Rituale dei sacrifici presso il Tempio di Gerusalemme

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1 Rituale dei sacrifici presso il Tempio di Gerusalemme

2 Tempio di Gerusalemme Viene edificato dal re Salomone verso la fine del 1000 a.e.v. Viene parzialmente distrutto da Nabucodonosor nel 587 a.e.v. e poi ristrutturato attorno al 520 a.e.v. dopo il ritorno dall esilio babilonese Viene ampliato da Erode il Grande (73 a.e.v. 4 e.v) Viene definitivamente distrutto dai Romani nel 70 e.v. (non è più possibile ricostruirlo)

3 Gli ampliamenti di Erode il Grande

4 Dopo la distruzione romana (70 e.v.)

5 Al Tempio di Gerusalemme Si consolida il rituale dei sacrifici (Lv 1-7) che la tradizione riconduce al Sinai La fonte biblica attesta comunque la pratica di sacrifici già nel periodo patriarcale (Gen 12-50) e delle origini della storia umana (Gen 1-11) Secondo dinamiche in parte ritrovabili presso culture coeve

6 Hegedűs László - Caino e Abele (1899) Galleria Nazionale Ungherese Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta (Gen 4,4)

7 M. Buonarroti Sacrificio di Noè (1509) Cappella Sistina Dopo il diluvio Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali mondi e di uccelli mondi e offrì olocausti sull altare (Gen 8,20)

8 Dio disse ad Abramo: Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un di tre anni, una tortora e un piccione. Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all altra; non divise però gli uccelli. * + Quando, tramontato il sole, si era fatto buoi fitto, ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi (Gen 15,9-17)

9 Elia sul Monte Carmelo Sinagoga di Dura Europos Cadde il fuoco del Signore e consumò l olocausto, la legna, le pietre e la cenere (1Re 18,38)

10 La classificazione del Levitico La cui redazione finale si attesta attorno al V sec. a.e.v. Tenta di dare una visione d insieme di un azione cultuale che, nei momenti diversi della vita dell uomo, ne esprime gli stati d animo I sacrifici sono legati all azione di lode, al riconoscimento del peccato, a espressioni spontanee di religiosità e molto altro

11 In termini generali Termine generico del sacrificio è qorban, dalla radice verbale q-r-b- che nelle forma causativa esprime il significato di offrire L offerta è sempre un modo per avvicinarsi a Dio che, nonostante la Sua trascendenza, permette all uomo un rapporto con Lui nell orizzonte cultuale

12 Gli olocausti (Lv 1 e 6) Rimandano all ambiente pastorale Sono sacrifici di animali interamente bruciati sull altare come offerta a Dio La denominazione deriva dalla radice -l-h che significa salire, e ciò che sale verso il cielo è il fumo del fuoco che consuma completamente l offerta Sono praticati fin dal tempo dei Giudici (cfr. Gdc 6,19 e 13,19) unitamente ad un offerta di pane

13 I sacrifici di comunione (Lv 3) Offerti per ringraziamento, voto o pura devozione Si distinguono dagli olocausti perché solo una parte viene bruciata a Dio, il resto è consumato dall offerente Tali sacrifici sono seguiti da un banchetto sacro da consumarsi in stato di purità rituale

14 I sacrifici di todah (lode, confessione - Lv 7,11-15) Gli elementi offerti sono di carattere animale e vegetale, compreso il pane fermentato (unico caso) Il loro carattere sembra essere quello della confessione di lode oppure penitenziale Sembrano anche essere l occasione per un sacrificio di comunione

15 L oblazione (Lv 2 e 6) Rimanda alla cultura agricola È l offerta di prodotti del suolo Quanto non viene bruciato appartiene ai sacerdoti che devono consumarlo in un luogo sacro come cosa sacrosanta A Dio è riservata la parte denominata memoriale : consiste in una manciata prelevata da ciò che si offre e che costituisce il punto di gravitazione di tutta l offerta

16 I Salmi 38 e 70 (v. 1: per fare memoriale ) probabilmente accompagnavano tale atto cultuale Particolare dell oblazione è la presenza del sale del patto (cfr. Lv 2,13), come segno di stabilità (il sale non si deteriora) Lo scopo di tale gesto è strettamente legato al memoriale, nel quale la salvezza si rende presente all offerente nel suo bisogno concreto

17 Sacrifici di espiazione (Lv 4-7) Sono di due tipi: Espiatori per il peccato, che in alcuni casi richiede una confessione Riparatori, dove l atto cultuale deve essere associato alla restituzione o all indennizzo. Emerge così il carattere morale e sociale del sacrificio

18 Capri espiatori di Kippur (Lv 16) Per il giorno di kippur, la festa austera annuale del perdono (solenne espiazione), le indicazioni levitiche prevedevano due capri espiatori : Uno da offrire al Signore e uno da mandare nel deserto simbolicamente caricato dei peccati del popolo confessati su di lui dal Sommo Sacerdote Era la sorte a decidere la destinazione di ciascuno

19 È tutt ora aperto il dibattito fra gli studiosi: Molti infatti ritengono che i sacrifici di espiazione siano forme cultuali tardive Tuttavia se ne parla già in 2Re 12,17 al tempo del re Joas (fine IX sec. inizio VIII a.e.v.) Diventa quindi difficile ricondurli solo alla tradizione sacerdotale postesilica

