Tesi dottorale esaminata ed approvata a norma degli Statuti della Pontificia Università Lateranense

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2 IMPRIMI POTEST Tesi dottorale esaminata ed approvata a norma degli Statuti della Pontificia Università Lateranense Si autorizza la stampa Enrico Dal Covolo, SDB Rettore Roma, 11 ottobre 2017 Con approvazione ecclesiastica

3 Andrea De Matteis Il presbitero ministro della Parola di Dio nei codici latino e orientale e in alcuni documenti del magistero postconciliare

4 Copyright MMXVIII Aracne editrice int.le S.r.l. via Quarto Negroni, Ariccia (RM) (06) ISBN I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell Editore. I edizione: novembre 2018

5 Dedico questo mio lavoro ai miei genitori Michele ed Elvira a mio fratello Roberto, a quanti in questi anni mi hanno accompagnato incoraggiato e sostenuto nella mia vocazione e nel mio ministero alle comunità parrocchiali, la cui vita bella ha permesso la stesura di questo lavoro. La mia gratitudine ed amicizia verso tutti è grande.

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7 Premessa La scelta del tema Il tema del presente lavoro è nato dall esercizio del ministero sacerdotale. La ricerca è stata accompagnata da un atteggiamento fatto di riflessione e discernimento in sintonia con il cammino della Chiesa. Oggetto della ricerca è l evoluzione della dottrina sul ministero presbiterale nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, in particolare per quella parte del ministero che fa del presbitero l evangelizzatore l uomo della Parola, e rende il presbitero, nella Chiesa e per la Chiesa maestro, testimone, comunicatore, predicatore, catecheta e celebrante. La riflessione della Chiesa Italiana, in questo decennio dedicato al tema dell emergenza educativa aggiungerebbe che fa del presbitero l educatore del suo popolo. Fin d ora è bene precisare che l ottica non si può e non si deve restringere solo al munus docendi, in quanto tale ministero si integra benissimo insieme al munus sanctificandi et regendi. Fermo restando le tre dimensioni del ministero sacerdotale e pur conservandole nella loro inseparabilità, si vuole rispondere a due interrogativi: è possibile una più adeguata definizione del loro rapporto? Ci si domanda, in particolare, quale fra loro ha una, benché relativa, priorità? Esiste una certa gerarchia fra questi tria munera? La Chiesa ha vissuto nel corso del Pontificato di Benedetto XVI la grazia dell anno sacerdotale. E in quel contesto ancora di più, s è fatta viva e attuale la materia del presente lavoro. Divisione del lavoro Il primo capitolo si sofferma sull insegnamento. Il Concilio, infatti, colloca il presbitero all interno del popolo di Dio e lo collega al triplice munus di Cristo, profetico, sacerdotale e regale, partecipato a tutto il 7

8 8 Premessa popolo di Dio e in modo particolare al ministro ordinato. Oggi la rilettura dell insegnamento conciliare mostra il superamento della visione tridentina, che lega la figura del presbitero al potere sacramentale relativa all Eucarestia e al perdono dei peccati, mentre nel Concilio il presbitero è collocato all interno del popolo di Dio, e comprende oltre l aspetto sacramentale e quindi cultuale, anche quello della evangelizzazione e della guida pastorale. L analisi verterà su LG 28 e PO 4. È un dato di fatto che i testi del Vaticano II quando menzionano i tria munera in riferimento al ministero episcopale e presbiterale, danno sempre una precedenza al ministerium Verbi. Il secondo capitolo intende considerare lo statuto giuridico fondamentale del chierico nell ambito della funzione di insegnare della Chiesa. In altri termini, si tratta di considerare, con riferimento alla normativa del Codice di Diritto Canonico, il rapporto tra Presbitero e Parola di Dio, in particolar modo nel suo esercizio: la predicazione, l omelia e l istruzione catechetica. A seguire il terzo capitolo, intende presentare tale rapporto, attraverso uno studio comparato dei canoni del Codice latino con il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Il quarto capitolo, nel contesto della nuova evangelizzazione, vuole prendere in considerazione quanto emerso nel Sinodo dei Vescovi del 1990 e lo studio di alcuni numeri dell autorevole documento Pastores dabo vobis. Il quinto capitolo è dedicato al magistero di Benedetto XVI e all Esortazione Apostolica Verbum Domini, che contiene preziose indicazioni. Il magistero pontificio ha trovato espressioni in questi ultimi anni in Istruzioni e Circolari della Congregazione per il Clero. Se ne tratterà nel quarto e quinto capitolo. Il magistero, in continuità con l insegnamento conciliare, offre a questo riguardo piste di riflessione interessanti: la carità pastorale, la cura e la responsabilità della formazione permanente dei presbiteri, la spiritualità diocesana del presbitero, l appartenenza alla Chiesa diocesana e la centralità della parrocchia.

