Agorà dei giovani) che per favorire il ritrovarsi tra le diverse generazioni; Ispirarsi alle grandi figure di santi, umanità abitate da Dio, guide alla relazione con Dio; Attingere ai grandi educatori cristiani, dai Padri della Chiesa ad oggi, per apprendere incoraggiamento, intuizioni, stili, e metodologie. Il mandato pastorale che oggi celebriamo, raccoglie tutte le sfide possibili del compito educativo per consegnarcele. Siamo convinti che tanti semi del lavoro pastorale non potranno germogliare senza il fertilizzante della preghiera personale e comunitaria, perché è Dio il vero educatore del suo popolo, e l educazione alla fede non è unicamente opera dell uomo. Ma questo non ci dispensa da una specifica formazione, coltivata con grandezza d animo, capacità di discernimento, e profonda sensibilità ecclesiale e spirituale. 5