AVIFAUNA MINORE DI PASSO IN LIGURIA

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1 PROVINCIA DI GENOVA REGIONE LIGURIA AVIFAUNA MINORE DI PASSO IN LIGURIA Università degli Studi di Genova Dip.Te.Ris. R.G.F. di Realini G. & C. s.a.s. Milano

2 Con la collaborazione di: Provincia di Imperia Provincia di Savona Provincia della Spezia Testi ed elaborazioni statistiche: Parte prima, part e terza Gianfranco Realini - R.G.F. s.a.s., Milano. Parte seconda Loris Galli, Silvio Spanò Università degli Studi di Genova, Dip.Te.Ris. Copertina di Mauro Staccioni Disegni di Te resa Fior. Si ringrazia l Autrice per la gentile concessione dell uso delle immagini. Coordinamento Claudio Aristarchi Volume a cura della Provincia di Genova Area 11 - Sviluppo territoriale, Sviluppo sostenibile e Risorse naturali Direttore Paolo Sinisi Marzo 27

3 Presentazione dell Assessore Renata Briano Presentare questa pubblicazione significa vedere il compimento di un altra tappa del percorso intrapreso nel 1995, quando la Provincia di Genova, accogliendo la proposta metodologica della R.G.F., ha promosso le prime indagini mirate ad approfondire le conoscenze sulla migrazione della piccola avifauna. In seguito all esperienza genovese, protrattasi per oltre un quinquennio, la Regione Liguria ha accolto e finanziato, dopo un indagine annuale realizzata nel 2 ed estesa per la prima volta all intero territorio regionale, la proposta della Provincia di Genova di ampliare la ricerca su un più ampio arco temporale di tre anni. Alla Regione e alle Amministrazioni provinciali di Imperia, Savona e La Spezia, che hanno sempre collaborato in modo positivo per tutto il triennio, va il mio sentito ringraziamento, così come all Università degli Studi di Genova ed alla R.G.F., che dopo aver concorso all impostazione della ricerca, hanno riunito ed elaborato i dati raccolti in questa pubblicazione, che vuole coniugare rigore tecnico-scientifico ad una lettura agevole anche da parte dei non addetti ai lavori. Le indicazioni fornite potranno essere utili non solo su un piano meramente conoscitivo ma anche in vista di una loro applicazione nel campo della programmazione e della pianificazione faunistico-venatoria. Ancora una volta desidero esprimere la mia gratitudine nei confronti di quanti hanno contribuito, volontariamente e con grande impegno, a questa ricerca, compiendo i rilevamenti sul campo: gli osservatori dai punti di passo e quei cacciatori che hanno dedicato parte del loro tempo alla raccolta dei dati sugli animali avvistati. Su un argomento complesso come la migrazione dell avifauna è ben difficile spendere parole definitive; ritengo tuttavia che questa indagine abbia raggiunto molti degli obiettivi che si era posta, tra i quali quello molto importante di coinvolgere diversi soggetti e raccogliere differenti contributi nell ambito di una metodologia condivisa, con l intento comune di cercare di comprendere un fenomeno naturale quanto mai complesso e dinamico. Renata Briano Assessore Tutela e Valorizzazione dell Ambiente Pianificazione ambientale e faunistica Tutela e valorizzazione delle riserve idriche ed energetiche Ciclo dei Rifiuti Agenda 21 della Provincia di Genova I

4 Presentazione dell Assessore Giancarlo Cassini L uscita di questo volume costituisce il punto di arrivo di un triennio di ricerche, rivolte ad uno dei fenomeni naturali più notevoli: la migrazione dell avifauna. Il nostro territorio, stretto tra le montagne e il mare, è attraversato in autunno e primavera da un importante flusso migratorio: oltre al passaggio di specie più appariscenti, come i rapaci, non può essere trascurata la presenza delle specie meno vistose, che non solo rappresentano uno spaccato del patrimonio di biodiversità nazionale ed internazionale, ma sono, in alcuni casi, oggetto di un tradizionale interesse venatorio. Sono proprio queste ultime, indicate con il termine di avifauna minore di passo, l oggetto dell indagine che la Regione Liguria ha finanziato, con l obiettivo di raccogliere elementi conoscitivi utili nel settore della pianificazione e gestione della fauna selvatica. Considerato l arco temporale, apprezzabile ma pur sempre limitato, nel quale si è svolta l indagine, i risultati ottenuti non possono essere certamente ritenuti conclusivi, ma costituiscono senz altro un primo e fondamentale approccio di conoscenza ed un ottima base su cui sviluppare il lavoro futuro. Infine, corre l obbligo di rivolgere un sentito ringraziamento all Assessore Renata Briano e alla Provincia di Genova, che ha proposto e coordinato la ricerca, alle Province di Imperia, Savona e La Spezia che hanno fattivamente collaborato, permettendo la realizzazione dello studio i cui esiti, con linguaggio facilmente comprensibile ed accessibile, sono raccolti in questa pubblicazione ed all Università degli Studi di Genova (Dip.Te.Ris.) che con il suo contributo scientifico ha reso la presente pubblicazione altamente qualificata: mi auguro che molti, tra quanti si interessano di tutela e valorizzazione della fauna, possano leggerla con piacere ed interesse. Giancarlo Cassini Assessore all'agricoltura,floricoltura, Caccia e pesca, Protezione civile e antincendi boschivi della Regione Liguria II

5 SOMMARIO Presentazione dell Assessore Renata Briano I Presentazione dell Assessore Giancarlo Cassini II SOMMARIO III IL PROGETTO 1 PARTE PRIMA IL FLUSSO DEGLI UCCELLI MIGRATORI ATTRAVERSO I PASSI E LUNGO LA LINEA COSTIERA DELLA LIGURIA 3 INTRODUZIONE 4 LE MIGRAZIONI 4 Il fenomeno migratorio 5 Le migrazioni nel Paleartico Occidentale 6 Le specie oggetto della presente indagine nel contesto del Paleartico Occidentale 7 La Liguria nel contesto delle migrazioni nel Paleartico Occidentale 8 L INDAGINE 1 Metodo applicato 1 Scelta dei Passi e dei rilevatori 11 Coefficienti di correzione 12 Periodo, frequenza e orario delle rilevazioni 12 Coordinamento e supervisione 12 SPECIE RILEVATE 12 Tordo bottaccio 13 Tordo sassello 14 Merlo 15 Cesena 16 Colombaccio 17 Storno 18 Fringuello 19 Peppola 2 Frosone 21 Allodola 22 LIGURIA 23 I RISULTATI DELL'INDAGINE PLURISTAGIONALE 23 CONCLUSIONI 31 PROVINCIA DI IMPERIA 32 I RISULTATI DELL INDAGINE PLURISTAGIONALE 32 CONCLUSIONI 42 PROVINCIA DI SAVONA 43 I RISULTATI DELL INDAGINE PLURISTAGIONALE 43 CONCLUSIONI 53 PROVINCIA DI GENOVA 54 I RISULTATI DELL INDAGINE PLURISTAGIONALE 54 CONCLUSIONI 65 III

