IL LAVORO E L IDEALE. LE FORMELLE DEL CAMPANILE DI GIOTTO
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- Tommasina Zanella
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1 IL LAVORO E L IDEALE. LE FORMELLE DEL CAMPANILE DI GIOTTO Il Campanile di Giotto La costruzione del Campanile ebbe inizio nel 1334 quando Giotto fu chiamato dall Opera di Santa Maria del Fiore per diventare capomastro della nuova Cattedrale di Firenze. Nel 1334 Giotto era ormai alla fine della sua vita morirà nel gennaio del , segnata da un avventura artistica eccezionale. Per il dilatarsi dei tempi di costruzione della Cattedrale le energie di Giotto si concentrarono tutte sul Campanile, che fu terminato in meno di trent anni. Giotto ideò l alto e ricco campanile con una base solida di rigore classico su cui si sviluppavano un numero crescente di finestre, fino a giungere a un elaborato coronamento a guglia; morì però dopo soli tre anni dall inizio del Campanile avendo, secondo la tradizione, cominciato a disegnare le formelle esagonali del basamento. Dai documenti risulta come collaboratore nella fase di realizzazione dei rilievi Andrea Pisano (o da Pontedera), che dal 1330 al 1336 aveva eseguito le porte bronzee del Battistero raffiguranti le Storie del Battista. Andrea Pisano diresse i lavori del Campanile fino agli anni Quaranta, in un periodo di grandi difficoltà politiche ed economiche. Si deve a lui lo sviluppo della parte scultorea, incentrata su due livelli sovrapposti con l inserimento delle formelle romboidali. Dopo soli 30 anni il Campanile era perciò terminato, primo edificio della piazza portato a compimento: al Battistero mancavano ancora le porte bronzee del Ghiberti e la Cattedrale era ancora solo abbozzata. La velocità con cui fu edificato il Campanile tradisce l urgenza che la città aveva di avere, in quel grande e secolare cantiere della Cattedrale e in uno spazio urbano che le mura arnolfiane avevano enormemente dilatato, un monumento finito, con cui identificarsi. La decorazione scultorea del Campanile I rilievi scultorei delle formelle, che caratterizzano il basamento del Campanile, sono riferibili ad Andrea Pisano e alla sua scuola, ad eccezione delle ultime raffiguranti i Sacramenti, per cui si fanno vari nomi come quello di Alberto Arnoldi o di Maso di Banco, un pittore, seguace di Giotto, autore degli affreschi della cappella Bardi di Vernio in Santa Croce, di cui Ghiberti testimonia la maestria come scultore (sculpì meravigliosamente di marmo). Molto dibattuta è invece la questione dell apporto di Giotto ai rilievi scultorei, aperta da Ghiberti che, nei suoi Commentari, attribuisce al grande maestro i disegni delle formelle e la realizzazione delle prime di esse. Timothy Verdon, come ispiratore diretto del ciclo scultoreo, fa il nome di fra Remigio de Girolami, un teologo domenicano attivo a Firenze tra il Duecento e il Trecento, discepolo di san Tommaso d Aquino a Parigi e forse a Napoli, ritenuto tradizionalmente uno dei maestri di Dante. IL TEMA DEL LAVORO NEL CICLO DELLE FORMELLE La cultura medioevale era ben consapevole che dal cristianesimo era nata un antropologia nuova e una originale concezione del lavoro, non come attività servile, ma come creativa espressione di un uomo libero.
