COMMITTENTE: Comitato Tor Carbone - Fotografia TECNICO INCARICATO: AGR. DOTT. AURELIO VALENTINI. Guidonia Montecelio lì 15/06/2014

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1 RELAZIONE TECNICA DELLE CONDIZIONI VEGETATIVO SANITARIE E DELLA STABILITÀ DI UN FILARE DI PINI, IN VIA DELLA FOTOGRAFIA PRESSO IL CONSORZIO DI TOR CARBONE, ROMA. COMMITTENTE: Comitato Tor Carbone - Fotografia TECNICO INCARICATO: AGR. DOTT. AURELIO VALENTINI Guidonia Montecelio lì 15/06/2014 Gli elaborati di progetto sono documenti della prestazione professionale, non possono essere copiati riprodotti o utilizzati in altri progetti, né in sviluppi di questo progetto senza il consenso scritto del professionista incaricato.

2 1. PREAMBOLO INIZIALE Lo scrivente Agr. Dott. Aurelio Valentini, iscritto al Collegio degli Agrotecnici e degli Agrotecnici Laureati di Roma, Rieti e Viterbo al n. 461 con studio in via Ragusa n.3, Guidonia Montecelio (RM), riceve l incarico di esaminare gli alberi del filare alberato di specie Pinus pinea, presso via della Fotografia in Roma. Ai fini di adempiere all incarico, il giorno 03 Giugno 2014, ho effettuato il sopralluogo ed un approfondita ricognizione del sito sopra indicato rilevando la situazione vegetativo sanitaria del filare di specie Pinus pinea e Cupressus sempervirens siti ai margini della strada. 2. SCOPO DELL INDAGINE e METODO DI INDAGINE Scopo dell indagine è di effettuare una valutazione tecnica delle condizioni vegetativo sanitarie e della stabilità degli alberi al fine di voler salvaguardare tale filare. La metodologia di indagine adottata è quella del rilievo vegetazionale, che permette di identificare gli alberi e di localizzarli in planimetria appositamente redatta. Il controllo degli alberi è stato effettuato con il metodo V.T.A. (Visual Tree Assessment), conforme al protocollo I.S.A. (International Society of Arboricolture), che prevede l utilizzo dell analisi visiva in modo da valutare il corretto intervento da realizzare. Gli elementi di giudizio presi in esame dovranno garantire i seguenti requisiti: il rischio legato ad un potenziale schianto e/o ribaltamento della zolla che potrebbe verificarsi; il controllo visivo della vitalità (vigore fogliare, rami secchi, corrugamenti, ecc.) e dei sintomi esterni che indichino eventuali difetti interni. In assenza di tali sintomi, l analisi è da considerarsi conclusa; la limitazione del danno a persone e/o cose che potrebbe verificarsi in seguito ad eventuali frane dovute alla scarsa o nulla tenuta degli apparati radicali degli alberi sulle scarpate; la possibilità del recupero degli eventuali alberi radicati nel luogo sottoposto a verifica attraverso misure colturali. Pag. 1 di 15