6 PROVINCIA DELLA SPEZIA 66 I RISULTATI DELL INDAGINE PLURISTAGIONALE 66 CONCLUSIONI 76 PARTE SECONDA ULTERIORI ELABORAZIONI DEI DATI 77 ELABORAZIONI STATISTICHE DEI DATI RACCOLTI SUI PASSI 78 INTEGRAZIONE CON DATI LIGURI ANALOGHI OTTENUTI DA ALTRE FONTI 89 CONFRONTO CON I DATI RELATIVI AGLI ABBATTIMENTI 89 CONFRONTO CON I DATI DEL PROGETTO COLOMBACCIO 11 PARTE TERZA PRELIEVI E AVVISTAMENTI DI TURDIDI E COLOMBACCIO 119 INTRODUZIONE 12 L INDAGINE 12 Fattibilità 12 Metodo applicato 121 Scelta del campione 121 Attendibilità statistica 122 Specie indagate 122 Prelievi 123 Avvistamenti 123 Coordinamento e supervisione 124 LIGURIA 125 I RISULTATI DELL INDAGINE CAMPIONE 125 UNIVERSO DEGLI APPOSTAMENTI 135 CONCLUSIONI 136 PROVINCIA DI IMPERIA 137 I RISULTATI DELL INDAGINE CAMPIONE 138 UNIVERSO DEGLI APPOSTAMENTI 148 CONCLUSIONI 149 PROVINCIA DI SAVONA 15 I RISULTATI DELL INDAGINE CAMPIONE 151 UNIVERSO DEGLI APPOSTAMENTI 161 CONCLUSIONI 162 PROVINCIA DI GENOVA 163 I RISULTATI DELL INDAGINE CAMPIONE 164 UNIVERSO DEGLI APPOSTAMENTI 174 CONCLUSIONI 175 PROVINCIA DELLA SPEZIA 176 I RISULTATI DELL INDAGINE CAMPIONE 177 UNIVERSO DEGLI APPOSTAMENTI 187 CONCLUSIONI 188 IV

7 IL PROGETTO La Provincia di Genova ha avviato, a partire dal 1995, studi mirati sulla migrazione della piccola avifauna. Ogni anno sono state promosse indagini orientate su due fronti: con il contributo di esperti di diversa estrazione (inanellatori a scopo scientifico, ornitologi, ambientalisti, cacciatori, GEV), si è cercato di definire i flussi delle diverse specie e l importanza relativa dei principali passi; in collaborazione con le Associazioni venatorie ed i cacciatori che praticano la caccia da appostamento si è cercato di quantificare il rapporto tra gli animali osservati e quelli abbattuti nel corso dell attività venatoria. L esperienza, proposta dalla società R.G.F. e durata cinque anni, ha avuto un riscontro positivo: è stata sperimentata una metodologia innovativa, in grado di coinvolgere nei rilevamenti finalizzati soggetti diversi, che ha permesso di ottenere dati di rilievo su un arco temporale significativo, fornendo indicazioni interessanti non solo sul piano scientifico, ma anche utili per la programmazione e la pianificazione faunistico-venatoria. Grazie a questi risultati, l indagine ha ricevuto il positivo riconoscimento da parte dell Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica. Nel 2 la Regione Liguria, in considerazione dell importanza del flusso migratorio che attraversa la regione e dell interesse venatorio di alcune delle specie che lo compongono, ha esteso a tutte e quattro le province liguri la metodologia di studio già sperimentata nel capoluogo. Si è avviata così una collaborazione tra la Regione (che ha finanziato il progetto), la Provincia di Genova (che ha garantito il coordinamento con le altre Amministrazioni provinciali) e la società R.G.F. (che ha organizzato l indagine, raccogliendo ed elaborando i risultati). Nel corso del 2-21 è stato possibile, grazie al finanziamento regionale, applicare sull'intero territorio ligure la metodologia sperimentata in precedenza dalla Provincia di Genova. Il primo anno di ricerche, ancorché su un periodo limitato ad una sola stagione e nonostante le obiettive difficoltà che si incontrano all'avvio di indagini complesse, ha tuttavia fornito dati di notevole interesse. Nel 23 la Regione Liguria ha accolto la proposta della Provincia di Genova di realizzare un indagine triennale, per riprendere la ricerca già sperimentata positivamente, introducendo elementi innovativi dal punto di vista metodologico e, soprattutto, abbracciando un arco temporale maggiormente significativo. L'obiettivo generale della ricerca è stata l'acquisizione di dati scientifici di interesse gestionale, con particolare riferimento alla definizione del calendario venatorio regionale e, più in generale, alla pianificazione faunistica. Tali dati riguardano in particolare: la definizione quantitativa dei flussi delle diverse specie e l importanza relativa dei punti di passo oggetto di indagine; 1

8 l'analisi delle principali rotte migratorie liguri, in un quadro che comprenda contemporaneamente sia i passi dell'entroterra sia la linea costiera; l'analisi sia qualitativa sia quantitativa del prelievo venatorio a carico delle specie di maggiore interesse gestionale. Nell indagine, i cui risultati sono esposti nelle pagine che seguono, hanno collaborato i seguenti soggetti: Ente promotore e finanziatore: Regione Liguria Coordinamento della ricerca: Provincia di Genova Amministrazioni coinvolte: Provincia di Imperia, Provincia di Savona, Provincia della Spezia Supervisione e coordinamento scientifico: Università degli Studi di Genova - Dip.Te.Ris. Metodologia e coordinamento operativo: R.G.F. s.a.s. L'indagine di campo si è svolta nel periodo della migrazione autunnale, articolata secondo due linee principali: - Il flusso degli uccelli migratori attraverso i passi montani e lungo la linea costiera della Liguria - Prelievi e avvistamenti di turdidi e Colombaccio Ai risultati frutto dell elaborazione dei dati raccolti sul campo in questi due settori si aggiunge una terza parte, nella quale sono esposte le ulteriori elaborazioni dei dati, effettuate da Loris Galli e Silvio Spanò (Dip.Te.Ris. Università di Genova) comparando i risultati della presente indagine con quelli confrontabili provenienti da altre fonti. 2

9 PARTE PRIMA IL FLUSSO DEGLI UCCELLI MIGRATORI ATTRAVERSO I PASSI E LUNGO LA LINEA COSTIERA DELLA LIGURIA di Gianfranco Realini 3