2 Otiositas inimica est animae, et ideo certis temporibus occupari debent fratres in labore manuum (L'ozio è nemico dell'anima, perciò i monaci devono dedicarsi al lavoro in determinate ore): questa frase della Regola di San Benedetto segna uno degli aspetti fondamentali di quella rivoluzione umana che il Cristianesimo ha introdotto nel mondo. Questa concezione del lavoro, diffusa dai monasteri benedettini in un mondo devastato dalle invasioni barbariche, segnerà la nascita dell Europa, questo strano continente creato non dalla geografia, ma dalla storia. Per questo dopo l alba dell anno Mille troviamo in tante città europee, sul portale della cattedrale come a Chartres o a Modena o sulla fontana, orgoglio dell ingegneria cittadina, come a Perugia, tanti cicli dedicati al lavoro. Gli uomini del Medioevo erano infatti consapevoli che il lavoro, mentre realizzava il destino del singolo uomo, edificava la civiltà, rendeva il tempo storia. A Firenze questo tema è svolto in modo assolutamente originale e in un epoca, alla metà circa del Trecento, più tarda rispetto ai cicli sul lavoro conservati nelle altre città europee. I cicli medievali descrivono di solito il lavoro in rapporto al ritmo dei mesi o delle stagioni e questo nesso è tipico della civiltà contadina. A Firenze, invece, il ciclo sul lavoro è totalmente svincolato dalla scansione dei mesi, probabilmente per la vocazione mercantile della città, che nel Trecento può essere annoverata tra le più importanti e ricche città europee. L importanza di Firenze, a differenza di altre città medievali, non è legata a un passato glorioso. La città, prima del Mille, non ha alcun rilievo particolare: non è stata significativa né per la civiltà etrusca, né per quella romana e neppure per quella dell alto Medioevo. All improvviso, dopo il Mille, Firenze esplode. Nel ciclo del lavoro la città di Firenze vanta la ragione del suo successo, che non deriva da una tradizione gloriosa o da una ricchezza legata alla terra, ma scaturisce da quelle attività imprenditoriali cittadine, sorte per l opera laboriosa dei suoi abitanti. È il lavoro dell uomo, come partecipazione alla creatività di Dio, che dà senso al tempo, trasformandolo in storia e civiltà. Sulle mura del Campanile di Giotto, edificio che nella città scandiva col suono delle campane le ore e sottolineava i momenti e gli eventi più importanti, il nesso lavoro-tempo è espresso attraverso la descrizione storica di tutte le attività umane. Il ciclo delle formelle fiorentine infatti è pensato come un lungo viaggio nella storia, drammatico teatro del dialogo tra Dio e l uomo, chiamato a collaborare alla creazione e perciò a forgiare nel tempo il suo destino eterno. Il ciclo si articola su due livelli con formelle esagonali nel primo ordine e romboidali nel secondo, ad eccezione del lato nord che originariamente aveva solo quelle romboidali. Entrambi i tipi delle formelle si distribuiscono su tutti e quattro i lati del Campanile. Le formelle sono in marmo, totalmente quelle esagonali, su fondo di maiolica azzurra le losanghe del secondo ordine. Tra il 1965 e il 1967 gli originali furono tolti dal Campanile e sostituiti da copie: oggi, nel Museo dell Opera del Duomo, una sala ospita i rilievi. Il lato ovest prospiciente il Battistero Il ciclo parte definendo che cos è l uomo e che cos è il lavoro dell uomo. La risposta è rintracciata dalla cultura medievale nelle prime pagine della Bibbia, precisamente nel libro della Genesi: l uomo è creatura, fatto da Dio a sua immagine e somiglianza. Dio è l eterno lavoratore tam Pater nemo, così generatore, nessuno che crea dal nulla tutte le cose e chiama l uomo a collaborare alla creazione. In questa vocazione consiste tutta la dignità del lavoro umano.