9 Premessa 9 Metodologia di approccio al tema La riflessione è a partire dal Concilio Vaticano II. In Italia il rinnovamento conciliare ha inciso in maniera profonda sulla realtà della Chiesa, e anche sui modi e sulle forme della presenza cristiana nella vita del Paese. Anche l Italia è stata colpita dal fenomeno della secolarizzazione e della scristianizzazione, e merito del rinnovamento conciliare è quello di aver aiutato a comprendere le radici di questi fenomeni, stimolando la Chiesa ad una risposta pastorale e culturale, in termini di missione e di evangelizzazione. Dal titolo della ricerca si comprende anche il limite dell indagine, ovvero la figura del presbitero (non la figura del vescovo nemmeno quella del diacono); non vogliamo, cioè, spaziare su tutto il campo della figura del ministero ordinato, anche se la figura che prendiamo concretamente in considerazione non può prescindere da esse e, in special modo, dalla figura del vescovo. Infine il tema può apparire eccessivamente di natura pastorale. Questo se da una parte è un limite, dall altra aiuta a comprendere il rapporto nella vita della Chiesa tra la flessibilità propria della pastorale e l obbligatorietà rigida del diritto. È utile sottolineare la rilevanza del principio della salus animarum in favore dell attività giuridica della Chiesa. È il fine al quale il legislatore ecclesiastico deve indirizzare la sua attività. Ne deriva, quindi, che tutte le scelte del legislatore dovranno avere come criterio ispiratore quello di favorire la salus animarum. Per chiarire la questione è importante ricordare che quanto emergerà nella ricerca, è la risposta del Legislatore e del Magistero, all organizzazione pastorale della Chiesa. Nell evoluzione del lavoro si ricorderà la pastoralità del Concilio, la nuova evangelizzazione, la dimensione missionaria dell attività della Chiesa. È la vita della Chiesa che si svolge nel tempo, e l attività giuridica è la risposta ha istanze sociali e culturali, al fine di favorire la crescita della comunione tra i vari stati di vita e i carismi, e la promozione della vita cristiana Ius canonicum [... ] omnino in animorum curationem contendit ut homines præsidio quoque nutuque legum veritatis et gratiæ Christi sint compotes ac sancte, pie, fideliter vivant, crescant, moriantur. (Communicationes 1 [1969], pp. 38).

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11 Sigle e abbreviazioni Non sono riportate in questa sede le abbreviazioni dei libri della Sacra Scrittura, in quanto comunemente note. AA.VV. Autori vari AA Decreto Apostolicam actuositatem AAS Acta Apostolicae Sedis AG Decreto Ad gentes an. anno art./artt. articolo/articoli can./cann. canone/canoni CCEO Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, 1990 CEI Conferenza Episcopale Italiana CELAM Consiglio episcopale latinoamericano cfr. confronta CCC Catechismo della Chiesa Cattolica, 11 ottobre 1992 CIC 1917 Codex Iuris Canonici, 1917 CIC 1983 Codex Iuris Canonici, 1983 CICO Codex Iuris Canonici Orientalis, CivCatt Civiltà Cattolica CL Esortazione apostolica post sinodale Christifideles laici CT Esortazione apostolica Catechesi tradendae DCE Lettera Enciclica Deus Caritas Est DL Costituzione apostolica Sacrae Disciplinae Leges DV Costituzione dogmaticadei verbum ed. edizione ECEI Enchiridion CEI EN Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi EG Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium EV Enchiridion Vaticanum IIGMR Institutio Generalis Missalis Romani LEF Lex Ecclesiae Fundamentalis LEV Libreria Editrice Vaticana 11

12 12 Sigle e abbreviazioni LG Costituzione dogmatica Lumen gentium n./nn. Numero/numeri NDE Direttorio per l applicazione dei principi e delle norme sull Ecumenismo op. cit. opera citata OT Decreto Optatam totius p. pagina/e PB Pastor Bonus PdV Esort. ap. post sinodale Pastores dabo vobis PP. Papa PO Decreto Presbyterorum ordinis RdC Il Rinnovamento della Catechesi RICA Rito per l Iniziazione Cristiana degli Adulti SC Costituzione Sacrosanctum concilium sez. sezione UR Decreto Unitatis redintegratio VD Esortazione Apostolica Verbum Domini Vol./voll. volume/volumi