10 INTRODUZIONE LE MIGRAZIONI Allo scopo di rendere più divulgativa questa pubblicazione che, dati gli obiettivi, non poteva che essere tecnica, e di facilitare quindi un approccio di pubblico più ampio rispetto a quello degli addetti ai lavori, si è ritenuto opportuno inserire una parte iniziale che introducesse il fenomeno delle migrazioni, con particolare riguardo alla sottoregione zoogeografica Paleartica Occidentale (comunemente citata come Paleartico Occidentale ), ossia quella porzione di territorio che comprende l Europa Occidentale, il Nord Africa e alcuni Paesi dell Asia Occidentale ed entro la quale si svolgono le migrazioni delle specie oggetto della presente indagine, o almeno di popolazioni delle medesime. La sottoregione Paleartica occidentale 4

11 Il fenomeno migratorio Occorre innanzi tutto precisare che gli spostamenti degli animali da un luogo ad un altro, grandi o piccoli che siano, sono risposte biologiche alle avversità ambientali. La selezione naturale ha favorito pertanto il comportamento delle specie maggiormente in grado di raggiungere in ogni stagione le località più favorevoli, allo scopo di massimizzare l utilizzo delle risorse disponibili. I movimenti spaziali degli uccelli, migrazioni o erratismi, costituiscono una risposta evolutiva al cambiamento stagionale dell ambiente e la loro capacità di volare è alla base dei fenomeni migratori più imponenti che si conoscano in natura, con distanze percorse senza scalo che hanno dell incredibile: basti pensare alle sottospecie del Pluvialis dominica che raggiungono le Hawaii partendo dall Alaska o, in 48 ore, l Argentina partendo dalla Nuova Scozia, con volo ininterrotto dai 3.3 ai 4. chilometri! Si tratta ovviamente di casi limite: nella maggior parte dei casi le medie giornaliere oscillano dai 2 agli 8 chilometri. La velocità di migrazione corrisponde all incirca a quella normale di volo, che per i Fringuelli si aggira intorno ai 5 Km/ora, mentre raggiunge i 9 Km/ora negli Anatidi. Il vento rappresenta un elemento condizionante, che può produrre forti rallentamenti o forti accelerazioni: significativo l episodio di un branco di Pavoncelle, descritto da Grzymek ( Vita degli Animali, vol II, Bramante, 1968), che percorse il tragitto dalle Isole Britanniche all Isola di Terranova, di ben 3.5 chilometri, in 24 ore e cioè alla media di 14 Km/ora! Esistono migratori diurni, come i Fringuelli che effettuano gli spostamenti nelle 3-4 ore successive al sorgere del sole, notturni, come il Cuculo, ed altri, come Alaudidi, Sturnidi e soprattutto Turdidi che si spostano sia di giorno che di notte. Per questa ragione in anni recenti sono state intensificate le indagini sulle migrazioni notturne dei Turdidi, sia attraverso registrazioni con apposite apparecchiature, costituite essenzialmente da antenne paraboliche dotate di microfoni e registratori, sia attraverso l osservazione visiva contro luna, con una metodologia messa a punto per il Progetto Luna dalla Stazione Ornitologica di Sempach in Svizzera. La letteratura sulle migrazioni degli Uccelli e sui relativi sistemi d orientamento è ad oggi molto consistente e, soprattutto negli ultimi decenni, sono stati compiuti passi da gigante nello studio di questi fenomeni, benché molti interrogativi rimangano ancora in attesa di risposte definitive ed alcune recenti scoperte necessitino di ulteriori approfondimenti. A testi di sintesi come quelli di Alertsam ( Bird Migration, Cambridge University Press, 1997) o di Berthold ( Control of Bird Migration, Chapman & Hall, 1996) si rimanda per approfondimenti sugli affascinanti meccanismi che sottendono il fenomeno migratorio: l orientamento astrale (in base al sole o alle stelle), l orientamento magnetico, la navigazione a vista, le basi genetiche delle rotte seguite e delle distanze percorse, le componenti apprese della migrazione, la fedeltà a siti di sverno, nidificazione e sosta, etc. 5

12 Le migrazioni nel Paleartico Occidentale Occorre innanzi tutto precisare il significato del termine migrazione. Riportiamo al riguardo la definizione data da Jean Dorst nel suo libro Les migrations des oiseaux ( La Migrazione degli Uccelli, Olimpia, 197): La migrazione designa un complesso di spostamenti periodici, che si verificano nel corso del ciclo il più delle volte annuale di un animale, tra un area di riproduzione - qualificata come patria - e un area dove l animale soggiorna per un tempo più o meno lungo - escluso il periodo della riproduzione - e che poi abbandona per ritornare a riprodursi nella prima. Tutti gli altri spostamenti, che non rientrano in questa definizione e che hanno carattere più spiccatamente locale, vengono raggruppati sotto il nome di erratismi. Ci limiteremo qui a descrivere gli aspetti essenziali della migrazione: 1. La migrazione ha periodicità annuale e si compone essenzialmente di due momenti: il viaggio di andata o post-nuziale o anche volgarmente detto passo, ossia lo spostamento dall area di riproduzione a quella di svernamento, e il viaggio di ritorno o pre-nuziale o anche volgarmente detto ripasso, ossia lo spostamento dall area di svernamento a quella di riproduzione. Il termine di svernamento si riferisce temporalmente all emisfero boreale quando in questo è inverno, mentre l uccello migratore già si trova nell emisfero australe dove è estate. 2. La migrazione non è una caratteristica specifica, ma di popolazione: popolazioni della stessa specie possono cioè migrare in modi e tempi diversi rispetto ad altre popolazioni della stessa specie; nella stessa specie possono coesistere popolazioni migranti con popolazioni sedentarie, con una serie praticamente infinita di situazioni intermedie di migratori parziali e di sedentari parziali, come nel caso del Merlo. 3. I branchi in migrazione sono generalmente composti da un unica specie, come nel caso degli Storni, ma possono comprendere anche altre specie. In questo caso comportano non poche difficoltà di conteggio per i rilevatori trattandosi di soggetti in movimento. 4. Le vie di migrazione non seguono percorsi rettilinei ma sinuosi, dovuti a più cause, tra le quali le condizioni meteorologiche, il mare, le barriere montuose, che vengono aggirate o superate nei punti più facili, i valichi. Ecco perché nei valichi si concentra una maggior quantità di migratori e si pone il problema della protezione. Per talune specie, come il Fringuello, il mare rappresenta un ostacolo e la migrazione avviene lungo le coste con notevole concentrazione. La stessa popolazione può muoversi attraverso molteplici vie, separate le une dalle altre anche da distanze notevoli, che possono tendere a convergere in prossimità degli ostacoli naturali visti sopra o di sistemi fluviali o di distese lacustri. 5. Il tempo impiegato per compiere l intero tragitto migratorio è generalmente minore nel viaggio di ritorno rispetto a quello d andata, essenzialmente perché nell andata c è più tempo, condizioni ambientali e reperibilità di cibo permettendolo, mentre nel ritorno lo stimolo riproduttivo accelera i tempi. 6