20 Concetto di peccato emergente È legato prevalentemente alla materialità dell azione compiuta, prescindendo dalla intenzionalità del peccatore Nonostante ciò il peccato è considerato soggettivamente, in quanto la riparazione è stabilita in base alla posizione occupata all interno del popolo dalla persona che l ha commesso (cfr. Lv 4) Ogni peccato scatena delle conseguenze

21 L influsso negativo del peccato Pone in atto forze contrastanti con la sacralità del popolo di Dio riducendolo in uno stato religioso e cultuale negativo Non è limitato al mondo dell uomo ma contamina la terra Pertanto la normativa levitica è volta a preservare la sacralità del popolo, del Tempio e di quanto gli appartiene uomini e cose da qualsiasi influsso negativo

22 Evoluzione da Lv 4 a Lv 6 Le carni delle vittime espiatorie devono essere bruciate fuori del campo (Lv 4) Le carni delle vittime espiatorie vengono assegnate ai sacerdoti perché le mangino come cosa santa (Lv 6) Da una prassi vicina a costumi pagani ad una reinterpretazione in senso jahvistico: la vittima non sostituisce l offerente imbevendosi del suo peccato, semmai lo rappresenta, mantenendo la sacralità contratta nell ambiente sacro

23 Sacralità del sangue (Lv 17) Appartiene a Dio in quanto il sangue è la vita (cfr. Gen 9,4 e Lv 17,11-14), nessuno può cibarsene, lo stesso vale per il grasso animale (cfr. Lv 3,16-17) Inoltre il sangue dei sacrifici, proprio in relazione al suo essere vita, ha una funzione espiatoria volta a ristabilire il rapporto fra gli uomini e Dio

24 Sacrifici di purificazione dopo il parto (Lv 12) Parto e mestruazione sono caratterizzati dalla presenza del sangue, elemento vitale che appartiene a Dio Pertanto la donna, in tali circostanze dovute a naturali ritmi biologici, si trova collocata nella sfera sacra della trascendenza divina che la contamina positivamente rendendola impura

25 Tutto ciò non ha nulla a che fare con la dimensione etica, si tratta piuttosto di una impurità sul piano ontologico È la stessa impurità che contrae il Sommo Sacerdote quando entra nel Santo dei Santi, la zona più sacra del Tempio Il termine impurità è qui utilizzato secondo un accezione positiva Tuttavia e necessario porre dei gesti di purificazione che decontaminino dal sacro riportando nella sfera del profano data da Dio all uomo e per questo buona

26 La prescrizione Dopo il parto è prescritto un olocausto, come segno di piena comunione fra Dio e la donna che ha partorito una vita È prescritto anche un sacrificio di espiazione per il sangue elemento sacrale che viene disperso nella terra La puerpera non si purifica dal peccato ma dal suo sangue (Lv 12,5) Entrando nella sfera divina diventa fonte di benedizione per la famiglia

27 Insegna la tradizione rabbinica Un uomo che non ha moglie vive senza gioia, senza benedizione, senza bene (Talmud Babilonese, Jevamot 62b) Un uomo deve sempre onorare sua moglie perché le benedizioni discendono sulla casa di un uomo solo per merito di sua moglie (Tal. Bab., Bava Matzi ah 59a) Israele fu liberato dall Egitto per i meriti delle donne (Tal. Bab. Sotah 11b)

28 Sacrificio di Pasqua (Lv 23 e Dt 16) Pasqua è la festa principale dell anno, memoria di un evento fondante per la coscienza ebraica: il passaggio dalla servitù di Faraone al servizio di JHWH Riguardo il rituale nel Levitico si danno delle generiche indicazioni: offrirete al Signore sacrifici consumati dal fuoco (Lv 23,8)

29 Tali indicazioni vengono riproposte nel Deuteronomio precisando: un sacrificio di bestiame grosso e minuto alla sera, al tramonto del sole farai cuocere la vittima e la mangerai nel luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto per fissarvi il Suo Nome [Gerusalemme]; la mattina te ne potrai tornare per sei giorni mangerai azzimi (Dt 16,2-8)

30 La tradizione Ha pertanto fissato la festa con l obbligo del pellegrinaggio a Gerusalemme Al fine di poter offrire un sacrificio di comunione da consumarsi fra gli offerenti Come segno di un memoriale che permette ogni anno di uscire di nuovo dall Egitto La dinamica conviviale di questa festa è aperta anche ai non ebrei, aspetto sul quale tuttavia si discute.

31 Funzioni dei sacerdoti al Tempio Nell ebraismo il sacerdozio è per discendenza attraverso la dinastia di Aronne I sacerdoti prestavano servizio al Tempio secondo una turnazione settimanale Fra di loro veniva scelto il Sommo Sacerdote, il solo a poter entrare nel Santo dei Santi e a pronunciare il Nome divino nel giorno di Kippur

32 Servizio giornaliero Offerta dell incenso due volte al giorno Sacrifici quotidiani: uno al mattino e uno alla sera Dopo il sacrificio del mattino anche i singoli fedeli potevano presentare i loro sacrifici personali Sacrifici durante il Sabato e le Feste

33 Con la caduta del Tempio del 70 e.v. È terminata la pratica dei sacrifici Che sono stati sostituiti dalla loro memoria attraverso la lettura del rituale levitico Questo avviene sia nella liturgia quotidiana che in quella delle grandi Feste Gli unici a continuare la pratica dei sacrifici sono i Samaritani

34 Elena Lea Bartolini De Angeli Ad uso esclusivamente didattico Docente di Giudaismo ed Ermeneutica ebraica Facoltà Teologica dell Italia Settentrionale (ISSR-MI) Università degli Studi di Milano-Bicocca

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