D.lgs. 9 aprile 2008, n. 81 AGGIORNATO CON LE MODIFICHE DI CUI AL DLGS.106/2009
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1 D.lgs. 9 aprile 2008, n. 81 AGGIORNATO CON LE MODIFICHE DI CUI AL DLGS.106/2009 (Gazzetta Ufficiale n. 101 del 30 aprile Suppl. Ordinario n.108) NOTA: il decreto presentato ha subito numerose revisioni per cui la numerazione di qualche articolo può non essere perfettamente corrispondente.
2 D.lgs. 9 aprile 2008, n. 81 TESTO UNICO SULLA SALUTE E SICUREZZA DEI LAVORATORI E la più importante norma del sistema prevenzionistico del nostro Paese La prevenzione è parte integrante della programmazione/pianificazione aziendale Ciascuno di noi è responsabile della propria ed altrui sicurezza
3 D.lgs. 9 aprile 2008, n. 81 TESTO UNICO SULLA SALUTE E SICUREZZA DEI LAVORATORI COSTI DELLA MANCATA PREVENZIONE Anno 1993 (INAIL) miliardi in indennizzi, tempi perduti 1500 infortuni mortali infortuni sui luoghi di lavoro Anno 2006 (INAIL) miliardi in indennizzi, tempi perduti 1386 infortuni mortali infortuni sui luoghi di lavoro Anno 2008 (INAIL) 1120 infortuni mortali infortuni luoghi di lavoro
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5 Destinatari normativa L attuale normativa non si rivolge unicamente al lavoratore subordinato, ma a tutte le persone che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolgono un attività lavorativa nell ambito dell organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato (art. 2, comma 1, lett. a)
6 Art. 3 le norme contenute nel decreto legislativo si applicano a tutti i settori di attività, privati e pubblici, e a tutte le tipologie di rischio, nonché a tutti i lavoratori e lavoratrici, subordinati e autonomi. rimangono esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari (art. 3, comma 8);
7 Art. 3 per alcune categorie, come le Forze Armate, la Polizia di Stato, i Vigili del Fuoco o nell ambito delle strutture giudiziarie, penitenziarie etc. la legge rinvia la disciplina ad appositi decreti.
8 Struttura E composto da : 306 articoli Titoli XIII Allegati definizioni nel Titolo I datore di lavoro è ripetuto circa 570 volte Rimando a circa 50 decreti attuativi
9 Principi «filosofici» LE BASI ED I PRINCIPI DEL MODELLO FILOSOFICO PREVENZIONALE DEL T.U. SONO RIPORTATE NEL TITOLO I, ALL ART.15: Misure generali di tutela
10 Principi «filosofici» 1. Le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro sono: a) la valutazione di tutti i rischi per la salute e sicurezza; b) la programmazione della prevenzione, mirata ad un complesso che integri in modo coerente nella prevenzione le condizioni tecniche produttive dell azienda nonché l influenza dei fattori dell ambiente e dell organizzazione del lavoro; c) l eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico;
11 Principi «filosofici» d) il rispetto dei principi ergonomici nell organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo; e) la riduzione dei rischi alla fonte; f) la sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o è meno pericoloso; g) la limitazione al minimo del numero dei lavoratori che sono, o che possono essere, esposti al rischio; h) l utilizzo limitato degli agenti chimici, fisici e biologici sui luoghi di lavoro i) la priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale; l) il controllo sanitario dei lavoratori
12 Principi «filosofici» m) l allontanamento del lavoratore dall esposizione al rischio per motivi sanitari inerenti la sua persona e l adibizione, ove possibile, ad altra mansione; n) l informazione e formazione adeguate per i lavoratori; o) l informazione e formazione adeguate per dirigenti e i preposti; p) l informazione e formazione adeguate per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; q) l istruzioni adeguate ai lavoratori; r) la partecipazione e consultazione dei lavoratori;
13 Principi «filosofici» s) la partecipazione e consultazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; t) la programmazione delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza, anche attraverso l adozione di codici di condotta e di buone prassi; u) le misure di emergenza da attuare in caso di primo soccorso, di lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori e di pericolo grave e immediato; v) l uso di segnali di avvertimento e di sicurezza z) la regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, impianti, con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alla indicazione dei fabbricanti.