13 Le specie oggetto della presente indagine nel contesto del Paleartico Occidentale Trascurando il dettaglio delle sottospecie e gli erratismi di popolazioni più o meno sedentarie o parzialmente migratrici, il comportamento delle specie oggetto della presente indagine nel periodo del passo autunnale e nel contesto del Paleartico Occidentale, con riferimento al nostro Paese cui la regione Liguria è assimilabile, può essere così riassunto: Tordo bottaccio: migratore; solo parzialmente sedentarie le popolazioni che nidificano nelle Isole Britanniche. Le popolazioni che raggiungono l Italia in ottobre, provengono dai quartieri di riproduzione dell Europa Centro-Orientale seguendo rotte NE-SO. Tordo sassello: migratore; raggiunge l Italia in ottobre-novembre proveniente dai quartieri di nidificazione dell Europa Nord-Orientale e Centrale seguendo rotte NE-SO. Cesena: migratore parziale con caratteristiche peculiari, che, a seconda dell anno, durante l inverno può rimanere a latitudini molto settentrionali o portarsi nell area del Mediterraneo e raggiungere il Nord Africa e l Asia Sud Occidentale, compiendo anche delle vere e proprie invasioni. Le popolazioni che raggiungono l Italia, a partire dalla fine di ottobre, provengono dai quartieri di nidificazione dell Europa Settentrionale e Centro- Orientale; La Cesena va incontro a frequenti rimescolamenti tra popolazioni sia nei quartieri di riproduzione che in quelli di svernamento. Merlo: sedentario e migratore. Le popolazioni che raggiungono l Italia da settembre a novembre provengono dai quartieri di riproduzione dell Europa Centrale (Germania) seguendo rotte NE-SO. Colombaccio: migratore; solo parzialmente sedentario. Le popolazioni che raggiungono l Italia in ottobre provenienti dai quartieri di riproduzione più a Nord del nostro Paese seguono rotte NE-SO. Storno: le popolazioni dell Europa Occidentale sono in genere sedentarie, mentre quelle dell Europa Orientale e Settentrionale sono migratrici; quelle che raggiungono l Italia da settembre a novembre provengono per lo più dai quartieri di nidificazione in Germania Centrale, Sassonia, Slovenia e Boemia e seguono rotte NE-SO. Le popolazioni sembrano conservare la loro individualità nel corso dello svernamento e ciò spiegherebbe la conservazione di razze geografiche distinte. Fringuello: migratore; solo parzialmente sedentario. Le popolazioni che raggiungono l Italia da settembre a novembre provengono dai quartieri di riproduzione dell Europa Centro-Orientale e seguono rotte NE-SO. Peppola: migratore. Le popolazioni che raggiungono l Italia in ottobre-novembre provengono dai quartieri di riproduzione dell Europa Nord-Orientale seguendo rotte NE- SO. Frosone: migratore; anche parzialmente sedentario. Le popolazioni che raggiungono l Italia in ottobre-novembre provengono dai quartieri di nidificazione dell Europa Centrale seguendo rotte NE-SO. Allodola: migratore, parzialmente sedentario. Le popolazioni che raggiungono l Italia per svernare provengono da siti riproduttivi fondamentalmente dell Europa Centrale, Settentrionale e Orientale, seguendo rotte principalmente N-S e NE-SO. 7

14 La Liguria nel contesto delle migrazioni nel Paleartico Occidentale Alla luce di quanto detto sopra, la Liguria rappresenta un punto di passaggio di alcune popolazioni, o meglio di parti di esse, delle specie oggetto della presente indagine nella loro migrazione post-nuziale dalle aree di riproduzione poste a nord a quelle di svernamento poste a sud e in quella pre-nuziale da queste ultime alle prime. Se possiamo ritenere assodato che la sommatoria delle direzioni dei flussi migratori autunnali che attraversano l Europa va da Nord-Est a Sud-Ovest, non altrettanto ben note sono le direzioni, e neppure sempre i versi, che caratterizzano i flussi migratori attraverso la Liguria. Per questo abbiamo ritenuto utile iniziare a raccogliere informazioni atte a darcene un quadro generale. Secondo Spanò & Truffi ( Gli uccelli della Liguria Occidentale, Genova, 1988): Premesso che poco è quello che si conosce sulle specifiche vie migratorie della Liguria occidentale (che senza dubbio comprendono sia frange della corrente nord-orientale che, percorsa la pianura padana e superato l Appennino, prosegue verso la penisola iberica, sia frange della più imponente corrente del Rodano che, tuttavia, fluisce in maggior percentuale anch essa verso la Spagna e l Africa minore), pare verosimile che il massiccio delle Alpi Liguri rappresenti una discreta barriera per molti migratori che preferirebbero evitarla transitando o lungo la fascia costiera, o più a nord, attraverso il Colle di Tenda (ma il flusso attraverso quest ultimo, seppure poco studiato, apparirebbe troppo basso per suffragare tale ipotesi). Le vie classiche di penetrazione attraverso le catene montuose dell arco ligure (ossia i valichi più famosi anche dal punto di vista venatorio) sono situate a partire dal Colle di Cadibona verso est: notissimo in particolare il Giovo Ligure (Sassello) che mette in più facile comunicazione, lungo dolci ed ampie vallate, la porzione occidentale della Val Padana col versante tirrenico. Ulteriori ricerche sull importanza dei valichi hanno consentito di ipotizzare un consistente flusso migratorio autunnale in direzione NE-SO, cioè proveniente dall alta Val Tanaro ed intersecante le catene montuose a livello di diversi valichi (es. Passo della Mezzaluna, di Teglia, di San Giovanni dei Prati, ecc.. Sempre secondo Spanò S. et al. (Rotte autunnali degli uccelli migratori in Liguria, Boll. Mus. Ist. Biol. Univ. Genova, 6-61: , 1996): Dall esame dei risultati è emerso che i principali flussi migratori scorrono: A - lungo la fascia costiera, la cui profondità non è uniforme ma in funzione della maggiore o minore vicinanza dei rilievi e che rappresenta la via principale di transito, percorsa nei due sensi; B lungo una serie di vallate, gli assi delle quali, a partire da ponente verso levante, sono schematicamente (vengono riportate a coppie: la prima del versante padano e la seconda, corrispondente, del versante ligure): 1. Valli Tanarello - Arroscia; 2. Valli Bormida (di Spigno) Letimbro/Quiliano; 3. Valli Erro Sansobbia; 4. Valli Stura Leiro; 5. Valli Scrivia Polcevera; 6. Valli Trebbia Bisagno; 7. Valli Aveto Sturla; 8