13 Introduzione La trattazione del quadro storico nel quale si colloca la dottrina del ministero ordinato, con particolare riferimento al sacerdozio ministeriale, sarà utile per la comprensione del lavoro. Un esaustiva trattazione di essa sarebbe sproporzionata rispetto all oggetto della ricerca 1. Scopo di questa introduzione è quello di mettere in evidenza alcuni dati fondamentali. Sacerdotalizzazione del ministero Una prima fase corrisponde alla sacerdotalizzazione del ministero e prese forma nel III secolo e si compì definitivamente nella sintesi medievale tomista. Nel Nuovo Testamento i ministri cristiani venivano indicati con terminologie per lo più prive di risonanze sacrali (come sorvegliante, servo, anziano, maestro, capo, pastore). A poco a poco lo sviluppo della teologia eucaristica e la riconduzione del ministero alla celebrazione, determinarono l applicazione al capo della comunità (prima il vescovo e poi il presbitero) del termine sacerdos iereus, che nel Nuovo Testamento non si utilizza invece mai per i ministri. Il trasferimento delle nozioni sacerdotali cristiane dall intero popolo di Dio (1 Pt 2, 5.9) e da tutti i battezzati (Ap 1,9, 5,10), ai soli ministri del culto, rappresentò un primo passo verso il loro isolamento ; se infatti nel Nuovo Testamento e nei primi Padri la dinamica era comunità ministri (rapporto inclusivo: la prima comprende anche i secondi), poi diventa a poco a poco laici sacerdoti (rapporto esclusivo: le due parti sono esterne l una all altra). 1. Sulla teologia del ministero ordinato: A. FAVALE, Il ministero presbiterale. Aspetti dottrinali, spirituali, pastorali, LAS, Roma 1989; E. CASTELLUCCI, Il ministero ordinato, Queriniana, Brescia

14 14 Introduzione In Oriente la linea di Clemente alessandrino, poi di Pseudodionigi, con l affermazione dei gradi di perfezione e della connotazione mediatrice del ministro (tra Dio e gli uomini), insieme alla riflessione di Crisostomo sulla tremenda dignità del sacerdozio, sviluppano il ministero lungo una linea quella della mediazione appunto sempre più isolata rispetto alla Chiesa tutta intera; una relazione rimaneva, ma di ordine puramente verticale: il sacerdote univa il cielo con la terra. In Occidente, nel cammino che porta da Isidoro di Siviglia (sec. VII) passando attraverso Tommaso d Aquino (sec. XIII) per giungere al Concilio di Trento (sec. XVI), la separazione tra sacerdoti e laici andrà sempre più accentuandosi, anche per motivi legati alla tensione o lotta tra potere papale e imperiale. Il sorgere della parrocchia Una seconda fase corrisponde al sorgere delle comunità stabili di fedeli parrocchie lontano dai centri principali. La libertà religiosa guadagnata nel IV secolo dai cristiani vide tra i suoi prevedibili effetti un enorme accrescimento numerico dei battezzati e quindi il sorgere di comunità cristiane sparse nelle campagne e nei villaggi, mentre fino ad allora erano praticamente concentrate nelle maggiori città. Il modello ignaziano, che rispecchiava una struttura ecclesiale urbana, diventa perciò ben presto inadeguato alla nuova situazione; le comunità conosciute da Ignazio vivevano raccolte attorno al vescovo, circondato dal presbiterio e coadiuvato dai diaconi; date le ridotte dimensioni numeriche e geografiche delle Chiese locali, il vescovo poteva di fatto portare avanti direttamente tutta la catechesi, la liturgia e la cura pastorale, condividendo con il presbiterio le decisioni e limitandosi a delegare pochi uffici. La coabitazione favoriva una stretta collaborazione tra i ministri a tutti i livelli. La nascita delle comunità rurali fu certamente un grande guadagno per la missione, poiché in tal modo la Chiesa poteva raggiungere davvero tutti con l annuncio del Vangelo, la celebrazione dei sacramenti e la cura pastorale, ma ebbe come risvolto problematico la perdita della consistenza teologica del presbiterio: ormai stabil-