3 Sopra i rilievi dedicati alle storie della Genesi la cui forma esagonale ricorda che sei sono i giorni della creazione e il sesto giorno Dio creò l uomo a sua immagine e somiglianza sono raffigurati i sette pianeti, disposti secondo l ordine tolemaico: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno. Il senso di lettura degli esagoni procede, come la scrittura, da sinistra verso destra, mentre i pianeti sono ordinati da destra verso sinistra. L insolita disposizione probabilmente è subordinata alla topografia della città. A destra del Campanile infatti sorgono il Palazzo della Signoria e la chiesa di Orsanmichele appartenente alle corporazioni fiorentine, il centro politico ed economico di Firenze; mentre a sinistra troviamo la Cattedrale. Per questa ragione il cielo più vicino alla terra, la Luna, guarda verso destra, mentre il settimo cielo, Saturno, il più vicino all Empireo, guarda verso la Cattedrale. Il lato sud verso piazza della Signoria Sul secondo lato, quello sud, del Campanile, irrompe nella storia l avvenimento di Cristo. Nei rombi del livello superiore troviamo raffigurate, dove sull altro lato erano collocati i pianeti, le virtù della conoscenza di Cristo, che è conoscenza della realtà totale, fino al suo significato, e le virtù cardini della vita morale: Fede, Carità, Speranza (virtù teologali), Prudenza, Giustizia, Temperanza, Fortezza (virtù cardinali). L uomo dominato dalla conoscenza di Cristo vive il lavoro non più come mera risposta ai suoi bisogni immediati, ma come la forma del suo compimento. Sotto le sette virtù sono posti gli esagoni delle attività del primo incivilimento umano: L astronomia, L arte di edificare, La medicina, L equitazione o La caccia, La tessitura, La legislazione, La meccanica con il mito di Dedalo. Il lato est verso via dello Studio Il terzo lato si sviluppa verso la sede originaria dello Studio Fiorentino, nucleo originario dell Università, - ancora oggi la via che inizia proprio di fronte porta il nome di Via dello Studio -. Matteo Villani, nella sua Cronica, ci racconta come, dopo la terribile peste del 1348, proprio alla fine di quello stesso anno, il Comune decise di istituire lo Studio fiorentino, la cui formazione era già stata deliberata nel I rilievi di questo lato possono perciò a buon ragione essere considerati un omaggio a tale prestigiosa istituzione del Medioevo cristiano, espressione di una mentalità che intorno alla rivelazione cristiana, sentiva ricondotto ad unità tutto l umano sapere. Nell ordine delle formelle romboidali troviamo infatti le arti del trivio e del quadrivio, ovvero le arti riconosciute dalla tradizione classica come liberali, cioè dell uomo libero e insegnate nelle università medievali. Le personificazioni delle arti liberali sovrastano i sette esagoni con le raffigurazioni dei lavori che costituiscono l apice dell incivilimento umano. Tra queste risaltano le ultime quattro formelle, dedicate a La theatrica, La pittura, La scultura e L architettura. Le formelle dell ordine superiore sono: L astronomia, con l astrolabio; La musica, con il salterio, e La geometria, con il compasso e un libro. La grammatica è una donna prosperosa che, con in mano un frustino, insegna a dei fanciulli. La retorica è munita di scudo e spada; seguono La logica, con le forbici e L aritmetica nell atto di contare.