15 8. Val di Vara. Le due ultime anche in relazione con la corrispondente vallata del versante padano compresa in altra regione (Val Taro). Si sottolinea il notevole apporto del flusso migratorio proveniente dalla Val di Magra, non elencata in quanto interessa la Liguria limitatamente ad una breve porzione del suo tratto terminale. Paolo Paltro, inanellatore dell I.N.F.S. e collaboratore per il Valico del Turchino in provincia di Genova, così descrive il passo: Se tracciassimo una carta reale e dettagliata per una regione, osserveremmo che le vie seguite convergono o divergono dalla via primaria per una serie di concomitanze orografiche, costiere, foreste, grandi fiumi, valichi e anche e soprattutto condizioni meteorologiche che influenzano in maniera determinante la migrazione in una singola località a discapito di una sostanzialmente limitrofa, ma con caratteristiche climatiche diverse. Il fenomeno è evidentissimo nella Regione Liguria, striscia lunga e sottile schiacciata tra montagne e mare costantemente percorsa da venti con direzioni variabili. Inoltre la collocazione geografica ne fa uno spartiacque tra masse migranti provenienti dalla Pianura Padana, che a seconda dell orientamento che assumono nel crocevia appenninico delle province di Parma, Piacenza, Pavia e Genova determinano la direzione verso la Riviera di Ponente e quindi la via Provenzale-Pirenaica o quella Corso-Sarda oppure verso la Riviera di Levante cioè verso la via tirrenica. Uno strano fenomeno si registra sulla Riviera di Ponente dopo il 2 ottobre: nello stesso giorno e nelle stesse condizioni di tempo capitano flussi contrapposti, ossia da est verso ovest e da ovest verso est. Ovviamente questo schema è indicativo e grossolano, perché esistono numerose eccezioni di cui evidenti sono quelli che dal Cuneese sfilano direttamente nell Imperiese e quelli che dalla Riviera di Ponente migrano verso quella di Levante (specie nel tardo ottobre). L analisi delle osservazioni (censimenti) e catture per inanellamento in realtà confermano questo schema pur prevedendo notevoli eccezioni. La ricatture di migranti autunnali effettuate nei valichi genovesi del Turchino e del Faiallo, oltre all amplissima letteratura preesistente, provengono quasi tutti dall Europa Nord Orientale, Svizzera e dalla Scandinavia. Quelle italiane per uccelli ricatturati nell anno provengono tutte dalla Lombardia e Triveneto Fatte le sopraccitate premesse, alcuni fenomeni appaiono evidenti: invasioni di migratori, influenza del tempo sul passo (nel caso della Liguria penso si possa stabilire uno stretto legame tra Giovi, Turchino e Faiallo e forse anche Giovo di Savona). Diverse informazioni sulle direzioni dei flussi migratori attraverso i passi e sull influenza dei venti e di altri fenomeni sui flussi migratori sono state raccolte direttamente dai rilevatori locali: - Passo Garezzo (Imperia): da nord-est verso sud. - Passo Teglia (Imperia): in condizioni normali da est verso ovest. - Capo di Borghetto (Savona): da ovest, aggirano il Capo e s infilano nella Valle di Balestrino; i Tordi e una parte di Fringuelli in senso opposto. - Colle del Giovo (Savona): da est verso ovest (Valico di Cadolla e Maddalena di Sassello), da sud verso nord, lungo la Valle del Crivezzo, da sud-est verso nord-ovest e da sud-ovest verso nord-est. - Piani di Cantalupo (Savona): lungo la costa da est verso ovest; in marzo e con cattivo 9

16 tempo in senso opposto. - Faiallo-Cerusa (Genova): da est verso ovest. - Giovi (Genova): da sud verso nord. - Punta Baffe (Genova): lungo la costa dall interno verso est, il Colombaccio da ovest verso est. - Terrarossa (Genova): in condizioni normali lungo la costa da est verso ovest. - Turchino (Genova): da sud verso nord; in senso opposto, ossia da nord verso sud, con venti da sud-ovest o sud-est e tempo buono. L influenza dei venti sui flussi migratori può essere così riassunta: lo Scirocco (da sud) li blocca se forte, li porta in alto se debole; il Greco (da nord-est) li favorisce al massimo; la Tramontana (da nord) li favorisce; il Maestrale (da nord-ovest) li ostacola; il forte vento da nord forma la cosiddetta nebbia da vento, localmente detta gargo o garo, ossia una barriera atmosferica penetrabile, e solo parzialmente, dai grossi Turdidi e dagli Storni, a volte anche dal Colombaccio. Tra le cause sfavorevoli ai flussi migratori: il porto di Genova Voltri, illuminato a giorno, li devia verso il Valico del Veleno; il ponte sull autostrada di Mele li devìa. - Campiglia (La Spezia): da nord-ovest verso sud-est lungo la costa. - Montemarcello (La Spezia): da nord verso sud; p.d o. (punto d osservazione) Monte Caprione: gli uccelli provengono dai Valichi del Cerreto e della Cisa e infilano la Gola della Faetta che si immette nella Valle del Fiume Magra e procedono verso il mare lungo la Valle del Fiume Magra o puntano verso Lerici passando a monte del p.d o.; p.d o. Monte Rocchetta, Loc. Barilotta: come per il p.d o. precedente gli uccelli provengono dai Valichi del Cerreto e della Cisa e, inoltre, dal Valico del Lagastrello e procedono verso il mare lungo la Valle del Fiume Magra; p.d o. Monte Murlo, Loc. Zanego: gli uccelli provengono dal Valico del Lagastrello e procedono verso il mare lungo la Valle del Fiume Magra; con Libeccio i Colombacci provengono dal mare e procedono in direzione opposta, cioè da sud verso nord. L INDAGINE Metodo applicato Il metodo applicato dalla R.G.F. s.a.s. all indagine condotta in provincia di Genova nel quinquennio , anche perché i risultati ottenuti avevano avuto l apprezzamento dell I.N.F.S., è stato trasferito alla regione nel 2, che può essere ritenuto un anno sperimentale per la successiva indagine articolata in tre anni e cioè dal 23 al 25. Il metodo applicato può essere così riassunto: Riconoscimento della specie: a vista, con l ausilio del binocolo per riconoscimenti dubbi; le emissioni canore, quando presenti, diventano elemento inconfondibile di riconoscimento. Conteggio dei soggetti avvistati: direttamente sul campo dai rilevatori. Raccolta dei dati: attraverso appositi blocchetti; successivamente riportati su apposite schede predisposte per la loro computerizzazione. Computerizzazione dei dati raccolti e loro elaborazione: i dati raccolti vengono inseriti in un programma predisposto per la loro elaborazione a fini statistici. 1