15 Introduzione 15 mente lontani dal vescovo, i presbiteri non si sperimentano più come corresponsabili nel suo ministero, e si avvertono piuttosto come i singoli responsabili delle comunità. D altra parte l impostazione tomista tridentina favoriva questo corto circuito: considerando il sacramento dell Ordine solo in relazione al sacrificio eucaristico, riteneva l episcopato esattamente uguale al presbiterato dal punto di vista dogmatico, collocando la differenza in una pura e semplice aggiunta di poteri giuridici in un contesto liturgico solenne. È solo con il Vaticano II che viene affermata chiaramente la sacramentalità dell episcopato, guadagnando l idea che la consacrazione episcopale è una vera e propria ordinazione e non un semplice conferimento di capacità giuridiche. Sacralizzazione della persona del ministro Una terza fase sta nella sacralizzazione della persona del ministro, le cui origini si collocano nella visione di Crisostomo e Pseudodionigi, rielaborate poi a fondo dalla scuola di spiritualità francese del XVII secolo. Di altissima qualità ascetica, questa scuola contribuì ad elevare il livello del clero: pensiamo solo al fatto che uno dei suoi figli illustri fu il Curato d Ars. L idea della mediazione tra il cielo e la terra veniva ripresa e rilanciata con accenti di grande afflato spirituale: il sacerdote è chiamato ad immolarsi con Cristo sull altare per la salvezza del popolo. In questo contesto nasce l espressione sacerdos alter Christus, che marca ulteriormente la distanza del sacerdote dalla comunità e lo trasporta in una zona di quasi identità con Cristo. Il sacerdote è considerato come colui che riversa dall alto i benefici sul popolo di Dio, ricevendoli a sua volta da Dio per il popolo. Dal punto di vista pratico egli è la presenza di Cristo Buon Pastore che dà la vita per il gregge (su questa spiritualità ha influito molto il modello ministeriale di S. Carlo Borromeo). Il Concilio di Trento Il Concilio di Trento aveva sottolineato con forza la funzione cultuale del ministro, allo scopo di prendere posizione nei confronti della

16 16 Introduzione negazione del sacramento dell Ordine affermata da Lutero e per correggere la riduzione del servizio sacerdotale all annuncio della Parola da lui operata. Intorno alla metà del luglio del 1563, i padri conciliari ottennero il consenso sugli otto canoni del sacramento dell ordine, ovvero: nella Nuova Alleanza vi è un sacerdozio visibile ed esterno e peculiare, cui corrisponde la potestà di consacrare il corpo e il sangue di Gesù Cristo, nonché la potestà di assolvere i peccati; oltre al sacerdozio, vi sono anche altri ordini, maggiori e minori, attraverso i quali si accede al sacerdozio; l ordinazione è un vero e proprio sacramento istituito da Cristo; attraverso l ordinazione viene conferito lo Spirito Santo ed impresso carattere; l unzione e altre cerimonie consuete dell ordinazione non vanno disprezzate né sono esse perniciose; nella Chiesa cattolica esiste una gerarchia, istituita per ordinazione divina e costituita da vescovi, presbiteri e ministri; i vescovi sono superiori ai presbiteri; essi hanno il potere di amministrare la cresima e l ordinazione. La loro validità non dipende dal consenso della comunità; i vescovi designati dall autorità del Papa sono vescovi legittimi ed autentici. In sintesi, si può dire che il Concilio di Trento propose, come materia di fede, l esistenza del ministero ecclesiastico istituito da Gesù Cristo e che, come dottrina teologica, vincolò il sacerdozio all Eucarestia, dimostrando in base a ciò che i presbiteri sono successori degli Apostoli nel sacerdozio, essendo però diversi dai vescovi. Il periodo pre conciliare Nonostante l ecclesiologia ereditata, durante la prima metà del XX secolo, i movimenti cattolici di rinnovamento mettevano in evidenza gli aspetti spirituali della Chiesa come vita di comunione con Cristo. L esegesi e la teologia patristiche riportarono alla luce le categorie di Corpo