3 3. DESCRIZIONE DELLO STATO DI FATTO E DELL AREA DI INCIDENZA DEGLI ALBERI L ambito di intervento è sito in Roma, Presso il Municipio VIII. L area in cui è sito il filare misto di Pinus pinea e Cupressus sempervirens è via della Fotografia, partendo da via Ardeatina fino ad arrivare a via di Grotta Perfetta. L area, adiacente al Fosso di Grotta Perfetta, risulta in parte alberata sul lato sinistro, partendo dalla rotonda fino all incrocio con via di Grotta Perfetta. La strada attraversa in parte una zona urbanizzata e risulta essere interessata dal vincolo dichiarativo cdm (Lett. C beni di insieme: vaste località per zone di interesse Archeologico in base all art. 136 D.lvo 42/04, Art. 13 co. 3 Lett. B L. R 24/98), come evidenziato dagli stralci della tavola B del P.T.P.R. della Regione Lazio allegata alla presente relazione. Gli alberi presenti nella zona rilevata risultano essere di età adulta (circa 30 anni); mostrano varie problematiche legate all errato sito di impianto e alla scorretta forma di allevamento che si è determinata per necessità di contenimento e per competizione verso la luce. 4. CENNI FONDAMENTALI SUL PINUS PINEA L. Il Pino domestico (Pinus pinea L.) è l albero che più caratterizza la città di Roma. Si tratta di un tipico albero pioniere, di veloce crescita e poco longevo (in ambiente urbano la sua vita media oscilla tra i 110 e 150 anni, con rari esemplari che raggiungono i 170 anni in formazioni naturali; nel suo optimum edafo-climatico, secondo diversi autori, può raggiungere i 250 anni di età). Sulla longevità incide di certo sia il luogo che il sesto di impianto, in quanto in zone fortemente antropizzate, tende a ridurre di molto la prerogativa di vita, abbassandola drasticamente. E una pianta eliofila (amante della luce) caratterizzata da una scarsa dominanza della gemma apicale che permette la crescita veloce dei rami laterali a scapito di quelli sommitali e centrali. I rami laterali tendono infatti a crescere verso l alto ricercando la luce e a volte aggirano completamente la chioma centrale dell albero. Tale dinamica di crescita comporta un costante disseccamento dei ramuli interni alla chioma ed una certa tendenza alla rottura di rami esterni, soprattutto su piante molto sviluppate e isolate e su piante non correttamente potate con spalcature molto accentuate. Pinus pinea può raggiungere i m di altezza (normalmente si attesta tra i 16 e i 20 m) e circa 6 m di circonferenza (equivalenti a circa 2 m di diametro). Il fusto è tendenzialmente cilindrico, raramente biforcato, con rami inseriti in verticilli regolari incurvati verso l alto. La forma della chioma è globosa nelle piante giovani fino a anni, mentre nelle piante adulte, verso i 50 anni di età, assume la caratteristica forma ad ombrello e si innalza rapidamente per l auto potatura dei rami inferiori. La cima si appiattisce sempre di più con l età. L apparato radicale in natura è robusto e profondo: dal seme sviluppa un fittone che approfondisce per 1 m e anche più. Successivamente si ha la formazione di robuste radici laterali che restano superficiali. Pag. 2 di 15

4 Tuttavia ad un massiccio ricorso di questa specie per motivi ornamentali ha fatto seguito negli anni la comparsa di tutta una serie di problematiche legate alla crescita della pianta, spesso ascrivibili ad un uso scorretto di questa specie, piantando gli alberi in siti non adeguati, caratterizzati da suoli pesanti e/o compatti e con poco spazio per lo sviluppo delle radici e della chioma. Infatti un corretto sesto di impianto dovrebbe tener conto delle dimensioni e dell habitus della pianta, prevedendo una distanza di almeno 10/12 m l una da l altra. Inoltre la quasi totalità dei pini impiegati nei decenni passati è stata allevata in condizioni non ottimali, l allevamento effettuato in vivaio, sia in contenitore che in piena terra, si traduce in due gravi deformazioni: il fittone, in un primo tempo ostacolato nel suo normale sviluppo verticale dal contenitore stesso, viene sistematicamente eliminato all atto del rinvaso o dell impianto a terra; le radici orizzontali sono spesso tagliate e, comunque, impedite nel loro allungamento tanto dalle pareti del contenitore che dal terreno esterno alla zolla di lavorazione. Questo fa sì che l apparato radicale sia propenso al cedimento e al ribaltamento della zolla radicale. Questo fenomeno si manifesta maggiormente quando eventi meteorici, che generano carichi eccezionali, determinano condizioni di saturazione idrica del terreno e sono seguiti da forti venti. L osservazione di tali sradicamenti mostra quasi sempre la limitatezza della zolla radicale efficace, contenuta entro un raggio mai superiore a una-due volte quello del fusto; la scarsezza - se non spesso l assenza di radici laterali grosse ed un fittone praticamente del tutto assente, abortito o perduto (forse a causa dell origine vivaistica della pianta o, più semplicemente, a seguito di un normale decadimento dovuto all età dell albero). La natura del terreno gioca sicuramente un ruolo strategico di fondamentale importanza: è facile osservare come su substrati tendenzialmente sabbiosi, ben aerati e a bassa coesione, vi sia una maggior probabilità che l apparato radicale sia costituito da radici più grosse, mentre su suoli pesanti e asfittici siano presenti quasi esclusivamente radici di dimensioni dimetriche ridotte, meno efficaci nei confronti della stabilità. Inoltre, nel caso in analisi, è da osservare la limitatezza della possibilità di sviluppo della pianta, in quanto l aiuola è pressoché inesistente, presenta un diametro di circa 70 cm; la banchina è per lo più asfaltata, impermeabile; sita a ridosso della strada e contenuta sul lato opposto da cagliature e muretti in cls. Pag. 3 di 15