17 Scelta dei Passi e dei rilevatori Questa prima parte della ricerca è stata realizzata grazie al coinvolgimento di rilevatori (inanellatori, cacciatori, ornitologi ecc.) che hanno rilevato il flusso migratorio di alcune specie in punti prestabiliti del territorio regionale. I rilevamenti sono stati effettuati: sui principali passi montani, per monitorare il flusso delle diverse specie, dando continuità alle ricerche precedenti sulla base dell'esperienza acquisita; da località poste presso la linea costiera, per analizzare il flusso dell'avifauna lungo quella che è nota come la principale direttrice del flusso migratorio in Liguria. Tali località sono state individuate, da parte dell'università di Genova e della R.G.F., di concerto con i referenti nominati dalle Amministrazioni provinciali. Complessivamente sono state effettuate osservazioni in 12 punti distribuiti sull'intera Liguria, come indicato nella figura seguente. I Passi oggetto di rilevamento La scelta dei punti di rilevamento (Passi) è stata effettuata in collaborazione con l'università degli Studi di Genova, nelle persone del Prof. Spanò e del Dott. Galli, con i referenti provinciali e con i rilevatori che hanno collaborato alle indagini precedenti. Al fine di costruire una serie statistica di dati, e di concerto con i referenti provinciali e con i rilevatori, nel corso del triennio di indagine sono stati presidiati gli stessi Passi, sia montani che costieri, elencati a livello provinciale. Salvo qualche eccezione, ci si è avvalsi dei rilevatori degli anni precedenti, pure elencati a livello provinciale. 11

18 Coefficienti di correzione Come per il passato, la parte coperta di ciascun passo, nell ovvia impossibilità di effettuare una copertura totale - basti pensare al fronte del Passo del Giovo (SV) di circa 2 Km è stata quantificata in termini di percentuale del flusso migratorio intercettabile rispetto al flusso migratorio totale sulla base della presenza storica di appostamenti di caccia o di impianti di cattura, ma anche, e soprattutto, delle testimonianze dei conduttori degli stessi. Ai dati raccolti è stato quindi necessario applicare un coefficiente di correzione, variabile per ciascun passo, onde poter rapportare a cento le quantità di migratori rilevate e rendere così omogenei, e quindi confrontabili tra loro, i risultati dei diversi passi. Le percentuali di copertura ed i relativi fattori di correzione applicati vengono specificati successivamente, nelle introduzioni relative ad ogni provincia. Periodo, frequenza e orario delle rilevazioni Il periodo di osservazione è quello compreso tra il 1 ottobre ed il 31 ottobre. I rilevamenti sono stati giornalieri, dall'alba fino alle tredici, e sono avvenuti a vista, con l ausilio del binocolo per riconoscimenti dubbi; le emissioni canore, quando presenti, diventano un elemento di riconoscimento inconfondibile. I dati sono stati raccolti sul campo attraverso appositi blocchetti e successivamente riportati su apposite schede predisposte per l'informatizzazione. Coordinamento e supervisione Il coordinamento e la supervisione sono stati affidati dalla Regione alla Provincia di Genova, Area 11 Ambiti Naturali, nella persona di Claudio Aristarchi. Le singole Amministrazioni Provinciali hanno nominato un proprio funzionario come referente provinciale. SPECIE RILEVATE Sono state oggetto di rilevazione le seguenti dieci specie: Tordo bottaccio, Tordo sassello, Merlo, Cesena, Colombaccio, Storno, Fringuello, Peppola, Frosone e Allodola. Una parte di popolazioni di Tordo sassello, Peppola, Frosone e Allodola arriva dopo la fine d ottobre e quindi viene persa ai fini statistici; la Cesena arriva a partire dalla fine d ottobre e viene quindi rilevata in misura irrilevante. Per ognuna viene riportata, nelle pagine che seguono, una sintetica scheda descrittiva. 12

19 Tordo bottaccio (Turdus philomelos) Ordine Passeriformi - Famiglia Turdidi Caratteri distintivi Il Tordo bottaccio ha dimensioni medio-piccole, forme piuttosto slanciate, becco robusto, coda di media lunghezza e quadrata, tarsi lunghi. In entrambi i sessi il piumaggio è di colore brunastro-oliva nelle parti superiori e bianco-fulvo fittamente macchiato di scuro in quelle inferiori, copritrici inferiori delle ali bianco-fulve, coda bruno-rossastra, sottocoda bianco-crema, becco bruno scuro con base giallastra, zampe bruno-giallastre. In volo, visto da sotto, è riconoscibile per il petto fulvo-gialliccio con macchie scure, che si estendono anche sui fianchi, e il sott ala è fulviccio. Dalla Cesena si riconosce per le minori dimensioni, mentre per le dimensioni e le forme pressoché identiche è facilmente confondibile con il Tordo sassello. Lunghezza cm, peso 62-9 g. Distribuzione Specie spiccatamente migratrice nella massima parte dell areale, è distribuita come nidificante in Europa, Siberia occidentale, Asia. I quartieri di svernamento comprendono le Isole Britanniche, l Europa occidentale, il bacino del Mediterraneo, parte del Nord-Africa, la Valle del Nilo e l Asia sud-occidentale. In Italia è stazionario e nidificante nelle Alpi e nell Appennino e localmente erratico. Le popolazioni migratrici sono di passo da fine settembre a novembre e in febbraio-marzo; è in parte svernante. Habitat Frequenta boschi ricchi di sottobosco, pianure alberate e cespugliate, vigneti, oliveti, macchia mediterranea, parchi e giardini. Abitudini Tranne che durante la migrazione, conduce vita solitaria o in coppia. Possiede un volo poco ondulato e veloce, di solito basso tra la folta vegetazione; sul terreno corre e saltella agilmente in posizione eretta. Di notte riposa tra il fitto fogliame degli alberi e cespugli, mentre di giorno si reca nelle zone di pastura. Alimentazione Si ciba principalmente di insetti, molluschi, ragni, lombrichi, frutta. Riproduzione - La stagione riproduttiva inizia alla fine di marzo. La parata nuziale ha luogo spesso a terra: il maschio gonfia le piume del petto e del groppone, spiega la coda contro il suolo e getta la testa indietro aprendo leggermente il becco, quindi corre verso la femmina lasciando pendere le ali. Il nido, predisposto dalla femmina tra i cespugli, sugli alberi o più di rado a terra, ha forma di mezza coppa. Salvo alcune eccezioni il maschio non partecipa alla costruzione del nido e a volte contribuisce in maniera simbolica al lavoro. La covata, composta da 4-5 uova, è incubata per giorni dalla femmina, che a volte viene assistita dal maschio. I nidiacei sono accuditi da entrambi i genitori e all età di circa due settimane si rendono indipendenti. Depone due volte all anno e talvolta tre. Scheda tratta da: Realini et al., 2 - Manuale dell aspirante cacciatore L Esame per la licenza di caccia. Edizioni R.G.F. 13