17 Introduzione 17 di Cristo e di Popolo di Dio, così come la centralità dell Eucarestia come mistero di comunione fraterna in Cristo. I movimenti apostolici dei laici riscoprivano il sacerdozio comune cristiano, la dimensione comunitaria della Chiesa e la responsabilità missionaria di ciascuno. Questo rinnovamento spirituale e teologico sfocerà nel Concilio e avrà eco nei suoi testi, nei suoi insegnamenti e nelle sue riforme. Il Concilio sarà la traduzione riflessa di un ecclesiologia già vissuta e pensata in parte negli anni precedenti, e che diverrà più intensa durante la stessa esperienza conciliare. Il Concilio Vaticano II Il Concilio: un rinnovamento per la missione Quando Giovanni XXIII convocò il Concilio Vaticano II, auspicò un lavoro di aggiornamento della Chiesa e del suo messaggio. Papa Giovanni XXIII annuncia così la decisione di convocare un nuovo concilio il 25 gennaio 1959, a meno di 90 giorni dalla sua elezione a successore di Pio XII, nel corso di un discorso al termine della liturgia conclusiva della settimana di preghiera per l Unità dei Cristiana, nella Basilica Patriarcale di San Paolo Fuori le Mura. Al di là dell importanza di una considerazione accurata degli avvenimenti del periodo compreso tra l annuncio del Concilio, il 25 gennaio 1959, e il messaggio al mondo del 20 ottobre 1962, affinché la loro rilevanza ecclesiale emerga è necessario che essi siano colti a partire dal presente. Non si trattava di un rinnovamento fine a se stesso. Aveva un intenzione esplicitamente missionaria: che la luce del Vangelo potesse percepirsi meglio nel mondo, illuminando il momento storico. Inoltre, questo rinnovamento era unito al desiderio, e non poteva essere altrimenti, di trasmettere l intero patrimonio della fede cattolica. Secondo le intenzioni di Giovanni XXIII, rese manifeste nel discorso di apertura del Concilio, la continuità non doveva essere una mera ripetizione del già detto. Per far questo non ci sarebbe stato bisogno di un Concilio. Il suo obiettivo era, quindi, di ottenere un insegnamento pastorale della fede cattolica, diverso da quello che era divenuto abituale nei secoli passati.

18 18 Introduzione Infatti, l indole pastorale ha segnato fin dall origine l indizione conciliare. Il termine pastorale, che connotava da tempo la sensibilità di Roncalli, diventa esplicito nel suo ministero come patriarca di Venezia. Viene riproposto dal Papa in diversi interventi fino ad arrivare alla celebre Gaudet Mater Ecclesia. In effetti, una delle caratteristiche essenziali della Lumen Gentium, ma anche degli altri documenti, è la finalità pastorale dei suoi pronunciamenti dottrinali. A Trento si fece una distinzione netta tra i Decreti dottrinali o dogmatici e i Decreti disciplinari o di riforma ecclesiastica. Nel Vaticano II non troviamo nulla di simile: questa distinzione, infatti, non è assimilabile a quella tra Costituzioni e Decreti. Anche le Costituzioni hanno un espressa intenzionalità pastorale, che non inficia per nulla il carattere dichiarativo della dottrina. Pertanto, il Vaticano II differentemente dal concilio di Trento e dal concilio Vaticano I non ha avuto la pretesa di elaborare definizioni dogmatiche, sebbene la sua dottrina abbia pur sempre il valore di supremo magistero della Chiesa, da accogliere con religioso ossequio da parte dell intelletto e della volontà. Il Concilio non ha avuto nemmeno la pretesa di decidere su questioni teoretiche dibattute, ma solo quella di offrire un esposizione intelligibile a tutti e capace di incidere nella vita cristiana, così da suscitare un risveglio evangelizzatore che ponesse la Chiesa in stato di missione. Questo magistero pastorale evidenzia il fatto che il Concilio Vaticano II mantenne una profonda comprensione del carattere salvifico e missionario della rivelazione di Dio proclamata dalla Chiesa, che è inseparabile dal suo carattere di verità. Tutto ciò diviene importante al momento di interpretare i testi conciliari. Con la spinta dei vari movimenti che portarono alla celebrazione dell assise conciliare, il Concilio ha recuperato in primo luogo la dimensione missionaria e diaconale del ministero ordinato e il secondo luogo quasi per conseguenza logica la sua dimensione diocesana. Carattere missionario del presbiterato Alla porta del Concilio Vaticano II bussa un sacerdozio cultuale e sacrale e dalla stessa porta, tre anni dopo, esce un ministero ordinato missionario ed ecclesiale. Il Vaticano II, in tre anni di intensissimi dibattiti, arriva a questo risultato partendo da un allargamento del-