5 5. STATO FITOSANITARIO E STABILITÀ MECCANICA Gli alberi in questione sono 33, numerati in ordine crescente dalla rotonda a via di Grotta Perfetta. Sono di seconda forza, tutti coetanei e di circa 30 anni di età. Il diametro del tronco è tra 37/47 cm; il diametro massimo della chioma è di 5/7 m e quello minimo è di 4/6 m. Le piante sono disposte in un filare stradale misto, tra Pinus pinea e Cupressus sempervirens con sesto di impianto di 6,5 m tra gli alberi e quindi inferiore ad un corretto sviluppo futuro degli alberi. Il bersaglio della traiettoria di un possibile schianto risulta essere, per la maggior parte degli alberi, la sede stradale. La forma di allevamento è quella naturale; la posizione è dominante; il suolo è asfaltato e impermeabile. In base all età degli alberi ed alla luce delle nuove informazioni, la conformazione degli apparati radicali del pino, sono fortemente fittonanti. In gioventù l apparato radicale comincia subito a strutturarsi suddividendosi in due sub-apparati ben distinti: l apparato radicale fittonante: dopo il precoce aborto del fittone vero e proprio, numerose radici secondarie tendono ad accrescersi in profondità dipartendosi dalla parte basale dell apparato radicale (un area sub-circolare del diametro di poco superiore a circa due volte il diametro del fusto basale), queste radici di sostituzione si approfondiscono nel suolo creando una sorta di palificata composita che ancora l albero al suolo; l apparato radicale fascicolare: è composto dalle radici superficiali che si dipartono radialmente dal colletto ed esplorano il terreno circostante. Queste radici sono molto sviluppate longitudinalmente e, negli anni, incrementano notevolmente il loro diametro. Sono radici poco profonde (la maggior parte sono riscontrabili nei primi 50 cm di suolo) ed esplicano una importante funzione stabilizzatrice dell albero, aumentando la base su cui poggia l albero stesso. Morfologia definitiva dell apparato radicale di Pinus pinea (dati di Morelli e Rambault, 2011) Pag. 4 di 15

6 Nella seguente tabella sono riportate le principali criticità e la classe di propensione al rischio: Cod. N. GENERE E SPECIE CLASSE DI ALTEZZA m CARATTERISTICHE CLASSE DI RISCHIO (FRC) O DI PROPENSIONE AL CEDIMENTO** 01 Pinus pinea Da 10 a 12 Innalzamento dell apparato radicale, sciabolatura e inclinazione a 2 m di Pinus pinea Da 10 a 12 Lesione al fusto all altezza di 50 cm per 60 cm di lunghezza, con tronco sinuoso. 03 Pinus pinea Da 10 a 12 Inclinato e dominato, branche a modo di fionda con corteccia inclusa. 04 Pinus pinea Da 10 a 12 Radici superficiali, sciabolatura e inclinazione del fusto a 2 m di Pinus pinea Da 10 a 12 Radici superficiali, lato opposto inclinazione del fusto a 2 m di Pinus pinea Da 10 a 12 Radici superficiali con lieve 07 Pinus pinea Da 10 a 12 Radici superficiali con lieve 08 Pinus pinea Da 10 a 12 Radici superficiali con lieve 09 Pinus pinea Da 10 a 12 In prossimità attraversamento pedonale, sciabolatura e inclinazione del fusto a 2 m di Pinus pinea Da 10 a 12 Radici superficiali, sciabolatura e inclinazione del fusto a 2 m di Pinus pinea Da 10 a 12 Apparato radicale superficiale, fusto inclinazione del fusto a 2 m di 20, chioma fortemente sbilanciata. 12 Pinus pinea Da 10 a 12 Lievemente inclinato con chioma sbilanciata. D1 - Abbattimenti programmabili D1 - Abbattimenti programmabili D2 - Abbattimenti indifferibili D2 - Abbattimenti indifferibili D1 - Abbattimenti programmabili D2 - Abbattimenti indifferibili Pag. 5 di 15