4 Nella prima parte del ciclo L astronomia e La musica erano raffigurate come attività empiriche, ora come un sapere che permette nuove esperienze. Infatti sotto L astronomia troviamo, nella formella esagonale, La navigazione. Per orientarsi nel mare occorre infatti conoscere le stelle. L iconografia di questa formella rimanda evidentemente a una scena evangelica: Gesù in barca con due discepoli. Questa ambiguità svela la caratteristica saliente della cultura medievale. Di fronte a questa scena, l osservatore moderno si chiede se si tratta di una scena di lavoro o di un episodio evangelico, indiziando con questo dubbio il dualismo della sua posizione. Per l uomo medievale, invece, questa scena era contemporaneamente sacra e profana, semplicemente per l inesistenza di questa alternativa. Questa formella, che mostra insieme un fotogramma della vita di Gesù e un aspetto dell operosità umana, evidenzia la caratteristica più grandiosa della civiltà cristiana che giunge a maturazione nel Trecento fiorentino: una concezione unitaria della vita. La formella successiva è dedicata a La giustizia sociale, collocata sotto La musica. La giustizia è la musica nei rapporti umani, è scoprire quell armonia nascosta che è la legge delle cose. La terza formella raffigura L agricoltura. All arte, nelle sue molteplici forme sono dedicate le ultime formelle esagonali di questo lato. La prima è La theatrica, Le ultime tre formelle rappresentano, in questo ordine originario successivamente modificato, La scultura, La pittura e L architettura. Il lato nord prospiciente il prospetto laterale della Cattedrale Nel quarto lato, secondo il progetto originario successivamente modificato, non troviamo più la doppia alternanza di formelle romboidali ed esagonali. Questa scelta dipende dal fatto che nel mondo esiste un lavoro in cui ideale e realtà, conoscenza e azione coincidono. Nel punto di passaggio tra il Campanile e la Cattedrale, c è un solo ordine: nelle losanghe sonno rappresentati i Sacramenti, il lavoro di Cristo come uomo, la creatività di Cristo, in cui l ideale accade e diventa un pezzo di realtà, trasparente dell eterno. La raffigurazione dei Sacramenti, in formelle romboidali, non è di carattere simbolico o allegorico. I gesti sacramentali sono raccontati nel loro accadere; nell angolo basso della losanga, una immagine il cui senso non sempre è chiaro vorrebbe rafforzare il significato della scena. Apre la serie Il battesimo. Segue La confessione, il matrimonio, l ordine, di dimensioni ridotte, perché inserito sopra la lunetta dell antica porta nord del campanile, la cresima, l eucaristia. L estrema unzione chiude questa sezione. Il lavoro di Cristo accompagna l uomo fino alla soglia dell eterno. È l eterno infatti la parola conclusiva di questa ultima formella che nell angolo inferiore contiene un uccello: un aquila, pronta per volare in alto, o il pellicano, simbolo di Cristo, che si squarcia il petto assicurando, con il suo sangue, un cibo immortale per i suoi figli. Questa misteriosa opera di Cristo, i cui gesti sono i sacramenti, è l opera perfetta che c è nel mondo, quella a cui tutta la laboriosità umana tende, tanto che il cristiano è l uomo chiamato a sentire il lavoro come il riflesso, ancora crepuscolare, dei sacramenti sul cosmo intero. I sacramenti sono le opere del grande Sacramento di Cristo nella storia che è la Chiesa. Anche per questo motivo queste formelle sono rivolte proprio verso la Cattedrale.
5 Un alterazione interessante Il ciclo fu in parte alterato successivamente con lo spostamento sul lato nord delle formelle raffiguranti la pittura e la scultura e con l inserimento, sempre sul lato nord, di cinque formelle esagonali, realizzate da Luca della Robbia, raffiguranti le arti liberali e i loro inventori. Questo intervento, estraneo alla leggibilità del ciclo, fu voluto quando nel 1431 fu abbattuto il cavalcavia che collegava la Cattedrale col Campanile e fu aperta una piccola porta di accesso alla torre sul lato est. Tale spostamento di formelle è un indizio interessante di un trapasso d epoca avvenuto: la grandiosa, unitaria concezione del lavoro del Medioevo non era più patrimonio comune già alla metà del XV secolo tanto che l intervento di Luca della Robbia, al di là del suo valore estetico, è totalmente estraneo alla logica del ciclo di Andrea Pisano. Tra la metà del Trecento e la metà del Quattrocento si era verificata una rottura della mentalità cristiana che era all origine della cultura medioevale, era nato l uomo moderno, segnato da un profondo dualismo. Era finito il Medioevo, si era rotta quell unità da cui era sorta la Cattedrale e la Commedia: era nato, proprio nel chiaroscuro di quel secolo che separa questo ciclo dall intervento quattrocentesco, l animo moderno ferito dalla discorde vita.
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