19 Introduzione 19 l istituzione del ministero ordinato da parte di Gesù: immergendo più profondamente il ministero nelle fonti neotestamentarie, il Concilio ne ha gradualmente individuato l origine non più solamente nel mandato di ripetere il gesto eucaristico (l istituzione del sacerdozio nell Ultima cena), bensì nell intera missione affidata da Gesù ai Dodici e da questi partecipata ai loro collaboratori e successori: missione che comprende nel Nuovo Testamento certo il mandato cultuale (e non solo eucaristico, ma anche battesimale e penitenziale), ma non si ferma ad esso, allargandosi all annuncio del Vangelo fino ai confini della terra e al compito di educare all osservanza dei comandamenti di Gesù, concentrati in quello dell amore. Negli ultimi secoli la missione era sembrata una realtà piuttosto accidentale rispetto alla natura teologica della Chiesa; il concilio, invece, ha innestato la missione della Chiesa nella Trinità stessa, e l ha considerata una qualità appartenente alla natura della Chiesa tutta intera. Ogni battezzato è quindi partecipe della missione ecclesiale. Il Concilio Vaticano II consegna ai soggetti ecclesiali nuove traiettorie di interpretazione della propria identità specifica e della comune vocazione. La Costituzione Lumen Gentium, in particolare, richiama tutti i christifideles alla condivisa responsabilità per la missione ecclesiale, al comune statuto di soggetti costituenti il corpo ecclesiale, alla co appartenenza e convocazione a essere parte del popolo messianico, sacerdotale, profetico e regale, mostrandone il fondamento battesimale, e in questo orizzonte affronta il tema della teologia del laicato e insieme dispiega una teologia del ministero ordinato che ne innova profondamente la comprensione teoretica e le forme di esercizio rispetto alla tradizionale visione tridentina. Ai christifideles restituisce la consapevolezza di essere soggetti attivi nell edificazione della Chiesa, attraverso l annuncio del Vangelo e la testimonianza della carità. Ai presbiteri, il loro ministero nella Chiesa è inserito in una prospettiva ecclesiologico relazionale. Il contenuto della missione presbiterale Il Concilio mette da parte, anzi supera con la sua impostazione, lo schema delle duae potestates, che riconducevano il ministero a due diverse fonti (l ordinazione sacramentale che abilitava al culto e la giurisdizione ecclesiale che abilitava alla predicazione e alla responsabilità

20 20 Introduzione pastorale), e nell adozione al suo posto dello schema dei tria munera, che ritiene invece tutti e tre i compiti fondati sull ordinazione e poi successivamente regolati dal diritto. Lo schema dei tria munera apparve ai padri conciliari adatto ad esprimere l unica origine della triplice missione dei ministri sulla linea dell apostolato neotestamentario. Cristo è il missus a Patre, mandato quale maestro, sacerdote e pastore: in questo trinomio l antica tradizione ripresa dal Vaticano II ha espresso in modo articolato la missione di Cristo. Se il cuore della missione di Gesù ricevuta dal Padre consiste nel radunare gli uomini nel popolo di Dio e renderli partecipi della vita del Dio trinitario, questi tre ministeri sono da considerarsi come tre aspetti integranti di quest opera di unificazione e di salvezza. Mediante la sua parola Gesù annuncia il Regno; con l offerta della propria vita egli abbatte il muro di separazione fra gli uomini, ricompone l unità e offre al Padre la lode perfetta; come pastore il Signore guida il popolo dei redenti verso la casa del Padre. Il primo inviato dal Padre è Cristo. Egli comunica il suo potere e la sua consacrazione ai suoi apostoli, e mediante questi ai vescovi, continuatori della loro missione pastorale. I diversi gradi del ministero episcopale sono poi ricollegati alla missione dei vescovi. Il concilio privilegia la terminologia giovannea di consacrazione e missione, e non la terminologia scolastica di potestas ordinis e iurisdictionis. Questo primo paragrafo dell articolo afferma con chiarezza che la vocazione al ministero nella Chiesa è stata preceduta alla vocazione alla Chiesa e al sacerdozio comune. Anche lo schema della Lumen Gentium spiega ulteriormente ciò, in quanto il capitolo sulla gerarchia è preceduto da quello che è il capitolo sul popolo di Dio. Il passaggio ad una visione ecclesiale e missionaria si potrebbe concretizzare nell affermazione che un ministero ecclesiale non è una semplice attività umana, né l esercizio di una mera funzione, e che nel caso del presbitero, la sua collocazione nel vasto contesto della missione ecclesiale vivifica ed illumina tanto il ministero quanto la vita stessa del presbitero. Il punto di partenza del Vaticano II è nettamente rinnovato in confronto a quello di Trento. Piuttosto che partire dall Eucarestia, il Decreto conciliare ha il suo punto di partenza nella missione di tutto il Popolo di Dio. Questo punto di partenza costituisce una duplice

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