20 Tordo sassello (Turdus iliacus) Ordine Passeriformi - Famiglia Turdidi Caratteri distintivi Il Tordo sassello ha dimensioni medio-piccole, forme piuttosto slanciate, becco robusto, coda di media lunghezza e quadrata, tarsi lunghi. In entrambi i sessi il piumaggio è di colore bruno-olivastro scuro nelle parti superiori, bianco-fulvo striato di scuro nelle parti inferiori, sopracciglio crema, fianchi e ascellari castani, coda marrone scuro con punta delle piume bianco-fulviccia. In volo, visto da sotto, è riconoscibile per la colorazione castana sotto le ali e la striatura del petto e dei fianchi. Dalla Cesena si riconosce per le minori dimensioni, mentre per le dimensioni e le forme pressoché identiche è facilmente confondibile con il Tordo bottaccio. Lunghezza cm, peso 5-75 g. Distribuzione Specie ampiamente distribuita come nidificante alle medie e alte latitudini in Eurasia, ad est fino in Siberia. Migratore a lungo raggio, i quartieri di svernamento comprendono una fascia che dal Maghreb e dal bacino del Mediterraneo si estende al Medio Oriente, Pakistan ed India. In Italia è di passo in ottobre-novembre e in febbraio-marzo, e svernante. Habitat - Frequenta boschi montani e collinari, parchi e, al di fuori del periodo della riproduzione, pascoli, zone coltivate, terreni in prossimità di zone umide. Abitudini - Di indole diffidente, conduce vita gregaria, spesso anche con la Cesena, eccetto che nel periodo della riproduzione. Possiede un volo veloce e abbastanza diritto, simile a quello del Tordo bottaccio, ma in genere ad altezze superiori. Ricerca il cibo sul terreno nei campi e nel sottobosco, dove corre e saltella agilmente. Arboricolo, riposa sugli alberi e sui cespugli nascosto tra il fogliame. Alimentazione Si ciba principalmente di insetti e loro larve, molluschi, bacche e frutti selvatici. Riproduzione - La stagione riproduttiva è compresa tra metà maggio e luglio. Il nido viene costruito su alberi e cespugli o sul terreno, utilizzando erbe e stecchi intrecciati e cementati con fanghiglia; talvolta viene guarnito con muschio. La femmina depone 5-6 uova, che vengono incubate anche dal maschio per circa 13 giorni; i nidiacei sono accuditi da entrambi i genitori per 2-3 settimane. Depone due volte all anno. Scheda tratta da: Realini et al., 2 - Manuale dell aspirante cacciatore L Esame per la licenza di caccia. Edizioni R.G.F. 14

21 Merlo (Turdus merula) Ordine Passeriformi - Famiglia Turdidi Caratteri distintivi Il Merlo ha dimensioni mediopiccole, becco robusto e tarsi lunghi. Il maschio ha un piumaggio uniformemente nero lucente e becco giallonerastro. La femmina è bruno-nerastra con mento e gola grigiastri, becco bruno. In entrambi i sessi le zampe sono bruno scure. In volo, visto da sotto il maschio è inconfondibile per la colorazione nera, le remiganti più chiare e il becco giallo, mentre la femmina appare brunastra. Lunghezza cm, peso g. Distribuzione Specie ampiamente distribuita come nidificante in Eurasia e nell Africa nordoccidentale. Il comportamento migratorio della specie varia sensibilmente tra le diverse popolazioni ed anche all interno delle stesse si riscontrano situazioni di migrazione parziale, quando cioè solo una frazione degli individui migra, mentre la restante parte è stanziale. Le popolazioni migratrici dell Europa svernano nel bacino del Mediterraneo. In Italia è stazionario e nidificante, localmente erratico durante l inverno. Le popolazioni migratrici sono di passo e svernanti da fine settembre a marzo. Habitat Frequenta una vasta gamma di ambienti, dal livello del mare ad aree spiccatamente montane, ed utilizza le associazioni vegetali più diverse per nidificare, preferendo comunque foreste aperte e zone di cespugli. Abitudini Diffidente, si mette subito a riparo se spaventato, mentre assume un comportamento confidente quando non è disturbato. Di costumi solitari, si riunisce con i suoi consimili solo in migrazione. Mostra grande vivacità e possiede un volo veloce, talvolta diritto e talvolta a sfreccianti zig-zag; essenzialmente arboricolo, si posa anche sul terreno dove si muove saltellando e tenendo la coda eretta e ali abbassate. Alimentazione Si ciba di frutti di piante selvatiche e coltivate (uva, fichi, mele, pere, ciliege, fragole, ribes, mirtilli), bacche, semi e, in primavera, insetti, loro larve, lombrichi, ragni, millepiedi e piccoli molluschi. Riproduzione La stagione riproduttiva inizia in marzo e si protrae fino a luglio. I maschi cantano con tono melodioso e difendono con aggressività il loro territorio, La monogamia è di norma, ma sono segnalati numerosi casi in cui il maschio si occupa di più femmine. Il nido è costruito dalla femmina, a volte aiutata dal maschio, tra i cespugli, sugli alberi, tra le piante rampicanti addossate a case, rocce e tronchi, utilizzando rametti, erbe secche, sterpi e foglie cementati tra loro con argilla. Le 3-5 uova deposte sono incubate dalla femmina, e occasionalmente dal maschio, per circa due settimane. I giovani vengono accuditi da entrambi i genitori per circa giorni, età in cui sono in grado di volare. Depone di norma due o tre volte all anno. Scheda tratta da: Realini et al., 2 - Manuale dell aspirante cacciatore L Esame per la licenza di caccia. Edizioni R.G.F. 15