7 13 Pinus pinea Da 10 a 12 Lievemente inclinato con lesioni al castello, per non rimarginazione delle ferite. 14 Pinus pinea Da 10 a 12 Radici in parte superficiali con lieve C - Moderata C - Moderata 15 Pinus pinea Da 10 a 12 Fusto inclinato a 2 m di Pinus pinea Da 10 a 12 Lesione al colletto e presenza di formiche, al castello presenza di legno disfunzionale. 17 Pinus pinea Da 10 a 12 Radici in parte superficiali con lieve 18 Pinus pinea Da 10 a 12 Radici in parte superficiali con lieve 19 Pinus pinea Da 10 a 12 Apparato radicale superficiale, fusto inclinato. 20 Pinus pinea Da 10 a 12 Radici in parte superficiali con lieve 21 Pinus pinea Da 10 a 12 Radici in parte superficiali con lieve 22 Pinus pinea Da 10 a 12 Radici in parte superficiali con lieve 23 Pinus pinea Da 10 a 12 Lievemente inclinato con chioma sbilanciata. 24 Pinus pinea Da 10 a 12 Radici in parte superficiali con lieve inclinazione del fusto 25 Pinus pinea Da 10 a 12 Lievemente inclinato, branche a modo di fionda con corteccia inclusa. 26 Pinus pinea Da 10 a 12 Innalzamento dell apparato radicale, con lieve inclinazione. 27 Pinus pinea Da 10 a 12 Innalzamento dell apparato radicale, sciabolatura e inclinazione a 2m di Pinus pinea Da 10 a 12 Fusto lievemente inclinato con piantato a ridosso di un muro. D1 - Abbattimenti programmabili C - Moderata C - Moderata C - Moderata C - Moderata C - Moderata Pag. 6 di 15

8 29 Pinus pinea Da 10 a 12 Dritto con torsione delle branche all intersezione del castello. 30 Pinus pinea Da 10 a 12 Fusto lievemente inclinato con attacco delle branche al castello disfunzionale. 31 Pinus pinea Da 10 a 12 Lesioni del fusto con branche a modo di fionda con corteccia inclusa. 32 Pinus pinea Da 10 a 12 Lievemente inclinato. C - Moderata 33 Pinus pinea Da 10 a 12 Fusto lievemente inclinato con piantato a ridosso di un muro. Pag. 7 di 15

9 6. CONCLUSIONI ED EVENTUALI MISURE DI INTERVENTO In base alle mie conoscenze tecniche concludo che le anomalie rilevate sono tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale degli alberi si sia ridotto, inoltre gli apparati radicali fortemente sviluppati causano l innalzamento del manto stradale e l eventuale pericolo per l incolumità pubblica di persone e cose. Il taglio delle stesse non garantirebbe la messa in sicurezza della strada, compromettendo la stabilità degli alberi. Analizzando i dettagli del progetto della viabilità, in particolare la tavola del progetto di massima delle urbanizzazioni primarie, della Lottizzazione Convenzionata Comprensorio E1 in località Tor Carbone al protocollo n del 9 Dicembre 1993, dell ufficio speciale piano regolatore del Comune di Roma e le sezioni tipologiche realizzate in seguito al sopralluogo e riportate in allegato, si è constatato che in corrispondenza delle alberature il passaggio non è consentito in maniera agevole, in quanto la larghezza non permette il transito di passeggini e persone con difficoltà motoria. Vista l impermeabilizzazione del suolo, l apparato radicale ha causato visibili sollevamenti e fenditure nei muri adiacenti. Inoltre lo spazio di radicazione risulta insufficiente in quanto parallelamente delimitato da elementi artificiali, come muri, fabbricati e cigliature che delimitano il naturale sviluppo delle radici. Tenuto conto dell interferenza per la competizione della luce con gli edifici si è riscontrata l impossibilità di un intervento che vada a migliorare il livello di pericolosità. Infatti le operazioni di potatura volte a migliorare il portamento degli alberi, non potranno garantire una corretta forma di allevamento in quanto altererebbe inevitabilmente la struttura morfologica. Ritengo che ci siano delle probabilità di caduta a causa di scodellamento della zolla e che non ci siano soluzioni perseguibili visto che il potenziale bersaglio è rappresentato da un arteria a transito veicolare antropico. In definitiva, l area può essere messa in sicurezza solo tramite l abbattimento selvicolturale delle piante dendro-staticamente pericolose, monitorando gli alberi restanti in base alle classi di seguito riportate. Inoltre si mette al corrente che la richiesta di abbattimento andrà effettuata in base alla L.R. 8/2012 ed andrà presentata a Roma Capitale in quanto l area è sottoposta a vincolo ai sensi art. 134C, 136 e 142 del Decreto Legislativo n 42/04 e in osservanza dell'art. 146 dello stesso Decreto, quindi occorre richiedere preventiva autorizzazione paesaggistica. Pag. 8 di 15