14 PREVENZIONE OGGETTIVA LA PREVENZIONE DEMANDATA ALLE MACCHINE, ATTREZZATURE, IMPIANTI
15 PREVENZIONE SOGGETTIVA IL LAVORATORE E AL CENTRO NELL'UNIVERSO LAVORO CIASCUNO DI NOI E RESPONSABILE DELLA PROPRIA ED ALTRUI SICUREZZA
16 DEFINIZIONI «pericolo»: proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni; «rischio»: probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione; «prevenzione»: il complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità del lavoro, l esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell integrità dell ambiente esterno;
17 Come può accadere un infortunio PERICOLO RISCHIO INFORTUNIO PREVENZIONE SICUREZZA Scaleo difettoso Utilizzo scaleo difettoso Caduta dalla scala con lesione Sostituzione scaleo difettoso Coscienza di autotutela Come può insorgere una malattia professionale PERICOLO RISCHIO MALATTIA PROFESSIONALE PREVENZIONE SICUREZZA Rumore Attività con rumore Ipoacusia Eliminazione Coscienza di autotutela
18 «valutazione dei rischi»: valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell ambito dell organizzazione in cui essi prestano la propria attività, finalizzata ad individuare le adeguate misure di prevenzione e di protezione e ad elaborare il programma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza;
19 RISCHI PER LA SICUREZZA : (Rischi di natura infortunistica) RISCHI PER LA SICUREZZA STRUTTURE Altezze, superfici, volumi, illuminazione, pavimenti, pareti, viabilità, uscite, porte, solai... MACCHINE Organi di avviamento, di trasmissione, di lavoro, sollevamento, a pressione. IMPIANTI ELETTRICI Idoneità del progetto, di uso SOSTANZE PERICOLOSE Tossiche, nocive. INCENDIO, ESPLOSIONI Presenza materiale infiammabile, depositi, carenza sistemi antincendio, carenza segnaletica
20 RISCHI PER LA SALUTE (Rischi di natura igienico-ambientale) AGENTI CHIMICI, cancerogeni, mutageni Polveri, nebbie, fumi, gas AGENTI FISICI Rumore, vibrazioni, radiazioni, temperature, umidità, ventilazione, illuminazione AGENTI BIOLOGICI Organismi, microrganismi, patogeni o non batteri, funghi, muffe, virus)
21 RISCHI PER LA SICUREZZA E SALUTE (Rischi di tipo interattivo: organizzativi e gestionali) RISCHI INTERATTIVI: ORGANIZZATIVI E GESTIONALI ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO Lavoro al VDT, movimentazione carichi, situazioni di emergenza, lavoro continuo FATTORI PSICOLOGICI Stress, monotonia, conflittualità, non partecipazione al o processo, reattività anomala, molestie.. FATTORI ERGONOMICI Ergonomia del posto di lavoro e delle attrezzature di lavoro, di protezione, norme di comportamento, sistemi di comunicazione LAVORI DISAGIATI Condizioni climatiche difficili, lavoro con animali, software complessi
22 La formazione al centro La formazione sicurezza dei lavoratori viene disciplinata dagli ACCORDI STATO REGIONI che le conferiscono l importanza fondamentale che ha.
23 Accordo Stato Regioni 2011 Risale al 21 dicembre 2011 Definisce durata, contenuti e modalità della formazione sicurezza da svolgere La formazione dipende dal tipo di rischio che ha l attività aziendale: basso, medio, alto La formazione viene stabilita per lavoratori, dirigenti, preposti.
24 Accordo Stato Regioni 2012 L accordo Stato Regioni del 22 febbraio 2012 individua le attrezzature di lavoro per le quali occorre una specifica abilitazione degli operatori, le modalità di riconoscimento di tale abilitazione, i soggetti formatori, la durata, gli indirizzi ed i requisiti minimi della validità della formazione Aiuta a prevenire gli incidenti correlati all utilizzo di attrezzature come le gru, i trattori, i carrelli elevatori o gli escavatori idraulici.
25 Accordo Stato Regioni 2016 Il nuovo Accordo tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano finalizzato all individuazione della durata e dei contenuti minimi dei percorsi formativi per i Responsabili e gli Addetti dei Servizi di Prevenzione e Protezione, ai sensi dell art. 32 del D.Lgs. 81/08 e ss.mm.ii. ha raggiunto la sua approvazione nella seduta del 7 luglio 2016 della Conferenza Stato-Regioni con Repertorio Atti n. 128/CSR ed è entrato in vigore il 3/9/2016. Ai sensi del comma 2, art. 32 del D. Lgs. 81/08, per lo svolgimento delle funzioni di Responsabile e Addetti del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP e ASPP) è necessario essere in possesso di un titolo di studio non inferiore al diploma di istruzione secondaria superiore (per i casi di deroga, a questo requisito si rimanda alla lettura del comma 3 dell art. 32 del D.Lgs. 81/08) e conseguire l attestato di frequenza a specifici corsi di formazione, adeguati alla natura dei rischi presenti nei luoghi di lavoro e relativi alle attività lavorative. Detti corsi, fino a prima dell'entrata in vigore dell'accordo Stato Regioni del 7/7/2016, dovevano rispettare quanto previsto dall Accordo sancito il 26 gennaio 2006 in sede di Conferenza permanente tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 37 del 14 febbraio 2006, precedentemente all entrata in vigore del D. Lgs. 81/08. L'Accordo Stato Regioni del 7/7/2016 nasce con l'obiettivo di riallineare la normativa relativa alla formazione degli RSPP e ASPP al cosiddetto Testo Unico della Sicurezza sul lavoro D. Lgs. 81/2008, ai successivi Accordi Stato-Regioni sulla formazione in materia di sicurezza e al Decreto del 6 marzo 2013, riguardante i criteri di qualificazione del formatore per la salute e sicurezza sul lavoro. La necessità di tale aggiornamento era sentita da tempo: dall'agosto 2014 infatti la Commissione Consultiva Permanente aveva iniziato la redazione del testo di aggiornamento dell Accordo, in conformità alle disposizioni normative vigenti emanate o modificate successivamente al 2006 e tenendo conto dei risultati ottenuti dopo il periodo di sperimentazione, previsto al punto 2.7 dell Accordo del Il Nuovo Accordo tra Governo, Regioni e Province del 7/7/2016, il cui testo approvato è consultabile in allegato, apporta modifiche principalmente al percorso formativo per Responsabili e Addetti al Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP e ASPP), in particolare al Modulo B dei corsi, ma anche, ad esempio, ai requisiti dei docenti dei corsi di formazione (in linea con quanto disciplinato dal Decreto 6 marzo 2013), alla possibilità dell impiego dell elearning per la specifica formazione, al riconoscimento della formazione del medico competente, alla formazione dei lavoratori somministrati.
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