22 Cesena (Turdus pilaris) Ordine Passeriformi - Famiglia Turdidi Caratteri distintivi La Cesena ha dimensioni mediopiccole, forme piuttosto slanciate, becco robusto, coda di media lunghezza e quadrata, tarsi lunghi. Il piumaggio in entrambi i sessi è molto variabile nelle tonalità, ma piuttosto costante nel disegno: testa, nuca e groppone di colore grigio ardesia, dorso bruno-castano, coda castanonerastra, gola e petto fulvo rugginoso striato di nero, ventre bianco, becco giallastro con apice nero, zampe brune. In volo, vista da sotto, è riconoscibile per il petto fulvo-gialliccio, le copritrici inferiori delle ali bianche e la coda nera. Oltre che per i colori del piumaggio, si distingue dal Tordo bottaccio e dal Tordo sassello per le dimensioni decisamente superiori. Lunghezza cm, peso g. Distribuzione Specie migratrice distribuita come nidificante in Europa nord-orientale ed Asia settentrionale. I quartieri di svernamento comprendono gran parte dell Europa meridionale e, in misura minore, il Nord Africa; popolazioni più orientali svernano anche in Asia minore e Palestina. In Italia è di passo da fine ottobre a metà dicembre e in febbraiomarzo, e svernante. Piccole colonie sono nidificanti nelle località montane e pedemontane delle regioni settentrionali. Habitat Frequenta boschi, parchi, frutteti in prossimità di praterie e pianure coltivate. Abitudini Di indole poco diffidente e rumorosa durante la stagione riproduttiva, appare più timorosa e cauta in autunno e inverno. Conduce vita gregaria in branchi anche numerosissimi, spesso insieme al Tordo sassello. Possiede un volo alto e leggermente ondulato; sul terreno cammina con portamento eretto e saltella con eleganza. Alimentazione Si ciba sia di sostanze vegetali (bacche, frutta, semi, granaglie), sia di invertebrati (insetti, lombrichi, molluschi, ragni, ecc.) Riproduzione La stagione riproduttiva è compresa tra aprile e luglio. La nidificazione avviene in colonie costituite da piccoli nuclei di 1-2 coppie sugli alberi ed eccezionalmente sul terreno. Appena i maschi si sono insediati nei quartieri di nidificazione iniziano un intensa attività, costituita da inseguimenti, combattimenti e corteggiamenti. Durante la parata nuziale il maschio saltella attorno alla compagna immobile, tenendo il corpo orizzontale, le ali semiaperte, la coda spiegata e abbassata. Il nido, a forma di coppa, è costruito con erba, muschio, fuscelli e fango ed in esso la femmina depone 5-6 uova, che cova per giorni. I nidiacei sono accuditi da entrambi i genitori e abbandonano il nido all età di circa due settimane. Depone in genere due volte all anno. Scheda tratta da: Realini et al., 2 - Manuale dell aspirante cacciatore L Esame per la licenza di caccia. Edizioni R.G.F. 16

23 Colombaccio (Columba palumbus) Ordine Columbiformi - Famiglia Columbidi Caratteri distintivi Il Colombaccio ha dimensioni medie, forme pesanti e massicce, becco appuntito ricurvo all apice, tarsi brevi, ali e coda piuttosto lunghe. Il piumaggio in entrambi i sessi è di colore grigio-bluastro con parti inferiori sfumate di rosso-vinato, collo ornato da piume a riflessi verdi e purpurei, ampia banda bianca attraverso l ala, macchia bianca ai lati del collo molto evidente, becco rosato alla base, giallognolo all apice e zampe rosa. In volo, visto da sotto, si riconosce dagli altri columbidi per le maggiori dimensioni, la coda e il collo più allungati, le ali scure, le macchie bianche ai lati del collo; visto da sopra, è ben evidente anche la larga banda bianca attraverso le ali. Lunghezza 4-45 cm, peso g. Distribuzione Specie ampiamente distribuita come nidificante in Europa fino al 65 di latitudine nord. Asia occidentale e meridionale, Africa nord-occidentale. In Italia è di passo nella prima quindicina di ottobre e dalla metà di febbraio a tutto marzo; è svernante nelle pinete litoranee e nelle macchie costiere, stazionario nelle zone adatte. Habitat Frequenta boschi di quercia, leccio, faggio, foreste con radure e zone coltivate, pinete a macchia litoranea; è presente anche nei parchi delle città. Abitudini Per quanto appaia confidente negli abitati, è assai diffidente. Vive gregario dall autunno alla primavera e talvolta pure d estate e non di rado si associa ai piccioni domestici e alle colombelle. Possiede un volo diritto e veloce con rapidi battiti d ala. Arboricolo, si posa sul terreno alla ricerca di cibo e cammina tenendo il corpo orizzontale e dondolando la testa. È dotato di vista acuta, ma di udito modesto. Alimentazione Si ciba in prevalenza di semi di graminacee e leguminose, ghiande, faggiole e altri frutti di piante forestali, foglie, germogli, bacche; occasionalmente cattura insetti e vermi. Riproduzione La stagione riproduttiva inizia in aprile con parate nuziali sia in volo sia sulle piante. L accoppiamento è in genere preceduto da un comportamento ritualizzato di somministrazione del cibo da parte del maschio alla femmina, la quale imita l atteggiamento dei giovani volgendo il becco verso quello del maschio e agitando una o entrambe le ali. La femmina costruisce il nido sugli alberi, utilizzando stecchi portati dal maschio e intrecciandoli in maniera approssimativa. In genere vengono deposte due uova, incubate dal maschio di giorno e dalla femmina di notte. I pulcini, alimentati da entrambi i genitori con un secreto caseoso prodotto dal gozzo, lasciano il nido all età di 25-3 giorni. Depone fino a tre volte all anno. Scheda tratta da: Realini et al., 2 - Manuale dell aspirante cacciatore L Esame per la licenza di caccia. Edizioni R.G.F. 17

24 Storno (Sturnus vulgaris) Ordine Passeriformi - Famiglia Sturnidi Caratteri distintivi Lo storno ha dimensioni medio-piccole, coda corta, ali appuntite, becco lungo e affilato, di colore giallo nel periodo riproduttivo. Il piumaggio è nerastro, a riflessi bronzei, verdi e porpora. Il piumaggio è fittamente macchiettato di biancastro, in inverno, soprattutto la femmina. Vola in stormi serrati. In volo si riconosce per le tipiche ali triangolari. Voce aspra con mistura di fischi umani, chiacchierii e vari rumori; è un buon imitatore di suoni. Il richiamo in volo è breve e debole. Lunghezza 21 cm, peso 75-9 g. Distribuzione Nidificante comune in tutta Europa, tranne che nella penisola Iberica, in Sicilia, Sardegna e Corsica, dove è sostituito dall affine Storno nero (Sturnus unicolor). In Italia, è comune nelle regioni settentrionali e centrali, in particolare presso le aree coltivate e le abitazioni umane, ed è diffuso come svernante. Habitat A proprio agio sia in città che in campagna, soprattutto in prossimità dell uomo. Zone agricole, paesi, giardini, anche pareti rocciose. All imbrunire in città, boschi e canneti. Abitudini Allegro, litigioso e garrulo. Si nutre e dorme comitive numerose talvolta enormi. D inverno e autunno sta in enormi stormi che si riuniscono in densi e rumorosi dormitori spesso in città. Il volo è rapido e diritto, ogni tanto con qualche planata. Alimentazione Vagabonda nei prati in cerca di insetti e altri invertebrati che raccoglie rovistando nell erba bassa. Si nutre anche di frutta e semi, soprattutto in autunno. Riproduzione Nidifica in cavità degli alberi, costruzioni, pareti, anche nei buchi del terreno. La coppa è in erba, imbottita di materiale più fine, talvolta con piume. La femmina, di norma 1-2 volte all anno, depone 4-6 uova di colore azzurro che cova per giorni. I giovani hanno piumaggio marrone-grigiastro. Scheda a cura di Grazia Del Sala 18

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