10 **Classi di attribuzione dei rischi basata sulla valutazione della stabilità e delle caratteristiche di sicurezza dei singoli soggetti arborei. CLASSE A soggetti che non manifestano né difetti di forma degni di nota riscontrabili con il VTA, né anomalie rilevabili strumentalmente. Per tutti i soggetti è necessario effettuare un controllo visivo speditivo annuale. I rischi di schiantamento e caduta sono legati ad eventi statisticamente non prevedibili. CLASSE B su queste piante l osservazione visiva e l indagine strumentale hanno rilevato lievi difetti di forma e piccole anomalie strutturali. I rischi di schiantamento e caduta sono riconducibili a quelli della classe A, tenendo presente che i lievi processi degenerativi e le anomalie morfologiche possono aggravarsi nel tempo. Per questi soggetti si rende necessaria un analisi visiva minuzioso a scadenza annuale. CLASSE C soggetti in cui sono stati rilevati significativi difetti di forma e/o strutturali verificabili strumentalmente. Il rischio per essi può essere un ulteriore aggravamento delle anomalie riscontrate nel breve periodo. Questi alberi potranno passare in una classe di rischio statico più elevata o, con opportuni interventi di messa in sicurezza, a quella più bassa. Si rende necessario un minuzioso controllo visivo ed un indagine strutturale a cadenza annuale o semestrale. CLASSE C/D piante con gravi anomalie strutturali e/o morfologiche. L abbattimento di questi soggetti può essere evitato intervenendo con opportune operazioni finalizzate alla messa in sicurezza degli stessi (riduzione chioma, consolidamento ecc.). Controllo semestrale. CLASSE D - In questa categoria vengono inserite le piante che presentano gravi difetti a livello morfologico e/o strutturale per cui è indispensabile l abbattimento. Questa classe è ulteriormente suddivisa in tre sottoclassi, in relazione all urgenza. D1 riguarda esemplari irrecuperabili ma che non presentano ancora gravi carenze sotto il profilo della sicurezza; L abbattimento di questi soggetti può essere effettuato entro sei mesi (abbattimenti programmabili). D2 piante che non rappresentano un rischio immediato ma che vanno comunque abbattute entro due mesi (abbattimenti indifferibili). D3 esemplari irrecuperabili a rischio elevato ed immediato per l incolumità pubblica, da eliminare il più rapidamente possibile (abbattimenti immediati). Guidonia Montecelio lì 15/06/2014 Firma Agr. Dott. Aurelio Valentini Pag. 9 di 15

11 Sito insediamento, Via della Fotografia, 00142, Roma, Ubicazione Planimetrica, da Google Earth - immagine dal satellite Tele Atlas Pag. 10 di 15

12 ALLEGATI TECNICO AMMINISTRATIVI IDENTIFICAZIONE DEI VINCOLI E DEGLI AMBITI DI PAESAGGIO AI SENSI DELLA D.G.R. LAZIO DEL 25 LUGLIO 2007 N Tavola B beni Paesaggistici, n.24-foglio 374, P.T.P.R. Lazio. Pag. 11 di 15

13 ALLEGATI FOTOGRAFICI Principali difetti dell apparato radicale e del sito di impianto Pag. 12 di 15

14 Principali difetti morfologici del fusto e delle ferite Pag. 13 di 15

15 Principali difetti delle branche e della chioma Pag. 14 di 15

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dott. Marco Vaccaroni Pachamama soc. ag. s.s. località Costa di Pradello 67 - Bettola (PC) P.IVA : 01434900336 Tel. 349 3265139 20/05/08

dott. Marco Vaccaroni Pachamama soc. ag. s.s. località Costa di Pradello 67 - Bettola (PC) P.IVA : 01434900336 Tel. 349 3265139 20/05/08 dott. Marco Vaccaroni Pachamama soc. ag. s.s. località Costa di Pradello 67 - Bettola (PC) P.IVA : 01434900336 Tel. 349 3265139 20/05/08 Spett.le Comune di Castell Arquato c.se att.ne arch. Francesca Gozzi

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